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MessaggioInviato: 31/03/2013, 20:26 
certo con la pistola puntata alla tempia e tutti a strillare che bisognava dar retta all'europa che l'europa sapeva come fare, tutti a stracciarsi le vesti per la psicosi da spread e le speculazioni sui titolo mediaset. Al suo posto avrei firmato anche l'atto di matrimonio con una scimmia se me lo avessero chiesto sotto tutta quella pressione. SE al suo posto ci fosse stato il pd avrebbe fatto lo stesso. Il m5s non so non penso sarebbe durato tanto da arrivare a prendere una decisione del genere :)


Ultima modifica di MaxpoweR il 31/03/2013, 20:27, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 31/03/2013, 20:39 
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MaxpoweR ha scritto:

certo con la pistola puntata alla tempia e tutti a strillare che bisognava dar retta all'europa che l'europa sapeva come fare, tutti a stracciarsi le vesti per la psicosi da spread e le speculazioni sui titolo mediaset. Al suo posto avrei firmato anche l'atto di matrimonio con una scimmia se me lo avessero chiesto sotto tutta quella pressione. SE al suo posto ci fosse stato il pd avrebbe fatto lo stesso. Il m5s non so non penso sarebbe durato tanto da arrivare a prendere una decisione del genere :)


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Anche se fosse come tu dici (e ne dubito) significa che non è in grado di governare il paese.


Ultima modifica di Atlanticus81 il 31/03/2013, 20:41, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 31/03/2013, 20:42 
allora non lo è nessuno nemmeno il movimento 5 stelle visto che non stanno facendo altro che assecondare il governo monti, anzi sono stati i maggiori artefici della sua resurrezione politica, dico bene? No ovviamente sbaglio, il ritorno in auge dei VECCHI SAGGI è un successo del movimento vero? Un pò di obiettività non guasterebbe.



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 20:49 
L' M5S deve solo sperare che si torni alle urne e che questa volta gli italiani lo premino con almeno il 40% dei voti.
Il rischio altrimenti è che paghi il non aver giustamente a mio parere aderito alle proposte del PD. Gli italiani sono inspiegabilmente legati se non succubi della vecchia politica e difficilmente sono propensi alle vere rivoluzioni.
L' italia e gli italiani hanno bisogno di una sonora bastonata, solo così si possono riesumare quelle capacità di reagire sopite ormai da anni.



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 20:55 
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greenwarrior ha scritto:

L' M5S deve solo sperare che si torni alle urne e che questa volta gli italiani lo premino con almeno il 40% dei voti.
Il rischio altrimenti è che paghi il non aver giustamente a mio parere aderito alle proposte del PD. Gli italiani sono inspiegabilmente legati se non succubi della vecchia politica e difficilmente sono propensi alle vere rivoluzioni.
L' italia e gli italiani hanno bisogno di una sonora bastonata, solo così si possono riesumare quelle capacità di reagire sopite ormai da anni.


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MessaggioInviato: 31/03/2013, 21:03 
Se si torna a votare il movimento 5 stelle a stento arriverà sotto il 20 e questo l osa anche grillo che ha preferito mantenersi le poltrone :)



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 21:15 
La mia era un analisi da attento osservatore della politica e dei comportamenti degli elettori negli ultimi 35 anni ( prima ero ancora un pisquello ciuccia mentine ). [:D]



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 21:28 
una batosta maggiore della attuale? E che deve succedere? penso che di peggio ci sia solo la guerra civile :)



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 22:27 
Vabbè.... torniamo in topic va.....



