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MessaggioInviato: 10/12/2013, 19:20 
Prrrrrrrrrrrrodi ha solo fregato il prossimo, in tutti i sensi! Se queste sono le persone perbene Dio ci aiuti! (Come per il cambio Lira-Euro!) [:(!]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
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MessaggioInviato: 10/12/2013, 19:55 
e questo sarebbe un uomo di sinistra???????????????????????

"svendita diSme caldeggiata da Prodi.Si è poi visto come é finito questo colosso alimentare.
Lo stesso Prodi, che dal 1990 al 1993 fu consulente della Unilever e della Goldman Sachs, quando nel maggio del 1993 ritornò a capo dell’IRI riuscì a svendere la Cirio Bertolli alla Unilever al quarto del suo prezzo. Indovinate chi furono gli advisors"

da il signoraggio .it


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MessaggioInviato: 10/12/2013, 19:58 
... quelli della Goldman Sachs! [:(!]



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MessaggioInviato: 10/12/2013, 22:50 
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Ronin77 ha scritto:

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bleffort ha scritto:

Badate bene,io non è che ami Prodi,ma ..non ci sembra che le vostre esternazioni siano puro odio contro una persona che lo ritenete nemico? che poi tra l'altro non è più in scena?.poi vi lamentate che ( di ritorno) la Sinistra vi odia!!. [8]
No bleff il mio non è odio(come non è odio quello verso berlusconi ma voglia di legalità,cosa che ad ufologo fatica ed entrare in testa),conosco prodi molto bene essendo concittadino.

Certamente non è un delinquente come berlusconi,ma dal mio punto di vista è un ottuso democristiano che appartiene al quella vecchia politica che ci ha portato cosi in basso,perchè è vero che berlusconi ha forse più colpe di tutti ma anche prodi ha le sue.

Persona di paese,gentile che va giusto bene per fare due chiacchere al bar mentre ci si beve un caffè.Ma lontano anni luce dai tempi attuali.

Poi uno che ci spinge in europa senza prima assicurarsi di controllare i prezzi col cambio di moneta(ricordi quello che costava 20mila lire è passato a 20 euri) per me è un somaro incapace nel suo mestiere.

Fosse stato gestito questo passaggio palese come negli altri paesi sicuramente questa crisi l'avremmo affrontata meglio.

Un somaro presidente della repubblica?

No grazie,anche perchè come berlusconi anche prodi non ha nulla da offrire al paese e ai giovani.

Quoto tutto,anche il fatto che lui è sicuramente di pasta Democristiana. [;)]


Ultima modifica di bleffort il 10/12/2013, 22:50, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10/12/2013, 23:03 
...di certo buon pasta(dc)non mente....sempre pronto a salire su qualsiasi carro purche vincente....................cmq fra ex democristiani s'intendono......[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 10/12/2013, 23:03, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10/12/2013, 23:53 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Prrrrrrrrrrrrodi ha solo fregato il prossimo, in tutti i sensi! Se queste sono le persone perbene Dio ci aiuti! (Come per il cambio Lira-Euro!) [:(!]
Quello non è fregare,evadere è fregare,quello è essere pirla e sostanzialmente incapace.

Perchè se lui si considera un esperto di economia non considerando un fattore del genere durante un cambio di moneta io posso essere benissimo un fisico nucleare stimatissimo nel mondo.


Ultima modifica di Ronin77 il 10/12/2013, 23:58, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10/12/2013, 23:59 
Cita:
ubatuba ha scritto:

...di certo buon pasta(dc)non mente....sempre pronto a salire su qualsiasi carro purche vincente....................cmq fra ex democristiani s'intendono...... [;)]
Casini ne è il frutto di quest'arte [:o)]


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MessaggioInviato: 11/12/2013, 07:47 
Cita:
Ronin77 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Prrrrrrrrrrrrodi ha solo fregato il prossimo, in tutti i sensi! Se queste sono le persone perbene Dio ci aiuti! (Come per il cambio Lira-Euro!) [:(!]
Quello non è fregare,evadere è fregare,quello è essere pirla e sostanzialmente incapace.

Perchè se lui si considera un esperto di economia non considerando un fattore del genere durante un cambio di moneta io posso essere benissimo un fisico nucleare stimatissimo nel mondo.


