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MessaggioInviato: 12/12/2013, 17:47 
La marina portoghese ha emesso un comunicato che in base ai dati batimetrici la sotto non ci sarebbe nessuna figura geometrica.

Diocleciano Silva,lo scopritore,afferma però di non avere dubbi sulla presenza di una struttura piramidale sul fondale atlantico.

Caso da approfondire...

Non vorrei si facesse la fine di Visoko.


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MessaggioInviato: 10/03/2014, 00:53 
Cita:
Tre riflessioni sulla costruzione della grande piramide



Un'opera "colossale" come L’Anphytheatrum Flavium, fu realizzata in circa 8 anni (72 d.C – 80 d.C.) con tecnologie di oltre 2500 anni più avanzate di quella Egizia all’epoca della costruzione della grande piramide (i Romani conoscevano la ruota, la carrucola, il ferro ed altri leveraggi combinati) e con il massimo sforzo dell’ingegneria Romana, per realizzarla nel più breve tempo possibile. Infatti con la sua altezza di circa 57m, il Colosseo è solo ad 1/3 dell'altezza della Piramide di Cheope. Col suo lato più lungo di 188m è ben lontano dai 230m di Cheope. Impressionante è il confronto sul peso: 7 milioni di tonnellate per la piramide, contro 0,25 milioni di tonnellate del Colosseo (considerando un peso specifico di 2,5 tonnellate a m^3 per il travertino). I Romani si guardarono bene dal sollevare in quota blocchi dal peso di 2, 3, 10 fino a 70 tonnellate. Piuttosto si limitarono ad applicare il sistema "arco" alla perfezione movimentando in quota blocchi sempre al di sotto della tonnellata.

Il confronto sul volume di roccia impiegata è altrettanto impressionante: 0,1 milioni di m^3 per il Colosseo, contro i 2,3 milioni di m^3 della Piramide: ovvero la piramide ha un volume costruito di circa 23 volte superiore al Colosseo. Anche per il fattore tempo, il confronto è interessante, considerando che il faraone Cheope avrebbe regnato dal 2620-2597 a. C., ovvero circa 23 anni per alcune fonti, mentre dal 2589-2566 a.C per altre fonti, comunque circa 23 anni in tutto e che la costruzione della piramide sia avvenuta in circa 20 anni. Quindi la Piramide rispetto al Colosseo ha un peso circa 28 volte maggiore, ed ha un volume circa 23 volte maggiore, ma è stata costruita i soli 20 anni, quindi impiegando solo 2,5 volte il tempo che i Romani impiegarono per costruire il Colosseo 2500 anni dopo, utilizzando tecnologie sconosciute agli Egizi all’epoca della costruzione della piramide, quali la ruota, la carrucola e le travi in ferro.

La differenza è di circa un ordine di grandezza tra Peso-Volume e Tempo, elemento questo che deve indurre a riflettere poiché nell’analisi scientifica uno scarto simile è indice di un errore nella teoria o nell’esperimento: in questo caso essendo certo il metodo ed il tempo impiegato dai Romani per costruire il Colosseo, è immediato pensare ad una rivalutazione della teoria sulla costruzione della grande piramide. Volendo forzare un confronto, se consideriamo un fattore di proporzione medio tra i rapporti Peso e Volume, abbiamo un valore di 25 volte: applicandolo al fattore tempo, significa che se i Romani avessero voluto realizzare un Colosseo a “grandezza piramide di Cheope”, avrebbero dovuto impiegare circa 200 anni (25x8=200). O, viceversa, se i Romani avessero avuto le stessa bravura degli Egizi, avrebbero dovuto realizzare il Colosseo in meno di 4 mesi (8x12/25=3,84).

Quale superiorità viene attribuita oggi alla civiltà Egizia del 2500 a.C. per credere che abbia realizzato un’opera immensa in soli 20 anni, ridicolizzando lo sforzo ingegneristico della civiltà Romana che oltre 2500 anni dopo avrebbe impiegato 200 anni per realizzare un’opera paragonabile? Questi semplici confronti, senza alcuna pretesa di precisione scientifica da laboratorio, riescono indubbiamente a dare indicazioni importanti sugli ordini di grandezza in gioco: i dati su peso,volume e tempo possono non essere precisi, ma il loro ordine di grandezza è inconfutabile. Ed il confronto sugli ordini di grandezza mostra che stiamo attribuendo agli Egizi una capacità ingegneristica, tecnica e costruttiva di gran lunga superiore a quella Romana, sebbene quest’ultima padroneggiasse mezzi e tecnologie più avanzate.

