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MessaggioInviato: 17/06/2013, 13:03 
C'è qualcosa che non mi torna.. e che al tempo stesso mi inquieta parecchio.

Milano, nazisti a piede libero

E’ accaduto alle porte di Milano, sabato 15 giugno, in un torpore generale di assoluta gravità. Neonazisti, fascisti nostalgici con simboli, cimeli e pericolosi scimmiottamenti dei regimi del secolo nero dell’Europa si sono dati appuntamento a Rogoredo per un concerto di band legate all’estrema destra, volto a trovare fondi per le spese legali di Azione Skinhead. Il sindaco Pisapia ha confermato che alcuna autorizzazione è venuta dal Comune di Milano, che anzi si è opposto fortemente all’evento come ad altri simili del passato, ma la Prefettura di Milano ha dato il suo ok, rassicurando sulla mancanza di allarmi di ordine pubblico.

Ma la questione non era e non è la sicurezza sotto il palco di un concerto di scatenati che esibiscono cinghie mattanze e simili, ma l’ammissibilità di un raduno, di portata internazionale, che ammette anzi rivendica l’esistenza di idee e pensieri di stampo nazista e fascista. Si tratta di persone che rievocano – quando non negano – l’olocausto e i suoi mostri ideologici, dalla superiorità razziale in giù e che organizzano raid contro omosessuali, neri, stranieri, ebrei.

Stupisce che la severità adottata verso organizzazioni di protesta che non portano avanti alcuna dottrina violenta, verso i cortei e le manifestazioni di piazza, dalla NO TAV agli operai, agli studenti, diventi mano di velluto verso personaggi tanto pericolosi le cui idee esplicitamente violano la legge italiana (Legge Scelba del 1952).

Non un provvedimento comunale né soltanto la sensibilità di un continente che ancora paga per l’orrore patito, sono stati ritenuti sufficienti a proibire l’oscena carnevalata. Eppure, semplici ragioni di igiene della politica e del costume basterebbero comunque a rifiutare che certi eventi possano avvenire. Il Viminale che il sindaco di Milano ha annunciato di voler coinvolgere non ha preso posizioni diverse e le forze dell’ordine hanno avuto il solo compito di vigilare sui capannoni dell’evento dove potrebbero esserci contro manifestazioni da parte dei centri sociali. La stessa cosa era avvenuta per i festeggiamenti del compleanno di Hitler organizzati nel varesotto ad aprile scorso.

Il dato preoccupante è che è stata purtroppo normalizzata la possibilità che adunate del genere, marchiate Alba Dorata e dintorni, possano essere organizzate. Non importa se con passaparola di sotto banco, con sms e via facebook. Le misure adottate per i neonazisti e fascisti sono sovrapponibili a quelle messe in campo per i rave party illegali o per le manifestazioni di piazza di studenti e sindacati non organizzate. Anzi forse verso queste ultime si adotta spesso una severità ingiustificabile, basta pensare alle ultime manganellate per lo sciopero dei lavoratori delle acciaierie di Terni che rischiano il posto di lavoro.

Reazioni spropositate come denunciato da più parti che diventano inconciliabili con la tenerezza mostrata verso delinquenti potenziali quali sono gli skinhead per necessità della loro stessa dottrina. Basta avere un diploma di scuola superiore o la licenza media a volte per sapere di che si tratta.

Difficile capire perché un poliziotto abbia mandato di colpire uno studente disarmato o un operaio e perché debba stare a guardare un manipolo di gente che calpesta scientemente la Costituzione di questo nostro Paese e i diritti umani che sono alla base della civiltà. Non sarebbe stata un’occasione utile per schedarli tutti, come si è proposto e in parte si è fatto con gli immigrati e i figli dei rom, costruendo una bella banca dati per le violenze che questi signori compiono in giro per l’Europa?

L’ultima vittima è il giovane francese Clement Merit che aveva la colpa di essere uno studente di Scienze Politiche, antinazista. E poi i numerosi raid nei cimiteri ebraici, pestaggi e minacce agli stranieri, l’edicole mandate a fuoco in Svezia.

Surreale pensare che questa feccia sopravviva ancora nel cuore dell’Europa che l’ha schiacciata. Incredibile assistere all’atteggiamento indolente di chi sovraintende non solo alla nostra sicurezza, ma alla custodia della nostra civiltà democratica. Quella che non è solo patrimonio dei partigiani o delle sinistre, ma di ogni uomo e di ogni donna che abbia letto almeno una pagina o abbia visto anche solo una foto in bianco e nero dei campi di sterminio, di quella fine assoluta di umanità.

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... de-libero/

Avete capito quali sono le mie preoccupazioni?

[8]


Ultima modifica di Atlanticus81 il 17/06/2013, 13:03, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 17/06/2013, 13:21 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Avete capito quali sono le mie preoccupazioni?

[8]




Cerco di indovinare [:p]

Sembra quasi che li si lascino riunire,accoppiare,riprodurre, tanto per mantenere un vivaio dove attingere quando serve per creare disordine on demand.

È forse questa una delle tue preoccupazioni? [:)]


Ultima modifica di Wolframio il 17/06/2013, 13:25, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 17/06/2013, 14:21 
Turchia: vengono arrestati i medici che soccorrono i manifestanti!




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Turchia: dopo gli avvocati, ora arrestano i medici che soccorrono i manifestanti... senza parole!

http://www.nocensura.com/


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MessaggioInviato: 17/06/2013, 14:43 
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Wolframio ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Avete capito quali sono le mie preoccupazioni?

[8]




Cerco di indovinare [:p]

Sembra quasi che li si lascino riunire,accoppiare,riprodurre, tanto per mantenere un vivaio dove attingere quando serve per creare disordine on demand.

È forse questa una delle tue preoccupazioni? [:)]


Esatto! [:)]

Ma anche il fatto che si colpisce in maniera estremamente dura il dissenso (Grecia, Turchia, etc.etc.) mentre queste pericolose forme di aggregazione antidemocratiche passano in sordina come se nulla fosse.

Chiamiamo democrazia ciò che è una dittatura.

Chiamiamo dittatura ciò che è democrazia.



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16/06/13 Turchia: uso di agenti chimici per sgomberare Gezi Park. Anonymous garantisce la diretta streaming

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INSTANBUL. Attacco della polizia turca, che verso le ore 21:00 del 15 Giugno, ha fatto irruzione, in modo violento, nel Gezi Park. La notizia ha provocato disordini in tutta la Turchia e da molte zone della città sono arrivate persone in direzione del parco.

Hanno tagliato la corrente elettrica e distrutto tutto: tende, cucine, ambulatori. E' stato vietato l'accesso ai giornalisti, pochissimi i fotografi presenti, anche i medici picchiati dalla polizia.

Nessuno si aspettava un attacco così improvviso e violento, infatti molte persone erano andate al parco anche con i bambini ed alcuni di loro, di 5-6 anni, sono stati feriti in modo grave. Chi non è riuscito a scappare dal parco è rimasto vittima di gas molto aggressivi ed è stato colpito dall'acqua degli idranti, che conteneva agenti chimici. Molti manifestanti sono rimasti per terra, con grosse irritazioni sulla pelle provocate dalle armi chimiche della polizia turca.