Secondo me quello che ha fatto Prodi l'ha' fatto con convinzione e qui' sta' l'anomalia!,i partiti non producono più politici che ne abbiano il merito di dirigere una nazione come l'Italia,inoltre la maggioranza ci si mette per fregare noi e riempirsi le proprie tasche.


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MessaggioInviato: 11/12/2013, 10:55 
Infatti, tutto parte dal .. "Colle"! Pensate che Renzi ora appoggi un governo Letta-Giovanardi per risolvere la situazione italaina? Non ci sono riusciti quando erano tutti insime ...!



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MessaggioInviato: 11/12/2013, 12:42 
Cita:
Ronin77 ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

...di certo buon pasta(dc)non mente....sempre pronto a salire su qualsiasi carro purche vincente....................cmq fra ex democristiani s'intendono...... [;)]
Casini ne è il frutto di quest'arte [:o)]

vero ronin,come esempio e' super calzante........ma era ed e' una attitudine tipica dei dc.................................vecchi e nuovi....... [;)]


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MessaggioInviato: 31/12/2013, 16:56 
Giannuli: il cretino di sinistra e la permanenza del Pd

Scritto il 30/12/13 • nella Categoria: idee
«Non capisco, ma mi adeguo». Era l’esilarante refrain di Giorgio Ferrini, nei panni di caricatura del militante comunista romagnolo nello zoo televisivo di Renzo Arbore. La cattiva notizia è che, dopo tanti anni, il “cretino di sinistra” – avvistato da Leonardo Sciascia già nel remoto 1963 – ancora oggi vive e lotta accanto a noi, ma non insieme a noi: lotta soprattutto perché nulla cambi, avvinghiato alle sue piccole certezze economiche e alla nomenklatura di partito che le tutela. Questo, sostiene Aldo Giannuli, è il vero motivo per cui un elettorato largamente di sinistra come quello del Pd riesce regolarmente a digerire una leadership imbarazzante e “di destra” come quella di D’Alema, fino al “nuovismo” palesemente neoliberista di Renzi. La base dovrebbe sfiduciare un gruppo dirigente che fa l’opposto di quello che predica? Troppo facile. «Ovviamente non è escluso che una porzione di deficienti giochi un ruolo di supporto alle burocrazie dominanti e senza alcun vantaggio per sé (altrimenti che deficienti sarebbero?)». Ma i “deficienti” non sono la maggioranza.
Ben più decisiva, continua Giannuli nel suo blog, è la porzione di persone direttamente legata da rapporti di interesse con il gruppo dirigente: funzionari, consulenti, personale amministrativo, cui si aggiungono i membri di corporazioni garantite e comitati d’affari. «A sinistra questa coda clientelare e burocratica è particolarmente fitta: si pensi agli apparati di partito, al personale politico degli enti locali, alle cooperative, alle corporazioni di accademici, sindacalisti, magistrati, notai, architetti». Beninteso: «Non è affatto detto che questo gruppo di persone condivida o meno gli indirizzi politici del gruppo dirigente che sostiene». Nella maggior parte dei casi «vi è indifferente», eppure «continuerà a votarlo, per il prevalere degli interessi particolaristici o anche solo personali». E familiari: «Queste persone hanno parenti, amici, clienti, dipendenti, che sono spesso interessati indirettamente al mantenimento di quegli stessi assetti di potere».
Esempio: «Se un architetto vive della committenza degli enti locali in cui ha amici politici, è interessato alla loro permanenza alla guida dell’ente locale e del partito, ma altrettanto interessati al permanere di quegli equilibri saranno i suoi familiari, la segretaria ed anche il giovane precario del suo studio che vivono di quello stipendio, pur magro». Così come a votare per lo stesso assessore saranno i clientes che hanno ricevuto qualche favore, anche piccolo. Per cui, in questo modo si arriva facilmente a una quota del 15-20% di voti congressuali, che riflettono una quota rilevante dell’elettorato. E anche se oggi l’apparato del Pd è più debole rispetto a quello del Pci, il funzionario di partito resta un dipendente privilegiato. Il suo handicap? E’ licenziabile, per cui «deve assicurarsi un solido ancoraggio nei livelli superiori dell’organizzazione», aderendo a una cordata, di cui si metterà al servizio. Come? Selezionando dirigenti a livello provinciale e regionale, membri di commissioni, candidati negli enti locali. Così nasce un «seguito organizzato», che determina «una catena di consenso che prescinde totalmente dall’adesione ad una determinata linea politica».
