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Se n'annamo tutti regà ....!? [:D]



via dalla crisi
CIAO ITALIA "Me ne vado in Costa Rica"



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Tasse al 10%, prezzi bassi
La nuova vita di un tassista
Per la cittadinanza 50mila euro o una pensione. "Ho un biglietto di sola andata, apro un bar con 12mila euro e zero burocrazia"

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp


Ultima modifica di Ufologo 555 il 12/10/2013, 16:30, modificato 1 volta in totale.


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Osho - Pericolosi per la società

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=tgTLhKCLW3U[/BBvideo]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 23/10/2013, 19:44 
L’Ungheria si prepara alla Grande Marcia per la Libertà del 23 Ottobre

23 ottobre 2013 | Autore Redazione | Stampa articolo


Fonte: http://www.losai.eu/lungheria-si-prepar ... 3-ottobre/


22.ott 2013

- di Edina Karossy -

Una Festa Nazionale dal sapore particolare.La nazione in Piazza contro l’Usurocrazia e i vecchi fantasmi. Uniti per la Libertà

Famiglia, Storia, Religione, Cultura, Identità, Sovranità:quei valori non negoziabili che il popolo ungherese difende contro lo strapotere della disumana Ue. Un tuffo nella storia per capire

In Quel lontano 23 Ottobre 1956…

Budapest – Qui Ungheria, di Edina Karossy - Il 23 Ottobre el 1956, a Budapest, ebbe luogo la manifestazione pacifica degli studenti universitari contro la dittatura di Stalin e contro l’occupazione sovietica. L’evento si trasformò in una drammatica rivoluzione perché i comunisti spararono sulla folla e fecero riudire il metallico ed inquietante suono dei carri armati che per finta avevano già lasciato il Paese. I miei genitori ricordano bene quei giorni, da testimoni oculari dei fatti, anche se erano ragazzini. Mia mamma dovette nascondersi in cantina per un paio di giorni: in ballo c’era la vita! Nella via dinnanzi casa sua passavano i carri armati puntando con i cannoni le finestre delle case; mio padre e suo fratello, invece, furono fermati per strada: le truppe di Stalin gli puntarono addosso i fucili. Come accadde per altre migliaia di persone.

La Terza Repubblica Ungherese e il nemico rosso

Nel 1989, il 23 ottobre è stata proclamata la nascita della Terza Repubblica Ungherese e, nel Paese, ogni anno ci si ricorda – dunque – di questo doppio evento. Pertanto il 23 ottobre è stato dichiarato giorno solenne di Festa Nazionale. Nel 2006 – cioè durante il cinquantenario degli eventi del 1956 - al potere stava il partito socialista MSZP, compagine partitica passata alla storia del nostro Paese come la più corrotta di sempre… eredi naturali degli stessi comunisti di prima e dei loro diretti discendenti. In Primavera, dopo la vittoria delle elezioni il partito si riunì a Balaton#337;szöd per analizzare e fare il punto sui precedenti 4 anni di attività. Il primo ministro di allora,Gyurcsány Ferenc pronunciò nell’occasione un discorso a dir poco vergognoso (passato alla storia come il discorso di #337;szöd) nel quale dipinse l’Ungheria e la sua nobile ed antica storia con colori e tonalità davvero disarmanti, sconcertanti e chiamandola – scusarete il termine, ma rende meglio l’idea – “passeggiatrice”. Gli epiteti, nell’occasione, non furono risparmiati, nel tentativo di inculcare nei giovani cittadini controvalori ed una controstoria assolutamente aliena e distante da quello che è l’antico spirito ungherese. Lontano anni luce non solo da ogni verità storica, ma da quelle che sono le sue antiche radici cristiane ed i suoi ben noti costumi. Qualcuno nell’occasione registrò il discorso e nell’autunno dello stesso hanno lo diffuse pubblicamente per tutte le vie e le piazze della Nazione. Sapete quale fu il risultato? Iniziò una reazione a catena con orgogliose proteste da parte di tutta la cittadinanza, profondamente toccata nel suo amor patrio.

Subito Diecimila persone davanti al Parlamento ungherese

Era il 23 ottobre: circa diecimila persone si radunarono fin da subito davanti al Parlamento ungherese per chiedere le dimissioni di Gyurcsányi. Contestualmente a Budapest altri cittadini stavano commemorando i fatti del ’56. Allora accade che delle truppe armate sotto la direzione di Péter Gergényi - capo della polizia, con sfolgorante carriera all’orizzonte, grazie aigli amici comunisti e socialisti al potere - irruppero nella piazza, scagliandosi sui manifestanti con un intervento squadrista di rara brutalità - quanto illegale – causando 167 feriti, tra cui anche turisti in visita nella città del “Danubio Blu”. Due persone persero la vista grazie alle pallottole di gomma sparate sulla folla ad altezza d’uomo. Ma un elemento fu subito colto dai testimoni di quell’assalto, un particolare davvero curioso: secondo i presenti tanti poliziotti coinvolti nell’assalto erano stranieri e parlavano una lingua slava, quindi invitati come rinforzo solo per intervenire brutalmente ed eseguire gli ordini senza quasi sapere di che si trattasse. Circostanza che – guardando ai fatti di oggi – non può non suscitare paragoni facili…