La polizia ha circondato il parco, ha attaccato e lanciato gas anche contro il Divan Otel, l’albergo che da giorni funziona come ambulatorio e che ora ospita molti feriti, anche gravi. La popolazione per difendersi sta creando barricate per strada.

Tra i feriti anche una giornalista Russa, Alexandra Bondarenko, della televisione Russa RT, Russia Today, colpita da proiettili di gomma.

Molte strade sono state bloccate. Gli Anonymous svedesi hanno trasmesso gran parte degli scontri in streaming su facebook. Persone che dai balconi attaccavano la polizia, una vera e propria guerriglia, Erdogan ha deciso di usare il pugno duro.

[align=right]Source: Turchia: uso di agenti chimici...diretta streaming | Voce Nuova [/align]


[8] [8] [8] [8] [:(] [:(] [:(] [:(] [8)] [8)] [8)] [8)]

Cliccando sui seguenti link potrete seguire la DIRETTA STREAMING da Gezi Park:

http://www.anonsweden.se/?p=3339

http://crypt0nymous.tumblr.com/post/519 ... ion-center


Ultima modifica di Wolframio il 17/06/2013, 18:22, modificato 1 volta in totale.


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I vigili del fuoco protestano in mutande

Troppa austerity: in Spagna anche i pompieri scendono in piazza - LE FOTO


SABADELL - Troppa austerity: e così i vigili del fuoco spagnoli si sono messi in mutande e hanno protestato per le strade di Sabadell, lunedì. D'altra parte, la Spagna è in crisi nera da quattro anni: ad oggi i disoccupati ammontano a 4.890.000. (vedi Gallery)

17.06.2013 - 17:54

Red. Onlin

[align=right]Source: CdT.ch - Mondo - I vigili del fuoco protestano in mutande [/align]



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L’Algeria nel mirino imperialista

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Louisa Hanoune (PT) denuncia: “L’Algeria è l’obiettivo… alcune potenze vogliono instaurare la divisione (“Sahelizzazione”) e la disarticolazione di tutti gli Stati della regione del Sahel. La stampa del Marocco informa che il governo nordamericano ha trattato, alcuni mesi fa, l’installazione di una base militare in Marocco, che ha rifiutato. La stampa interna informa che consiglieri USA hanno per mesi inquadrato, organizzato e addestrato i tuareg e altri miliziani nel nord del Mali. Hanno sposato l’avventura di Al Qaeda e del jihadismo che ha prodotto l’intervento militare francese in Mali, con minaccia diretta sul sud della Algeria. Sono gli stessi funzionari USA che armano e finanziano i seguaci della Jihad in Siria. Vogliono destabilizzare il nostro paese! Tutte le forze algerine devono respingere questa minaccia”.

Louisa Hanoune ricorda che nel 2003 il presidente Bush annunciò il Piano chiamato Gran Medio Oriente (GOM), ratificato nel 2006 da Condoleeza Rice, per dividere le nazioni dell’area su basi etniche, religiose e comunitarie. Adesso, questi piani si estendono a tutta la regione del Sahel, in primo luogo all’Algeria. Lo Stato algerino si rifiuta di inviare le sue truppe in Mali o di finanziare questa guerra imperialista. Si rifiuta di rivedere le sue decisioni in materia di investimenti stranieri in Algeria: esse sanciscono che qualsiasi investimento straniero non possa superare il 49%, perché il 51% deve essere algerino. Si rifiuta di rivedere la sua opzione per le nazionalizzazioni o il diritto dello Stato algerino ad espropriare. Ribadisce il suo rifiuto a qualsiasi tipo di ingerenza esterna, come a qualsiasi suo intervento all’estero.

Sono queste ragioni che hanno indotto gli USA a dislocare in Spagna, con l’autorizzazione del governo Rajoy, una forza di intervento rapido, in previsione di un caos indotto e previsto in Algeria. Nella base di “Moron de La Frontera” (Siviglia) arriveranno almeno 8 aerei militari e 500 militari delle forze speciali USA, con la missione di intervenire in Algeria per destabilizzarla (Europa press – 22 aprile 2013).

Perciò Louisa Hanoune lancia un appello al governo algerino, ai partiti, alle Istituzioni del Paese, alle forze armate, ai cittadini, affinché si mobilitino contro la minaccia di intervento straniero. L’appello è rivolto anche alle Istituzioni internazionali poste a tutela del Diritto internazionale e dei popoli.

L’esercito di liberazione nazionale algerino (ENL) e il popolo algerino, 50 anni fa per la conquista della indipendenza del Paese, pagarono un durissimo tributo di sangue, con un milione di morti. Questa indipendenza va difesa oggi, per non ritornare in uno stato di colonizzazione e di sfruttamento. La denuncia e l’appello del PT non è affatto isolato, altre fonti denunciano i piani imperialisti nell’area.

“Intervento militare straniero in Mali: i mercenari della Nato puntano alla Siria e all’Algeria” (Fenice Europea) e ancora: “Dopo la Siria, tocca all’Algeria attraverso il Mali”. I mercenari e terroristi che hanno sostenuto gli attacchi Nato contro la Libia, dopo la caduta e la uccisione di Gheddafi, sono stati spostati in Siria, per combattere il legittimo governo di Assad, e in Mali (fronte occidentale). La sigla dei mercenari è LIFG (gruppo combattente islamico libico). Da allora si sono verificati una serie di atti terroristici in Algeria, che confina con il Mali a Sud. Questo terrorismo indotto e la conseguente repressione del governo algerino hanno lo scopo di creare caos e conflitti, come solito pretesto per un intervento esterno. Com’è noto, in Algeria si trovano importanti giacimenti di petrolio, gas e carbone; oleodotti e giacimenti minerari. Si tratta di risorse da rapinare e colonizzare, come già in altri paesi dell’area.

In preparazione dell’intervento armato, Bruce Riedel (Brookings Institution), già nel 2011 aveva scritto un articolo dal titolo “L’Algeria potrebbe essere la prossima a cadere”, immaginando una destabilizzazione pilotata del Paese nel segno della “primavera araba”, cioè di una sovversione sostenuta dagli USA e dalla Nato e realizzata dai terroristi armati di Al Qaeda. La Nato, ben consapevole delle conseguenze, sta costruendo in Nord Africa e nel Vicino e Medio Oriente dei “califfati” artificiali, sostenendoli a scapito dei popoli raggirati, mentre viene resa perenne una “guerra globale” perpetrata a danno di milioni di vite distrutte, con un costo sociale ed economico incalcolabile.

I “combattenti Jihadisti” sono in realtà una nuova “legione straniera” al servizio dell’imperialismo occidentale, come ai tempi del colonialismo ottocentesco.

ImmaginePosted on June 16, 2013 by Enrico Giardino

[align=right]Source: "L'Algeria nel mirino imperialista [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 17/06/2013, 20:00, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/06/2013, 12:05 
COSA LEGA GEZI PARKI, GOLDMAN SACHS
E LE SANZIONI ALL’IRAN ?