Succede ovunque. Per esempio: «Il segretario della sezione “Gramsci” è un vecchio militante del Pci, totalmente estraneo alla cultura liberista del gruppo dirigente e che non ama affatto Renzi, ma è stabilmente collegato al gruppo che nella federazione provinciale fa riferimento al signor Bianchi, ex sindacalista Cgil, a sua volta collegato al gruppo regionale dell’on. Neri, che deve la sua candidatura al membro della direzione Rossi che, a sua volta, ha scelto di stare con Renzi. Quel segretario di sezione, dunque, voterà Renzi. E siccome ha un nutrito gruppo di amici ed estimatori, molti di essi, pur pensando cose totalmente diverse, voterà seguendo le indicazioni del segretario del circolo». Facile, no? «Al pari di quanto accade nei mercati finanziari – continua Giannuli – giocano un ruolo molto importante le “asimmetrie informative”», in base alle quali «chi vende sa ciò che vende, ma chi acquista non sa quel che compra». E’ la piramide della “gerarchia informativa”: il capo-cordata avrà il massimo di informazioni, i suoi immediati subordinati ne conosceranno solo una parte, e così via. Alla fine, alla base arriverà una quota minima di informazioni, «in un crescendo di opacità» anche pericoloso: se infatti il capo-corrente «ha stabilito un’ intesa coperta con altro capo-corrente», probabilmente «lo dirà solo ai collaboratori più stretti». Risultato: «La base compie le sue scelte in condizioni di ignoranza più o meno parziale, per cui la scelta basata sulla fiducia personale spesso sopperirà ad una scelta consapevole».
Ma perché la base non giudica mai il gruppo dirigente sulla base dei risultati effettivamente conseguiti? Primo problema: «Non tutti i militanti di un partito seguono la vita politica con l’attenzione necessaria», magari anche solo perché non hanno il tempo di documentarsi. Sull’economia, poi, la nebbia è totale: «L’uomo della strada percepisce che l’economia non va, che occupazione e consumi calano e che la pressione fiscale è poco sopportabile». Ma finisce per accontentarsi di spiegazioni del tipo: “E’ l’eredità dei governi precedenti”, “E’ l’effetto della crisi mondiale che sarebbe ancora peggiore se il governo non avesse fatto questo o quello”, “E’ quello che si può fare entro i vincoli dei trattati internazionali”, “E’ colpa della Germania”, oppure “Gli altri avrebbero fatto di peggio”. Nella maggior parte dei casi, il militante del Pd «si fiderà di quello che legge sul giornale», o al massimo «si rivolgerà al suo opinion leader di riferimento (un amico insegnante o professionista o giornalista) che spesso sarà un militante o simpatizzante del partito».
Ad aggravare la cecità della base Pd di fronte alla crisi, pesano anche «riflessi psicologici» storici: la tendenza a «confondere i desideri con la realtà, scacciare le notizie sgradite, cercare di giustificare sempre la parte politica per cui si tiene». In più, «la resistenza ad accettare i mutamenti storici in corso» e, ovviamente, «a leggere quel che accade con le lenti del passato». E’ un fatto: a sinistra «il radicamento ideologico è maggiore e con una più spiccata propensione acritica», dal momento che il “patriottismo di partito” ha ragioni antiche. Conta – e parecchio – anche l’anagrafe: «La densità di anziani a sinistra è particolarmente alta: una grossa fetta degli elettori del Pd sono i pensionati. I giovani si astengono o votano il M5S, pochi la destra, ma solo pochissimi Pd». Inoltre, anche là dove la cecità è superata dall’impegno critico, anche i migliori militanti si trovano di fronte a un muro invalicabile: la mancanza di alternative.
L’assenza di alternativa, sostiene Giannuli, è prodotta dallo stesso ceto politico al potere. «Quando chiedi a un militante di sinistra perché vota per una certa corrente o perché non reclama le dimissioni immediate di un segretario sconfitto alle elezioni, novanta volte su cento la risposta è: “E chi ci metti al suo posto?”. Ed è vero, perché non c’è un’ offerta alternativa. Ma non c’è perché il ceto politico al potere ha accuratamente fatto in modo che non ci fosse. E un gruppo dirigente alternativo non cade dalle nuvole come un dono del Cielo». E’ evidente: «All’interno dei partiti è la totale assenza di democrazia interna ad impedire qualsiasi ricambio». Vero, «non mancano le liturgie congressuali o le primarie», ma alla linea di partenza «arrivano solo già quanti sono dentro la casta». Così, «la scelta è sempre fra diverse frazioni della stessa burocrazia».
Male oscuro: «C’è una viscosità interna che penalizza le novità e punisce le innovazioni», per cui un outsider come Civati non avrà scampo, dopo esser stato preso in considerazione, al massimo, «come una curiosa e divertente anomalia». Poi, «quando si arriverà al congresso o alle primarie, i giochi saranno già fatti: il regolamento provvederà a rendere quasi impossibile ai nuovi arrivati anche solo di presentare una loro mozione e loro candidati». Tutto questo, naturalmente, si rifletterà anche alle urne, dove l’elettore si troverà sempre a scegliere fra le solite offerte politiche. «A scoraggiare la formazione di nuove liste influirà anche la legge elettorale maggioritaria che, con il richiamo al “voto utile” e le soglie di sbarramento, mette fuori gioco eventuali nuovi arrivati». Ecco spiegato, dunque, perché l’impresentabile Pd contini a esistere. E abbia messo in campo – con un’investitura di tipo bulgaro – l’ultimo vero neoliberista italiano, Matteo Renzi. Uno che, sulla crisi, non ha ancora detto una parola: non uno straccio di analisi, e dunque nessuna soluzione.

