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Grigio
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 Oggetto del messaggio: La vita extraterrestre come noi non la conosciamo
MessaggioInviato: 15/12/2009, 09:45 
http://sites.google.com/site/dresda99/n ... conosciamo

Quando si parla della possibilità di trovare vita su altri mondi alieni, di solito si dice "la vita, come noi la conosciamo". Ma bisogna ricordare che siamo rimasti noi stessi sorpresi quando sono state scoperte forme di vita estrema, esotica, sul nostro pianeta. Perciò occorre capire come la vita potrebbe evolvere e svilupparsi sugli ambienti planetari alieni. E' quello che un gruppo di scienziati ha recentemente discusso alla Conferenza Europea delle Scienze Planetarie tenutasi a Potsdam, in Germania, lo scorso Maggio di quest'anno.

Storicamente, ci si aspetta di trovare i pianeti che possono ospitare la vita nella cosiddetta zona di abitabilità, cioè quella regione orbitale attorno alla stella in cui i pianeti di tipo terrestre conbiossido di carbonio, vapore acqueo e atmosfere ricche di azotopotrebbero mantenere l'acqua allo stato liquido sulla superficie. Questo ha portato gli scienziati a cercare eventuali segnali biologici prodotti da qualche forma di vita extraterrestre dotata di un metabolismo simile a quello terrestre, dove cioè l'acqua è utilizzata come solvente e dove i mattoni fondamentali della vita, ossia gliaminoacidi, si sviluppano in ambienti dove sono presenti l'ossigenoe il carbonio. Comunque sia, queste condizioni potrebbero non essere le uniche per le quali la vita può svilupparsi.

Sotto la guida di Maria Firneis , l'Università di Vienna ha costituito un gruppo di ricerca per lo studio di forme di vita extraterrestre che si basano su altri tipi di solventi presenti nei sistemi planetari alieni. "E' arrivato il momento di prendere una posizione radicale ed eliminare per sempre la nostra mentalità antropica quando si studia la vita nell'Universo", ha dichiaratoJohannes Leitner che fa parte del gruppo di ricerca. "Sebbene questa sia l'unica forma di vita che conosciamo, non si può escludere il fatto che altre forme di vita abbiano preso una strada alternativa all'evoluzione biologica e con un metabolismo diverso da quello che conosciamo", dichiara ancora Leitner.

Una delle condizioni necessarie per il tipo di solvente a supporto dello sviluppo della vita è che rimanga liquido su ampio intervallo di valori della temperatura. L'acqua, ad esempio, rimane allo stato liquido tra 0°C e 100°C, ma altri tipi di solventi possono ancora esistere allo stato liquido fino a temperature di circa 200°C. Questo caratteristico tipo di solvente potrebbe dar luogo all'esistenza di un vero e proprio oceano sulla superficie del pianeta se si trova molto vicino alla suastella. Lo scenario opposto è ancora possibile. Un oceano formato da ammoniaca potrebbe essere presente allo stato liquido sulla superficie di un pianeta che si trova a enormi distanze dalla stella centrale. Infatti, oggi sappiamo che veri e propri laghi dimetano/etano ricoprono grandi regioni della superficie di Titano , un satellite di Saturno . Di conseguenza, le varie discussioni sull'esistenza di potenziali forme di vita extraterrestre e di quali sono le strategie migliori per la sua ricerca sono in fase di progresso e non sono solamente limitate agli esopianeti o alle zone di abitabilità. Il gruppo di ricerca dell'Università di Vienna studierà le proprietà di vari solventi, la loro abbondanza nello spazio, le caratteristiche termiche e biochimiche che sono fondamentali per l'origine e l'evoluzione di possibili forme di vita aliena. "Anche se la maggior parte dei pianeti extrasolari sono pianeti gassosi e massivi, simili a Giove , la scoperta di pianeti di tipo terrestre rimane solo una questione di tempo", termina Leitner.

