25/04/2013, 12:01
25/04/2013, 13:33
25/04/2013, 14:00
Massimo Falciani ha scritto:
posto qui perchè i votanti 5 stelle sicuramente firmeranno
Cari amici,
E’ pazzesco ma gli stessi politici che hanno portato l’Italia al collasso potrebbe essere nominati ministri. Letta prenderà una decisione proprio oggi. Solo noi possiamo fermare tutto questo: firma ora e condividi con tutti per dire “NO ai dinosauri” al governo, poi condividi la petizione con tutti quelli che conosci per fermare questa follia:
Firma la petizione
E’ pazzesco ma proprio gli stessi politici che hanno portato l’Italia al collasso e hanno fatto accordi sottobanco per mesi potrebbero essere ricompensati venendo eletti ministri, a meno che non facciamo sentire subito la nostra voce.
Gelmini, Violante, D’Alema, Alfano e altri dinosauri che hanno portato al collasso il nostro paese, il sistema scolastico e quello giuridico vengono ora presi in considerazione per posti di rilievo nel nuovo governo. Stanno cercando di non far trapelare alcun nome fino all’ultimo perché temono sollevazioni popolari. Dobbiamo far sentire la nostra voce ora e dire NO agli esponenti della vecchia politica prima che sia troppo tardi.
Letta prenderà una decisione nelle prossime ore, dobbiamo agire immediatamente. Mostriamogli che il loro piano è irrealizzabile, che i cittadini non lo accetteranno e che se ci escluderanno del tutto non potranno governare. Usiamo ora la nostra forza di mobilitazione, prima che sia troppo tardi. Firma ora per dire “NO ai dinosauri” nel nuovo governo e condividi con tutti quelli che conosci: abbiamo solo poche ore per fermare questa follia:
http://www.avaaz.org/it/italy_new_gov_f ... cb&v=24551
Dopo mesi di battaglie, incertezze e crisi, ora i politici stanno cercando di imporci come ministri gli scagnozzi di Berlusconi e altri suoi compari condannati per corruzione.
Il PD è collassato e l’intera segreteria nazionale ha rassegnato le dimissioni la scorsa settimana. Ora l’unica possibilità che abbiamo per avere un governo semi-decente è dire a quel che resta dei parlamentari del PD che tutto il partito crollerà sotto le sollevazioni popolari se faranno accordi sottobanco con i dinosauri. Dobbiamo far sapere a Letta che rifiutiamo questo tipo di scelte e che senza il consenso dei cittadini non sarà in grado di governare.
Facciamo capire loro chiaramente che la grande coalizione dev’essere fatta prima di tutto con i cittadini italiani. Firmate ora questa petizione urgente e condividetela con tutti. Diciamo a Letta e a tutti i leader politici un forte NO ai dinosauri al governo:
http://www.avaaz.org/it/italy_new_gov_f ... cb&v=24551
La nostra comunità sta lottando come non mai per dare un governo giusto e sostenuto dai cittadini all’Italia: decine di migliaia di noi hanno convinto i loro amici a votare, contribuendo a impedire che Berlusconi vincesse per pochi voti alle ultime elezioni, abbiamo fatto pressione sulla vecchia guardia del PD dando una mano a convincerli a votare dei volti nuovi come Presidenti di Camera e Senato. Ma sul nuovo governo decidiamo davvero il nostro futuro e la scelta tra il baratro e un buon governo dipende anche da noi!
Con speranza e determinazione,
25/04/2013, 15:26
25/04/2013, 15:28
25/04/2013, 15:32
25/04/2013, 15:33
25/04/2013, 15:43
Eletto Napolitano, Grillo ha gridato al golpe, ha invitato a una marcia su Roma («dobbiamo essere milioni») e poi non c’è neppure andato, mentre una folla tuttavia provocava tafferugli e spintonamenti davanti alla Camera. Il giorno dopo, la marcia su Roma è diventata una conferenza stampa e poi un micro-corteo interrotto al Colosseo. Grillo ha chiarito che «golpe» era un modo di dire.
