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I SIGNORI DELLA FINANZA PREPARANO L'ESPROPRIO GLOBALE

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Innanzi tutto facciamo osservare che i signori della finanza hanno già progettato la fase finale della operazione per l'esproprio della ricchezza nazionale della Russia. Il paravento ideologico-propagandistico dietro il quale si attua il disegno di "esproprio globale" è costituito dalla campagna per la lotta al terrorismo internazionale condotta dagli USA e iniziata dopo l'11 settembre 2001. Questa campagna è stata via via integrata da altri strombazzati programmi contro la corruzione, l'evasione fiscale, il riciclaggio di denaro "sporco", la criminalità internazionale, ecc.

http://www.vocidallastrada.com/2013/05/ ... .html#more

Di V. Katasonov
Sovross.ru

In realtà, queste nobili intenzioni di mettere ordine nel mondo intero, e di "salvaguardare gli interessi nazionali degli Stati Uniti", servono a mascherare la corsa della oligarchia finanziaria internazionale verso il dominio planetario. Si stanno infatti creando gli strumenti idonei all'esproprio globale, allo smantellamento degli stati sovrani, alla costituzione del governo mondiale ed alla formazione di un regime totalitario di dimensioni universali (il "lager mondiale").
Il completo esproprio di tutti i beni e la loro concentrazione nelle mani di una ristrettissima èlite internazionale è la condizione sine qua non per la realizzazione del nuovo ordine mondiale. A tal fine i circoli dominanti dell'Occidente in campo finanziario e bancario puntano ai seguenti obiettivi:

1. cancellazione del segreto bancario;
2. eliminazione dei paradisi fiscali (zone offshore);
3. introduzione di procedure semplificate di congelamento e confisca dei beni di privati cittadini e società da parte delle autorità dei paesi del miliardo d'oro;
4. limitazione della circolazione del contante e obbligo per le persone fisiche di usare i mezzi di pagamento e reglolamento senza contante;
5. costituzione da parte degli uffici finanziari e fiscali di reti di propri agenti ed informatori in banche e società;
6. commistione degli enti finanziari e delle banche centrali con i servizi speciali;
7. approvazione da parte degli USA di leggi extraterritoriali per la lotta agli evasori fiscali e trasformazione di tutti gli stati, le banche e le società del mondo in agenti degli uffici tributari americani;
8. incentivazione dei processi di accentramento del capitale bancario, riduzione del numero delle banche con parallela espansione della rete di succursali e filiali delle stesse;
9. concessione di ulteriori poteri e funzioni alla banche centrali (mantenendone invariata l' "indipendenza" dallo stato);
10. realizzazione, tramite accordi internazionali, di una rete di scambio di informazioni finanziarie sulle persone fisiche e giuridiche (dati personali, dati su conti e transazioni) tra uffici fiscali, servizi investigativi finanziari e dicasteri delle finanze;
11. preparazione e svolgimento di operazioni di "sterilizzazione" di enormi masse di liquididità in giro per il mondo (contante e non, innanzi tutto dollari USA) prevalentemente tramite riforme monetarie e cambi della moneta.

In altri termini, si sta confezionando un "cappuccio" bancario-finanziario sulla intera popolazone terrestre. Banche e società finanziarie cesseranno di essere dei semplici isituti commerciali per trasformarsi in organizzatori materiali dell'esproprio fino a farsi strumento della èlite mondiale per il controllo assoluto della popolazione. Di qualcosa del genere iniziò a parlare e scrivere l'economista e socialista tedesco Rudolf Hilferding nel libro intitolato "Il capitale finanziario", uscito a ridosso della prima guerra mondiale. Più avanti, negli anni venti, l'autore aggiornò le proprie idee sulla società totalitaria assoggettata alle banche, riproponendole in forma di teoria del "capitalismo organizzato" (è significativo che egli salutasse l'avvento di un sistema del genere come anteprima del socialismo).

Le autorià statali, gli esponenti politici ed i cittadini della Russia debbono avere chiari i piani dell'oligarchia fianziaria mondiale e le minacce che ne derivano. Si prenda, ad esempio, il punto tre dell'elenco riportato, riguardante le procedure di congelamento e confisca dei beni di privati cittadini e società. Le "innovazioni" sono chiare. I fatti dello scorso marzo a Cipro dimostrano che ora non occorrono più motivazioni giuridiche di alcun genere per confiscare i depositi bancari. Le decisioni sono giustificate con nessità eonomico-finanziarie ("misure di stabilizzazione"). Comincia a valere il principio di "opportunità", non politica, ma economica e fananziaria.

La Svizzera, rinomata per la tutela del segreto bancario, ha approvatto una legge, in base alla quale i mezzi di qualsiasi persona fisica o giuridica possono essere d'ora in avanti congelati sul suo conto già dall'avvio delle indagini e non più dopo la pronuncia della sentenza. Questa novità può essere meglio interpretata, se si considera che gli USA hanno di recente approvato una legge, secondo cui ogni persona (sia negli USA che fuori dei suoi confini) può essere considerata un potenziale terrorista e indagata. La legge s'intitola National Defense Authorization Act 2012 (NDAA). Dato che USA e Svizzera hanno stipulato fra loro un accordo di cooperazione in campo finanziario, lo zio Sam ha ora la facoltà di congelare i mezzi di qualsiasi persona fisica o giuridica depositati in banche elvetiche.

Gli oligarchi ed i funzionari corrotti di tutta la Russia non debbono illudersi che la loro lealtà al Gotha finanziario li ponga al riparo dalla eventualità dell'esproprio. Debbono scordarsi delle loro ricchezze accumulate "con tanta fatica" e chi sa se riusciranno a salvare almeno la vita e la libertà. Se i cleptomani russi capiscono la situazione, dovrebbero per primi chiedere la revisione delle privatizzazioni-truffa degli anni novanta. Dovrebbero pentirsi dei furti di denaro pubblico, degli atti di corruzione e di ogni altra frode economica, comprese le esportazioni di capitali. Certo non sarà facile mettersi d'accordo con il popolo, ma i margini di garanzia saranno certamente maggiori. La proditorietà, la vigliaccheria e l'ipocrisia dell'èlite occidentale appare ormai evidente persino a chi ha scarsa cognizione della storia dell'Occidente.

Va detto, inoltre, che una parte della ricchezza nazionale della Russia è stata esportata legalmente. Penso innanzi tutto alle riserve valutarie governate dalla Banca centrale. Occorre dunque modificare le leggi del paese e rimpatriare quelle somme partendo dalle nuove regole. Non si tratta di operazioni inedite.

All'inizio del 1914, molti politici e statisti russi, ma anche gente comune, avvertirono il pericolo imminente e gran parte delle somme di società e privati cittadini russi, nonchè della Banca di Stato dell'Impero, depositate in istituti tedeschi e austro-ungarici furono alla svelta riportate in Russia. Questo paese si trova oggi alla vigilia di una guerra non meno globale, alcuni esperti anzi sostengono giustamente che essa sia già cominciata senza nessuna dichiarazione ufficiale. In una situazione siffatta i dirigenti ed i comuni cittadini della Russia debbono agire con prontezza e puntualità in varie direzioni, ivi compresa la tutela degli interessi parimoniali non solo nazionali, ma anche personali.


Traduzione di Stefano Trocini per si@rivoluzione



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 27/05/2013, 12:40 
Il settimanale inglese mette in copertina i primi ministri Ue (tra cui Letta) guidati da Merkel. Titolo forte, sottotitolo peggio: "In attesa dell'euro disastro".



LONDRA (WSI) - La fase acuta della crisi è passata, non si parla più di dissoluzione dell'euro, ma i leader europei marciano come sonnambuli verso l'orlo del precipizio. E' la tesi sostenuta fin dalla copertina dall'edizione di questa settimana da The Economist, che mostra Angela Merkel in testa ad un drappello con Hollande, Rajoy, Barroso, Passos Coelho e Van Rompuy alla sua sinistra e Draghi, Letta e Samaras alla sua destra: tutti in marcia verso un precipizio. Titolo: 'The sleepwalkers' ('i sonnambuli', appunto). Sottotitolo: "In attesa dell'euro disastro".

In un editoriale, il settimanale economico britannico scrive che "la somma dell'indebitamento di governi, privati e imprese è ancora eccessivo", che "le banche sono sottocapitalizzate e gli investitori internazionali si preoccupano per le perdite ancora da determinare" e che se anche "gli interessi sono bassi, le aziende dell'Europa del sud soffrono per una crudele stretta creditizia".