Altro che fallimento: l’euro sta provocando
ciò per cui è stato progettato dall’elite


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sabato 30 marzo 2013

http://terrarealtime.blogspot.ch/2013/0 ... o-sta.html

L'Euro ha centrato il suo obiettivo: ovvero quello di distruggere le nazioni europee in soli 10 anni! "L’idea che l’Euro sia un fallimento è stupidamente errata, l’Euro sta provocando ciò per cui è stato progettato dal suo ideatore e da quel 1% di oligarchi che l’hanno imposto". Così ha scritto il giornalista americano Greg Palast sul Guardian del 26 giugno 2012, ricordando che "l’ideatore", Robert Mundell, ha sempre visto la sua creatura (l’euro) come l’arma che avrebbe spazzato via norme e regolamenti sul lavoro: "Ho conosciuto Mundell tramite il mio docente universitario Milton Friedman".

Palast descrive bene l’idea di Mundell:

"L’Euro inizia davvero a svolgere il suo compito in tempi di crisi, infatti la moneta unica e soprannazionale toglie ai governi eletti la possibilità di usare politiche creditizie e fiscali capaci di farci uscire dalla crisi, in quanto pone le politiche monetarie al di fuori dalla portata dei politici (eletti) e, senza queste prerogative, l’unico modo che hanno i governi per cercare di mantenere i posti di lavoro è quello di ridurre regole e diritti verso imprese e lavoratori, tutto nel nome della concorrenza". Per Mundell niente deve interferire col MERCATO.

Palast continua dicendo che Mundell gli spiegava che "l’euro è tutt’uno con la Reaganomics; la disciplina monetaria impone la disciplina fiscale ed agisce anche sui politici (servi del mercato invisibile… sic), e quando la crisi morde allora alle nazioni resta ben poco da fare se non liberalizzare, privatizzare, deregolamentare e soprattutto distruggere il welfare garantito dallo Stato".

Il termine "riforme strutturali" non è altro che un eufemismo per nascondere l’annullamento dei diritti dei lavoratori (e degli imprenditori…), Mundell sostiene che “l’unione monetaria è una guerra di classe con altri mezzi” (la classe oligarchica contro il 99% dei cittadini).



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MessaggioInviato: 01/04/2013, 01:13 
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MaxpoweR ha scritto:

Se vabbè le solite favolette insomma :) I problemi li conosciamo tutti, cos' come le soluzioni :) non c'è bisogno di un comico che lo dica, c'è bisogno di che trovi COME risolverli i problemi e se voi vede in grillo chi può farlo state davvero inguaiati, vi basta vedere cosa hanno fatto\detto\mostrato in questo mese.


Primo che centra un comico con tutto questo, si stava parlando di soluzioni ai problemi che ha portato la politica europea e nello specifico di problemi energetici.
Sono cose che i ben addentro al settore sanno da anni e da molto prima che il M5S entrasse in politica, non le hanno inventate loro, di parity grid si parla dal 2008 quando alcune compagnie americane hanno dimostrato di poter vendere pannelli sotto il dollaro per watt, 2 anni prima che si creasse il movimento 5 stelle, e poi sta storia di cosa hanno detto fatto mostrato in questo mese è francamente ridicola, non c'è governo, nessuno ha fatto detto mostrato qualcosa di tangibile, abbiamo letto solo voci e notizie fatte per vendere i giornali, a nessun titolo il movimento 5 stelle in quanto partito di opposizione avrebbe dovuto fare dire mostrare in questo mese, ma poi ti ripeto cosa diavolo centra il movimento 5 stelle con quello che stavo dicendo? Nulla.

Secondo non sono favolette sono numeri, posso dimostrarlo ad un livello di approfondimento universitario: se conosci tesi differenti ad un livello di approfondimento analogo posta pure le tue riflessioni sarò lieto di dimostrarti che a livello energetico ho pienamente ragione e che siamo vittime di un cartello che impedisce un refresh tecnologico che comporterebbe enormi benefici economici alla società in generale per puro calcolo opportunistico di fatturato.


