In questo Forum puoi scrivere... con cognizione... quello che vuoi.
Rispondi al messaggio

20/03/2014, 14:25

Thethirdeye ha scritto:


Leader M5s attacca Ue:
abolisca fiscal compact o referendum lira


Immagine

16 marzo, 20:44

di Serenella Mattera

Eleggere venti o trenta eurodeputati 5 Stelle. Affermarsi come "primo gruppo" italiano al Parlamento europeo. Avere abbastanza forza da travolgere la politica di Bruxelles e, a valanga, quella di Roma (Napolitano "dovrebbe sciogliere le Camere"). Beppe Grillo parte all'assalto dell'Ue. Si lancia a testa bassa e con ottimismo nella prima campagna elettorale del M5S per le europee e torna a minacciare un referendum per l'uscita dall'euro e il ritorno alla lira. "Il voto europeo è anche un voto nazionale", spiega ai lettori del suo blog il leader dei 5 Stelle. "Tre governi italiani sono stati decisi dalla Ue con il beneplacito di Napolitano", sostiene: "Il Parlamento italiano" serve ormai solo come "facciata democratica". Dunque, se il Movimento riuscisse, come si propone, a prendere più voti degli altri partiti, il presidente della Repubblica Giorgio "Napolitano non potrebbe più tirare a campare con giochi di palazzo, dovrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni". Per far "saltare gli attuali equilibri", il M5S, è il calcolo, deve eleggere tra 20 e 30 eurodeputati, ossia occupare quasi la metà dei 73 seggi dell'Italia. L'obiettivo è ambizioso, ma Grillo ha lanciato la sua scommessa: "Andrò io dalla Merkel e la guarderò negli occhi", ha detto.

E non è forse casuale la pubblicazione di un post dal titolo "in Europa per l'Italia", proprio alla vigilia del viaggio a Berlino di Matteo Renzi. A chi prova a schiacciare i grillini su posizioni anti-euro, Grillo replica che la visione è più articolata: "Il M5S non è Euro-sì o Euro-no", ma vuole tornare "a principi di solidarietà e comunità: Europa solidale o nessuna Europa". Dopo l'ingresso nel Parlamento europeo, il M5S "porrà delle condizioni" all'Ue: "l'eliminazione immediata del Fiscal Compact", per non essere "consegnati alla Troika", e "l'emissione di eurobond" garantiti a livello centrale, per non "finire come la Grecia". Se l'Ue rifiuterà queste richieste, spiega il leader 5 Stelle, non ci sarà altra scelta che "uscire dall'euro". E allora il Movimento proporrà un referendum "per tornare alla lira". Musica, questa, per le orecchie della Lega: "Incontrerei volentieri Grillo per parlare di euro e lanciare con lui una sfida sui progetti", dice Matteo Salvini. E ripete come un mantra "basta euro". Ma frena sull'ipotesi di un referendum per tornare alla lira: "La Costituzione lo impedisce". Intanto, Grillo continua a pungolare "Renzie" (così chiama il presidente del Consiglio) e accusarlo di mentire. L'occasione questa volta è un sondaggio lanciato sul blog per decidere chi è il "più grande contapalle" tra i premier italiani. Vince Silvio Berlusconi ma, sottolinea il leader M5S, "con un margine di neppure 1.000 voti" sul "mentitore seriale di Firenze".


ù
Ma se non hanno saputo fare un cavolo col 25% dei voti italiani che vogliono fare con 30 deputati europei? Ma questo veramente fa ridere i polli

20/03/2014, 14:32

MaxpoweR ha scritto:

Thethirdeye ha scritto:


Leader M5s attacca Ue:
abolisca fiscal compact o referendum lira


Immagine

16 marzo, 20:44

di Serenella Mattera

Eleggere venti o trenta eurodeputati 5 Stelle. Affermarsi come "primo gruppo" italiano al Parlamento europeo. Avere abbastanza forza da travolgere la politica di Bruxelles e, a valanga, quella di Roma (Napolitano "dovrebbe sciogliere le Camere"). Beppe Grillo parte all'assalto dell'Ue. Si lancia a testa bassa e con ottimismo nella prima campagna elettorale del M5S per le europee e torna a minacciare un referendum per l'uscita dall'euro e il ritorno alla lira. "Il voto europeo è anche un voto nazionale", spiega ai lettori del suo blog il leader dei 5 Stelle. "Tre governi italiani sono stati decisi dalla Ue con il beneplacito di Napolitano", sostiene: "Il Parlamento italiano" serve ormai solo come "facciata democratica". Dunque, se il Movimento riuscisse, come si propone, a prendere più voti degli altri partiti, il presidente della Repubblica Giorgio "Napolitano non potrebbe più tirare a campare con giochi di palazzo, dovrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni". Per far "saltare gli attuali equilibri", il M5S, è il calcolo, deve eleggere tra 20 e 30 eurodeputati, ossia occupare quasi la metà dei 73 seggi dell'Italia. L'obiettivo è ambizioso, ma Grillo ha lanciato la sua scommessa: "Andrò io dalla Merkel e la guarderò negli occhi", ha detto.