25/04/2013, 16:15
Massimo Falciani ha scritto:
mik, per favore, prima di scrivere prendi un bel respirone e pensa a quello che stai per scrivere...
questo è quello che è successo, è documentato.
Immagine:
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25/04/2013, 16:18
Ufologo 555 ha scritto:
Vi racconto il flop di Beppe Grillo: eccolo servito in 16 mosse.
A due mesi dal voto la rivoluzione a cinque stelle si è impantanata in una palude di gaffe, figuracce, scelte poco chiare, quirinarie fallite, espulsioni e liti.
Primavera, fioriscono i bilanci. A due mesi dalle elezioni politiche ecco un rendiconto della rivoluzione a Cinque Stelle.
1) Appena insediati, hanno eletto un presidente del Senato per sbaglio, aprendo processi interni dilanianti a una decina di inconsapevoli franchi tiratori: una riunione-rissa con urla e lacrime, un auto-denunciato, una scomunica dall’alto, uno scontro tra capigruppo e incidenti vari.
2) Dopo il «casino» e i «passi malfermi» (definizioni loro) hanno esordito due commissari per la comunicazione nominati in fretta e furia da Casaleggio - e incorsi subito in un paio di gaffe - ma questo non ha impedito che i parlamentari grillini si facessero nuovamente infinocchiare dai giornalisti in molteplici occasioni: i capigruppo Crimi e Lombardi finivano definitivamente macchiettizzati come è stranoto a tutti, e su questo non incediamo.
3) Nel tentativo di ovviare ai problemi, hanno inventato le conferenze stampa senza domande.
4) Vari parlamentari sono stati ripresi perché giravano per il transatlantico senza giacca e con bicchieri di Coca Cola, una deputata si è vantata di non aver stretto la mano a Rosy Bindi, un altro è stato fotografato ai tavoli del ristorante della Camera in allegra compagnia: in generale i grillini sono incorsi in grandi e piccole cantonate (lapsus, magre, figuracce) di cui è andata persa la contabilità. Un deputato è giunto a dire «Lei non mi può interrompere» al presidente di turno della Camera.
5) Rimane agli atti lo psicodramma del capogruppo Lombardi coi suoi 250 euro di scontrini andati persi, stesso personaggio che aveva dato del «nonno» a Napolitano.
6) La celebre diretta streaming delle consultazioni Pd-Cinque Stelle, con uscite tipo «sembra di essere a Ballarò» e «siamo noi le parti sociali», ha indubbiamente messo in imbarazzo e restituito un’immagine di arroganza.
7) Alla fine delle consultazioni è risultato, almeno secondo i sondaggi, che i grillini avevano fatto perdere un sacco di tempo a tutti: complici la testardaggine di Bersani e della stampa arrovellati nel tentar di comprendere se i «no» di Grillo fossero strategici o significassero «no» e basta.Intanto Grillo contestava l’articolo 67 della Costituzione e la libertà di voto degli eletti, il tutto in implicita contestazione della democrazia «rappresentativa» a cui si predilige quella «diretta». Di passaggio si sosteneva che il Parlamento, anche senza un governo, potesse iniziare comunque a lavorare istituendo le commissioni che - altra vittoria - alla fine non sono state istituite, facendo fallire l’idea di un assemblearismo spinto a propulsione elettronica.
9) Si tralasciano i dettagli sulla mancanza di trasparenza: dalle nomine sempre decise da Grillo & Casaleggio, al fantasma di «hacker» durante le votazioni interne, alla decisione di non rendere noti i nomi dei finanziatori del Movimento: senza contare gli innumerevoli interventi e commenti rimossi o censurati dal blog di Grillo in tutto questo periodo.
10) La proclamata occupazione della Camera è finita piuttosto ingloriosamente, con discussioni persino sull’accresciuto consumo di energia elettrica. Stesso genere di polemica che ha riguardato la decisione di alcuni parlamentari grillini di viaggiare con treni ad alta velocità.
