18/12/2011, 10:45
Il metano viene a galla al Polo Nord, l'effetto serra peggiora
Nei fondali ghiacciati dell'Oceano Artico sono intrappolate enormi quantità di metano. Il problema è che adesso il disgelo del terreno sta liberando il gas, sempre più rapidamente, fino a far emergere vere e proprie bolle che arrivano in superficie. Se ne sono accorti i ricercatori dell'International Artic Research Centre della University of AlaskaFairbanks durante una missione congiunta Usa-Russia che ha esplorato a zona orientale dell'Oceano, proprio di fronte alle coste della Siberia.
«Avevamo avvistato eruzioni, vere e proprie fontane di gas che si libera nell'atmosfera, ma grandi solo qualche decina di metri di diametro. Adesso ne abbiamo viste di continue, potenti e impressionanti del diametro di un chilometro. E se in un'area relativamente piccola ce n'erano più di cento, è bastato prendere in esame una zona più ampia per vederne migliaia», ha raccontato il capo della spedizione, Igor Semiletov, che ha presentato i dati preliminari al meeting dell' American Geophysical Union che si è svolto a San Francisco.
Quanto metano è nascosto lì sotto? Nessuno lo sa, ovviamente, con certezza, ma le stime parlano di migliaia di milioni di tonnellate. E quale effetto potrebbe avere l'arrivo nell'atmosfera di tutto questo gas? Il metano è una risorsa straordinaria per la produzione di energia, perché quando viene bruciato inquina meno di petrolio e carbone, ma in sé è anche un potente gas serra, capace di impedire all'energia del Sole di rimbalzare lontana dall'atmosfera terrestre trattenendola invece sul nostro pianeta.
E siccome questo metano sembra molto difficile da intrappolare per bruciarlo e la causa del rilascio del gas dal permafrost che si scongela sarebbe proprio il surriscaldamento terrestre, il meccanismo potrebbe accelerare autoalimentandosi. Insomma, oltre alle emissioni prodotte dall'attività umana, la stessa natura del pianeta starebbe mettendo in moto un processo capace di peggiorare la situazione del cambiamento climatico. «Sono preoccupata, molto preoccupata, ma nessuno può sapere il timing di questo processo catastrofico. C'è la possibilità che rilasci massicci di gas avvengano nell'arco di decenni, ma non sappiamo di più», ammette Alina Shakova, una collega di Semiletov.
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnolog ... d=AaqjUgUE
18/12/2011, 16:10
L'EMISSIONE DI GAS METANO DELL'ARTICO
In rilievo al largo della costa della Siberia orientale, una nave di ricerca russa ha fatto una scoperta terrificante - centinaia, probabilmente migliaia, di enormi pennacchi di bolle di metano in aumento dalla superficie dai fondali marini.
Abbiamo trovato più di 100 fontane, alcune più di un chilometro di diametro,' ha detto il dottor Igor Semiletov, del ramo dell'Estremo Oriente dell'Accademia Russa delle Scienze.
Questi sono i campi di metano di una portata mai vista prima.
Le emissioni vanno direttamente in atmosfera.
La Fusione del 'permafrost' sotto il fondo marino artico ha apparentemente portato alla destabilizzazione di sacche enormi di metano, che gli scienziati temono possa portare a cambiamenti climatici estremamente rapidi.
La piattaforma artica della Siberia orientale è poco profonda, a 50 metri o meno, il che significa che è stata sommersa o alternativamente l'acqua al di sopra del livello del mare saliva e scendeva lungo la storia della Terra.
Durante periodi i più freddi della Terra, era una pianura costiera artica congelato, e non rilasciava metano.
Ma con l'aumento del livello del mare, è diventato relativamente più caldo.
In acque profonde, il gas metano ossida in anidride carbonica prima che raggiunga la superficie.
Ma nella bassa piattaforma artica della Siberia orientale il metano non ha il tempo sufficiente per ossidare, permettendo ad esso di sfuggire nell'atmosfera.
Centriamo qualcosa noi?
Certo che no,non siamo a influire sul clima e di sicuro non siamo noi la causa di questo incremento del metano.