«Non capisco, ma mi adeguo». Era l’esilarante refrain di Giorgio Ferrini, nei panni di caricatura del militante comunista romagnolo nello zoo televisivo di Renzo Arbore. La cattiva notizia è che, dopo tanti anni, il “cretino di sinistra” – avvistato da Leonardo Sciascia già nel remoto 1963 – ancora oggi vive e lotta accanto a noi, ma non insieme a noi: lotta soprattutto perché nulla cambi, avvinghiato alle sue piccole certezze economiche e alla nomenklatura di partito che le tutela. Questo, sostiene Aldo Giannuli, è il vero motivo per cui un elettorato largamente di sinistra come quello del Pd riesce regolarmente a digerire una leadership imbarazzante e “di destra” come quella di D’Alema, fino al “nuovismo” palesemente neoliberista di Renzi. La base dovrebbe sfiduciare un gruppo dirigente che fa l’opposto di quello che predica? Troppo facile. «Ovviamente non è escluso che una porzione di deficienti giochi un ruolo di supporto alle burocrazie dominanti e senza alcun vantaggio per sé (altrimenti che deficienti sarebbero?)». Ma i “deficienti” non sono la maggioranza.

Ben più decisiva, continua Giannuli nel suo blog, è la porzione di persone direttamente legata da rapporti di interesse con il gruppo dirigente: Leonardo Sciasciafunzionari, consulenti, personale amministrativo, cui si aggiungono i membri di corporazioni garantite e comitati d’affari. «A sinistra questa coda clientelare e burocratica è particolarmente fitta: si pensi agli apparati di partito, al personale politico degli enti locali, alle cooperative, alle corporazioni di accademici, sindacalisti, magistrati, notai, architetti». Beninteso: «Non è affatto detto che questo gruppo di persone condivida o meno gli indirizzi politici del gruppo dirigente che sostiene». Nella maggior parte dei casi «vi è indifferente», eppure «continuerà a votarlo, per il prevalere degli interessi particolaristici o anche solo personali». E familiari: «Queste persone hanno parenti, amici, clienti, dipendenti, che sono spesso interessati indirettamente al mantenimento di quegli stessi assetti di potere».