Per Nascondere i Soliti vecchi Fantasmi

Successivamente, cioè l’anno scorso, con il partito FIDESZ al governo il popolo ungherese di nuovo si ritrovò nelle piazze di Budapest, e sempre in data 23 ottobre. Nell’occasione fu organizzata una marcia pacifica per dimostrare con forza all’Europa delle banche e della tecnocrazia che gli Ungheresi stanno in stragrande maggioranza con il premier Viktor Orbán, e ciò contrariamente alle notizie allarmanti che venivano/vengono trasmesse in tutti i paesi occidentale in continuazione. Media che parlano ancora oggi, impropriamente, di populismo e nazionalismo, per nascondere i soliti vecchi fantasmi che di tanto in tanto ritornano a spaventare i popoli, magari celandosi sotto bandiere o lenzuoladi colori diversi… rosse, nere, a strisce o blu che siano! ma non diversi nella sostanza! I miei genitori si ricordano, anche se ormai sono anziani, che tanti come loro di una certa età, poi altri giovani, famiglie con bambini piccoli, disabili, persone di tutti i tipi - gente fiera e con gli occhi lucidi, l’animo trasparente ed il cuore aperto – vivevano e respiravano negli anni precedenti ai fatti raccontati atmosfere fantastiche, testimoni, allora come oggi, di quei valori veri da recuperare. Di quei valori che possono salvarci e che posono salvare l’Ungheria, l’Europa e l’Italia. La Famiglia, la Storia, la Lingua, la Religione, la Cultura e l’Identità di un popolo non solo valori negoziabili o “vendibili” al migliore offerente. Sono valori che nascono, crescono, maturano e muoiono con un popolo, con una Nazione. Chi dice il contrario o gioca per il genocidio indotto e/o mascherato dei popoli è un mentitore.

Parlavano con entusiasmo, gentili e col sorriso sulle labbra

Tutti erano uniti, parlavano gentilmente tra di loro e con entusiasmo e sorriso. Allora come oggi la propaganda dei nemici della storia e dei popoli è forte. Allora come oggi gli anziani ungheresi testimoni di quegli anni desiderano far aprire gli occhi a tutti gli Europei, facendoli destare dal coma ideologico e rendendo loro consapevoli che le notizie trasmesse sull’Ungheria dai media di regime erano e sono false. Secondo i calcoli mezzo milione di persone nel 2012 furono presenti nelle piazze di budapest, scesi volontariamente in strada dalle loro case, distratti dalle loro abitudini e dalle loro comodità per una causa incommensurabile: la libertà! Quella vera!

Cinquecentomila

Cinquecentomila Ungheresi riniti nelle piazze di Budapest con le loro candele in mano. Cinquecentomila anime ad illuminare le vie della marcia. Peccato che di questo evento all’epoca non vi fu traccia in nessun giornale: neppure una notizia uscì. La censura del regime fu totale… Nessun quotidiano o TG ne parlò… Vi ricorda qualcosa cari Italiani? Neppure una parola, zero. Lo zero assoluto! Ma come mai i media non si sono occupati di una manifestazione così grandiosa? Non lo trovate un pò strano?

Budapest – Domani, 23 Ottobre, noi ci Saremo

Quest’anno, cioè domani, il 23 ottobre 2013, il popolo ungherese scenderà di nuovo per strada, e ripeterà la marcia della pace per gridare all’Europa e a tutti che i valori ritenuti importanti, fondamentali, non negoziabili, sono di nuovo in pericolo e bisogna difenderli ancora una volta. La minaccia questa volta riguarda oltre 500 milioni di europei! Oltre ai valori di cui sopra aggiungerei – tuttavia – pure la sovranità nazionale (specie quella monetaria), assieme alla coesione e all’unione nazionale; alla democrazia (quella vera non il fantasma che ci propinano); la liberta, l’umanità e l’amore: quindi tutto ciò che è indispensabile per ogni cittadino e che sta per essere rovinato dalle politiche inumane dell’Unione Europea. Noi domani ci saremo! Saremo in Piazza! Saremo lungo il Danubio e fin dentro il cuore della città: per le vie della nostra bella Budapest. Viva gli Ungheresi, viva l’Ungheria! Hajrá magyarok, hajrá Magyarország holnap október 23-án!


http://www.stampalibera.com/?p=67616#more-67616

chissa' x quale motivo certe informazione vengono cassate dalla grande informazione .....................................[:(!]