Vi spiego perchè, se a causa dell'indebolimento del campo magnetico solare e terrestre il vulcanismo aumenta, come stà facendo attualmente, equivale a dire che è in atto anche un'aumento geotermico della crosta terrestre, l'attuale riscaldamento insolito del Lago Baikal, Russia, che si trova lungo una spaccatura vulcanica che ha prodotto un numero crescente di terremoti nel corso degli anni, evidenzia questa tendenza.
Stessa cosa si potrebbe dire per l'Artico che curiosamente mantiene libera dal ghiaccio marino l'area di mare che si trova proprio sopra la dorsale Nord Atlantica,corrisponde ad un fenomeno di origine geotermica terrestre,non ad una componente atmosferica.![]()
Se l'attività geotermica aumenta,significa che una variazione di un'aumento di temperatura di pochi gradi nella crosta terrestre potrebbe rendere instabili le sacche di gas metano,favorendone quindi il rilascio in superficie.
Leggete questo pezzo.
"Tra il 1999 e il 2000 da soli, c'era un numero insolitamente grande di terremoti lungo la Gakkel Artico Ridge (una catena vulcanica sotto l'Artico)(oltre 250). Inoltre, due eruzioni sottomarine molto particolari ed estremamente violente, piroclastiche,si è verificato nella regione centrale di Ridge Gakkel.
Dei terremoti misurati sul Gakkel Artico Ridge tra il 19 marzo 1980 e il 31 dicembre 2010, la maggior parte (94%) erano abbastanza forti da causare il collasso diffuso degli idrati di metano e il rilascio di pennacchi di metano nella colonna d'acqua e nell'atmosfera."
Una delle principali motivazioni che mi spingono a smentire l'origine atmosferica del riscaldamento dell'Artico sono queste.
Andiamo al polo sud,"...il raffreddamento del continente antartico (in controtendenza con il resto del mondo), non sono causati direttamente dai cambiamenti climatici in atto, ma dal "buco di ozono" antartico, cioè per via indiretta."
Torniamo all'Artico.." Per la prima volta nella storia, si è aperto sull'Artico un buco nello strato di ozono di dimensioni pari a tre volte la superficie della Germania. Provocato da un freddo eccezionale al Polo nord, questo buco si è spostato per un paio di settimane sopra i cieli dell'Europa dell'Est, della Russia e della Mongolia, le cui popolazioni sono state esposte a livelli elevati di raggi ultravioletti. "Per la prima volta, la diminuzione è tale perché si possa ragionevolmente parlare di buco dell'ozono in Artico", si legge nello studio pubblicato ieri dalla rivista scientifica britannica Nature.L'ozono, una molecola composta da tre atomi di ossigeno, si forma nella stratosfera, dove filtra i raggi ultravioletti che potenzialmente sono in grado danneggiare la vegetazione e gli esseri umani, causando in particolare tumori della pelle e cataratte.
Questo scudo naturale è regolarmente attaccato, a livello dei due Poli, in inverno e in primavera, in parte a causa dei clorofluorocarburi utilizzati dlall'uomo per esempio con i sistemi di refrigerazione e con gli aerosol. Grazie al protocollo firmato nel 1985 a Montreal la produzione di Cfc è ormai quasi inesistente.
Sarebbe quindi il freddo intenso il fattore principale della distruzione dell'ozono"Perchè a questo punto l'Artico non mantiene una tendenza al raffreddamento ma sembra che i ghiacci si rifiutino letteralmente di avanzare se è in atto un raffreddamento atmosferico?
E se fosse per il riscaldamento globale cosa ci fa quel Buco dell'Ozono sopra l'Artico se l'atmosfera si riscaldasse,come si dice spesso,dai cosidetti gas serra?
L'origine non può che essere a questo punto geotermica,come lo è per le emissioni di gas metano.
Se la tendenza di questo aumento del metano rilasciato in atmosfera aumentasse quali conseguenze sul clima?
Il metano è il principale componente del gas naturale, ed è un eccellente combustibile poiché produce il maggior quantitativo di calore per massa unitaria. Bruciando una molecola di metano in presenza di ossigeno si forma una molecola di CO2 (anidride carbonica), due molecole di H2O (acqua) e si libera una quantità di calore.
Ho sottolineato le due molecole di vapore acqueo in quanto se aumentasse il metano in atmosfera aumenterebbe anche la quantità di vapore acqueo,favorendo così ad un incremento delle precipitazioni assieme ad un aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera...sperando che l'Artico non vada in fiamme..