11) Le «quirinarie» sono state un altro grandissimo punto interrogativo. Esclusa la candidatura di Dario Fo (stessa età di Napolitano) e pure quella di Gino Strada, le votazioni si sono dovute rifare per colpa di hacker misteriosi di cui nessuno ha spiegato nulla, ma la vincente Milena Gabanelli alla fine ha detto di no. Eccoti allora Stefano Rodotà che, pure, aveva definito Grillo come «estremamente pericoloso» e «populista del terzo millennio»: è diventato il candidato «proposto dai cittadini italiani» in virtù di 4.667 voti telematici su 28mila totali, resi noti da Casaleggio dopo giorni di polemiche sempre in virtù della scarsa trasparenza. Il risultato della candidatura di Rodotà è stato bruciare Rodotà.
12) Eletto Napolitano, Grillo ha gridato al golpe, ha invitato a una marcia su Roma («dobbiamo essere milioni») e poi non c’è neppure andato, mentre una folla tuttavia provocava tafferugli e spintonamenti davanti alla Camera. Il giorno dopo, la marcia su Roma è diventata una conferenza stampa e poi un micro-corteo interrotto al Colosseo. Grillo ha chiarito che «golpe» era un modo di dire.
13) Un paio di giorni dopo, hanno espulso un senatore perché andava troppo in tv, tralasciando l’errore - bastava guardarlo - di averlo fatto eleggere.
14) Elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia: due mesi dopo, il 27 per cento delle politiche diventa il 20 (scarso) preso dal candidato grillino, che nel caso della lista diventa addirittura il 13; alle comunali di Udine il candidato sindaco grillino becca circa il 14.
15) Intanto Grillo continua col refrain («è finita», «a casa», «siete morti», «l’Italia fallirà in autunno») ma è andato a cantarlo in Germania.
16) Intanto i parlamentari litigano seriamente sul primo stipendio: chi lo vuole tutto, chi no. Padri di famiglia e single si accapigliano.
(di Filippo Facci) http://www.liberoquotidiano.it/news/lib ... mosse.html
25/04/2013, 16:35
Ufologo 555 ha scritto:
Vi racconto il flop di Beppe Grillo: eccolo servito in 16 mosse.
(di Filippo Facci) http://www.liberoquotidiano.it/news/lib ... mosse.html
[color=blue]Lo spleen di Grillo ovvero l’arte della manutenzione della setta
Il comico deve decidere che fare dei suoi, e i suoi che fare di lui. Tra denunce, epurazioni, depressioni e incognite
Il fantasma dell’irrilevanza – fare opposizione e sparire, fare opposizione neppure da soli – abita da un paio di giorni il palazzo a cinque stelle. “Non votiamo la fiducia”, “non ci invitano alle consultazioni” (poi erano invitati), “i Letta sono un’unica famiglia”, “l’inciucio è servito”: le formule ripetute non aiutano Beppe Grillo e i suoi eletti, a giudicare dall’oscillare di Grillo tra energia spaccatutto e depressione da ex comico in pantofole, a ricacciare sotto al tappeto l’angoscia di vedersi come in uno specchio rovesciato: non dovevano essere gli altri, quelli nel vicolo cieco? La sensazione è che lo scenario sulla carta migliore – il Pdl e il Pdmenoelle che si mettono d’accordo, i Cinque stelle che continuano nel dàgli alla casta – si tramuti nel caso peggiore. E che l’arte della rivoluzione, evocata dal Grillo furioso e rifuggita dal Grillo pacioso (niente marcia su Roma, il “golpe” altrui declassato a “golpettino”), debba diventare, per forza di cose, arte della manutenzione della setta: la sua. E’ un fantasma da film dell’orrore, per l’animo grillino, orrore vero, non come quello evocato ieri dal giallo dei sedicenti “hacker del Pd” di cui scrive l’Espresso (il Pd nega ogni coinvolgimento): gente che dice di aver infiltrato le mail dei parlamentari del M5s e minaccia di pubblicare vita, morte e miracoli di un eletto a settimana, a cominciare da Giulia Sarti (che dice: è tutta una bufala). Uno alla volta, come in “The ring”, il thriller della videocassetta assassina. Se Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non rendono noti bilanci e guadagni aziendali e personali facciamo il “M5s-leaks”, è il ricatto (andate alla camera di commercio e all’agenzia delle imposte locali a leggere i dati, è la risposta). “Vi abbiamo osservati, abbiamo studiato ogni vostra mossa, e siamo rimasti delusi”, dice la scritta in sovraimpressione nel video dei sedicenti hacker, evocando spie nell’ombra. Vero o falso che sia l’attacco, il “siamo delusi” attanaglia i neoeletti che vedono nella sconfitta in Friuli – voto locale, sì, ma che botta – il primo voltafaccia di un elettorato che si pensava entusiasta della linea dura.