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- VINCENZO MADDALONI – geopolitica-rivista.org -

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... i-alliran/

Che Recep Tayyip Erdogan e il suo modello di Turchia fossero inclusi nell’elenco dei silurabili se n’era avuto sentore l’anno scorso, quando sul Middle East Quarterly apparve l’articolo di David Goldman. In esso si parlava di un imminente collasso del “miracolo economico” turco e lo si paragonava al crollo argentino del 2000 e a quello messicano del 1994, entrambi avvenuti dopo periodi di espansione economica. Goldman prevedeva che «la velocità e la magnitudo della battuta d’arresto» avrebbe potuto «facilmente erodere la capacità dell’AKP di governare con il pragmatismo piuttosto che con l’ideologia islamista»; sicché era ipotizzabile anche in Turchia un’esplosione religiosa che – prevedeva ancora Goldman – avrebbe impedito al premier Erdogan «di utilizzare gli incentivi economici per disinnescare il separatismo curdo, contenere l’opposizione interna e far conquistare alla Turchia un ruolo di primo piano in Medio Oriente».

Insomma, ci sarebbero stati tutti i presupposti, lasciava intendere Goldman, perché nella Regione si scatenasse un’altra guerra.

Quello che Goldman non diceva era che il primo ministro Recep Tayyip Erdogan governava con un grande sostegno popolare raggiunto con il successo di un’economia che, viaggiando con ritmi cinesi, gli aveva permesso di vincere tre elezioni di fila. E così, forte del consenso delle masse, egli in dieci anni di continuo governo aveva potuto devitalizzare di molto il potere della vecchia guardia dei militari filo atlantici e laici, modificando così l’assetto degli equilibri politici sul Bosforo. Beninteso, pure la Turchia ha accusato i colpi della recessione, un rallentamento dell’economia turca c’è stato, ma non con la tragicità indicata da Goldman, poiché il tasso di crescita della Turchia previsto per il 2013 (tra il 4 e il 5 per cento) resta ancora alto rispetto agli standard europei.

Pertanto, fino a pochi mesi fa Erdogan era considerato un vincente, l’uomo che aveva tutte le credenziali per essere accreditato come il leader (musulmano), l’unico in grado di rasserenare quel clima d’incertezza politica che s’è creato con la “primavera araba” in tutto il Medio Oriente e non soltanto in esso. Sicché appare quanto mai strano che quella che era iniziata come una protesta contro l’abbattimento degli alberi di un parco – Gezi Park#305; – adiacente a piazza Taksim, nel cuore della Istanbul moderna, sia rapidamente cresciuta fino a diventare una rivolta contro il governo del premier. Infatti, per più giorni la stampa internazionale ha raccontato le battaglie urbane di piazza Taksim, ha denunciato la dura repressione delle forze dell’ordine non soltanto ad Istanbul, ma anche nella capitale Ankara.

Naturalmente, il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu aveva attaccato «certi circoli» dei media internazionali, che a suo giudizio sono impegnati a danneggiare l’immagine della Turchia. «Se facciamo un paragone», aveva detto il ministro alla tv privata Haber Turk, «il resoconto dei media internazionali sulle proteste di Piazza Taksim è molto diverso dalla realtà di ciò che accade». Anche l’agenzia di Stato Anadolu ha lanciato una campagna contro i media internazionali, per denunciare la copertura «diffamante» che si dava della protesta di Piazza Taksim. La campagna ha avuto la sua piattaforma principale su Twitter, dove molti messaggi con l’hashtag «YouCANTstopTurkishSuccess» hanno attaccato i media internazionali per il modo in cui hanno dato notizia delle proteste, come se si trattasse di una guerra civile o una rivolta in stile arabo. Campagne analoghe sono state lanciate con hashtag come «GoHomeLiarCNNbbcANDreuters» (“andate via Cnn, Bbc e Reuters bugiarde”) e «occupyLondon», che prendeva di mira il G8 che sarà ospitato dalla capitale britannica.

Tuttavia, prima di esprimere un giudizio, non andrebbe dimenticato che la Turchia ha ottantacinque milioni di abitanti a schiacciante maggioranza islamica, che è il secondo paese Nato per potenza militare e che ha un forte orgoglio nazionale, memore della storia imperiale ottomana. Insomma ha un “curriculum” degno di una nazione che aspira a un ruolo di leader in un’area delicata com’è il Medio Oriente, e che poteva avvalersi finora pochi mesi fa del forte sostegno degli Stati Uniti. Poi il rapporto è mutato. Il vertice del maggio scorso tra il presidente americano e il premier turco sulla Siria, ma soprattutto sugli scambi economici tra Stati Uniti e Turchia, ha dato risultati più ambigui di quanto sia emerso dall’ufficialità. Più che dalla guerra siriana, ora i sonni di Erdogan sono turbati dal rischio di un fiasco sul fronte economico che gli potrebbe essere in prospettiva fatale. Si tenga a mente che le sue vittorie travolgenti e quelle del partito islamico conservatore Akp si sono fondate in questo decennio sui successi economici (una crescita media dal 2002 a oggi del 5,2 per cento annuo), non sulla religione o sui progetti di ricostituire una sfera di influenza neo-ottomana, come molti commentatori lasciano intendere.

Sicché, pur di mantenere alta la crescita economica Erdogan ha aperto persino all’Iran. L’idea è chiara: offrire agli iraniani la licenza bancaria turca perché essi possano concludere le transazioni commerciali quando scatteranno le sanzioni internazionali contro la banca centrale iraniana, e inoltre perché essi possano con i proventi petroliferi finanziare le numerose società iraniane che operano in e dalla Turchia. Infatti non sono soltanto le grandi banche come la Tejarat Bank e la Pasargad Bank di Teheran a correre ad Istanbul, ma già più di duemila società commerciali persiane hanno aperto filiali in Turchia. Tant’è che sono diventati ormai moltitudine i turchi che sono partner commerciali e bancari degli iraniani. Stando così le cose non ci vuol molto a capire la nevrosi di Israele che da anni si inventa pretesti per coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra contro gli Ayatollah.

Recep Tayyip Erdogan gliene ha offerti parecchi. Infatti, é Recep Tayyip Erdogan che chiede a viva voce il riconoscimento dello Stato palestinese. «Non è un’opzione, è un dovere», dichiara il primo ministro turco nel suo intervento alla Lega Araba durante il quale afferma che il contenzioso palestinese non è una questione da classificare come «ordinaria amministrazione» perché riguarda «la dignità dell’essere umano». E così, il 20 di settembre di due anni fa il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen poté presentarsi al Palazzo di Vetro, e richiedere il riconoscimento della Palestina come Stato indipendente, il 194° membro delle Nazioni Unite. E’ ancora Recep Tayyip Erdogan che lancia un messaggio a Israele tutt’altro che conciliante. Non ci sarà – avverte – nessuna normalizzazione tra la Turchia e lo Stato ebraico di Israele, se quest’ultimo non rispetterà le condizioni poste da Ankara e cioè le scuse per l’attacco alla flottiglia umanitaria, l’indennizzo delle vittime e la revoca dell’embargo su Gaza.

