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18/12/2013, 16:36

Ma voi ... siete sicuri .. che quello ... co' quella faccia ....[^]

18/12/2013, 18:39

Ronin77 ha scritto:

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=9VgqBQv4qh8[/BBvideo]


l'ho sentito oggi
su rai news da vespa..
ma quante KAZZATE spara codesto..

è tutta una patacca..
un berluschino in salsa toscana..

18/12/2013, 18:50

PAssato Berlusconi avete già trovato il suo erede *_*

18/12/2013, 19:01

Ma come fà la gente ad avere ancora le fette di salame negli occhi ?

18/12/2013, 19:01

MaxpoweR ha scritto:

PAssato Berlusconi avete già trovato il suo erede *_*


Evidentemente chi tira le fila ha capito benissimo che gli italiani hanno bisogno del 'buffone di corte' per farsi distrarre...

[8D]

18/12/2013, 19:23

E l'hanno votato (PAGANDO) più di 2 milioni e mezzo di persone! [:o)]

18/12/2013, 19:30

Ufologo 555 ha scritto:

E l'hanno votato (PAGANDO) più di 2 milioni e mezzo di persone! [:o)]


....forse pensavano fosse un fondo di carita'............ [;)]

19/12/2013, 00:08

Ronin77 ha scritto:


Caccia la grana Renzie e avverti palle d'acciaio [:246]







Eccolo:

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Immagine

19/12/2013, 10:57

attualmente renzo e lucia(alfano)sono troppo impegnati nella presentazione del nuovo libro di vespa...........l'italia puo' attendere....[:I]

19/12/2013, 11:26

E' vero! Cose da pazzi! [8)]

19/12/2013, 14:26

ho sentito che renzi
vuole abolire l'art 18..
più tutto il resto..

ma chi l'ha votato
lo sapeva??

ecco a votare a scatola chiusa..

19/12/2013, 14:39

mik.300 ha scritto:

ho sentito che renzi
vuole abolire l'art 18..
più tutto il resto..

ma chi l'ha votato
lo sapeva??

ecco a votare a scatola chiusa..


A scatola chiusa e con le fette di salame davanti agli occhi!

Ma perchè?! Qualcuno pensava sinceramente che Renzi potesse essere tanto diverso dagli altri?!

PUDE, signori miei, Partito Unico dell'Euro...

Ma quei due milioni di persone cosa avevano in testa!? Come si fa a non capire?

Eppure è sotto gli occhi di tutti ormai...

BOH!

19/12/2013, 15:11

Renzi lancia la sfida alla Cgil: "Neoassunti senza articolo 18"

http://www.ilgiornale.it/news/interni/r ... 76983.html

Ufò va bene la fonte? [:o)]

Un commento...
Ma che bravo Renzi! E secondo lui sarebbe costituzionale che alcuni lavoratori siano discriminati rispetto ad altri? Art 18 che vale solo per alcuni e per altri no? O ci e' o ci fa. Quindi si assume un giovane senza l'art 18, poi viene dichiarata incostituzionale la norma e chi l'ha assunto rimane fregato??? Ma dove l'hanno trovato Renzi, nella scatola del Tide?

19/12/2013, 15:45

No, guarda, io posto sempre questi giornali perché se vuoi trovare cose contrarie, dove puoi andare?

20/12/2013, 17:43

Renzi, il Pieraccioni della politica che rottamerà l’Italia

Scritto il 17/12/13 • nella Categoria: idee

Non è semplice capire come nasca Matteo Renzi, ora alla guida del Pd: di certo è «il punto terminale di un tragitto costellato di vicende delle quali sono stati protagonisti, comprimari o comparse vari personaggi, figure e figuri, ora semplicemente inetti, ora più o meno squallidi, talvolta peggio». Per Angelo d’Orsi, quella dell’8 dicembre 2013 resterà una data storica, destinata ad avere riflessi decisivi sulla scena nazionale. Con Renzi si sarebbe infatti ultimata «la mutazione genetica del “partito della classe operaia”», quello che ha guidato l’opposizione al fascismo prima e la Resistenza al nazifascismo dopo, il partito «che più di ogni altro ha contribuito alla identità della Repubblica a cominciare dalla stesura della sua Carta costituzionale». Il Pci, difensore dei ceti subalterni e grande argine contro le derive autoritarie, da quelle della Dc all’autismo terrorista delle Br. A finire per sempre, con Renzi, sono i resti di un partito che ha saputo forgiare «una onesta classe dirigente democratica».

