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MessaggioInviato: 23/05/2013, 13:21 
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La 17enne Angela Merkel con la divisa della Germania comunista nel '72



La Bild pubblica una foto della giovinezza della cancelliera tedesca, trascorsa sotto il regime della Repubblica democratica tedesca (DDR). Un passato che la Merkel non ha mai nascosto.


continua su: http://www.fanpage.it/la-17enne-angela- ... z2U77DZyfv
http://www.fanpage.it


...ci credeva o era solo esclusivamente x convenienza????????????? [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 23/05/2013, 13:22, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/05/2013, 19:50 
Solo una comunista potrebbe comportarsi come si comporta ...[8D]



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MessaggioInviato: 23/05/2013, 19:52 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Solo una comunista potrebbe comportarsi come si comporta ...[8D]


....ma lei era x opportunismo........sai tutto il mondo e' paese.........[;)]


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MessaggioInviato: 23/05/2013, 19:54 
Ma se la capoccia è ... quella ....[8)]



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MessaggioInviato: 25/05/2013, 17:44 
DI PIER GIORGIO GAWRONSKI
corriere.it

Caro direttore, il rapporto Istat appena uscito prefigura un crollo di civiltà: la percentuale di concittadini in stato di «grave deprivazione» vola al 14,7. In soli sei anni il Pil pro capite è sceso dell’11,5%; nella graduatoria internazionale l’Italia passa dal 31#730;al 45#730;posto. Anche il futuro è stato ipotecato: calano infatti la ricchezza (-12%), gli investimenti pubblici (dal 4 al 2,9% del Pil), la capacità produttiva (-16% nell’industria), gli studenti universitari (-17%); crescono il debito pubblico, il debito estero netto (28% del Pil, sul quale l’Italia paga 12 miliardi di interessi l’anno), i giovani senza lavoro (57% fra disoccupati e scoraggiati). Perciò è essenziale a questo punto dire la verità. La crisi non dipende dai nostri vizi storici, bensì — lo dicono i dati — da uno straordinario, diffuso timore di spendere i soldi.

Per uscirne non è perciò necessario «cambiare gli italiani» o la struttura economica: la depressione della domanda, notoriamente, si cura sostenendo la domanda. Terapia tutt’altro che difficile: basta spendere soldi; e i soldi… si stampano. Ma noi abbiamo consegnato le leve macroeconomiche all’Europa. E i trattati europei — concepiti per combattere l’inflazione (l’eccesso di domanda) — offrono ai liberisti europei un inopinato potere di veto su tutto ciò che di significativo si potrebbe e si dovrebbe fare. Perciò resta il problema di fondo «noto e così riassumibile: l'Italia deve rimanere credibile sul terreno dei conti pubblici… Ma deve dare prova concreta di discontinuità in chiave pro crescita» (Guido Gentili). Cioè: deve alimentare la spesa, ma non ha i soldi per farlo.
Per uscire dall’impasse ci sono tre strade.

La prima è cambiare consensualmente le politiche economiche dell’eurozona. Non basta diluire l’austerità: occorre rovesciare le politiche economiche nel cuore dell’Europa. Ma né i partiti né il governo, a parte lamentarsi, hanno ripreso e avanzato nelle sedi europee le proposte degli economisti in questo senso: la liquidità immessa nel sistema finanziario non passa all’economia reale? La Bce distribuisca base monetaria ai governi, che la usino per aiutare i poveri e finanziare lavori pubblici nelle zone ad alta disoccupazione. La Bce alzi il target di inflazione e favorisca una rapida crescita dei salari tedeschi: gli squilibri di competitività rientreranno, senza dolore per nessuno. I Paesi con più margini di manovra fiscale rilancino la domanda interna con il deficit spending: la depressione finirà. In ogni caso, la Germania ha sempre risposto picche; e continuerà a farlo. Per indurla a trattare seriamente non basta il crollo dei fondamenti teorici dell’austerità, o l’evidenza empirica: bisogna cambiare i suoi incentivi politici.

La seconda possibile via d’uscita è lasciare l’euro, e/o ristrutturare il debito. Bisognerà cominciare a parlarne: essa offre sicuri benefici (la fine della depressione), non è vero che il Pil cadrebbe del 30%; ma comporta anche rischi e costi elevati.

Ci sarebbe una terza via, percorribile su base nazionale, che è sfuggita all’attenzione mediatica, e che consentirebbe di uscire dalla crisi «a velocità giapponese». Bisogna però essere disposti ad approfittare di un clamoroso vuoto della normativa europea. E violare lo spirito, non la lettera, dei trattati. Come ha fatto finora la Germania, scambiando la «cultura della stabilità» con «la cultura della depressione». Eludere le regole senza lasciare l’euro riaprirebbe anche il negoziato sull’eurozona.

