14/03/2013, 11:41
acgunner ha scritto:mik.300 ha scritto:mik.300 ha scritto:
[quote]Blissenobiarella ha scritto:
Perché il Movimento Cinque Stelle non può dare la fiducia
http://www.byoblu.com/post/2013/03/13/P ... ducia.aspx
Il Movimento Cinque Stelle ha detto fin da subito che non avrebbe votato la fiducia a un Governo Pd. Questa posizione è stata ovviamente criticata dall'esterno, e forse anche da qualcuno all'interno. Per comprenderne le ragioni, bisogna capire bene cosa significa, questa benedetta "fiducia". Non a tutti è chiaro. Oggi lo spieghiamo anche alla proverbiale casalinga di Voghera.
La nostra forma di Governo prevede, tra le altre cose, un bicameralismo perfetto (unico caso nel mondo. Ovvero - in soldoni - tutte le leggi devono essere approvate e possono essere modificate da entrambe le Camere) e il meccanismo della fiducia. La "fiducia" è introdotta dall'art.94 della Costituzione italiana (e no, non bisogna essere fini costituzionalisti per leggerla e capirne il senso: la Costituzione è stata scritta perché la comprendessero tutti).
Art. 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
L'Italia è una Repubblica Parlamentare (e questo va ricordato, ogni volta che si fa una critica sulla proposta di prorogatio all'attuale Governo). Questo significa che l'unico organo titolato ad esercitare la potestà legislativa (fare le leggi) è il Parlamento. Il Governo ha semmai il ruolo di indirizzo politico. Può cioè dare esecuzione a strategie politiche, che poi trasforma per esempio in decreti legge, i quali però devono sempre e comunque essere convertiti in legge dal Parlamento (entro 60 giorni), altrimenti decadono.
Per entrare in carica, il Governo deve farsi dare la fiducia, e siccome operiamo in regime di bicameralismo perfetto, la fiducia deve essere data sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica. Perché si fa questo passaggio? Senza bisogno di aprire un manuale di Scienza Politica (ce l'ho, se volete lo tiro fuori), diamo un'occhiata a Wikipedia che lo spiega bene. In relazione alla votazione della fiducia con "mozione motivata" e per "appello nominale", si legge:
« Queste ultime due disposizioni hanno un preciso scopo: quello di creare una stabile maggioranza politica. L'obbligo di motivare la mozione fa sì che i vari gruppi si impegnino, se favorevoli, a sostenere il Governo in modo stabile. La votazione a scrutinio palese serve a far sì che i vari parlamentari si assumano la responsabilità politica personale di sostenere il Governo. »
Tutto chiaro? La fiducia non è un atto formale che permette ad un Governo di entrare in carica, come qualche commentatore interessato cerca di far credere per semplificare a proprio vantaggio il casus belli, ma un vero e proprio atto di corresponsabilità politica di fronte al Paese e agli elettori, che per di più deve essere stabile. La fiducia non si dà e non si toglie come si sale e si scende dal tram: questo sì, sarebbe da irresponsabili.
Tant'è vero che per togliere la fiducia a un Governo in carica la procedura si complica. Il primo voto di fiducia, quello che permette a un nuovo Governo di entrare in carica, è infatti un atto propositivo sul quale tutte le forze politiche sono chiamate immancabilmente ad esprimersi. La revoca della fiducia, invece, si può avere solo se qualcuno ne fa proposta (mozione di sfiducia) e se questa proposta viene sottoscritta da un numero sufficiente di parlamentari (un decimo per Camera, dunque nel caso di Montecitorio almeno 63 deputati). Inoltre, qualora la mozione avesse i requisiti per essere inserita all'ordine del giorno, non potrebbe essere discussa prima di tre giorni, perché (come nei casi di divorzio matrimoniale), si deve dare l'opportunità a chi l'ha presentata di ripensarci, magari sfiancandolo con estenuanti pressioni. E infine, ovviamente, bisognerebbe avere una maggioranza che la vota.