Scarica i documenti completi:



http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.9082.1


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MessaggioInviato: 10/03/2014, 02:48 
Chisà se qualche egittologo ci concederà mai l'onore di spiegarcelo ma ne dubito meglio far finta di nulla :)



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MessaggioInviato: 02/04/2014, 01:31 
"Un tempo l’Egitto era sommerso dalle acque ma torneranno le acque,
ecco perché ai morti faraoni vennero sepolte le barche sotto le sabbie".

(Odearea'n - 30/01/2010)



DOVE SONO GLI OPERAI DELLE PIRAMIDI?
UN ANTICO PORTO METTE IN CRISI LA TEORIA CLASSICA


Immagine

http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.9113.1

Una campagna di scavi ha permesso di riportare alla luce un'antica area portuale situata nei pressi delle famose piramidi di Giza. Il sito conserva le rovine di strutture per i marinai e caserme per le truppe militari, precedentemente ritenute essere il ricovero dei costruttori delle piramidi. Secondo i ricercatori, il porto era in uso mentre le piramidi venivano erette circa 4500 anni, secondo la cronologia convenzionale. Ma allora dove dimoravano gli operai delle piramidi?

Un antico bacino portuale è stato portato alla luce grazie ad una campagna di scavi eseguita vicino alle Piramidi di Giza. Secondo le stime degli archeologi, la cittadella portuale risale principalmente al regno del faraone Micerino, a cui è attribuita la costruzione dell’ultima piramide di Giza. Il sito si trova vicino ad alcune strutture a galleria che gli archeologi ritenevano essere il ricovero per i costruttori delle piramidi e che invece sembrano essere ricoveri per le truppe navali. Come ha dichiarato l’archeologo Mark Lehner, direttore dell’Ancient Egypt Research Associates, diverse scoperte recenti suggeriscono che Giza un tempo fosse un porto fiorente. La scoperta più interessante è stata quella di un bacino vicino alla città di Khentkawes ad appena 1 km dal vicino Nilo.

Immagine

“Il bacino potrebbe essere un prolungamento del porto”, spiega Lehner. “Abbiamo trovato resti di carbone di cedro, ginepro, pino e quercia, tutti alberi che crescevano nel Mediterraneo orientale”.

Inoltre, i ricercatori hanno trovato a Giza grandi quantità di granito di Assuan, il quale si trova sul confine meridionale dell’antico Egitto e che potrebbe essere stato trasportato lungo il Nilo fino al porto della piana. “Giza è stato un porto centrale per tre generazioni di faraoni: Cheope, Chefren e Micerino”, continua Lehner. Dove c’è un porto ci sono anche marinai. Oltre alla cittadella portuale, i ricercatori hanno trovato anche una serie di lunghi edifici a galleria che si ritiene fossero serviti per il ricovero delle truppe destinate all’imbarco. La scoperta del porto mette in discussione la teoria secondo la quale tali gallerie sarebbero state utilizzate per ospitare gli operai impegnati nella costruzione delle piramidi. “Mi chiedo se tali gallerie abbiano ospitato equipaggi per navi d’elite invece di semplici operai”, commenta Lehner. Un faraone di nome Sahue ha posto sul suo tempio funerario le immagini delle truppe delle “navi di stato”.


E allora dove sono i costruttori delle piramidi?

Chiaramente, la nuova scoperta lascia un mistero nella sua scia:
dove sono allora le abitazioni dei costruttori delle piramidi, ovvero i lavoratori regolari?


La risposta a questa domanda non è semplice: “Forse possiamo immaginare che gli operai soggiornassero sulle stesse immense rampe che sono servite per costruire le piramidi, o sulle strutture piramidali non ancora terminate”, ipotizza Lehner in una email scritta a livescience.com (http://www.livescience.com/42902-giza-p ... vered.html), aggiungendo che potrebbero aver dimorato in semplici cave di pietra.

“Nel 2004, in una immensa discarica sul lato settentrionale della grande piramide, abbiamo recuperato diverso materiale antico”, continua Lehner nella email. “Tuttavia, non abbiamo trovato i resti di capanne o tettoie, ma ossa vecchie di bestiame, strisce di stoffa, corda e filo di tutti i calibri, frammenti di legno, tra cui parte di un martello, e altro materiale appartenuto ai lavoratori”.