Esempio: «Se un architetto vive della committenza degli enti locali in cui ha amici politici, è interessato alla loro permanenza alla guida dell’ente locale e del partito, ma altrettanto interessati al permanere di quegli equilibri saranno i suoi familiari, la segretaria ed anche il giovane precario del suo studio che vivono di quello stipendio, pur magro». Così come a votare per lo stesso assessore saranno i clientes che hanno ricevuto qualche favore, anche piccolo. Per cui, in questo modo si arriva facilmente a una quota del 15-20% di voti congressuali, che riflettono una quota rilevante dell’elettorato. E anche se oggi l’apparato del Pd è più debole rispetto a quello del Pci, il funzionario di partito resta un dipendente privilegiato. Il suo handicap? E’ licenziabile, per cui «deve assicurarsi un solido ancoraggio nei livelli superiori dell’organizzazione», aderendo a una cordata, di cui si metterà al servizio. Come? Selezionando dirigenti a livello provinciale e regionale, membri di commissioni, candidati negli enti locali. Così nasce un «seguito Massimo D'Alemaorganizzato», che determina «una catena di consenso che prescinde totalmente dall’adesione ad una determinata linea politica».

Succede ovunque. Per esempio: «Il segretario della sezione “Gramsci” è un vecchio militante del Pci, totalmente estraneo alla cultura liberista del gruppo dirigente e che non ama affatto Renzi, ma è stabilmente collegato al gruppo che nella federazione provinciale fa riferimento al signor Bianchi, ex sindacalista Cgil, a sua volta collegato al gruppo regionale dell’on. Neri, che deve la sua candidatura al membro della direzione Rossi che, a sua volta, ha scelto di stare con Renzi. Quel segretario di sezione, dunque, voterà Renzi. E siccome ha un nutrito gruppo di amici ed estimatori, molti di essi, pur pensando cose totalmente diverse, voterà seguendo le indicazioni del segretario del circolo». Facile, no? «Al pari di quanto accade nei mercati finanziari – continua Giannuli – giocano un ruolo molto importante le “asimmetrie informative”», in base alle quali «chi vende sa ciò che vende, ma chi acquista non sa quel che compra». E’ la piramide della “gerarchia informativa”: il capo-cordata avrà il massimo di informazioni, i suoi immediati subordinati ne conosceranno solo una parte, e così via. Alla fine, alla base arriverà una quota minima di informazioni, «in un crescendo di opacità» anche pericoloso: se infatti il capo-corrente «ha stabilito un’ intesa coperta con altro capo-corrente», probabilmente «lo dirà solo ai collaboratori più stretti». Risultato: «La base compie le sue scelte in condizioni di ignoranza più o meno parziale, per cui la scelta basata sulla fiducia personale spesso Aldo Giannulisopperirà ad una scelta consapevole».

Ma perché la base non giudica mai il gruppo dirigente sulla base dei risultati effettivamente conseguiti? Primo problema: «Non tutti i militanti di un partito seguono la vita politica con l’attenzione necessaria», magari anche solo perché non hanno il tempo di documentarsi. Sull’economia, poi, la nebbia è totale: «L’uomo della strada percepisce che l’economia non va, che occupazione e consumi calano e che la pressione fiscale è poco sopportabile». Ma finisce per accontentarsi di spiegazioni del tipo: “E’ l’eredità dei governi precedenti”, “E’ l’effetto della crisi mondiale che sarebbe ancora peggiore se il governo non avesse fatto questo o quello”, “E’ quello che si può fare entro i vincoli dei trattati internazionali”, “E’ colpa della Germania”, oppure “Gli altri avrebbero fatto di peggio”. Nella maggior parte dei casi, il militante del Pd «si fiderà di quello che legge sul giornale», o al massimo «si rivolgerà al suo opinion leader di riferimento (un amico insegnante o professionista o giornalista) che spesso sarà un militante o simpatizzante del partito».

