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MessaggioInviato: 07/11/2013, 19:30 
I militari USA hanno un "piano segreto" per fermare il "piano diabolico" dei Rothschild e Rockefeller???

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MessaggioInviato: 07/11/2013, 20:39 
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Dopo di che, il complesso militare industriale statunitense otterrà finanziamenti generosi per fare cose come proteggere le specie in pericolo, combattere i banditi e contribuire a porre fine a varie forme di violenza planetaria come la pesca eccessiva e la distruzione di foreste pluviali. Questo è esattamente ciò che sta per accadere secondo il Pentagono e fonti dell’agenzia. Le fonti dicono anche che i membri della cabala e le loro famiglie avevano programmato di nascondersi in basi sotterranee mentre avrebbero ucciso tutti gli altri, mentre alla fine invece si troveranno confinati essi stessi nei campi FEMA. Se questo non accade, il cappio si stringerà sempre più fino a quando non succederà. Le persone del mondo sono malate e stanche del comportamento criminale del regime canaglia statunitense.


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MessaggioInviato: 23/11/2013, 15:14 
Utile per capire che siano gli alfieri del Player C

Il padre di Giorgio Napolitano fu sicuramente massone

Riporto uno stralcio di un articolo pubblicato sul sito personale di Luigi Pruneti, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia in merito all’appartenenza massonica del padre del Presidente Napolitano. [di Luigi Pruneti ne scrissi circa la sua partecipazione al meeting europeo delle organizzazioni non confessionali, a cui la commissione europea e il parlamento europeo invitarono ben 11 obbedienze massoniche europee: http://www.losai.eu/obbedienze-massonic ... opea-foto/

L’articolo, di cui riporto solo uno stralcio, certifica appunto l’appartenenza massonica del padre del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano citando le considerazioni dello storico italiano della massoneria più celebre ed accreditato: Aldo Mola. Qui di seguito la parte d’articolo che c’interessa: “ Il prof. Luigi Pruneti, Gran maestro della Gran Loggia d’Italia, ne ha parlato con il prof. Aldo A. Mola, direttore del Centro per la storia della massoneria. Dal loro colloquio emerge quanto segue.

“Il padre di Giorgio Napolitano, Giovanni, nato il 17 febbraio 1883, fu iniziato massone nella loggia “Giovanni Bovio” di Napoli il 20 giugno 1911, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia (matricola 36.019). “Oltre che avvocato, Giovanni Napolitano (1883-1955) fu poeta di fama e saggista apprezzato, come ricorda Luigi Simonetti nel documentato articolo pubblicato in Cumignano e Gallo alle origini del Comune di Comiziano (Cimitile, ed. Tavolario). “La cosa non deve stupire affatto. Anche il padre di Giorgio Amendola, Giovanni, fu massone attivo e quotizzante, sia pure a fasi alterne: con maggiore assiduità nei momenti della persecuzione totalitaria.

“Va aggiunto che nell’Appendice a Malaparte. Vite e leggende (ed. Marsilio, Premio Acqui Storia 2013) Maurizio Serra, Ambasciatore dell’Italia all’Unesco, Giorgio Napolitano ricorda i suoi incontri giovanili a Capri con Curzio Malaparte, “un comunista quasi dichiarato”. Subito dopo lo sbarco a Napoli (27 marzo 1944), Palmiro Togliatti “si precipitò a trovarlo”, attesta Napolitano. Pochi sanno che anche Kurt Suckert (“Malaparte”, appunto) fu iniziato alla Gran Loggia d’Italia dopo la vittoria del Listone fascista nelle elezioni del 6 aprile 1924 e pochi giorni prima dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Venne iniziato il 28 maggio 1924 nella loggia “Nazionale”, direttamente all’obbedienza del gran maestro Raoul Palermi (speculare all’altrettanto famosa “Propaganda massonica”). “La documentazione – concludono Pruneti e Mola – dimostra che tanta parte della storia d’Italia è fluita anche tra le colonne dei templi, ove tanti italiani di valore si sono formati ai principi della libertà e della tolleranza”. [fine citazione] Per chi volesse leggere l’intero articolo vada qui:

http://www.luigipruneti.it/1/fu_massone ... oU.twitter

L’immagine qui sotto mostra uno scambio epistolare tra il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi e la Segreteria Generale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cliccate nel link che segue per leggere la lettera: http://www.grandeoriente.it/comunicati/ ... lismo.aspx

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http://www.losai.eu/il-padre-di-giorgio ... e-massone/



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MessaggioInviato: 23/11/2013, 15:19 
E, sull'altro lato, gli alfieri del Player B!

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[:D]



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MessaggioInviato: 26/11/2013, 22:59 
Brzezinski ammette: “La Resistenza Globale sta distruggendo il Nuovo Ordine Mondiale”!!!

Durante un recente discorso in Polonia, l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Zbigniew Brzezinski ha avvertito gli altri elitisti che “un movimento mondiale di resistenza al controllo esterno guidato da attivismo populista sta minacciando di far deragliare la transizione verso un “Nuovo Ordine Mondiale”.

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L’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Zbigniew Brzezinski

Brzezinski ha dichiarato che il dominio americano non è più possibile a causa di un cambiamento sociale accelerato guidato da “comunicazioni di massa istantanea come la radio, la televisione e Internet”, i quali hanno stimolato “un risveglio universale della coscienza sulla politica di massa.”

L’ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha aggiunto che “l’attivismo populista si sta dimostrando ostile alla dominazione esterna del tipo che ha prevalso nell’età del colonialismo e dell’imperialismo.”

Brzezinski ha concluso che “la persistente e fortemente motivata resistenza populista dei popoli, politicamente risvegliata e storicamente avversa al controllo esterno, ha dimostrato di essere sempre più difficile da reprimere.”

Anche se Brzezinski ha rivelato le sue osservazioni in tono neutro, il contesto dell’ambiente indicherebbe che questa non è una celebrazione della “resistenza populista”, ma un lamento per l’impatto che sta avendo il tipo di “controllo esterno” ripetutamente sostenuto da Brzezinski.

Le osservazioni sono state fatte durante un evento del Forum Europeo Per Le Nuove Idee (EFNI), un’organizzazione che sostiene la trasformazione dell’Unione Europea in un superstato federale anti-democratico, il tipo stesso di stato burocratico che Brzezinski, nel suo discorso, ha ritenuto fosse in pericolo.

In questo contesto si deve capire che il punto di Brzezinski sulla “resistenza populista” è più un avvertimento che un acclamazione, visto anche quello che Brzezinski ha scritto nel suo libro “Between Two Ages: Il ruolo dell’America nell’Era Technotronica”, in cui ha sostenuto il controllo delle popolazioni da parte di una classe politica d’elite attraverso la manipolazione tecnotronica.

“L’era tecnotronica comporta la progressiva comparsa di una società più controllata. Una tale società sarebbe dominata da una élite, sfrenata da valori tradizionali. Presto sarà possibile far valere una sorveglianza quasi continua su tutti i cittadini e mantenere i file completi up-to-date che contengono anche le informazioni più personali del cittadino. Questi file saranno oggetto di recupero immediato da parte delle autorità”, scrive Brzezinski.

“Nella società tecnotronica la tendenza sembra volgere verso l’aggregazione del sostegno individuale di milioni di cittadini non coordinati, facilmente alla portata di personalità magnetiche e attraenti che sfruttano le più recenti tecniche di comunicazione per manipolare le emozioni e controllare la ragione”, ha scritto nello stesso libro.

L’improvvisa preoccupazione di Brzezinski per l’impatto di una popolazione globale politicamente risvegliata non nasce fuori da ogni nozione che egli identifica con la loro causa. Brzezinski è l’insider elitario finale, il fondatore della potente Commissione Trilaterale, del Council on Foreign Relations, luminare e regolare partecipante delle riunioni Bilderberg. Una volta è stato descritto dal presidente Barack Obama come “uno dei nostri pensatori più importanti”.

http://luniversovibra.altervista.org/br ... -mondiale/



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MessaggioInviato: 28/11/2013, 09:22 
Le ultime mosse del gioco millenario che abbiamo chiamato col nome "Scacchiera degli Illuminati". Come si concluderà la partita?