Se si pensa che ancora in anni recenti la marina israeliana e quella turca compivano le manovre congiunte sotto l’egida della Nato, si può capire l’ansia di Tel Aviv quando si era saputo che nei radar della flotta turca, le navi e gli aerei israeliani non erano più segnalati come «amici», ma come «ostili». Le scuse arriveranno soltanto nel marzo di quest’anno. E’ Benjamin Netanyahu a pronunciarle al telefono che gli aveva messo in mano Barack Obama. Il premier israeliano sapeva quello che doveva dire, sebbene né lui né Avigdor Lieberman (l’alleato politico e leader ultranazionalista) l’avrebbero mai voluto dire. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha ascoltato Netanyahu mentre si scusava «con il popolo turco per ogni errore che potrebbe aver causato la perdita di vite umane» e prometteva che i due Paesi avrebbero trovato un accordo per risarcire le vittime. All’aeroporto di Tel Aviv – così imponendo – il Presidente americano prima di risalire sull’Air Force One alla fine di una visita di tre giorni in Israele, si era accaparrato un risultato importante, poiché l’alleanza tra lo Stato ebraico e la Turchia (ne sono tuttora convinti i generali del Pentagono) andava ristabilita per poter affrontare la crisi siriana e la questione dell’atomica iraniana.

Facile da dire, difficile da attuare l’alleanza se si pensa che soltanto pochi giorni prima della famosa telefonata, Erdogan aveva definito il sionismo «un crimine contro l’umanità». Dopotutto sono le divergenze tra i due Stati che hanno spinto la banca d’affari e di investimenti Goldman Sachs a consigliare ai propri clienti di liberarsi in fretta di tutti i titoli della seconda più grande banca privata turca, la Garanti Bakasi. L’obiettivo s’era rivelato da subito non facile da raggiungere perché la Turchia – come detto – è al quinto posto, tra i grandi dell’economia mondiale. Pertanto, per rassicurare i suoi clienti più perplessi e incoraggiare quelli ancora indecisi si era ricorsi all’ “autorevole” David Goldman, il quale nell’ormai famoso articolo sul Middle East Quarterly aveva predetto il crollo economico della Turchia nel 2012, convincendo i clienti più dubbiosi, almeno così sostengono al Goldman Sachs Group.

Stando così le cose, ci vuole poco a capire perché gli spasmi di protagonismo di Erdogan abbiano cominciato ad irritare anche gli Stati Uniti. Persino lo sventolio della bandiera del secondo (per potenza) esercito della Nato pare li abbia infastiditi. E’ successo da quando qualcuno ha rinverdito la leggenda secondo la quale l’insegna sullo stendardo turco evoca il «riflesso della luna che occulta una stella», che apparve «nelle pozze di sangue dei cristiani sconfitti dopo la battaglia di Kosovo nel 1448». E’ la battaglia durante la quale gli Ottomani sconfissero le forze cristiane e stabilirono l’Impero ottomano con l’adozione della bandiera turca nell’Europa orientale fino alla fine del XIX secolo. La riscoperta della leggenda sarà pure una provocazione, ma di certo ha contribuito a raffreddare i rapporti con l’Occidente. Ne è una testimonianza l’incontro di Washington del 16 maggio scorso durante il quale Erdogan aveva chiesto a Obama che la Turchia non restasse fuori dalla Translatlantic Trade and Investment Partnership, il progetto di zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti. Ma il Presidente americano oggi più di quel giorno di maggio continua ad esitare, sebbene la sua esclusione potrebbe portare a una contrazione del 2,5% del Pil turco. Se ciò accadesse si confermerebbe il catastrofico scenario evocato da David Goldman.

Dopodiché il 27 maggio, undici giorni dopo l’incontro con Obama a Washington, sono cominciate le manifestazioni nel cuore di Istanbul con il prestesto di impedire l’abbattimento dei seicento alberi di Gezi Park#305; per permettere l’ammodernamento di piazza Taksim pianificato da Governo. Con il passare dei giorni le proteste si sono allargate anche in altre città, in particolare nella capitale Ankara e a Smirne. L’escalation si è avuta il 31 maggio con la diffusione planetaria delle immagini delle cariche della polizia contro i manifestanti, con il massiccio uso dei lacrimogeni e dei cannoni ad acqua. Tra i tanti messaggi di condanna c’è anche quello del Parlamento Ue nel quale si esprime preoccupazione per «l’uso sproporzionato ed eccessivo della forza» da parte della polizia turca e si deplorano «le reazioni del governo turco e del primo ministro Erdogan». Nel comunicato infatti si accusa, come mai era accaduto prima, lo stesso premier di acuire la polarizzazione della situazione. Per completare il quadro sarebbe interessante conoscere le intenzioni di Mark Patterson, il lobbista della Goldman Sachs che è alla testa dello staff del segretario del Tesoro Jacob Joseph Lew.

Si tenga a mente che molti sono gli ex funzionari della Goldman Sachs presenti nella amministrazione di Barack Obama, sebbene nella campagna presidenziale egli avesse promesso che l’influenza dei lobbisti nella sua amministrazione sarebbe stata ridimensionata. Lo U.S. News & World Report ne fornisce un lungo elenco. Sicché tutto lascia pensare che Erdogan rischi davvero di soccombere, e con lui il suo modello turco. Chissà se hanno già individuato il sostituto. Bisognerebbe chiederlo alla Goldman Sachs.

Vincenzo Maddaloni, giornalista, ha una lunga esperienza d’inviato all’estero. Il suo sito personale è http://www.vincenzomaddaloni.it

Fonte: http://www.geopolitica-rivista.org
Link: http://www.geopolitica-rivista.org/2251 ... i-alliran/

http://www.comedonchisciotte.org/site// ... &sid=11972



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Brasile scosso dalle proteste, mai viste negli ultimi 20 anni

Paese invaso dai cortei di piazza: 200.000 manifestanti in strada contro
servizi pubblici inefficienti, violenza polizia e corruzione politica.
Non accadeva da 20 anni.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -anni.aspx


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=G7Gg9u7ShYY[/BBvideo]



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Il mondo è arrivato: "vae victis!" [8D]



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Primi segni di inizio della rivolta generalizzata in Europa. La situazione Bulgara.

24-06-2013

Giuseppe Sandro Mela.

Immagine

Per tutti coloro che si fossero illusi che la pace potesse durare in eterno stanno iniziando ad arrivare le prime avvisaglie di una rivolta generalizzata in Europa, che darà il benservito alla consorteria pacifista, che rimpiangerà poi a calde lacrime l’aver trascurato così severamente le Forze Armate.

Abbiamo già riportato come molte nazioni europee abbiano già messo in conto fatti del genere.

- 2012-08-18. Qualcosa bolle in Europa. Germania: l’Esercito potrà combattere il terrorismo nel paese.

- 2012-10-15. Dopo la Germania anche la Svizzera allerta l’esercito per prepararsi al crollo dell’area euro.

Di questi giorni, dopo i sanguinosi fatti in Turchia, anche la Bulgaria sta iniziando ad entrare nel rovente clima pre-insurrezionale.

Come frequentemente si constata nella storia, il trigger appare quasi banale.

In un clima di forte instabilità politica, la Bulgaria si é data un fragile governo di grande coalizione, che in un primo tempo aveva manifestato l’intenzione di nominare a capo della Commissione per la Sicurezza Nazionale Delyan Peevski, un trentaduenne parlamentare e magnate dei media. La piazza si é quindi scatenata.

