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MessaggioInviato: 05/07/2013, 12:34 
Il Fondo Monetario Internazionale
ordina la politica economica all'Italia


venerdì 5 luglio 2013

L'Italia non e' piu' un paese sovrano. Pareggio di Bilancio, MES, e Fiscal Compact
rappresentano la pietra tombale di un paese svenduto ai gruppi finanziari internazionali
.

(AGI) - Roma, 4 lug. - L'Imu sulla prima casa va mantenuta. E' il monito lanciato dal Fondo monetario internazionale al termine della sua missione in Italia. L'Fmi sollecita anche ad accelerare le riforme per rilanciare crescita e occupazione. Le prospettive di crescita nel nostro Paese restano infatti "deboli" e la disoccupazione "inaccettabilmente alta". Insomma "il compito" dell'Italia "e' lontano dall'essere completo", anche se il nuovo governo, ha iniziato ad adottare i passi necessari "per fronteggiare i problemi strutturali" del Paese.

Il Fondo ha anche rivisto in peggio le stime sull'andamento del Pil italiano per il 2013, con una flessione attesa che passa all'1,8% dall'1,5% previsto in precedenza, ma ha migliorato quelle relative al 2014, con una crescita prevista che passa dallo 0,5% allo 0,7%.


http://www.agi.it/politica/notizie/2013 ... vare_soldi



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 05/07/2013, 13:14 
E' UNA VERGOGNA: CI FACCIAMO DARE ANCHE I DICTAK DAGLI ALTRI! [:(!]
Vedtremo quanto vale Letta ....(E chi gli sta intorno) [^]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 07/07/2013, 14:00 
IL FMI E' GIA' A CASA NOSTRA

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Di "spedizioni" della troika abbiamo scritto praticamente ogni settimana in merito alla Grecia, ma anche alla Spagna e al Portogallo. Senza grosso clamore mediatico, ora, è la volta di una nuova tornata di "controlli". E questa volta riguardano l'Italia. Il Fondo Monetario Internazionale è a Roma, e i suoi emissari si muovono tra il Tesoro, la Banca d'Italia, Palazzo Chigi e varie authority di vigilanza. Passano in rassegna i nostri compiti, come gli ispettori del Ministero dell'Istruzione di volta in volta nelle scuole pubbliche. Solo che questa volta si parla in lingua anglofona, cioè straniera.

http://www.vocidallastrada.com/2013/07/ ... .html#more

Ci apriamo al nemico insomma. O meglio, ci lasciamo invadere, occupare e controllare da chi di fatto è all'origine della crisi nella quale siamo. L'Fmi viene a verificare che dopo i proclami di Letta, in merito a Imu, Iva e Lavoro, in ogni caso non si sgarri da quanto a suo tempo prescritto. E noi non solo li facciamo entrare, ma gli stendiamo il tappeto rosso dinnanzi a ogni passo.

Il punto di attualità, al centro di questo viaggio d'ispezione dell'Fmi, è chiaro: vuole vedere da dove prendiamo la copertura per le manovrine rilanciate dal Governo Letta. Anche gli italiani vorrebbero saperlo, ma mentre noi ce ne stiamo calmi ad aspettare Godot, l'Fmi invece non perde tempo, pretende di vedere i libri contabili e ci fa le pulci.


Altro capitolo d'indagine, cioè, d'ispezione: il settore finanziario nel suo complesso, ovvero lo stato di salute delle banche italiane. In tal senso bisogna riscontrare che la European Banking Authority (l'Eba), cioè l'istituzione comunitaria di controllo sulla sorveglianza bancaria, al momento non ha riscontrato particolari criticità. Ma siccome l'ultima ondata di stress test fatta alle Banche europee ha avuto la veridicità di un incontro di wrestling, visto quello che è successo dopo, ora Washington vuole vederci chiaro, e di persona. Del resto la decisione di qualche giorno addietro di coinvolgere anche i depositanti negli eventuali (eventuali?) casi di sofferenza degli istituti bancari è eloquente. O almeno dovrebbe esserlo.

Per quanto ci riguarda, del resto già abbiamo le loro basi e i loro militari tra noi da almeno sessanta anni, figuriamoci se possiamo permetterci di dire no a chi viene a rovistare tra i nostri cassetti contabili. Peraltro, grossomodo un anno addietro, l'Fmi ci aveva già bacchettato in merito allo stato del nostro sistema bancario. Ma all'epoca c'era Mario Monti al governo, cioè uno di loro, il quale solo qualche mese prima aveva girato un assegno da 2.5 miliardi a Morgan Stanley, per chiudere una operazione di derivati sottoscritta dall'Italia a suo tempo sulla quale, la Banca statunitense, sentito puzza di bruciato, aveva chiesto - e ottenuto - di essere liquidata all'istante. Con l'uomo del Bilderberg e della Goldman Sachs al governo, allora, il gioco fu semplicissimo. I media ufficiali, ovviamente, non ne parlarono affatto, e mentre sull'Italia si abbatteva la più grande scure di macelleria sociale degli ultimi decenni una mole tale di denaro drenata dalle casse pubbliche prendeva la via occidentale.
Ora al governo c'è Letta, altro uomo del Bilderberg e dei poteri forti. Difficile che la musica cambi.

Lo diciamo in altre parole: dopo le notizie uscite in odore di derivati pericolosi che riguardano il nostro Paese - che ovviamente, malgrado le smentite, è una realtà - c'era insomma bisogno di una nuova missione dell'Fmi a Roma. Scommettiamo che tra un po' il governo Letta, anche in questo caso, nel silenzio più ossequioso dei media, staccherà qualche altro bell'assegno per chiudere operazioni che le Banche creditrici d'oltreoceano ritengono a rischio mentre dalle nostre parti iniziamo seriamente a morirci di fame?



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MessaggioInviato: 14/07/2013, 13:33 
11 SEGNI CHE L’ITALIA STA FINENDO IN UNA DEPRESSIONE ECONOMICA

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- MICHAEL SNYDER – theeconomiccollapseblog.com

lug 13th, 2013

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... economica/

Quando si ha troppo debito, iniziano ad accadere cose davvero brutte. Purtroppo questo è esattamente ciò che sta accadendo in Italia in questo momento. Le dure misure di austerità stanno facendo rallentare l’economia italiana ancora più di prima.

Eppure, anche con tutte le misure di austerità, il governo italiano continua solo ad accumulare più debito. Questo è esattamente lo stesso percorso che ha intrapreso la Grecia.

L’austerità provoca un calo nelle entrate pubbliche, cosa che impedisce il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del deficit, cosa che provoca ancora più misure di austerità. Ma se l’Italia crolla economicamente, sarà un affare molto più grande di quello che è stato in Grecia.

L’Italia è la nona economia su tutto il pianeta. In realtà l’Italia era ottava, ma ora la Russia l’ha sorpassata.

Se l’Italia continuerà ad arrancare, anche India e Canada la sorpasseranno. E’ davvero una tragedia guardare ciò che sta accadendo in Italia, perché è davvero un posto meraviglioso. Quando ero bambino, mio #8203;#8203;padre era in marina e ho avuto l’opportunità di vivere lì per un po’. E’ una terra con un clima meraviglioso, ottimo cibo e ottimo calcio. La gente è cordiale e la cultura è assolutamente affascinante. Ma ora il paese sta cadendo a pezzi.

I seguenti sono gli 11 segni che l’Italia sta scendendo in una depressione economica in piena regola…

Il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 12.2%. Questa è la cifra più alta da 35 anni a questa parte.

Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è salito al 38.5%, e nel sud Italia ha recentemente raggiunto la soglia del 50%.

Una media di 134 punti vendita stanno chiudendo in Italia ogni singolo giorno. Nel complesso, circa 224,000 esercizi al dettaglio hanno chiuso dal 2008.

L’economia italiana è in contrazione da sette trimestri consecutivi.

E’ stato proiettato che il PIL in Italia si ridurrà dell’1.8% quest’anno.

La produzione industriale in Italia è diminuita per 15 mesi di fila. Ora è scesa al livello più basso sin da 25 anni.

Nel complesso, la produzione industriale in Italia è diminuita di circa un quarto sin dal 2008.

A Maggio le vendite di automobili in Italia sono diminuite dell’8% rispetto all’anno precedente.

Il numero di persone che sono considerate “gravemente povere” in Italia è raddoppiato negli ultimi due anni.

L’Italia ora ha un rapporto tra debito/PIL del 130%.


E’ stato proiettato che l’Italia avrà bisogno di un grande piano di salvataggio dell’UE entro sei mesi.

A questo punto, l’Italia è al verde.