Supponiamo ora che il Pd presentasse un programma di Governo in cui, per assurdo, ricalca tutto quello che vuole fare Grillo. Dico "per assurdo" perchè, a quel punto, tanto varrebbe avere direttamente un Governo a Cinque Stelle. Supponiamo anche che i 162 parlamentari pentastellati, colti da raptus o irretiti dalle reiterate richieste di "responsabilità", dopo il discorso parlamentare di Bersani (senza conoscere i contenuti del quale non ha senso neppure interrogarsi sulle intenzioni dei cinque stelle, visto che prima si ufficializza una proposta e solo dopo la si può votare), votassero per questa benedetta fiducia. Dal giorno dopo, il Partito Democratico avrebbe il viatico per iniziare la sua azione di Governo. Rispetterebbe l'indirizzo politico dichiarato per ottenere la fiducia? Questo è il problema.
Parliamo dello stesso partito che fa "parlamentarie" per definire liste di candidature in cui antidemocraticamente impone veterani vietati dallo statuto, come la Bindi. Parliamo dello stesso partito le cui ingerenze nelle fondazioni bancarie hanno portato alla situazione che sappiamo di Monte Dei Paschi, e che non ha mai pubblicato l'elenco dei mutui ottenuti dai suoi dirigenti/funzionari/parlamentari. Lo stesso partito del fiscal compact, del più Europa a tutti i costi, del conflitto di interessi che secondo Fassino non era una priorità degli italiani, e così via. Un partito che accusa gli altri di non essere democratici, ma che di democratico - visto l'establishment che non molla le redini - non ha poi molto. Un partito che insiste per governare perché sa benissimo che, se si tornasse alle urne, tutta la sua dirigenza verrebbe rasa al suolo e si farebbero avanti nuove leve, con tutto il loro entourage, come Matteo Renzi. E che per questo fa lanciare appelli su appelli a una presunta responsabilità, sia manipolando petizioni altrui e presentandole come se fossero della base del Movimento Cinque Stelle (Viola Tesi, esponente del Partito Pirata), sia lanciando i suoi intellettuali su Repubblica.
La verità è che, con tutta probabilità, il Partito Democratico continuerebbe a fare quello che ha sempre fatto, ovvero i suoi interessi speculari e complementari a quelli del centrodestra, con la sola differenza che a permettergli di farlo, questa volta, sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle, con il viatico del suo voto di fiducia. Cosa accadrebbe infatti dei punti condivisi con i parlamentari del Movimento? Si arenerebbero nelle sabbie mobili dei ministeri, dove Berlusconi stesso sosteneva che non si può spostare neanche una pianta. Basta vedere come sono riusciti a prendere in giro gli italiani con la legge per la riduzione degli stipendi dei parlamentari: fecero una commissione per valutare la media ponderata degli stipendi dei loro colleghi negli altri paesi d'Europa, parametrata al costo della vita e, poiché era troppo complicato derivarla, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, posto a capo della commissione, dopo mesi e mesi dovette dimettersi e dichiarare un nulla di fatto. Ragion per cui gli stipendi rimasero quelli che sono. Sarebbe bastato restituire al Tesoro la parte eccedente a una quota prefissata, per esempo i 5 mila lordi dei "grillini", o in alternativa fare una legge di un articolo solo, e avrebbero evitato di prendere in giro tutto il Paese. Ecco, quella è la stessa gente che oggi vorrebbe la fiducia su quegli stessi punti.
Di contro, potrebbero fare decreti legge sulle materie che più a loro interessano, sicuri di una conversione parlamentare che otterrebbero con una maggioranza questa volta estranea al Movimento Cinque Stelle, da realizzarsi sui singoli punti di interesse comune tirando dentro di volta in volta i montiani e il pdl. E cosa potrebbe fare, il Movimento Cinque Stelle, per opporsi? Nulla, perché anche qualora proponesse una mozione di sfiducia, non avrebbe la maggioranza per approvarla. Il Paese continuerebbe esattamente come prima, solo che, per la definizione di fiducia data sopra, ad assumersi la responsabilità politica personale di avere sostenuto il Governo questa volta sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle. Questo sì, sarebbe un tradimento dell'elettorato. Non è evidente?