Immagine: da Wikipedia
Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it/2014/ ... -classica/



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MessaggioInviato: 02/04/2014, 12:32 
Cita:
[i]La risposta a questa domanda non è semplice: “Forse possiamo immaginare che gli operai soggiornassero sulle stesse immense rampe che sono servite per costruire le piramidi, o sulle strutture piramidali non ancora terminate”, ipotizza Lehner in una email scritta a livescience.com (http://www.livescience.com/42902-giza-p ... vered.html), aggiungendo che potrebbero aver dimorato in semplici cave di pietra.


Magari con una scopa infilata nel c ...

Ma questi Accademici da operetta non sanno più che boiate sparare

per difendere una ortodossia che ha superato ampiamente

ogni limite dell' assurdo .

Grazie TTE per la segnalazione !


zio ot [;)]



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Ma poi chi lo ha assodato che usassero rampe? Mi sembra assurdo che per costruire una struttura questi si inventino come soluzione la costruzione di rampe che richiedono X volte il materiale necessario per l'opera stessa senza considerare le difficoltà ingegneristiche ^_^



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MessaggioInviato: 03/04/2014, 09:31 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Ma poi chi lo ha assodato che usassero rampe?

Gli accademici.

In realtà, le rampe ce l'hanno nella testa, poveracci.....



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:
Gli accademici.


Ah beh allora...

Non serve certo un ingegnere, basta anche un semplice geometra iscritto al III anno delle superiori per capire che una rampa tale da arrivare alla sommità ma con una pendenza minima e capace di sostenere carichi in movimento di decine di tonnellate non chè di posizionare i blocchi con precisione è una scemenza. Mi piacerebbe chi è che "accredita" certe "teorie" rendendole scienza e mettendole sui libri di storia facendole studiare ai ragazzi o alle università -_-

Perché un archeologo può anche formulare una ipotesi, e dall'alto della sua ignoranza ingegneristica riterrei normale ed ovvio qualche grossolano "errore di valutazione", ma è a chi gliela accredita che andrebbero tirate le orecchie -_-


Ultima modifica di MaxpoweR il 03/04/2014, 13:49, modificato 1 volta in totale.


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Max,se hai occasione e voglia di ricrederti,contatta l'Ing. Giorgio Croci ed Il Prof.Alessandro Roccati.



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per farmi ricredere dovrebbe farmi vedere i macchinari che dicono che hanno usato o il progetto della rampa a parole tutti possono convincere tutti, servono fatti.



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Cita:
AleBon ha scritto:

Max,se hai occasione e voglia di ricrederti,contatta l'Ing. Giorgio Croci ed Il Prof.Alessandro Roccati.


Chi sono questi signori?
"Rampisti" anche loro?



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Nell'altro post con 2 semplici calcoli penso di aver reso abbastanza chiaramente gli ordini di grandezza di cui parliamo. Se questi avessero costruito una rampa per la grande piramide avrebbero di sicuro fatto più bella figura abbattendola piramide e lasciando la rampa, da una punto di vista ingegneristico sarebbe stata una costruzione migliaia di volte più complessa ^_^

Di solito si usano GLI STRUMENTI e le IDEE per facilitarsi il compito e nono per renderlo più complesso di centinaia di volte ^_^ LA cara logica andrebbe usata invece di affidarsi solo ai propri DOTTI di fiducia.



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Non sono "rampisti",ma due studiosi seri di siti archeologici egiziani.Sentite Croci:vi dirà alcune cose non troppo "concilianti" sulla precisione infallibile della piramide.



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MessaggioInviato: 29/04/2014, 00:51 
Cita:
Le piramidi d’Egitto e del Sud America erano grandi centrali per produrre energia?

L'alone di mistero che circonda le grandi piramidi d'Egitto e dell'America precolombiana sembra essere impenetrabile all'archeologia convenzionale. Nuovi studi condotti da ricercatori prestati all'archeologia rivelano sorprendenti aspetti che fanno ritenere che sofisticatissime tecnologie fossero largamente in uso presso le culture di epoche da noi ritenute primitive.

Immagine

La tesi normalmente normalmente divulgata e da tutti accettata è che il progresso delle civiltà si sia evoluto da uno stadio primitivo ad uno più avanzato.

Eppure, se si esce dalla prospettiva “evoluzionista” e si analizzano senza pregiudizi alcune opere maestose del passato, si scopre che questo paradigma è sempre applicabile.