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MessaggioInviato: 01/04/2013, 09:37 
Luciano Canfora: L’UE, inattesa realizzazione del sogno di Hitler

Giampiero Maranoon March 30, 2013—1 Comment


Alcuni brani tratti dal pamphlet di Canfora “E’ l’Europa che ce lo chiede! (Falso!)” – titolo decisamente fuorviante rispetto al contenuto-. (gm)

E’ quasi una carducciana ‘nemesi storica’ il fatto che proprio l’Europa abbia deluso e stravolto lo scenario e le previsioni dell’europeista per antonomasia Altiero Spinelli. Proprio la costruzione europea infatti ha reso possibile, per il modo stesso in cui si è attuata (non già intorno ad una struttura statale ma intorno ad una struttura bancaria e alla conseguente velleitaria e artificiosa moneta unica), che le forze definite da Spinelli ‘establishment amministrativo ed economico’ prendessero nelle loro mani direttamente il potere decisionale insediandosi senza bisogno di passaggi ‘elettorali’ ma in nome di competenze ‘tecniche’ al posto di comando. Questo passaggio, che è effetto diretto dell’adozione precipitosa e anacronistica della ‘moneta unica’, ha tolto quasi ogni significato alla consolidata polarità destra/sinistra. (p. VIII-IX)

L”ideologia’, dichiarata defunta, ritorna in forme impreviste, e alquanto fatue, come ideologia dell’Europa, come valore in sé! L”europeicità’ è diventata la nuova ideologia, soprattutto presso la ex-sinistra. Qui alligna ormai sempre più spesso il monito intimamente compiaciuto e pensoso: ‘Ce lo chiede l’Europa!’. Un tale ritornello, che serve a tappare la bocca a qualunque rilievo critico, è solo una parte dell’ideologia ‘europea’. Si finge infatti che l’epiteto ‘europeo’ (di cui si ignorano peraltro il contenuto e il significato, nonché l’ambito geografico) possa, e anzi debba, riferirsi – qualificando e promuovendo – a un qualche oggetto o fatto o comportamento. Per non parlare della ‘prospettiva’ che è tenuta sempre ad essere ‘europea’ (…) Non vi è soltanto comicità involontaria in questo modo di pensare e di esprimersi. Vi è anche una istintuale ideologia soft-razziale. Tutto ciò che non è ‘europeo’ è peggio. (p. 21)

Al tempo nostro (…) la divaricazione partitica si è venuta incardinando su questioni non più sociali ma etico-individuali; e, soprattutto, la ‘forza direttrice a sé stante’ si è ‘delocalizzata’ fuori dei confini statali divenendo perciò stesso inattingibile, protetta e totalitaria nelle sue direttive e decisioni; tale ‘forza direttrice’ è nel potere bancario (BCE e FMI in primo luogo), che preferisce collocare d’autorità, al vertice degli Stati nazionali subalterni, direttamente suoi funzionari, saltando il fastidioso problema della conquista del consenso e del cimento ‘elettorale’. (p. 26)

L’Unione Europea (…) non divenne mai una unione politica, né di tipo elvetico né di tipo statunitense. La sua coesione politica rassomiglia più o meno a quella della Lega araba. Da oltre un decennio esiste (per i paesi i cui governi questo imposero) una moneta unica. Una moneta che non ha alle spalle né un governo né un’unità statale né un esercito. Ha una Banca Centrale che ha via via assunto il ruolo di governo effettivo: una surroga allarmante e ormai dotata di un potere immenso. I suoi voleri vengono comunicati, ai governi nazionali da mettere in riga, con lettere perentorie e semi-segrete. La lettera della BCE al governo italiano dell’agosto 2011 è bastata da sola per imporre al nostro paese un cambio di governo svincolato da una qualunque, pur possibile, espressione di volontà del corpo elettorale. (p. 27-28)

<h4>Poiché il problema più grave e più urgente è come uscire vivi dalla morsa dell’euro e dei ‘parametri di Maastricht’, è evidente che è su questo difficile terreno che una (eventuale) risorta sinistra dovrebbe cimentarsi, proporre soluzioni attuabili, battersi per attuarle. Certo, la cosa è resa difficile dalla circostanza (che è ben presente nella memoria dei più) che fu proprio la sinistra – o meglio ciò che allora si faceva passare per tale – a imporre l’entrata nell’euro come in una nuova e allettante terra promessa.</h4> (p. 34)