Obiezione: ma allora perché, se gli scenari per le due coalizioni più votate sono quelli, non partono direttamente con una fiducia Pd-Pdl su un Governo di larghe intese? La risposta è semplice ed è ancora una volta implicita nella definizione di fiducia. La fiducia è una dichiarazione di intenti. Sarebbero costretti a dichiarare un programma ed un'alleanza preventiva che li inchioderebbe di fronte al Paese e all'elettorato, mentre i singoli voti sulle singole leggi successive non avrebbero tale valenza incontestabile e potrebbero essere giustificati di fronte all'opinione pubblica dalle circostanze e dalle opportunità politiche (la grave situazione del Paese e così via...).
Qual è, dunque la soluzione al rebus? Bisogna partire da un assunto chiave: qualsiasi governo si formi, non sarà stabile. Al Senato della Repubblica non c'è una maggioranza dello stesso colore politico di quella che, grazie al Porcellum, domina la Camera. Questo è fuor di discussione. Per questo si naviga a vista e si circoscrive il programma di indirizzo politico a un piccolo numero di leggi o riforme necessarie e facili: la legge elettorale, gli sprechi e i costi della politica, la legge sui rimborsi elettorali e poco altro. Addirittura - sospetto per non consegnare il Paese a Grillo - il Pd vorrebbe anche solo la legge elettorale e poi al voto.
Domanda: visto che l'orizzonte politico è questo, è proprio necessario un Governo per realizzarlo? Ovviamente la risposta è no. Sono cose che (lo dissi, e Tremonti era più d'accordo di me, due settimane fa a L'Ultima Parola) potremmo fare anche io e voi. Un'esempio? Ecco la nuova legge elettorale: "Art.1. Il Porcellum è abrogato. Art.2. La presente legge entra in vigore il giorno dopo della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale". Basta così poco? Certo: per il principio che l'Italia non può stare senza legge elettorale, perché risulterebbe impossibile formare parlamenti successivi (perlomeno senza una nuova costituente), automaticamente tornerebbe in vigore il Mattarellum. Si può discutere se fosse buono o cattivo, ma forse era un po' meglio del Porcellum. Senza arrivare a tanto, in ogni caso, è il Parlamento (ricordate che siamo una Repubblica parlamentare?) che ha l'iniziativa legislativa: potrebbe semplicemente e in pochissimo tempo dividersi in commissioni, fare le sue proposte di legge e votarsele. E, visto che sarebbero state ampiamente discusse nelle varie assemblee, avrebbero un'altissima probabilità di recuperare maggioranze, anche di volta in volta diverse, per la loro approvazione.
O, se proprio non si riesce a fare pace con l'idea che le leggi, in una Repubblica parlamentare, le fa il Parlamento senza problemi (e ci mancherebbe altro!), visto che i punti essenziali sono punti condivisi dai Cinque Stelle, si potrebbe affidare il Governo a loro. Non hanno esperienza? Non è rilevante: si tratterebbe solo di un atto formale per realizzare, con il contributo di tutti, poche cose. In primis, appunto, la legge elettorale. Tutti ci fanno un figurone e possono tornare al voto sereni.
Tutto il resto si spiega solo alla luce della perniciosa e disperata volontà di restare aggrappati alle leve del potere, trascinando con sé anche l'unica forza di reale cambiamento del Paese.
bliss..
fammi capire..
1) se grillo vota la fiducia,
poi non riesce a buttare giù bersani ?
ho letto bene ?
ma ti pare che al senato
il pdl non ne approfitta subito ??
su..
2)le leggi le fa il parlamento..
ok..
ma senza governo in carica,
non c'è nessun parlamento..
le camere vengono sciolte..
è tanto difficile da capire??
byoblu dixit..
Art. 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
ergo ribadisco..
la fiducia a bersani
chi la vota?
io dico..
non si può votare bersani
per fare quelle 4/5 cose
fondamentali,
legge elettorale, conflitto di interessi,
corruzione, lavoro,
e poi tutti al voto ?
bliss,
posto vche non ci può essere un parlamento
senza governo in carica (con fiducia),
e quindi nessuna attività legislativa,
dato che il parlamento
viene conseguentemente sciolto,
su questo mi sembra che siamo d'accordo..
qual è il piano??
14/03/2013, 12:32
14/03/2013, 13:22
14/03/2013, 13:34
Blissenobiarella ha scritto:
Messora sta riportando la soluzione individuata da Becchi, che pure ti ho citato qualche pag fahttp://www.ufoforum.it/topic.asp?whic ... _ID=272305 ...mik, tu non hai non nessuna voglia di accettare spiegazioni, quindi non ti restare che stare a guardare accadere quello che succederá.