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MessaggioInviato: 23/10/2013, 19:51 
Andiamo anche noi in Ungheria, almeno ci togliamo la soddisfazione di fare un corteo come mai ne vedremo da noi.[:D]



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MessaggioInviato: 24/10/2013, 12:27 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Andiamo anche noi in Ungheria, almeno ci togliamo la soddisfazione di fare un corteo come mai ne vedremo da noi. [:D]


magari sarebbe opportuno importare una situazione del genere,contro il palazzi del potere oramai insensibili ai problemi della gente [;)]


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MessaggioInviato: 24/10/2013, 13:01 
Qui ci siamo liberati (dopo un vaso ... consenso) da una tirannia ma si fanno solo VENDETTE, tutt'ora! C'è l'incapacità di festeggiare ...[8)]



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MessaggioInviato: 02/11/2013, 13:04 
Cosa ne pensate del "Caso Ungherese"?

mercoledì 30 ottobre 2013

Bce e tecnocrati minacciano l’Ungheria

È da tempo ormai che l’Ungheria e il suo premier Viktor Orban, leader della formazione di centro-destra Fidesz, prosegue la battaglia contro i poteri forti e l’usura internazionale per dar vita a uno Stato magiaro pienamente sovrano, ma a molti questo non piace, anzi li preoccupa enormemente.

Sì, perché nel cuore d’Europa, una nazione come quella magiara che ha il coraggio di rispondere per le rime agli eurocrati e ai banchieri non è assolutamente gradita. Dopo gli attacchi al fiorino ungherese venuti dagli speculatori internazionali sui mercati, dalle banche nazionali e non, e ancora dalla Commissione europea, ora non poteva mancare quella della Banca centrale europea, addirittura nella persona del governatore Mario Draghi.

Del resto le misure economiche attuate dal governo Orban sono in controtendenza rispetto al pessimo andazzo generale dove vige il più atroce e spietato iperliberismo. E allora cosa ha fatto Draghi? Ha pensato “bene” di ammonire l’Ungheria affinché non costringa le banche magiare ed estere a convertire i prestiti in valuta estera in fiorini. In parole povere il sostegno che Orban ha voluto garantire alle famiglie con mutui a carico deve essere vanificato poiché gli unici che devono arricchirsi sono i più ricchi ovvero le banche.

È simpatico vedere come un banchiere obblighi gli altri popoli al rispetto della speculazione decisa dagli istituti di credito. Insomma le famiglie ungheresi dovrebbero garantire tanti quattrini alle banche con i mutui in fiorini, rischiando così di finire sul lastrico in una fase tanto difficile dal punto di vista economico come l’attuale, laddove in tutta Europa vige l’austerità e con essa la recessione.

Ma torniamo alla Banca centrale europea e alle dichiarazioni di Draghi. La notizia riportata sopra è stata annunciata dal sito internet del quotidiano austriaco Der Standard, sottolineando che l’informazione proviene direttamente dal governatore della Banca centrale austriaca Ewald Nowotny. Per cui, stando a queste notizie trapelate attraverso Nowotny, Draghi sta facendo pressione sull’Ungheria proprio nell’ambito dello European Systemic Risk Board, l’organizzazione che prende in carico i fattori d’instabilità del sistema bancario europeo.

Un tema, quello monetario della nazione magiara, molto caro al governo e alle banche austriache che avendo molti interessi in Ungheria temono di dover rimetterci un po’ di “spiccioli” con il braccio forte in corso con Orban e il suo coraggioso esecutivo. L’Austria è particolarmente preoccupata per le ricette economiche adottate dal governo ungherese, per alleviare il carico monetario sulle esili spalle delle famiglie magiare, ha adottato delle norme per favorire la conversione dei mutui e dei prestiti in fiorini dalle valute estere in cui sono stati contratti in un momento in cui il rapporto di cambio con la moneta magiara era migliore, ovvero prima della tempesta finanziaria scatenata sui mercati da alcuni mesi a questa parte. Da quando in pratica Orban si è messo in testa di garantire la sovranità nazionale magiara da qualsiasi ingerenza dell’economia sulla politica.

Una decisione, questa, che solo in pochi hanno avuto il coraggio di compiere nella storia degli ultimi due secoli, con i risultati finali che conosciamo benissimo: attacchi premeditati sul piano economico e militare; pretesti per far scoppiare conflitti con questi Paesi che non cedono all’usura; accuse di tirannia diffuse a livello internazionale; sostegno all’opposizione interna al soldo dei nemici della madrepatria. Strategie che hanno portato alla distruzione completa della sovranità nazionale e del socialismo di popolo realizzato da governanti e uomini politici valorosi e indomiti.

http://informatitalia.blogspot.it/2013/ ... heria.html


sabato 2 novembre 2013

Ungheria: lo nemico dei poteri forti Orban aumenta le pensioni!