Susan George: poteri occulti, la Terra è sotto scacco

Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la stessa sicurezza finanziaria, la vostra e quella della vostra famiglia, così come le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, ci sono pessime notizie: un gruppo di golpisti ha preso il potere e ormai domina il pianeta. Legalmente: perché le nuove leggi che imbrigliano i popoli, i governi e gli Stati se le sono fatte loro, per servire i loro smisurati interessi, piegando le democrazie con l’aiuto di “maggiordomi” travestiti da politici. La grande novità si chiama: “ascesa di autorità illegittima”. Parola di Susan George, notissima sociologa franco-statunitense, già impegnata nel movimento no-global e al vertice di associazioni mondiali come Greenpeace. I governi legali, quelli regolarmente eletti, ormai vengono di fatto «gradualmente soppiantati da un nuovo governo-ombra, in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana». L’Europa è già completamente nelle loro mani, tramite i tecnocrati di Bruxelles, i subdoli “inventori” dell’aberrante euro. Ma anche nel resto del mondo la libertà ha le ore contate.

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I nuovi oligarchi, spiega la George nell’intervento pronunciato al Festival Internazionale di Ferrara, ottobre 2013, possono agire attraverso le lobby o oscuri “comitati di esperti”, attraverso organismi ad hoc che ottengono riconoscimenti ufficiali. Talvolta operano «attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da “executive” delle imprese al più alto livello». Sono fortissimi, arrivano ovunque: «Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle “corporate”». Attenzione, averte la George: «Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere». Questo, in fondo, è il “loro” capolavoro: «Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico». Non è così, naturalmente. Le sole lobby ordinarie, rimaste «ai margini dei governi per un paio di secoli», ormai «hanno migliorato le loro tecniche, sono pagate più che mai e ottengono risultati».

Negli Stati Uniti, le lobby devono almeno dichiararsi al Congresso, dire quanto sono pagate e da chi. A Bruxelles, invece, «c’è solo un registro “volontario”, che è una presa in giro, mentre 10-15.000 lobbysti si interfacciano ogni giorno con la Commissione Europea e con gli europarlamentari». Che fanno? «Difendono il cibo-spazzatura, le coltivazioni geneticamente modificate, prodotti nocivi come il tabacco, sostanze chimiche pericolose o farmaci rischiosi». In più, «difendono i maggiori responsabili delle emissioni di gas a effetto serra», oltre naturalmente ai loro clienti più potenti: le grandi banche. Meno conosciuti delle lobby tradizionali, cioè quelle favorevoli a singole multinazionali, sono in forte crescita specie nel comparto industriale le lobby-fantasma, solitamente definite “istituti”, “fondazioni” o “consigli”, spesso con sede a Washington. Sono pericolose e subdole: pagano esperti per influenzare l’opinione pubblica, fino a negare l’evidenza scientifica, per convincere i consumatori del valore dei loro prodotti-spazzatura.

A Bruxelles il loro dominio è totale: decine di “comitati di esperti” preparano regolamenti dettagliati in ogni possibile settore. «Dalla metà degli anni ’90 – accusa Susan George – le più grandi compagnie americane dei settori bancario, pensionistico, assicurativo e di revisione contabile hanno unito le forze e, impiegando tremila persone, hanno speso 5 miliardi dollari per sbarazzarsi di tutte le leggi del New Deal, approvate sotto l’amministrazione Roosevelt negli anni ’30», tutte leggi «che avevano protetto l’economia americana per sessant’anni». Un contagio: «Attraverso questa azione collettiva di lobbying, hanno guadagnato totale libertà per trasferire attività in perdita dai loro bilanci, verso istituti-ombra, non controllati». Queste compagnie hanno potuto immettere sul mercato e scambiare centinaia di miliardi di dollari di titoli tossici “derivati”, come i pacchetti di mutui subprime, senza alcuna regolamentazione. «Poco è stato fatto dopo la caduta di Lehman Brothers per regolamentare nuovamente la finanza. E nel frattempo, il commercio dei derivati ha raggiunto la cifra di 2 trilioni e 300 miliardi di dollari al giorno, un terzo in più di sei anni fa».

Quello illustrato da Susan George, nell’intervento tenuto a Ferrara e ripreso da “Come Don Chisciotte”, è un viaggio nell’occulto. «Ci sono organismi come l’International Accounting Standards Board, sicuramente sconosciuto al 99% della popolazione europea». E’ una struttura di importanza decisiva, di cui non parla mai nessuno. Nacque con l’allargamento a Est dell’Unione Europea, per affrontare «l’incubo di 27 diversi mercati azionari, con diversi insiemi di regole e norme contabili». Ed ecco, prontamente, l’arrivo dei soliti super-consulenti, provenienti dalle quattro maggiori società mondiali di revisione contabile. In pochi anni, il gruppo «è stato silenziosamente trasformato in un organismo ufficiale, lo Iasb». E’ ancora formato dagli esperti delle quattro grandi società, ma adesso sta elaborando regolamenti per 66 paesi membri, tra cui l’intera Europa. Attenzione: «Lo Iasb è diventato “ufficiale” grazie agli sforzi di un commissario Ue, il neoliberista irlandese Charlie MacCreevy». Commissario dell’Ue, cioè: “ministro” europeo, non-eletto da nessuno. E per di più, egli stesso esperto contabile. Naturalmente, ha potuto agire sotto la protezione di Bruxelles, cioè «senza alcun controllo parlamentare». L’alibi?Il solito: la Iasb è stato presentato come un’agenzia «puramente tecnica». La sua vera missione? Organizzare, legalmente, l’evasione fiscale dei miliardari.

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«Fino a quando non potremo chiedere alle imprese di adottare bilanci dettagliati paese per paese, queste continueranno a pagare – abbastanza legalmente – pochissime tasse nella maggior parte dei paesi in cui hanno attività». Le aziende, aggiunge la sociologa, possono collocare i loro profitti in paesi con bassa o nessuna tassazione, e le loro perdite in quelli ad alta fiscalità. Per tassare in maniera efficace, le autorità fiscali hanno bisogno di sapere quali vendite, profitti e imposte sono effettivamente di competenza di ciascuna giurisdizione. «Oggi questo non è possibile, perché le regole sono fatte su misura per evitare la trasparenza». E quindi: «Le piccole imprese nazionali o famigliari, con un indirizzo nazionale fisso, continueranno a sopportare la maggior parte del carico fiscale». Susan George ha contattato direttamente lo Iasb per chiedere se una rendicontazione dettagliata, paese per paese, fosse nella loro agenda. Risposta: no, ovviamente. «Non c’è di che stupirsi. Le quattro grandi agenzie i cui amici e colleghi fanno le regole, perderebbero milioni di fatturato, se non potessero più consigliare i loro clienti sul modo migliore per evitare la tassazione».

L’altro colossale iceberg che ci sta venendo addosso, dal luglio 2013, si chiama Ttip, cioè Transatlantic Trade and Investment Partnership. In italiano: protocollo euro-atlantico su commercio e investimenti. «Questi accordi definiranno le norme che regolamenteranno la metà del Pil mondiale – gli Stati Uniti e l’Europa». Notizia: le nuove regole di cooperazione euro-atlantica «sono in preparazione dal 1995», da quando cioè «le più grandi multinazionali da entrambi i lati dell’oceano si sono riunite nel Trans-Atlantic Business Dialogue», la maggiore lobby dell’Occidente, impegnata a «lavorare su tutti gli aspetti delle pratiche regolamentari, settore per settore». Il commercio transatlantico ammonta a circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. Dov’è il trucco? In apparenza, si negozierà sulle tariffe: ma è un aspetto irrilevante, perché pesano appena il 3%. Il vero obiettivo: «Privatizzare il maggior numero possibile di servizi pubblici ed eliminare le barriere non tariffarie, come per esempio i regolamenti e ciò che le multinazionali chiamano “ostacoli commerciali”». Al centro di tutti i trattati commerciali e di investimento, c’è «la clausola che consente alle aziende di citare in giudizio i governi sovrani, se la società ritiene che un provvedimento del governo danneggi il suo presente, o anche i suoi profitti “attesi”». Governi sotto ricatto: comandano loro, i Masters of Universe.