Nuove scoperte sulle piramidi dell’antico Egitto e dell’America Precolombiana indicato come branche della scienza, come l’elettricità, l’elettrochimica, l’elettromagnetismo e la metallurgia, fossero utilizzate in maniera considerevole dagli antichi.

La batteria di Baghdad mostra come gli egizi conoscessero e utilizzassero ampiamente la corrente elettrica, e i bassorilievi del Tempio di Dendera, scoperti dall’archeologo francese Auguste Mariette nel 1857, rivelano che questa fosse utilizzata anche per l’illuminazione, difatti nessun segno di fuliggine è mai stato trovato nei corridoi delle piramidi o delle tombe dei re perché queste aree venivano illuminate con energia elettrica.

Nel lavoro di diversi importanti ricercatori figura quello di Christopher Dunn, un ingegnere meccanico inglese, che nel suo libro The Giza Power Plant: Technologies of Ancient Egypt afferma che la Grande Piramide di Giza fosse utilizzata come centrale elettrica wireless, sul modello delle intuizioni di una delle più grandi menti del secolo scorso: Nikola Tesla.

Le conclusioni sorprendenti di Dunn fanno apparire la teoria dell’egittologia tradizionale (secondo la quale la Grande Piramide è stata costruita con utensili in rame da una società che non aveva la ruota) piuttosto sciocche! L’ingegnere parte propria dalla grande complessità e precisione della costruzione di Giza, per poi giungere a proporre la sua teoria dagli indizi raccolti sul campo.

Quella che ne viene fuori è una teoria che dipinge la Grande Piramide come una macchina straordinaria, capace di produrre energia utilizzando la Terra come fonte, la scienza acustica e la chimica. La teoria che Dunn chiarisce lo scopo di tutti i passaggi e le stanze all’interno della struttura piramidale.

In maniera molto sintetica, Dunn teorizza che le vibrazioni naturali della Terra provocassero una risonanza armonica in grado di ricavare idrogeno prodotto nella Camera della Regina attraverso la ionizzazione di una soluzione di acido cloridrico diluito e cloruro di zinco idrato. L’idrogeno veniva canalizzato nella Camera del Re attraverso la Gran Galleria e qui convertito in microonde.

Immagine

Lo studio di Michel Barsoum

A dare credito all’ipotesi di Dunn ci sono le recenti scoperte di Michel Barsoum. Anche in questo caso si tratta di un ricercatore prestato all’egittologia e quindi libero da pregiudizi e dai dogmi dell’archeologia convenzionale. Barsoum, infatti, è un illustre professore presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria della Drexel University.

Come racconta livescience.com, un giorno Barsoum ricevette la telefonata inaspettata di Micheal Carrell, amico di un collega in pensione, per fargli alcune domande sui misteri che circondano la costruzione delle piramidi di Giza.

Secondo Carrell, i misteri erano stati risolti da Joseph Davidovits, direttore dell’Istituto di Scienze dei Materiali Geopolimeri di San Quentin, in Francia, più di due decenni fa, rivelando che le pietre delle piramidi erano state realizzate con una forma molto precoce di calcestruzzo composto da una miscela di calcare, argilla, calce e acqua.

“È stato a questo punto della telefonata che io scoppiai a ridere”, racconta Barsoum. “Se le piramidi sono state effettivamente costruite così, qualcuno avrebbe potuto dimostrarlo al di là di ogni dubbio passando poche ore al microscopio elettronico”. Si è scoperto che nessuno aveva mai dimostrato la teoria.

Barsoum decide di imbarcarsi nella ricerca e un anno e mezzo più tardi, dopo le osservazioni al microscopio a scansione e altri test, cominciò a trarre alcune conclusioni sconcertanti sulle piramidi. Le osservazioni erano effettivamente coerenti con l’idea del calcestruzzo, ma il legame del cemento calcareo era con il biossido di silicio e ricco di magnesio silicato.

Inoltre, le pietre del rivestimento esterno e interno della piramide mostravano entrambe una struttura amorfa, cioè i loro atomi non erano disposti in una struttura regolare e periodica. Lo stato amorfo, in qualche modo intermedio tra il solido e il liquido, è poco frequente in natura, quasi assente: la maggior parte dei solidi sono naturalmente cristallini e le loro molecole sono disposte con un ordine a lungo raggio che definisce un reticolo cristallino.