Budapest - Mentre il governo sta massacrando e impoverendo gli italiani con misure lacrime e sangue l'Ungheria sta andando nella direzione opposta grazie alla messa in atto di misure aventi lo scopo di aiutare le fasce deboli e rilanciare l'economia.

Questa rivoluzione e' iniziata alcuni mesi fa quando il governo ungherese, con una mossa a sorpresa, ha deciso di estinguere con due anni di anticipo il debito contratto col Fondo Monetario Internazionale e chiesto ai suoi funzionari di chiudere il loro ufficio e lasciare il paese.

Una volta libero da pressioni ricattatorie l'esecutivo ungherese ha iniziato ad adottare una serie di misure volte a stimolare i consumi e incrementare il reddito delle famiglie quali la riduzione del 10% dei prezzi di gas naturale, luce e riscaldamento centralizzato, acqua, nettezza urbana, raccolta di rifiuti e rimozione scarti e dal primo Novembre sarà effettivo un taglio ulteriore dell'11,1% su luce, gas e riscaldamento.

Inoltre il governo aumenterà le pensioni del 2,4% allo scopo di preservarne il potere di acquisto (il settimo ritocco al rialzo delle pensioni in tre anni e mezzo), una modifica che inciderà sulle tasche di 2,8 milioni di persone.

Quello che sta accadendo in Ungheria dimostra i vantaggi di avere un governo che non e' schiavo dei poteri forti e il silenzio dei mezzi di informazione la dice lunga sugli effetti nefasti che tali organizzazioni hanno sul nostro paese nonche' sul servilismo di molti giornalai di regime.

http://informatitalia.blogspot.it/2013/ ... forti.html



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MessaggioInviato: 02/11/2013, 13:05 
Leggasi anche

"Dopo aver cacciato il FMI l’Ungheria emette moneta senza debito"
http://informatitalia.blogspot.it/2013/ ... heria.html

Il caso ungherese può essere un esempio?

[8]



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Anonymous Italia, dichiarazione di libertà 05.11.2013

Comunicato Stampa Anonymous Italia.

-Angelo Iervolino- 3 novembre 2013 – “Saluti cittadini preoccupati di tutto il mondo, siamo Anonymous. A causa delle innumerevoli ingiustizie del nostro governo e a richiesta del POPOLO, abbiamo formato questa Dichiarazione. Abbiamo messo in chiaro che non siamo d'accordo con l'attuale sistema di tassazione e questa tirannia che si avversa sul popolo. A partire da ora, dichiariamo la nostra indipendenza dal governo. Da questa data in poi, ci sarà la ricostruzione del sistema. Noi "IL POPOLO" non saremo più soggetti alle vostre leggi ingiuste, al vostro spionaggio, alle violazioni dei nostri diritti umani, alla brutalità della polizia, a banche centralizzate, alla Tassazione senza rappresentanza, ai politici che vengono acquistati attraverso "donazioni" e controllati da interessi privati, ed al vostro sistema falso che simula la scelta ma ci conduce sempre al risultato da voi voluto. Non saremo più schiavi di un sistema che non ci ascolta. Non abbiamo più fiducia nei nostri funzionari eletti illegalmente od ai funzionari messi al potere senza alcun voto. Per evitare la corruzione o l'inganno, sarà necessario che tutte le leggi siano scritte in modo leggibile e semplice. Questo consentirà di evitare lacune o inganni in leggi con frasi abilmente formulate. Il sistema di banche centrali sarà da ora in poi respinto! Da noi, IL POPOLO. Noi non ci adegueremo a tassi di interesse che non esistono nella realtà. Non è più necessario stampare denaro senza i fondi, distruggendo la nostra economia e guidandoci nella polvere. Questo sistema attuale sta svalutando la moneta ed è insostenibile. Come tale, un nuovo sistema monetario sarà sviluppato da noi, IL POPOLO; soldi senza interessi. I banchieri saranno ritenuti responsabili per la bancarotta economica della nostra nazione e saranno processati. Non è accettabile il fatto che hanno rubato le nostre ricchezze per secoli. Questi individui saranno accusati di crimini contro l'umanità così come per frode e tradimento. La sorveglianza e la violazione della privacy va contro i diritti umani e deve essere fermata. Siamo ancora tassati senza essere veramente rappresentati, poiché il nostro governo non rappresenta più veramente ,"IL POPOLO", e le loro principali preoccupazioni sono di riempirsi le tasche con i soldi dei contribuenti e tangenti abilmente chiamate "donazioni". BASTA! Queste persone saranno assicurate alla giustizia e ritenuti responsabili in un tribunale secondo la legge costituzionale, e quindi in un tribunale mondiale per i crimini contro l'umanità. Da oggi in poi, ci sforzeremo di essere una nazione veramente libera. Ciò significa che non ci sarà più corruzione politica. Per questo chiediamo a tutti i politici e detentori di potere di dimettersi per un processo di rielezione, il 5 novembre 2013. Durante detto processo elettorale, i media saranno senza nessuna censura o copertura. Ciò consentirà una elezione imparziale basata sulle vere credenze e gli ideali delle persone, invece di sostenere quello che si vede in tv. Il giorno in cui marceremo sulle città, cercheranno di arrestarci o saremo accusati di tradimento. Questo vìola i nostri diritti umani. Prenderemo questo come un atto di tradimento nei confronti del POPOLO. Questa violazione costante dei nostri diritti è la causa di questa dichiarazione. Se nella data stabilita, ci saranno arresti ingiusti per fermarci, lo vedremo come un atto di tradimento. Se sarà ferito anche un solo cittadino ingiustamente, anche in modo non brutale, sarà visto come un atto di tradimento contro IL POPOLO. Se vi rifiutate di rispettare le nostre richieste pacifiche, allora sarete costretti attraverso il giudizio del POPOLO. Sarete accusati di tradimento per aver violato il nostri diritti e il vostro giuramento. Siamo noi contribuenti; noi come persone possediamo questo paese. Detto ciò, a causa di questa corruzione, è un nostro dovere rinnovare il cosiddetto sistema e ricostruire ciò che e più adatto per il POPOLO. I politici non saranno pagati per qualcosa per cui la gente che ha a cuore il bene comune farebbe gratis. La Politica non è stata creata per essere una carriera. Noi siamo Anonymous. La Politica non è stata creata per essere una carriera. Noi siamo Anonymous. Noi siamo IL POPOLO... noi siamo i medici, gli avvocati, i soldati, i veterani militari, gli studenti, gli insegnanti, le forze di polizia, i senzatetto, le madri, i padri, le sorelle ed i fratelli di questo paese.#8232; Noi non perdoniamo. #8232;Noi non dimentichiamo. Il 5 novembre 2013... Aspettateci.”