«Dopo mesi di incertezza politica la Bulgaria ha un governo. L’esecutivo di minoranza, sostenuto dai socialisti e guidato del premier indipendente Plamen Oresharski ha ottenuto il voto di fiducia non senza polemiche. I sostegni sono arrivati dall’estrema destra mentre il partito di maggioranza relativa, Gerb è uscito dall’aula in segno di protesta

«Non basta far marcia indietro: il giovanissimo governo bulgaro – appena tre settimane di vita – è contestato da migliaia di persone in piazza da alcuni giorni, in seguito alla nomina, senza nemmeno un dibattito, di un trentaduenne parlamentare e magnate dei media alla guida della Commissione per la Sicurezza Nazionale.

Nomina che ora è stata bocciata dal Parlamento, proprio a causa delle proteste. Delyan Peevski non occuperà quella carica, ma la piazza ormai chiede le dimissioni di un governo che considera discreditato».

Tuttavia i reali motivi della sommossa risiedono in una miseria sempre più severa, causata dall’annientamento per incuria ideologica della produzione, cui fa riscontro un mastodontico corpo di burocrati e funzionari corrotti e corruttori. Reliquati di welfare state che utilizzano le tasse estorte ai Contribuenti per mantenere il personale.

Tutto il peso della depressione risulta essere scaricato sulle spalle degli ex-lavoratori delle filiere produttive, adesso disoccupati.

Come non ricordare il dramma delle banlieue di Parigi?

Cari Amici Lettori, non fatevi nessuna illusione, ma proprio nessuna.

Prossimamente qui in Europa.

Prossimamente qui in Italia.

Nota.

Chiunque avesse pensato che in Europa non si sarebbero mai più viste delle dittature avrà modo di ricredersi: il caos è il pabulum ideale per i governi forti. Imploso il comunismo nell’ex Unione Sovietica adesso sta per arrivare il turno dell’Europa socialista.

Euronews. 2013-05-29. La Bulgaria ha un governo di larghissime intese.

Dopo mesi di incertezza politica la Bulgaria ha un governo. L’esecutivo di minoranza, sostenuto dai socialisti e guidato del premier indipendente Plamen Oresharski ha ottenuto il voto di fiducia non senza polemiche. I sostegni sono arrivati dall’estrema destra mentre il partito di maggioranza relativa, Gerb è uscito dall’aula in segno di protesta.

Euronews. 2013-06-20. Bulgaria: governo revoca nomina contestata, ma proteste continuano.

Non basta far marcia indietro: il giovanissimo governo bulgaro – appena tre settimane di vita – è contestato da migliaia di persone in piazza da alcuni giorni, in seguito alla nomina, senza nemmeno un dibattito, di un trentaduenne parlamentare e magnate dei media alla guida della Commissione per la Sicurezza Nazionale.

Nomina che ora è stata bocciata dal Parlamento, proprio a causa delle proteste. Delyan Peevski non occuperà quella carica, ma la piazza ormai chiede le dimissioni di un governo che considera discreditato:

“Secondo me sono davvero preoccupati. I politici hanno paura. Anche se dicono che siamo solo una folla, che non siamo molti, in realtà penso che siamo ogni giorno di più, e loro hanno paura”.

“La protesta continua fino alle loro dimissioni”.

“Abbiamo imparato la lezione”, ha commentato il leader socialista Sergei Stanishev: i socialisti, partner di maggioranza nella coalizione di governo, hanno lanciato una consultazione pubblica per scegliere la persona da mettere a capo della Commissione Sicurezza e hanno promesso una riforma del sistema elettorale. Il Parlamento ha anche votato un aumento delle pensioni e dei salari minimi.

Euronews. 2013-06-21. Bulgaria: ottavo giorno di proteste contro il governo.

“La Bulgaria deve essere fiera della protesta”: a dirlo non è un manifestante, ma il Presidente della Repubblica.
Ha lodato i manifestanti, impegnati in piazza per l’ottavo giorno consecutivo, per chiedere più etica in politica. Finora non si sono registrati incidenti, ma nemmeno le risposte fondamentali, secondo i manifestanti:

“Sono qui per protestare contro quello che succede in Bulgaria, abbiamo avuto vari governi e partiti e una mafia dietro di loro che non cambia mai”

“La Bulgaria ora è in una situazione rivoluzionaria. I politici dovrebbero tenerlo ben in conto. Se non cambiano, il Paese si infiammerà”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la nomina, da parte di un governo fresco di insediamento dopo le elezioni anticipate, di un magnate dei media a capo della Commissione Parlamentare per la Sicurezza nazionale. Nomina revocata dopo alcuni giorni di manifestazione, ma non è bastato: ormai in piazza, migliaia di Bulgari hanno iniziato a chiedere un cambiamento vero, passando anche da nuove elezioni.

Euronews. 2013-06-24. Bulgaria, raffica di manifestazioni contro il governo.

Per il decimo giorno di fila i bulgari sono scesi in piazza contro il governo socialista del premier Oresharski. A esasperare i cittadini, in ultimo, la nomina del discusso editore Delyan Peevski a capo dell’Agenzia nazionale per la sicurezza. Il Parlamento ha rigettato la nomina ma la gente non vuole abbandonare le strade.

[align=right]Source: Primi segni di inizio della ri...e Bulgara. | Rischio Calcolato [/align]



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MessaggioInviato: 29/06/2013, 14:17 
Egitto, esplosione a Port Said
Gli Usa evacuano dall’ambasciata
lo staff non indispensabile


Sale a sette il bilancio dei morti,
di cui tre nelle manifestazioni
di Alessandria. Oltre 600 i feriti.
Sostenitori di Morsi e oppositori
manifestano in molte città del Paese

http://www.lastampa.it/2013/06/28/ester ... agina.html



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MessaggioInviato: 30/06/2013, 11:35 
Confessioni di un sicario dell'economia

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=k5ZCdoFuAkQ[/BBvideo]

Il banchiere John Perkins rivela: "Sono stato arruolato dal governo degli Stati Uniti allo scopo di risucchiare le ricchezze di paesi poveri attraverso manipolazioni economiche, tradimenti, frodi, attentati e guerre".

Le strutture petrolifere della Halliburton e della Bechtel; l'indebitamento e la schiavizzazione dei paesi poveri; la guerra in Iraq; il caso del generale Omar Torrijos, comandante della Guardia Nazionale di Panamá morto in un incidente aereo nel '78; la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale nell'indebitamento dei paesi...


http://www.nocensura.com/2013/06/confes ... nomia.html

Marcello Pamio - 28 giugno 2013 - pubblicato da Effervescienza inserto della rivista "Biolcalenda"

Questa è la storia di John Perkins, il capo economista di una società di consulenze, ingegneria e costruzioni di Boston.

Fin qui nulla di strano.

Quello che interessa è che Perkins ha lavorato come “sicario dell’economia”, una élite di professionisti il cui compito è di orientare la modernizzazione dei paesi in via di sviluppo verso un continuo processo d’indebitamento e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti del mondo. Sono professionisti, dallo stipendio fantasmagorico, in grado di sottrarre migliaia di miliardi di dollari a paesi di tutto il mondo.

