20/02/2013, 16:56
20/02/2013, 17:15
DarthEnoch ha scritto:
Ne avrete parlato certamente, ma alla camera a che percentuale scatta il premio di maggioranza? Oppure lo prende comunque il primo partito, o la prima coalizione? Ed in ogni caso, a quanto ammonta? Come lo si calcola?
Grazie
28/02/2013, 15:01
02/03/2013, 13:52
06/03/2013, 12:24
L'AVVERSIONE ITALICA AI GOVERNI FORTI
[color=blue]Il fantasma senza tempo
Chi pensa che la democrazia necessiti di governi forti, dotati di tutti gli strumenti istituzionali necessari per attuare le proprie promesse elettorali, è un pericoloso golpista, un fautore di disegni autoritari, un nemico della «vera» democrazia? Da più di trenta anni è sempre a questa domanda che siamo inchiodati tutte le volte che insorgono conflitti intorno a progetti di riforma costituzionale. Oggi, una classe politica con un piede nella fossa (come Grillo, graziosamente, le ricorda ogni giorno), potrebbe avere interesse a non dare a quella domanda la risposta che è fin qui sempre prevalsa.
Senza una radicale ristrutturazione delle loro offerte politiche, centrosinistra e centrodestra non riuscirebbero a invertire la corrente, a riconquistare i consensi perduti. Ma la ristrutturazione dell'offerta politica è possibile solo se vengono cambiate le regole del gioco. Diversi editorialisti di questo giornale hanno ricordato, nei giorni seguiti alle elezioni, che la condizione di stallo in cui siamo potrebbe essere avviata a soluzione, se si realizzasse uno scambio virtuoso (fra sistema maggioritario a doppio turno e semi-presidenzialismo). Se si trovasse la volontà politica, basterebbero pochi mesi per fare tutto. Poi si tornerebbe a votare.
Ma occorrerebbe un consenso almeno sul fatto che la democrazia necessiti di quella stabilità che solo governi istituzionalmente forti sono in grado di assicurare, e che maggioritario e semi-presidenzialismo servono a quello scopo.
La Costituzione vigente fu redatta quando incombeva il fantasma del tiranno e il Paese era spaccato fra comunisti e anticomunisti. Si scelse di costruire un sistema di governo fondato sulla permanente debolezza degli esecutivi. E da lì non ci siamo mai schiodati. La fine della Guerra fredda aprì una «finestra di opportunità»: la riforma elettorale maggioritaria dei primi anni Novanta doveva favorire un cambiamento della forma di governo ma poi, con il fallimento della Bicamerale (il mancato accordo fra Berlusconi e D'Alema nella Commissione per le riforme costituzionali presieduta da quest'ultimo nel 1997), quella finestra si richiuse. Forse ora, proprio perché si trova con le spalle al muro, la classe politica potrebbe finalmente fare ciò che non seppe fare allora. Per riuscirci dovrebbe sconfiggere radicati e diffusi pregiudizi. Secondo i quali è un bene che l'Italia, unica fra le grandi democrazie europee, manchi dei requisiti istituzionali necessari per dare stabilità e forza ai governi.
Tutte le volte che la nostra forma di governo viene messa in discussione, nel Paese parte la mobilitazione dei «Giù-le-Mani-dalla-Costituzione-Boys» (acronimo: GMCB), una variopinta compagnia di ultraconservatori, spesso travestiti da progressisti, afflitti da inguaribile provincialismo. Così provinciali da non essersi mai degnati di studiare seriamente costituzioni e prassi degli altri grandi Paesi europei.
A riprova del fatto che non basta intervenire sulla legge elettorale per uscire dai guai si consideri la questione del bicameralismo simmetrico (due Camere con uguali poteri). È oggi quasi impossibile per chiunque (fanno fatica a farlo persino i GMCB) difendere un simile obbrobrio. Ma perché i venerandi costituenti si macchiarono di tale colpa? Erano forse stupidi o pazzi? Non lo erano.
Il bicameralismo simmetrico serviva al loro scopo, era coerente con il disegno costituzionale nel suo insieme, quello che condannava l'Italia ad avere sempre governi istituzionalmente debolissimi. Assicurando alle varie frazioni parlamentari, grazie anche al bicameralismo simmetrico, i margini di manovra e la chance per stravolgere ogni decisione governativa.