E a differenza degli Stati Uniti o del Giappone, l’Italia non può più controllare una banca centrale e fargli stampare una gran quantità di nuovo denaro con cui comprare titoli di stato. L’Italia è sposata con l’euro, e questo limita fortemente le sue opzioni. Purtroppo il denaro sta finendo rapidamente. Quello che segue è un estratto da un recente articolo di Wolf Richter…

Nella maggior parte dei paesi significherebbe avere una bella faccia tosta, o forse un’ostentazione di follia politica, ma in Italia lascia il tempo che trova: un funzionario del governo, nondimeno un ministro, può dichiarare tranquillamente che il paese non può saldare i suoi conti di lunga data, e non per un mese o due ma per il resto di quest’anno! A causa di problemi “tecnici.”

Il governo italiano è senza soldi. Non che il governo degli Stati Uniti o quello giapponese stiano meglio, ma hanno le banche centrali che stampano denaro a tavoletta. L’Italia no. Ha la BCE che è gestita da un italiano il quale l’anno scorso ha promesso che stamperà soldi per tenere l’Italia a galla. Ma questa promessa non è la stessa cosa dell’avere una banca centrale propria.

Il 4 Luglio in Italia è venuto alla luce l’ennesimo fiasco per quanto riguarda il bilancio. Devastata dalla falsa austerità, le spese sono aumentate dell’1.3% nel primo trimestre, mentre le entrate sono rimasti invariate. Quindi il deficit è salito al 7.3% del PIL, rispetto al 6.6% dello scorso anno, portando il debito pubblico al 130% del PIL. Debito e deficit da capogiro in un’economia in avvizzimento — l’Italia è in recessione sin dal quarto trimestre del 2011 — è una combinazione tossica nell’Eurozona.

Anche se questi numeri possono sembrare davvero brutti, la realtà è che le persone che soffrono di più sono i cittadini medi. Molti italiani sono stati completamente devastati da questa depressione economica ed i suicidi sono alle stelle…

In Italia le tragiche storie di suicidi legati alla profonda recessione stanno diventando troppo frequenti. Il mese scorso vicino a Torino si è impiccato un ex-operaio perché non riusciva a trovare lavoro. A Maggio un giovane di Roma si è suicidato poco dopo aver perso il lavoro. Il giorno successivo il presidente Giorgio Napolitano ha pregato il governo affinché presti “la massima attenzione per le situazioni di maggior disagio e necessità” in modo da aiutare a fermare l’ondata di suicidi.

E’ assolutamente tragico.

Ma sapete una cosa?

Gli Stati Uniti sono diretti lungo lo stesso percorso dell’Italia.

Nei prossimi anni anche qui la disoccupazione ed i suicidi saliranno alle stelle.

Quelli che stanno mettendo la testa sotto la sabbia in questo momento saranno colti di sorpresa da quello che sta arrivando. Ma quelli che capiscono ciò che si staglia all’orizzonte, e si preparano, avranno migliori possibilità per uscirne con meno danni possibili.

L’Italia è un po’ come la Torre di Pisa. Tutti sanno che cadrà alla fine, e quando accadrà sarà una vera catastrofe.

Quando il sistema finanziario dell’Italia imploderà, questo sarà il segno che la situazione inizierà a deteriorarsi più rapidamente. Aspettatevi che i vari pezzi del domino inizino a cadere molto più rapidamente in seguito.

Versione originale:
Michael Snyder
Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com
Link: http://theeconomiccollapseblog.com/arch ... depression

Versione italiana:
Fonte: http://www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2013/07/ ... omica.html
Traduzione a cura di FRANCESCO SIMONCELLI

http://www.comedonchisciotte.org/site// ... &sid=12076



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MessaggioInviato: 14/07/2013, 13:48 
Stanno concludendo il lavoro con noi ed hanno iniziato con la Francia.
Nessuno si salverà, perchè il loro peggior nemico è lo stato sovrano.



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MessaggioInviato: 19/07/2013, 19:01 
Ma guarda tu 'sti complottisti.......

Ad inizio topic, si è parlato del famoso Britannia.... e del fatto che
la Finanza Internazionale (e naturalmente la Massoneria) nel '92 abbia
deciso, proprio sul quel Panfilo, di mettere letteralmente in ginocchio l'Italia....

Nello stesso articolo, come nel video, è stato detto che ENI, ENEL e
FINMECCANICA
sarebbero stare acquisite a prezzi stracciati
(grazie ad una crisi indotta generalizzata), in quanto costituiscono
i veri "gioielli di famiglia" italiani......

Beh... molti di voi hanno detto, incautamente, che queste non erano
altro che favolette dei soliti complottisti..... [}:)] [}:)] [}:)]

Sentite cosa dice questo massone messo al Governo da Letta (Capitan Findus)......

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http://www.wallstreetitalia.com/article ... ndita.aspx




Tratto da:

Come è stata svenduta l’Italia
di Antonella Randazzo

http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm

Anche Tina Anselmi aveva capito i legami fra mafia e finanza internazionale: "Bisogna stare attenti, molto attenti... Ho parlato del vecchio piano di rinascita democratica di Gelli e confermo che leggerlo oggi fa sobbalzare. E’ in piena attuazione... Chi ha grandi mezzi e tanti soldi fa sempre politica e la fa a livello nazionale ed internazionale. Ho parlato in questi giorni con un importante uomo politico italiano che vive nel mondo delle banche. Sa cosa mi ha detto? Che la mafia è stata più veloce degli industriali e che sta già investendo centinaia di miliardi, frutto dei guadagni fatti con la droga, nei paesi dell’est... Stanno già comprando giornali e televisioni private, industrie e alberghi… Quegli investimenti si trasformeranno anche in precise e specifiche azioni politiche che ci riguardano, ci riguardano tutti. Dopo le stragi di Palermo la polizia americana è venuta ad indagare in Sicilia anche per questo, sanno di questi investimenti colossali, fatti regolarmente attraverso le banche".

Anni dopo, l'ex ministro Scotti confesserà a Cirino Pomicino: "Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leaders dei partiti di governo".

Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia, in navigazione lungo le coste siciliane. Sul panfilo c'erano alcuni appartenenti all'élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).


In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d'Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell'Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell'Iri Riccardo Galli. Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c'erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani. La stampa martellava su "Mani pulite", facendo intendere che da quell'evento sarebbero derivati grandi cambiamenti.

Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell'Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers.

Appena salito al potere, Amato trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.

L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.

Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni.

Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.
La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. Sempre per conto degli stessi committenti, egli fece diverse speculazioni contro le monete di alcuni paesi asiatici, come l'Indonesia e la Malesia. Dopo la distruzione finanziaria dell'Europa e dell'Asia, Soros venne incaricato di creare una rete per la diffusione degli stupefacenti in Europa.

In seguito, i Rothschild, fedeli al loro modo di fare, cercarono di far cadere la responsabilità del crollo economico italiano su qualcun altro. Attraverso una serie di articoli pubblicati sul Financial Times, accusarono la Germania, sostenendo che la Bundesbank aveva attuato operazioni di aggiotaggio contro la lira. L'accusa non reggeva, perché i vantaggi del crollo della lira e della svendita delle imprese italiane andarono agli anglo-americani.

La privatizzazione è stata un saccheggio, che ancora continua. Spiega Paolo Raimondi, del Movimento Solidarietà:

Abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell'economia produttiva e l'esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l'Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico.

Qualche anno dopo la magistratura italiana procederà contro Soros, ma senza alcun successo. Nell'ottobre del 1995, il presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà, Paolo Raimondi, presentò un esposto alla magistratura per aprire un'inchiesta sulle attività speculative di Soros & Co, che avevano colpito la lira. L'attacco speculativo di Soros, gli aveva permesso di impossessarsi di 15.000 miliardi di lire. Per contrastare l'attacco, l'allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò inutilmente 48 miliardi di dollari.

Su Soros indagarono le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli, che fecero luce anche sulle attività della Banca d'Italia nel periodo del crollo della lira. Soros venne accusato di aggiotaggio e insider trading, avendo utilizzato informazioni riservate che gli permettevano di speculare con sicurezza e di anticipare movimenti su titoli, cambi e valori delle monete.

Spiegano il Presidente e il segretario generale del "Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà", durante l'esposto contro Soros:

È stata... annotata nel 1992 l 'esistenza... di un contatto molto stretto e particolare del sig. Soros con Gerald Carrigan, presidente della Federal Reserve Bank di New York, che fa parte dell'apparato della Banca centrale americana, luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria "Goldman Sachs & co." come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia. In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della "Albertini e co. SIM" di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati. Albertini è membro del consiglio di amministrazione del "Quantum Fund" di Soros.

III. L'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht "Britannia" della regina Elisabetta II d'Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell'industria di stato italiana. A seguito dell'attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell'economia nazionale e dell'occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all'incontro del Britannia avevano già ottenuto l'autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L'agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l'intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.