La creazione della moneta unica europea (lo si dice spesso) fu un assurdo perché non è mai esistita una moneta che non avesse alle spalle uno Stato. Ed è vero; ma a rigore lo Stato c’è, di cui l’euro è proiezione e strumento, ed è la Germania! (…) La creazione della moneta unica ha coronato il processo storico onde la Germania è divenuta (con l’unificazione e i successivi sviluppi ‘europeistici’) il vero vincitore della Seconda guerra mondiale (p. 36-37)

Dalla dichiarazione dei diritti del 1791 alle codificazioni istituzionali del Novecento (da Weimar al secondo dopoguerra) la ‘marcia dei diritti’ si è venuta svolgendo tra contrasti e conflitti che hanno lasciato segni e ferite indelebili. Ma sembravano, le costituzioni del secondo dopoguerra, aver determinato e stabilito un punto di non ritorno. Ora sappiamo che è possibile anche una marcia indietro, e che essa è incominciata. ‘Ce lo chiede l’Europa!’. (p. 76)

http://www.appelloalpopolo.it/?p=8611


Ultima modifica di ubatuba il 01/04/2013, 09:40, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/04/2013, 12:43 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

una batosta maggiore della attuale? E che deve succedere? penso che di peggio ci sia solo la guerra civile :)


Io non l' ho detto.......



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MessaggioInviato: 01/04/2013, 14:31 
RAgazzi, tenete a mente questa notiza...se confermata è di quelle rivelatrici.

01 Aprile 2013
CIPRO, CONCESSIONI SULLE ACQUE TERRITORIALI IN CAMBIO DEL SALVATAGGIO
DI: REDAZIONE - LA TRATTATIVA SOTTOBANCO CON BERLINO E LA SVENDITA DELLE RISORSE NATURALI DI CIPRO
http://clubcapretta.it/index.php?option ... Vl9JKIqx2A


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Si sa, nessuno da' niente per niente.

E quando si prende, bisogna avere qualcosa da dare.

E quando non hai più niente da dare, finisce che paghi in natura.

Risulta infatti che, come garanzia sul prestito della bce, Berlino ha ottenuto il diritto di sfruttamento delle acque territoriali di Cipro per i prossimi 99 anni a partire da oggi.

Saranno infatti aziende tedesche che avranno il diritto di entrare nelle acque cipriote, per la prospezione e l'eventuale sfruttamento delle risorse petrolifere (come se nel mediterraneo ci facesse piacere, avere un'altra catastrofe in stile BP golfo del messico), per il possibile sfruttamento del giacimento di metano parzialmente condiviso con Israele e sufficiente per placare la fame di gas naturale europeo per 50 anni buoni, oltre che per lo sfruttamento delle notoriamente pescose e ricche zone FAO, conosciute soprattutto per la presenza del pregiato tonno rosso del mediterraneo, amato dai giapponesi, pescato, macellato e congelato direttamente in barca, spedito per via aerea in Giappone e battuto all'asta a carissimo prezzo al mercato del pesce di Tokio.

Almeno quel poco che ne è rimasto.

Insomma, grassi affari. Bel colpo, salvare Cipro.

Eric Mackerel, presidente dell'associazione tedesca marittimi commerciali, ha dichiarato: "nessuna trattativa sottobanco, Cipro ha deciso di aprire le sue acque territoriali allo sfruttamento commerciale, noi abbiamo fatto la nostra proposta ed abbiamo battuto le offerte di greci, francesi, inglesi ed americani perché la nostra proposta era la migliore".

Guarda caso, proprio la proposta tedesca.