Riversano, o per meglio dire, rubano, il denaro della Banca Mondiale, dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (U.S.A.I.D.) e di altre importanti organizzazioni, per così dire umanitarie, per farli finire nelle casse delle corporation e nelle tasche di un pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. Il controllo di paesi strategici è sempre avvenuto da centinaia di anni, prima con gli imperi coloniali, ora invece spostando elettronicamente enormi quantità di denaro (creato dal nulla dalle banche) da un luogo ad un altro e facendo sprofondare nei debiti miliardi di persone.

I metodi usati dai sicari sono: falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso, per arrivare all’omicidio! Il compito di Perkins era quello di incoraggiare i leader mondiali a divenire parte di una vasta rete che favorisse gli interessi commerciali dei soli Stati Uniti d’America. Alla fine questi leader rimanevano intrappolati in una ragnatela, in una trama di debiti che ne garantiva la fedeltà assoluta in tutti gli ambiti.

I sicari dell’economia sono pedine importanti che partecipano alla costruzione e mantenimento dell’Impero, chiamato corporatocrazia. Utilizzando gli strumenti della finanza internazionale, sono riusciti in passato e ci riescono tuttora, a sottomettere paesi in via di sviluppo, quelli ovviamente con risorse naturali nel sottosuolo come petrolio, oro, diamanti, gas e minerali vari (coltan, ecc.) o quelli in posizioni geostrategiche (Panama p.e.).

Quando un sicario assolve al meglio il suo compito, i prestiti elargiti come aiuti o come fondi necessari alla costruzione di infrastrutture importanti (centrali elettriche, autostrade, ponti, ospedali, aeroporti o poli industriali, ecc.) escono dalla Banca Mondiale e/o dall’U.S.A.I.D., ed entrano nelle casse delle lobbies che hanno studiato e progettato tale criminosa strategia.

Ai paesi destinatari delle infrastrutture, cioè ai paesi bisognosi, non solo non arriva nulla, ma anzi, i prestiti sono così ingenti che il debitore si trova costretto alla morosità dopo poco tempo, e quando ciò accade, viene preteso il risarcimento immediato creando ad arte, le seguenti condizioni: controllo dei voti ai paesi membri delle Nazioni Unite, installazioni di basi militari e l’accesso alle multinazionali alle preziosissime risorse naturali. Si esige la restituzione dei debiti anche sotto forma di concessioni petrolifere. In pratica tutti i paesi che i sicari dell’economia hanno portato sotto l’ombrello dell’Impero globale, hanno subìto un destino simile. Tutti ad eccezione di Iraq e Venezuela.

Questo spiega perché il debito dei paesi del Terzo mondo è arrivato a oltre 2500 miliardi di dollari, mentre i soli interessi economici (nel 2004 erano oltre 375 miliardi) sono superiori all’intera spesa per la sanità e l’istruzione e venti volte gli aiuti che i paesi in via di sviluppo ricevono annualmente dall’estero! Cosa succede all’agenda mondialista, quando un sicario fallisce il suo compito? Entra in gioco una razza ancor più sinistra e pericolosa: gli “sciacalli”.

Gli sciacalli sono uomini, mercenari, agenti dell’intelligence che rovesciano il governo di turno, fomentano rivolte, colpi di stato e golpe militari. Spesso mascherano i loro sporchi intervento con strani incidenti (aereo, auto), malori o malattie, uccidendo i capi di stato che non si piegano ai dettami dell’establishment economico-finanziaria.
Se anche lo sciacallo dovesse fallire, allora entrano in gioco i generali con l’esercito, e il risultato è la guerra. Esattamente quello che negli ultimi anni è accaduto in Afghanistan, Iraq sotto Saddam Hussein e Libia con Gheddafi. In Iran e Venezuela hanno tentato il rovesciamento, ma per fortuna senza risultati.

L’inizio…
Come può un uomo normalissimo come John Perkins, con una semplice laurea in economia, diventare un sicario dell’economia? Certamente nulla avviene per caso... E infatti tutto ebbe inizio quando sposò Ann, una giovane donna, il cui padre era un brillante ingegnere che lavorava per il Ministero della Marina, e suo zio un alto dirigente della National Security Agency (N.S.A.), l’Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense.

Dopo il matrimonio, Perkins fu chiamato per un colloquio alla N.S.A. il cui scopo, scoprì più tardi, era individuare, attraverso test, i suoi punti deboli. Alcune settimane dopo gli fu offerto un lavoro con il quale cominciò a far pratica nell’arte dello spionaggio. Il passaggio successivo fu l’assunzione alla Main Inc. di Boston, una società di consulenza internazionale, con circa duemila dipendenti sparsi nel mondo.

A questo punto della storia Perkins incontra, quello che sarà il suo mentore e che avrà un ruolo centrale in tutta la storia. Viene avvicinato da Claudine, una donna che approfittò dei punti deboli della sua personalità usando un misto tra seduzione fisica, manipolazione verbale e mentale: metodi studiati appositamente per lui.
Fu proprio lei a spiegargli in cosa sarebbe consistito il suo vero lavoro: per primo doveva giustificare gli enormi prestiti internazionali che avrebbero poi riportato i soldi alla Main Inc. o ad altre potentissime lobbies statunitensi come Bechtel, Halliburton, Stone & Webster, Brown & Root, attraverso grossi progetti di ingegneria e di edilizia; secondo, avrebbe dovuto mandare in rovina i paesi che ricevevano i prestiti affinché restassero per sempre in obbligo, schiavi dei creditori. In pratica il “sicario dell’economia”

In qualità di economista avrebbe dovuto fare previsioni sugli effetti di investimenti multimiliardari in un determinato paese; in particolare doveva elaborare proiezioni sulla crescita economica nei successivi venti o venticinque anni e le valutazioni dell’impatto di tutta una serie di progetti messi poi in atto dalle aziende statunitensi.
Doveva creare altissimi profitti per gli appaltatori e fare felici un pugno di ricche e influenti famiglie dei paesi destinatari, assicurando al tempo stesso la dipendenza finanziaria e quindi la lealtà politica dei governi in tutto il mondo.
In pratica, veniva pagato profumatamente per rubare miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo.

La storia insegna che fin dai tempi più antichi, gli imperi sono stati costruiti e mantenuti attraverso la forza militare e la minaccia, ma con la fine dell’Unione Sovietica e lo spettro di un olocausto nucleare, la soluzione militare divenne troppo rischiosa, per cui vennero optate altre strategie, come quella economica.
Queste strategie, semplici, di grande funzionamento, non necessitavano di eserciti.
Un esempio per tutti, avvenne nel 1951 quando l’Iran si ribellò alla compagnia petrolifera britannica (oggi B.P., British Petroleum) che sfruttava le risorse naturali e il popolo.

Il primo ministro iraniano Mohammad Mossadeq, eletto democraticamente dal popolo, nazionalizzò l’intero patrimonio petrolifero iraniano, scatenando le ire furiose dell’Inghilterra, la quale chiese aiuto agli U.S.A.

Washington invece delle bombe sganciò uno “sciacallo”, l’agente della C.I.A., Kermit Roosevelt (nipote del presidente Theodore), il quale riuscì, a suon di soldi, tangenti e minacce a persuadere un gran numero di persone e organizzare rivolte e dimostrazioni violente in piazza (la medesima e recente strategia applicata in Libia e Siria). Il clima, creato ad arte, dava l’impressione che Mossadeq fosse incapace e soprattutto impopolare. Il primo ministro cadde nella trappola e passò il resto della sua vita agli arresti domiciliari. A quel punto prese il potere lo scià Mohammad Reza, alleato degli Stati Uniti e divenne il dittatore incontrastato per molto tempo, fino alla Rivoluzione.