L’inquietudine pervade la truppa, tanto più a contatto con la folla inferocita che i neoeletti dicevano di voler “calmare” (dopo averla aizzata su Facebook). L’inquietudine si sfoga nell’ordine del giorno sognato da qualche oltranzista dell’unanimità ventriloqua: mettere ai voti, in assemblea, il divieto di espressione di liberi pareri nelle interviste dei singoli parlamentari. L’inquietudine gira in tondo dopo il “processo Mastrangeli”, il senatore a cinque stelle reo di partecipazione ai talk-show (sebbene con formula individuale. Della serie: rispondo solo al conduttore). Il setting tragicomico parlava da solo: tre giudici arcigni in cattedra, le porte chiuse, il legno chiaro dei banchi, due minuti a testa per gli accusatori, un secondo per i “contatori” (coloro che contano le mani alzate) e il vano tentativo di qualche collega di salvare Mastrangeli dal verdetto negativo (espulsione da ratificare via Web) a suon di citazioni di Rudolf Steiner: “Il ragazzo problematico è quello da cui impareremo di più”, diceva uno, “Mastrangeli ha bisogno di rimanere nel movimento per capire che cos’è il movimento”, diceva un altro.
Discutono incessantemente, i Cinque stelle, ma è come se guardassero un treno già passato. Beppe Grillo deve decidere che fare di loro (opposizione, sì, ma come? hai voglia a dire “voglio il Copasir e la vigilanza Rai”). Ma anche i grillini devono decidere che fare di Beppe Grillo (“non è meglio parlarci, col Pd?”, si sono chiesti, da un mese a questa parte, i vari deputati dissidenti, da Tommaso Currò a Lorenzo Battista, e i titubanti mezzi-dissidenti che, prima del “no” a Rodotà, speravano di convincere gli omologhi giovani del Pd, assicurando che “un conto sono i post sul blog”, un conto “l’essere in Parlamento”). E’ un reciproco stato di confusione e osservazione tra guru e adepti, non sempre dichiarato. Beppe Grillo ogni giorno sposta l’attenzione sull’apocalisse alle porte (l’Italia “in bancarotta” a novembre, le piccole e medie imprese “che muoiono”, le “ossa” della Repubblica “spartite” dagli inciucianti). I suoi eletti, ogni giorno, compulsivamente discutono, neanche più inseguiti dai cronisti (la “solita assemblea delle sette”, si sente dire). Il confine tra opposizione e sparizione rischia di farsi labile: i numeri delle Quirinarie (pochi, 28.518 votanti in totale, 4.677 per Rodotà) intaccano l’immagine di megafoni della vox populi; il modello siciliano fa acqua (Cinque stelle in subbuglio, anche se Rosario Crocetta minimizza); si bisticcia sul primo stipendio (molti tengono famiglia); si sospetta del compagno di opposizione (“perché Sel ci invita alla loro manifestazione?”); ci si perde nel piccolo cabotaggio (accuse a posteriori sul pasticcicaccio del comizio-non comizio di Grillo a Roma, con palco inesistente). La manutenzione, per guru e adepti, ha un costo anche emotivo.