https://www.youtube.com/watch?v=b5-SYhIbChk

We are Anonymous
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We do not forget
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Per ulteriori approfondimenti leggere qui:
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L’UNGHERIA RINASCE, DOPO AVERE ABBANDONATO BCE-UE-FMI

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http://piovegovernoladro.altervista.org ... ghilterra/

[i]Budapest - L’ufficio britannico di promozione degli investimenti e del commercio aprirà la sua sede a Budapest, in collaborazione con la Camera di Commercio Britannica in Ungheria. Lo ha dichiarato l’Ambasciatore d’Inghilterra a Budapest Jonathan Knott all’agenzia di stampa magiara MTI. Il centro dovrebbe aprire a marzo, nel 2014, e avrà la funzione di contribuire al rafforzamento dei rapporti bilaterali oltre a favorire le esportazioni da parte delle PMI.

E intanto il governo ungherese, dopo aver cacciato l’FMI e liberato l’Ungheria dalla morsa stritolante dell’Unione Europea e soprattutto della Bce, finanzia le imprese agricole del Paese. Supporto allo sviluppo delle regioni dell’Ungheria dove sono attive numerose piccole aziende e villaggi agricoli, questo l’obiettivo della sinergia tra il ministero dell’Agricoltura e quello delle Risorse Umane ungheresi, comunicata oggi dal ministro Sándor Fazekas.

A partire dal 25 novembre un totale di 10 miliardi di fiorini, 3,3 milioni di euro, saranno stanziati a sostegno di progetti volti all’aumento della qualità della vita per gli abitanti dei piccoli paesi situati in aree agricole e delle fattorie. Di questi, 6 miliardi saranno destinati a rinnovare e rimpiazzare le flotte di veicoli, per esempio quelle degli autobus che servono i centri di dimensioni minori e le vetture che mantengono ordine e pulizia negli abitati. Il resto della somma servirà invece a modernizzare complessi multifunzionali ed altre strutture. (itlgroup.eu)


Fonte: http://www.ilnord.it/c-1795_LUNGHERIA_R ... NGHILTERRA [/i]



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MessaggioInviato: 16/11/2013, 20:45 
Sceglie di fare l'eremita in Abruzzo l'ex manager laureato in Bocconi

Una scelta di vita molto particolare, imperniata sulla ricerca di valori interiori - L'ex manager Marco davanti al suo orto «La mia vita è cambiata dieci anni fa: a gennaio del 2001 mi trovavo per lavoro all'Holiday Inn di Manhattan, a giugno dormivo nei fienili in Toscana». Marco, trentasette anni compiuti, ex manager Yamaha ed ora eremita in Abruzzo, ride. Il contrasto delle due immagini lo diverte.