I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la "necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo", pur sapendo che l'Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.
Gli attacchi all'economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell'élite. Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse:

I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo... è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell'unificazione monetaria.

Il giorno dopo, il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, riferiva che l'Italia non poteva far nulla contro le correnti speculative sui mercati dei cambi, perché "se le banche di emissione tentano di far cambiare direzione o di fermare il vento (delle operazioni finanziarie) non ce la fanno per la dimensione delle masse in movimento sui mercati rispetto alla loro capacità di fuoco".

Le nostre autorità denunciavano il potere dell'élite internazionale, ma gettavano la spugna, ritenendo inevitabili quegli eventi. Era in gioco il futuro economico-finanziario del paese, ma nessuna autorità italiana pensava di poter fare qualcosa contro gli attacchi destabilizzanti dell'élite anglo-americana.

Il Movimento Solidarietà fu l'unico a denunciare quello che stava effettivamente accadendo, additando i veri responsabili del crollo dell'economia italiana. Il 28 giugno 1993, il Movimento Solidarietà svolse una conferenza a Milano, in cui rese nota a tutti la riunione sul Britannia e quello che ne era derivato.


CONTINUA>>> http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm



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MessaggioInviato: 20/07/2013, 00:04 
L'Italia è fallita! E' in atto la liquidazione...

Venghino signori alla liquidazione fallimentare del paese! Sconti dell'80% per massoni, banchieri e rettiliani!!!

[:o)] [:o)] [:o)]



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MessaggioInviato: 20/07/2013, 10:58 
Se volete liberare l'Italia bisogna iniziare dalla Sicilia,così è sempre stato,oltre che siamo stati i primi a capire che l'unico partito (movimento) della svolta poteva essere il M5S,siamo i primi a dire chiaramente che l'occupazione militare Americana sul nostro suolo ci porterà alla schiavitù e alla miseria più totale.
E se ci date realmente l'appoggio per smantellare in MUOS,vedrete che comincerà a cambiare tutto.[;)]


Ultima modifica di bleffort il 20/07/2013, 11:02, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/07/2013, 11:33 
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Atlanticus81 ha scritto:

L'Italia è fallita! E' in atto la liquidazione...

Venghino signori alla liquidazione fallimentare del paese! Sconti dell'80% per massoni, banchieri e rettiliani!!!

[:o)] [:o)] [:o)]



Spero non riescano a comprare la nostra dignità.
E' incredibile, ma sono costretto a rimpiangere i vari Craxi, Bertinotti e company.



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MessaggioInviato: 20/07/2013, 14:38 
Saccodanni collaterali

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http://www.beppegrillo.it/2013/07/sacco ... erali.html

L'Italia è alla canna del gas e chi l'ha ridotta in questa condizione, invece di andarsene con passo rapido e veloce in qualche Paese senza estradizione, si prepara a svendere l'argenteria per guadagnare tempo. Il banchiere Saccomanni, promosso ministro dell'Economia, ha trovato la soluzione: "Pronti a fare cassa utilizzando Enel, Eni e Finmeccanica". Lo ha detto, per timore di qualche reazione violenta, dalla lontana Mosca dove è stato invitato per il G20 (ebbene sì, siamo ancora nei G20, ma per poco). Impaurito dalle sue stesse parole e dai commenti della stampa internazionale ha "spiegato meglio" che "Potremmo usare le quote delle società come collaterale". Il cittadino comune che di collaterali conosce di solito solo i danni esposti dal cosiddetto "bugiardino" dei medicinali si è sentito rassicurato: sono solo "collaterali". Qualche diarrea, un formicolio, due linee di febbre, un arrossamento della pelle. Cosa vuoi che sia? La partecipazione dello Stato nelle uniche grandi aziende nazionali che rimangono all'Italia è quindi salva. Qualcuno sospettoso però potrebbe andare oltre questa analisi superficiale e investigare. Un piccolo aiuto. Chi in Italia sa cosa vuol dire "bene collaterale"?. Una definizione è la seguente:

"Bene finanziario concesso in garanzia del puntuale pagamento di un debito. Se alla scadenza, il debitore non è in grado di pagare quanto previsto, il creditore può rivalersi sul bene, vendendolo, e utilizzando tutto o parte del ricavato per soddisfare il suo credito. Nel caso di titolo azionario può venire acquistato da chi vuole speculare con denaro a prestito e la garanzia rappresentata dal titolo stesso."

In sostanza un collaterale è una cambiale in bianco, un pagherò dato in garanzia, in questo caso delle azioni delle aziende di Stato. "Ah, ma allora è tutta un'altra cosa!", dirà il cittadino finalmente informato e rassicurato: "Non è una semplice vendita, ma un collaterale". Gli effetti, i saccodanni collaterali, saranno a lunga scadenza con la perdita del controllo del 30% dello Stato e della "golden share", che consente di incidere sulle decisioni strategiche, e una diminuzione dei dividendi che vanno alle casse pubbliche. Questione di saccodanni collaterali.





A proposito.... ma chi è Fabrizio Saccomanni? [}:)] [:(!] [8)] [:o)] [:D]
http://www.grandeoriente-democratico.co ... atico.html



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MessaggioInviato: 24/07/2013, 19:35 
Italia svendesi: eccoci in pasto agli sciacalli della crisi

martedì 23 luglio 2013

http://www.nocensura.com/2013/07/italia ... -agli.html

Quasi oscurata dalle altre notizie che hanno occupato le prime pagine dei giornali la settimana scorsa, la tematica più importante è un’altra: il nostro paese si prepara a svendere immobili e altri gioielli di famiglia, oltre a varare nuove norme, per un totale, parziale quanto si vuole eppure niente affatto modesto, di 400 miliardi. Lo scenario è pertanto inequivocabile: come era facile prevedere stiamo entrando in una nuova fase dello smantellamento del nostro Stato. Dopo l’ondata delle misure di austerità imposte da Monti, una delle ultime importanti cose che il governo del professore del Bilderberg e di Goldman Sachs non aveva fatto in tempo a mettere in pratica è ora nelle mani di Enrico Letta, anch’egli, come sappiamo, degli ambienti del “Gruppo”. Stiamo parlando delle privatizzazioni e della messa all’asta di ciò che è nostro, onde far fronte ai debiti accumulati nel tempo.

Il governo vorrebbe, con questa operazione, tagliare appunto 400 miliardi di debito pubblico, facendo fede così al Fiscal Compact in partenza dal 2015. Mario MontiSecondo Brunetta, 100 miliardi arriverebbero dalla vendita dei beni pubblici, 40-50 dalla costituzione e cessione di società per le concessioni demaniali (chi saranno i proprietari di tali società?), 25-35 miliardi dalla tassazione ordinaria delle attività finanziarie detenute in Svizzera (come se la cosa fosse facile da applicare…) e ulteriori 215-235 miliardi da questa “operazione choc” di svendita. Appunto. Operazione choc: già la si chiama nel modo adatto a farla digerire all’opinione pubblica come una cosa indispensabile, necessaria, e non procrastinabile. “Ce lo chiede l’Europa, ricordate?”.

Questa operazione, a quanto pare, dovrebbe essere confezionata nel modo seguente: si vuole individuare una porzione di beni patrimoniali e diritti dello Stato, sia a livello centrale sia a livello strategico, e venderli a una società di diritto privato di nuova costituzione. Questa – attenzione che si arriva facilmente al punto – sarebbe costituita e partecipata da banche, assicurazioni, fondi bancari e altri soggetti. Ripetiamo: banche, assicurazioni e fondi bancari, oltre a qualche soggetto privato evidentemente facoltoso. Chiaro il punto?

Ma non solo: tale società emetterebbe obbligazioni a 15-20 anni garantite dai beni. E siccome si tratta di un soggetto privato, questi titoli non andrebbero a ingrassare il debito pubblico. Lo Stato incasserebbe Brunettail corrispettivo e lo porterebbe a riduzione del debito. Ma i beni, ovviamente, non sarebbero più “nostri”.

Si tratta, con tutta evidenza, di un furto in piena regola. Con una aggravante decisiva: chi sarà in grado di andare a comperare i nostri immobili e i nostri terreni è lo stesso soggetto che, attraverso la speculazione e la crisi, ci ha indotto a metterli in vendita. Anzi, in svendita. Il processo è certamente chiaro a tutti i lettori del “Ribelle”. Se dai primi anni Ottanta siamo stati costretti – per via delle leggi che i politici italiani hanno approvato senza che nessuno di noi, ipnotizzato negli anni del boom economico se ne rendesse pienamente conto – a offrire nelle mani della speculazione internazionale il finanziamento dei nostri titoli di Stato, è esattamente da allora che abbiamo iniziato ad accumulare debito pubblico in maniera abnorme. Conti alla mano, la cosa non è in discussione. Sino a un anno addietro eravamo “appena” al doppio di allora, cioè a circa il 120 per cento.