Il Trans-Atlantic Business Dialogue, la super-lobby che ha incubato il trattato euro-atlantico, ora ha cambiato nome: si chiama Consiglio Economico Transatlantico. E non si nasconde neppure più. Ammette qual è la sua missione: abbattere le regole e piegare il potere pubblico, a beneficio delle multinazionali. Si definisce apertamente «un organo politico», e il suo direttore afferma con orgoglio che è la prima volta che «il settore privato ha ottenuto un ruolo ufficiale nella determinazione della politica pubblica Ue-Usa». Questo trattato, se approvato secondo le intenzioni delle Tnc, includerà modifiche decisive sui regolamenti che proteggono i consumatori in ogni settore: sicurezza alimentare, prodotti farmaceutici e chimici. Altro obiettivo, la “stabilità finanziaria”. Tradotto: la libertà per gli investitori di trasferire i loro capitali senza preavviso. «I governi – aggiunge la George – non potranno più privilegiare operatori nazionali in rapporto a quelli stranieri per i contratti di appalto», e il processo negoziale «si terrà a porte chiuse, senza il controllo dei cittadini».

E come se non bastasse l’infiltrazione nel potere esecutivo, in quello legislativo e persino nel potere giudiziario, le multinazionali ora puntano direttamente anche alle Nazioni Unite. Già nel 2012, alla conferenza Rio + 20 sull’ambiente, i super-padroni formavano la più grande delegazione, capace di allestire un evento spettacolare come il “Business Day”. «Siamo la più grande delegazione d’affari che mai abbia partecipato a una conferenza delle Nazioni Unite», disse il rappresentante permanente della Camera di Commercio Internazionale presso l’Onu. Parole chiarissime: «Le imprese hanno bisogno di prendere la guida e noi lo stiamo facendo». Oggi, conclude Susan George, le multinazionali arrivano a chiedere un ruolo formale nei negoziati mondiali sul clima. «Non sono solo le dimensioni, gli enormi profitti e i patrimoni che rendono le Tnc pericolose per le democrazie. È anche la loro concentrazione, la loro capacità di influenzare (spesso dall’interno) i governi e la loro abilità a operare come una vera e propria classe sociale che difende i propri interessi economici, anche contro il bene comune». E’ un super-clan, coi suoi tentacoli e i suoi boss: «Condividono linguaggi, ideologie e obiettivi che riguardano ciascuno di noi». Meglio che i cittadini lo sappiano. E i politici che dovrebbero tutelarli? Non pervenuti, ovviamente.

http://www.libreidee.org/2013/10/susan- ... to-scacco/



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MessaggioInviato: 01/12/2013, 21:32 
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Aztlan ha scritto:
Personalmente non conosco sufficienti elementi che dimostrino la presenza di quello che chiami A.




Un esempio del modo di pensare del “player A”, per usare la terminologia di Atlanticus, potrebbe venire da un’interessante figura di mistico e pedagogo bulgaro, Mikhael Aivanov. Ho studiato in autonomia per qualche anno il suo pensiero, nel quale non mi riconosco del tutto, ma che per certi aspetti trovo stimolante. E’ un pensiero che utilizza il linguaggio simbolico cristiano ma che cristiano a ben vedere non è ed molto meno banale di quel che possa sembrare a prima vista; richiede del tempo per farsene un’idea precisa. L’origine è il pensiero bogomilo (che venne considerata un'eresia) che in Bulgaria non ha mai cessato di esistere del tutto, ma non è l’unico filone.

Comunque il pensiero di Aivanov non può definirsi da player A, semmai a mio parere ha aspetti sia da player A che da player B.

Ecco secondo me un esempio di ragionamento da player A, estratto da alcuni discorsi di Aivanov :

“Quanti ricercatori si sono pentiti di aver rivelato alcune loro scoperte, poiché, queste sono subito finite in mano a persone che se ne sono servite per nuocere, in un modo o nell’altro, ai propri simili, per dominarli, sfruttarli o distruggerli. Anche gli iniziati ed i maestri spirituali sono sempre stati costretti a preoccuparsi di questo tema, avendo constatato quanto le verità, da loro rivelate agli esseri umani, potessero essere mal comprese e mal utilizzate, causando così la loro rovina. Per questo, nel precetto che essi hanno dato “sapere, volere, osare, tacere”, soprattutto non si deve trascurare il “tacere”. Quando gli esseri umani saranno più evoluti, si potranno fare loro tutte le rivelazioni, ma per ora spesso è meglio tacere”

E ancora
“ Quante persone si vantano di dire la verità quando invece spesso farebbero meglio a tacere! Ecco, per esempio, un uomo che confida ad un amico i dubbi che l’atteggiamento della propria moglie gli ispira; gli è forse infedele? L’amico, che sa come stanno le cose, crede sia suo dovere dire la verità e gli conferma che in effetti sua moglie lo tradisce. Risultato: il marito, malato di gelosia, sorprende la moglie con l’amante, spara e li uccide entrambi; poi, disperato, si fa saltare le cervella. Troverete che sia un modo un po’ semplicistico di presentare le cose, ma non lo è poi così tanto. Guardate tutto il male che fanno gli esseri umani col pretesto di dire la verità!
La verità è una cosa eccellente, ma a condizione che si consulti prima la saggezza per sapere come, quando e a chi la si può dire. Altrimenti nulla è più catastrofico della verità quando la saggezza non è presente per dosare ed orientare, il che naturalmente vale anche per l’amore. Infatti tutti e tre sono collegati fra loro e devono procedere sempre insieme: l’amore, la saggezza e la verità.

E ancora
“ Finché gli esseri umani non sapranno vivere nell’amore, ci saranno sempre delle religioni con i loro precetti e le loro leggi, ma non basteranno a condurli fino a Dio. Quando l’amore verrà, gli esseri umani non avranno più bisogno di religione, o piuttosto, nella misura in cui saranno giunti a interiorizzarla, la religione si manifesterà tramite loro sotto forma di bontà, di irradiamento, di sacrificio, di dolcezza e di luce. E’ perché l’amore ha abbandonato l’umanità che si è dovuta instaurare la religione per supplire a tale mancanza. Ma quando tornerà l’amore, la religione si eclisserà, perché sarà entrata di nuovo nel cuore dell’uomo.”


Ultima modifica di quisquis il 01/12/2013, 21:35, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/12/2013, 16:53 
Dodici anni fa fu decapitata una delle pedine più forte dello schieramento del Player B...

Dovevamo arrenderci: lo decise la Cia già al G8 di Genova

Durante il G8 di Genova i poteri dell'alta finanza inviarono i black bloc per dare un'immagine negativa alla manifestazione che andava contro i loro interessi.

Manovre lacrime e sangue per tutti tranne che per la “casta” mondiale, sovranità limitata o revocata, bavaglio universale all’informazione. Sindacati neutralizzati, banchieri al governo e partiti-fantasma ormai agli ordini dei signori dell’economia. Quello che oggi chiamiamo crisi era stato largamente previsto, dagli stessi super-poteri che, già nel 2001, prima ancora dell’11 Settembre, si preoccuparono di disinnescare sul nascere una potenziale bomba democratica planetaria, quella del movimento no-global. Diritti contro soprusi, cittadinanza contro privatizzazione. In altre parole: anticorpi civili per difendersi dalla globalizzazione selvaggia. Profeticamente, li pretendeva il “popolo di Seattle”. Fu fermato appena in tempo e nel modo più brutale, con il bagno di sangue noto come G8 di Genova.