Per parlare con quest'uomo riflessivo, pacato e accogliente, i cui tratti incorniciati dalla capigliatura rasta ricordano vagamente quelli di Bob Marley, abbiamo dovuto camminare parecchio. Mezz'ora buona di ripida montagna tra Rocca Santa Maria e Valle Castellana, in provincia di Teramo, al confine tra l'Abruzzo selvaggio e le Marche. Dove è possibile incontrare i lupi e, giurano alcuni, anche gli orsi. D'altronde, l'eremita del borgo abbandonato di Valle Pezzata, che fino all'età di ventisette anni era product manager dell'Italaudio, storico distributore nazionale del marchio Yamaha per hi-fi con sede a Legnano, non se l'è scelta facile l'esistenza.

CURRICULUM – Laureato in Economia alla Bocconi con una tesi dal titolo eloquente («Metodologie di valutazione ambientale e sviluppo sostenibile», relatore il professor Pierluigi Sacco, volto noto alla Rai come divulgatore, ora ordinario alla Iulm di Milano), Marco già allora tentava di dare un'interpretazione diversa della realtà che lo circondava. «Volevo confutare – ci spiega – le tesi di coloro che, finanziati dalle multinazionali, cercano di far passare per scienza le convinzioni politiche».

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Dopo la laurea, conseguita a pieni voti, lavora un anno e mezzo per il marchio giapponese. Le dimissioni arrivano improvvise ed inaspettate, soprattutto per i genitori. «Non ero in armonia con le mie inclinazioni – dice – e sapevo che quella del manager non era la mia strada. L'avevo scelta come banco di prova e come estensione del corso di studi. Ma era un'esperienza totalizzante. Al di là delle otto ore di ufficio, il lavoro assorbiva completamente la mia vita. Era difficile staccare la spina quando tornavo a casa. Invece io volevo stabilire un contatto più profondo e più armonico con l'ambiente circostante». «Una scelta coraggiosa – la definisce oggi Marco Puchetti, fino al 2003 direttore commerciale all'Italaudio -, tanto più se si considera che Marco era un ottimo manager e aveva iniziato il proprio percorso professionale in una realtà aziendale notevole».

FAMIGLIA – Marco è cresciuto a Busto Arsizio, nel Varesotto, cullato e protetto da una famiglia benestante che tutto si aspettava tranne che il figlio rifiutasse il consumismo e le comodità e abbracciasse un'esistenza fatta di cose elementari. «La presero – ricorda – come una scelta che non poteva stare in piedi, un gesto di temporanea follia. Contavano sul fatto che, finiti i soldi della liquidazione, sarei tornato». E invece accade il contrario. «Mi sono accorto presto – prosegue – che la mia vita era sommersa dai bisogni secondari indotti dal sistema in cui vivevo. Ero pieno di cose che non mi servivano e di cui pian piano mi dovevo liberare. In questo modo è stato più facile rendermi autonomo rispetto ai bisogni primari legati alla sopravvivenza, al cibo, ai vestiti e ad un riparo sopra la testa, e indirizzare quelli secondari nella direzione in cui volevo, senza che fossero condizionati dal marketing, dalla politica o da qualche scuola spirituale». L'ex manager trascorre circa otto anni nell'ecovillaggio della Valle degli Elfi, sull'Appennino tosco-emiliano. Due anni fa, in pieno inverno, si sposta in Abruzzo per dar vita ad un'altra comunità.

IN DUE – All'inizio, a Valle Pezzata, erano in quindici, ora sono in due. Con Marco c'è Artur, un polacco di 41 anni che dopo aver girato mezza Europa ha deciso di fermarsi qui. Abitano distanti l'uno dall'altro ma conducono vite simili. Ogni tanto fanno capolino in paese, a Rocca Santa Maria, dove hanno un buon rapporto con la comunità locale, o girano per borghi suonando alle feste e alle sagre. Poi tornano nel loro Eden, rinunciando alla corrente elettrica per seguire i ritmi del sole. D'inverno dormono molto, d'estate meno.

«Il mio corpo – spiega Marco – si sveglia quando non ha più la necessità di riposare. È la montagna che detta i tempi». E l'alimentazione? «Si basa sul selvatico, cioè su quello che ci offre spontaneamente la terra. Coltiviamo l'orto, seguendo i consigli degli anziani contadini, e l'acqua la prendiamo dal torrente. Pensa, noi qui non produciamo quasi rifiuti... altro che Napoli!». E mentre il mondo vive con il fiato sospeso per l'incubo default, Marco offre la sua versione della Storia: «Se ognuno eliminasse il superfluo e attraverso l'introspezione cominciasse a soddisfare i bisogni primari, capirebbe più facilmente cosa lo può appagare...».

http://coscienzeinrete.net/spiritualita ... in-bocconi

Un altro mondo è possibile... [;)]



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MessaggioInviato: 30/11/2013, 18:12 
Video: Il miglior discorso del mondo – Presid Josè Mujica – Italiano

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=IHyf4Wshd6I[/BBvideo]

Il discorso che vorremmo ascoltare da ogni politico. Il Presidente dell’Uruguay
Josè “Pepe” Mujica tocca i cuori con la sua semplice, inoppugnabile, coraggiosa
verità. E’ l’uomo che governa il mercato o il mercato che governa l’uomo?