L'Economist scrive anche che "i mercati finanziari sono stati anestetizzati da quando Mario Draghi ha promesso 'di fare qualsiasi cosa' per proteggere l'euro del collasso" e che la mossa del presidente della Bce ha dato sia tempo che mezzi per combattere la speculazione. Ma al contrario i leader politici non riescono a trovare una via di uscita per le "riforme".

"E se i leader dell'eurozona inciampassero? Come il Giappone - conclude l'Economist - l'Europa sarà in ombra per gli anni a venire. Il costo sarà misurato in termini di disillusione, comunità sociali arrugginite e vite sprecate. Ma a differenza del Giappone, l'Eurozona non ha coesione. Per tutto il tempo che stagnazione e recessione stresseranno la democrazia, l'eurozona rischia un fatale rigetto popolare. Se i sonnambuli tengono alla loro valuta e alla loro gente, devono svegliarsi".

Nella copertina del settimanale british, lo strillo fa il verso alle locandine cinematografiche. Corredato di stellette, il giudizio della critica sul film "I Sonnambuli": "Si russa alla grande", "Cinquanta gradazioni di grigio, senza il sesso", "Inazione non-stop".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... mbuli.aspx

.....tutti assieme appasionatamente..........[:(!]


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MessaggioInviato: 02/06/2013, 22:38 
La super-banchiera conferma: "le banche centrali possiedono e controllano il mondo"

Karen Hudes, sotto, ha lavorato per ben 20 anni presso la Banca Mondiale e ha confermato che le famiglie dei banchieri centrali possiedono e controllano il mondo. Secondo la donna i banchieri sono disposti ad usare la legge marziale per difendere il loro monopolio fraudolento sul credito. (La guerra al terrorismo è ovviamente un pretesto.)
Un ex membro della Banca Mondiale, l’ex Senior Counsel Karen Hudes, dice che il sistema finanziario globale è dominato da un piccolo gruppo di figure corrotte, assetate di potere le quali ruotano attorno alla FED.

Ha anche spiegato che questa rete ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione per coprire i suoi crimini. In un’intervista con il New American, la Hudes ha affermato che, quando cercò di portare alla luce i vari problemi della Banca Mondiale, fu licenziata. Ora, grazie ad un gruppo di insider, la Hudes è decisa a denunciare e porre fine alla corruzione.
Citando un esplosivo studio svizzero del 2011 pubblicato sulla rivista PLoS ONE riguardo la “rete di controllo corporativo globale”, la Hudes ha sottolineato che un piccolo gruppo di soggetti – per lo più composto da istituzioni finanziarie e in particolare da banche centrali – esercita una massiccia quantità di influenza sull’economia internazionale da dietro le quinte.
“Ciò che sta realmente accadendo è che le risorse mondiali sono controllate da questo gruppo” ha spiegato, aggiungendo che tali “corrotti” hanno anche il controllo sui media.
La Hudes, un avvocato che ha trascorso circa due decenni lavorando per il dipartimento legale della Banca Mondiale, ha osservato le macchinazioni della rete da vicino. “Realizzai che ci trovavamo di fronte a ciò che viene chiamato 'la cattura di stato', ovvero quando le istituzioni governative sono cooptate da un gruppo di potere corrotto”, ha detto in un’intervista telefonica al The New American. “I pilastri del governo degli Stati Uniti – alcuni di essi – non funzionano a causa di questa corruzione diffusa”.
Al centro della rete, secondo la Hudes, vi sono 147 istituzioni finanziarie e banche centrali – in particolare la Federal Reserve, che è stata creata dal Congresso, ma è di proprietà di un cartello di banche private. “Questa è la storia di come il sistema finanziario internazionale è stato segretamente truffato, soprattutto da parte delle banche centrali”, ha spiegato.
La Fed, in particolare, è al centro della rete e dell’insabbiamento, ha continuato la Hudes, citando una politica e un organo di controllo che include alti funzionari del governo e della FED. I banchieri centrali hanno anche manipolato i prezzi dell’oro, ha aggiunto, facendo eco alle diffuse preoccupazioni del The New American.
La poco conosciuta ma immensamente potente Banca dei Regolamenti Internazionali funge da “club” per questi banchieri centrali privati, ha continuato la Hudes. “Ora, la gente continuerà a voler pagare interessi sui debiti del loro paese quando scopriranno i “giochi di prestigio” fatti da quel gruppo? Non dimentichiamo come si sono arricchiti prendendo i soldi dei contribuenti.”
Niente oro a Fort KnoxPer quanto riguarda l’intervento sui prezzi dell’oro, la Hudes ha detto che si trattava di uno sforzo da parte della rete di corrotti e delle loro banche centrali di “non far crollare la carta moneta” – un sospetto condiviso da molti analisti e da molti alti funzionari governativi. L’informatore della Banca Mondiale ha inoltre affermato che, contrariamente alle affermazioni ufficiali, non crede vi sia oro a Fort Knox. Anche i membri del Congresso e i governi stranieri hanno cercato di scoprire se vi fosse un deposito del prezioso minerale, senza però ottenere grossi successi. La Hudes, tuttavia, ritiene che la truffa alla fine verrà smascherata.
Riforma o legge marziale?Mentre i media sono dominati da questa rete di potere, la Hudes ha lavorato con governi stranieri, giornalisti, funzionari degli Stati Uniti, governi statali, e una vasta coalizione di compagni informatori per rendere nota questa truffa.
“Vogliamo ripulire il sistema finanziario, ecco il nostro obiettivo, ma nel frattempo, le persone che non sapevano della truffa la scopriranno” ha detto. “Il sistema finanziario internazionale cambierà …. Le persone sapranno quello che sta succedendo – basta accordi sottobanco. Avremo un nuovo tipo di sistema mediatico se la gente è stufa di essere controllata e dominata.” (Lo dubito fortemente n.d.r.)
Mentre la Hudes sembra molto ottimista, riconosce il fatto che il mondo è in pericolo – negli Stati Uniti, la legge marziale, è ormai alle porte. I prossimi passi saranno cruciali per l’umanità. In base a questo è fondamentale che le persone si informino sull’illegalità, sulla corruzione e le ruberie che avvengono ai massimi livelli. Non fare nulla sarebbe disastroso.
Fonte: neovitruvian.it
Tratto da: http://www.frontediliberazionedaibanchi ... 34250.html


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MessaggioInviato: 02/06/2013, 23:00 
Cita:
nemesis-gt ha scritto:

La super-banchiera conferma: "le banche centrali possiedono e controllano il mondo"

Mentre la Hudes sembra molto ottimista, riconosce il fatto che il mondo è in pericolo – negli Stati Uniti, la legge marziale, è ormai alle porte. I prossimi passi saranno cruciali per l’umanità. In base a questo è fondamentale che le persone si informino sull’illegalità, sulla corruzione e le ruberie che avvengono ai massimi livelli. Non fare nulla sarebbe disastroso.



Il teatrino è sempre lo stesso.....
Problema-Reazione-Soluzione.... ma senza la "reazione"...
quale soluzione potranno mai proporre?

Si deduce quindi, che i padroni del mondo alzeranno il tiro... ah se lo alzeranno....



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MessaggioInviato: 10/06/2013, 17:36 
Rischio concreto di confisca dell'oro

Non e' da escludere. Possibile che Ue e governo Usa abbiano gia' deciso la confisca.
Allo studio un piano da implementare in coincidenza con un prezzo specifico.


http://www.wallstreetitalia.com/article ... l-oro.aspx

10 giugno 2013

NEW YORK (WSI) - E' a tutti gli effetti possibile che il governo Usa e ipoteticamente l'Unione Europea abbiano gia' deciso una confisca dell'oro. Stando alle previsioni di un gruppo di analisti Usa, il governo americano e le autorita' europee avrebbero gia' studiato un piano da implementare in coincidenza con un prezzo specifico.

La maggiore minaccia per gli investimenti in oro e argento non e' rappresentata dalle speculazioni aggressive dei maggiori fondi mondiali, come si sarebbe portati a pensare, bensi' dai governi di Usa ed Europa, che potrebbero ritirarlo dalle tasche dei cittadini piu' benestanti. Almeno questa e' l'opinione degli analisti finanziari del settore minerario ed energetico di Casey Research.

Finora i dibattiti su una simile eventualita' "estrema" non sono mancati, ma si sono fermati all'assunzione che il pericolo e' comunque lontano nel tempo, come qualcosa che va preso in considerazione, indubbiamente, ma in futuro.