Complici la crisi indotta dalla finanzasovranazionale e i governi che attraverso tale crisi ci hanno imposto le misure che non hanno fatto che aggravarla ulteriormente ai nostri danni, oggi siamo arrivati, in tema di debito pubblico, a circa il 130 per cento. E probabilmente a fine anno si andrà ben oltre.

Per risolvere la situazione, visto che con le misure adottate non si può che continuare a farla incancrenire, adesso si arriva dunque alla svendita di noi stessi. Cioè del nostro patrimonio pubblico. Chi ha guadagnato da tutta l’operazione mediante i tassi di interesse crescenti che siamo stati costretti a pagare, e che saremo costretti a pagare anche in futuro, si trova dunque oggi con un gruzzolo cospicuo in tasca. E questo, sempre da parte degli stessi soggetti, sarà dunque utilizzato, a breve, per venire a fare spese in casa nostra. A prezzi di realizzo, ovviamente. E con un allibratore di provata fiducia, visto che Letta proviene dagli stessi ambienti. Prima ci hanno “creato” il debito, poi ci hanno fatto aumentare i tassi di interesse, quindi ci Enrico Lettahanno imposto le condizioni per ripagarlo, e adesso ci requisiscono il patrimonio a prezzi da “monte dei pegni”. Una operazione di strozzinaggio legalizzato, insomma.

La lista degli immobili e del patrimonio in svendita non è ancora completa. E si tratta, ribadiamo, di una lista parziale ancora da approvare. Ma è certo che verso quella direzione si sta andando e che quella si proseguirà. Come peraltro già avvenuto in altri paesi, vedi ad esempio la Grecia e la svendita di aziende pubbliche, quando non di vere e proprie isole. Per ora la Banca d’Italia, dalla quale è necessaria l’autorizzazione (che ovviamente non mancherà, visto che è di proprietà delle banche e dunque dei banksters stessi) ha inviato una prima lista di 350 immobili per un valore di un miliardo e mezzo. A fronte di Bernankequesto, il peggio è però l’aspetto che riguarda lo scenario nel suo complesso, cioè europeo e mondiale. Che non sta cambiando di un millimetro, se non in peggioramento.

La seconda ondata di crisi, ampiamente prevista anche nei tempi, cioè per il tardo autunno di quest’anno, inizia ad arrivare. La situazione di Portogallo e Grecia sta nuovamente avendo una nuova fase di peggioramenti. E anche le notizie in merito a queste due situazioni sono state nascoste dietro i fatti d’Egitto nei giorni scorsi. Mario Draghi ha dichiarato che la Bce continuerà a intervenire e che non pensa affatto, come invece si suppone stia facendo la Fed dopo le parole di Ben Bernanke delle settimane passate, a una exit strategy. Ma non è una buona notizia: perché se da un lato la cosa ci evita il tracollo totale e repentino, dall’altro non fa che spostare in avanti i termini di una questione già scritta. Peraltro, prendendo tempo, consente alla deriva predatoria dei mercati di continuare ad andare avanti e a percorrere i propri scopi. La svendita dell’Italia della quale abbiamo parlato è una ulteriore tappa di tale percorso.

(Valerio Lo Monaco, “AAA Italia svendesi”, pubblicato da “La Voce del Ribelle” e ripreso da “Come Don Chisciotte” il 14 luglio 2013).

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/07/italia ... lla-crisi/



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MessaggioInviato: 25/07/2013, 20:57 
Euro: cronologia di una dittatura

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http://www.nocensura.com/2013/07/euro-c ... atura.html

DIVORZIO TRA BANCA D’ITALIA E MINISTERO DEL TESORO – luglio 1981

L’autonomia della sovranità monetaria affidata alla privata Banca Centrale d’Italia è stata introdotta a partire dal luglio 1981, col divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro deciso dal Ministro del Tesoro BENIAMINO ANDREATTA (partecipò nel giugno 1992 a Civitavecchia al complotto ordito contro lo Stato italiano, organizzato nel Britannia, il panfilo della regina inglese), con una semplice lettera all’allora Governatore di Bankitalia CARLO AZEGLIO CIAMPI (ricompensato con la carica di Presidente della Repubblica proprio per questi suoi servigi), in cui sollevava la Banca Centrale dall’obbligo di acquistare quei titoli di Stato che il Tesoro non riusciva a collocare altrove sul mercato.

Enrico Letta, l’attuale cameriere dei banchieri, messo a capo del governo italiano, dichiarò che “grazie al divorzio, nel 1981, tra Tesoro e Banca d’Italia, vero spartiacque della politica economica italiana, l’allora ministro Andreatta e il governatore Ciampi definiscono, infatti, il nuovo campo da gioco delle politiche dei conti pubblici proprio quando la presenza italiana nello Sme è in pericolo. Con il divorzio è rotto definitivamente il meccanismo perverso della sottoscrizione da parte di Bankitalia dei titoli del debito pubblico non collocati sul mercato”

ATTO UNICO EUROPEO - 17 Febbraio 1986 GIULIO ANDREOTTI come Ministro degli Esteri del Governo Craxi, firma l’Atto Unico Europeo (A.U.E.).

TRATTATO DI MAASTRICHT – 7 febbraio 1992Il Presidente del Consiglio GIULIO ANDREOTTI, il Ministro degli Esteri GIANNI DE MICHELIS (Aspen Institute) e il Ministro del Tesoro GUIDO CARLI, firmano il Trattato di Maastricht, cedendo la sovranità monetaria alla Banca Centrale Europea (B.C.E.).

A partire dal 1992 è iniziata la sottomissione dell’Europa al Trattato di Maastricht, concepito per sottoporre le diverse nazioni ad una totale dittatura monetarista al servizio degli interessi dei banchieri.



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MessaggioInviato: 26/07/2013, 14:19 
L'ORO ALLA PATRIA...L'ORO CHE GARANTIVA LA MONETA CIRCOLANTE...L'ORO AMMASSATO IN USA, UK E SVIZZERA PER SALVARLO DAI COMUNISTI...L'ORO PER LE ASTRONAVI !
Postato il Martedì, 23 luglio @ 08:28:26 CEST di davide

MA SOPRATTUTTO L'ORO ITALIANO DOV'E' ? QUANT'E' ? DI CHI E' ?

DI GLAUCO BENIGNI
glaucobenigni.blogspot.it

According to the World Gold Council, bullion banks are investment banks that function as wholesale suppliers dealing in large quantities of gold. All bullion banks are members of the London Bullion Market

Read more: http://www.ehow.com/facts_6824846_defin ... z2YfVJLHNE

PRIMA PARTE

Recentemente l'Oro è tornato ad essere un tema rilevante e strategico nel dibattito mondiale. “La notizia che la Germania vuole rimpatriare parte delle sue riserve auree dagli Usa e dalla Francia – scrive Robert Lenzner, ex banchiere e oggi analista di Forbes – fa molto preoccupare, perché è il primo grande segnale che la fiducia tra le Banche Centrali del mondo si sta deteriorando”. E quando la fiducia si incrina non si sa mai come va a finire.

L'episodio non è isolato. Sono tanti i Paesi che negli ultimi 50 anni hanno ricoverato il loro oro nei grandi caveau americani e inglesi, ma ora lo rivorrebbero indietro. Tra questi Paesi ovviamente non poteva mancare l'Italia. “Sembra però” che ci siano dei problemi.

Dopo aver trascorso 50 anni in casa straniera oggi l'Oro della Germania vorrebbe tornare in patria: per lo meno il 50% . Lo ha deciso recentemente la Bundesbank, la seconda grande proprietaria di riserve auree nel mondo. Perché e perché ora ? Ci sono diverse ragioni. In parte perché una lobby di economisti, legali e uomini d'affari tedeschi sta esercitando pressioni, ma non solo. La storia ha inizio lo scorso ottobre quando la Corte dei Conti tedesca ha richiesto un'ispezione presso i forzieri delle Banche Centrali che custodiscono il loro oro all'estero. Non era mai successo prima e ciò ha da subito innescato un'atmosfera da thriller internazionale. Inoltre c'erano precedenti ambigui. Secondo il magazine Der Spiegel : “nel 2007, dopo numerose richieste, alcuni ispettori della Bundesbank erano stati autorizzati ad entrare nel caveau della FED americana , ma … solo nell'anticamera ! Quattro anni dopo, in maggio 2011 gli ispettori fecero una seconda visita e stavolta ebbero modo di entrare in uno dei 9 compartimenti dove si trovava l'oro tedesco. Qualche lingotto venne pesato, ma l'esito di tali verifiche fu, su richiesta della FED, posto sotto segreto. Ahi, ahi, ahi!
Da quel momento si comincia ad elaborare un piano settennale di restituzione che avrebbe avuto inizio nel 2013 e si sarebbe dovuto concludere nel 2020. Oggetto: il trasferimento di 54.000 lingotti dai caveau di New York a quelli di Francoforte. Un'operazione (apparentemente) senza effetti collaterali sul mercato. In realtà tale da innescare un effetto domino.