Per realizzare una simile strategia ci vuole però un quadro politico assai più propenso all’innovazione, desideroso di sfidare l’ortodossia liberista. Capace di alzare la qualità della proposta, e offrire all’Europa un nuovo paradigma, nel dimostrabile interesse anche del popolo tedesco.

Si può fare.
Perciò si deve fare.

PierGiorgio Gawronski
Consulente economico e politico, nel 2007 candidato alle primarie per la segreteria del Partito democratico.

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=11887

..purtroppo a sinistra sono tutti stesi a tappetino alla merkel,ed ossequiosi ai dettami del rigore.......................[;)]


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MessaggioInviato: 25/05/2013, 19:59 
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MessaggioInviato: 27/05/2013, 17:53 
OLTRE L'EURO di Oscar Lafontaine


27 maggio. Il leader storico della sinistra tedesca, Oskar Lafontaine (nella foto), sostiene che l'euro è oramai una minaccia per la sopravvivenza dell'Unione europea e la democrazia, che va dunque superato costruendo un nuovo sistema monetario europeo basato sulla cessione di sovranità dal centro ai diversi paesi. Una posizione che apre una breccia entro il campo della sinistra storica, come mostra anche il manifesto lanciato in Spagna. E' giunto il momento che anche in Italia l'idea di superare l'euro nell'ottica della difesa degli interessi del popolo lavoratore, travalichi i recinti minoritari in cui è confinata. Una prospettiva opposta a quella che ci propone Alberto Bagnai dopo la sconcertante svolta che l'ha portato a sottoscrivere il suo famigerato Manifesto.

«L'Eurosistema è stato progettato in maniera sbagliata e non può funzionare. Una casa con la statica difettosa, prima o poi crollerà. Abbiamo bisogno di un nuovo sistema monetario europeo più stabile.

Il pioniere della SPD e direttore di lunga data dell'Istituto Max Planck per la ricerca sociale di Colonia, Fritz Scharpf, scrive: siamo stati ingannati da false teorie economiche e dal nostro entusiasmo per l'Europa. L'Euro ha prodotto sfiducia, disprezzo e ostilità fra i popoli europei. Chi ama l'Europa, vuole la fine dell'Euro. Con queste parole ha fatto partire all'interno della SPD una discussione sull'attuale politica europea.

Coloro che in passato si sono espressi sull'Euro, sostenevano di amare l'Europa. Tuttavia giungevano a conclusioni molto diverse.

Prima di tutto ci sono quelli che considerano l'Europa un mercato di sbocco per l'export tedesco. Da buoni nazionalisti camuffati, i rappresentanti del sistema economico e dei partiti tradizionali, quando si parla di un'alternativa al sistema attuale, iniziano ad illustrare i pericoli per l'economia dell'export tedesco. Raramente capita di sentire questi "europeisti" parlare della catastrofe umana del sud Europa.

Più credibili nel loro impegno per l'Europa, invece, sono coloro che vedono nel trasferimento di sovranità alle istituzioni europee e in un rafforzamento del Parlamento europeo un modo per salvare l'Euro. A loro si dovrebbe obiettare: non si tratta dell'Euro, ma dell'Europa. I fan di Merkel - "Se muore l'Euro, muore l'Europa" - ancora una volta dimostrano di avere un concetto di democrazia molto limitato: se il Parlamento europeo viene rafforzato, allora andrà tutto bene.

Al centro dell'ideale europeo ci sono la democrazia e lo stato sociale. Vogliamo coinvolgere quanto più possibile i cittadini e le cittadine sulle decisioni riguardanti la cosa pubblica, e vogliamo garantire attraverso un'assicurazione sociale la possibilità di coprire i cosiddetti rischi della vita.

Il progressivo trasferimento di sovranità alle istituzioni di Bruxelles è la strada sbagliata per consolidare la democrazia e lo stato sociale. I principi fondativi di una società democratica, in cui prevalgono gli interessi della maggioranza, sono la sussidiarietà e il decentramento. Ciò che, partendo dalla comunità al livello più basso, può essere fatto in maniera decentrata, non deve essere trasferito al livello superiore - provincia, regione, stato federale, Europa.

Il nostro sistema economico invece centralizza sistematicamente. Coloro che consciamente o inconsciamente pensano all'interno delle sue categorie, ne sostengono una ulteriore centralizzazione. Ci sono due importanti ambiti economici che ci mostrano quanto questo percorso di sviluppo sia sbagliato. La globalizzazione e la centralizzazione delle banche promossa dal capitalismo finanziario hanno portato l'economia mondiale alla crisi attuale. Una società democratica dovrebbe tornare al sistema delle casse di risparmio di piccole dimensioni, e porre fine al devastante trambusto dei giocatori d'azzardo. Che Wall Street ormai governi gli Stati Uniti è diventato un luogo comune, e che in Europa i governi e i parlamenti seguano le direttive delle banche è ormai evidente.