E non è forse casuale la pubblicazione di un post dal titolo "in Europa per l'Italia", proprio alla vigilia del viaggio a Berlino di Matteo Renzi. A chi prova a schiacciare i grillini su posizioni anti-euro, Grillo replica che la visione è più articolata: "Il M5S non è Euro-sì o Euro-no", ma vuole tornare "a principi di solidarietà e comunità: Europa solidale o nessuna Europa". Dopo l'ingresso nel Parlamento europeo, il M5S "porrà delle condizioni" all'Ue: "l'eliminazione immediata del Fiscal Compact", per non essere "consegnati alla Troika", e "l'emissione di eurobond" garantiti a livello centrale, per non "finire come la Grecia". Se l'Ue rifiuterà queste richieste, spiega il leader 5 Stelle, non ci sarà altra scelta che "uscire dall'euro". E allora il Movimento proporrà un referendum "per tornare alla lira". Musica, questa, per le orecchie della Lega: "Incontrerei volentieri Grillo per parlare di euro e lanciare con lui una sfida sui progetti", dice Matteo Salvini. E ripete come un mantra "basta euro". Ma frena sull'ipotesi di un referendum per tornare alla lira: "La Costituzione lo impedisce". Intanto, Grillo continua a pungolare "Renzie" (così chiama il presidente del Consiglio) e accusarlo di mentire. L'occasione questa volta è un sondaggio lanciato sul blog per decidere chi è il "più grande contapalle" tra i premier italiani. Vince Silvio Berlusconi ma, sottolinea il leader M5S, "con un margine di neppure 1.000 voti" sul "mentitore seriale di Firenze".


ù
Ma se non hanno saputo fare un cavolo col 25% dei voti italiani che vogliono fare con 30 deputati europei? Ma questo veramente fa ridere i polli


I suoi 30 vanno sommati a quelli delle altre forze contrarie all'euro in Europa...

Poi se lo votassi anche tu magari i 30 diventerebbero 40...

[;)]

20/03/2014, 23:10

Sentite questa...... [8)]


"Eppure l'Italia spende meno di qualsiasi altro Stato al mondo. Dal 1993 ad oggi, lo Stato ha realizzato un avanzo primario di bilancio di 740 miliardi di euro. Nessun Paese e riuscito a fare quel che ha fatto l'Italia, ovvero spendere meno di quello che incassa mediante le imposte. Purtroppo, ciò e stato inutile poiché gli interessi pagati sui debito dal 1980 ad oggi sono stati ben 3.100 miliardi di euro. Ebbene con la sovranità monetaria oggi avremmo un debito pubblico del 12,7% e non del 134% del Pil e le tasse sarebbero minime".


Tratto da: Interessante ebook anti-euro di Magdi Allam: scaricatelo e divulgatelo!
http://www.nocensura.com/2014/03/intere ... magdi.html

21/03/2014, 00:43

si ma dagli anni 80 al 93 l'euro non c'era e pure il debito pubblico era elevato...

01/05/2014, 18:31

Da Alberto Bagnai a Claudio Borghi. Fino a poco tempo fa erano perfetti sconosciuti. 'Economisti' tra cattedre dubbie, società private e #8232;appetiti politici (a destra).
Alberto Bagnai, professore di Politica economica all’università di Pescara, 51 anni, tra i crociati anti Euro..
ROMA (WSI) - Banchieri, burocrati e accademici. E un esercito di politici al loro servizio. Eccolo il nemico. Sono loro i burattinai della moneta unica. Niente paura. Per combatterli è scesa in campo una variegata compagnia di giro. Sempre più spesso li vedete in tv, perché i talk show, dopo averli a lungo snobbati, ora se li contendono. Fanno audience, i crociati No euro.

Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Francesca Donato, Antonio Maria Rinaldi e altri ancora. Un pugno di militanti quanto mai eterogenei per formazione, cultura, esperienze. Tutti, però, condividono il medesimo obiettivo: abbattere il totem dell’euro.