Ha messo l’asciugamano al collo in conferenza stampa come un pugile sul ring, Beppe Grillo, si è alzato in piedi sulla macchina con la baldanza di un surfista hippie in California, non è sceso su Roma, ha passeggiato per Roma, è passato dall’euforia del camper allo spleen in albergo nell’arco di una serata e, davanti alla Revolución evocata e stoppata (sempre da lui), ha fatto la faccia di chi pensa “che ci faccio qui?”. “Blue Sunday”, ha scritto all’indomani di quello che ha poi chiamato il “tranquillo weekend di vomito”: “Una domenica di aprile triste, un silenzio strano. Quella poca gente che si vede in giro nelle città la mattina non sorride e tira dritto. Ti senti come il giorno dopo la scomparsa di una persona cara. Quella indefinibile mancanza che provi dentro…”. Un lutto per la “morte della Repubblica”, ha detto; “la scelta ora è semplice, o noi o loro”, dice. Ma la perplessità adombra i suoi post sempre più grami, con quelle immagini apocalittiche dello stato che “finisce i soldi” e con quell’insistenza su Irap e Iva (non si sa mai che sia vero quello che dicono gli allarmisti sul Friuli-Venezia Giulia: i grillini di destra stanno già tornando a casa). Il fatto è che lo sfacelo degli altri non ha giovato ai Cinque stelle tanto quanto pensavano. La paturnia domenicale dell’ex comico diventa dilemma concreto: dove buttarsi? Grillo “lancia segnali” di “normalizzazione e riposizionamento” a sinistra, scrive sulla Stampa Elisabetta Gualmini, presidente dell’Istituto Cattaneo e studiosa del Movimento cinque stelle. Persino gli amici vedono nero, e Barbara Spinelli, da Repubblica, canta la sconfitta: “Il folle volo degli innovatori, come quello di Ulisse verso virtute e conoscenza, da noi s’infrange, e il mare dello status quo sopra di lui si chiude”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Marianna Rizzini[/color]
25/04/2013, 17:57
Ora il governo ombra dell’opposizione
Nella più antica democrazia d’Europa, quella anglosassone, dopo le elezioni non viene formato un governo: ne vengono formati due. La maggioranza dà vita all’esecutivo di Sua Maestà britannica, e l’opposizione al “governo ombra”. I cittadini possono in questo modo vedere confrontarsi giorno per giorno provvedimenti di legge in alternativa e contrapposizione, e valutare la credibilità morale e politica dei ministri che i due schieramenti propongono.
Sarebbe dimostrazione di grande caratura istituzionale e coerenza democratica, oltre che di lungimirante intelligenza tattica, se i parlamentari del M5S si riunissero oggi (oggi, perché in politica è decisivo l’attimo fuggente, il kairòs che non perdona) per chiedere solennemente a Stefano Rodotà di formare il governo ombra di Sua Maestà il popolo sovrano. Nell’Italia dell’Inciucio, infatti, a differenza che in Albione, il governo Letta jr. rappresenta la minoranza del paese, anche se verrà plebiscitato dagli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. La metà dei parlamentari che quegli scranni occupa è stata eletta nelle liste del Pd, da cittadini che avevano udito Bersani giurare “con Berlusconi mai, nessun accordo per nessun motivo” e promettere “una vera svolta”, più profonda (garantiva Bersani) di quella agitata da Grillo.
Due italiani su tre hanno votato per voltare pagina, per chiudere col quasi ventennio di ruberia e impunità, che ha ridotto l’Italia a macerie. Si ritrovano invece con un governo Napolitano/Berlusconi (prossimo senatore a vita?), forse con la finta opposizione della Lega, per non dare alla vera opposizione del M5S le presidenze Copasir e Vigilanza che per regolamento gli spettano.
Un governo ombra Rodotà sarebbe perciò l’adamantina risposta costituzionale, l’entusiasmante risposta politica, l’ineccepibile risposta parlamentare e istituzionale, al deprecabile “voltar gabbana” dell’intero ceto dirigente del Pd, che ha ingiuriosamente stracciato la parola data agli elettori e tradito la loro inequivoca volontà. Allargando a baratro il fossato profondissimo che già divide i cittadini dal Palazzo.
Un governo ombra Rodotà otterrebbe non solo il sostegno di M5S e Sel, ma anche della pattuglia dei dissidenti del Pd che troveranno indecente condividere il governo con Mussolini e Santanchè, Cicchitto e Scilipoti. E soprattutto garantirebbe che la sacrosanta protesta popolare, che le misure del governo Letta jr./Alfano non faranno che alimentare e invelenire, saranno incanalate nell’alveo propositivo del vero riformismo, altrove introvabile.
