22/03/2014, 19:04
Angel_ ha scritto:Meryddin ha scritto:
Riguardo al cercare la Verità o averla Rivelata la questione anche qui è meno semplice di quello che sembra. Non mi ricordo chi lo diceva ma esistono entrambe le polarità, utilizziamo la metafora dell'acqua e del fuoco. Il fuoco va sempre verso l'alto, è la rappresentazione dello yogi (per fare un esempio) che attraverso la disciplina, il controllo di sè ed il rigore si innalza bruciando il proprio materiale grezzo e si eleva. L'acqua va sempre verso il basso, ed è la rappresentazione del monaco (ad esempio) che si rende vuoto e permette alla Verità di entrare in lui e di possederlo. Nel Sufismo si afferma che il derviscio cerca Dio e contemporaneamente Dio cerca il derviscio. Si usa infatti la metafora degli amanti, ed il momento del risveglio è un incontro tra due elementi che si sono cercati dal principio e che infine si riuniscono per diventare una sola cosa. A me questa visione piace. La sento vera, ma ovviamente è un fatto personale.
Come visione è bellissima e vorrei che fosse vera...
Inserisco un bel video, anche Osho parlò dei Sufi dicendo:"Il Sufi a volte danza, ma, mentre danza, al centro rimane assolutamente immobile -- il centro del ciclone.
La danza è il ciclone, tutto il suo corpo è in movimento, è fluido, dinamico, ma al centro la coscienza osserva in silenzio, indisturbata e senza distrazioni. Esteriormente si può solo imparare l'esercizio.
Esteriormente non si conoscerà mai quello che accade dentro al danzatore. E la vera storia è tutta interiore."
Osho, The Perfect Master, Vol.2
Notare il ritmo musicale ripetuto, quasi ossessivo che richiama le danze sciamaniche...una pratica per tenere occupata la mente in una continua routine...oserei definirla meditazione attiva...
22/03/2014, 19:10
rew63 ha scritto:
Anni fa una mia amica mi diede uno scritto che parlava del sufismo,in particolare quello praticato in kazakistan.
Piu leggevo,piu mi rendevo conto che con il corano aveva poco da spartire,
d'altronde in uno la "verità è rivelata" nell'altro la "verità và cercata"
Su youtube cìè un video di sufi kazaki,che non ricevono complimenti anzi
https://www.youtube.com/watch?v=h5xLf50zgUg
22/03/2014, 23:23
Ibn Arabi
Vita e opere. Ibn Arabi (Murcia 1164 - Damasco 1240), mistico e filosofo di particolare originalità per il modo di integrare, in un quadro metafisico, istanze esoteriche ed esegesi coranica, teosofia sciita e teologia del Kalam, pensiero neoplatonico e arabo, misticismo sufi. Nella sua formazione giovanile riceve l’influenza della scuola andalusa e della scuola neoplatonica di Almería, e incontra personalmente Averroè, all’età di diciassette anni. Inizialmente prende parte all’attività politica come segretario del governo di Sevilla ma, in seguito, si dedica prevalentemente alla vita spirituale, viaggiando nell’Africa del Nord e in Oriente. Della sua ampia produzione ricordiamo: il Commento delle perle della sapienza, le Rivelazioni di Medina, le Illuminazioni di Mossul, il Libro delle rivelazioni meccane, L’epistola delle luci, il Libro della politica divina, il Libro del tesoro degli amanti, il Libro del regalo del viaggio mistico, il Libro della estinzione nella contemplazione.