Corrado Ruscica



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MessaggioInviato: 15/12/2009, 12:37 
beh infatti quello che penso sempre, prima di sapere se ce una forma di vita bisogna prima sapere se si è in grado di riconoscere tale forma di vita


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MessaggioInviato: 15/12/2009, 14:46 
Dresda99 avendo ricevuto alcune lamentele ti pregherei di postare sempre la fonte originale dell'articolo... assieme al tuo sito. Grazie.[;)]



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MessaggioInviato: 15/12/2009, 15:33 
Cita:
Messaggio di dresda99
"E' arrivato il momento di prendere una posizione radicale ed eliminare per sempre la nostra mentalità antropica quando si studia la vita nell'Universo", ha dichiaratoJohannes Leitner che fa parte del gruppo di ricerca. "Sebbene questa sia l'unica forma di vita che conosciamo, non si può escludere il fatto che altre forme di vita abbiano preso una strada alternativa all'evoluzione biologica e con un metabolismo diverso da quello che conosciamo", dichiara ancora Leitner.


ERA ORA!!!

Cita:
oggi sappiamo che veri e propri laghi dimetano/etano ricoprono grandi regioni della superficie di Titano , un satellite di Saturno . Di conseguenza, le varie discussioni sull'esistenza di potenziali forme di vita extraterrestre e di quali sono le strategie migliori per la sua ricerca sono in fase di progresso e non sono solamente limitate agli esopianeti o alle zone di abitabilità.


E certamente lassù ci sarà vita più o meno complessa...così come su giove e saturno...e direi su tutti i corpi del sistema solare....



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MessaggioInviato: 22/12/2009, 10:45 
A conti fatti... esistono delle ricerche dettagliate sulla possibilità di forme di vita nei laghi di metano di Titano? (fa anche rima!) Perché penso che a questo punto sarebbe la cosa più logica da fare, prima di andare a cercare ipotetici pianeti con oceani di ammoniaca in altri sistemi solari....


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MessaggioInviato: 17/05/2013, 01:54 
Cita:
E se la vita extraterrestre fosse
dove non la stiamo cercando?
Secondo una ricercatrice americana, la gamma di esopianeti abitabili che potrebbero ospitare condizioni favorevoli alla vita sarebbe ben più ampia di quanto ipotizzato

Immagine

I ricercatori, negli ultimi decenni, hanno scoperto che la nostra Via Lattea, così come miliardi di altre galassie, è piena zeppa di pianeti extrasolari. La questione molto complessa e dibattuta che rimane da chiarire è se qualcuno di loro può effettivamente ospitare la vita.

Gran parte degli scienziati ritiene che la ricerca di pianeti potenzialmente abitabili debba concentrarsi su pianeti rocciosi che orbitano in una zona ben precisa attorno alla stella madre. Condizioni, queste, che consentirebbero la presenza di acqua allo stato liquido in superficie.

Ma in un provocatorio articolo di commento pubblicato questa settimana sulla rivista Science, il fisico teorico Sara Seager del Massachusetts Institute of Technology sostiene che le condizioni per l'abitabilità potrebbero essere più comuni di quanto generalmente pensato.

Seager, pioniera nello studio delle atmosfere dei pianeti extrasolari, dipinge un quadro diverso dal solito della tipologia di pianeti che potrebbero ospitare la vita. "La premessa di base è che, per essere abitabile, un pianeta debba avere acqua liquida", spiega in un'intervista. "I
pianeti con atmosfera sottile vengono riscaldati principalmente dalla propria stella. Ma ciò che più di ogni altra cosa regola la temperatura di superficie sono l'effetto serra, i tipi di gas presenti in atmosfera, e quanto pesante è l'atmosfera. Questo è quello che dobbiamo davvero capire".

Non il solito pianeta

Con queste coordinate in mente, Seager descrive come l'acqua e la vita potrebbero trovarsi anche su pianeti di grandi dimensioni orbitanti la propria stella madre a distanze dieci volte superiori rispetto alla distanza Terra-Sole se solo, per esempio, le atmosfere di questi pianeti contenessero abbastanza idrogeno gassoso.

L'idrogeno, spiega Seager, crea un effetto serra molto più potente di quello presente nella nostra atmosfera, e potrebbe quindi mantenere al caldo la superficie di un pianeta che riceve poche radiazioni dalla sua stella.

Anche pianeti relativamente secchi e più vicini ai propri Soli potrebbero essere abitabili, secondo Seager. Questi pianeti hanno infatti bisogno di meno acqua per creare temperature adatte alla vita sulla loro superficie dal momento che l'umidità atmosferica è il gas serra più efficace di tutti.