@Flores_dArcaisP
Il Fatto Quotidiano, 25 Aprile 2013
E voi quali nomi vorreste per formare il governo ombra? Da chi vi sentireste davvero rappresentati? Scriveteci nei commenti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ne/574959/
25/04/2013, 18:16
Atlanticus81 ha scritto:
Che ne pensate di questo suggerimento?Ora il governo ombra dell’opposizione
Nella più antica democrazia d’Europa, quella anglosassone, dopo le elezioni non viene formato un governo: ne vengono formati due. La maggioranza dà vita all’esecutivo di Sua Maestà britannica, e l’opposizione al “governo ombra”. I cittadini possono in questo modo vedere confrontarsi giorno per giorno provvedimenti di legge in alternativa e contrapposizione, e valutare la credibilità morale e politica dei ministri che i due schieramenti propongono.
Sarebbe dimostrazione di grande caratura istituzionale e coerenza democratica, oltre che di lungimirante intelligenza tattica, se i parlamentari del M5S si riunissero oggi (oggi, perché in politica è decisivo l’attimo fuggente, il kairòs che non perdona) per chiedere solennemente a Stefano Rodotà di formare il governo ombra di Sua Maestà il popolo sovrano. Nell’Italia dell’Inciucio, infatti, a differenza che in Albione, il governo Letta jr. rappresenta la minoranza del paese, anche se verrà plebiscitato dagli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. La metà dei parlamentari che quegli scranni occupa è stata eletta nelle liste del Pd, da cittadini che avevano udito Bersani giurare “con Berlusconi mai, nessun accordo per nessun motivo” e promettere “una vera svolta”, più profonda (garantiva Bersani) di quella agitata da Grillo.
Due italiani su tre hanno votato per voltare pagina, per chiudere col quasi ventennio di ruberia e impunità, che ha ridotto l’Italia a macerie. Si ritrovano invece con un governo Napolitano/Berlusconi (prossimo senatore a vita?), forse con la finta opposizione della Lega, per non dare alla vera opposizione del M5S le presidenze Copasir e Vigilanza che per regolamento gli spettano.
Un governo ombra Rodotà sarebbe perciò l’adamantina risposta costituzionale, l’entusiasmante risposta politica, l’ineccepibile risposta parlamentare e istituzionale, al deprecabile “voltar gabbana” dell’intero ceto dirigente del Pd, che ha ingiuriosamente stracciato la parola data agli elettori e tradito la loro inequivoca volontà. Allargando a baratro il fossato profondissimo che già divide i cittadini dal Palazzo.
Un governo ombra Rodotà otterrebbe non solo il sostegno di M5S e Sel, ma anche della pattuglia dei dissidenti del Pd che troveranno indecente condividere il governo con Mussolini e Santanchè, Cicchitto e Scilipoti. E soprattutto garantirebbe che la sacrosanta protesta popolare, che le misure del governo Letta jr./Alfano non faranno che alimentare e invelenire, saranno incanalate nell’alveo propositivo del vero riformismo, altrove introvabile.
@Flores_dArcaisP
Il Fatto Quotidiano, 25 Aprile 2013
E voi quali nomi vorreste per formare il governo ombra? Da chi vi sentireste davvero rappresentati? Scriveteci nei commenti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ne/574959/
25/04/2013, 19:05
Atlanticus81 ha scritto:
Che ne pensate di questo suggerimento?Ora il governo ombra dell’opposizione
25/04/2013, 19:12
Dovevano proporre il trotarmnd ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:
Che ne pensate di questo suggerimento?Ora il governo ombra dell’opposizione
Che originalità...
Durante l'ultimo governo Berlusconi, quelli del PD hanno giocato al governo virtuale , quello ombra appunto...un gioco e nient'altro, come tutte le cose fatte all'italiana.
http://it.wikipedia.org/wiki/Governo_ombra_del_Partito_Democratico
e se posso permettermi, basta con sto Rodotà, ma l'm5s quando si fissa su qualcosa non lo fai desistere in nessun modo. Non importa se sia utile o inutile..peggio dei muli