Saluti particolarmente felici quest'oggi

Felice Capretta & Redazione Club

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ADDIO EURO/ Bagnai: come uscirne (senza danni) per non farsi rapinare dall'Europa
INT. Alberto Bagnai
http://www.ilsussidiario.net/mobile/Eco ... pa/377651/
giovedì 28 marzo 2013



Quanto avvenuto a Cipro dovrebbe insegnarci molto. Innanzitutto che esistono diversi modi di vivere in Europa e nell’Unione, ma anche che il dibattito su tale permanenza non può essere condotto in modo astratto. La sovranità nazionale passa troppo spesso in secondo piano, tutto in nome dell’Europa, delle regole impostaci e di misure che, pur sembrando spesso impopolari, mantengono il Paese ancorato a una politica comunitaria che ci fa sentire protetti. Il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo ultimo editoriale pubblicato sul New York Times, ha affermato chiaramente che Cipro dovrebbe uscire dall’euro il prima possibile, prima di andare incontro a una “depressione incredibilmente severa che andrà avanti per anni”. Secondo Alberto Bagnai, professore associato di Politica economica presso l’Università G. D'Annunzio di Pescara, contattato da ilsussidiario.net, la dichiarazione di Krugman è «alquanto discutibile». Non perché Cipro non debba uscire dall’euro, ma perché avrebbe dovuto farlo molto prima.



Professore, come mai l’uscita dall’eurozona sarebbe dovuta avvenire tempo fa?

Perché Cipro, proprio per restare nell'euro, ha subìto tutte quelle sciagure che si dice subirebbe un Paese che dovesse abbandonare la moneta unica, vale a dire controlli dei movimenti di capitali, panico bancario e una ingente distruzione di ricchezza e di reddito. Ecco perché credo che l’affermazione di Krugman sia errata: Cipro sarebbe dovuta uscire dall’euro prima che tutto questo accadesse.



Come può dirlo con certezza?

La mia affermazione è supportata da un’ingente letteratura scientifica. Sulla base di studi condotti dal Fondo monetario internazionale, infatti, sappiamo bene che i costi di un default per un Paese che si trova nelle condizioni di Cipro sono assolutamente sopportabili, a patto che questo possa svalutare la sua moneta. Il problema di Cipro, invece, è che non può farlo. Per questo dovrà necessariamente farlo a valle, ma solo dopo aver sbriciolato la propria economia. Vorrei poi aggiungere una notazione tecnica.



Quale?

Il fatto che a Cipro siano stati imposti controlli di capitali rappresenta una enorme violazione di quelle regole che l’Eurozona, nata per facilitare la circolazione di capitali, in qualche modo si era data. Questo ha essenzialmente due implicazioni: da una parte mette in evidenza che Cipro è di fatto già fuori dall’euro, semplicemente perché al momento la sua moneta, pur essendo ancora quella unica, si può spendere solo sull’isola.



La seconda?

La seconda implicazione è più teorica, ma altrettanto importante: è stata proprio la libertà di movimenti di capitali indiscriminata a creare di fatto il problema. Affinché un Paese come Cipro possa avere delle banche che sono otto volte il suo Pil, infatti, ci deve necessariamente essere stata una libertà indiscriminata di afflusso di capitali. Ancora una volta, quindi, questo tipo di movimenti si rivela estremamente distruttivo, ed è proprio per questo che l’euro deve essere tolto di mezzo.



Tralasciando per il momento il caso Cipro, ci sono altre ragioni che portano a pensare che l’euro non sia più una moneta sostenibile?

Arrivati a questo punto non credo si possa più ragionare in termini di paesi che devono lasciare la moneta unica, ma semplicemente far capire che l’euro è una moneta ormai insostenibile per la zona che l’ha applicata. I motivi sono tanti, ma ormai è chiaro che il prossimo problema è puramente politico e riguarda la gestione di come superare questo errore.



Superare l’errore significa tornare indietro?