Ad aggravare la cecità della base Pd di fronte alla crisi, pesano anche «riflessi psicologici» storici: la tendenza a «confondere i desideri con la realtà, scacciare le notizie sgradite, cercare di giustificare sempre la parte politica per cui si tiene». In più, «la resistenza ad accettare i mutamenti storici in corso» e, ovviamente, «a leggere quel che accade con le lenti del passato». E’ un fatto: a sinistra «il radicamento ideologico è maggiore e con una più spiccata propensione acritica», dal momento che il “patriottismo di partito” ha ragioni antiche. Conta – e parecchio – anche l’anagrafe: «La densità di anziani a sinistra è particolarmente alta: una grossa fetta degli elettori del Pd sono i pensionati. I giovani si astengono o votano il M5S, pochi la destra, ma solo pochissimi Pd». Inoltre, anche là dove la cecità è superata dall’impegno Filippo Civaticritico, anche i migliori militanti si trovano di fronte a un muro invalicabile: la mancanza di alternative.

L’assenza di alternativa, sostiene Giannuli, è prodotta dallo stesso ceto politico al potere. «Quando chiedi a un militante di sinistra perché vota per una certa corrente o perché non reclama le dimissioni immediate di un segretario sconfitto alle elezioni, novanta volte su cento la risposta è: “E chi ci metti al suo posto?”. Ed è vero, perché non c’è un’ offerta alternativa. Ma non c’è perché il ceto politico al potere ha accuratamente fatto in modo che non ci fosse. E un gruppo dirigente alternativo non cade dalle nuvole come un dono del Cielo». E’ evidente: «All’interno dei partiti è la totale assenza di democrazia interna ad impedire qualsiasi ricambio». Vero, «non mancano le liturgie Matteo Renzicongressuali o le primarie», ma alla linea di partenza «arrivano solo già quanti sono dentro la casta». Così, «la scelta è sempre fra diverse frazioni della stessa burocrazia».

Male oscuro: «C’è una viscosità interna che penalizza le novità e punisce le innovazioni», per cui un outsider come Civati non avrà scampo, dopo esser stato preso in considerazione, al massimo, «come una curiosa e divertente anomalia». Poi, «quando si arriverà al congresso o alle primarie, i giochi saranno già fatti: il regolamento provvederà a rendere quasi impossibile ai nuovi arrivati anche solo di presentare una loro mozione e loro candidati». Tutto questo, naturalmente, si rifletterà anche alle urne, dove l’elettore si troverà sempre a scegliere fra le solite offerte politiche. «A scoraggiare la formazione di nuove liste influirà anche la legge elettorale maggioritaria che, con il richiamo al “voto utile” e le soglie di sbarramento, mette fuori gioco eventuali nuovi arrivati». Ecco spiegato, dunque, perché l’impresentabile Pd contini a esistere. E abbia messo in campo – con un’investitura di tipo bulgaro – l’ultimo vero neoliberista italiano, Matteo Renzi. Uno che, sulla crisi, non ha ancora detto una parola: non uno straccio di analisi, e dunque nessuna soluzione

http://www.libreidee.org/2013/12/giannu ... za-del-pd/

...tante sinistre x tanti interessi personali..........................[:273]


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Meglio tardi che mai

CONTRORDINE COMPAGNI

"Il comunismo ha fallito"

Quelli di Repubblica in ginocchio da Renzi

Per anni il quotidiano di Scalfari&Mauro ha sostenuto la falce e il martello in salsa chic. Ora rinnega il passato in onore di Matteo



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http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp

(veramente non sono stati mai coerenti con ... nulla!) [:o)]



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MessaggioInviato: 09/01/2014, 20:06 
Oggi dobbiamo occuparci di Alessia Morani, 37 anni, avvocato di Macerata Feltria, provincia di Pesaro-Urbino. Chi è? Responsabile giustizia del Pd, mica una cosetta così, punta di diamante del partito renziano. La Morani martedì sera era a Ballarò. Dovete ascoltarla, comprenderete molto sul nuovo corso del Pd.