Seager ha descritto Venere come un esempio dinamico di instabilità: il pianeta, un tempo ricco d'acqua, è ora inabitabile a causa della troppa umidità che ha dato vita a un effetto serra fuori controllo. Un Venere più secco e più giovane, spiega, sarebbe potuto evolvere in un pianeta piuttosto abitabile.

Anche i pianeti che non orbitano attorno a nessuna stella - i tanti pianeti che fluttuano liberamente - potrebbero ospitare la vita, secondo Seager. Avrebbero però bisogno di calore generato dai processi radioattivi o da altri processi all'interno loro nuclei, nonché dei giusti gas per mantenere il calore nell'atmosfera. "Se c'è una lezione importante da imparare dagli esopianeti," scrive Seager su Science, "è che tutto è possibile nel rispetto delle leggi della fisica e della chimica".

La ricerca astronomica di pianeti extrasolari in questi ultimi anni è stata uno straordinario successo, e molti pianeti sono stati scoperti in quelle che vengono considerate le "classiche" zone abitabili.

Segni di vita

Il prossimo passo per i ricercatori è quello di imparare a identificare nelle atmosfere gli elementi e i composti che sono considerati una traccia della possibile presenza di vita. E questa è la specialità di Seager.

Sulla Terra, per esempio, la presenza di grandi quantità di ossigeno atmosferico è un segno sicuro della presenza di vita perché, in mancanza di un rifornimento costante, l'ossigeno legherebbe rapidamente con altri elementi e scomparirebbe. Nelle atmosfere degli esopianeti, altri composti come ozono e metano, specialmente in combinazione con l'ossigeno, possono essere considerati segni di possibile vita extraterrestre.

Secondo James Kasting, esperto di esopianeti della Pennsylvania State University, le opinioni di Seager sulle possibili diverse condizioni di abitabilità nei vari pianeti extrasolari sono simili a quelle di altri membri della comunità scientifica. La sfida e le difficoltà maggiori risiedono però nell'enfasi con la quale Seager indica questi pianeti come obiettivi per le future ricerche.

Gli sforzi, da parte della NASA, di lanciare un telescopio orbitante che riesca a rintracciare e analizzare le atmosfere degli esopianeti si sono infatti rivelati di difficile pianificazione - e spesso sono rimasti frustrati.

Un occhio nel cielo

Un precedente progetto di costruzione di uno strumento del genere, il Terrestrial Planet Finder (TPF), è stato abortito a causa dell'esorbitante prezzo previsto: più di 5 miliardi di dollari. "Il telescopio che speriamo un giorno verrà costruito deve essere progettato per cercare particolari tipi di pianeti", ha detto Kasting. "Molti di noi credono che un telescopio TPF a caccia di pianeti nelle più tradizionali zone abitabili abbia più possibilità di successo rispetto a un telescopio che cerchi esopianeti ricchi di idrogeno o con altre caratteristiche al di là di quelle che oggi compendiamo meglio".

Ma se una missione TPF è ancora un'ipotesi remota, la NASA ha recentemente approvato lo sviluppo di un altro satellite per la ricerca di esopianeti chiamato Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), il cui lancio è previsto per il 2017. TESS cercherà pianeti extrasolari nei dintorni di 500.000 stelle fredde e piccole (di classe spettrale M) relativamente vicine al nostro sistema solare. Per confronto, il telescopio spaziale Keplero è oggi alla ricerca di esopianeti in una regione contenente 150.000 stelle a centinaia di anni luce di distanza.

Da solo TESS non sarà in grado di fornire informazioni significative sulle atmosfere degli espopianeti. Ma potrà farlo in collaborazione con il James Webb Space Telescope - "se siamo fortunati", ha aggiunto Seager. Il lancio del telescopio spaziale James Webb è in programma per il 2018.

Seager conclude il suo articolo scrivendo che, nonostante gli ostacoli, "il campo della ricerca e della caratterizzazione di esopianeti è sulla buona strada per capire appieno le condizioni di abitabilità e per trovare mondi abitabili".

Questo non significa necessariamente che la vita extraterrestre esista, o che qualsiasi possibile osservazione futura porterà con sé alcuna nuova certezza, ha detto. Ma almeno stiamo imparando sempre meglio a guardarci intorno.


http://www.nationalgeographic.it/scienz ... 42100/?rss


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Io punto tutto su Europa!