Fonte
20/12/2011, 09:01
Il global warming è scientificamente provato?
di Carlo Cerofolini
cerofolini@ragionpolitica.it
La conferenza mondiale sul clima Cop 17 di Durban in Sud Africa si è conlusa con il solito antiscientifico anatema contro la CO2 antropica responsabile - secondo la vulgata corrente - di prossimi venturi (?) sconvolgenti cambiamenti climatici. Per cercare di far capire come questa sia una bufala colossale è opportuno semplicemente (ri)evidenziare sinteticamente quanto segue:
Incidenza della CO2 come gas serra: tutta la CO2 presente in atmosfera, che per altro è un ottimo concime naturale, contribuisce all’effetto serra solo per circa il 2% - mentre ben oltre il 90% è affidato al vapor d’acqua - e la produzione annua della CO2 antropica diretta fa aumentare la percentuale dei gas serra totali di appena lo 0,1%. Ridicolmente troppo poco per influenzare il clima e se poi a questo si aggiunge il fatto che bastano una o più eruzioni vulcaniche di medie-grandi dimensioni per emettere una quantità di gas serra equivalente o superiore a quella emessa in un anno dalle attività dell’uomo, non si capisce proprio di cosa si stia parlando, considerato il fatto che i vulcani attivi nel mondo sono circa 1.500 (1 p.18-19 e 49;2; 8 p.15-17; cfr.9 p.75-77);
Concentrazione (ppm) della CO2: non è vero che adesso con le attuali 390 ppm di CO2 siamo al massimo, perché tra il 1812 e il 1961 questa, secondo circa 900 misure fatte in oltre 400 siti, è variata fra 150 e 450 ppm ed ha toccato tre livelli di massimo nel 1820, 1855, e 1940 (2) e quindi non è giustificato fare dell’allarmismo su questo dato;
Le variazioni della temperatura sulla Terra: nelle ere geologiche passate le variazioni di temperatura hanno preceduto, non seguito, di 600-800 anni le variazioni di CO2 in atmosfera (3 p.17; 5 p.199) e pure i cambiamenti rapidi del clima (fast transitino), paventate dagli ambientalisti, ci sono sempre stati senza che l’uomo avesse alcuna colpa. In tempi più recenti - quando era assente l’industrializzazione e quindi le emissioni di gas serra antropici - si sono avute variazioni significative di temperatura e precisamente si è avuto il periodo caldo medioevale (1000-1300 circa) con temperature più alte di quelle odierne, seguito dalla piccola età glaciale (1400-1700 circa) con temperature più rigide di quelle attuali, e da lì è iniziato nuovamente il riscaldamento, con però una diminuzione di temperatura fra il 1880 e il 1910 e il 1940 e il 1975, quando cioè si era in pieno boom demografico, industriale e di emissioni di gas serra antropici. Dal 1998 la temperatura ha smesso di crescere nonostante le emissioni nel mondo siano aumentate (più 30% rispetto al 1990) notevolmente (3 p.19-24; 4 p.169-173; 5 p.196-198; 7 p.138-139).
Infine va ricordato che fino all’età del bronzo, nel periodo chiamato massimo Olocenico, si ebbero temperature per oltre duemila anni (circa 6500-4500 a.c.) di 2-3 gradi superiori a quelle attuali e nonostante questo niente di catastrofico è accaduto e neanche gli orsi polari non ne hanno risentito (5 p.197-198;7p.139)
Influenza del sole e della CO2 sul riscaldamento terrestre: non c’è alcuna «impronta digitale» legata ai gas serra antropici rilevata dai satelliti nell’alta atmosfera che evidenzi un riscaldamento del pianeta (3 p.25-32; 4 p.173-175;), mentre c’è perfetta correlazione fra attività solare e variazioni di temperatura e nessuna correlazione legata alla CO2 antropica negli ultimi 400 anni (1 p.49; 3 p.30-32; 5 p.199-205; 7 p.138).