“È molto improbabile che le pietre del rivestimento interno e esterno che abbiamo esaminato siano stati ricavati da un blocco di calcare naturale”. Più sorprendentemente, Barsoum ha poi scoperto la presenza di sferule di biossido di silicio su scala nanometrica (con diametri nell’ordine di miliardesimi di metro), fatto che conferma ulteriormente che i blocchi non sono di origine naturale.

“È ironico che intere generazioni di egittologi e geologi siano stati ingannati dai blocchi, realizzato in maniera così fedele da sembrare calcare naturale”, spiega Barsoum. “Gli antichi egizi sapevano produrre nanotecnologie”.

Gli egittologi devono costantemente confrontarsi con domande senza risposta: come è stato possibile posizionare blocchi in modo così perfetto che nemmeno un capello può esservi inserito? E se tali blocchi sono stati scolpiti con strumenti di rame, perchè non è mai stato trovato nessuno scalpello sulla piana di Giza?

La ricerca di Barsoum sembra rispondere, almeno in parte, a queste domande, anche se, come tutti i grandi misteri del passato, alcune questioni rimangono aperte: come è stato possibile agli antichi egizi trasportare a metà della Grande Piramide blocchi di granito pesanti più di 70 tonnellate? “Ironia della sorte, questo studio di antiche rocce non riguarda il passato, ma il futuro”, conclude Barsoum.


La “mica” di Teotihuacán

Le indagini archeologiche eseguite sul sito di Teotihuacán, Messico, hanno portato alla scoperta di un esteso uso di “mica” da parte dei costruttori del sito, un minerale presente solo in Brasile, a 5 mila km di distanza.

I fogli di mica sono stati probabilmente trasportati per migliaia di chilometri. Perchè avrebbero dovuto farlo? E perchè la mica è stata trovata in tutti gli edifici di Teotihuacán, nei templi, nei complessi abitativi e lungo le strade, praticamente dappertutto? Ovvimente non per decorazione, dato che non è visibile dall’esterno.

La mica ha alcune proprietà elettriche che la rendono un buon isolante. Viene, infatti, utilizzata anche come isolante elettrico in apparecchiature ad alta tensione. Essendo resistente al calore, la mica viene utilizzata per produrre finestre di forni e altri sistemi riscaldanti. Viene anche utilizzata per isolare i conduttori elettrici in cavi antincendio. Nei forni a microonde sottili mascherine di mica ricoprono il vano del magnetron.

I costruttori di Teotihuacán devono aver avuto un motivo molto preciso per usarla e, a parere di molti ricercatori, è che faccia parte di qualche tecnologia a noi sconosciuta.

All’inizio del secolo scorso, sia nella Piramide del Sole che in una sala sotterranea del Tempio distante un chilometro, gli archeologi hanno rinvenuto grandi quantità la mica, la quale fungeva da rivestimento per il pavimento e per il soffitto. Oggi il Tempio, detto appunto della Mica, non è accessibile al pubblico.

C’è un tunnel che congiunge il Tempio della Mica alla caverna che si trova sotto la Piramide del Sole (anche l’accesso a questa via sotterranea è interdetto), con diverse intercapedini secondarie sia a destra che a sinistra. È possibile che la sala sotto il Tempio della Mica contenesse qualche strumento che producesse energia per gli edifici del sito, come una sorta di centrale elettrica? Se così fosse, significa che i tunnel servissero da rete elettrica che connetteva l’intera città?

Immagine

Secondo i teorici degli Antichi Astronauti, l’utilizzo della mica potrebbe essere stato dettato anche da uno scopo più ‘protettivo’. La Nasa, ad esempio, utilizza la mica sul dorso degli shuttle per far deflettere il calore prodotto dall’attrito nel momento del rientro in atmosfera, perfetta per questo scopo. È possibile che la mica sia stata utilizzata per proteggere le installazioni di Teotihuacán dal calore prodotto da un qualche tipo di velivolo non terrestre?

A prescindere da quello che si vuol credere, viene da chiedersi da dove venissero queste conoscenze così avanzate in possesso degli antichi egizi e dei costruttore dell’America precolombiana. I racconti mitologici di entrambe le culture narrano di antichi dei discesi dal cielo su navi o serpenti alati, tradizioni che vogliono, ad ogni modo, dire che in quei luoghi è successo qualcosa di straordinario.



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Piramidi alla Bermude ?


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Mauro , ne abbiamo parlato in altri topic ?

Da approfondire .



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