Fino a pochi mesi fa i loro nomi erano sconosciuti al grande pubblico. Adesso invece Bagnai e gli altri fanno comizi in piazza, organizzano seminari di studio tra folle di cittadini plaudenti, imperversano sui social network. E mentre si avvicina la scadenza elettorale, i predicatori No euro moltiplicano le comparsate e le interviste. Diffondono il vangelo del ritorno alla lira.

Pretendono che l’Italia si riprenda la sovranità monetaria svenduta alla Bce dai politici collusi con la grande finanza. E chi se ne importa se la stragrande maggioranza degli economisti li liquida come studentelli arroganti. Tornare indietro, tornare alla lira porterebbe sventure a raffica: iperinflazione, tassi d’interesse alle stelle, debito pubblico fuori controllo. Questo dicono gli accademici, i professori (quasi tutti) delle grandi università.

«Non è vero», va predicando da mesi Bagnai, che dell’eterogenea compagnia dei noeuro è forse quello con il curriculum scientifico più articolato. È lui l’autore del libro che viene considerato una sorta di testo sacro della crociata contro la moneta unica. Il titolo è già un programma politico: "Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa".

Professore di Politica economica all’università di Pescara, 51 anni, Bagnai ormai gira come una trottola. Colleziona interviste. Ha un blog sul "Fatto Quotidiano". Infaticabile su twitter, organizza convegni con il suo centro studi A/simmetrie. L’ultimo, "Un’Europa senza euro", si è svolto il 12 aprile scorso a Roma con interventi, tra gli altri, di Paolo Savona, Giorgio La Malfa, e l’ex commissario Ue, l’olandese Frits Bolkenstein.

Tutti politici e studiosi non proprio assimilabili ai crociati No euro, ma comunque critici su come è stata costruita la moneta unica e sul suo funzionamento. «Stiamo assistendo al suicido economico di un continente», va predicando Bagnai, che descrive l’euro come un progetto studiato dalle élite per favorire se stesse. Parlantina sciolta, oratore infaticabile, il professore di origini toscane combatte la sua battaglia a suon di grafici, tabelle e citazioni, molto spesso di se stesso. Qualche commentatore, già l’anno scorso, ha piazzato l’autore de "Il tramonto dell’euro" nella marea montante del grillismo, ma il diretto interessato ha smentito ogni legame con i Cinque Stelle. «Il referendum e la democrazia diretta sono delle stupidaggini», ha tagliato corto.

Bagnai contende il record delle comparsate televisive a Francesca Donato. Molti la ricorderanno: è la signora bionda che in tailleur d’ordinanza ha più volte patrocinato la causa No euro dal salotto di "Ballarò". Donato, veneta di nascita, siciliana d’adozione (ha sposato l’erede di una famiglia di costruttori dell’isola), non è un’economista ma un’avvocatessa. Sul Web, nel suo sito personale, sostiene di aver maturato il suo impegno no euro dopo «un lungo periodo di studio di testi divulgativi in materia economica e di confronto fra le opinioni più autorevoli».

Quanto basta per lanciare un’associazione col marchio "Eurexit" e per convincere Matteo Salvini a inserirla al numero due nella lista della Lega Nord alle prossime elezioni europee per la circoscrizione insulare (Sicilia e Sardegna). E poco importa se nei mesi scorsi la futura candidata leghista si definiva «borghese» e «di sinistra», partecipando tra l’altro a un convegno organizzato dai marxisti del Movimento popolare di liberazione. In quell’occasione Francesca Donato spiegava che «perfino nella Lega ci può essere qualcuno di sinistra». Già, perfino.

Anche Claudio Borghi, altro sedicente economista in prima linea nella battaglia No euro, ha indossato elmo e armatura lumbard per approdare al partito di Salvini. Da mesi l’ex manager milanese è impegnato nel "Basta euro tour» al fianco del segretario della Lega Nord. L’erede di Umberto Bossi, alla disperata ricerca di visibilità politica, ha fatto della battaglia contro la moneta unica il tema principale, praticamente l’unico, della sua campagna elettorale. La leggenda dell’euro studiato a tavolino da politici e banchieri tedeschi per opprimere le operose genti della Padania fa breccia facilmente tra artigiani e piccoli imprenditori.