Questo è uno degli innumerevoli colpi di stato finanziati e orchestrati dagli Stati Uniti ai danni di paesi sovrani; ricordiamo Ecuador, Indonesia, Cile, Panama, Colombia, El Salvador, Bolivia, e praticamente tutto il continente africano. Come mai simili accadimenti storici non sono conosciuti dalla maggior parte delle persone?

Negli Stati Uniti, ma il discorso in Europa non cambia, la N.B.C. è della General Electric, la A.B.C. della Walt Disney, la C.B.S. di Viacom, la C.N.N. dell’A.O.L. Time Warner, ecc.
La maggior parte dei quotidiani, periodici e case editrici sono posseduti e manipolati da gigantesche corporation transnazionali. Tutti i media fanno parte del medesimo sistema corporativo che ha portato avanti la distruzione sistematica delle economie dei paesi in via di sviluppo, e quindi veicolano solo le notizie politicamente corrette.
Per concludere John Perkins, probabilmente per ripulirsi la coscienza e per un briciolo di onestà intellettuale si è confessato pubblicamente scrivendo il libro intitolato: “Confessioni di un sicario dell’economia”.

E’ bene ricordare che è la confessione di un uomo che ha permesso a sé stesso di diventare una pedina, un sicario, riuscendo grazie alla propria avidità a sfruttare e saccheggiare miliardi di dollari da paesi in difficoltà, creando centinaia di milioni di poveri.

Il libro comunque è molto interessante, soprattutto perché permette una maggiore comprensione e visione d’insieme, dei fatti storici e dell’andamento della società moderna, tutta focalizzata nella crescita economica. Sono riusciti, grazie a decenni di propaganda, marketing e pubblicità più o meno occulta, a convincerci che acquistare costantemente è un dovere civico e aiuta l’economia; saccheggiare la terra è nel nostro stesso interesse.

La storia purtroppo, quando non viene compresa, è destinata a ripetersi e a concludersi in tragedia. Gli imperi, infatti non durano, sono tutti falliti miseramente.
L’attuale Impero, gestito e controllato dai banchieri internazionali, centrato nei mercati e derivati finanziari, oramai si sta sgretolando sotto i nostri occhi, lasciando posto ad un sistema dove al centro ci sarà l’uomo e non il dio-denaro!
“Riconoscere un problema è il primo passo per trovarne la soluzione e confessare un peccato è l’inizio della redenzione…”.

Concludo con le parole di John Perkins

Titolo:“Confessioni di un sicario dell’economia”, John Perkins, ed. Minimum fax, ISBN: 978-88-6559-069-0



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TTE... sempre in sintonia eh?!

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=289506

[;)]



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domenica 30 giugno 2013

La rivolta brasiliana organizzata dalla CIA

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Sono qui per informazioni su ciò che attualmente accade in Brasile. La prima cosa che voglio dirvi è che non si deve prestare attenzione a ciò che si racconta delle proteste, e da quello che ho sentito dai compagni di tutto il mondo, che mi parlano delle notizie dei media, non ascoltatele neanche. Le attuali proteste in corso sono assai dinamiche, ma hanno preso una svolta definitiva verso il fascismo. Il contesto delle proteste è il seguente:

La prima ondata di proteste è stata organizzata dal MPL, Movimento Passe-Livre, un movimento anarchico autonomista insediato principalmente nelle università pubbliche. Il suo obiettivo è sempre stato avere dei trasporti pubblici gratuiti. Le proteste furono organizzate in risposta al sindaco Fernando Haddad (socialdemocratico/Partito dei lavoratori) e a Geraldo Alckimin (governatore di destra, conservatore e del socialdemocratico solo di nome PSDB) che hanno aumento le tariffe degli autobus e della metropolitana. Alle proteste si sono immediatamente uniti i partiti comunisti PSTU, PSOL e PCB. MPL, a causa dell’ideologia anarchica, ha denunciato la partecipazione dei partiti. Ciò diventerà importante in seguito.

I media, in un primo momento, hanno lanciato un’offensiva totale contro le proteste, accusandole di vandalismo e di essere dirette da esponenti della sinistra estrema. Si tratta di un ottimo esempio di giustificazione delle azioni della polizia militare armata del Brasile (una gendarmeria), che ha sparato proiettili di gomma in faccia alla gente (letalmente), picchiato soprattutto donne, e usato molto gas lacrimogeno e spray al pepe per disperdere il movimento, così come diverse tattiche di intimidazione, come arresti ingiustificati (tra cui i famosi arresti per possesso di aceto). I media si sono resi conto che, nonostante tutti i loro sforzi, il movimento aveva un’agenda popolare ed aveva il supporto degli elementi progressisti della popolazione. Un presentatore molto popolare e amato dalla destra ultra-conservatrice ha tentato di porre una domanda estremamente delicata ai suoi telespettatori: sostenete il vandalismo delle proteste in corso? Solo per vedere il suo pubblico reazionario umiliarlo in diretta votando sì. I media, rendendosi conto di non poter più screditare il movimento, e notando che i loro spettatori più reazionari erano pronti a prendervi parte, si sono attivati in nuove strategie.

Come avevo già previsto, l’esperto furioso anti-comunista ha ritirato il suo precedente parere e ha iniziato a favorire le proteste, ma ha anche iniziato a sostenere che le proteste erano “molto di più”, dicendo ai suoi telespettatori che le proteste riguardavano un lungo elenco di denunce contro la sinistra, tradizionalmente presentato dai media contro il Partito dei Lavoratori di sinistra e usato elettoralmente dal PSDB di destra. Il resto dei media ha fatto esattamente la stessa cosa. Hanno anche preparato la narrazione sul piano internazionale, con questo video che è diventato il mezzo attraverso cui si conoscono le proteste. Questo sarebbe poi servito a legittimare il colpo di Stato fascista, agli occhi del pubblico internazionale. Ora qui c’è la parte difficile. Come ho detto in un precedente post su questo video particolare, si noterà che non c’è nulla di intrinsecamente socialista. I socialisti, così come i conservatori, detestano

corruzione, sprechi delle spese e degrado dei servizi pubblici. Tuttavia, questo deve essere esaminato nel contesto che i media hanno costruito nel corso degli anni del governo e della presidenza del Paese della semi-sinistra del PT. Forse un esempio con cui la maggior parte dei socialisti avrà più familiarità, è con i media venezuelani e la loro partecipazione al tentativo di colpo di Stato del 2002 contro Hugo Chavez, amico del moderato presidente brasiliano Lula, predecessore dell’attuale presidentessa Dilma. Qual è stata la strategia dei media venezuelani? Ribattere costantemente nella mente dello spettatore l’idea che tutta la sinistra è corrotta, fabbricare accuse quotidianamente e creare la sensazione generale di una crisi continua. Lo stesso è assolutamente vero dal 2000 con i media brasiliani. Infatti, Rede Globo, che ha il quasi monopolio del pubblico televisivo, di proprietà degli eredi miliardari di Roberto Marinho, che aveva una fortuna personale di 60 miliardi di dollari, in precedenza aveva tentato, nel 2007, di innescare un’artificiale marcia “popolare” contro il governo del PT, guidata da diverse celebrità sul suo libro paga. Vorrei anche vivamente ricordare a tutti che il colpo di Stato del 1964 fu preceduto da una marcia di un milione di reazionari nello Stato di Guanabara, invocando il fascismo contro il socialdemocratico riformista Joao Goulart. Quindi, per coloro che semplicemente s’innamorano di una qualsiasi protesta pubblica, pensando che sia impossibile che la destra possa avere il sostegno popolare, la smettano di essere così fottutamente ingenui.