Comunque sia un eventuale riscaldamento terrestre non può portare altro che molti benefici sia di qualità della vita sia di produzione agricola e degli allevamenti (1 p.81-83; 3 p.70-74; 6 p.98-103; 9 p.80-82), come del resto è sempre stato anche nel passato, mentre tempi grami (carestie e pestilenze) si sono avuti con il freddo, soprattutto nella piccola era glaciale prima ricordata;
L’origine della credenza del riscaldamento terrestre causato dalla CO2 antropica: la responsabilità della credenza dell’effetto nefasto della CO2 antropica è, purtroppo, molto da attribuire a Margaret Thatcher che - rimasta «scottata» sia dagli scioperi dei minatori nelle miniere di carbone Uk, poi chiuse perché antieconomiche, sia dagli shock petroliferi degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso - pensò bene di promuovere indirettamente l’energia nucleare finanziando studi che individuassero proprio nella CO2 antropica il colpevole di un supposto disastroso riscaldamento globale, noto come Agw, ovvero Antropic Global Warming (1 p.112-118). Nacque in seguito questa favola per poi arrivare ad avere l’Ipcc, il protocollo di Kyoto, i vari Cop, il pacco triplo 20% Ue, nonché gli scandalosi dati taroccati per avallare proprio l’Agw, ecc. Questo a dimostrazione – come affermava anche Milton Friedman - che buoni obbiettivi (l’affrancamento, almeno parziale, dai combustibili fossili) sono pervertiti da cattivi mezzi (la menzogna dell’Agw) e che quando la politica vuole influenzare la scienza crea solo mostri. Ciò detto sarebbe quindi bene che gli scienziati - quelli veri che ancora non hanno preso una posizione chiara sull’ Agw - si decidessero, tutti insieme, ad andare con forza controcorrente per sconfiggere la falsità sulle responsabilità della CO2 antropica riguardo ai cambiamenti climatici. Infatti così facendo aiuterebbero a far ragionare i politici ed i cittadini - succubi e spaventati dalle ideologie catastroambientaliste antiantropocentriche – e li farebbero quindi smettere di sprecare centinaia di miliardi per combattere ciò che non esiste per impiegarli invece in ciò che è necessario.
Inoltre darebbero un forte contributo a sconfiggere la sindrome Nimby (Not in my back yard = Non nel mio cortile), che in Italia, ha – sfortunatamente - molto, troppo, seguito, con gravi danni per la qualità della vita, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente. Vasto programma? Probabilmente sì però mai dire mai.
Bibliografia:
(1) Cascioli – Gaspari Che tempo farà (Falsi allarmismi e menzogne sul clima) ed. Piemme 2008
(2) Franco Battaglia Quegli sfaccendati a Durban che fingono di salvare il mondo Il Giornale 10/12/2011 p. 15
(3) S. Fred Singer La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima ed. 21° Secolo 2008
(4) Franco Battaglia Energia nucleare? Sì per favore… ed. 21° Secolo 2009
(5) F. Battaglia-R.A. Ricci Verdi fuori rossi dentro (L’inganno ambientalista) ed. Libero-Free 2007
(6) Bjorn Lomborg «Stiamo freschi» (Perché non dobbiamo preoccuparci troppo del riscaldamento globale) ed. Mondatori 2008
(7) Franco Casali Energia nucleare (Una scelta etica indifferibile – Ma le scorie radioattive?) Ed. Clueb 2010
(8) Cascioli-Gaspari Le bugie degli ambientalisti 2 (I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti) ed Piemme 2006
(9) Cascioli-Gaspari Le bugie degli ambientalisti (I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti) ed Piemme 2004
Fonte
13/01/2012, 17:40
14/08/2012, 10:49
Il riscaldamento continua a diminuire
di Vincenzo Zappalà
Un gruppo di lavoro formato da parecchi scienziati americani ha svolto un’analisi di cinque anni per valutare l’accuratezza dei dati sulla temperatura forniti dalla rete NOAA, finora accettata come la più realistica e sulla quale si sono basati gli studi presentati dai membri dell’IPCC. I risultati sono a dir poco rivoluzionari.
Per compiere la ricerca è stato utilizzato il metodo di METEO-France, giudicato oggi il più valido per stabilire la bontà dei siti in cui sono posti i termometri. La qualità di questi dipende da vari fattori, come la lontananza da fonti di calore urbane, dalla vicinanza di aeroporti, dall’appartenenza a zone rurali o agricole, dalle correzioni utilizzate finora per rendere omogenei i vari dati.
