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22/04/2013, 14:22

Mi va bene vedere la cordialità nonostante le contrapposizioni, l'insulto non mi piace :) se lo dobbiamo prendere in quel posto meglio con dolcezza :} tanto comunque lo si prende -_-

22/04/2013, 15:06

RODOTÀ DISTRUGGE SCALFARI
La lettera a Repubblica
http://www.cadoinpiedi.it/2013/04/22/ro ... lfari.html


Questa la lettera di Stefano Rodotà a Eugenio Scalfari, che lo aveva pesantemente attaccato per la sua scelta di offrire il fianco al Movimento 5 Stelle:

Caro direttore,
non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti.
E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice «non c'è problema », non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituziona-lità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.

22/04/2013, 15:26

Salvatore Borsellino
https://www.facebook.com/pages/Salvator ... 9534309051

Apprendo in questo momento che è in corso la distruzione delle intercettazioni Mancino-Napolitano.
Tramite il mio avvocato avevo presentato istanza al GIP Ricciardi di audizione di queste intercettazioni in quanto da notizie di stampa pubblicate tempo fa da Panorama risultavano contenere anche degli elementi che mi riguardavano in merito ad una querela di diffamazione che Mancino aveva intenzione di presentare nei miei confronti.
Le stesse notizie diffuse dalla stampa parlavano anche di giudizi poco lusinghieri espressi nei miei confronti dai due interlocutori e per queste indiscrezioni non c'è mai stata ma da parte del Quirinale alcuna smentita ufficiale.
Questa distruzione viene messa in atto mentre ancora non è stato ancora emesso, o non mi è stato notificato, un provvedimento relativo ala mia istanza e mi nega quindi la possibilità di presentare un ricorso in Cassazione avverso al procedimento stesso.
Ritengo questo un atto gravissimo e lesivo dei miei diritti di difesa in un processo per diffamazione nel quale risulto imputato e una diretta conseguenza della rielezione alla Presidenza della Repubblica di un individuo come Napolitano che, in merito alla possibilità di diffusione di queste intercettazioni ha sempre manifestato un autentico panico.
Lo ritengo anche una conseguenza immediata del potere assoluto del quale lo stesso si sente investito grazie alle manovre di quelle consorterie politiche che, in dispregio di una consolidata prassi costituzionale, lo hanno confermato per un altro settennato a garanzia della congiura del silenzio sulla trattativa mafia-Stato di cui il suo interlocutore in quelle intercettazioni è uno degli imputati.
Se questa notizia dovesse essere confermata e la impossibilità per me di audire queste intercettazioni dovesse diventare definitiva farò causa allo Stato per il comportamento di Napolitano, della Corte Costituzionale e dell'autorità giudiziaria che, in ossequio alle decisioni di un Presidente della Repubblica che con il suo comportamento vilipende l'Istituzione che occupa, eliminano delle prove che potrebbero essere utilizzate a propria difesa, da un privato cittadino.
Il quale, indipendentemente dal cognome che porta, ha l'unica colpa di pretendere Verità e Giustizia sulla strage di via D'Amelio, sulla trattativa che la ha provocata e su chi su di questa vuole ad ogni costo mantenere il silenzio

22/04/2013, 15:31

Blissenobiarella ha scritto:


...Apprendo in questo momento che è in corso la distruzione delle intercettazioni Mancino-Napolitano...


Di questo però il mainstream non ne parla o fa finta di nulla... e purtroppo devo constatare che anche qui nel forum molti preferiscono girarsi dall'altra parte piuttosto che ricordare questa scandalosa operazione.

[8]

E la democrazia sarebbe ancora viva in Italia? Mah!

[xx(]

22/04/2013, 15:37

Franceschini contestato al ristorante

22/04/2013, 15:40

Atlanticus81 ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:


...Apprendo in questo momento che è in corso la distruzione delle intercettazioni Mancino-Napolitano...


Di questo però il mainstream non ne parla o fa finta di nulla... e purtroppo devo constatare che anche qui nel forum molti preferiscono girarsi dall'altra parte piuttosto che ricordare questa scandalosa operazione.

[8]

E la democrazia sarebbe ancora viva in Italia? Mah!