Ora la “mutazione antropologica” è arrivata alla meta. Nel 2000, Vetroni proclamava: «Non siamo più a metà del guado, la nostra traversata è compiuta. Gramsci non ci appartiene più: siamo arrivati a Rosselli». Ride amaro, d’Orsi, su “Micromega”: «Al di là dell’ignoranza del poveretto (nel ‘37, quando morirono entrambi, variamente uccisi dal fascismo, Rosselli era, in certo senso, persino più a sinistra di Gramsci!), non c’è dubbio che Gramsci non appartenga più ai suoi pretesi eredi: e per fortuna! Del partito di Gramsci (e di Bordiga, non dimentichiamolo!), di Togliatti, di Berlinguer, nel Pd che oggi viene consegnato, a furor di popolo, all’oscuro Matteo Renzi, non rimane alcunché. La “trasformazione” è compiuta». Ora, ovviamente, si provvederà alla “rottamazione”, «in nome di inquietanti e ambigue parole d’ordine che richiamano il giovanilismo fascistoide, ma anche il “novitismo” dei forzitalioti, e di tutti i loro sodali politici, e dei loro tristi ideologi che per decenni hanno cantato le lodi del cambiamento: oggi, ricordiamolo, la destra è per il cambiamento».

È una destra all’attacco, sottolinea d’Orsi. «Con vesti diverse, ma la sostanza è la stessa: cancellare il Welfare State, rimovendo ogni ostacolo sul cammino che conduce a tanto nobile obiettivo: e la Costituzione è l’ostacolo n. 1». Dopo la svolta «nefasta» della Bolognina guidata «dall’improvvido nocchiero Achille Occhetto» con il «grottesco abbraccio con i resti della Dc e le frattaglie residue del Psi», per d’Orsi la creazione del Pd è stata «l’esito di un processo di metamorfosi il cui risultato estremo, dopo gli ulteriori guasti compiuti da D’Alema, Fassino, Veltroni (soprattutto), Bersani e l’imbarazzante, ultima gestione di Epifani, è il Pieraccioni della politica, il berluschino Renzi». Il rottamatore: «Che vincesse era scontato, che stravincesse no». Nel suo trionfo hanno giocato «le miserie della classe politica, specie quella nuova del Pd» e i tumultuosi cambiamenti della politica, sempre all’insegna della “modernizzazione”.

Quelli di Renzi è «populismo di tipo modernizzatore, a differenza di quello volgare di un Grillo (ma la sostanza non cambia)». Il sindaco di Firenze è il megafono della Confindustria su tutte le questioni chiave: economia, scuola, diritti del lavoro, welfare, immigrazione, sistema elettorale (maggioritario). «In realtà Renzi di programmi non ne ha: parla molto per non dire nulla, ma quel nulla lo dice bene, in modo che piaccia al suo popolo, ma non dispiaccia ai ceti dominanti e alle loro agenzie di comunicazione», continua d’Orsi. «Il suo è “lo smalto sul nulla”, per citare un verso di Gottfried Benn». Alla sinistra che non l’ha votato, resta una misera consolazione: la consapevolezza che solo dalla catastrofe si può sperare di risorgere.