E Borghi, autore del manuale "Basta euro. Uscire dall’incubo è possibile", si è prestato con entusiasmo a fare da spalla al capopopolo Salvini. Storia singolare, quella del nuovo crociato lumbard. Fino a qualche anno fa Borghi lavorava per la Deutsche Bank. Sì, proprio quella, proprio il bastione della finanza teutonica, bersaglio della propaganda leghista. Il manager milanese, classe 1970, era un "sales", come si dice in gergo, cioè vendeva prodotti finanziari agli investitori istituzionali.

Tra il 2008 e il 2010 Deutsche Bank ristruttura le sue attività italiane e Borghi cambia mestiere, ma resta nell’ambiente. Nel 2011, per dire, lo troviamo nel consiglio di amministrazione della Banca Arner, sede in Svizzera, filiale a Milano. Arner è un nome noto alle cronache per almeno due motivi: gli stretti rapporti con Silvio Berlusconi e un’indagine della procura di Milano per gravi irregolarità di gestione. Il futuro candidato leghista (Circoscrizioni Nordovest e Centro alle prossime Europee) era approdato alla filiale italiana della banca di Lugano subito dopo il commissariamento disposto dalla Banca d’Italia, che impose il repulisti tra manager e amministratori. I soci di maggioranza, però, non sono mai cambiati: un gruppo di finanzieri legati a Berlusconi da almeno un ventennio. Capitolo chiuso anche quello, ormai. Da circa un anno Borghi ha abbandonato il board della Banca Arner, ma nel frattempo è riuscito a costruirsi la fama dello studioso di economia.

Il suo curriculum accademico, in verità, è piuttosto scarno. Laureato nel 2000, a 30 anni, con una tesi sul trading di Borsa, il crociato lumbard insegna all’Università Cattolica di Milano grazie a un contratto temporaneo di docenza. Le sue materie sono "Economia degli intermediari finanziari" ed "Economia dell’arte". E l’euro che c’entra? Niente. In compenso l’arte è una delle grandi passioni di Borghi che si definisce «collezionista di opere non figurative del dopoguerra». Anche la moglie, Giorgia Fantin condivide lo stesso interesse. I due coniugi fanno coppia fissa anche negli affari. Insieme controllano una società che organizza eventi e conferenze. La signora è ben conosciuta nei salotti milanesi come professionista del "wedding planner", cioè pianifica e organizza cerimonie nuziali.

Il suo sito ci spiega che Giorgia Fantin è una "bon ton specialist", richiestissima in tv e sui giornali come gran maestra di galateo. Borghi, però, di questi tempi fa volentieri a meno dei consigli della consorte. Nei comizi elettorali è ruvido e diretto come si conviene a un lumbard in campagna elettorale. Mario Monti? «È un essere schifoso, pagato per rubare i nostri soldi». Mario Draghi invece si comporta da «collaborazionista» dei tedeschi. Parola dell’ex manager di Deutsche Bank.

A ben guardare, le invettive che infiammano le piazze leghiste non sono poi così diverse da quelle che Antonio Maria Rinaldi riserva all’elettorato di Fratelli d’Italia, tradizionalmente più forte al sud. Un paio di mesi fa, a Fiuggi, al congresso dei transfughi di Alleanza Nazionale, c’era anche lui, Rinaldi che ha tenuto un applaudito discorso contro la moneta unica. Il partito di Giorgia Meloni è l’unico, insieme alla Lega Nord, ad aver sposato in pieno le idee No euro.

Porte aperte, allora, a chi fornisce contributi intellettuali utili alla causa. Il romano Rinaldi, al pari del milanese Borghi, non è un accademico in senso stretto, visto che non fa parte dei ruoli del ministero dell’Istruzione. Può vantare, però, due incarichi di docenza: uno nella capitale, alla Link University l’altro a Pescara, nella stessa università di Bagnai. Quanto basta, insomma, per essere definito professore ed economista, anche se nel suo curriculum non ci sono pubblicazioni scientifiche.

Di certo però Rinaldi ha avuto la possibilità di conoscere la finanza molto da vicino. Ha lavorato all’Eni, alla Consob e suo padre Rodolfo era un banchiere potente, prima al Santo Spirito e poi alla Bnl, come vicepresidente, negli Ottanta e Novanta del secolo scorso. Tra i militanti a tempo pieno della causa no euro c’è anche un altro figlio d’arte. Si chiama Nino Galloni, 60 anni, erede del più volte ministro democristiano Giovanni. Galloni junior, che vanta alcune docenze universitarie, ha lavorato una vita tra enti pubblici (anche l’Inps) e ministeri, compreso il Bilancio ai tempi della prima Repubblica. Il suo impegno contro la moneta unica data addirittura dal 2005, quando scrisse un primo pamphlet contro i misfatti della finanza. Da allora è stato un crescendo di pubblicazioni e interventi. Anche Rinaldi si è mosso per tempo. Nel 2011, in piena crisi del debito pubblico, lo studioso della Link University dava alle stampe il pamphlet "Il fallimento dell’euro" e argomentava la necessità di un ritorno alla lira accompagnato da una svalutazione del 25-30 per cento per ridare fiato alle esportazioni.