14/03/2013, 13:35
14/03/2013, 13:39
Atlanticus81 ha scritto:
Estratto di un intervista rilasciata al Corriere da parte di Vito Crimi capogruppo 5 Stelle al Senato.
...
«Il nostro obiettivo non è perpetuare ciò che è stato fatto, ma dare vita a una rivoluzione culturale e di merito. Se iniziamo a cedere significa fare dei passi indietro».
Nessuno spazio per i ripensamenti, nessuna trattativa con i partiti per un eventuale appoggio a un esecutivo. Vito Crimi, capogruppo dei Cinque Stelle al Senato, è chiaro.
Ma non vi sentite responsabili per l'impasse politica attuale?
«La responsabilità ci viene addebitata dagli altri partiti, i nostri attivisti sono compatti con noi».
Non teme che un eventuale stallo possa nuocere al Paese?
«È una forzatura. Non ci sarà nessuno stallo, semplicemente veniamo da vent'anni di governi forti, di un premierato che somiglia a un presidenzialismo di fatto. Ora non è così».
E cosa direte a Giorgio Napolitano? Chi parteciperà alle consultazioni?
«Andremo io e Roberta Lombardi. Molto probabilmente ci sarà anche Beppe Grillo, potremmo anche proporlo a Gianroberto Casaleggio. Al capo dello Stato diremo che vogliamo un governo a cinque stelle e non dei Cinque Stelle».
Ossia?
«Un governo che abbia come priorità l'acqua pubblica, la decrescita, la mobilità intelligente. Non importano le persone, ma i temi».
Quindi siete disponibili ad accordi?
«Sui singoli provvedimenti siamo disponibili a cercare le soluzioni migliori con gli altri partiti e questa situazione in Senato - in cui ci deve essere per forza la convergenza di almeno altre due forze politiche - farà sì che non prevarranno più gli interessi di partito, ma quelli dei cittadini».
E il candidato premier?
«Il nome non conta. A me piacerebbe una personalità della società civile estranea ai partiti non condizionata dalla politica, e ce ne sono molte».
Cosa vorreste in concreto?
«Che il Parlamento iniziasse a lavorare quanto prima».
b
Ma presto forse ci saranno nuove elezioni...
«Noi ragioniamo sul momento. Bisogna che ci sia senso di responsabilità dei partiti che hanno perso per dare a Napolitano l'occasione per fare qualcosa di nuovo. A quel punto vedremo se lui avrà il coraggio e la disponibilità per fare certe scelte».
Non temete che questo vostro atteggiamento verso il Pd possa allontanare quegli elettori di centrosinistra che vi hanno votato?
«Se dal centrosinistra sono arrivati a noi è difficile che siano ancora affezionati a quell'area politica».
Nessuna alleanza significa anche che sarà molto difficile per voi andare al governo...
«Per noi non è importante la collocazione politica, ma portare le istanze dei cittadini in Parlamento. Questo ci dà forza».
Perché non avete fatto un referendum per l'alleanza con i democratici? E ne farete in futuro di scelte a democrazia partecipativa sulla nuova piattaforma?
«Sì, ovviamente faremo scelte anche politiche, ma ci sono alcune cose che non si discutono: il no alle alleanze con i partiti o la lotta agli inceneritori o per l'acqua pubblica, per esempio, sono cardini del movimento. È come chiedere alla Lega di fare un referendum sulla sua natura federalista».
Per voi sarebbe diverso un dialogo con Matteo Renzi anziché con Pier Luigi Bersani?
«Sarebbe uguale».
Quale sarà la sua prima istanza in Senato?
«I tagli ai costi della politica, girando subito il ricavato a quelle categorie come esodati e disabili che ne hanno bisogno. Deve essere per tutti un gesto forte, importante. Inizierei con i rimborsi elettorali e con i privilegi per gli ex presidenti delle Camere».
voi invece quali tagli ai benefit effettuerete?
«Li stiamo ancora valutando. L'obiettivo è rivederci tutti tra tre mesi, conti alla mano, per stabilire quali voci eliminare. Ma tratterremo solo ciò che spenderemo».