Una cosa è il potere (che a nessun Parlamento può essere negato) di respingere i provvedimenti del governo, tutt'altra cosa è il potere di stravolgerli sistematicamente, di svuotarli dall'interno. È questo potere che la nostra Costituzione esalta. Per inciso, Mario Monti voleva dire proprio questo quando, qualche mese fa, affermò che i governi non dovrebbero essere alla mercé dei Parlamenti, suscitando la reazione sdegnata dei tedeschi (i quali però non sanno che il loro Parlamento non ha lo stesso potere che ha il nostro di «conciare per le feste» i governi, di fare carne di porco dei loro provvedimenti). Le tanto lodate riforme del lavoro che fece a suo tempo il governo Schröder in Germania sarebbero impossibili in Italia (come si è visto nella vicenda della riforma del lavoro targata Fornero). Due Camere con uguali poteri erano, e sono, una garanzia di governi sempre in balia di qualunque frazione, o sottofrazione, parlamentare, e di massima lentezza e inefficienza dei processi decisionali. Più in generale, la debolezza istituzionale dell'esecutivo era, ed è, una assicurazione contro gli eventuali pruriti riformatori di questo o quel governo.
E naturalmente i regolamenti parlamentari vennero costruiti in modo coerente con il disegno costituzionale di cui sopra: fortunate, ad esempio, sono quelle democrazie (parlamentari o semi-presidenziali) in cui quasi nessuno ricorda i nomi dei presidenti delle Camere in carica, talmente irrilevanti, istituzionalmente e politicamente, sono le loro funzioni.
Basterebbero pochi mesi per dare alle istituzioni quella forza e quella efficienza la cui mancanza, alla fine, ha pesantemente e pericolosamente logorato la Repubblica. Non ha senso rassegnarsi a quel logoramento solo per fedeltà alle scelte contingenti (e, all'epoca, giustificate) di uomini - i costituenti - che uscivano da venti anni di dittatura.
Angelo Panebianco
6 marzo 2013 | 7:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]
06/03/2013, 16:43
Senato, convocata la prima seduta
Presidente provvisorio sarà Colombo
[color=blue]Sarà il senatore a vita a presiedere il primo incontro del 15 marzo. Le consultazioni per il nuovo governo fissate il 19[/color]
22/03/2013, 18:57
La strategia di Bersani: riforme e Quirinale gancio per il centrodestra
...Ci saranno sicuramente le norme per la moralizzazione della vita pubblica (leggi anticorruzione e taglio dei costi della politica), ci saranno le misure economiche più urgenti a partire dal capitolo pagamento dei debiti della Pa nei confronti delle imprese per finire all'allentamento del patto di stabilità interno per sbloccare le piccole opere nei Comuni. In questo senso i "paletti" del Colle sul mandato, che saranno non solo numerici ma anche legati alle priorità programmatiche, potranno aiutare Bersani a trovare una direzione...
Una commissione per le riforme istituzionali a guida Pdl
Sulle riforme istituzionali Bersani ha ribadito quello che per la verità ha sempre detto, anche in campagna elettorale: [color=blue]legge elettorale, superamento del bicameralismo perfetto con l'introduzione di una Camera delle autonomie o Senato federale che dir si voglia, dimezzamento dei parlamentari sono temi sui quali occorre la più ampia condivisione possibile. Da qui il rilancio dell'idea di una «Convenzione» per fare la legge elettorale e riformare la seconda parte della Costituzione. Si tratta della vecchia idea di Luciano Violante di una commissione esterna redigente: su mandato del Parlamento, naturalmente, la commissione avrebbe il compito di mettere a punto un testo di compromesso da sottoporre in tempi certi al voto finale delle Aule, senza possibilità di emendamenti. E una commissione siffatta – si ragiona dalle parti di Largo del Nazareno – potrebbe anche essere guidata da un esponente "moderato" del Pdl (Gaetano Quagliariello?)....[/color]
10/07/2013, 13:30
[color=blue]Consultazione pubblica sulle Riforme Costituzionali
uesta consultazione intende raccogliere il contributo dei cittadini sulle riforme costituzionali.
È articolata in tre livelli:
un questionario breve, da cui ti consigliamo di partire,
un questionario di approfondimento,
e una terza fase di discussione pubblica, con iniziative che non si esauriscono nell’ambito del web.