Non necessariamente, ma senza dubbio superare gli errori è sempre una cosa positiva. Qualcuno immagina addirittura un recesso della Germania che, a detta di tutti i massimi economisti mondiali, finora ha tratto solamente benefici da questa vicenda. Adesso, però, potrebbe cominciare a vedere con sospetto il fatto che i suoi mercati di sbocco nel sud d’Europa stiano tutti crollando, rischiando quindi di trascinarla a fondo con loro. Gli scenari sono molteplici, ma è una situazione che deve essere risolta al più presto.



Lei ha detto che le ragioni di tale insostenibilità dell’euro sono molteplici. Quali sono le maggiori?

I motivi sono essenzialmente due e sono complementari. Quando si blocca il cambio accadono essenzialmente due cose: nei paesi periferici della eurozona, quelli solitamente più arretrati in termini economici, normalmente la competitività peggiora. Il fatto di avere il cambio fisso, inoltre, significa che il cambio non può essere aggiustato alle variazioni dei prezzi, quindi è ovvio che piano piano la competitività di prezzo di tali Paesi cali notevolmente. Detto in parole semplici, agli abitanti di questi Paesi è stata data una moneta che è troppo forte rispetto alla loro economia, e questo li incita a vivere al di sopra dei loro mezzi comprando molti beni all’estero. Ai paesi del centro Europa questo ovviamente fa comodo, perché con tali spese dei Paesi di periferia sostengono la propria industria.



Il secondo motivo complementare?

Quando il cambio è bloccato, i prestiti da un Paese a un altro non scontano il rischio di cambio e quindi può accadere una cosa sola: il nord Europa presta ai paesi del sud, con estrema larghezza, somme che vengono utilizzate per acquistare i beni del nord. I Paesi del nord traggono dunque due vantaggi: uno in termini di profitti industriali e uno in termini di profitti finanziari. Questo gioco si è purtroppo inceppato per due motivi.



Quali?

Da una parte si supponeva che questi afflussi di capitali avrebbero contribuito a risolvere i problemi strutturali del sud, ma non è stato affatto così, in parte anche a causa di errate decisioni politiche. Dall’altra, invece, soprattutto i tedeschi disponevano di una ingente liquidità che ha portato a effettuare anche molti investimenti sbagliati: oltre ai prestiti incauti fatti alla Grecia, infatti, ci sono stati anche quelli fatti agli Stati Uniti sul mercato dei subprime.



Cos'è accaduto successivamente?

Dagli Usa è arrivato il colpo della crisi dei subprime e del crollo di Lehman Brothers, quindi i tedeschi hanno cominciato a dover rientrare dei loro vari crediti. Per farlo, naturalmente, hanno fatto la voce grossa con i paesi più piccoli e si sono dimostrati umili con quelli potenti, secondo un copione ormai consolidato dalla storia.



Insomma, anche l’Italia dovrebbe uscire dall’euro? In che modo?

Le modalità di uscita da un’unione monetaria sono state ampiamente studiate e le problematiche tecniche largamente sviscerate, anche perché nel corso di un secolo abbiamo assistito a circa cento dissoluzioni di unioni monetarie. Come avvenuto a Cipro, è necessario approfittare di una “vacanza” bancaria per riconvertire tutti i conti dalla vecchia unità a quella nuova, cosa che tra l'altro abbiamo fatto per entrare nell’euro e che quindi possiamo immaginare nuovamente. Poi, oltre a tenere sotto controllo per un certo periodo i movimenti di capitale, vi sono numerose altre misure ampiamente descritte nel mio libro (Il tramonto dell’euro, Ed. Imprimatur), ma anche in tante altre pubblicazioni scientifiche.



Ci sarà pur qualche difficoltà...

La vera incognita è solamente politica. Sono stati i politici a dirci inizialmente che l’euro sarebbe stato pesante da sostenere in termini economici, ma hanno comunque voluto prendere una decisione contraria alle leggi dell’economia. Adesso tocca a loro, quindi, tirarci fuori da questo guaio: alcuni parlano della possibilità dei Paesi del sud di coalizzarsi e imporre alla Germania un comportamento più razionale, ma credo sia uno scenario politico altamente improbabile.