È un chiodo fisso quello della svalutazione. Bagnai, Borghi e gli altri sostengono che i vantaggi garantiti dalla nostra vecchia valuta nazionale sarebbero ben superiori ai rischi di importare inflazione. E anche le tensioni sui tassi sarebbero facilmente controllabili. Esattamente il contrario di quanto prevede la grande maggioranza degli economisti. «Ma questa è tutta propaganda del Pude», attaccano i no euro. Il Pude? Sì, il Partito unico dell’euro, la piovra che tutto controlla. E allora per fortuna che a difenderci ci sono loro, i crociati della lira.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -lira.aspx

02/05/2014, 00:45

chi se ne frega di chi sono, basta che usciamo dall'euro con le buone o con le cattive. Se andiamno a vedere i sostenitori dell'euro I VERI MANOVRATORI sono peggio tra messe neri e culti satanici ^_^

02/05/2014, 00:52

ubatuba ha scritto:


Da Alberto Bagnai a Claudio Borghi. Fino a poco tempo fa erano perfetti sconosciuti. 'Economisti' tra cattedre dubbie, società private e #8232;appetiti politici (a destra).
Alberto Bagnai, professore di Politica economica all’università di Pescara, 51 anni, tra i crociati anti Euro..
ROMA (WSI) - Banchieri, burocrati e accademici. E un esercito di politici al loro servizio. Eccolo il nemico. Sono loro i burattinai della moneta unica. Niente paura. Per combatterli è scesa in campo una variegata compagnia di giro. Sempre più spesso li vedete in tv, perché i talk show, dopo averli a lungo snobbati, ora se li contendono. Fanno audience, i crociati No euro.

Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Francesca Donato, Antonio Maria Rinaldi e altri ancora. Un pugno di militanti quanto mai eterogenei per formazione, cultura, esperienze. Tutti, però, condividono il medesimo obiettivo: abbattere il totem dell’euro.

Fino a pochi mesi fa i loro nomi erano sconosciuti al grande pubblico. Adesso invece Bagnai e gli altri fanno comizi in piazza, organizzano seminari di studio tra folle di cittadini plaudenti, imperversano sui social network. E mentre si avvicina la scadenza elettorale, i predicatori No euro moltiplicano le comparsate e le interviste. Diffondono il vangelo del ritorno alla lira.

Pretendono che l’Italia si riprenda la sovranità monetaria svenduta alla Bce dai politici collusi con la grande finanza. E chi se ne importa se la stragrande maggioranza degli economisti li liquida come studentelli arroganti. Tornare indietro, tornare alla lira porterebbe sventure a raffica: iperinflazione, tassi d’interesse alle stelle, debito pubblico fuori controllo. Questo dicono gli accademici, i professori (quasi tutti) delle grandi università.

«Non è vero», va predicando da mesi Bagnai, che dell’eterogenea compagnia dei noeuro è forse quello con il curriculum scientifico più articolato. È lui l’autore del libro che viene considerato una sorta di testo sacro della crociata contro la moneta unica. Il titolo è già un programma politico: "Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa".

Professore di Politica economica all’università di Pescara, 51 anni, Bagnai ormai gira come una trottola. Colleziona interviste. Ha un blog sul "Fatto Quotidiano". Infaticabile su twitter, organizza convegni con il suo centro studi A/simmetrie. L’ultimo, "Un’Europa senza euro", si è svolto il 12 aprile scorso a Roma con interventi, tra gli altri, di Paolo Savona, Giorgio La Malfa, e l’ex commissario Ue, l’olandese Frits Bolkenstein.

Tutti politici e studiosi non proprio assimilabili ai crociati No euro, ma comunque critici su come è stata costruita la moneta unica e sul suo funzionamento. «Stiamo assistendo al suicido economico di un continente», va predicando Bagnai, che descrive l’euro come un progetto studiato dalle élite per favorire se stesse. Parlantina sciolta, oratore infaticabile, il professore di origini toscane combatte la sua battaglia a suon di grafici, tabelle e citazioni, molto spesso di se stesso. Qualche commentatore, già l’anno scorso, ha piazzato l’autore de "Il tramonto dell’euro" nella marea montante del grillismo, ma il diretto interessato ha smentito ogni legame con i Cinque Stelle. «Il referendum e la democrazia diretta sono delle stupidaggini», ha tagliato corto.