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E’ la tesi che fa da sfondo al drammatico libro-inchiesta “G8 Gate” firmato da Franco Fracassi per la giovane casa editrice Alpine Studio, nata come voce di qualità nel panorama italiano della narrativa specialistica d’alta quota ma poi, grazie al team guidato da Andrea Gaddi, sempre più disponibile a sondare il terreno minato della letteratura d’indagine: «Cresce la fame di verità, il bisogno di conoscere le vere ragioni di quello che ci sta succedendo», sostiene Gaddi, che nella collana “A voce alta” presenta titoli come quelli dedicati ai retroscena dell’attentato alle Torri Gemelle o al potere segreto dell’Opus Dei. In primissimo piano, grazie al lungo lavoro di Franco Fracassi, l’analisi sulle nuove forme della strategia della tensione: a cominciare dai black bloc, fantomatico gruppo di guastatori che nel 2011 ha «messo a ferro e fuoco Roma e incendiato i boschi della val di Susa», dopo aver devastato, una decina d’anni prima, Praga e Seattle. E soprattutto: Genova.

I black bloc «hanno un nome, ma non un volto». Sono note le loro azioni, ma non il perché le compiono: «I black bloc sono temuti, odiati, talvolta idolatrati, ma nessuno li conosce veramente», dice Fracassi, presentando il suo ultimo lavoro sui neri guastatori senza volto, sempre così puntuali quando si tratta di rovinare cortei importanti, molto temuti alla vigilia proprio perché pacifici. «Di loro si dice che sono anarchici, che sono poliziotti infiltrati, che sono pagati da chi vuole sabotare le manifestazioni e i movimenti di protesta, che sono fascisti camuffati, che sono semplici sbandati carichi d’odio e con la voglia di annichilire il mondo che li circonda». Il nome deriva da una sigla storica, quella degli antinuclearisti tedeschi. Ma è stato tristemente sdoganato soltanto a Genova, nella “macelleria messicana” scatenata dai reparti antisommossa nel 2001: «La polizia ha letteralmente massacrato dimostranti inermi, senza procedere all’arresto di un solo black bloc: ai “neri” è stato anzi permesso di devastare impunemente l’intera città».

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Il libro di Fracassi ripercorre le tappe fatali della carneficina: dall’antipasto di Napoli del 17 marzo, in cui furono caricati selvaggiamente i manifestanti pacifici, fino al carnaio di luglio a Genova, con epicentro piazza Alimonda e l’atroce fine di Carlo Giuliani, nonché il corollario della vergogna: il pestaggio indiscriminato della scuola Diaz e poi le torture nella caserma di Bolzaneto. Cuore di tenebra del “buco nero” passato alla storia sotto il nome di G8 di Genova, la crudele uccisione di Giuliani: la pietra con cui si è infierito sul cadavere, fracassandogli il cranio nella speranza di inscenare un incidente credibile (il giovane no-global “ucciso accidentalmente da un sasso lanciato dai dimostranti”) e poi la sparizione della prova regina: Carlo Giuliani fu frettolosamente cremato, racconta la madre, Heidi, perché ai genitori fu raccontato che al cimitero non c’era posto per la tomba. Così, il forno crematorio cancellò per sempre anche il proiettile che Carlo aveva ancora nel cranio: fu davvero sparato dal carabiniere ausiliario Mario Placanica, che oggi chiede la riapertura del processo perché sia finalmente accertata la verità?

Allora reporter d’assalto per l’agenzia ApBiscom, Fracassi si calò fino al collo nella strana guerra civile che devastò le strade del capoluogo ligure, vivendo da vicino l’intero campionario dell’aberrazione andata in scena in quei giorni: la polizia che osserva le devastazioni dei black senza muovere un dito e poi, appena i “neri” si allontanano, carica senza misericordia i dimostranti inermi. Fotogrammi sconcertanti, che Fracassi offre ai lettori con l’immutata emozione dello sguardo ravvicinatissimo, delle manganellate ricevute, delle scene di terrore, della caccia all’uomo scatenatasi persino al pronto soccorso, tra i feriti più gravi. Pagine incalzanti, sempre nel cuore della tensione, tra le fila degli stessi agenti antisommossa – divenuti irriconoscibili, in preda a un’aggressività inaudita – e poi la prima linea delle “tute bianche”, tra ossa rotte e teste “aperte” dalle botte, fino agli inermi manifestanti cattolici: le suore colpite al volto, le ragazzine sfigurate e torturate. Ma soprattutto loro, gli inafferrabili black bloc.

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Fracassi li ha seguiti da vicino, per ore: piccoli gruppi ben addestrati, pronti a devastare negozi, automobili e bancomat per poi sganciarsi rapidamente, sempre condotti al sicuro, nel dedalo dei vicoli, da misteriose “guide” perennemente al telefono: con chi? Con “qualcuno” che era perfettamente al corrente, in tempo reale, dei movimenti dei reparti antisommossa. Deduzione elementare, conclude amaramente il giornalista, che ha affrontato un estenuante lavoro di ricerca consultando anche fonti riservate, forze dell’ordine e servizi segreti. Proprio grazie alla sua tenacia, alla vigilia della mattanza riuscì a conquistare la fiducia di alcuni uomini della polizia: «Se vuoi vedere il macello, fatti trovare a mezzogiorno all’angolo tra corso Buenos Aires e piazza Paolo da Novi», gli anticipa un funzionario di polizia alla vigilia del fatale venerdì 20 luglio: «Arriveranno dei black bloc e distruggeranno la banca. Due-tre minuti al massimo. E’ quello il segnale dell’inizio». Fracassi si presenta nel luogo indicato, e i black black arrivano con puntualità cronometrica. Prima di intervenire, proprio come previsto, gli agenti attenderanno che si siano allontanati. Poi caricheranno, travolgendo soltanto innocenti.

Se a Genova, come è stato da più parti denunciato, «la democrazia è stata sospesa», non è mai stato chiarito, del tutto, da chi. Dal governo Berlusconi? Tesi debole: l’esecutivo è finito sulla graticola, esposto a critiche planetarie. L’allora vicepremier Fini dietro le quinte? La regia operativa probabilmente anomala, centralizzata nelle mani dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro che di fatto scavalcò le autorità genovesi, questura e prefettura? No, c’era ben altro: secondo Fracassi, chi a Genova “voleva il morto” non era necessariamente italiano. Anzi, quasi certamente era americano: «C’erano troppi interessi in gioco, e il movimento no-global allora era fortissimo e faceva davvero paura. A chi? Alle grandi banche, alla finanza mondiale, alle multinazionali». Genova doveva essere la consacrazione definitiva della protesta, la nascita ufficiale di un “sindacato mondiale” dei cittadini, pronto a mobilitarsi ovunque per difendersi dagli abusi della globalizzazione. Guai se a Genova il movimento avesse vinto: sarebbe diventato troppo ingombrante. Un brutto cliente, col quale i “padroni del mondo” avrebbero dovuto fare i conti. Meglio toglierlo di mezzo per tempo. Coi poliziotti? Ma no: coi black bloc.

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Incolpare il governo Berlusconi e la polizia italiana per il massacro di Genova «significa non aver capito nulla di come va il mondo», avverte David Graeber, antropologo della Yale University ed esperto di fenomeni anarchici: «Nei fatti di Genova, il governo americano è infinitamente più coinvolto di quello italiano». Secondo l’antropologo consultato da Fracassi, «Genova non è stata altro che il punto terminale di una strategia avviata a Seattle, sviluppata a Praga e terminata in Italia». Movente: «Nel luglio 2001, all’amministrazione Bush interessava molto di più combattere il movimento no-global che Al-Qaeda: era quella la priorità della Casa Bianca». Un altro americano, Wayne Madsen, reduce dagli scontri al Wto di Washington l’anno prevedente, rivela: «Ho raccolto documenti e testimonianze dall’interno del movimento anarchico Usa e dell’intelligence». Cia, Fbi e Dia organizzavano e guidavano gruppi di devastatori anche nelle manifestazioni no-global nel resto del mondo?
«E’ il loro modo di agire, ovunque ci siano interessi americani da difendere».