Ora, vi starete chiedendo: “come si può suggerire che le attuali proteste siano fasciste? Sei fuori di testa!” Beh, state leggendo questo e non siete probabilmente in Brasile, guardando nel modo stordito con cui i media trattano il tutto. Probabilmente non siete consapevoli del fatto che l’ordine del giorno contro la “corruzione” è stato suggerito dal capo della polizia militare durante il negoziato con l’MPL, né siete probabilmente consapevoli del fatto che la grande maggioranza dell’opposizione al Partito dei Lavoratori non proviene dalla sinistra radicale, come vorrei fosse, come l’MPL, ma proviene dal PSDB cui metà degli elettori ha nostalgia della dittatura fascista. Così escono fuori per chiederne il ritorno. Il cartello dice “Intervento militare ora. Per il governo democratico dei civili e militari” che, sono sicuro, ricorda il periodo 1964-1986.

Mentre scrivo questo, migliaia di militanti di destra bruciano bandiere rosse in Avenida Paulista e chiedono l’impeachment della presidentessa brasiliana Dilma Roussef. Questi militanti pensano che la democrazia esiste solo quando si sposa al neoliberismo, così al suo posto vogliono installare il PSDB o l’equivalente brasiliano di Pedro Carmona.

Molte persone di sinistra solo ora se ne rendono conto, ci sono stati alcuni interessanti tentativi di rendere le persone consapevoli dell’imminente colpo di Stato fascista, da parte di alcuni artisti consapevoli che i media e la destra dirottano le proteste iniziali. Ora, i partiti di sinistra hanno cercato di rivendicare il movimento e di lottare contro il programma reazionario che si maschera sempre nelle richieste “apolitiche” per la moralizzazione della politica. La destra e i media si sono appropriati del discorso anarchico “anti-partito” per denunciare la sinistra nelle proteste, e alcune ali radicali della destra chiedono l’estinzione dei partiti, come fecero prima della dittatura militare del 1964. MPL ed anarchici non riescono a reagirvi e alimentano la retorica della destra. Vi sono anche settori della sinistra troppo isolati, nel loro gruppo di amici e compagni, per rendersi conto che la maggior parte delle persone che partecipano alle marce non è loro amica. La maggioranza delle persone vi ha aderito dopo l’appello dei volponi reazionari dei media. In molte città, le proteste non sono state avviate dalla sinistra, ma sono unicamente proteste di destra contro la politica di sinistra. Non siate ingenui, i comunisti non si radunano per protestare davanti alla residenza dell’ex presidente Lula. Nel frattempo, la Federazione delle industrie dello Stato di San Paolo (un cartello aziendale, se ci fosse una vera organizzazione fascista, sarebbe questa) sostiene le proteste. Il Pedro Carmona brasiliano affila le zanne.

Quindi trovo estremamente sconvolgente che compagni incompetenti, soprattutto coloro che sostengono di essere socialisti, fondamentalmente forniscano sostegno internazionale a un colpo di Stato fascista. Così, quando la magistratura, che i media dipingono quale grande istituzione moralizzatrice, il cui eroe è il giudice della Corte Suprema Joaquim Barbosa, compisse una specie di manovra per cacciare Dilma Roussef a favore di nuove elezioni, per riportare il PSDB neoliberista al potere, la comunità internazionale sarà pronta a convalidare il colpo di Stato. Dovrei ricordare a tutti che questa è la tattica da manuale del fascismo del 21° secolo, come ci insegna l’Honduras. Il Brasile corre il pericolo di divenire fascista, e io sono stufo di questi stranieri incompetenti che scoprono cosa succede attraverso alcuni stupidi video su youtube sponsorizzati da alcuni think tank, come l’Istituto Millenium o l’equivalente brasiliano dei cubani di Miami, pensando che ciò sia positivo.

Reddit mi fa schifo. (Il sito Reddit, dove è stato postato questo articolo. NdT)

SitoAurora

La CIA e i suoi amici sembrano organizzare i disordini in Brasile, usando il termine ‘Gigante Acordou‘: il gigante si sveglia.

Il Brasile è sotto attacco perché è amico della Russia e perché ha un’economia dal moderato successo? Le rivolte in Brasile possono essere collegate alla Diageo. Secondo quanto riferito, la società per bevande Diageo ha legami con la CIA. Diageo finanzia AmeriCares, che sarebbe un’organizzazione di facciata della CIA.

CIA’s ‘christian’ faction; americares, pedophile rings…

Illuminati, Mossad israeliano e Diageo dietro le “proteste” in Brasile

“Nel 2011, la Diageo pubblicò questo annuncio TV per la Johnnie Walker in Brasile. Il nome della pubblicità era ‘O Gigante acordou’ – ‘il gigante si è svegliato’. Nell’aprile 2013, Diageo Co. fece un altro spot televisivo per la Johnnie Walker Red Label del Brasile:

“Questo annuncio dice: ‘Está na hora do próximo passo’, che significa ‘E’ il momento per il passo successivo’. OK, ora, una serie di ‘proteste’ è iniziata in Brasile. Indovinate un po qual’è l’hashtag utilizzato per organizzare le proteste su Twitter? E’ ‘O Gigante Acorda’ – ‘Il gigante si sveglia.’ E’ ormai chiaro che il misterioso AD della Diageo per la Johnnie Walker, parlando di ‘tempo per il prossimo passo’, sia una parola in codice per scatenare l”operazione O Gigante Acorda’. Il Mossad israeliano sta manipolando giovani scervellati per istigare proteste violente. Proprio come in Egitto… E’ l”operazione O Gigante Acorda’.”

Arnold Schwarzenegger è stato in Brasile poche settimane prima che le proteste iniziassero. Dirige la facciata della Bill Clinton Initiative a Rio.

Traduzione di – SitoAurora

http://www.stampalibera.com/?p=64224

[align=right]Source: TERRA REAL TIME: La rivolta brasiliana organizzata dalla CIA [/align]



Il Brasile è sotto attacco perché è amico della Russia e perché ha un’economia dal moderato successo?


Faccio la mia battuta [:p]

L'Italia non è sotto attacco perché è amica dell'America e perché non ha più un’economia dal moderato successo?

Dalle moltissime proteste che si vedono fare in Italia per ribellarsi dalle sanguisughe europee (in realtà non si muove nessuno [:p]), ci vorrebbe una versione di Mossad speciale che organizzi qualcosina.


Ultima modifica di Wolframio il 30/06/2013, 13:23, modificato 1 volta in totale.


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