La metafisica. In ambito metafisico, Ibn Arabi accoglie la distinzione tra essere possibile ed Essere Necessario operata dai filosofi ellenizzanti, a cominciare da al-Farabi, e la approfondisce ancor più in senso platonico, pur discostandosi da alcuni elementi dottrinali ed elaborando una teoria nuovamente articolata. L’Essere Necessario, Dio, è Verità e Luce ma, al contempo, abisso insondabile e inconoscibile. L’essere possibile è penombra, l’essere impossibile oscurità. La Luce è il centro del cosmo, da cui irradiano gli esseri possibili che, in tal modo, divengono esistenti. La creazione divina definisce i limiti del cosmo: al di là della circonferenza, data dal termine del Suo raggio di azione, vi è il nulla. Tuttavia, ciò non esclude la possibilità di una sua moltiplicazione infinita. Anche gli esseri possibili hanno una potenzialità creativa, che si esprime nella forma di una irradiazione che definisce, anch’essa, una circonferenza. L’insieme degli esseri possibili rappresenta l’espressione della Essenza Divina a differenti livelli. Nell’ambito della gerarchia metafisica, che vede il manifestarsi di Dio attraverso forme diverse, Ibn Arabi interpreta la dottrina islamica dei 99 Nomi Divini. Ogni aspetto dell’universo fenomenico è l’espressione di un particolare nome; i nomi di Dio, dunque, acquistano il loro senso pienamente attuale solo nel mondo creaturale. Da un punto di vista cosmologico, un grado importante della teofania è rappresentato dal Sublime Intermediario, in cui i possibili sono contenuti in modo semplice e indifferenziato: grazie al mandato esistenziale dato dall’Essere Necessario essi acquisiscono esistenza particolare e concreta. In tal modo, la diretta dipendenza della infinita molteplicità degli esseri possibili da Dio, conduce a negare il principio neoplatonico, accolto dagli arabi, secondo cui dall’Uno proviene una unità. Ugualmente il filosofo nega la necessità dell’azione divina.
L’antropologia. Tra le creature, l’uomo riveste un ruolo di importanza speciale in quanto sintesi completa dell’universo e immagine divina. Egli compendia, infatti, tutti i nomi divini e gli aspetti del cosmo. I quattro elementi e i quattro venti (dalle quattro principali direzioni) corrispondono in lui ai quattro umori e alle quattro facoltà fisiologiche (suzione, ritenzione, digestione, espulsione); i quattro tipi di acqua (salata, dolce, putrida e amara) al liquido degli occhi, della bocca, del naso e delle orecchie; i sette livelli della terra ai sette livelli del corpo (pelle, grasso, carne, vene, nervi, muscoli e ossa); le piante ai capelli e alle unghie; gli animali e i diavoli ai vizi; gli angeli alle virtù. Corrispondenze sono trovate anche con i mondi superiori. I rapporti tra anima e corpo non sono pensati in termini di opposizione ma, al contrario, di reciproco sostegno: l’esterno protegge l’interno e l’interno protegge l’esterno. L’immagine divina è la parte più interna dell’uomo. Con questa egli svolge il compito di reggente divino del mondo.
La gnoseologia. Al pari del tema metafisico, anche il problema della conoscenza si presenta in Ibn Arabi in maniera complessa, e si articola principalmente nel rapporto tra conoscenza umana e divina, e nelle differenti possibilità di attingere la verità date all’uomo. La conoscenza umana ha nella percezione del mondo sensibile un punto di partenza fondamentale, capace di condurre ai segreti divini. Occhi, orecchie, naso, lingua e mani lavorano per i cinque sensi esterni del corpo e conducono le informazioni al senso comune; da qui sono trasmesse alla memoria, dunque al pensiero, infine all’intelletto. Attraverso un processo induttivo, sceverando le caratteristiche non comuni da un insieme di individui percepiti singolarmente, l’uomo raggiunge dunque gli intelligibili universali, che hanno lo statuto di realtà. L’universale, a questo livello di conoscenza, conserva comunque una forte caratteristica di differenziazione. Ad un ulteriore grado di conoscenza, invece, si comprendono i generi sommi, realtà delle realtà, universali degli universali, che costituiscono una conoscenza più indifferenziata, più unitaria, più profonda e più vera. Queste sono le caratteristiche della conoscenza divina, che anche l’uomo raggiunge a partire dalla percezione dei particolari, mentre Dio, al contrario, conosce i particolari tramite un sapere universale e indifferenziato. Attraverso l’analogia con ciò che è percepito sensibilmente, l’uomo può acquisire notizia anche di ciò che non esiste sensibilmente. Vi è poi, per lui, un’ulteriore possibilità gnoseologica, rappresentata dal processo di autoconoscenza. Poiché Dio gli ha donato tutti gli aspetti del cosmo e di se stesso, è possibile che egli raggiunga questi aspetti mediante la riflessione su di sé. Tuttavia, anche questo sapere si differenzia, cioè acquista determinazione, attraverso la conoscenza delle esistenze particolari dell’universo fenomenico. Al di là degli aspetti legati al mondo della corruzione, si colloca per l’uomo-immagine di Dio la possibilità di vedere la realtà essenziale attraverso l’occhio che è il centro profondo del suo essere, l’occhio del cuore. Si tratta qui della conoscenza mistica, che si risolve nell’abbandono di tutte le caratteristiche proprie e distintive dell’essere conoscente e dell’essere conosciuto, per far posto all’unica Verità che attraversa tutto il cosmo e che è Dio. Ibn Arabi critica coloro che interpretano questo processo come unificazione (ittihad) o unione, perché ciò implicherebbe l’ammissione di due essenze distinte. Mantenendosi fedele all’ortodossia islamica, che professa il Tawhid (l’unità di Dio), egli ritiene che Egli solo è essenza; pertanto questo tipo di conoscenza è dato da un riconoscersi in questa essenza, eliminando tutte le caratteristiche di differenziazione. Qualunque tipo di conoscenza essenziale, cioè non legata al sensibile, si risolve dunque nell’autoconoscersi di Dio attraverso ciò che è altro da sé, attraverso la sua creatura. Questo rapporto di conoscenza ha lo statuto di una relazione amorosa.(PT)
Fonte:http://www3.unisi.it/ricerca/prog/fil-med-online/autori/htm/ibn_arabi.htm
Quando realizzerai il mistero dell‘Unione con il Divino,
saprai che non sei altro che Dio
e che sei sempre stato e sempre sarai
oltre ogni tempo e luogo.