Gli olandesi, che hanno solo il 10% del loro oro in casa e il resto nei caveau di New York, Ottawa e Londra, si sono agitati e hanno chiesto anche loro ispezioni e resoconti. Altri paesi si stanno disponendo a fare altrettanto.
Ovviamente in tale scena gioca un ruolo anche la crisi dell'Euro. Secondo Peter Krauth, analista di Money Morning, “la Germania si sta preparando in caso di dissoluzione dell'area Euro e vuole il suo oro, eventualmente per sostenere un nuovo Deutsche Mark”. Questa ipotesi, che riporterebbe le lancette della storia monetaria indietro di 40 anni, è sostenuta anche da altri analisti e Autorità Monetarie.
A questo punto si pone un dubbio? Ma l'Oro è ancora lì dove dovrebbe essere? Se così fosse perché ci vogliono 7 anni per farlo rimpatriare? Steve Scacalossi, vicepresidente della TD Security, dice che l'Oro “is allocated outside”, cioè la FED lo ha “prestato” o “dato in leasing” a qualcun'altro, quindi non si può restituire in tempi brevi perché ciò influirebbe negativamente sugli interessi che la FED percepisce da chi lo sta usando.
Keith Barron però, un geologo responsabile di imponenti ricerche minerarie, va giù più duro: “Credo che la maggior parte delle riserve auree del mondo occidentale, che dovrebbero essere nei caveau delle Banche Centrali Custodi, sia in realtà in mano di privati in India e ciò che rimane continua ad essere inoltrato verso l'Asia. Pertanto la maggior parte dell'oro occidentale “è sparito” (has been vanished) dai caveau ed è ora solo una voce di registro. Queste Banche Centrali e le Bullion banks (una bullion bank è una banca d'affari che funziona come trader all'ingosso di grandi quantità d'oro, ndr.) semplicemente “rollano” i contratti di locazione e l'oro non torna mai nelle nazioni d'origine.”
A conferma delle affermazioni di Barron c'è un tragico precedente.
Nel 1990 Drexel Burnham Lambert, una delle maggiori Banche d'Affari del tempo, andò in bancarotta coinvolta nello scandalo dei famosi junk bonds di Michael Milken. Pochi sanno che la Banca del Portogallo le aveva “prestato” 17 tonnellate d'oro. Oro che semplicemente evaporò. A quel tempo l'oro quotava 380 dollari per oncia. Qualche mese fa l'oro volava verso i 2000 dollari l'oncia … e questo valore fa la differenza. In questa nuova scena parlare di 7 mesi per la restituzione sarebbe anche pensabile, ma 7 anni no! Un tale periodo genera sospetti inevitabili. Sarebbe questo un tempo utile a “buy back” l'oro dato in prestito? E come si fa a “ricomprare” a 2000 dollari l'oncia un bene che in passato valeva molto, molto meno? Le Banche Custodi che incautamente hanno fatto circolare “fuori casa” l'oro che era stato loro affidato, oggi dovrebbero dissanguarsi per riottenerlo e restituirlo. E dovrebbero anche cancellarlo dai loro libri contabili.
Fra l'altro, se la Germania insiste e si tira dietro altre nazioni, il mercato dell'oro fisico potrebbe reagire in modi impensabili. Le Banche Centrali di molte nazioni emergenti (come vedremo) stanno acquistando come mai in passato. Il prezzo potrebbe andare alle stelle. In ogni caso la parola d'ordine che sta circolando è “ridateci il nostro oro fisico”.
Non ostante il dialogo tra i vari gestori dei Forzieri sia da sempre piuttosto “riservato” oggi cominciano a trapelare informazioni alimentate da un sospetto: “Vuoi vedere che c'è meno oro nelle casse delle Banche Centrali Custodi di quanto viene riportato ufficialmente ?”.

Cerchiamo di ricostruire un po' di questa storia misteriosa. Una storia che vede protagonista un metallo tanto nobile quanto losco. Un metallo che ha reso schiavi milioni di uomini nelle miniere, che ha provocato guerre e distruzioni, che ha creato ricchezze oscene...


Negli ultimi 4 decenni lo svuotamento dei caveau sarebbe avvenuto in 2 modi: attraverso aste e operazioni segrete.
Le aste erano il modo più semplice e ufficiale. Un primo dato comparve nel 1975, quando venne rivelato che le riserve auree totali di tutte le nazioni e organizzazioni internazionali del mondo ammontavano a 36.700 tonnellate. Il Global Finance Power decise di mandarle all'asta e di “ottimizzare” le procedure di cessione, scambio, leasing. Il processo, su grande scala, era stato innescato dall'abolizione del gold standard dollar, effettuata da Nixon nel 1970-71. Dopo secoli, l'Oro perdeva il suo ruolo di massimo garante del valore della carta moneta circolante, mantenendo peraltro quello di metallo per gioiellieri, dentisti e costruttori di raffinati marchingegni tecnologici, anche aerospaziali. A questo punto era una materia prima come un'altra. “Vendete !” tuonò il Dio mercato. “Rollate questo immenso valore ovunque sia possibile.”


Tutte le aste d'oro delle riserve ufficiali possono essere suddivise in tre categorie:
1) Le prime aste: dalla seconda metà degli anni 1970 fino all'inizio degli anni 1980, organizzate dal Ministero del Tesoro USA e dal Fondo Monetario Internazionale;
2) Le Aste da parte delle Banche Centrali, nell'ambito del cosiddetto “Washington Gold Agreement” siglato nell'autunno del 1999, e 3) Aste isolate da parte di singole Banche Centrali e organizzazioni internazionali in anni diversi.

Negli anni 70, gli USA hanno “ceduto” a diversi soggetti 530 tonnellate e il FMI ha “ceduto” 732 tonnellate - per un totale di 1.262 tonnellate. Negli 80, l'attività è continuata in sordina. Negli anni 90, le vendite nette di oro dei paesi economicamente sviluppati raggiungono la considerevole somma di 2.900 tonnellate. Alla fine del 2000, le riserve auree ufficiali del mondo contenevano 3.600 tonnellate in meno di oro rispetto al 1975.

Come accennato, nel settembre 1999 era stato firmato il 1° WGA – Washington Gold Agreement, tra 17 Banche Centrali, compresa la Banca Centrale Europea. Regolava le vendite di oro nel corso dei successivi cinque anni e ufficialmente mirava a non far cadere il mercato. “In realtà - secondo Valentin Katasonov, analista di Global Research- il suo obiettivo era il contrario: obbligare le Banche Centrali a vendere le riserve per mantenere bassi i prezzi dell'oro.” Anche Marco Saba, Direttore della Ricerca del Centro Studi Monetari, conferma: “C'è tra le Banche Centrali una continua manipolazione attiva. Fanno operazioni in perdita sui futures”. Vennero stabilite delle «Quote» per i singoli paesi per un totale complessivo di 2.000 tonnellate. Nel settembre 2004, l'accordo è stato aggiornato con nuove regole. (WGA-2). Infine, nel settembre 2009, venne siglato il « 3° accordo di Washington» (WGA-3) .
Dal 2001 al 2009 i maggiori venditori sono stati: Svizzera (1.300 tonnellate), Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Seguiti da Spagna e Portogallo. Il volume medio annuo delle vendite delle Banche Centrali è stato pari a 385 tonnellate. Nel 2009, tuttavia, al culmine della crisi finanziaria, c'è stata una inversione di rotta nelle politiche delle Banche Centrali, specialmente quelle asiatiche. Perché ? Può essere considerata anche un manifesto segno di sfiducia nel Dollaro Usa ? “Anche di più della semplice sfiducia – afferma Saba – potrebbe essere il primo passo di un progetto antagonista per creare nuove valute garantite dall'oro”


In ogni caso: complessivamente, nei 40 anni successivi all'abolizione del gold standard, un totale di 6.500 tonnellate di oro sono state vendute, prestate, “allocate”. Secondo i dati ufficiali, le riserve auree sono ora solo poco più di 30.000 tonnellate.
Stranamente un' analisi dettagliata di molte delle operazioni di vendita di oro da parte delle Banche Centrali Custodi mostra che le cessioni sono state eseguite quando erano più vantaggiose per il compratore e non per il venditore. Un esempio classico di “privatizzazione”. Ecco un paio di casi .