I migliori consulenti finanziari al mondo adducono due motivazioni alla loro tesi, secondo cui l'oro non sara' confiscato presto. In primis, perche' significherebbe che il governo riconosce il grande valore che ha il metallo prezioso, rivedendo la sua posizione ufficiale. In secondo luogo, il fatto che le autorita' incontrerebbero una resistenza molto piu' feroce rispetto a quella che incontrarono nel 1933.

Il riferimento e' all'anno in cui Franklin Roosevelt, appena insediatosi alla Casa Bianca, creo' il famigerato Emergency Banking Act, misura d'emergenza per far uscire l'America dalla crisi finanziaria, con la quale veniva imposto che tutto l'oro detenuto dai cittadini (esclusa la gioielleria personale) venisse consegnato alle banche.

Se un evento simile dovesse ripetersi, il cittadino medio sarebbe travolto da sentimenti contrastanti.

Felice di vedere che i pochi "ricchi cattivi" vengano finalmente puniti, da una parte, ma al contempo preoccupati dall'idea che il governo sia in grado di compiere una sorta di furto - e di tale portata - con la forza, nella paura che loro potrebbero essere i prossimi della lista, come ci insegnano i momenti di panico a Cipro, successivi alla minaccia dell'imposizione di un prelievo forzoso per tutti i correntisti.

In generale, e' sempre nell'interesse del governo implementare la confisca in un periodo di relativa calma (dopo il prossimo crollo dei mercati, ad esempio). Solo dopo che il cittadino si sara' reso conto che ci troviamo in una crisi seria caratterizzata da una fase di depressione economica.

A quel punto il 99% sara' ben contento di far pagare gli "avari ricchi" per la crisi causata da un sistema finanziario pieno di falle. E si disinteressera' dei dettagli e dei modi con cui questo avviene, perche' avranno poco da perdere e quasi tutto da guadagnare.



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MessaggioInviato: 13/06/2013, 13:11 
I 1000 MILIARDI RUBATI DALLE MULTINAZIONALI

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http://www.ilfattaccio.org/2013/06/11/i ... nazionali/

CARI AMICI TRA POCHI GIORNI I LEADER MONDIALI DECIDERANNO
SE COLPIRE LA GIGANTESCA EVASIONE FISCALE DELLE MULTINAZIONALI


del valore di mille miliardi di dollari all’anno, sufficienti a mettere fine alla povertà, consentire a ogni bambino di andare a scuola e raddoppiare gli investimenti ecologici! Sono vicini a un accordo ma il Presidente USA Obama e il Primo Ministro canadese Harper sono sotto pressione da parte delle lobby e non hanno ancora deciso: facciamoci sentire affinché mettano fine a questo gigantesco furto che subiamo ogni anno: Tra pochi giorni i governi decideranno se colpire la gigantesca evasione fiscale delle multinazionali, del valore di mille miliardi di dollari all’anno, permettendo di raccogliere denaro sufficiente a mettere fine alla povertà, consentire a ogni bambino di andare a scuola e raddoppiare gli investimenti ecologici! Molti governi vogliono che anche le potenti multinazionali paghino le tasse, ma gli USA e il Canada non hanno ancora preso posizione. Per arrivare a un accordo abbiamo bisogno di metterli sotto pressione.

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MILLE MILIARDI DI DOLLARI

è una cifra che supera le spese militari di tutti i paesi del pianeta messi assieme. E’ una cifra che supera il bilancio di 176 nazioni! Si tratta di 1000 dollari per ogni famiglia del pianeta. E, crediateci o meno, è l’ammontare di tasse che le grandi multinazionali e i ricchi magnati del pianeta evadono ogni anno. Non dovrebbe nemmeno servire discuterne. Per dare un’enorme spinta alle finanze pubbliche dei nostri paesi in un momento di tagli dolorosi e debiti, tutto quello di cui abbiamo bisogno è che ciascuno paghi le tasse in modo equo. Ma le grandi multinazionali americane stanno facendo enorme pressione per proteggere i loro collaudati sistemi di evasione. Una forte campagna pubblica contribuirebbe a mettere sotto i riflettori due leader, il presidente Obama e il primo ministro Harper, che rischiano di difendere questo fenomeno che corrompe la società impedendo al pianeta di fare questo enorme passo in avanti. Raggiungiamo un milione di persone e Avaaz consegnerà la nostra richiesta ai leader e ai media nel bel mezzo dei negoziati:

APPLE UNA DELLE AZIENDE PIU’ RICCHE IN PRATICA PAGA ZERO DOLLARI DI TASSE

sui 78 miliardi guadagnati in questi anni mettendo in piedi una serie di scatole cinesi in paesi a una bassa tassazione e mandando i profitti all’estero. Questo genere di evasione fiscale permette alle aziende multinazionali di avere un enorme vantaggio sulle aziende nazionali di minore dimensione. Si tratta di una pratica che ha un impatto negativo sul mercato, la democrazia e la stabilità economica. Ma tra pochi giorni i governi valuteranno un piano che renderebbe più difficile per le multinazionali e per gli individui evadere le tasse nascondendo i loro profitti all’estero e nei paradisi fiscali. Il piano obbligherebbe tutti i paesi a condividere le informazioni necessarie a capire dove si nascondono i capitali e richiederebbe di rivelare chi si cela dietro aziende “prestanome”. Se le trattative andranno in porto, il G8 potrebbe trovare un accordo su questi provvedimenti nel loro complesso già questo mese.In tempi così difficili, mentre governi in tutto il mondo tagliano spese per beni e servizi fondamentali per tutti, è inaccettabile che i più ricchi abbiano un modo per evitare di pagare in modo equo la loro parte. (Ancora di più considerando che i tempi duri sono stati causati da enormi finanziamenti che i governi hanno dato alle banche sull’orlo del fallimento di proprietà di queste stesse persone). I governi stanno finalmente affrontando seriamente il problema di questi buchi nelle nostre finanze ma gli USA e il Canda rischiano di pendere dalla parte delle potenti multinazionali.

UNA GRANDE PETIZIONE PUBBLICA CON UNA FORTE COPERTURA MEDIATICA

aiuterebbe a mettere sotto i riflettori i paesi che vogliono bloccare l’accordo, rendendo questo un tema politico che Obama e Harper sarebbero costretti ad affrontare pubblicamente. Inoltre, una richiesta così forte, in cui cittadini di tutto il mondo chiedono loro di dare un importante sostegno al pianeta invece di difendere queste corrotte scappatoie aiuterebbe questi leader a ritrovare le loro coscienze e il buon senso. Non possiamo permettere che le multinazionali al lavoro nell’ombra l’abbiano vinta, puntiamo il faro dell’attenzione pubblica su questa decisione fondamentale per il nostro pianeta: Ogni settimana, la nostra comunità lotta e spesso vince battaglie per i diritti umani, la democrazia, l’ambiente e molto altro ancora. Ma alcune decisioni hanno il potere di avere un impatto su migliaia di lotte allo stesso tempo, talvolta impedendo addirittura che certe situazioni di crisi si verifichino. Mille miliardi all’anno di fondi pubblici farebbero davvero la differenza nella vita dei bambini che potrebbero andare a scuola, per le vite che potrebbero essere salvate, per la pace che potrebbe essere costruita, per gli ecosistemi che potrebbero essere protetti e molto altro. Per il bene di tutte queste future lotte che potremmo non dover lottare, dobbiamo vincere ora.


Con speranza – Alex, Jeremy, Christoph, Marie, Ian, David, Paul, Ricken e tutto il team di Avaaz

>Fonte e petizione<
http://www.avaaz.org/it/g8_tax_havens_p/?baNHHbb&v=25648

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org



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Ieri sera mi sono visto la prima puntata della serie Continuum su AXN, illuminante e profetica. Parla di un futuro prossimo dove la politica è stata sostituita dal governo delle multinazionali e di un gruppo di ribelli che torna nel 2012 per cambiare le cose.



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COME LA SCARSITÀ DI RISORSE ED IL CAMBIAMENTO CLIMATICO POTREBBERO PRODURRE UN'ESPLOSIONE A LIVELLO GLOBALE

DI MICHAEL T. KLARE
tomdispatch.com

Tenetevi forte. Non lo direste mai, ma stando a quanto affermano gli esperti mondiali e l'intelligence statunitense la Terra vi sta scivolando sotto i piedi. Che voi ne siate a conoscenza o meno, siete su un nuovo pianeta, un mondo al collasso di risorse mai visto prima.