Maurizio Gasparri ha appena terminato il suo intervento. Floris chiama in causa la Morani. Testuale: «Io più che altro guardo Gasparri con quasi incredulità perché quando si parla dell’Italia e di come siamo arrivati a questo punto Gasparri si dimentica il 2011 (...), quindi sentire Gasparri che in questo momento fa degli appunti alla maggioranza rispetto alla legge di Stabilità quando prima dovrebbe fare il mea culpa rispetto a quello che è successo fino a oggi un po’ mi stupisce. Dopodiché abbiamo passato un anno incredibile e lo dice una parlamentare arrivata per la prima volta a marzo che quest’anno ne ha viste di tutti i colori perché abbiamo passato un anno tremendo, soprattutto lo hanno passato gli italiani, perché purtroppo quelli che stanno pagando tutto quello di cui ho parlato prima sono gli italiani non è qualcun altro, abbiamo passato un anno incredibile, io credo che questo anno incredibile bisogna metterci un punto e il Partito democratico di Renzi vuole mettere un punto a questa prassi di incertezza, di confusione, di sfiducia che c’è stata nel passato 2013 e cominciare con una spinta nuova, noi è questo che vogliamo, per questo stiamo spingendo così forte anche il governo perché si facciano le cose e le si faccia subito. Il timing che abbiamo dato, serrato, che qualcuno lo vive in maniera se volete anche sbagliata pensando che questo nostro pressing sulla maggioranza possa essere un pressing che voglia metterla in difficoltà è tutto il contrario».

Formidabile. Chiarezza, pragmatismo, lucidità. La signora Morani è una garanzia democratica. E chi non ci crede è pregato di seguire il resto.

Ora si parla di legge di Stabilità e tassazione della casa. Ci sarà la stangata? La Morani è in vena. Con piglio deciso attacca: «Oggi c’è un incontro che non so ancora se è concluso tra Saccomanni e Delrio proprio su questo tema perché la preoccupazione che abbiamo è proprio questa, che rispetto al 2013 con la nuova Iuc nel 2014 ci possa essere per i cittadini un carico fiscale in più rispetto a quello dell’anno scorso, che cos’è che stanno facendo in queste ore i due ministri, stanno cercando le risorse proprio per riuscire a consentire ai Comuni di aumentare le detrazioni perché poi è questo il tema vero perché rispetto all’anno precedente ad una prima lettura sembrava che le detrazioni non ci fossero più, dopodiché c’è stato un lavoro del Partito democratico che si è opposto a quella prima formulazione con cui sono state reintrodotte le detrazioni e proprio in queste ore si stanno cercando le risorse per permettere ai Comuni le detrazioni».

Mistero sull’eventuale stangata. Ma la Morani, membro della nuova segreteria nazionale del Pd (tanto di cappello, madame), sorride. Beata lei. Chissà, forse non ha una casa, anche se ne dubitiamo. Si passa a parlare di lavoro, job-act, come dicono i renziani. Floris tenta di capire, mostra un cartello. La Morani spiega: «Credo che questa sintesi del job-act sia riduttiva perché i dati che ci ha riportato e la straordinarietà della risposta che ha richiamato, noi abbiamo assolutamente la consapevolezza di questa necessità e perché dico che questa scheda è riduttiva rispetto all’idea di job-act che abbiamo perché quella roba lì c’è ma è l’ultima cosa che faremo».

Chiaro, vero? Floris chiede: ci sarà la limitazione dell’art. 18? La Morani: «No, sull’art. 18 evitiamo il dibattito ideologico, passiamo avanti nel senso che il tema è un altro, il tema è come in questo Paese si crea il lavoro, è questo il vero tema su cui noi ci dobbiamo interrogare e dobbiamo dare delle risposte. Oggi Matteo Renzi al Pitti ha cominciato a dire che cosa significa per noi questo job-act e ha iniziato a dire che per noi creare il lavoro significa interrogarci su come recuperiamo o quanto meno rinnoviamo la vocazione produttiva dell’Italia che è un problema antecrisi».

Pare di capire che l’avvocatessa Morani non sappia cosa sia il job-act. Però una cosa la sa: «Oggi ci sono delle tipologie contrattuali che pur nello svolgimento delle stesse mansioni qualcuno è tutelato e qualcuno no». E su questa certezza renziana noi terminiamo l’articolo. Non prima, però, di aver aggiunto una piccola postilla. Alessia Morani tempo fa ha ricordato che i suoi genitori, Anna e Mario, le dicevano sempre che «niente arriva per caso e che occorre conquistare con la fatica quello che si vuole ottenere». Loro, Anna e Mario, lo dicevano. Alessia doveva essere molto distratta.

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pure la sinistra delle tante parole,tanto x non dire nulla e fare capire meno.........[;)]


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