Tra il 1999 e il 2002, quando il mercato dell'oro mondiale era al suo punto più basso rispetto ai precedenti 20 anni, la Banca d'Inghilterra ha venduto nel corso di 17 aste, 400 tonnellate d'oro, più della metà delle proprie riserve auree. La decisione di vendere fu presa dal Ministro delle Finanze, Gordon Brown. Prima delle aste c'erano 715 tonnellate di oro britannico nei caveau, alla fine, ne rimasero poco più di 300 tonnellate. I proventi delle vendite di oro vennero convertiti in dollari, euro e yen. Valute che oggi si trovano tutte in sofferenza.
Anche qui, come riporta il sito Disinformazione.it, c'è da annotare un episodio interessante “tra il 2000 e il 2001, la Bundesbank avrebbe ridotto le sue detenzioni d’oro a Londra da 1440 tonnellate a 500 tonnellate, ufficialmente «perché i costi di stoccaggio erano troppo alti». A quel punto, il metallo fu trasportato per via aerea a Francoforte. ...Perché questa mossa? Semplice, per evitare che l’oro andasse in giro e non tornasse più”.
Nella primavera 2010 Londra chiese un'indagine : il prezzo dell'oro si era moltiplicato più di quattro volte rispetto al prezzo di vendita di 10 anni prima (1.250 dollari per oncia troy contro 256-296 dollari). Si scoprì che le “perdite” derivanti da quella incauta vendita ammontavano a 7 miliardi di sterline. E' interessante notare che tra il 1999 e il 2001, il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti era Larry Summers, che era in stretto contatto con Gordon Brown e che aveva esercitato pressioni per decidere le cessioni d'oro.
L'altro esempio è la Svizzera. Nel 1999, le riserve auree ufficiali della Svizzera erano pari a 2.590 tonnellate (era il secondo posto dopo gli USA). Tra il 2000 e il 2005, la Banca Nazionale Svizzera ha venduto un totale di 1.300 tonnellate di oro. Il prezzo medio dell'oro a quel tempo era 350 dollari per oncia troy (oscillava tra 250 e 450 dollari). Nell'autunno del 2012, il prezzo dell'oro sui mercati mondiali si stava avvicinando al valore di 1.800 dollari, quindi più di cinque volte superiore al prezzo medio del periodo 2000-2005. Si calcolò pertanto che le perdite di questa operazione ammontavano a 60 miliardi di dollari. Circa 9 volte le perdite derivanti dalla vendita delle riserve auree inglesi. Una vera stranezza.
Questi esempi dimostrano che le aste d'oro non sono andate a favore delle autorità monetarie o dei popoli della Gran Bretagna e Svizzera, ma a favore degli acquirenti, che ovviamente preferiscono restare anonimi. Se poi ci si chiede come mai quei “volponi” degli Inglesi e degli Svizzeri abbiano commesso un tale errore. La risposta, ancora secondo Marco Saba è: “Chi ha facoltà di stampare moneta se ne frega del prezzo dell'oro”


Il 1990: operazioni segrete per rimuovere oro dai caveau delle banche centrali

Nel 1990 le Banche Centrali hanno iniziato attivamente a fornire oro in leasing. Secondo Katasonov “Queste operazioni sono state tenute nascoste al pubblico, ai legislatori e ai governi. Uno degli obiettivi principali di queste pratiche segrete era abbassare il prezzo dell'oro, che indirettamente continuava a rivaleggiare con il dollaro USA. A quel tempo, l'oligarchia finanziaria aveva bisogno di un dollaro forte per attività di buy-up in tutto il mondo”. Molti analisti rivelarono i piani segreti della finanza globale, che aveva asservito la maggior parte delle Banche Centrali di tutto il mondo ai propri interessi. Venne istituito il GATA (Gold Anti-Trust Action) con l'obiettivo di scoprire le operazioni segrete del «Cartello dell'oro», un'associazione di fatto costituita da: Federal Reserve Bank, Banca d'Inghilterra, Banche di Wall Street (in primo luogo Goldman Sachs), e una serie di altre banche e società finanziarie, anche europee, tra cui la Bundesbank e la Banca Nazionale Svizzera. Nel “cartello” figuravano anche le aziende di estrazione dell'oro. Una di loro, la Gold Fields Mineral Services (GFMS), ha riconosciuto che all'inizio del 21° secolo “quasi 5.000 tonnellate di oro, elencate nei bilanci delle banche centrali, si trova “fuori dai caveau”.
Secondo James Turk, analista finanziario autore di “The collapse of dollar”: “se si studiano le statistiche doganali di Gran Bretagna e Stati Uniti si può concludere che solo in questi due paesi, la fuoriuscita segreta di oro dalle riserve ufficiali, tra il 1991 e il 2002, ammonta a 7.287 tonnellate” .

Le stime di Frank Veneroso, che ha pubblicato un rapporto eccezionale sul mercato dell'oro dal titolo «Il 1998 Gold Book Annual», sono ancora più drammatiche. Nel suo rapporto, Veneroso giunge alla conclusione “che la vendita di oro da parte delle Banche Centrali (4.000 tonnellate annue ) ha artificialmente soppresso il volume totale della domanda di oro (circa 1.600 tonnellate l'anno).” Secondo i calcoli di Veneroso “invece di 33.000 tonnellate le Banche Centrali avevano ufficialmente nel 1998, solo 18.000 tonnellate”. Al di fuori delle Banche Centrali, circolavano dunque 15.000 tonnellate di oro consegnate a organizzazioni esterne per mezzo di operazioni di aste, leasing e credito. In linea di principio, le stime di Veneroso non contraddicono quelle di James Turk. Sono più grandi, in quanto tengono conto non solo della rimozione di oro ufficiale da Gran Bretagna e Stati Uniti, ma anche della maggior parte delle altre principali Banche Centrali.

SECONDA PARTE



I trucchi contabili delle banche centrali custodi


Al centro della storia delle Riserve Auree c'è una questione “grossa e pelosa”: ma di Chi sono i lingotti che erano/sono ammassati nelle Banche Centrali e che poi sono stati dati in gran parte in leasing alle Bullion Banks?” Dipende dalla proprietà delle Banche Centrali stesse. In ogni caso che siano esse “private” sin dall'origine o che siano esse state “privatizzate” in più riprese, la proprietà delle riserve auree non è mai stata chiara. Specialmente nel secondo caso. Cioè se una Banca Centrale Nazionale, posseduta da Banche Pubbliche, viene privatizzata, siamo sicuri che nel passaggio di proprietà si sia calcolato per bene il valore delle riserve auree trasferite ? Da qui deriva una certa fumosa cautela che, per esempio in Italia, come vedremo, sconfina con una aspra riservatezza.
Secondo un documento della BCE sul trattamento delle riserve internazionali dell'Eurosistema, le linee guida di rendicontazione non richiedono di differenziare tra l'Oro nelle casseforti e l'Oro locato o scambiato con un'altra parte. Il documento afferma che, "le operazioni reversibili in oro non hanno alcun effetto sulla quantità di Oro monetario, indipendentemente dal tipo di transazione (ad esempio swap su oro, pronti contro termine, depositi o prestiti), in linea con le raccomandazioni contenute nelle linee guida del FMI». Quindi, le Banche Centrali hanno il permesso di continuare a annotare l'Oro fisico nel loro bilancio, anche se lo hanno scambiato o allocato all'esterno.

Pochissime Banche Centrali chiariscono, nelle loro relazioni, esattamente qual è la percentuale delle loro riserve auree ufficiali memorizzate come metallo fisico e quale percentuale invece è stato ceduto in prestito o scambiato, e così via. Sarebbe difficile sostenere la reputazione di una Banca Centrale, se ammettesse di aver affittato le proprie riserve d'oro ad una bullion bank intermediaria che lo rivendeva, per esempio alla Cina o alla Russia, anche negli anni della Guerra Fredda.


Tuttavia, le cifre fanno supporre, ancora secondo l'analista Valentin Katasonov “che questo è esattamente ciò che è accaduto. E' più che probabile che l'Oro delle Banche Centrali sia scomparso e che le bullion bank che l'hanno venduto non hanno alcuna reale possibilità di ricomprarlo”. Il traffico di oro da parte delle banche centrali continua

L'ipotesi è sostenuta anche da Erik Sprott, miliardario e noto investitore con 35 anni di esperienza nei mercati finanziari, nonché grande conoscitore dei meandri del commercio dell'oro. Sprott ritiene “che i dati ufficiali non tengono pienamente conto della domanda effettiva di oro sul mercato mondiale (stimata dal World Gold Council tra 4.000 e 4.500 tonnellate all'anno)”. Secondo i suoi calcoli “la domanda effettiva sarebbe stata superiore di 2.300 tonnellate negli ultimi dieci anni e l'offerta ufficiale, attraverso nuove operazioni di estrazione e di rottami d'oro, non sarebbe sufficiente a soddisfare la domanda d'oro reale del mondo”.
Esisterebbe pertanto una fonte segreta di oro che copre un fabbisogno non contabilizzato di circa 2.300 tonnellate l'anno. Ancora secondo Sprott: “i volumi di oro offerti ufficialmente sul mercato dai Forzieri delle Banche Centrali non sono sufficienti.” Dall'inizio del 21° secolo, forniture supplementari sono state dunque fornite in segreto dalle Banche Centrali Custodi e dal Fondo Monetario Internazionale.