L’autorevolezza del lavoro è indubbia e ha un’ulteriore punto di forza nel fatto che gli studiosi hanno voluto rendere pubblica la versione preliminare, prima ancora di sottometterla alla rivista per la pubblicazione. In questo modo, i “referee” (giudici esterni) non saranno solo i due prescelti dall’editore, ma tutta la comunità climatologica internazionale. Un gesto di grande serietà scientifica, di sicurezza nei risultati e nel metodo usato per ottenerli.
I risultati sono veramente impressionanti. Dopo aver applicato il nuovo metodo di valutazione e classificati i siti delle misurazioni di temperatura in cinque categorie legate alla qualità dei rivelamenti, si è trovato che nel periodo 1979-2008 (quello giudicato di maggior impatto per il Riscaldamento Globale) i risultati finora mostrati sono stravolti da effetti di selezione macroscopici. L’andamento del riscaldamento negli USA è completamente da rivedere.
In particolare, si è stabilito che utilizzando solo i siti più attendibili il trend è di 0.155°C per decennio. Lo stesso andamento diventa 0.248°C per decade quando si usano i dati di stazioni in siti non ottimali. Se, infine, si tengono conto tutte le stazioni, ma con le correzioni erronee eseguite a posteriori, l’andamento diventa addirittura di 0.309°C. In altre parole, l’aumento di temperatura, basato su siti di alta qualità, è estremamente più basso di quanto ipotizzato finora.
A sinistra l’incremento delle temperature degli USA come apparivano considerando tutti i siti del NOAA e dopo aver eseguito le correzioni (erronee) considerate utili per omogeneizzare i dati. A destra in basso, gli incrementi ottenuti considerando solo siti di classe 3,4 e 5 (i meno attendibili). In alto a destra, gli incrementi ottenuti con siti di prima e seconda categoria (quelli non corrotti da fonti di riscaldamento artificiali). I vari colori sono spiegati nella tabella posta all’estrema sinistra.
Gli studiosi vorrebbero ora valutare la situazione a livello mondiale, ma si pensa che si otterranno risultati analoghi.
Le conclusioni le lascio ai lettori a cui do tutte le referenze del caso. Voglio solo aggiungere che quando la serietà scientifica ha il sopravvento, molti atti di fede si sciolgono al Sole (anche senza temperature in aumento irrefrenabile). Ovviamente, nessuno vuole mettere in dubbio la buona fede dei lavori presentati dall’IPCC, ma sicuramente i suoi membri dovranno ora rivedere completamente le stime catastrofiche con cui i media ci hanno perseguitato.
Questo risultato conferma quanto già riportato poco tempo fa in questo articolo, basato su dati completamente diversi e di più ampia portata.
Fonte
articolo originale
figure e grafici dell'articolo originale
PPT dell'articolo originale
PPT sulla metodologia utilizzata nell'articolo originale
18/08/2012, 17:07
30/03/2013, 00:59
Uragani devastanti in arrivo sull'Europa, ma con calma
di Elena Re Garbagnati - pubblicato venerdì 29 marzo 2013 alle 13:37
leggi i commenti
Secondo un modello metereologico elaborato da un esperto del Royal Netherlands Meteorological Institute, fra 80 anni l'Europa sarà spazzata da uragani della stessa potenza di quello che ha investito New York nell'ottobre 2012.
L'Europa potrebbe essere investita da uragani della stessa potenza di Sandy, il mostro metereologico che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti a ottobre 2012. Non è una bufala: la notizia è stata pubblicata da NewScientist ed è frutto di un modello climatico messo a punto da Reindert Haarsma del Royal Netherlands Meteorological Institute.
La buona notizia è che abbiamo molto tempo per prepararci all'evento: se davvero si abbatterà sul Vecchio Continente, la tempesta perfetta potrebbe arrivare nel 2094-2098. L'obiezione che a tutti viene in mente è che gli uragani si formano nella parte occidentale dell'oceano Atlantico, nell'area tropicale in cui la temperatura superficiale del mare supera i 26 gradi centigradi. Da questa posizione le correnti spingono gli uragani a nord ovest, facendoli abbattere sulla costa orientale statunitense.
Secondo il modello di Haarma però, in conseguenza delle emissioni di gas a effetto serra, nella parte est dell'Atlantico tropicale fra un'ottantina d'anni ci saranno le condizioni di calore e umidità atte a favorire la formazione di uragani. Ovviamente le tempeste tropicali che si dovessero generare al largo delle coste africane seguirebbero un percorso differente da quelle attuali, che le spingerebbe verso l'Europa occidentale, coinvolgendo in prima battuta Portogallo e Spagna.
