Ciao Star-Man, ci siamo gia incontrati, su altri forum, scrivevo come Pier. La parola "pensiero debole" è spesso usata da chi vuole ritenere il suo pensiero "pensiero forte" senza considerare la possibilita che esiste il pensiero e basta e le sue diverse tipologie e che semplicemente esse coesistono, perche dietro un pensiero espresso mi sembra che ci sia sempre un pensatore, e se dietro un pensiero espresso c'è sempre dietro un pensatore, ogni fenomeno della realta piu che intepretato è pensato nel voler formulare un intepretazione, quindi pensato; e ritroviamo il suo pensatore....... Quando si vuole codificare il mistero, lo si vuole formalizzare attraverso il linguaggio, lo si vuole definire, il piu delle volte si ha gia "perso" il mistero perche il mistero è indefinibile di per sè.......
Io non sono un irrazionalista convinto, sono semplicemente una persona che si è accorta che esiste l'irrazionalita e che invece di continuare a essere un razionalizta convinto, è molto meglio, almeno per me, unire la razionalita con l'irrazionalita e non vederle come qualcosa che si escludono a vicenda ma come due lati della stessa "medaglia"; la "medaglia" dell'esistenza, di tutto cio che esiste...... Non sono un ufologo, non sono nemmeno uno che ha trovato la luce della verita assoluta, e non credo lo siate nemmeno voi, sono solo una persona che ha smesso di pensare in modo razionale, penso in modo irrazionale/razionale unendo i due aspetti la ratio e l'irratio, cercando di farli coesistere in armonia; e l'armonia diventa uno stato esistenziale...... Si ho trovato la mia luce, ma non mi propongo come uno che "ha in mano il verbo", ma riconosco quelli che nel loro lucido razionalismo scentifico vogliono mostrarsi come verbo e vorrebbero tanto essere riconosciuti come tali, anche se poi non lo mostrano e naturalmente non lo dicono; oggi esiste una scenza, una parte di scenza che è divenuta dogma, una parte di scenza che propone il suo rigoroso razionalismo come l'unica cosa possibile......
Torniamo all'oggettivita dei fatti, alla realta oggettiva..... Partiamo da qui. Quando osservi un fenomeno ricevi la luce nella retina dell'occhio, in seguito il cervello elabora l'immagine, guardi con gli occhi ma vedi con il cervello e porti in quella visione la tua consapevolezza, ci metti te stesso in sostanza. Tutta la tua conoscenza, tutta la tua esperienza che poi è una forma di conoscenza, si attiva nel momento in cui formuli l'immagine nel cervello e la valuti. Formi l'immagine in modo automatico, senza rendertene conto, grazie ai meccanismi cerebrali che vivi inconsciamente ma tutto quello che sei nel momento in cui inizi a valutare, agisce. Il fatto che la consapevolezza umana a mio avviso concorra a "fare i fatti", è stato sminuito molto fin dall'inzio in cui si è incominciato a notare come l'osservatore entra in relazione a cio che osserva e altera la misura di cio che osserva; fin da quando negli anni 20 del secolo scorso, i fisici quantistici si sono accorti di come l'osservatore non postesse essere "completamente separato" da cio che osserva. Da li in avanti molti di quelli che non volevano perdere il valore oggettivo della realta hanno fatto i salti mortali per poterlo mantenere.
Io non nego l'oggettivita, esiste la parola soggettivo ed esiste la parola oggettivo, quindi hanno entrambe significato, semplicemente rivaluto l'oggettivita come uno stato della coscienza che si raggiunge dopo aver osservato a lungo la propia mente e la propria coscienza, in modo tale da poter distinguere la propria mente soggettiva (quella relativa alla propria personalita) dal creatore della propria mente (quel vero noi stessi che giace silente sotto gli strati della mente). La mente è come un sistema di specchi, spesso si riceve "il raggio della realta" e poi lo si devia mille volte; se conosci a fondo la tua mente, forse puoi sperare di ricevere "il raggio della realta" e distinguere la tua interpretazione mentale da quella che fai senza identificarti nella tua stessa mente e che fai quindi libero da tutti i condizionamenti che hai vissuto nella tua esistenza, libero persino da tutto quello che hai imparato, libero dalla tua stessa personalita, etc. Se raggiungi questa condizione della coscienza e ci aggiungi un atto di volonta a voler "osservare cio che e'" senza alcuna alterazione e sei forte in questo atto......; ecco questo lo chiamo stato oggetiivo della consapevolezza/coscienza........ Ma non è un assoluto, esiste una sorta di continoom tra l'oggettivo e il soggettivo che comunque prevede un continuo "lavoro su se stessi".........
Diversi anni fa lessi un libro di Capra che parlava di fisica quantistica e particelle, diversi anni fa, non ricordo il titolo; verso la fine di quel libro Capra parlava della meditazione e dell'importanza della cultura orientale e di come la fisica quantistica nella suo evolversi incontrava sempre di piu la Coscienza. Disee pero che gli scenziati non devono fare i meditatori, che è bene che scenza e meditazione rimagano due campi "separati". Bene era l'unica cosa in cui NON ERO DACCORDO. Ritengo che cultura occidentale e orientale invece di rimanere due "cose separate" imparino a integrarsi sempre di piu e che una cultura millenaria come quella tibetana a proposito di spiritualita e di mistero e una cultura occidentale scentifico/razionale come quella occidentale con i suoi formalismi scientifico-matematici, debbano sempre di piu integrarsi al fine da ricrearci in un pensiero irrazionale/razionale che non ha un metodo di riferimento preciso ma che usa il metodo sapendo che è uno strumento e che approfondisce sempre di piu la conoscenza di "colui o colei che conosce", piuttosto che centrarsi solo sulla conoscenza che viene dalla realta. Auspico un fururo in cui diventiamo osservatori dell'osservatore e del suo osservato a partire prima di tutto e innanzi tutto dall'osservatore che siamo......
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