Per “G8 Gate”, Fracassi ha sondato centinaia di fonti. Tutte convergono drammaticamente verso un’unica ipotesi: a Genova si “doveva” spezzare le gambe, a tutti i costi, al nuovo movimento democratico mondiale. Obiettivo, veicolare il messaggio più esplicito: “Restate a casa, rinunciate a scendere in piazza perché può essere pericoloso”. Mandanti: le grandi multinazionali e persino le loro fondazioni, all’apparenza innocue e filantropiche, in realtà strettamente collegate con settori dell’intelligence. Disponibilità economica: illimitata. E poi la manovalanza principale della missione: i mercenari chiamati black bloc, ben addestrati in gran segreto e specializzati nelle tattiche della guerriglia urbana. «Le forze dell’ordine presenti a Genova – riassume Fracassi – sarebbero state in parte complici e in parte impotenti di fronte ai devastatori», i “neri” sbucati dal nulla e rimasti totalmente impuniti. «Grazie a una sapiente regia mediatica», tutto è avvenuto «di fronte ai giornalisti, ai fotografi e alle telecamere di tutto il mondo, che avrebbero creduto di raccontare le azioni di una formazione chiamata Black Bloc».

Ma tutto questo da chi sarebbe stato finanziato e poi coperto? Una domanda, ricorda Fracassi, che si era posto retoricamente anche il generale Fabio Mini, già comandante delle forze Nato in Kosovo: come avrebbero fatto, i “neri”, «a partire da Berlino e a venire a Genova potendo passare indisturbati tutte quelle frontiere?». E poi: chi ha pagato quel viaggio? «Lei ha una risposta?», domanda Fracassi. «Certo», risponde Mini: «Ci sono organizzazioni che sono fatte apposta per questo genere di cose: si occupano della logistica, della gestione delle risorse, della protezione di chi partecipa alle operazioni». Sia meno vago, lo incalza Fracassi. «Non posso», ammette malinconicamente il generale Mini.

Se è noto che in quei giorni a Genova c’erano non meno di 700 agenti dell’Fbi, Daniele Ganser, insegnante di storia a Basilea ed esperto di organizzazioni coperte come Gladio e Stay Behind, sostiene che la cooperazione tra servizi segreti americani e italiani sarebbe andata «ben oltre il semplice controllo dell’ordine pubblico». Il professore svizzero mette in relazione il Sismi con la Nsa, l’agenzia centrale di intelligence di Washington: «Secondo lei – dice a Fracassi – da chi provenivano le informazioni sulle “tute nere” dall’estero? E’ l’Nsa che ha il compito di intercettare le comunicazioni telefoniche, i fax, le e-mail. Poi le ha passate alla Cia, che a sua volta che ha date al Sismi», conclude Ganser. «A Genova erano presenti entrambi i servizi segreti, italiano e americano: le risulta abbiano fatto qualcosa per fermare i “neri”?».

Il libro: Franco Fracassi, “G8 Gate”, dieci anni d’inchiesta: i segreti del G8 di Genova, Alpine Studio editore, 229 pagine, euro 14,90. Info: Alpine Studio

http://www.libreidee.org/2011/12/doveva ... di-genova/



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Totò e la massoneria

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"Siamo uomini o caporali?". Il catechismo di un Fratello un po’ speciale: Totò

«Nella Sede storica di Piazza del Gesù, 47. All’alba del 15 marzo [refuso: aprile] 1967, è passato all’O. Et. l’Illustre Fr. Antonio de Curtis 30° Venerabile della R.L. "Fulgor Artis" dell’O. di Roma. Il titolo distintivo che Egli scelse per la Sua bella Officina significò per Lui incitamento e passione per quell’arte incomparabile di cui attinse con indeclinabile fede le più incantevoli cime. La Massoneria abbruna i suoi Labari con infinita tristezza; ma con il massimo orgoglio iscrive il Suo nome sul Gr. Libro d’oro degli innumeri Fratelli che con la loro arte ed il loro ingegno onorarono l’intera umanità».

Così il 21 aprile 1967 la Loggia Fulgor artis annunciava dalle pagine del "Tempo" di Roma la scomparsa di Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo, in arte Totò. Difficile riuscire a ripercorrere le tappe dell’iniziazione di Totò alla Massoneria, un percorso che lo portò a costituire la "Sua bella Officina", la Fulgor artis. Di fatto i documenti attestano la presenza di Antonio de Curtis a metà del 1945 come Fratello di 18° in una Loggia napoletana detta Fulgor e, qualche mese dopo, in ottobre, compare come Maestro Venerabile 30° nella Fulgor artis di Roma, all’Obbedienza della Federazione Massonica Universale del Rito Scozzese Antico ed Accettato, quella Federazione che dal 21 giugno 1944 spostò molte volte la sua sede in Roma fino al 3 febbraio 1948 quando ottenne quella definitiva di Piazza del Gesù al n. 47.

In taluni casi (cfr. Giordano Gamberini) si parla di un’Officina promossa e fondata dal principe come Ars et Labor, ma non è possibile stabilire se essa fosse altra Loggia o se si fuse o confuse con la Fulgor artis. La sua affiliazione viene fatta risalire al 1944, nella Loggia Palingenesi. Ma quelli, dopo le furie fasciste e la clandestinità, erano anni di grande confusione, e le Officine avevano ripreso i lavori in modo libero e spontaneo, prima dei riconoscimenti formali. Comunque, in breve tempo egli fondò a Roma una Loggia dal significativo nome Fulgor artis, di cui probabilmente ricoprì sempre la carica di Maestro Venerabile e che riuniva vari attori di cinema e teatro. Era lo stesso, Antonio de Curtis, a presentare all’Officina gli iniziati, facendosi per ciascuno "garante della di lui onestà, del suo disinteresse, del suo amore per la Patria e l’Umanità, e dei suoi buoni costumi", a testimonianza di un costante e infaticabile lavoro per l’Ordine e, secondo i dettami liberomuratori, per l’umanità. Sembra quasi — gli studi sull’argomento ci permettono di fare solo delle ipotesi — che egli abbia fortemente voluto far nascere a Roma una sorta di corporazione di attori come avanguardia della cultura laica e che si fosse occupato dell’impegno del libero muratore in ambito culturale e sociale. Infatti il principe Antonio de Curtis, un Fratello che avrebbe potuto senza difficoltà acquisire il 33° del Rito Scozzese, che avrebbe potuto arrivare cioè a far parte delle alte sfere della gerarchia massonica, nel Supremo Consiglio per la gestione del Rito, si fermò al 30° grado.

Quest’anno, ricorrendo l’anniversario dei cento anni della nascita di Totò (15 febbraio 1898), il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Virgilio Gaito, in un invito al Sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, perché in questa occasione ricordi non solo l’attore ma anche il Fratello, ha suscitato sconcerto e scatenato repliche indignate: come immaginarsi Totò "con indosso il grembiulino, a compiere rituali sotto l’egida di squadra e compasso"! (cfr. "La Repubblica", 15 febbraio 1998). Luciano De Crescenzo ha gridato allo scandalo. Renzo Arbore, invece, ha giustamente replicato:"Credo che Totò avesse molto forte il sentimento della solidarietà ed era in questo senso massone. [ ... ] Totò aveva queste due anime. Una voleva elevarsi, affrancarsi dal personaggio. Potrebbe aver visto questa strada, entrare a far parte di un club di persone rette e giuste, un modo, appunto, di esprimere la sua voglia di andare incontro al prossimo".