Non è semplice capire come nasca Matteo Renzi, ora alla guida del Pd: di certo è «il punto terminale di un tragitto costellato di vicende delle quali sono stati protagonisti, comprimari o comparse vari personaggi, figure e figuri, ora semplicemente inetti, ora più o meno squallidi, talvolta peggio». Per Angelo d’Orsi, quella dell’8 dicembre 2013 resterà una data storica, destinata ad avere riflessi decisivi sulla scena nazionale. Con Renzi si sarebbe infatti ultimata «la mutazione genetica del “partito della classe operaia”», quello che ha guidato l’opposizione al fascismo prima e la Resistenza al nazifascismo dopo, il partito «che più di ogni altro ha contribuito alla identità della Repubblica a cominciare dalla stesura della sua Carta costituzionale». Il Pci, difensore dei ceti subalterni e grande argine contro le derive autoritarie, da quelle della Dc all’autismo terrorista delle Br. A finire per sempre, con Renzi, sono i resti di un partito che ha saputo forgiare «una onesta classe dirigente democratica».

Ora la “mutazione antropologica” è arrivata alla meta. Nel 2000, Vetroni proclamava: «Non siamo più a metà del guado, la nostra traversata è compiuta. Gramsci non ci appartiene più: siamo arrivati a Rosselli». Ride amaro, d’Orsi, su “Micromega”: «Al di là dell’ignoranza del poveretto (nel ‘37, quando morirono entrambi, variamente uccisi dal fascismo, Rosselli era, in certo senso, persino più a sinistra di Gramsci!), non c’è dubbio che Gramsci non appartenga più ai suoi pretesi eredi: e per fortuna! Del partito di Gramsci (e di Bordiga, non dimentichiamolo!), di Togliatti, di Berlinguer, nel Pd che oggi viene consegnato, a furor di popolo, all’oscuro Matteo Renzi, non rimane alcunché. La “trasformazione” è compiuta». Ora, ovviamente, si provvederà alla “rottamazione”, «in nome di inquietanti e ambigue parole d’ordine che richiamano il giovanilismo fascistoide, ma anche il “novitismo” dei forzitalioti, e di tutti i loro sodali politici, e dei loro tristi ideologi che per decenni hanno cantato le lodi del cambiamento: oggi, ricordiamolo, la destra è per il cambiamento».

È una destra all’attacco, sottolinea d’Orsi. «Con vesti diverse, ma la sostanza è la stessa: cancellare il Welfare State, rimovendo ogni ostacolo sul cammino che conduce a tanto nobile obiettivo: e la Costituzione è l’ostacolo n. 1». Dopo la svolta «nefasta» della Bolognina guidata «dall’improvvido nocchiero Achille Occhetto» con il «grottesco abbraccio con i resti della Dc e le frattaglie residue del Psi», per d’Orsi la creazione del Pd è stata «l’esito di un processo di metamorfosi il cui risultato estremo, dopo gli ulteriori guasti compiuti da D’Alema, Fassino, Veltroni (soprattutto), Bersani e l’imbarazzante, ultima gestione di Epifani, è il Pieraccioni della politica, il berluschino Renzi». Il rottamatore: «Che vincesse era scontato, che stravincesse no». Nel suo trionfo hanno giocato «le miserie della classe politica, specie quella nuova del Pd» e i tumultuosi cambiamenti della politica, sempre all’insegna della “modernizzazione”.

Quelli di Renzi è «populismo di tipo modernizzatore, a differenza di quello volgare di un Grillo (ma la sostanza non cambia)». Il sindaco di Firenze è il megafono della Confindustria su tutte le questioni chiave: economia, scuola, diritti del lavoro, welfare, immigrazione, sistema elettorale (maggioritario). «In realtà Renzi di programmi non ne ha: parla molto per non dire nulla, ma quel nulla lo dice bene, in modo che piaccia al suo popolo, ma non dispiaccia ai ceti dominanti e alle loro agenzie di comunicazione», continua d’Orsi. «Il suo è “lo smalto sul nulla”, per citare un verso di Gottfried Benn». Alla sinistra che non l’ha votato, resta una misera consolazione: la consapevolezza che solo dalla catastrofe si può sperare di risorgere.

http://www.libreidee.org/2013/12/renzi- ... a-litalia/
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