Se l'affermazione di Sprott è corretta le riserve auree delle banche centrali dei paesi economicamente sviluppati sono state disponibili per soddisfare la domanda aggiuntiva non contabilizzata. Quindi, già da un paio d'anni, i caveau delle banche centrali di quei paesi sarebbero molto meno pieni di quanto affermano. Inoltre, vale la pena ricordare che questi forzieri erano già mezzi vuoti nel '98, secondo le stime di Veneroso “Già nel 1998, quasi la metà delle riserve auree ufficiali di tutte le banche centrali erano fuori dai caveau”.

In questa ipotesi non solo alcuni Banchieri Centrali avrebbero ceduto il “proprio oro”, ma anche quello che custodivano per conto di altre nazioni. Ricordiamo che le Banche Centrali di alcuni paesi non solo utilizzano i loro depositi per elencare l'oro nei loro bilanci, ma anche oro appartenente a paesi stranieri che per motivi “politici” sono stati invitati ad affidarglielo. Come ad esempio l'Italia che ha, in passato, affidato un terzo delle proprie riserve alla FED per metterlo al riparo dalla minaccia comunista.
In connessione con la richiesta inevasa della Germania per rimpatriare il suo oro, si scopre dunque che del totale tedesco, pari a circa 3.400 tonnellate, più di due terzi, 1.536 tonnellate, si trova nelle casse della Federal Reserve Bank di New York; 374 tonnellate sono nei sotterranei della Banca di Francia e 450 tonnellate nel caveau della Banca d'Inghilterra. Ma quei lingotti ci stanno ancora o sono stati tramutati in altro?

Vediamo la questione dall'osservatorio di quei paesi che giocano il ruolo di magazzinieri. I grandi custodi dell'oro del mondo sono: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Svizzera detti anche “the Golden Billion Group”. Inoltre, in Svizzera, il ruolo di custode non è solo giocato dalla Banca Nazionale, dal momento che la Svizzera è anche la sede della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI).


Secondo dati rilasciati a ottobre del 2012 : l'oro di proprietà Usa ammonterebbe a 8.133 tonnellate e quello custodito in Usa a 6.200 tonnellate; mentre l'oro di proprietà inglese ammonterebbe a sole 310 tonnellate, una quantità irrisoria rispetto a quello custodito in UK che sarebbe pari a 5.067 tonnellate.
Nei sotterranei della Federal Reserve Bank di New York e della Banca d'Inghilterra dovrebbero esserci dunque più di 11.000 tonnellate di oro estero. Da notare che solo in Gran Bretagna la quantità di oro estero è 16 volte superiore a quella di oro britannico. Mentre negli Stati Uniti, l'oro straniero costituisce solo il 76% delle riserve Usa.
La Banca d'Inghilterra “custodisce” l'oro dei vari paesi del Commonwealth (Australia, Canada, India, ecc.) e oggi svolge un ruolo importante anche per i paesi dell'Europa continentale. L'Austria, per esempio, le ha affidato l'80% delle sue riserve auree, l'Olanda il 18% e la Germania 13%. Ci sono anche “clienti” di altri paesi. La Banca Centrale del Messico, per esempio, affida agli inglesi il 95 per cento del suo oro.

Oggi però l'intero castello traballa a causa di alcune impreviste accelerazioni della Storia
1) Secondo una recente ricerca dell'OMFIF - Official Monetary and Financial Institutions Forum, “la domanda di oro crescerà sospinta dal bisogno di creare un nuovo sistema di riserva multimonetaria, in cui la valuta cinese tenterà di giocare un ruolo importante, tale da equilibrare l'instabilità del dollaro e dell'euro”.
2) La domanda cinese di oro è dunque in rapida ascesa. Il tasso di crescita delle importazioni di oro in Cina è senza precedenti. L'importazione di oro, attraverso Hong Kong, è stata pari a 45 tonnellate nel 2009, a 431 tonnellate nel 2011 e nel 2012 ha superato 834 tonnellate. La Cina intende continuare i propri acquisti sui mercati mondiali per soddisfare le crescenti esigenze del settore orafo, la crescente domanda di investimenti e per costituire una propria riserva aurea statale.
3) Dopo la prima ondata della crisi finanziaria un certo numero di Banche Centrali ha iniziato attivamente a comprare oro sul mercato mondiale.
4) All'inizio del 2013 il processo è stato definito la “febbre gialla”. La corsa all'oro è il segnale che misura la paura. Un gesto che accomuna piccoli risparmiatori, bottegai improvvisati che esibiscono grandi cartelli “Compro Oro” e Autorità monetarie. L'Oro ridiventa un rifugio.
5) Nei primi 11 mesi del 2012 le Banche Centrali di diversi paesi emergenti hanno messo in cassaforte 350 tonnellate d'oro (dato World Gold Council). Al primo posto tra i compratori la Turchia con quasi 80 tonnellate, dietro la Russia con 55 tonnellate che vanno ad aumentare una riserva già ben nutrita di 900 tonnellate, al terzo posto le Filippine con 35 tonnellate seguite di un soffio dal Brasile. Le sorprese arrivano da Kazakhstan e Iraq che si piazzano al quinto e sesto posto con una trentina di tonnellate ognuno. Messico, Corea del Sud, Paraguay e Ukraina chiudono la classifica.
6) E' stata dimezzata la fornitura di oro sotto forma di rottami metallici. In media, nel corso del primo decennio del 21° secolo, le dimensioni di questo tipo di alimentazione era pari a 1.700 tonnellate. Oggi è pari a 850 tonnellate.
7) Un certo numero di paesi in tutto il mondo vuole “rimpatriare” le riserve ufficiali di oro dall'estero. Oltre alla Germania, Paesi Bassi, Ecuador e Azerbaigian hanno iniziato i preparativi per il rientro del loro oro. Tutto ciò potrebbe tradursi in un grande panico se, come certe fonti affermano, non c'è più oro nei caveau dei paesi “guardiani” .
Secondo Valentin Katasonov analista di Global Research “L'oro potrebbe esaurirsi da un momento all'altro. Forse è già finito. Uno dei segnali sono gli scandali sempre più frequenti che continuano a divampare sul «tungsteno oro»”. Il tungsteno oro sarebbero le barre di tungsteno con le quali sarebbero state sostituite le barre d'oro all'interno di Fort Knox. Al riguardo sono in corso diverse inchieste da parte di membri del Congresso Usa, tra cui brilla l'iniziativa di Ron Paul, Presidente della Commissione Affari Monetari. Rod Kirby nel suo sito “The market Oracle” così si esprime: “Circa 15 ani fa – durante l'amministrazione Clinton – tra 1.300.000 e 1.500.000 barre di tungsteno da 400 once furono prodotte in USA. Successivamente 640.000 di queste barre sono state ricoperte d'oro e inviate a Fort Knox dove sono tutt'ora.” E' superfluo sottolineare che se ciò fosse vero ci si troverebbe di fronte alla truffa più grossa della Storia.
E in Italia ?
A questo punto sarebbe interessante capire qual'è la situazione in Italia, visto che ufficialmente la nostra nazione possiede una quantità d'oro che ci colloca al Quarto posto nella classifica mondiale, dopo USA, Germania e FMI.
(Tralasciamo in questa sede di affrontare quella parte di dibattito che si interessa al come utilizzare le riserve auree per diminuire il debito pubblico perchè ci si imbatte in una giungla di affermazioni contrapposte nella quale districarsi, senza una vera bussola politica (che non c'è), è impossibile). E cerchiamo qualche dato.
Il valore delle riserve auree italiane sarebbe “Centodieci miliardi di Euro, pari a 2.451 tonnellate di lingotti d'oro, di cui circa un terzo custodite nei sotterranei della Federal Reserve, a New York; ulteriori piccole quote sono vincolate alla nostra partecipazione alla Banca dei Regolamenti Internazionali e alla BCE. La parte residua, cioè poco meno di due terzi, è conservata a Roma, nei sotterranei della Banca d'Italia”.
Questi dati sono forniti a febbraio 2013 da Giorgio Vitangeli, direttore di “La finanza sul web”. Agoravox parlava di 2.697 tonnellate a ottobre 2009. In un delizioso e ossequioso “Passaggio a Nord Ovest, Alberto Angela in visita a Palazzo Koch fornisce, nell'ottobre 2010, un dato estroso “nel 2005 – ci dice – il valore delle riserve auree ammontava a ben 20 miliardi di euro”. Poi una voce fuori campo fa sapere che 8.000 lingotti pari a 100 tonnellate sono finiti a Francoforte nei caveau della BCE.
Secondo Wikipedia la quantità totale sarebbe invece, a dicembre 2011, 2700 tonnellate. Il sito “NO Censura” a marzo 2012 riporta un controvalore di 98,123 miliardi di Euro. Eugenio Benetazzo, economista indipendente, conferma il dato delle 2.452 tonnellate ma dice che valgono 109 miliardi di Euro e chiarisce che: “60 tonnellate sono nella disponibilità della BCE”. Altre fonti “girano” attorno alle 2400 tonnellate. Cercando i dati si scopre inoltre che il 19.1.2012 , due parlamentari del PDL, Fabio Rampello e Marco Marsilio, inoltrarono a Mario Monti un'interrogazione con risposta scritta nella quale chiedevano (candidi !), di far chiarezza sulle riserve auree italiane. La risposta non c'è mai stata.
Allora ho inoltrato via email alla Divisione Stampa e Relazioni esterne di Palazzo Koch una serie di domande: E' vero che : 1) il valore delle riserve auree era pari nel 1999 a 22 MLD di Euro e oggi si avvia a superare i 110 MLD di Euro ? 2) I lingotti d'oro sono 2.451,1 tonnellate e circa un terzo sarebbe custodito dalla Federal Reserve in Usa ? 4) Una quota ( quale ?) sarebbe vincolata alla nostra partecipazione alla Banca dei Regolamenti Internazionali e alla BCE ? 5) Non esiste risposta certa alla domanda "A Chi appartengono le riserve auree custodite da Banca d'Italia"" ?
(Nel 2009 l'allora Ministro dell'Economia Giulio Tremonti pensò di tassare una tantum le plusvalenze sulle riserve auree. La BCE obiettò e nell'occasione … )
6) Jean Claude Trichet disse "Siamo sicuri che l'oro sia della Banca d'Italia e non del popolo italiano? (nella stessa occasione) 7) L'ex Governatore Mario Draghi affermò "Le riserve auree appartengono agli italiani e non a via Nazionale"? 8) (Se è vero) Come si devono interpretare queste affermazioni ? 9) E' stata richiesta alla FED la restituzione delle Riserve auree italiane e tale richiesta non ha ottenuto un seguito adeguato ?
Ho ottenuto una sola risposta: “In riferimento alla domanda 1 si informa che al 30.6.2013 il valore delle Riserve Ufficiali in Oro della Banca d'Italia era pari a Euro 71,838 miliardi”. Miracolo ! E dove sono finiti gli altri 30-40 miliardi stimati nei diversi anni dalle varie fonti ? Chissà ? Forse ci vorrebbe, almeno, un'altra interrogazione parlamentare.