Qui vogliamo ricordarlo così, un comico dall’infinita umanità, portato ad aiutare tutti nella ferma volontà di intervenire in favore delle persone meno fortunate. Dunque, la presenza di Totò in Massoneria era un "segreto", nessuno fino ad ora ne aveva mai parlato pubblicamente.

Sulla carriera di Totò, invece, sappiamo tutto, tutte le curiosità e tutti gli aneddoti. Totò stesso lo ha raccontato, ma fermandosi al 1930, al suicidio della soubrette Liliana Castagnola a cui era stato legato da una forte passione. Neppure le pagine scritte da Franca Faldini, la compagna che gli è stata accanto fino alla morte, riescono a far luce sul "segreto" del grande Totò. Infatti, a differenza di altri personaggi pubblici, la sua appartenenza alla Libera Muratoria fu sempre poco conosciuta. Nel privato Antonio de Curtis, era un distinto gentiluomo, serio, severo e silenzioso, quasi come se esistessero due persone: il principe e il comico, il gentiluomo e il buffone, l’uomo e la marionetta disarticolata, Antonio e Totò. Le stesse prefazioni alle ristampe della raccolta di poesie che prende il nome dalla sua più famosa, ‘A livella, pubblicate per la prima volta nel 1964, si fermano a superficiali riflessioni sul senso di contrappasso che il pensiero della morte in una poesia come ‘A livella, ispirata peraltro ad uno dei più importanti elementi del simbolismo massonico, infonde rispetto a quell’universo del risibile che era Totò. Evidentemente il principe de Curtis aveva pienamente aderito ai giuramenti degli antichi rituali, per i quali la Massoneria è essa stessa il "segreto": "V’è qualche cosa di comune fra voi e me?" — recitano — "Sì, Venerabile Maestro", "E che cosa è, fratello mio?", "Un segreto", "E quale è?", "La Massoneria". E l’ingresso ai segreti dei massoni è nascosto, come si apprende da altro rituale, "nel cuore, in cui sono racchiusi tutti i segreti dell’Ordine".

Totò nacque il 15 febbraio 1898 nel Rione Sanità, a Napoli, dove nascerà un museo, da Anna Clemente e da padre ignoto: un figlio di N.N. Nella povertà delle strade più colorate e vivaci di Napoli, nacque l’attore, il comico.

"Io so a memoria la miseria, e la miseria è il copione della vera comicità. Non si può far ridere se non si conoscono bene il dolore e la fame, il freddo, l'amore senza speranza, la disperazione della solitudine di certe squallide camerette ammobiliate alla fine di una recita in un teatrucolo di provincia; e la vergogna dei pantaloni sfondati, il desiderio di un caffellatte, la prepotenza esosa degli impresari, la cattiveria del pubblico senza educazione. Insomma non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita.

Soltanto nel 1924 il marchese Giuseppe de Curtis sposò Anna. Antonio non solo riuscì ad essere riconosciuto come figlio legittimo, ma quasi come una riscossa di un povero figlio dei bassi napoletani, ricostruì tutto il suo albero genealogico tanto da fregiarsi, con severità e ironia, di infiniti appellativi. Poco più che ragazzo iniziò il servizio di leva a Napoli, imparando ben presto a marcare visita grazie alla sua innata capacità di simulare gravi malattie; ma quando venne trasferito a Livorno, fu costretto a subire le vessazioni di un caporale, "il caporale per antonomasia", promosso "per mancanza di graduati disponibili, pur essendo quasi analfabeta".

"Durante le punizioni [ ... ], rimuginavo in me un rancore senza fine nei confronti dei caporali, verso coloro cioè che, muniti di un’autorità immeritata e forti di una disciplina che impone ai sottoposti l’obbedienza senza discussione, esercitano tali loro meschini poteri [ ... ]. Contrapponevo, ad essi, gli uomini, le persone, cioè, che sanno adoperare la loro autorità senza abusare dei poteri loro commessi".

Una filosofia spicciola ma chiara, da cui non solo nacque la sua più celebre battuta, ma un modo di vivere, di distinguere, selezionare e comprendere il genere umano. Dopo i difficili esordi come fantasista in piccole compagnie, con la compagnia Maresca e Molinari ottenne i primi successi in un crescendo che lo portò ad essere conosciuto ed amato dal grande pubblico. Fu, invece, poco amato dalla critica per quella infinità di film di cassetta, girati sottocosto in pochissimo tempo e senza sceneggiature grazie alla capacità di Totò di improvvisare sulla scena e di riuscire bene al primo ciack, ma che incassarono tanto da permettere alle case di produzione di finanziare i capolavori neorealisti che hanno reso grande l’Italia. Certo questo gli ha impedito di diventare un Charlie Chaplin o un Buster Keaton.

La sua popolarità era affidata al linguaggio, alle battute, i fraintendimenti, le parole storpiate, i bizzarri "neologismi", le esagerazioni dell’italiano conformista, le traduzioni maccheroniche, i giochi di parole e le assonanze linguistiche, che lo hanno reso un eroe tutto italiano e poco esportabile. Del resto, anche in teatro Totò, vero animale da palcoscenico, si affidava solo al suo estro. Inutile per gli sceneggiatori scrivere dialoghi, perché i gesti e le battute nascevano così dall’osservazione della gente e dal rapporto col pubblico. Per questo fu molto amato, soprattutto negli anni Cinquanta, perché non si poneva come un intellettuale, ma incarnava l’uomo qualunque in difficoltà per il lavoro, lo stipendio, le tasse, per la fame, i soldi; quello che, però, si arrangia sempre, l’italiano onesto truffatore ma timorato di Dio e innamorato di tutte le donne. Per loro scrisse bellissime canzoni come Miss mia cara Miss o la famosissima Malafemmena. Il secondo dopoguerra segna, con l’adesione alla Massoneria, una svolta nella vita di Antonio. Il giornalista Alessandro Ferraù, che scrisse una biografia di Totò già nel 1941, ha voluto sottilmente o ingenuamente segnare questo passaggio attraverso una piccola ma significativa dedica. Nel 1941 Totò gli regalò una foto e nel 1967 un volume di ‘A livella entrambe con la stessa dedica ma nella seconda «aveva inserito al posto di ‘carissimo Direttore’, la frase ‘al mio carissimo e fraterno amico’» (il corsivo è mio).

Tutto gira, dunque, attorno a quella poesia, origine e fulcro della sua iniziazione, i cui primi versi sono apparsi nel 1953, in appendice al libro Siamo uomini o caporali? Un inno alla livella (dal lat. libella, bilancia), all’orizzontalità perfetta, alla Grande Eguagliatrice. Il poeta ci racconta in versi di essere stato testimone, il giorno dei morti, al cimitero, di un fatto curioso: il fantasma di un marchese e quello di un netturbino si incontrano dove sono sepolte le loro salme, l’una accanto all’altra. Il marchese, irritato dalla vicinanza della spoglia e sporca tomba dell’altro, lo aggredisce: "come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono blasonato?! [ ... ] Ancor oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente". Il netturbino, dopo averlo ascoltato, si spazientisce: "Ma chi te cride d’essere... nu ddio? Ccà dinto, ‘o vvuò capì, ca simmo eguale? Muorto si’ tu e muorto so’ pur’io; ognuno comme a ‘n’ato è tale e qquale".

I due protagonisti si presentano con caratteristiche umane e terrene: il nobile è vestito col cilindro e un gran pastrano, è marchese, signore di Rovigo e di Belluno, porta solo appellativi ma non possiede un nome e parla correttamente; lo "scupatore" è tutto sporco e misero, si chiama Gennaro Esposito e parla in dialetto napoletano. Immancabilmente presenti le due anime di Antonio de Curtis, il principe e il povero, il blasonato e il figlio di N.N. La morte che qui viene celebrata, non è la nemica, non rappresenta la fine, non è drammatica. Per i Fratelli la morte si lega alla simbologia della terra. È un rito di passaggio: rivelazione e introduzione. Putrescat ut resurgat: tutte le iniziazioni attraversano una fase di morte prima di spalancare le porte ad una vita nuova. La morte libera le forze ascensionali dello spirito, è la condizione per accedere ad una vita superiore.