Cosa accadrà allora?

E’ molto difficile dirlo. Personalmente ho analizzato ogni scenario riferibile a un’uscita unilaterale dell’Italia dall’euro, ma non so nemmeno se siano quelli più probabili o più auspicabili. Quello che però i cittadini devono sapere è che esistono numerosi precedenti storici e che gli squilibri che si sono accumulati per colpa della moneta unica, anche se in questo momento sono molto dolorosi da sostenere, per l’Italia non sarebbero così drammatici.



Come mai?

Perché i fondamentali dell’economia italiana sono sostanzialmente buoni, il debito pubblico italiano non è a rischio e il popolo italiano è ancora risparmiatore, quindi ha tutto il vantaggio di tirarsi fuori da questa trappola prima che la propria ricchezza, gli immobili e i risparmi in banca vengano aggrediti dall’Europa per ricapitalizzare quelle banche del nord che hanno sbagliato.



Cosa risponde a tutti coloro che si dicono convinti che un’eventuale uscita dall’euro rappresenterebbe un vero e proprio disastro per l’Italia?

Rispondo che sono poco documentati. Disponiamo di tantissimi studi che testimoniano il fatto che non avremmo svalutazioni catastrofiche, ma dell’ordine di quelle già sperimentate con la lira nel 1992 o con l’euro tra il 1999 e il 2001. Rispondo inoltre che non avremmo necessariamente un default del debito pubblico, come per altro non c’è stato nel ’92, ma che anzi, riacquistando la nostra sovranità monetaria saremmo in grado di finanziare il debito pubblico a tassi più bassi. Rispondo poi che abbiamo una quantità di esempi sterminati nei quali si è potuto dimostrare che, adottando un tasso di cambio più allineato con i fondamentali, invece di trovarci di fronte a imprese che chiudono in continuazione avremmo un’economia che finalmente gira. Probabilmente avremmo anche un moderato aumento dei prezzi, ma è una conseguenza con cui si può assolutamente convivere.



Come mai allora in molti sostengono esattamente il contrario?

L'informazione che proviene è “terroristica” perché, come è ovvio, si tratta di un bene costoso, quindi viene manipolata da chi ha i soldi, come i grandi gruppi finanziari. Questo accade però anche perché tanti operatori del mondo dell’informazione, magari anche in buona fede, si adeguano o semplicemente rilanciano le informazioni che trovano in organi che credono essere autorevoli. Organi, però, che molto spesso sono “catturati” dagli interessi economici che in questo momento stanno traendo ancora vantaggi, vale a dire le banche che prima sbagliano e che poi, quando le cose vanno male, si rifanno a spese dei depositanti.



Crede si debba tornare alla lira o ci sono altre soluzioni?

Si esce dall’euro fondamentalmente per sganciarsi dall’eurozona e per avere una valuta che possa essere liberamente quotata sul mercato secondo il grado di forza dell’economia. Come questa valuta debba o possa chiamarsi non è così rilevante, però sono convinto che tornare indietro, per l'Italia, significherebbe solamente adottare il suo standard monetario, lasciando però poi che sia il mercato a determinarne il valore.



Perché questo aspetto è così importante?

Perché il tasso di cambio è semplicemente un prezzo, determinato sul mercato delle valute, e francamente continuo a non capire come mai persone che si professano liberiste hanno così tanta paura che sia il mercato a determinare questo prezzo. Dietro tale atteggiamento, quindi, potrebbero esserci essenzialmente due spiegazioni: o una profonda incoerenza logica, al limite della dissonanza cognitiva, o una malafede che rivela dei conflitti d’interesse, in particolare con quei poteri finanziari che da questa situazione hanno tratto solamente vantaggi.



(Claudio Perlini)



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CIPRO, CONCESSIONI SULLE ACQUE TERRITORIALI IN CAMBIO DEL SALVATAGGIO

che schifo...



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