Una volta lasciati i tropici ed entrati in una zona più fredda gli uragani si trasformerebbero in tempeste ibride, a metà strada tra le tempeste invernali e gli uragani, esattamente come Sandy. Speriamo che il centro di elaborazione abbia sbagliato i calcoli.
22/05/2013, 09:41
22/05/2013, 11:35
La Corrente del Golfo si è spostata: The day after tomorrow?
Pubblicato il 17 ottobre 2012
cut
La corrente del Golfo è una massa di acqua “calda” che, partendo dal Golfo del Messico, arriva sino alle coste del Nord Europa e della Gran Bretagna. Fondamentale nell’equilibrio climatico del pianeta la Corrente è il fattore che rende il clima di Inghilterra, Scozia, Irlanda e Nord Atlantico Europeo molto più mite in confronto a zone a latitudini simili che il tepore della corrente non ricevono. La tesi del film “niente corrente uguale glaciazione” non è una proiezione scientifica calcolata al millesimo di quello che accadrebbe se la corrente del Golfo cessasse il suo moto. Quello che è però scientificamente certo è che modificazioni della “rotta”, della temperatura e della velocità della Corrente faranno sentire i loro effetti sul clima di tutto il pianeta.
Stando allo studio pubblicato dal Woods Hale Oceanographic Institution la corrente del Golfo avrebbe, dall’ottobre del 2011, “piegato verso Nord”, puntando verso il New England e riscaldando le sue acque. Quali che siano le conseguenze non è del tutto prevedibile, si possono fare solo ipotesi, dalle meno alle più catastrofiche. Ma anche su quali siano le cause di questo spostamento non ci sono altro che congetture. Forse la forza degli uragani Katrina ed Irene che il Golfo del Messico hanno spazzato, o forse una massa d’acqua fredda che salendo dall’Atlantico meridionale ha “spinto” via la corrente. Fatto sta che da un anno le acque del New England sono più calde e quelle della vecchia Inghilterra più fredde.
Fonte:http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/alessandro-camilli-opinioni/corrente-golfo-day-after-tomorrow-1370404/
22/05/2013, 12:39
22/05/2013, 14:17
27/05/2013, 10:51
29/05/2013, 10:33
02/06/2013, 18:26
GIUGNO: SULLA PENISOLA PIOGGIA A NORD, CALDO E SICCITÀ A SUD E SICILIA
Europa centrale: allarme alluvioni
Italia: maltempo a nord fino a giovedì
In Rep. Ceca tre morti e sei dispersi. Quattro vittime tra Germania e Svizzera. Austria: un morto e due dispersi
Allarme fiumi e frane in tutta l'Europa centrale, dalla Germania alla Rep. Ceca, dalla Svizzera all'Austria. La situazione più critica è a Praga e nella Repubblica Ceca.
REP. CECA - Due persone sono morte e tre risultano disperse a Praga, una donna è morta nel crollo della sua casa e un'altra è rimasta intrappolata nelle macerie a Trebenice, 30 km a sud della capitale, in seguito alle inondazioni causate dalle piogge torrenziali. Due uomini che si trovavano su un gommone risultano dispersi a Trebenice, mentre un'altra persona è dispersa nella regione di Pilsen. Stato di emergenza in sei regioni su 14. Situazione critica anche a Praga a causa della Moldava, che è straripata in alcun punti, in particolare nell'isola di Kampa nel centro storico. Il sindaco ad interim Tomas Hudecek ha chiuso otto fermate della metropolitana e ha chiesto ai cittadini che vivono fuori Praga di non andare in città. A Praga si stanno costruendo barriere ed evacuando i malati dall'ospedale Na Frantisku nel centro oltre ad alcuni animali dello zoo. Emergenza anche a Usti per il livello dell'Elba.
GERMANIA - Allarme a sud, a Passau e Rosenheim per le esondazioni di Danubio e Inn. Le autorità di Passau hanno chiesto l'intervento dell'esercito per alzare barricate sugli argini alla confluenza di Danubio, Inn e Ilz: l'acqua è già arrivata sopra il livello raggiunto nell'alluvione del 2002. Negli scorsi giorni a causa delle alluvioni in Germania e Svizzera quattro persone sono morte o sono state dichiarate disperse. La cancelliera Merkel ha promesso aiuti e militari per le aree colpite. I problemi in Germania non solo solo a sud, ma anche a est, nella città di Chemnitz. Chiusi al traffico fluviale anche i fiumi Reno, Meno e Neckar.