Il messaggio è affidato a Gennaro, lo scopatore: "nuje simmo serie... appartenimmo â morte!". La Morte è, del resto, il campo neutro, dove non esistono distinzioni né per bontà o cattiveria, né per nobiltà o povertà, né di gerarchia e potere: «’A morte ‘o ssaje ched’è? ... è una livella». Il livello — l’orizzontale — assicura l’uguaglianza degli esseri, affinché nessuno si sovrapponga agli altri per dominarli, come, nell’esperienza di Totò, i caporali. Come a dire: "siamo uomini, non caporali". La livella e il filo a piombo sono gli attributi dei due Sorveglianti e la loro dualità corrisponde a quela delle due colonne del Tempio.

La livella è costituita da una squadra al vertice della quale è sospeso un filo a piombo: quindi non solo determina l’orizzontale, ma anche la verticale, l’espansione cosmica. Il passaggio dalla perpendicolare alla livella esprime una crescita, quella dal grado di Apprendista a quello di Compagno. La sintesi della perpendicolare con la livella non è realizzata se non per mezzo della squadra, attributo del Venerabile.

La livella si lega all’iniziazione, all’inizio del percorso muratorio, esprime la crescita del massone, e come tale possiamo pensare che fu scritta da Totò. Nel 1957 il principe fu colpito da una grave malattia agli occhi, che lo rese via via quasi cieco, ma che non gli impedì di continuare a lavorare fino alla morte, il 15 aprile 1967, quando lo colpì un infarto. Nell’arco degli ultimi dieci anni, malgrado le sue condizioni fisiche, interpretò più di 43 film, tra cui nel 1966 Uccellacci e uccellini, con la regia di Pier Paolo Pasolini, una delle più belle e struggenti interpretazioni di un Totò quasi cieco, per la quale, uno dei meno premiati attori italiani, ottenne il "Nastro d’argento".

"E se qualche volta sono riuscito anche a commuovervi", scrisse a conclusione della sua biografia apparsa nel 1952, "ne sono felice, perché [ ... ] una lacrima è solo l’altra faccia del sorriso. E ci siamo capiti, perché ognuno di noi è passato attraverso gioie, dispiaceri e amare delusioni nella grande commedia della vita. Altrimenti, se fossimo sempre impassibili, spettatori e non attori, non saremmo veri uomini, ma caporali".

Le informazioni documentate relative all’appartenenza di Antonio de Curtis alla Massoneria sono state fornite dal Direttore dell’Archivio Storico del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, Vittorio Gnocchini, che ringrazio sentitamente per la disponibilità, l’entusiasmo e la serietà con cui sempre si mette a disposizione per il reperimento dei documenti.

Il necrologio apparso sui giornali del 18 aprile 1967 col quale la massoneria italiana partecipava la scomparsa di "Fr. Antonio de Curtis 30" non mi colse di sorpresa. Sapevo che Antonio era massone. Lo avevo appreso per caso verso la fine degli anni Cinquanta. Fu a Napoli, al bar dell'Hotel Excelsior, dove lo vidi scambiare strani segni con un tale seduto al bancone e gliene chiesi il motivo. Mi disse che quella era la gestualità convenuta, appunto, fra i massoni per riconoscersi ovunque. Che essendolo era da tempo "in sonno", poichè riteneva che questa associazione si fosse distaccata dai presupposti etici su cui si fondava; ossia, tra l'altro, la lotta all'ignoranza, la liberazione da ogni pregiudizio o fanatismo religioso, l'aspirazione alla fratellanza universale. E quindi aggiunse: "Però anche "dormendo", il così detto sacco della vedova pro diseredati io lo colmo lo stesso per i fatti miei"

tratto da "Roma Hollywood Roma- Totò ma non solo" di Franca Faldini edito da Baldini&Castoldi nel 1997

http://www.antoniodecurtis.com/totomassone.htm

Lascio a voi le conclusioni se si trattasse di un Player A, di un Player B, di un Player C... o di un neutro.

[8D]



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MessaggioInviato: 21/12/2013, 17:01 
Questo è un appello... rivolto agli "opinion leader" di oggi, di diventare portavoce, megafono della voce degli oppressi, dei disperati, degli emarginati, dei disoccupati, dei giovani cui è stato strappato il futuro, degli anziani senza più vita dignitosa... e di tutte le vittime del sistema che hanno preferito il suicidio.

Penso fermamente che oggi avremmo bisogno di persone come quelle presentate in questo documentario inchiesta, in grado di mobilitare decine, centinaia, milioni di persone per una causa comune.



Versione sottotitolata (dove purtroppo manca la parte iniziale)





Già... Penso fermamente che oggi al Player B manchinopersone come quelle presentate in questo documentario inchiesta, in grado di mobilitare decine, centinaia, milioni di persone per una causa comune anche solo attraverso un semplice gesto.

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Ieri, come oggi, CONTRO IL SISTEMA!


Ultima modifica di Atlanticus81 il 21/12/2013, 17:44, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/01/2014, 10:33 
Guardavo ieri sera, per la prima volta, la trasmissione "Il Mentalista" su Sky rimanendo stupefatto delle capacità del protagonista Francesco Tesei.

Nelle puntate viste ieri (di cui magari in seguito posterò i video youtube se esistono) egli è stato in grado tra molte altre cose di:

- indovinare le parole pensate da Luca Argentero come se fosse in grado di leggere nella sua mente;
- prevedere il numero di mosse nelle quali si sarebbe raggiunto lo scacco matto in una partita a scacchi giocata tra lui e il campione di scacchi Sabino Brunello
- addirittura indovinare la posizione di tutti i pezzi sulla scacchiera al momento dello scacco matto della suddetta partita!

Agli occhi di un profano potrebbe sembrare magia… in realtà il mentalismo è una scienza.

Si tratta di un metodo a metà tra la psicologia e la veggenza, ma gli specialisti si interrogano: siamo liberi o qualcuno ci manovra? Il mentalista non ha poteri paranormali, ma è un manipolatore che sa captare ogni minimo comportamento dell’essere umano, riuscendo a decifrare le personalità più complesse, a decodificare le intenzioni più recondite, a condizionare le scelte altrui fino a portare “la vittima” a fare inconsapevolmente una mossa falsa, rivelatrice o a farlo confessare.

Si tratta sostanzialmente di una tecnica per condizionare i comportamenti altrui, conducendoli a fare ciò che desideri facciano… muovere una pedina, pensare a una parola o a un numero. Oppure intuire ciò che pensano attraverso piccolissimi e impercettibili movimenti del corpo come già abbiamo imparato dalla serie tv “Lie to Me”.

Francesco Tesei, come tutti i grandi mentalisti, riesce ad avere accesso a tutte quelle informazioni che ciascuno di noi pensa di custodire in segreto nella propria mente, nella propria memoria: codici, password, ricordi di vario tipo.

Tutto questo grazie a una disciplina, il mentalismo appunto, a cavallo fra psicologia, comunicazione e un briciolo di illusionismo e basata su tecniche di comunicazione subliminale come la capacità di riconoscere le micro espressioni facciali e il linguaggio del corpo.

La principale arma dei mentalisti sta nell’abilità di condizionare gli altri; guidare i ragionamenti del proprio interlocutore, giocare con le parole, tutti atteggiamenti che hanno la potenzialità di creare emozioni e suggestioni permanenti dentro all’anima. Attraverso le parole i mentalisti costruiscono lo scenario, il contesto, in modo da farlo scambiare per realtà.