Un discorso che passerà alla storia.

Pepe Mujica, noto come “il presidente più povero del mondo”, ha attualmente
77 anni, vive nella sua casa modesta, devolve il 90% del suo stipendio in beneficenza.
E’ stato in carcere 14 anni come oppositore del regime.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 07/12/2013, 18:41 
La scommessa della decrescita

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Il nostro mondo sta andando verso la catastrofe. Si consuma impunemente più di quanto il pianeta produca dando fondo alle scorte naturali di risorse non rinnovabili come il petrolio o l’uranio. Nel frattempo si produce una quantità di inquinamento di parecchie volte superiore a quella che la Terra può sopportare. Le conseguenze di ciò sono davanti agli occhi di tutti: malattie, uragani, desertificazione, scioglimento dei ghiacci…

Ma non è tutto. anche nei paesi del Nord del mondo sta avanzando il deserto. Non si tratta di un deserto fisico ma sociale, morale. Le persone sono sempre più circondate da un vuoto umano che gli oggetti non riescono a riempire. È sempre più evidente che “ben-avere” non è sinonimo di “ben-essere”. Cosa sta alla base del problema? Semplice: la crescita economica.

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Un sistema economico basato sulla continua crescita ha bisogno di un continuo aumento dei consumi che presto si trasforma in spreco di risorse. Un simile sistema però non può funzionare per motivi tanto semplici quanto ignorati: le risorse non sono infinite e quindi la produzione non può crescere in modo indefinito. Inoltre la crescita crea distruzione, funziona solo finché i veri costi della produzione, dei trasporti ecc sono scaricati sulla natura e su popolazioni povere e schiavizzate. Se le spese reali del petrolio (malattie causate dai gas di scarico, guerre sostenute per averlo ecc) fossero pagate dalle multinazionali del petrolio, la benzina costerebbe 14 dollari al gallone invece che uno negli USA.

Nonostante questo si continua a sostenere che la soluzione al problema è la crescita. In pratica, la soluzione sarebbe uguale alla causa del problema stesso. Mah…

Perché? In parte perché chi sta al potere ha convenienza a che il sistema rimanga tale. Ridurre però l’analisi a ciò sarebbe riduttivo e fuorviante. C’è una causa più profonda: un immaginario collettivo malato. Continuiamo a pensare che avere di più e stare meglio siano sinonimi e continuiamo a perseguire una bulimia consumistica che aggrava i nostri problemi invece che risolverli rendendoci di fatto dei tossicodipendenti economici. Il tossico in effetti sta male a causa della droga ma continua a cercarla perché non può farne a meno. Anche noi ci comportiamo così nei confronti dei beni. Pensiamo all’ingordigia nel voler avere abiti firmati, auto belle o cellulari di ultima generazione pieni di inutili funzioni. Pensiamo al senso di frustrazione che attanaglia chi non può avere ciò o chi è costretto a usare cose di seconda mano. Questa è la vera

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miseria: il sentirsi inferiore, triste, perché non si ha. Già perché l’immaginario è condiviso da tutti, dai ricchi che hanno e sfoggiano e dai poveri che non hanno e invidiano. L’immaginario consumistico è il vero dato culturale dell’immaginario odierno, la vera causa della disfatta prossima della nostra “civiltà”, il vero PENSIERO UNICO. Un pensiero tanto radicato che addirittura molti attivisti delle associazioni a favore del Terzo Mondo, molti di coloro che si battono contro la miseria e la fame, continuano a credere che solo l’applicazione del nostro modello economico produttivista basato sulla crescita possa risolvere la fame. Siamo alle solite: si propone la causa del male come medicina per curarlo. Questo pensiero unico è talmente radicato da generare l’illusione che sia un dato oggettivo e non culturale. I suoi sostenitori non si accorgono dell’evidente etnocentrismo della cosa.

Questi e molti altri punti sono analizzati da Serge Latouche nel suo libro “La scommessa della decrescita”. L’autore non si limita ad analizzare la situazione ma propone anche una soluzione: la decrescita ovvero l’uscita da una mentalità di mercato, da un mondo governato solo dall’economia per creare un mondo nuovo basato sulle reali necessità dell’essere umano e su una reale ricerca della felicità.