Glauco Benigni
Fonte: http://glaucobenigni.blogspot.it
Link: http://glaucobenigni.blogspot.it/2013/0 ... va-la.html
19.07.2013


http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=12110

come si evince x l'italia la quantita aurea posseduta e' alquanto variabile almeno,leggendo le fonti varie,forse sarebbe opportuno che qualkuno relazionasse in modo certo la quantita'in ns possesso,ma forse cio'e'chiedere troppo [;)]


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MessaggioInviato: 30/07/2013, 11:24 
Made in Italy? Tutto in mano agli stranieri

I numeri dal 2009 sono chiari: 363 aziende italiane vendute agli stranieri,
per un totale di 47 miliardi. VEDI CARTINA


http://www.wallstreetitalia.com/article ... nieri.aspx

ROMA (WSI) - Niente paura. Nessuna linea Maginot da erigere a protezione delle nostre aziende. Neanche la più volte auspicata riconversione di Cassa Depositi e Prestiti in una nuova Iri per prevenire eventuali acquisizioni da oltre-frontiera. Tanto meno la volontà di rilanciare il dibattito sulla necessità dell’intervento statale misto a un campanilismo vecchia maniera non più adeguato ai tempi del commercio globale.

Semmai solo una ricognizione sul made in Italy "venduto" agli stranieri nei cinque anni della Grande Crisi tra luoghi comuni da sfatare, insicurezze da dissipare, persino qualche buona notizia nel Belpaese preda degli appetiti degli investitori esteri a caccia di marchi riconosciuti, aziende in saldo, complicate transizioni generazionali che favoriscono il passaggio di mano. Subito i numeri: dal 2009 ad oggi sono state acquisite da imprenditori/fondi d’investimento/fondi sovrani 363 aziende italiane per un controvalore di circa 47 miliardi di euro.

Lo studio realizzato dalla società di revisione Kmpg per il Corriere della Sera testimonia come il picco si è avuto nel 2011 quando sono state 109 le operazioni sul mercato italiano, mentre nei primi sei mesi del 2013 si è in linea con gli anni precedenti (42 acquisizioni per un ammontare di 4,1 miliardi di euro) nonostante "la dura recessione economica".

Da Bulgari acquisita dalla holding del lusso Lvmh per 4,3 miliardi di euro (2011) alla Parmalat finita nelle mani francesi di Lactalis per 3,7 miliardi (stesso anno). Alla più recente Loro Piana, rilevata all’80% dallo stesso gruppo emanazione dell’impresario Bernard Arnault (2013) alla Coin controllata dal fondo inglese di private equity Bc Partners a fronte di una spesa di 906 milioni di euro (sempre nel 2011). E ancora: la Ducati comprata dalla tedesca Audi del gruppo Volkswagen per 747 milioni (2012) e il gruppo Valentino ora di proprietà di Mayhoola for Investment, società riconducibile allo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani, emiro del Qatar che ha "sborsato" 700 milioni di euro nel 2012 per rilevare la prestigiosa griffe.

L’elenco potrebbe proseguire con Moncler, Ferrè, Bertolli, Orzo Bimbo, Cesare Fiorucci, Mv Agusta (passata alla Harley Davidson nel 2008 e poi rivenduta all’ex proprietario Claudio Castiglioni) e Ferretti yacht (ora cinese), ma è da smentire lo stereotipo che le acquisizioni da oltre-frontiera siano accelerate dalla crisi e da sette trimestri consecutivi di Pil italiano negativo. In realtà gli investimenti diretti esteri seguono una dinamica speculare alla situazione economica del sistema-Paese di destinazione, tanto che nel 2007 – l’ultimo anno di crescita sostenuta – le operazioni sul mercato italiano avevano toccato la cifra-record di 28,4 miliardi di euro.

Dice Innocenzo Cipolletta, neo-presidente del Fondo Italiano d’Investimento (la società di gestione del risparmio compartecipata dal ministero del Tesoro, da Cdp, Abi, Confindustria e alcune banche-sponsor) che guardare gli investitori esteri con diffidenza è un clamoroso errore di valutazione: "Ogni acquisizione è una prospettiva di sviluppo per l’impresa in sé. Non sono mai investimenti in aziende decotte, quindi possono persino creare occupazione perché aprono nuovi mercati e suggeriscono nuove piattaforme distributive per i prodotti del made in Italy. Semmai dobbiamo preoccuparci del perché poche aziende italiane comprino oltre-frontiera, ma qui l’accento è da porre sul basso accesso ai capitali di rischio delle nostre imprese, poco interessate a quotarsi in Borsa per il terrore di perdere il controllo della società".

Analisi condivisa da Giuseppe Latorre, partner Kpmg corporate finance, che punta il dito contro "la nostra ossessione del controllo che testimonia una visione miope in ottica di crescita e sviluppo" e invita a "non dispiacersi dell’eventuale perdita di sovranità". Colpisce tuttavia come la politica di acquisizione di aziende italiane porti persino a un aumento del numero di addetti, al netto di un eventuale accentramento delle funzioni di staff che invece fuggono altrove. Secondo uno studio congiunto Politecnico di Milano/Intesa Sanpaolo il numero degli addetti italiani che lavorano per conto di aziende a ragione sociale estera è di oltre 886mila (dato 2012), in crescita di oltre 30mila unità rispetto al 2005.

Spiega Stefania Trenti, economista dell’ufficio studi di Ca’ de Sass, come il nuovo fronte riguarda i servizi professionali: "L’apertura di filiali italiane da parte di grandi studi legali internazionali crea posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Ed un è merito".

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MessaggioInviato: 30/07/2013, 12:22 
L'amara conclusione... questo paese non ha futuro!

Io non so se siamo vicini al punto di non ritorno o se l'abbiamo già superato e il destino di questa e delle prossime generazioni sia già segnato.

Certamente so che i colpevoli devono pagare! A volte auspico l'armageddon e il tempo della giustizia...

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