Bagnai contende il record delle comparsate televisive a Francesca Donato. Molti la ricorderanno: è la signora bionda che in tailleur d’ordinanza ha più volte patrocinato la causa No euro dal salotto di "Ballarò". Donato, veneta di nascita, siciliana d’adozione (ha sposato l’erede di una famiglia di costruttori dell’isola), non è un’economista ma un’avvocatessa. Sul Web, nel suo sito personale, sostiene di aver maturato il suo impegno no euro dopo «un lungo periodo di studio di testi divulgativi in materia economica e di confronto fra le opinioni più autorevoli».

Quanto basta per lanciare un’associazione col marchio "Eurexit" e per convincere Matteo Salvini a inserirla al numero due nella lista della Lega Nord alle prossime elezioni europee per la circoscrizione insulare (Sicilia e Sardegna). E poco importa se nei mesi scorsi la futura candidata leghista si definiva «borghese» e «di sinistra», partecipando tra l’altro a un convegno organizzato dai marxisti del Movimento popolare di liberazione. In quell’occasione Francesca Donato spiegava che «perfino nella Lega ci può essere qualcuno di sinistra». Già, perfino.

Anche Claudio Borghi, altro sedicente economista in prima linea nella battaglia No euro, ha indossato elmo e armatura lumbard per approdare al partito di Salvini. Da mesi l’ex manager milanese è impegnato nel "Basta euro tour» al fianco del segretario della Lega Nord. L’erede di Umberto Bossi, alla disperata ricerca di visibilità politica, ha fatto della battaglia contro la moneta unica il tema principale, praticamente l’unico, della sua campagna elettorale. La leggenda dell’euro studiato a tavolino da politici e banchieri tedeschi per opprimere le operose genti della Padania fa breccia facilmente tra artigiani e piccoli imprenditori.

E Borghi, autore del manuale "Basta euro. Uscire dall’incubo è possibile", si è prestato con entusiasmo a fare da spalla al capopopolo Salvini. Storia singolare, quella del nuovo crociato lumbard. Fino a qualche anno fa Borghi lavorava per la Deutsche Bank. Sì, proprio quella, proprio il bastione della finanza teutonica, bersaglio della propaganda leghista. Il manager milanese, classe 1970, era un "sales", come si dice in gergo, cioè vendeva prodotti finanziari agli investitori istituzionali.

Tra il 2008 e il 2010 Deutsche Bank ristruttura le sue attività italiane e Borghi cambia mestiere, ma resta nell’ambiente. Nel 2011, per dire, lo troviamo nel consiglio di amministrazione della Banca Arner, sede in Svizzera, filiale a Milano. Arner è un nome noto alle cronache per almeno due motivi: gli stretti rapporti con Silvio Berlusconi e un’indagine della procura di Milano per gravi irregolarità di gestione. Il futuro candidato leghista (Circoscrizioni Nordovest e Centro alle prossime Europee) era approdato alla filiale italiana della banca di Lugano subito dopo il commissariamento disposto dalla Banca d’Italia, che impose il repulisti tra manager e amministratori. I soci di maggioranza, però, non sono mai cambiati: un gruppo di finanzieri legati a Berlusconi da almeno un ventennio. Capitolo chiuso anche quello, ormai. Da circa un anno Borghi ha abbandonato il board della Banca Arner, ma nel frattempo è riuscito a costruirsi la fama dello studioso di economia.

Il suo curriculum accademico, in verità, è piuttosto scarno. Laureato nel 2000, a 30 anni, con una tesi sul trading di Borsa, il crociato lumbard insegna all’Università Cattolica di Milano grazie a un contratto temporaneo di docenza. Le sue materie sono "Economia degli intermediari finanziari" ed "Economia dell’arte". E l’euro che c’entra? Niente. In compenso l’arte è una delle grandi passioni di Borghi che si definisce «collezionista di opere non figurative del dopoguerra». Anche la moglie, Giorgia Fantin condivide lo stesso interesse. I due coniugi fanno coppia fissa anche negli affari. Insieme controllano una società che organizza eventi e conferenze. La signora è ben conosciuta nei salotti milanesi come professionista del "wedding planner", cioè pianifica e organizza cerimonie nuziali.