Due scenari da incubo – la penuria globale di risorse vitali e l'incombere degli sconvolgimenti climatici – stanno già convergendo ed è probabile che nei prossimi decenni saranno la causa di un'ondata di agitazioni, contestazioni, rivalità e conflitti.



Finora è stato difficile dare un volto a questo tsunami di disastri, ma adesso gli esperti cominciano a parlare di “guerre per l'acqua” generate da sistemi fluviali contesi, di rivolte per il cibo innescate dall'innalzamento dei prezzi dei generi di prima necessità, di migrazioni di massa dei “rifugiati climatici” (con la conseguente violenza contro gli immigrati), di collasso dell'ordine sociale e di tracollo degli stati. Inizialmente è probabile che il caos interessi maggiormente l'Africa, l'Asia Centrale ed altre aree del Sud sottosviluppato, ma con il tempo l'intero pianeta sarà coinvolto.

Per avere un'idea della catastrofe che avanza, è necessario esaminare ognuno dei fattori che insieme stanno concorrendo a produrre il cataclisma prossimo venturo.

Scarsità di risorse e risorse di guerra

Cominciate con un semplice assunto: la prospettiva della futura penuria di risorse vitali naturali, compresi l'energia, l'acqua, il terreno, il cibo ed i minerali fondamentali. Ciò basterebbe da solo a garantire instabilità sociale, attriti a livello geopolitico e guerre.

Anche se dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale le scorte globali delle derrate di base sono cresciute enormemente, gli analisti ravvisano la persistenza di conflitti legati alla disponibilità delle risorse in aree dove le materie prime scarseggiano o dove la questione delle riserve viene vissuta con ansia.

E' importante sottolineare che a completamento di questo scenario non serve la totale mancanza di una data categoria di risorse. Basta l'assenza di un'offerta adeguata a soddisfare le esigenze della crescente popolazione globale, sempre più urbanizzata ed industrializzata.

Vista l'ondata di estinzioni che gli scienziati vanno registrando, alcune risorse – ad esempio particolari specie di pesci, animali ed alberi – diminuiranno nei prossimi decenni, e potrebbero anche scomparire del tutto. Intanto delle materie chiave per la civiltà moderna come il petrolio, l'uranio ed il rame diventeranno sempre più difficili e più costose da reperire, portando così ad una contrazione delle riserve e ad ammanchi periodici.

Il petrolio – la merce in assoluto più importante nell'economia internazionale – fornisce un esempio adeguato. Anche se le scorte di petrolio a livello globale aumentassero nei prossimi decenni, molti esperti dubitano che esse potrebbero soddisfare il fabbisogno di una classe media che cresce e che con ogni probabilità acquisterà milioni di auto nel prossimo futuro. Nel suo “Previsioni sull'Energia Mondiale” del 2011 l'Agenzia Internazionale per l'Energia afferma che una domanda mondiale di 104 milioni di barili al giorno potrà essere esaudita nel 2035. Ciò grazie soprattutto alla riserva addizionale rappresentata dal “petrolio non convenzionale” (il catrame del Canada, l'olio di scisto e così via) così come dai 55 milioni di barili di nuovo combustibile proveniente da campi “non ancora scoperti” e “ancora da sviluppare”.

Tuttavia molti analisti si fanno beffe di quest'analisi così ottimistica, sostenendo che i crescenti costi di produzione (per una fonte di energia che sarà sempre più difficile e costosa da estrarre), l'opposizione ambientalista, le guerre, la corruzione ed altri impedimenti renderanno estremamente difficile il raggiungimento di una crescita di tale portata. In altre parole, anche se la produzione riuscisse per una volta a superare il livello del 2010 di 87 milioni di barili al giorno, non si arriverebbe comunque all'obiettivo dei 104 milioni di barili ed i maggiori consumatori mondiali si troverebbero a dover far fronte ad una potenziale, se non assoluta, carestia.

Un altro potente esempio è rappresentato dall'acqua. Su base annua, la riserva di acqua potabile fornita dalle precipitazioni atmosferiche rimane più o meno costante: circa 40000 chilometri cubici. Ma la maggior parte di queste precipitazioni cade in Groenlandia, nell'Antartide, in Siberia e all'interno dell'Amazzonia dove ci sono pochissimi abitanti, sicché la riserva a disposizione di aree con maggior densità di popolazione è spesso sorprendentemente limitata. In molte di queste regioni le scorte di acqua sono già relativamente rade. Ciò è vero specie per quanto riguarda il Nord Africa, l'Asia Centrale e il Medio Oriente, dove la richiesta continua ad aumentare a causa della crescita della popolazione, dell'urbanizzazione e dell'emergenza delle nuove industrie a sfruttamento intensivo dell'acqua. Il risultato è che, anche quando la riserva rimane costante, lo scenario è quello di una crescente povertà.

Ovunque si guardi il panorama è più o meno lo stesso: le scorte dei beni di prima necessità possono aumentare o diminuire, ma raramente si ha l'impressione che esse superino la domanda, generando così la sensazione di essere in uno stato di carestia diffusa e sistemica. Non importa da cosa è scaturita, la percezione della povertà – o della povertà futura – regolarmente mette ansia, produce astio, ostilità e aggressività. Questo modello oramai è noto, ed è emerso chiaramente nella storia dell'uomo.

Nel suo libro “Costant battles”, ad esempio, Steven Leblanc, direttore delle collezioni per il Peabody Museum di Archeologia ed Etnologia di Harvard, osserva che molte civiltà antiche hanno raggiunto alti livelli di belligeranza in corrispondenza di momenti di carestia dettata dall'aumento della popolazione, da raccolti andati male o da periodi di siccità prolungata. Jared Diamond, autore del bestseller “Collasso”, ha individuato un modello analogo nella civiltà Maya e nella cultura Anasazi del Chaco Canyon in Nuovo Messico. Più recentemente, l'interesse affinché la popolazione avesse di che sostentarsi ha giocato un ruolo significativo nell'invasione giapponese della Manciuria nel 1931, nell'invasione tedesca della Polonia nel 1939 e dell'Unione Sovietica nel 1941, stando a quanto afferma Lizzie Collingham, autrice di “The taste of War”.

Anche se la riserva globale dei beni di base è cresciuta enormemente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli analisti ravvisano la persistenza di conflitti legati alle risorse in aree dove esse sono scarse o dove il pensiero della loro affidabilità per il futuro genera ansia. Molti esperti, ad esempio, credono che la lotta in Darfur e in altre aree del Nord Africa squassate dalle guerre sia stata causata, almeno in parte, dalla competizione tra le tribù rivali per accedere alle scarsissime riserve di acqua. Il tutto, in alcuni casi, esacerbato dalla crescita del livello della popolazione.

“In Darfur”, dice un dossier del 2009 tratto dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite sul ruolo delle risorse naturali nei conflitti “la siccità ricorrente, le crescenti pressioni demografiche e la marginalizzazione politica sono alcune tra le forze che hanno fatto precipitare la regione in una spirale di illegalità e di violenza che ha portato a 300.000 morti e all'evacuazione di più di due milioni di persone dal 2003”.

La preoccupazione circa le riserve per il futuro sta spesso anche alla base di conflitti nati per l'accesso o per il controllo delle riserve di petrolio e di gas naturale che si trovano in aree sottomarine contese. Nel 1979, ad esempio, quando la rivoluzione islamica in Iran rovesciò lo Shah ed i Sovietici invasero l'Afghanistan, Washington cominciò a temere che prima o poi l'accesso al petrolio del Golfo Persico gli sarebbe stato negato. A quel punto il Presidente Jimmy Carter annunciò immediatamente quella che sarebbe stata poi chiamata “la Dottrina di Carter”. Nel suo Discorso del 1980 sullo Stato della Nazione Carter affermò che ogni mossa fatta per impedire il prelevamento del petrolio dal Golfo sarebbe stata identificata come una minaccia agli “interessi vitali dell'America” e come tale respinta con “qualunque mezzo necessario, compresa la forza militare”.

Nel 1990 il presidente George H.W. Bush si appellò a questo stesso principio per giustificare l'intervento nella Guerra del Golfo Persico, e la stessa cosa fece suo figlio con l'invasione dell'Iraq nel 2003. Ancora oggi l'uso della forza per impedire agli iraniani di chiudere lo Stretto di Hormuz, il canale strategico che connette il Golfo Persico all'Oceano Pacifico e attraverso il quale passa circa il 35% del petrolio mondiale portato dal mare, rappresenta un caposaldo della strategia degli Usa.

Recentemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel conflitto tra la Cina ed i suoi vicini nel sudest asiatico è stata la questione del controllo del gregge al largo e delle riserve di gas nel mare della Cina del Sud. Nonostante la perdita di vite umane nel corso dei conseguenti scontri navali sia ancora da valutare, esiste la forte probabilità di un'escalation militare. Una situazione simile è venuta a crearsi anche nel mare della Cina dell'Est, dove Cina e Giappone si contendono il controllo di riserve sottomarine dello stesso valore. Contemporaneamente nel Sud dell'Oceano Atlantico l'Argentina e La Gran Bretagna stanno ancora litigando per le Falkland (chiamate Las Malvinas dagli argentini) perché intorno ad esse è stato trovato il petrolio.

È un'idea condivisa quella secondo cui conflitti generati dalla questione delle risorse come quelli finora descritti andranno ad aumentare nei prossimi anni mano mano che la domanda crescerà, le scorte diminuiranno e la maggior parte degli avanzi si troverà nelle aree contese. In uno studio del 2012 intitolato “Risorse future”, lo stimato gruppo di esperti inglese Chatham House ha espresso un particolare interesse nei confronti delle possibili guerre causate dall'acqua, specie in aree come il bacino del Nilo e del Giordano dove diversi popoli e nazioni devono condividere il fiume per soddisfare le proprie necessità e pochi possiedono i mezzi per sviluppare delle alternative. “In questo scenario di crisi e di competizione, la questione del diritto all'acqua, dei prezzi e dell'inquinamento sta diventando urgente”, sottolinea il rapporto. “In aree con scarsa capacità di governare le risorse condivise, di equilibrare le domande in competizione e di mobilitare nuovi investimenti, le tensioni causate dal problema dell'acqua potrebbero sfociare in conflitti ancora più aperti”.

Un mondo verso lo shock delle risorse

Tensioni di questo genere sono destinate ad aumentare da sé perché in moltissime aree le scorte di beni di prima necessità non potranno stare al passo con la domanda. Tuttavia, a quanto pare, esse non faranno tutto da sole. In questo pianeta un secondo fattore ha fatto irruzione nell'equazione in maniera significativa. Si tratta dell'incombente realtà del cambiamento climatico, che rende tutto ancor più terrificante.

In genere, quando pensiamo all'impatto del cambiamento climatico, pensiamo prima di tutto all'ambiente – lo scioglimento della calotta polare artica o dello scudo di ghiaccio della Groenlandia , l'innalzamento dei livelli globali del mare, l'intensificarsi delle tempeste, l'espansione dei deserti, il fatto che alcune specie (come l'orso polare) siano in pericolo o addirittura a rischio di estinzione. Tuttavia un numero sempre maggiore di esperti sta realizzando che le più gravi conseguenze del cambiamento climatico si avvertiranno nel momento in cui gli habitat su cui si fa affidamento per quanto riguarda la produzione del cibo, lo svolgimento delle attività industriali o semplicemente la possibilità di vivere verranno danneggiati se non completamente distrutti. Fondamentalmente il cambiamento climatico ci getterà nel caos totale limitando la nostra possibilità di accesso alle risorse primarie come il cibo, l'acqua, la terra e l'energia. Ciò sarà distruttivo per la vita umana, anche perché farà aumentare il pericolo che insorgano conflitti di ogni genere.

Dei futuri effetti del cambiamento climatico sappiamo abbastanza da poter pronosticare quanto segue:

#8259; l'innalzamento del livello del mare causerà, nella prossima metà secolo, la scomparsa di molte aree costiere, distruggendo grandi centri, infrastrutture fondamentali (incluse strade, ferrovie, porti, aeroporti, oleodotti, raffinerie e centrali elettriche) ed importanti terreni agricoli.

#8259; La diminuzione delle precipitazioni ed i periodi di siccità prolungata trasformeranno quelli che una volta erano lussureggianti terreni coltivabili in un paesaggi simili al profondo sud, portando ad un calo nella produzione del cibo e trasformando milioni di persone in “rifugiati climatici”.

#8259; Bufere più forti ed intense ondate di calore stermineranno i raccolti, scateneranno dei roghi nelle foreste e distruggeranno le infrastrutture fondamentali.

Nessuno è in grado di prevedere quanto cibo, terra, acqua ed energia (ed altri effetti del cambiamento climatico che sono ancor più difficili da pronosticare o addirittura da immaginare) andranno perduti in questo disastro, ma l'effetto globale sarà senza alcun dubbio sconvolgente. In “Risorse Future” Chatham House mette in guardia sulla minaccia che la diminuzione delle precipitazioni rappresenta per l'agricoltura che sfrutta l'acqua piovana. “Entro il 2020”, dice il report, “in alcune aree i raccolti provenienti dall'agricoltura sostenuta dalla pioggia potrebbero ridursi del 50%”. I maggiori tassi di perdita sono previsti in Africa, dove si fa molto affidamento sulle precipitazioni, ma anche in Cina, India, Pakistan ed Asia Centrale.

Le ondate di calore, la siccità ed altri effetti del cambiamento climatico avranno conseguenze anche sul flusso di fiumi importantissimi, che riducendosi porterà alla diminuzione dell'acqua necessaria all'irrigazione, alle centrali idroelettriche ed ai reattori nucleari (a cui servono enormi quantità di acqua in fase di raffreddamento). Anche lo scioglimento dei ghiacciai, specie nelle Ande in America Latina e sull'Himalaya nel sud dell'Asia, priverà città e comunità di scorte d'acqua indispensabili. Il pronosticato aumento della frequenza di tifoni ed uragani rappresenta una minaccia sempre più grave per le piattaforme di trivellazione in mare aperto, per le raffinerie costiere, per le linee dell'alta tensione e per altri componenti del sistema energetico globale.

Lo scioglimento della calotta artica lascerà aperta la via alle ricerche di gas e petrolio, ma l'aumento degli iceberg renderà pericoloso ed eccessivamente costoso ogni sforzo per sfruttare le risorse di questa regione. Le stagioni di crescita al nord, specie nelle province settentrionali della Siberia e del Canada, potrebbero compensare almeno in parte l'essiccazione dei terreni coltivabili al sud. La migrazione del sistema agricolo globale (e quindi dei contadini di tutto il mondo) da terreni abbandonati negli Usa, in Messico, in Brasile, India, Cina, Argentina e Australia verso il nord, tuttavia, è una prospettiva inquietante.

È assodato che il cambiamento climatico, specie se combinato con una crescente penuria di riserve, si tradurrà in una riduzione significativa delle risorse vitali del pianeta e porterà all'intensificazione delle pressioni che in passato hanno portato a conflitti, persino in circostanze migliori. Così, secondo l'analisi di Chatham House, il cambiamento climatico va approcciato come “una minaccia multipla... un fattore chiave che va ad esacerbare la già esistente fragilità delle risorse” in stati inclini ad un certo tipo di disordini.

Come altri esperti in materia, gli analisti di Chatham House sostengono che i cambiamenti climatici porteranno ad un impoverimento dei raccolti in molte aree, facendo impennare i prezzi a livello globale e scatenando dei disordini tra coloro che già sono al limite della sopravvivenza. “L'aumentata frequenza e gravità di eventi meteorologici estremi, come ad esempio le fasi di siccità, le ondate di calore e le alluvioni avranno come conseguenza degli shock sempre più violenti sui raccolti locali in tutto il mondo...questi shock colpiranno i prezzi a livello globale ogni volta che i centri chiave della produzione agricola verranno scossi, amplificando ulteriormente l'instabilità del costo mondiale del cibo”. E questo, a sua volta, renderà più probabile l'insorgere di disordini civili.

Quando ad esempio nel 2010 una devastante ondata di calore decimò il raccolto della Russia, il prezzo globale del grano (e quindi dell'alimento base della vita, il pane) subì un'inesorabile impennata, raggiungendo livelli particolarmente alti in Nord Africa e nel Medio Oriente. Vista la mancata volontà o possibilità da parte dei governi locali di aiutare le popolazioni disperate, la rabbia scaturita dal non potersi nemmeno permettere il cibo si riversò con forza contro i regimi autocratici, per sfociare poi nell'esplosione massiva popolare nota come Primavera Araba.