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Anche io punto tutto su Europa, ho avuto però una precisazione sul sistema gioviano: Giove emette talmente tante radiazioni che persino la sonda Galileo si è resettata più volte malgrado fosse schermata, quindi le lune sono abbondantemente irradiate e sterilizzate.

Sulla Terra sono stati trovati batteri anche nelle vasche di plutonio delle centrali nucleari, quindi è possibile che ci possa essere qualcosa di vivo su Europa ma non ci si aspetta niente di più di batteri (io mi immaginavo anche qualche verme o costaceo). I ghiacci e i mari della luna sono una buona schermatura ma non sufficiente, quindi se c'è vita un po' più complessa di qualche batterio e simile a quella terrestre deve trovarsi molto in profondità, sui fondali degli oceani più profondi o persino sotto. Però molti sperano di trovare qualcosa, il chè è incoraggiante...



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Anche l'ossigeno è una sostanza altamente ossidante e velenosa e pure noi la usiamo per respirare come quasi tutte le specie del pianeta quindi il fatto che Giove emetta radiazioni non deve farci porre a prescindere un punto sulla questione; Io punto su europa perchè sotto la sua spessissima calotta, nell'oceano sottostante, magari attorno a delle fumarole potrebbe svilupparsi tranquillamente un ecosistema a se stante come succede nelle profondità dei nostri oceani, in cui tali "comunità" nascono e muoiono al ritmo dello spuntare di questi camini idrotermali :)

Insomma il modello di riferimento c'è, in teoria anche le condizioni, quindi val la pena dare una occhiata approfondita, chissà che non troviamo una specie intelligente di cefalopodi, visto che già quelli sulla terra sono tra le specie più intelligenti in natura ^_^



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Cita:
byrus ha scritto:

Anche io punto tutto su Europa, ho avuto però una precisazione sul sistema gioviano: Giove emette talmente tante radiazioni che persino la sonda Galileo si è resettata più volte malgrado fosse schermata, quindi le lune sono abbondantemente irradiate e sterilizzate.

Sulla Terra sono stati trovati batteri anche nelle vasche di plutonio delle centrali nucleari, quindi è possibile che ci possa essere qualcosa di vivo su Europa ma non ci si aspetta niente di più di batteri (io mi immaginavo anche qualche verme o costaceo). I ghiacci e i mari della luna sono una buona schermatura ma non sufficiente, quindi se c'è vita un po' più complessa di qualche batterio e simile a quella terrestre deve trovarsi molto in profondità, sui fondali degli oceani più profondi o persino sotto. Però molti sperano di trovare qualcosa, il chè è incoraggiante...


Tieni conto però che le radiazioni gioviane non potrebbero penetrare attraverso gli enormi strati di ghiaccio e acqua di Europa, quindi ne verrebbe sterilizzato solo il ghiaccio superficiale.


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MessaggioInviato: 25/05/2013, 23:23 
Non siamo nemmeno sicuri che non esistano esseri viventi completamente immuni alle radiazioni...
Sono a presupporre che la vita sia lo stadio finale di un determinato elemento che non subisca sostanziali "rinnovamenti" e che probabilmente ogni elemento ha un sua tempistica prima che diventi "vivo".
Probabilmente il carbonio potrebbe essere un elemento (sempre secondo questa mia supposizione) che abbia un tempo relativamente basso in cui esso prende vita.
E sono a supporre anche che questi elementi trovano la condizione necessaria proprio in zone come la nube di Oort, in asteroidi immobili nello spazio o in immensi blocchi di ghiaccio.
Del resto è quantomeno curioso che siano proprio le comete, rivestite di ghiaccio, a spargere nello spazio o sui pianeti di passaggio, nuove forme viventi o anche semplici filamenti di dna o aminoacidi che in futuro diventeranno nuove specie viventi.
E considerando tutte le specie differenti di organismi sulla Terra, (dove il carbonio e gli esseri che ne sono costituiti trovano un buon compromesso), credo che altri organismi viventi basati su un altro elemento possano aver trovato una buona dimora in qualche altro pianeta con caratteristiche differenti.
Se si parla di Universo, non bisognerebbe escludere niente.