AUSTRIA - Alluvioni e frane anche in Austria che hanno costretto all'evacuazione di centinaia di persone. Si registrano già un morto (a St.Johann, presso Salisburgo) e due dispersi.
ITALIA - Dopo una domenica di tregua, anche la prima settimana di giugno sarà all'insegna del maltempo nel Nord e al Centro ma le piogge al nord saranno in agguato tutto il mese, mentre al sud scoppierà l'estate. Peggioramento già domenica sera sulle regioni centrali e parte dell'Emilia Romagna con temporali sui rilievi. Al nord, fino a giovedì temporali pomeridiani sulle Alpi anche con grandine. Per l'arrivo di temperature quasi estive bisognerà attendere il fine settimana dell'8-9 giugno. Ma per gran parte di giugno ci saranno al nord temporali, anche se con temperature sui 28 gradi; caldo e siccità al centro-sud, con punte su Puglia, Calabria e Sicilia di 30-35 gradi.
http://www.corriere.it/esteri/13_giugno ... b976.shtml
[size=200]Lapponia: caldo record, 30,5 °C[/size]
Francia: ore di sole in primavera -41%
A nord del circolo polare artico si fa il bagno nei laghi
Lapponia: caldo record, 30,5 °C
Francia: ore di sole in primavera -41%
A nord del circolo polare artico si fa il bagno nei laghi
Bagno il 31 maggio sulla spiaggia di Hietaniemi a Helsinki (Afp)
Caldo record in Lapponia: 30,5 gradi registrati venerdì 31 maggio a Utsjoki, in Finlandia, a nord del circolo polare artico. Nel nord-est della Francia, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, finora in primavera ci sono state 292 ore di sole contro le 495 della media: cioè il 41% in meno. Il clima sembra capovolto, ma per gli esperti non è così.
ARTICO - Le temperature nell'estremo nord europeo, pur se record da 50 anni in Lapponia per il mese di maggio, sono in linea con il riscaldamento straordinario che da alcuni anni stanno vivendo le alte latitudini e che, secondo tutte le stime, porterà negli anni Venti di questo secolo a far sparire il ghiaccio durante l'estate nell'oceano Artico, e a far sciogliere il permafrost (lo strato di terreno perennemente gelato) liberando grandi quantità di carbonio (in particolare metano, potente gas serra) che con un'azione di feedback faranno aumentare ulteriormente il riscaldamento globale.
Caldo record in Lapponia
Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto211392 Invia contenuto via mail Link:EUROPA OCCIDENTALE - Di contro l'Europa occidentale ha visto uno dei mesi di maggio più freddi e piovosi da 20-30 anni. Météo France ha reso noto che finora in primavera nel nord-est del Paese, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, c'è stata una diminuzione del 41% delle ore di sole rispetto alla media (292 ore contro 495). Gli abitanti di queste zone per 26 giorni non hanno proprio visto un raggio di sole e solo 5 hanno avuto un tasso di insolazione superiore all'80%. Le temperature registrate a maggio sono state di 2 gradi sotto la media (1981-2010).
FREDDO APPARENTE - Nel bollettino emesso il 22 maggio, il National Climatic Data Center (Ncdc) americano ha annunciato che il periodo gennaio-aprile 2013 è stato globalmente tra i più caldi mai avuti da 132 anni.
SITUAZIONE BLOCCATA - La circolazione atmosferica in Europa è bloccata da circa un mese da due anticicloni a sud e nel nord-est. Il risultato è l'afflusso di aria fredda da nord sull'Europa occidentale e di aria calda da sud nella aree orientali, aria calda che arriva sino nelle regioni artiche. Potrebbe essere una situazione simile a quanto avvenuto nel 2010, con il caldo anomalo su Russia e Siberia, situazione dovuta a un anomalo blocco delle onde di Rossby legate alle correnti a getto dell'atmosfera.
Paolo Virtuani
http://www.corriere.it/ambiente/13_giug ... 9e2d.shtml
02/06/2013, 19:03