Manipolare psicologicamente significa creare una realtà artificiale, costruita ad hoc per rendere il proprio punto di vista, consono e irresistibile.

Ho voluto approfondirne i meccanismi base per cultura personale e mi sono imbattuto in questo sito che descrive 6 meccanismi di “lettura” della mente e che conclude dicendo

Cita:
... Mentalismo non significa solamente intrattenere le persone sorprendendole con capacità quasi magiche. Se utilizzate in modo etico e appropriato, alcune tecniche elencate in quest’articolo offrono la possibilità di cogliere aspetti della vita delle altre persone che in genere sono ignorati, di conoscerle in modo profondo

http://www.ipermind.com/mentalismo/


E se non fossero utilizzate in modo etico? E’ il caso dei truffatori.

E allora, e veniamo al nocciolo della questione, proviamo a pensare questo fenomeno all’ennesima potenza, ovvero pensiamo all’operato di chi, conoscendo perfettamente i meccanismi della mente umana, utilizza questo sapere per il proprio interesse.

Chi possiede un tale potere è in grado di manipolare le nostre percezioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti e condizionarci in modo inconsapevole facendoci fare sempre esattamente ciò che lui vuole.

Proprio come nel caso della partita a scacchi giocata tra Tesei e il campione di scacchi Sabino Brunello in cui il campione gioca sì la sua partita, vincendola, ma inconsapevolmente si lascia condurre dal ‘manipolatore’ Tesei.

Se ai piani alti della piramide del NWO siedono dei ‘mentalisti’, se il Player C ha reclutato nella sua squadra persone e organizzazioni capaci di esercitare questo potere l’influenza che possono esercitare sull’intero “Sistema” diventa pressoché infinita.

Se al posto di Tesei mettiamo il Player C e al posto del campione di scacchi mettiamo noi capirete come il tutto diventa inquietante… e noi non siamo neppure campioni di scacchi.

Provate a leggere le puntate di questo tipo di trasmissioni come metafore del mondo e vi renderete conto di come tutta la storia, tutta la società, tutto il sistema sia una manipolazione in cui c’è solo un giocatore… e anche il tentativo di riscossa potrebbe essere manipolato e controllato per portare le pedine ESATTAMENTE là dove Player C vuole che vadano.

Chi conosce i meccanismi che regolano la nostra mente ha un potere infinito su di noi… e chi può conoscere al meglio i meccanismi della mente umana singola e, cosa più importante per questa analisi, “collettiva” se non gli stessi che ci hanno ‘progettato’ e ‘creato’ e che ci osservano da migliaia di anni?!

Il terzo occhio, il 33°grado della gerarchia massonica sono connesse alla capacità di leggere e controllare i comportamenti e i pensieri degli uomini?

Una pratica apparentemente innocua come può essere indovinare in quale mano nascondete un oggetto diventa una chiave di lettura per interpretare la partita a scacchi degli illuminati…

http://www.guidapsicologia.it/002227_th ... lismo.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Mentalismo_(illusionismo)

http://www.ipermind.com/mentalismo/



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viene fatto ogni giorno, da decenni, basta entrare in un banale centro commerciale :) tanto per citarne un esempio



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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MessaggioInviato: 21/01/2014, 14:33 
Riporto un estratto dal seguente sito

http://www.coscienza.org/Diavolo.htm

Per riproporre un quesito la cui risposta e comprensione è fondamentale, dal mio punto di vista, per poter accettare di guardare le cose da un altro punto di vista

[;)]

Cita:

... E Azazel inse­gnò agli uo­mini a far spade, coltello, scudo, corazza da petto e mostrò loro i me­talli e il modo di lavorarli: braccialetti, ornamenti, tingere e a­bbellire le ciglia, pietre, più di tutte le pietre, le pie­tre pre­ziose e scelte, tutte le tinture e (gli mostrò anche) il cambia­mento del mondo... Amezarak istruì tutti gli incantatori ed i tagliatori di radici. Armaros (insegnò) la soluzione degli incantesimi. Baraqal (istruì) gli astrologi. Kobabel (insegnò) i segni degli astri; Temel insegnò l'astrologia e Asradel insegnò il corso della luna...

Per punire tante nefandezze il Signore fa investire la Terra dal Diluvio. I segreti della magia, dell'astrologia, dell'er­bo­risteria e della metallurgia, nonché l'arte della lavora­zione delle pie­tre preziose e quella della preparazione delle tin­ture alchemiche, sono accomunati nella categoria delle conoscenze maledette, rivelate agli uomini dagli angeli corrotti...


Perché quel Signore (che erroneamente identifichiamo con DIO) aveva una paura infinita del fatto che l'Uomo apprendesse queste conoscenze, tanto da tentare di cancellare il tutto approffittando del Diluvio? Perché quei soggetti che si prodigarono a insegnarcele vennero denigrati come angeli corrotti addirittura demoni?

Qual è il nome di quel Signore e la sua collocazione nella "Scacchiera"?

Ecco la mia risposta: Enlil, Player A, che aveva una fo**uta paura che con quelle conoscenze l'Uomo sarebbe stato in grado di abbattere il potere centrale Anunnako e inoltre di distruggere il pianeta e autoannientarsi...

(Yahweh non ha ancora fatto la sua comparsa sulla scena, ma la farà presto...)



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MessaggioInviato: 21/01/2014, 15:42 
Ma allora, a questo punto, bisogna riconoscere che esisteva anche colui il quale invece VOLEVA fortemente che l'Uomo imparasse qualcosa.

E quello, concorderete con me, doveva essere Enki, il Player B...

Successivamente cancellato dalla storia e maledetto dal Player C, riconducibile quest'ultimo a Yahweh.

[;)]

A me non me lo toglie nessuno dalla testa che fu Enki, il cui simbolo ricordiamo essere presumibilmente il caduceo, il serpente, a imporre l'esclusione di Yahweh dall'assegnazione di popoli e terre, di nazioni, dopo il Diluvio.

Enki come Thoth o come Prometeo, portatore del 'sacro fuoco', ovvero portatore di luce...

Completate voi l'equazione...

[:p]

... E traetene le conclusioni del caso.

[8D]


Ultima modifica di Atlanticus81 il 21/01/2014, 15:43, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/01/2014, 14:11 
Qual è la situazione oggi sulla scacchiera?

Io la vedo così...

Siamo prossimi allo scacco matto da parte del Player C e il suo rapido avanzare non fa che convalidare questa mia ipotesi. Il Player C sta tirando le somme della sua millenaria strategia di gioco.

Il Player B sa che l'ultima mossa spetta al genere umano stesso e consiste nella presa di coscienza massiccia (di massa) del gioco del Player C.

L'uomo dal canto suo è stato messo in una posizione di stallo in quanto il Player C se ne guarda bene dal condurre l'umanità al punto di non ritorno. Non siamo ancora alla frutta, quella vera. Finché qualcuno di noi avrà anche un millesimo da perdere nella situazione in cui è, nessuno sarà disponibile a perdere anche quel poco che ha per garantire un futuro a tutti. Ci hanno inchiodato psicologicamente......

Qualsiasi mossa l'Uomo farà dovrà necessariamente compiere il sacrificio di 'pezzi' importanti dello schieramento del Player B... ma è l'unico modo per uscire dallo stallo.

- Player B può solo aspettare la nostra azione, perché le regole del gioco così gli impongono, e spera che la sua 'tattica' porti i risultati sperati.

- Player C ha paura, perché sapeva bene che la fine di questa millenaria partita era anche il momento più delicato, e quindi sta cercando di 'capitalizzare' strategicamente i vantaggi della sua 'tattica'.

- Player A osserva.

E l'Uomo???

L'Uomo deve comprendere di non essere più pedina, ma giocatore attivo di questa millenaria partita.

E se lo farà, allora Player B vincerà interrompendo finalmente il "gioco degli dei"...



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