Il suo sito ci spiega che Giorgia Fantin è una "bon ton specialist", richiestissima in tv e sui giornali come gran maestra di galateo. Borghi, però, di questi tempi fa volentieri a meno dei consigli della consorte. Nei comizi elettorali è ruvido e diretto come si conviene a un lumbard in campagna elettorale. Mario Monti? «È un essere schifoso, pagato per rubare i nostri soldi». Mario Draghi invece si comporta da «collaborazionista» dei tedeschi. Parola dell’ex manager di Deutsche Bank.

A ben guardare, le invettive che infiammano le piazze leghiste non sono poi così diverse da quelle che Antonio Maria Rinaldi riserva all’elettorato di Fratelli d’Italia, tradizionalmente più forte al sud. Un paio di mesi fa, a Fiuggi, al congresso dei transfughi di Alleanza Nazionale, c’era anche lui, Rinaldi che ha tenuto un applaudito discorso contro la moneta unica. Il partito di Giorgia Meloni è l’unico, insieme alla Lega Nord, ad aver sposato in pieno le idee No euro.

Porte aperte, allora, a chi fornisce contributi intellettuali utili alla causa. Il romano Rinaldi, al pari del milanese Borghi, non è un accademico in senso stretto, visto che non fa parte dei ruoli del ministero dell’Istruzione. Può vantare, però, due incarichi di docenza: uno nella capitale, alla Link University l’altro a Pescara, nella stessa università di Bagnai. Quanto basta, insomma, per essere definito professore ed economista, anche se nel suo curriculum non ci sono pubblicazioni scientifiche.

Di certo però Rinaldi ha avuto la possibilità di conoscere la finanza molto da vicino. Ha lavorato all’Eni, alla Consob e suo padre Rodolfo era un banchiere potente, prima al Santo Spirito e poi alla Bnl, come vicepresidente, negli Ottanta e Novanta del secolo scorso. Tra i militanti a tempo pieno della causa no euro c’è anche un altro figlio d’arte. Si chiama Nino Galloni, 60 anni, erede del più volte ministro democristiano Giovanni. Galloni junior, che vanta alcune docenze universitarie, ha lavorato una vita tra enti pubblici (anche l’Inps) e ministeri, compreso il Bilancio ai tempi della prima Repubblica. Il suo impegno contro la moneta unica data addirittura dal 2005, quando scrisse un primo pamphlet contro i misfatti della finanza. Da allora è stato un crescendo di pubblicazioni e interventi. Anche Rinaldi si è mosso per tempo. Nel 2011, in piena crisi del debito pubblico, lo studioso della Link University dava alle stampe il pamphlet "Il fallimento dell’euro" e argomentava la necessità di un ritorno alla lira accompagnato da una svalutazione del 25-30 per cento per ridare fiato alle esportazioni.

È un chiodo fisso quello della svalutazione. Bagnai, Borghi e gli altri sostengono che i vantaggi garantiti dalla nostra vecchia valuta nazionale sarebbero ben superiori ai rischi di importare inflazione. E anche le tensioni sui tassi sarebbero facilmente controllabili. Esattamente il contrario di quanto prevede la grande maggioranza degli economisti. «Ma questa è tutta propaganda del Pude», attaccano i no euro. Il Pude? Sì, il Partito unico dell’euro, la piovra che tutto controlla. E allora per fortuna che a difenderci ci sono loro, i crociati della lira.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -lira.aspx


Prendo in prestito un commento trovato in fondo all'articolo originale..... [:D]

Questa fogna di articolo non poteva che arrivare dall'Espresso o da Repubblica.

Nel denigrare chi si oppone allo strapotere finanziario-monetario incarnato dall'euro, dimenticano che le posizioni di Bagnai, Borghi, Rinaldi, Savona etc. sono da anni predicate "solo" da quattro Premi Nobel per l'economia !

Questo la dice lunga sulla buona fede degli euristi !!

02/05/2014, 16:47

gli euristi pur di raggiungere il loro scopo,non fanno altro che predicare il terrore,nell'eventuale uscita dal regime dell'euro,senza dare spiegazioni plausibili......[;)]

02/05/2014, 18:46

Questo video era stato già postato ma, repetita iuvant....

Se ascoltate questa intervista in video, vi renderete conto della mostruosità del progetto che ha demolito l’Italia (industriale) a partire dalla fine degli anni ’80.

