

Come in una partita a scacchi quando ci si trova in difficoltà, Putin compie una mossa che sembra azzardata, spinge il suo cavallo in mezzo ai pezzi avversari, uno sbaglio ed è scacco matto. Ma potrebbe essere un sacrificio avvelenato: ‘mangiamo’ il suo cavallo e rischiamo il caos. I russi occupano gli aeroporti in Crimea, non per difendere il dittatore in fuga di cui a Putin non importa nulla, ma per una terra che considerano da sempre russa. Il guaio degli esperti americani è di ignorare la geografia e la storia, in Iraq come nei Balcani. E nell’Europa Orientale è difficile orientarsi anche per chi ci è nato.
A Obama basterebbe spulciare i dossier del suo predecessore per evitare errori. Bush tentò un colpo in Georgia, e Putin mandò le sue divisioni a rimettere le cose a posto. Al primo incontro dopo la crisi, lo Zar avvisò il presidente di non pensare a una rivincita sull’altra sponda del Mar Nero: «Guarda — lo avvertì — che l’Ucraina è un paese ma non è uno Stato, né una nazione. Una parte, quella che conta, gliela abbiamo regalata noi». Fu un dono di Kruscev nel 1954, che i russi, i cittadini non solo i politici, considerano una follia. «La Crimea — dice una canzone — è un diamante, e il suo cuore è russo». Finché Kiev è rimasta fedele nell’orbita del Cremlino, rimpianti e nessun problema.
Poi è cominciata la provocazione, con i sondaggi occidentali per far entrare l’Ucraina nella Nato, chiudendo l’accerchiamento della Russia, poi gli ucraini in piena crisi hanno cominciato a illudersi di poter entrare nella Ue. Siamo arrivati agli scontri e ai morti degli ultimi giorni. Mosca non intende perdere la dote concessa all’Ucraina 60 anni fa. Se si esagera, se la riprende. La Crimea, circondata dal mare, è grande un terzo in più della Sicilia, e su due milioni di abitanti solo il 5% è ucraino. Per la Crimea gli europei si sono battuti a metà del secolo scorso, anche noi con i bersaglieri, e a Sebastopoli gli inglesi compirono l’eroica, e quindi anche stupida, carica dei seicento. Nell’ultima guerra, i russi hanno difeso la penisola metro per metro contro i nazisti. La Crimea non è Praga, non è Budapest, è roba loro. La Merkel conosce la storia, per questo appare fredda. Putin ha mosso, e ora noi non siamo d’accordo neanche su a chi tocchi rispondere. Sarebbe meglio finire la partita sulla patta, quando tutti possono fingere di non aver perso. Ma forse è già troppo tardi.
Roberto Giardina
http://qn.quotidiano.net/esteri/2014/03 ... lino.shtml