Utilizza la pagina Consultazione per saperne di più su questo processo di partecipazione, le pagine Materiali e Glossario per approfondire i temi trattati dai questionari e le pagine Contatti e Guida per aiutarti nella compilazione. La consultazione è aperta dall'8 luglio all’8 ottobre 2013.
I risultati saranno pubblicati e potranno rafforzare il processo di revisione costituzionale. Per cambiare il Paese è importante il contributo di tutti, anche il tuo.[/color]
19/08/2013, 13:58
19/08/2013, 14:18
Thethirdeye ha scritto:
Eccoli quelli "che fanno solo gli interessi del paese".......SCHIFANI: Noi siamo per mettere in sicurezza il Porcellum con la soglia". E ancora: "Per noi la legge elettorale nuova deve seguire le riforme istituzionali, altrimenti non la comprendo, e preferisco non comprendere altre motivazioni che non mi piacciono, come quella di fare una legge elettorale per andare a votare subito. Noi siamo per le cose lineari e per mettere in sicurezza l'attuale legge. Noi diciamo no al ritorno del Mattarellum".
http://tg24.sky.it/tg24/politica/2013/0 ... ni_pd.html
Un giorno dicono una cosa, un giorno ne dicono un'altra....
purchè si possano ritenere SALVE le loro chiappette....
19/08/2013, 17:36
mik.300 ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
Eccoli quelli "che fanno solo gli interessi del paese".......SCHIFANI: Noi siamo per mettere in sicurezza il Porcellum con la soglia". E ancora: "Per noi la legge elettorale nuova deve seguire le riforme istituzionali, altrimenti non la comprendo, e preferisco non comprendere altre motivazioni che non mi piacciono, come quella di fare una legge elettorale per andare a votare subito. Noi siamo per le cose lineari e per mettere in sicurezza l'attuale legge. Noi diciamo no al ritorno del Mattarellum".
http://tg24.sky.it/tg24/politica/2013/0 ... ni_pd.html
Un giorno dicono una cosa, un giorno ne dicono un'altra....
purchè si possano ritenere SALVE le loro chiappette....
appunto..
questi andrebbero rinchiusi
in manicomio..
18/09/2013, 02:01
Quagliariello, accordo tra i Saggi
[color=blue]«Verso la fine del bicameralismo»
Il presidente della commissione ha presentato la relazione sulle riforme costituzionali. «Clima disteso, scommessa vinta»
«Scommessa vinta». Il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, assieme al coordinatore Luciano Violante, ha consegnato al presidente del Consiglio Enrico Letta la relazione finale della commissione dei Saggi per le riforme costituzionali. Le parti principali riguardano l'accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari e su un diverso peso da riservare ai due rami del Parlamento. Non c'è condivisione totale sulle proposte, ma «per quanto riguarda il bicameralismo- ha continuato Quagliariello- c'è la consapevolezza di differenziare il ruolo tra Camera e Senato». «C'è stata - ha aggiunto - una corrente minoritaria che ha proposto il passaggio al monocameralismo». Un punto forte della riforma, ha poi spiegato Luciano Violante, riguarda il peso maggiore dei cittadini nella proposizione delle leggi. Il Parlamento avrà un tempo limite per pronunciarsi sulle leggi di iniziativa popolare, oltre il quale si andrà al referendum propositivo.
CLIMA DISTESO - Il «clima positivo» ha favorito la discussione nonostante le divergenze su alcuni temi importanti come la forma di governo e i poteri del premier. Quest'ultimo dovrebbe avere un poter maggiore dell'attuale. «Un governo parlamentare del primo ministro» è stato il filo conduttore dei saggi: «potere di nomina e revoca dei ministri e potere di scioglimento delle camere». I componenti di quest'ultime sono destinati a diminuire di numero: Quagliariello ha indicato, come ipotesi di taglio da 630 a 450 per i deputati e da 315 a 150-200 per i senatori, in relazione alla popolazione delle Regioni. «C'è stata anche una corrente, minoritaria, che ha proposto il passaggio a una sola Camera», ha aggiunto Quagliariello. La commissione dei Saggi si è inoltre «occupata della legge elettorale - ha detto Quagliariello - che sarà a regime e non della safety net. Sono state evidenziate ipotesi diverse: il semipresidenzialismo è stato presentato con il doppio turno come quello francese». Per quanto riguarda il cammino delle riforme secondo il ministro delle Riforme costituzionali. «Il Parlamento dovrebbe votare per metà dicembre» il ddl costituzionale per «la costituzione del Comitato dei 40. E quel Comitato potrebbe varare il testo» delle riforme della Carta «in modo che esso arrivi in Aula per la prima lettura prima dell'estate 2014».