In sintesi (poi voi potete vedervi il video), l’Italia voleva cambiare la sua economia in meglio, affinché fosse più competitiva e meno dipendente dall’Europa. Poi la Germania si è riunita, e Kohl fece un accordo con Mitterand. La Francia avrebbe appoggiato l’unificazione tedesca, ma in cambio la Germania avrebbe dovuto rinunciare al marco.

La Germania accettò, ma come contropartita ulteriore chiese alla Francia un progetto di deindustrializzazione dell’Italia, poiché se l’Italia si fosse mantenuta forte dal punto di vista produttivo-industriale, l’accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto lettera morta e la Germania avrebbe pagato pesantemente sia la rinuncia al marco che la sua riunificazione.

Da qui la svendita dei nostri gioielli alla fine degli anni ’80, sotto una duplice pressione: esterna (l’abbiamo letta) e interna, di quegli affaristi cioè che con la privatizzazione a prezzi di saldo avrebbero fatto un bel po’ di grassi affari alle spalle della collettività.

Beh, che dire? Il funzionario ha confermato di fatto quanto già fu dichiarato da Visco e Prodi. Ci hanno letteralmente fregato e continuano a fotterci. Se ascoltate questa intervista in video, vi renderete conto della mostruosità del progetto che ha demolito l’Italia (industriale) a partire dalla fine degli anni ’80.


[BBvideo] t_ssGy0LXo0 [/BBvideo]

http://www.criticalibera.it/il-video-te ... lia-15714/
Ultima modifica di jean il 02/05/2014, 19:28, modificato 1 volta in totale.

11/07/2014, 10:20

VIA DALL'EURO O L'ITALIA E' DEFUNTA

CROLLO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE A MAGGIO:
-1,8% (ISTAT) LA RECESSIONE SI AGGRAVA


giovedì 10 luglio 2014

Giu' la produzione industriale a maggio. L'Istat rileva che l'indice destagionalizzato e' diminuito dell'1,2% rispetto ad aprile, mentre nella media del trimestre marzo-maggio la produzione e' diminuita dello 0,4% rispetto a quello precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a maggio 2014 l'indice e' diminuito dell'1,8% su base annua (21 giorni lavorativi contro i 22 di maggio 2013). Solo nella media dei primi cinque mesi dell'anno la produzione e' aumentata dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A maggio l'indice destagionalizzato presenta una sola variazione congiunturale positiva nel comparto dell'energia (+0,8%); variazioni negative segnano invece i beni strumentali (-1,7%), i beni intermedi e i beni di consumo (entrambi -1,5%).

Su base annua il calo e' di 1,8 punti percentuali. Male comparti elettrico, elettronico e ottico Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a maggio 2014, un solo aumento tendenziale, per i beni intermedi (+0,5%); diminuiscono invece i beni strumentali (-3,9%), energia (-2,0%) e beni di consumo (-1,7%). I comparti che registrano una crescita tendenziale sono quelli dell'attivita' estrattiva (+3,7%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+2,9%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,2%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-6,5%), delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (-4,6%) e della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-3,9%).

11/07/2014, 12:51

Barbard: "Se Galan deve andare in galera,
allora Prodi deve andare in Siberia" [:D]


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=rUM3khP-uJo[/BBvideo]

19/08/2014, 12:59

Immagine

28/08/2014, 19:37

Immagine

03/09/2014, 11:29

[b][b]«E’ un fatto incontrovertibile – scrive Pritchard sul “Telegraph”, che il disastro che dura da 14 anni in Italia coincide con l’adesione all’Uem», l’unione monetaria europea.[/b][/b] L’Italia è in depressione da quasi sei anni. Ci vogliono errori di politica economica madornali per realizzare un tale risultato, in una economia moderna». Basti pensare che l’Italia non aveva subito niente di simile neppure durante la Grande Depressione. L’Italia deve badare a se stessa», conclude Pritchard. «Si può riprendere solo se si libera dalla trappola Uem, riprende il controllo dei suoi strumenti di politica economica e ridenomina i suoi debiti in lire, con controlli dei capitali fino a quando le acque si calmano”

http://www.libreidee.org/2014/08/pritch ... e-aspetti/

03/09/2014, 12:21

ubatuba ha scritto:

gli euristi pur di raggiungere il loro scopo,non fanno altro che predicare il terrore,nell'eventuale uscita dal regime dell'euro,senza dare spiegazioni plausibili......[;)]



Il problema è che la gente gli crede!


Questo unicamente perchè l' Unione Europea ha i suoi spot e i suoi difensori in televisione,

mentre i Premi Nobel che si sono espressi contro li puoi trovare su internet ma in televisione non li vedi mai!
Rispondi al messaggio