Scoppi simili saranno sempre più probabili in futuro, dice Chatham House, se i trend del cambiamento climatico e dell'impoverirsi delle scorte continuano e si mischiano sino a formare una sola realtà nel nostro mondo. Una sola domanda dovrebbe ossessionarci: “Siamo sulla soglia di un nuovo ordine mondiale dominato dalle lotte per l'accesso alle poche risorse disponibili?”.

Per l'intelligence statunitense, che sembra essere molto influenzata dal rapporto, la risposta è stata netta. In marzo, per la prima volta, il direttore dell'Intelligence Nazionale James R. Clapper ha citato “la competizione e la povertà che coinvolgono le risorse naturali” come minacce alla sicurezza nazionale, al pari del terrorismo globale, della guerra elettronica e della proliferazione nucleare.

“Molti paesi importanti per gli Stati Uniti sono vulnerabili ai turbamenti delle risorse naturali che portano al degrado dello sviluppo economico, frustrano ogni tentativo di democrazia, innalzano il rischio di instabilità minacciose per i governi e aggravano le tensioni locali”, ha scritto Clapper nel suo discorso al Comitato Speciale per l'Intelligence al Senato. “Eventi meteorologici estremi (alluvioni, siccità, ondate di calore) perturberanno in maniera sempre più incisiva i mercati, accentuando la debolezza degli stati, costringendo le persone a migrare ed innescando disordini, disobbedienza civile e vandalismo”.

C'è un'espressione nuova inserita nei suoi commenti: “shock delle risorse”. Coglie qualcosa del mondo nel quale stiamo precipitando e, per essere il linguaggio di un'intelligence che, come il governo che serve, ha sempre minimizzato se non addirittura ignorato i pericoli del cambiamento climatico, è davvero molto impattante. Per la prima volta gli analisti del governo superiore potrebbero seriamente prendere in considerazione ciò che gli esperti dell'energia e gli scienziati vanno dicendo da tempo: uno sfruttamento smodato delle riserve naturali, combinato con l'avvento di alterazioni climatiche estreme, può sfociare nell'esplosione di caos e conflitti a livello globale. Stiamo andando dritti verso il mondo dello shock delle risorse.

Michael T. Klare
Fonte: http://www.tomdispatch.com
Link: http://www.tomdispatch.com/blog/175690/ ... _explosion
21.04.2013

Traduzione per Comedonchisciotte.org a cura di DONAC78

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=11973

...scenario di un futuro quanto mai prossimo.........[:(!]


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MessaggioInviato: 20/06/2013, 12:36 
Cina: sui mercati scatta l'allarme rosso

di: WSI Pubblicato il 20 giugno 2013| Ora 10:31



laLiquidita' ha raggiunto livelli estremi. Tassi dei prestiti pronti contro termine schizzati al 25%. Si aggrava stretta creditizia. Economia rallenta: PMI ai minimi di nove mesi.








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Il balzo impressionante dei tassi pronti contro termine. Ricorda molto da vicino quello visto nelle ore successive al crack di Lehman Brothers.


NEW YORK (WSI) - La liquidita' sta raggiungendo livelli estremi insostenibili in Cina. Il sistema bancario del paese ormai valuta i tassi dei prestiti pronti contro termine al 25%, ai massimi da almeno il 2006.

Si tratta del prestito di denaro da parte dell'acquirente cui fa da contraltare un prestito di titoli da parte del venditore, con tassi a un giorno.

L'esplosione dei costi di finanziamento fa eco al collasso della fiducia nelle banche Usa vista subito dopo il crack di Lehman. L'indice della regione Asia-Pacifico MSCI ha perso piu' del 3%, mentre il listino della Borsa di Shanghai ha accusato un ribasso ai minimi di sette mesi.

A pesare sono stati anche i dati macro, ennesima riprova di un rallentamento evidente dell'economia. L'indice PMI e' sceso ai minimi di nove mesi di 48,3 in giugno. In calo produzione e domanda. I settori manfiatturieri sono affossati dal deterioramento della domanda proveniente dall'esterno, dalla riduzione della domanda interna e dall'aumento delle pressioni sul fronte dell'offerta.


Immagine
Tassi dei prestiti pronti contro termine schizzati al 25%. Si aggrava stretta creditizia in Cina.

Pechino preferisce perseguire la strada delle riforme piuttosto che quella dello stimolo monetario per sostenere la crescita. Ma se da un lato le riforme sono in grado di alimentare le prospettive economiche a lungo termine, "avranno un impatto limitato sul breve". Ecco perche' gli analisti di HSBC si aspettano una crescita piu' debole nel secondo trimestre

http://www.wallstreetitalia.com/article ... rosso.aspx


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MessaggioInviato: 21/06/2013, 20:48 
La diga sta per cedere (angolo delle buone notizie)

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=Nusd_EMWokA[/BBvideo]

Insomma, se anche IlFattoQuotidianocomincia a sguinzagliare i suoi giornalisti per chiedereCome mai la Banca d’Italia appartiene alle banche private, quelle stesse banche che dovrebbe controllare?“, vuol dire che le cose stanno cambiando, e, lasciatemelo dire, possiamo essere orgogliosi perchè, se l’informazione ufficiale non può più ignorare certi temi, che fino a poco tempo fa erano rigorosamente tabù, un po’ di merito, noi tutti del web, che linkiamo, postiamo, condividiamo, e ogni tanto usciamo in convegni, o andiamo a fare domande scomode (come il mitico Daniele di Luciano in una famosa occasione, dove Travaglio ha detto delle cose che secondo me farebbe bene a vergognarsi di aver detto, vedi video sotto), beh, dicevo, un po’ di merito ce l’abbiamo. (a proposito, Travaglio cosa farà? Dirà che si era sbagliato? Stiamo a vedere…)

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=x1w4lAVneIw[/BBvideo]

E questo dimostra che, anche se non in forma lampante, la nostra lotta sta avendo successo, e dobbiamo continuare così.

Se poi anche la vicina Serbia (*) privatizza, o comunque mette sotto controllo stretto, la Banca centrale, allora la diga sta veramente per scoppiare e sarà bene cohe cominciamo a pensare ad una nuova economia, ad una nuova politica, una nuova forma di convivenza sociale più equa e a misura d’uomo.

(*) LA SERBIA VERSO UN NUOVO SISTEMA BANCARIO. FMI SUL PIEDE DI GUERRA
In Serbia il Governo ha capito: bisogna riformare il sistema bancario dissociandosi dal modello bancario europeo. Si dimette per protesta il governatore della Banca Centrale Serba, Dejan Soskic. Il suo mandato sarebbe scaduto nel 2016.
La prima vera grande reazione politica a questa dittatura bancaria parte proprio dai Balcani, con la legge serba appena varata che limita fortemente l’indipendenza della Banca Centrale. Una notizia passata in sordina tra le notizie flash che i grandi quotidiani hanno copincollato dalle agenzie di stampa.
La cosa ancora più preoccupante è che la notizia sarebbe stata totalmente ignorata se il Fondo monetario Internazionale (FMI) non avesse deciso di esprimere pubblicamente la sua contrarietà alla legge varata dal nuovo esecutivo guidato dal premier socialista Ivica Dacic.
Ma la situazione serba ci riguarda da vicino, non solo perché si trova poco distante dal nostro paese, ma anche perché è situata in un polo strategico tra i paesi di confine dell’Europa stessa, non troppo distante dalla Grecia.Insomma la Serbia è ormai una spina nel fianco per la BCE che potrebbe causare delle fortissime repressioni qualora venisse a compromettere l’intero sistema bancario europeo. Il rischio di contagio è infatti altissimo. Questo partirebbe dalla serbia per giungere poi in Grecia, poi in Italia e in Spagna per poi diffondersi in tutta l’Europa.E dunque, quali sono le colpe di questo nuovo governo socialista Serbo? La colpa in sostanza è di aver legiferato in modo da limitare il potere della Banca centrale serba a vantaggio del paese e delle ingerenze dell’economia reale. Grazie alla nuova legge approvata questa mattina, il Parlamento serbo, guidato da un governo socialista, supervisionerà tutti i provvedimenti e le azioni della Banca Centrale serba intervenendo quando necessario. La politica monetaria del vecchio governatore della banca centrale serba, il filo-europeista Dejan Soskic, era stata infatti giudicata “troppo restrittiva per il paese“.Si è trattato quindi di un atto di tutela verso il paese stesso che però la stampa ha presentato come un problema per la stabilità bancaria europea e serba, che ha fatto drizzare le orecchie sia alla BCE sia al FMI. Qualcuno insomma, dalla periferia, ha osato sfidare sua maestà: la Banca Centrale Europea.Fonte: http://www.you-ng.it/

[align=right]Source: La diga sta per cedere (angolo...buone notizie) | STAMPA LIBERA [/align]



Lei è un giornalista intelligente [:)]
Pure lui direi. Non potendo ammettere, ha fatto capire che è come dice il giornalista.