PORCELLUM - Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla riforma della legge lettorale Quagliariello ha detto che si tratta di «materia tutta parlamentare. Il governo può auspicare e auspica che si faccia» la riforma del Porcellum.
ARTICOLO 138 - Quagliariello ha anche accennato alle proteste del Movimento 5 Stelle contro le riforme costituzionali. «La polemica sulla modifica dell'articolo 138 della Costituzione non riesco a comprenderla, perché le commissioni bicamerali per fare le riforme sono state immaginate da sempre, anche da Scalfaro, che non credo possa essere sospettato di non essere custode della Costituzione».
17 settembre 2013 | 20:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]
18/09/2013, 12:07
Parla il "saggio" Francesco Clementi
[color=blue]“Le nostre riforme ridaranno slancio al Paese“
Dario Ronzoni
Premierato, Senato per le Regioni e le Autonomie: ecco le linee guida.
Dopo giorni di lavoro, il documento dei saggi è pronto. Il primo passo è per le mani del presidente del Consiglio Enrico Letta e del presidente della Repubblica Napolitano. Poi tocca al Parlamento. In sé, è un disegno completo del quadro di riforme da mettere in cantiere. Pone le basi (e non solo) per la trasformazione dell’assetto politico istituzionale del Paese. Per «renderlo adeguato al contesto europeo», spiega a Linkiesta Francesco Clementi, professore di Diritto Pubblico all’Università di Perugia e – soprattutto – uno dei membri della commissione dei saggi.
Cosa contiene?
È un quadro di riforme organico, che si basa su tre anime, ma su un punto condiviso, che ne fa da architrave. Cioè la consapevolezza che l’Italia ormai è dentro l’Unione Europea. Deve perciò farne parte in un percorso di crescita comune, che la adegui al contesto che la circonda. Anche perché la crisi economica e la crisi politica devono avere risposte.
Nello specifico cosa si trova nel documento?
Prima di tutto, rompere il bicameralismo paritario a favore di un sistema asimmetrico. Al centro sarà posta la Camera dei Deputati, cui competerà il potere di decidere sulle leggi. Il Senato, invece, sarà dedicato alle Regioni e alle Autonomie. Proprio su queste ultime, in particolare, avrà un ruolo di competenza speciale. In questo modo anche i tempi per le procedure di promulgazione delle leggi saranno più brevi, e questo è in armonia con i tempi moderni ed europei.
Poi?
Poi il Titolo V. Anche qui, occorre intervenire per fissare un suo baricentro: bisogna semplificare tutte le storture che si sono create in 12 anni di Titolo V, intervenendo con attenzione nella materia. Fissando le competenze e le funzioni delle amministrazioni. Serve più ordine, in questo senso. E anche questo è ormai necessario per superare le impasse politiche del nostro paese.
Sulla figura del presidente del Consiglio che posizioni avete assunto?
Anche in questo caso, le nostre visioni erano differenti, dal semi-presidenzialismo al parlamentarismo. Ma abbiamo trovato una sintesi, come in altre parti del documento. L’ipotesi è andare verso il premierato, cioè la creazione di una figura più forte. Il presidente del Consiglio che può scegliere e revocare la nomina dei ministri, ha un potere di scioglimento delle camere. In linea con altri paesi insomma. Questo è stato deciso anche come forma di rispetto nei confronti degli elettori: sapranno, nel momento dell’elezione, anche quale partito governerà e quale sarà il presidente del Consiglio. La prassi c’è già, ma la sua formalizzazione è opportuna.
E i partiti?
Non è chiaro se lasciare che si autoregolino, e riescano a rafforzarsi da soli o se invece intervenire con provvedimenti che sappiano stimolarli. Lo spirito di tutta l’iniziativa, in ogni caso, è di armonizzare le diverse visioni e portare l’Italia in una posizione nuova, da dove possa cominciare a risolvere i suoi problemi, in primis quelli di un pericoloso sfarinamento che la crisi della rappresentanza comporta
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04/12/2013, 18:49
04/12/2013, 19:12