[xx(]


Parliamone noi allora. Ho messo il link alla pagina di Borsellino. Condividiamo. Chi è capace di fare 2+2 lo farà da solo.

22/04/2013, 16:01

Atlanticus81 ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:


...Apprendo in questo momento che è in corso la distruzione delle intercettazioni Mancino-Napolitano...


Di questo però il mainstream non ne parla o fa finta di nulla... e purtroppo devo constatare che anche qui nel forum molti preferiscono girarsi dall'altra parte piuttosto che ricordare questa scandalosa operazione.


E la democrazia sarebbe ancora viva in Italia? Mah!

[xx(]

Certo che c'è la democrazia in Italia!
Allo stesso modo che:
Il trattato di lisbona è una ricetta culinaria...
Il Bilderberg è il nome di un albergo...
Gli illuminati sono quelli che si abbronzano con l'UV...
I chip sottocutanei l'hanno inventati per ritrovare i cani...
I massoni sono una confraternita benefica...
Io, te e qualche altro siamo complottisti, infantili e immaturi...
[xx(]

22/04/2013, 16:45

mik.300 ha scritto:


per qualche minuto ho seguito..
strabuzza gli occhi, fa il matto,
bastona, poi fa il paternalista..
un imbonitore insomma..
per menti deboli..

tempo fa lessi un libro
"mitologia primitiva" di j. campbell
dove veniva approfondita la figura/influenza
dello stregone all'interno del nucleo sociale
nelle comunità primitive appunto..
un personaggio istrionico, mentitore,
mezzo matto, umorale, agitato,
(ma lucidissimo)
che incuteva timore
con la sua emotività alla comunità..
ecc.
mangiafuoco insomma..


evidentemente nonostante i millenni
figure del genere funzionano ancora..

http://www.unita.it/italia/grillo-grill ... 262?page=1

Dopo oltre due ore in piedi a gridare, ansimare, gesticolare. Dopo due ore di domande secche e risposte evasive e torrenziali, Beppe Grillo è madido di sudore, i capelli arruffati, costretto a cambiarsi l’elegante camicia di lino chiaro con una polo nera.

Domenica mattina, Città dell’altra economia di Testaccio, Roma. Per la prima volta dalle elezioni l’ex comico si concede a una conferenza stampa. «Lo so, grido troppo, adesso mi calmerò anch’io, non dirò più parolacce, sarò e saremo gandhiani. Ma non ********...».


«Abbiamo fatto quello che potevamo...», si giustifica. Poi racconta a modo suo questi 50 giorni: «Bersani è venuto da noi solo per chiederci i voti, noi ci avevamo pensato a fare un governo insieme, se ce lo avessero chiesto potevamo collaborare». Ma come, se Bersani si è sorbito persino lo streaming e gli sfottò della Roberta Lombardi, gli facciamo notare.


vi anticipo..

è stato frainteso..

o no?

22/04/2013, 16:50

Mik...caro, dai puoi farcela....rileggi i post su.
Che fatica ragazzi.


Thethirdeye ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:

MAx.....Sono mesi che Bersani insegue Grillo per cercare un accordo e sono mesi che Grillo gli risponde di dargli una prova che c'è un effettiva volontà di collaborazione da parte del PD attraverso azioni reali e poi vediamo: riduzioni degli stipendi dei parlamentari, rifiuto dei rimborsi elettorali, legge sull'incandidabilità...e infine elezioni di un candidato "di sinistra"...adesso mi vieni a dire che è Grillo che tentato l'inciucio? Ma io ti devo prendere sul serio?


Grillo: ''Bersani è venuto da noi per cercare voti, non per governare insieme''
Video: http://video.repubblica.it/dossier/quir ... 6114?video


Mik ha scoperto che Grillo era disposto ad aprire a Bersani previo opportune garanzie, ossia che era disposto a collaborare ma non a inciuciare.

Applausi

Immagine

22/04/2013, 17:10

Mamma mia che disastro! Da dove lo guardi, lo guardi non trovi nulla di buono. Lo stesso Napolitano è una pedina più che un artefice. Quanti anni gli possono restare? Biologicamente non è immortale. In Italia, dopo che uno muore, passati i tre giorni di coccodrillo, nessuno ne parla più o si santifica. Amen. Per cui Napolitano, data l'età, potrà fare tutto il lavoro sporco. E poi pace all'anima sua...