Ultima modifica di Wolframio il 21/06/2013, 21:01, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 23/06/2013, 19:17 
Un esempio solare di come funziona il capitalismo-casinò. Ben Bernanke ha annunciato che porrà termine all’ingente flusso di liquidità a basso costo attivato dalla Fed sin dal 2009. Risultato: crollo delle borse. La finanza speculativa da anni vive una vera e propria sbornia da liquidità abbondante. Pensate che goduria: si prendono dollari a interessi vicini allo zero, per poi reinvestirli nei mercati finanziari in cui Stati, banche e aziende, se vogliono respirare debbono premiare gli stessi squali con interessi 5, 6 o 10 volte superiori. Guadagni stellari per la finanza predatoria, senza neanche muovere un dito. L’ingente flusso di dollari dagli Usa ai “periferici” dell’eurozona spiega perché non ci sono stati altri default, gli spread sono scesi e l’euro ancora galleggia. Altro che il “wathever it takes” di Mario Draghi! Il fatto è che la finanza speculativa si muove in sostanziale distonia con l’economia reale. Infondo Bernanke ha fatto il suo annuncio perché l’economia americana “va bene” e quindi non ha più bisogno di droga monetaria. Apriti cielo! Le borse se ne infischiano dei dati sul calo della disoccupazione, ai bispistolinieri dell’alta finanza preme anzitutto che la giostra giri, e gira solo con la droga monetaria, se le banche centrali stampano a gogò a tassi d’interesse irrisori. Capito mi hai?

http://sollevazione.blogspot.it/2013/06 ... onera.html


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MessaggioInviato: 25/06/2013, 09:16 
Cita:
Wolframio ha scritto:

se anche IlFattoQuotidiano comincia a sguinzagliare i suoi giornalisti per chiedere “Come mai la Banca d’Italia appartiene alle banche private, quelle stesse banche che dovrebbe controllare?“, vuol dire che le cose stanno cambiando, e, lasciatemelo dire, possiamo essere orgogliosi perchè, se l’informazione ufficiale [b]non può più ignorare certi temi, che fino a poco tempo fa erano rigorosamente tabù, un po’ di merito, noi tutti del web, che linkiamo, postiamo, condividiamo, e ogni tanto usciamo in convegni, o andiamo a fare domande scomode (come il mitico Daniele di Luciano in una famosa occasione, dove Travaglio ha detto delle cose che secondo me farebbe bene a vergognarsi di aver detto, vedi video sotto), beh, dicevo, un po’ di merito ce l’abbiamo. (a proposito, Travaglio cosa farà? Dirà che si era sbagliato? Stiamo a vedere…)

Vero... ma ne deve parlare il TG1.... con la stessa enfasi che mette quando parla del processo Ruby.... altrimenti gli italioti non capiscono......... [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 25/06/2013, 09:18 
Krugman: "Fed, compiuto errore madornale"

Con la decisione di ridurre le misure di allentamento monetario prima che la ripresa fosse assicurata, Ben Bernanke ha recato piu' danni di quanto immagini. Persa per sempre un'arma importante.

Immagine

http://www.wallstreetitalia.com/article ... rnale.aspx

NEW YORK (WSI) - E' stata la notizia dell'anno. Quando Ben Bernanke ha annunciato che ridurra' la portata delle manovre espansive straordinarie a sostegno dell'economia maggiore al mondo a partire da quest'anno, i mercati hanno accusato un duro colpo.

Il Quantitative Easing, massicce iniezioni di liquidita' con cadenza mensile tramite l'acquisto di titoli pubblici, termineranno l'anno prossimo. Le Borse hanno fatto un bel tonfo e i tassi di interessi sui Bond sono schizzati al rialzo, un andamento esacerbato dalle parole dello stesso presidente uscente della banca centrale, che ha fatto sapere di non essere preoccupato di un eventuale rialzo dei rendimenti.

Secondo il premio Nobel per l'Economia Paul Krugman si tratta di un errore madornale. In un'editoriale sul New York Times, il professore riconosce che se l'economia si riprende, allora la Fed scampera' la gogna. Altrimenti, se le cose tornano a peggiorare seriamente, Bernanke non potra' far altro che tornare sui suoi passi e tornare a premere sull'acceleratore delle politiche accomodanti.

Il problema e' che dimostrando di voler scongiurare il rischio di inflazione e le eventuali bolle speculative, agendo da banca centrale responsabile, la Fed non puo' piu' fare un'altra svolta strategica e di immagine e comportarsi in maniera irresponsabile. Esattamente quello che servirebbe per evitare la trappola della deflazione.

La Fed ha perso un'arma importante a sua disposizione, quella che le consetiva di poter segnalare che anche se il pericolo di un rialzo dei prezzi al consumo si dovesse fare pressante, non alzera' il piede dall'acceleratore fino a quando l'economia produttiva e' a pieno regime.

Secondo Krugman, agendo in modo preventivio proprio quando le cose sembrano sistemate, la Fed si e' giocata per sempre quella carta.

"E se la ripresa dovesse interrompersi e le previsioni inflative scendere ancora? La Fed potra' tornare indietro e mandare un messaggio credibile circa il fatto che non e' cosi' attaccata alle politiche monetarie convenzionali?"

"Sarebbe difficile da credere". Prima che la festa avesse ancora inizio, ha gia' mostrato di essere pronta a ridurre le droghe di liquidita'. "Cosi' ha perso la partita in partenza".

"Spero che l'economia reale recuperi terreno a un ritmo che renda le mie paure ingiustificate. Ma se cosi' non dovesse essere, temo che la Fed abbia recato piu' danni di quanto immagini"



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MEDIOBANCA: ITALIA VERSO LA BANCAROTTA, RISCHIO CIPRO
Postato il Lunedì, 24 giugno @ 06:26:10 CEST di davide

FONTE: LIBREIDEE.ORG

Conto alla rovescia, allarme rosso firmato Mediobanca: l’Italia si avvicina rapidamente alla bancarotta, perché oggi il contesto macroeconomico «sta colpendo l’economia italiana più pesantemente». Aggravante fondamentale, l’euro: a differenza del ’92, quando il debito era denominato in lire, oggi il nostro paese «non può più contare sulla leva della svalutazione». Messo alla frusta dalla crisi economica e sottoposto alla tortura del rigore che colpisce aziende e famiglie attraverso il taglio selvaggio della finanza pubblica, il sistema-Italia agonizza, le imprese licenziano o chiudono, i consumi crollano e quindi il gettito fiscale decresce, peggiorando ulteriormente la situazione del debito statale.

Nella trappola dell’austerity aggravata dalla crisi di liquidità – euro che la Bce eroga col contagocce, e solo al sistema bancario privato – stanno per franare anche le banche: il mercato immobiliare, la loro vera garanzia di solvibilità, è ormai in caduta verticale. Si avvicina il fantasma-Cipro: prelievo forzoso dai conti correnti per ricavare il denaro che Bruxelles nega all’Italia.

Entro sei mesi tutto sarà chiaro, riassume Stefano Feltri sul “Fatto Quotidiano”: o si ritrova un po’ di crescita, oppure il peggioramento della crisi, nell’ economia reale e sui mercati finanziari «potrebbe costringere il paese alla richiesta di salvataggio». Lo afferma l’analista Antonio Guglielmi in un report di Mediobanca Securities, la controllata londinese di Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria. Un rapporto riservato, consegnato soltanto ai clienti, che ha allarmato gli istituti di credito: la divulgazione di analisi pessimistiche sullo stato della situazione italiana non può che far precipitare la crisi, facendo fuggire gli “investitori”. Ai quali, notoriamente, non interessa che un paese abbia “i conti in ordine”, come vuole Bruxelles; al contrario, l’unico indicatore che conta è l’aspettativa di ripresa, che nel nostro caso è pari a zero. E mentre Enrico Letta continua a rimandare i problemi, dall’Iva all’Imu, secondo il report di Guglielmi il tempo sta per scadere.