Ultima modifica di holocron il 25/05/2013, 23:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/06/2013, 03:29 
dipende dal livello delle radiazioni... il punto è che radiazioni elevate significano energia radiante elevata ed un sistema, soprattutto se organico, a fronte di un'energia troppo elevata si distrugge. Qualunque tipo di lesione, non solo radioattiva, ma perfino da urto, è derivata da un'eccessiva energia che rompe i legami organici. Ora potrebbero anche esistere esseri composti di pietra, ma l'esperienza mi pare insegni che la complessità per poter operare ha bisogno di materiali che non richiedano energie troppo elevate per poter essere manipolati.
Mi spiego meglio: un essere di pietra probabilmente resisterebbe alle radiazioni e a colpi molto duri, certo più di un essere vivente terrestre, dinosauri compresi, ma per poter arrivare ad essere costituito richiederebbe una spesa energetica enorme. Questo è un discorso molto a grandi linee, che tralascia questioni più sottili sulle qualità dei determinati materiali, qualità e proprietà indispensabili per qualunque tipo di "scambio" e movimento di energia, qualsiasi sia la forma utilizzata, tale da consentire qualcosa di analogo a ciò che chiamiamo Vita.
Io pertanto ritengo che non si debba cercare troppo lontano.



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Beh, hai mai visto cosa fa l'effetto Hutchison?
E' un effetto particolare che in alcuni casi genera antigravità, e in altri rende sbarre di ferro o pietre "malleabili" come il Pongo, pur non facendoli liquefare...
Un essere vivente fatto di roccia, che è in grado di emettere in un suo "nucleo vitale" (tipo un cuore per fare un esempio rapportato agli esseri umani) delle onde in grado di rendere flessibile il suo corpo roccioso, potrebbe essere un'alternativa da non escludere, se tale essere poi vive in un ambiente per l'appunto "non compatibile" con il nostro.

Aggiungerei anche che l'unico fattore che gioca a favore di questa mia tesi è che per gli standard imposti dalla scienza attuale e per quanto riguarda i modelli standard dell'astrofisica, cè solo l'imbarazzo della scelta.
Se il Big Bang cè stato realmente, avrebbe sprigionato una temperatura talmente alta che nessun essere vivente a noi conosciuto sarebbe potuto sopravvivere.
Per non parlare poi delle condizioni proibitive che ne sono conseguite tra radiazioni, vuoto assoluto, campi magnetici, raggi gamma beta theta delta (ecc..) e condizioni della materia (in termini di galassie neonate supercalde) e di assestamento...
E in tutto ciò, la "vita" si è sviluppata?
Per questo sono a supporre che la vita è uno stadio finale in cui termina la materia (in un qualunque determinato elemento) che "soffre" la sua staticità molecolare e atomica (cioè nè calore nè una certa quantità di forza gravitazionale, nè mutamenti chimici).
Ovviamente questa staticità deve durare millenni se non milioni di anni, forse dipendentemente dal tipo di elemento.
E magari ogni elemento ha un tempo differente nel quale esso sviluppa la vita.
Forse non è detto, ma è probabile anche che il carbonio sia uno degli elementi più difficili in cui si possa sviluppare la vita, visto che tra i centinaia di esopianeti scovati non ci sia attualmente uno simile alla Terra (e perciò magari non abitabile da esseri costituiti in carbonio), e che per'altro il carbonio è un elemento, si potrebbe dire, molto suscettibile alle temperature o al tipo di atmosfera che un pianeta possiede.
Sarei proprio curioso di poter vedere esseri viventi basati su altri tipi di elementi e di come la vita "funzioni" in essi.


Ultima modifica di holocron il 12/06/2013, 10:27, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
holocron ha scritto:

Beh, hai mai visto cosa fa l'effetto Hutchison?
E' un effetto particolare che in alcuni casi genera antigravità, e in altri rende sbarre di ferro o pietre "malleabili" come il Pongo, pur non facendoli liquefare...

Ottima segnalazione...non l'avevo mai sentito...



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perché dobbiamo sempre estrarre dal cilindro queste teorie pseudoscientifiche pur di giustificare cose in cui si vuole credere. La fisica teorica e sperimentale tradizionale è già abbastanza misteriosa ed affascinante, non dubitate.



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