Basta vedere nel caso del papa: Ratzinger non è nemmeno morto e tutti si sono dimenticati di lui, della pedofilia e di tutto il resto, ipnotizzati da Francesco.

22/04/2013, 17:11

"Il nuovo (si fa per dire) Pres. della Repubblica" sta elargendo sberle a destra e a manca.
[8D]

22/04/2013, 18:04

Stefano Rodotà, la difesa della Costituzione dai dogmi del neoliberismo
http://www.qualcosadisinistra.it/2013/0 ... liberismo/


Come chi legge i miei articoli su questo blog sa, il sottoscritto è un forte critico dell’Euro e dell’Unione Europea (ma io mi limito solamente a riportare ciò che la letteratura scientifica in materia economica scriveva dagli anni ’70).
Vi chiederete: “Ebbene? Cosa c’entra con Rodotà?”
Beh, c’entra eccome.
Stefano Rodotà, esimia persona dalla immane dirittura morale, Professore di estrema competenza e professionalità riconosciuta in tutto il mondo (basta vedere la sua carriera universitaria, qui), nel Giugno del 2012, dalle colonne di Repubblica, è stato anche un forte critico del pensiero economico dominante.
Infatti vi si legge (nell’articolo, riportato su Keynes Blog), relativamente all’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione attraverso la modifica dell’art. 81:
“Non siamo di fronte alla buona “manutenzione” della Costituzione, ma a modifiche sostanziali della forma di Stato e di governo. Le poche voci critiche non sono ascoltate, vengono sopraffatte da richiami all’emergenza così perentori che ogni invito alla riflessione configura il delitto di lesa economia.”
Ho sottolineato appositamente le ultime parole del Prof. Rodotà. Chi osava criticare quanto il Parlamento stava facendo, prostrandosi senza ritegno ai diktat che venivano dalla Troika (BCE, FMI, Commissione Europea), veniva tacciato di lesa economia, o peggio marginalizzato, non contemplato, come se non esistesse; bisognava ascoltare solo i dogmi dell’ideologia neoliberista.
Il Professore continua dicendo che:
“Con una battuta tutt’altro che banale si è detto che la riforma dell’articolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalità di Keynes. L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali. La Costituzione contro se stessa?“
E qui Stefano Rodotà, da profondo conoscitore qual’è della Carta Costituzionale, pone l’interrogativo che, applicando ciecamente i dogmi imposti da Bruxelles, i diritti sanciti dalla Carta Costituzionale stessa vengano subordinati ai dogmi in questione. Ovvero, esattamente “la Costituzione contro se stessa”.
Ma oltre all’.art 81, Rodotà metteva in guardia anche dalla trasformazione dell’art. 41 della Costituzione, con queste parole:
“L’altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell’articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell’iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell’articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. Un rovesciamento inammissibile, che sovverte la logica costituzionale, incide direttamente su principi e diritti fondamentali, sì che sorprende che in Parlamento nessuno si sia preoccupato di chiedere che dai decreti scomparissero norme così pericolose.”
In conclusione:
“Con la modifica dell’articolo 81, con la “rilettura” dell’articolo 41, con l’indebolimento della garanzia della legge derivante dal ridimensionamento del ruolo del Parlamento, sono proprio quei principi [fondamentali, nda] ad essere abbandonati o messi in discussione.”
Un anno fa il Professor Stefano Rodotà metteva in guardia da ciò che oggi tutti noi vediamo con i nostri occhi: abbandono della tutela dei diritti fondamentali, distruzione del diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, dello sviluppo della persona umana, della tutela del paesaggio, ecc…
E tutta questa sofferenza in nome di cosa? Di dogmi economici che la storia economica ha mostrato essere fallimentari e altamente anti-sociali e contro i lavoratori.
Stefano Rodotà ha avuto il coraggio di denunciare, mentre la grande maggioranza degli “intellettualoidi di sinistra” si prostrava sempre di più a Bruxelles, la logica perversa e anti-costituzionale del pareggio di bilancio e della trasformazione dell’art. 41.
Sarà anche per questo (oltre a quanto giustamente scritto da Pierpaolo Farina nel suo articolo) che il PD, da sempre inginocchiato ai diktat della Troika, non vuole alla Presidenza della Repubblica un uomo che, per intaccata moralità, ha osato alzare la voce a difesa della Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza Partigiana, da quelle politiche scellerate e anti-sociali che il PD ha sempre avallato.