Senza più lo scudo della moneta sovrana, di fronte alla recessione il paese è letteralmente indifeso, esposto all’attacco speculativo dei “signori dello spread”, i fantomatici “mercati” che puntano alla demolizione dell’economia nazionale per poi mettere le mani, a prezzi stracciati, sull’industria dei beni e dei servizi. Il rapporto di Guglielmi, aggiunge il “Fatto”, sottolinea un fenomeno inquietante: di recente, sul mercato finanziario, il rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata. E perché mai i “mercati” chiedono un interesse più basso per un Bot che dovrà essere rimborsato tra sei mesi rispetto a un Btp ventennale emesso 19 anni e sei mesi fa? Intuitivo: i signori della finanza chiedono più soldi per i Btp, proprio perché a rischio: sentono vicino il collasso dell’Italia. «Questa differenza di rendimento non ha alcuna ragione di esistere – conferma Guglielmi – a meno che i mercati non stiano facendo differenza tra i bond a rischio ristrutturazione (Btp) e quelli che non sono soggetti a ristrutturazione (Bot e strumenti di mercato monetario )».

Traduzione: gli “investitori” si aspettano che già nei prossimi sei mesi l’Italia possa dichiarare una parziale bancarotta sul suo debito, come ha fatto la Grecia. Risultato immediato: la fuga dei grandi fondi di investimento dai paesi mediterranei. Possibili detonatori collaterali: la Federal Reserve che comincia ad asciugare liquidità, la Slovenia che chiede aiuto per le sue banche, l’Argentina che sembra a un passo da una nuova bancarotta. Incrinature pericolose, che minacciano la stremata finanza pubblica degli Stati ex sovrani dell’Eurozona, disabilitati nella loro funzione vitale di spesa a sostegno del sistema-paese. Primo allarme, lo spread: il differenziale di rendimento tra i nostri bond e quelli tedeschi, ammette Feltri, «dipende quasi esclusivamente da variabili che non controlliamo: se torna a salire, come sta succedendo, l’Italia potrà fare molto poco».

La bassa crescita, provocata dalla scure delle “riforme strutturali” avviate dal governo Monti, ha di fatto aggravato – come ovvio – la situazione del debito pubblico, oggi arrivato a 2.041 miliardi di euro. Guglielmi scarta subito l’idea di una maxi-patrimoniale, dato che Monti non ha neppure realizzato la mappatura della ricchezza degli italiani, premessa indispensabile per rendere equo un simile intervento. Inoltre, «introdurre una tassa straordinaria sulla casa sembra politicamente poco fattibile», dal momento che «con l’Imu, l’imposizione sugli immobili ha già superato la media europea (1,6% del reddito disponibile totale contro l’1% di media)». Casse statali in rosso, e dunque: caccia agli spiccioli per puntare a sopravvivere per qualche mese. Secondo Mediobanca, si possono recuperare 75 miliardi «senza danneggiare i consumi», cioè con una super-patrimoniale e una tassazione sui capitali fuggiti all’estero.

Per la precisione, potrebbero arrivare 3-7 miliardi alzando le aliquote sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato), applicando alla finanza lo stesso carico fiscale che oggi grava sugli immobili. Altri 43 miliardi si ricaverebbero applicando il modello francese: un prelievo una tantum a carico dei maxi-patrimoni, del valore superiore a 1,3 miliardi. Poi i capitali nascosti in Svizzera, che potrebbero fruttare altri 20 miliardi. E altri 2, se proprio necessario, potrebbero giungere da un condono edilizio. «Una cura che darebbe un segnale al mercato, rendendo più credibile la nostra posizione». Ma non basterebbe, aggiunge Feltri, «perché Mediobanca Securities identifica un’altra emergenza che la politica italiana finge di non vedere: le banche». Lo stesso Guglielmi avverte che il tasso di copertura cash dei crediti problematici nelle banche italiane si è ridotto dal 51% del 2007 al 40 del 2013. «Significa che se un prestito non viene rimborsato, in tutto o in parte, le banche sono molto più dipendenti dalle garanzie reali, che di solito sono immobili». Problema: i prezzi delle case stanno crollando: «Dal picco del 2008 si sono ridotti del 12%, contro il 25% della Spagna».

Nella simulazione di Mediobanca Securities, le banche italiane potrebbero correggere al ribasso del 45% il valore degli immobili che hanno in bilancio: in questo caso, la copertura dei crediti (contanti più garanzia) resterebbe al 100%. «Ma se invece volessero mantenere il tasso di copertura attuale, 125%, basterebbe un calo dei prezzi immobiliari del 10% per spazzare via il 17% del capitale, calcolato secondo i parametri di “Basilea 2”». Le banche, insomma, sono fragili. «E abbiamo perso l’occasione di farle salvare all’ Europa: ora si è affermato il “modello Cipro”», conclude Feltri. «L’Eurogruppo ha deciso che se una banca ha bisogno di aiuto, l’Esm (il fondo salva-Stati) ci metterà parte dei fondi, massimo 60 miliardi. Gli altri li dovrà recuperare lo Stato nazionale». Come? «Convertendo obbligazioni in azioni, prelevando dai depositi, tassando i cittadini». Solo tre mesi fa, sempre Guglielmi suggeriva di creare una “bad bank”, nella quale collocare gli asset “tossici”, ma l’Abi si è molto risentita. Nel frattempo, la situazione è peggiorata: «Possiamo solo sperare che l’Italia non debba mai porsi il problema, ma dal rapporto di Guglielmi l’approccio “wait and see”, aspetta e spera, pare il più pericoloso di tutti». Allo Stato strangolato dall’Unione Europea potrebbe restare un’unica possibilità: spremere a sangue i cittadini.

Fonte: http://www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2013/06/mediob ... hio-cipro/
24.06.2013

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=12001


...mentre l'orchestra continua la musica,la nave sta x inabissarsi.......[:(!]


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MessaggioInviato: 26/06/2013, 20:44 
mercoledì 26 giugno 2013

La Germania propone un prelievo dell’8% sui conti deposito degli europei per salvare le banche!

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Traduzione a cura di Nicoletta Forcheri di un articolo tratto da http://lejournaldusiecle.com/2013/06/25/lallemagne-propose-de-ponctionner-les-depots-des-europeens-de-8/

Sabato, durante la riunione tra i ministri delle Finanze UE sui metodi per aiutare le banche in difficoltà, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha proposto di effettuare un prelievo dell’8% sui depositi bancari per garantire la sopravvivenza delle banche in difficoltà, sostenendo che questa soluzione è la migliore poiché le perdite sarebbero molto più ingenti se le banche fallissero.

Tuttavia i ministri delle Finanze di Francia, Gran Bretagna e Svezia temono che ciò possa provocare una corsa massiccia agli sportelli e preferiscono quindi che i paesi conservino maggiore libertà per decidere il da farsi al caso per caso, quando saranno confrontati con il problema.

Il ministro delle Finanze tedesco ha ritenuto che le norme non possono variare in funzione delle situazioni, poiché ciò potrebbe creare un vantaggio competitivo a favore di determinate banche.

Il contributo forzoso dei depositanti è stato un argomento tabu fino ai primi di quest’anno, quando è stato applicato il piano di salvataggio di Cipro. La soluzione adottata nell’isola mediterranea attraverso il contributo obbligatorio dei risparmiatori con depositi superiori a 100000 euro ha creato un precedente che fungerà da modello per il salvataggio delle banche in futuro.

L’idea di Schauble non è nuova. Già nel 2011 il Boston Consulting Group aveva ritenuto che l’imposizione di una tassa del 30% su tutti gli attivi sarebbe stato l’unico modo per uscire dalla crisi dell’euro. Secondo alcuni economisti non ci sono altre soluzione che non quella di andare a prendere i soldi dove sono: sui conti dei risparmiatori.

Tra il 2008 e il 2011, i contribuenti europei hanno dedicato oltre 4500 miliardi di euro cioé un terzo del PIL dell’UE al salvataggio dei paesi e delle banche.

Mercoledì i ministri delle Finanze dell’UE proseguiranno i dibattiti per tentare di giungere a una soluzione entro il prossimo vertice europeo di giovedì e venerdì.

Fonti: deutsche-wirtschafts-nachrichten.de / Express.be / Reuters / Le Journal du Siècle

http://www.stampalibera.com/?p=64307

[align=right]Source: TERRA REAL TIME: La Germania p...europei per salvare le banche! [/align]




Ma che bello, non vedo l'ora [:)]


Ultima modifica di Wolframio il 26/06/2013, 20:46, modificato 1 volta in totale.


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