Ha sentito Grillo? Ha visto che oggi ha dichiarato che siamo di fatto fuori dall'euro? Siete per uscire dall'euro? Lei cosa ne pensa?
«Beppe ci ha telefonato durante l'assemblea di domenica, ma era una chiacchierata da amici. Non abbiamo alcun tipo di indicazione da lui o Casaleggio. L'euro? Non si tratta di uscirne o meno, ma di capire la velocità degli Stati e in base a quella attuare politiche monetarie differenti».
http://www.corriere.it/politica/13_marz ... 5f67.shtml
Più chiaro di così si muore... ed è ESATTAMENTE la posizione che il movimento mantiene da diversi mesi (da anni oserei dire) e che li ha portati, ripeto, a ottenere il 25% e ad essere il primo partito in Italia. Ricordo infatti che è esclusivamente per il meccanismo delle coalizioni che è il PD chiamato a costruire un governo.
Ora mi spiegate come fate a continuare a voler chiedere al M5S di essere qualcosa che non è?!?
14/03/2013, 14:01
14/03/2013, 14:06
mik.300 ha scritto:
al pd,
che ha preso più voti,
e ha il doppio dei parlamentari,
14/03/2013, 14:11
Blissenobiarella ha scritto:
E' semplice. Traduco la parte messa in evidenza dai caratteri più grandi. Crimi capisce benissimo che ne il PD ne' il PDL vorrebbero adesso sciogliere le camere ( dobbiamo spiegare perchè?). Lo scioglimento delle camere non è un atto obbligatorio e automatico, ma è uno strumento che il presidente della repubblica può usare per garantire stabilità governativa attraverso nuove elezioni. Di norma, le camere si sciolgono dopo un consulto, se tutti danno il proprio assenso a procedere e se non vengono individuate alternative in grado di garantire la funzionalità del Parlamento. Abbiamo premesso che nè PD nè PDL in questo momento vorrebbero tornare a votare (vabbè, diciamolo in sintesi: se si va al voto ora il PD dovrebbe presentare una coalizione differente e Bersani con il suo entourage sarebbe sostituito da Renzi sicuramente, il PDL non potrebbe presentare Berlusconi e non ha avuto il tempo di fare la spesa
); ma Napolitano vorrebbe tornare al voto ora? Il suo pupillo Monti ha superato questa tornata a stenti, ad un prossimo giro potrebbe non superare le soglie di sbarramento e questo è il minore dei mali...e se andasse a vincere in maniera inequivocabile il Movimento5stelle (cosa assai probabile)? Un Governo anti-europeista? Vade retro! Napolitano non vuole un governo contro l'euro...ergo ci penserà due volte prima di regalare l'opportunità di ottenere una maggioranza schiacciante ai grillini. Se ci saranno alternative al voto, le coglierà.
14/03/2013, 14:56
14/03/2013, 15:03
14/03/2013, 15:12
Blissenobiarella ha scritto:
Il M5S si taglia gli stipendi, il Pd forse: #BersaniFalliFirmare
http://www.beppegrillo.it/2013/03/il_m5 ... l#commenti
L’indennità parlamentare del cittadino portavoce del MoVimento 5 Stelle sarà di 5 mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi percepiti da tutti gli altri parlamentari. Il residuo sarà lasciato allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (o di fine mandato). Non è una novità. Il M5S l'ha già fatto nelle regioni in cui ha partecipato, come la Sicilia. Il risparmio per le casse dello Stato, grazie al M5S, sarà di oltre 12 milioni all'anno. Se ogni parlamentare seguisse l'esempio del M5S il risparmio annuale sarebbe circa 70 milioni, pari a 350 milioni per l'intera legislatura. Rivolgo un appello ai partiti, in particolare al partito con più parlamentari: il Pd. Bersani faccia firmare questo documento ai 468 parlamentari del Pd. I parlamentari che decideranno di autoridursi lo stipendio saranno menzionati sul blog. L'Italia giusta parte da qui. Ci aspettiamo numerose adesioni, almeno superiori a una.
Ps: I parlamentari del M5S avranno comunque diritto ad altre voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo. Ogni spesa dovrà però essere giustificata, rendicontata e pubblicata on line.
14/03/2013, 15:26
14/03/2013, 15:29
14/03/2013, 15:31