Il libro parte dall’analisi e dalla trattazione di diversi argomenti economici e sociali come critica e descrizione della nostra società. Suffragato dalle teorie di pensatori passati e presenti come Cornelius Castoriadis, Jacques Ellul, Alex Zanotelli, Maurizio Pallante, egli ci accompagna in una disanima delle questioni più importanti senza tralasciare di parlare dei fondamenti teorici del sistema attuale. Particolarmente importante la critica al PIL (prodotto interno lordo) come indice del benessere delle nazioni. L’autore fa notare come il PIL comprenda qualsiasi produzione economica espressa quindi in soldi) ignorando scambi gratuiti come il volontariato che sono invece ricchezze immense per la società. Inoltre il PIL ingloba acriticamente qualsiasi cosa produca soldi e quindi anche ciò che provoca malessere come le catastrofi, il consumo indiscriminato, lo spreco. Terzo: il PIL somma cose che invece dovrebbero sottrarsi. Un esempio: sia i soldi derivanti dalla vendita di sigarette, sia quelli derivanti dalla cura di malattie causate dal fumo finiscono nel PIL ma nella realtà una cosa elimina l’altra. Se si analizzasse la reale produzione di benefici la situazione apparirebbe ben diversa.

Che fare dunque? Latouche ci presenta una prospettiva diversa, basata sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente e sulla rivalutazione delle realtà locali. Si tratta di cambiare l’immaginario collettivo, di tornare a una visione umana di ciò che è importante e di ciò che non lo è, di riscoprire il valore dei rapporti sociali per poi instaurare un sistema in cui si produca ciò che serve e non di più. Può sembrare utopico ma non lo è. Latouche è molto pragmatico e mette in dubbio visioni troppo idealiste.

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Il programma decrescentista si basa su otto principi fondamentali inizianti tutti con la R: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Rilocalizzare, Ridistribuire, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Non analizzerò i punti per non allungare troppo questo post. Per un approfondimento vi rimando al libro e al sito decrescita.it.

Interessante è l’analisi finale di un eventuale futuro panorama. I casi sono due: una democrazia basata sulle piccole comunità locali o una dittatura che imporrà l’ecologia. Non si tratta di ideologia ma di necessità. La posta in gioco è la sopravvivenza della specie umana. Non stiamo parlando di un lontano futuro ma di un tempo che vedremo anche noi. Secondo alcuni scienziati se l’inquinamento andrà avanti a crescere come ora la sterilità farà estinguere l’uomo intorno al 2060.

Una cosa è certa: la decrescita verrà perché il crollo del sistema la imporrà. Sta a noi decidere se sceglierla in modo dolce o vedercela imporre da catastrofi e dittature. L’umanità saprà scegliere?

Il libro è molto valido, completo e scritto in modo semplice. Non bisogna essere dei dottori in economia per comprenderlo. Latouche non ignora le critiche che i sostenitori della crescita pongono alla decrescita ma le invalida con ragioni forti, mai campate in aria. La critica principale è data dall’equivalenza fatta dai detrattori tra decrescita e recessione. Niente di più sbagliato. La decrescita significa diminuzione della produzione solo nei contesti dove è necessario per riportare la produzione all’interno della quantità di risorse disponibili. Paradossalmente in paesi come quelli africani potrebbe tradursi in un iniziale aumento della produzione. La critica è invalidata soprattutto dalla stessa base su cui poggia: chi paragona decrescita e recessione giudica la teoria della decrescita coi parametri del capitalismo produttivi sta. È ovviamente sbagliato giudicare un sistema di pensiero coi parametri di un altro.

La seconda grande critica deriva dalla prima. Certi economisti, spesso di sinistra e impegnati sulla questione del Terzo Mondo, dicono che un sistema decrescentista non sfamerebbe l’Africa e gli altri paesi poveri. Nulla di più errato. Prima che il capitalismo mettesse le mani sull’Africa la fame era sconosciuta. È stata l’imposizione di produzioni industrializzate, di grandi dimensioni, che ha eliminato la cose comuni per dare le risorse in mano a pochi che ha creato la fame e la miseria. L’inquinamento col riscaldamento globale sta facendo il resto. Decrescita significa anche riappropriazione da parte del popolo delle risorse comuni (detti commons in economia) quali la terra, l’acqua, i boschi, i pascoli… Significa una gestione comunitaria e differente da contesto a contesto, da cultura a cultura, significa presa di coscienza della gente. Per questo Latouche insiste sulla decolonizzazione dell’immaginario e sulla fine dell’etnocentrismo.

Interessante è anche l’analisi delle altre teorie ecologiste e “alternative”. In particolare Latouche dimostra l’assurdità dello “sviluppo sostenibile”. Lo sviluppo, in quanto aumento di produzione, non può essere sostenibile, per sua stessa natura. Aggiungere ammortizzatori sociali e ecologici alle leggi economiche serve solo a rallentare l’avanzata del mondo verso la catastrofe. Se un’automobile sta andando verso un muro a duecento all’ora, serve a poco ridurre la velocità a centoottanta, bisogna invertire la rotta!

Non posso che concludere consigliandovi la lettura del libro. È sicuramente interessante, piacevole e illuminante.

http://ilmulticolore.wordpress.com/2013 ... ecrescita/



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