22/04/2013, 18:13

DISTRUTTE LE INTERCETTAZIONI NAPOLITANO-MANCINO
Trattativa Stato-Mafia
http://www.cadoinpiedi.it/2013/04/22/di ... ncino.html


Sono state distrutte oggi nell'aula bunker dell'Ucciardone a Palermo le intercettazioni delle telefonate tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, eseguite dalla Procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia.

Erano presenti il Gip Riccardo Ricciardi, che aveva disposto mesi fa la distruzione a seguito della decisione della Corte costituzionale sul confrlitto di attribuzioni sollevato dal Quirinale, un cancelliere e il tecnico che ha materialmente cancellato i file audio. (AGI)

22/04/2013, 18:17

x chi si fosse perso il discorso di Re Giorgio II

http://www.ilfoglio.it/soloqui/17898


Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle Regioni, lasciatemi innanzitutto esprimere – insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni che voi rappresentate – la gratitudine che vi debbo per ave rmi con così largo suffragio eletto Presidente della Repubblica. E’ un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze : e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia. So che in tutto ciò si è riflesso qualcosa che mi tocca ancora più profondamente : e cioè la fiducia e l’affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, di italiani – uomini e donne di ogni età e di ogni regione – a cominciar e da quanti ho incontrato nelle strade, nelle piazze, nei più diversi ambiti sociali e culturali, per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale. Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest’aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica. Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l’autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è “l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della 2 Repubblica”. Avevo egualmente messo l’accento sull’ esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell’incarico di Capo dello Stato. A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all’ovvio dato dell’età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi – dopo l’esito nullo di cinque votazioni in quest’aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso – dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni. Ed è vero ch e questi mi sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi al livello delle istituzioni locali, maggiormente vicine ai cittadini, benché ora alle p rese con pesanti ombre di corruzione e di lassismo. Istituzioni che ascolto e rispetto, Signori delegati delle Regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già presente nel Risorgimento e da perseguire finalmente con serietà e coerenza. E’ emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell’elezione del Capo dello Stato. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter declinare – per quanto potesse costarmi l’accoglierlo – mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese. La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia del la Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato – come si è significativamente notato – “schiusa una finestra per tempi eccezionali”. Ci si amo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il r ischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergen za che l’Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente. 3 Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazio nale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale ve rso l’Italia. E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rapprese ntato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sinte si, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti – che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale – non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza , tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politi che e i dibattiti in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in se nso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi del la corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme. Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo 4 ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivede re in particolare la norma relativa all’attribuzione di u n premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia mini ma di voti o di seggi. La mancata revisione di quella legge ha prodotto un a gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non ave r potuto scegliere gli eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda par te della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicame ralismo paritario. Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dover e della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana. Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell’agosto 2011, volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stat o unitario : l’impegno a trasmettere piena coscienza di “quel che l’Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro 5 passato”, e delle “grandi riserve di risorse umane e morali, d’intelligenza e di lavoro di cui disponiamo”. E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia “perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l’Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, c on il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile.” Ecco, posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità – fuori di ogni banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti – sia per introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di riforme istituzionali e di proposte per l’avvio di un nuovo sviluppo economico, più equo e sostenibile. E’ un discorso che – anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio – posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso. Documenti di cui non si può negare – se non per gusto di polemica intellettuale – la serietà e concretezza. Anche perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche no n solo delle istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare, in sede politica, ai fatti ; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su varii temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente, andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti. Vorrei solo formulare, a commento, due osservazioni . La prima riguarda la necessità che al perseguimento di obbiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici, e di riforma delle istituzioni rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e governo, tra Stato e Regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto 6 vicino negli ultimi sette anni, e non occorre perci ò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di forze armate o di forze dell’ordine, della magistratura o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre g rande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti. Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana – anche col generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi – alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità internazionale. La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte ampiamente sviluppate nel documento da me già citato, per “affrontare la recessione e cogliere le opportunità ” che ci si presentano, per “influire sulle prossime opzioni de ll’Unione Europea”, “per creare e sostenere il lavoro”, “per potenziare l’istruzione e il capitale umano, per favorire la ricerca, l’innovazione e la crescita delle imprese”. Nel sottolineare questi ultimi punti, osservo che s u di essi mi sono fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di confronto, e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnova to e irrinunciabile impegno a far progredire l’Europa un ita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici. E sono anche i nodi – innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro – attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all’or dine del giorno in Italia e in Europa. E’ la questione della prospettiva di 7 futuro per un’intera generazione, è la questione di un’effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati , a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità. Volere il cambiamento, ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori, dice poco e non porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente puntualizzati in modo obbiettivo, in modo non partigiano. Misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione del governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la su a attività. E perché diventino fulcro di nuovi comportamenti collettivi, da parte di forze – in primo luogo nel mondo del lavoro e dell’impresa – che “appaiono bloccate, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte all’innovazione che è invece il motore dello sviluppo”. Occorre un’apertura nuova, un nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni, nel Mezzogiorno stesso, per sollevare il Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento. Il Parlamento ha di recente deliberato addirittura all’unanimità il suo contributo su provvedimenti urgenti che al governo Monti ancora in carica toccava adottare, e che esso ha adottato, nel solco di uno sforzo di politica economico- finanziaria ed europea che meriterà certamente un giudizio più equanime, quanto più si allontanerà il clima dello scontro elettorale e si trarrà il bilancio del ruolo acquisito nel corso del 2012 in seno all’Unione europea. Apprezzo l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico- parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, d ella contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d’altronde, 8 reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, in edite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del “metodo democratico”. Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora – nella fase cruciale che l’Italia e l’Europa attraversano – il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del paese. Senza te mere di convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all’unanimità. Sentendo voi tutti – onorevoli deputati e senatori – di far parte dell’istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione ma come depositari della volontà popolare. C’è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all’età di 28 anni e portò giorno per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica. Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese non è possibile se non nel confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell’opposizione. A 56 giorni dalle elezioni del 24 -25 febbraio – dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato – si deve senza indugio procedere alla formazione dell’Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente no n tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall’ar t. 94 della Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle due 9 Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l’interesse generale del paese. Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano op pur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto – se si preferisce questa espressione – si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esig enza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabliità istituzionale. D’altronde, non c’è oggi in Europa nessun paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito – nemmeno più il Regno Unito – operando dovunque governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione , di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governar e la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche . O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio d i decenni di contrapposizione – fino allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile – come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti. 10 Lo dicevo già sette anni fa in quest’aula, nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino “il tempo della maturità per la democrazia dell’alternanza” : che significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell’ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente dell a Repubblica. L’ho accolto anche perché l’Italia si d esse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E far ò a tal fine ciò che mi compete : non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’ espressione di scuola, “da fattore di coagulazione”. Ma tutte le f orze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta implicita dell’appello rivoltomi due giorni o r sono. Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione “salvifica” delle mi e funzioni ; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limi te, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata ; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio. Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!

Ultima modifica di rmnd il 22/04/2013, 18:17, modificato 1 volta in totale.

22/04/2013, 18:44

Blissenobiarella ha scritto:

Mik...caro, dai puoi farcela....rileggi i post su.
Che fatica ragazzi.


Thethirdeye ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:

MAx.....Sono mesi che Bersani insegue Grillo per cercare un accordo e sono mesi che Grillo gli risponde di dargli una prova che c'è un effettiva volontà di collaborazione da parte del PD attraverso azioni reali e poi vediamo: riduzioni degli stipendi dei parlamentari, rifiuto dei rimborsi elettorali, legge sull'incandidabilità...e infine elezioni di un candidato "di sinistra"...adesso mi vieni a dire che è Grillo che tentato l'inciucio? Ma io ti devo prendere sul serio?


Grillo: ''Bersani è venuto da noi per cercare voti, non per governare insieme''
Video: http://video.repubblica.it/dossier/quir ... 6114?video


Mik ha scoperto che Grillo era disposto ad aprire a Bersani previo opportune garanzie,




sarebbero?
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