La concentrazione nel settore energetico ha portato all'energia atomica e oggi dà vita ad un grande progetto industriale come Desertec. Una politica energetica amica dell'ambiente dovrebbe essere decentrata e basata sulla ri-municipalizzazione. Alcune piccole comunità già oggi si fondano sull'auto-approvvigionamento di energia.

Il progetto per il progressivo trasferimento di sovranità a livello europeo, pieno di buone intenzioni, come si può vedere da questi esempi, non è giustificato dai fatti e ci porta ad un ulteriore smantellamento della democrazia. Nessun Parlamento è controllato dalle lobby più di quello europeo.

L'Eurosistema attuale ci sta portando alla distruzione dello stato sociale, non solo nel sud Europa. La politica imposta dai partiti tradizionali e fondata sull'Agenda 2010 ha demolito lo stato sociale tedesco, e con una politica di dumping salariale deve essere considerata responsabile per il fallimento dell'Eurosistema.

Affinché la casa Europa, mal costruita, non crolli, dovranno essere innalzati dei muri di sostegno. Il sistema monetario europeo dovrà essere flessibile e democratico. Poiché l'egemonia della Bundesbank all'interno dello SME veniva considerata insopportabile, gli stati europei, sotto la guida della Francia, hanno imposto la moneta unica. E ora che "l'Euro finalmente parla tedesco", come hanno detto i bravi nazionalisti cristiano-democratici, gli europei, invece dell'egemonia Bundesbank, si sono guadagnati i diktat di una Cancelliera inesperta d'economia.

L'Eurosistema è stato progettato in maniera sbagliata e non può funzionare. Una casa, la cui statica è difettosa, prima o poi crollerà. Come sostenitori dell'Euro abbiamo creduto a lungo di poter cambiare la costruzione europea e rendere la casa stabile. Gli ultimi anni ci hanno però mostrato che è stato un errore. L'introduzione di una moneta unica ma con diverse politiche economiche, finanziarie, sociali, salariali e fiscali, in presenza di dumping salariali e fiscali, non poteva funzionare.

Alcuni dei paesi in crisi continuano ad operare uno sfacciato dumping fiscale. La Germania, ai tempi del governo rosso-verde e della grande coalizione, ha accelerato il passo nella corsa europea alla competizione fiscale mettendo in campo un irresponsabile dumping salariale. Con l'Eurocrisi si è sviluppato un circolo vizioso in cui gli squilibri sono diventati sempre più grandi.

Il quadro istituzionale europeo - limiti al deficit, nessun finanziamento pubblico da parte della banca centrale, nessuna unione di trasferimento e la clausola di no bail-out - alla luce della situazione attuale, non può durare a lungo. Di fatto la violazione dei trattati e del diritto sono diventati il fondamento per il salvataggio delle banche e degli stati. Lo stato di diritto appartiene all'Europa quanto la democrazia e lo stato sociale.

Il sistema monetario proposto per il rinnovo delle politiche di integrazione europea dovrà evitare gli errori politici ed economici del suo predecessore. Le svalutazioni e le rivalutazioni dovranno seguire i differenziali di inflazione. Soprattutto dovrà esserci una legittimazione democratica. Non dovrà esserci l'egemonia di una banca centrale o di un governo. Una istituzione controllata o almeno legittimata democraticamente sarà obbligata ad operare interventi monetari che possano stabilizzare l'economia europea e la difendano dal caos dei mercati finanziari. La reintroduzione del controllo sui capitali aiuterà a combatterne la fuga verso l'estero.

L'argomento spesso usato per sostenere che il passaggio ad un altro sistema monetario è collegato con disordini sociali, è senza dubbio vero. Ma restare nel sistema attuale ci porterà a danni ancora maggiori. Una transizione ragionevole e controllata verso un nuovo sistema monetario europeo è sicuramente meglio di una inevitabile rottura, a cui volenti o nolenti, saremo costretti».

http://sollevazione.blogspot.it/2013/05 ... taine.html

...ben diversa dalla sinistra che frequenta i salotti di casa nostra........[:(!]


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MessaggioInviato: 07/06/2013, 12:56 
Scoppia lite 'in famiglia': "E' da anni che non abbiamo più rapporti". Sindacati e sindaci di centro sinistra protestano per l'apertura di punti vendita di giornali nei supermercati: VIDEO

MODENA (WSI) - Il Sinagi–Cgil, sindacato degli edicolanti, in provincia di Modena rappresenta l’80% delle 330 edicole. I giornalai hanno raccolto migliaia di firme contro la Coop che ultimamente ha aperto nei supermercati alcuni punti vendita di giornali e riviste. Anche i sindaci dei comuni coinvolti (tutti del Pd) sono contrari, ma dicono che non possono intervenire perché alla Coop basta fare una semplice Scia, Segnalazione Certificata d’Inizio Attività, e il giorno dopo può vendere i giornali.

Gli edicolanti sono preoccupati: il sistema di distribuzione oggi garantisce il servizio anche alle edicole dei piccoli comuni, dove il trasporto è in perdita ma è compensato dalla rete capillare delle città. Se la concorrenza del supermercato costringe le edicole a chiudere, si mette in ginocchio tutta la rete e il servizio nei piccoli centri dove non ci sono i supermercati non sarà garantito.

La prima liberalizzazione della vendita dei giornali è partita nel 2000, ma fu solo una sperimentazione. Nel 2001 un decreto, 170/01, stabiliva la pianificazione comunale delle edicole in base alla popolazione residente e d’accordo con le associazioni di categoria. Nel 2010 un decreto recepiva una direttiva europea del 2006: "la libera iniziativa può essere limitata solo in caso di motivi imperativi di interesse nazionale". Nel 2011 arriva il decreto "Salva Italia" che sostanzialmente liberalizza la vendita dei quotidiani, ma non abroga la legge del 2001.

Nell’incertezza della legislazione si inseriscono alcune sentenze del Tar che riconoscono che "l’attività di vendita editoriale non sia più soggetta a limitazioni" disponendo che "l’attività stessa si potesse intraprendere mediante semplice Scia". La regione Emilia Romagna ha consigliato ai sindaci di fermare le autorizzazioni e aspettare una legge definitiva. Ma i sindaci, tutti del centro sinistra, hanno paura dei ricorsi amministrativi.

Alcuni hanno tentato un dialogo, come il sindaco di Finale Emilia, ma la Coop estense va avanti per la sua strada. Anzi si meraviglia di tutto questo clamore: altri supermercati in zona vendono i giornali, perché si protesta contro la Coop? «Dalla Coop ci aspettavamo un comportamento etico e dialogante» affermano gli edicolanti.

Ma Coop, Cgil e Pd, almeno su questo punto, ormai non sono nemmeno lontani parenti.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... perta.aspx

....va ora in onda:le 3 sinistre.........in fratelli coltelli..................[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 07/06/2013, 12:56, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 07/06/2013, 16:37 
... e il bello che alle elezioni vincono (o quasi) sempre! E'h, quando si parla di direttive di partito ....! [;)]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

... e il bello che alle elezioni vincono (o quasi) sempre! E'h, quando si parla di direttive di partito ....! [;)]


magari capita pure(come alle ultime politiche)che talmente sicuri di vincere alla fine perdono,..........senza sbiancare il giaguaro [;)] [:D]


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Pd, j’accuse della deputata Marianna Madia: “Troppi delinquenti nel partito”

La veltroniana di ferro denuncia "vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio", in occasione del tour di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, che gira il Paese in vista del congresso del partito

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... to/636827/

...oramai la moralita'superiore e' crollata a terra...........................[;)]


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Cita:
ubatuba ha scritto:

Pd, j’accuse della deputata Marianna Madia: “Troppi delinquenti nel partito”

La veltroniana di ferro denuncia "vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio", in occasione del tour di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, che gira il Paese in vista del congresso del partito

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... to/636827/

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Prenda e se ne vada per dimostrare di non essere come loro!!!
Non serve a niente fare delle accuse e poi rimanere seduti sulla poltrona!!


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Cita:
robs79 ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

Pd, j’accuse della deputata Marianna Madia: “Troppi delinquenti nel partito”

La veltroniana di ferro denuncia "vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio", in occasione del tour di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, che gira il Paese in vista del congresso del partito

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... to/636827/

...oramai la moralita'superiore e' crollata a terra...........................[;)]

Prenda e se ne vada per dimostrare di non essere come loro!!!
Non serve a niente fare delle accuse e poi rimanere seduti sulla poltrona!!


....si..........ma poi la poltrona.................[:I]


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MessaggioInviato: 28/06/2013, 16:40 
Pd, in cassa integrazione 8 dipendenti

Epifani sfila a Roma con la Camusso per difendere i lavoratori, poi li mette alla porta: manca il finanziamento pubblico. I primi silurati in Sicilia

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... denti.html

,,le due sinistre?sembrano troppe,non ne esiste manco una........[;)]


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