E allora comprenderai che tutte le tue azioni
sono le Sue azioni, e la tua essenza è la Sua essenza,
e tutti i tuoi attributi appartengono a Lui.
L‘anima che comprende ciò, non vede
Dio attraverso se stesso, ma attraverso Dio,
così che non è l‘anima che ama Dio,
ma Dio che ama se stesso.
L‘anima vede Dio in tutti gli esseri,
ma solo perché è Dio che sta guardando.
E l‘Innamorato è l‘Amato, Colui che cerca
è Colui che è cercato.
- Ibn‘ Arabi
23/03/2014, 16:32
rew63 ha scritto:shighella ha scritto:
Il libro lo trovo in rete oppure in cartaceo?
Grazie ragazzi!
Non penso sia in rete,sicuramente puoi comprarlo, indirizzo:
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/ ... sciuto.php
23/03/2014, 16:48
Meryddin ha scritto:
Riguardo al cercare la Verità o averla Rivelata la questione anche qui è meno semplice di quello che sembra. Non mi ricordo chi lo diceva ma esistono entrambe le polarità, utilizziamo la metafora dell'acqua e del fuoco. Il fuoco va sempre verso l'alto, è la rappresentazione dello yogi (per fare un esempio) che attraverso la disciplina, il controllo di sè ed il rigore si innalza bruciando il proprio materiale grezzo e si eleva. L'acqua va sempre verso il basso, ed è la rappresentazione del monaco (ad esempio) che si rende vuoto e permette alla Verità di entrare in lui e di possederlo. Nel Sufismo si afferma che il derviscio cerca Dio e contemporaneamente Dio cerca il derviscio. Si usa infatti la metafora degli amanti, ed il momento del risveglio è un incontro tra due elementi che si sono cercati dal principio e che infine si riuniscono per diventare una sola cosa. A me questa visione piace. La sento vera, ma ovviamente è un fatto personale.
23/03/2014, 18:52
grazie anche a te per il link, purtroppo dovrei iscrivermi al sito per scaricare il libro
23/03/2014, 19:24
shighella ha scritto:Meryddin ha scritto:
Riguardo al cercare la Verità o averla Rivelata la questione anche qui è meno semplice di quello che sembra. Non mi ricordo chi lo diceva ma esistono entrambe le polarità, utilizziamo la metafora dell'acqua e del fuoco. Il fuoco va sempre verso l'alto, è la rappresentazione dello yogi (per fare un esempio) che attraverso la disciplina, il controllo di sè ed il rigore si innalza bruciando il proprio materiale grezzo e si eleva. L'acqua va sempre verso il basso, ed è la rappresentazione del monaco (ad esempio) che si rende vuoto e permette alla Verità di entrare in lui e di possederlo. Nel Sufismo si afferma che il derviscio cerca Dio e contemporaneamente Dio cerca il derviscio. Si usa infatti la metafora degli amanti, ed il momento del risveglio è un incontro tra due elementi che si sono cercati dal principio e che infine si riuniscono per diventare una sola cosa. A me questa visione piace. La sento vera, ma ovviamente è un fatto personale.
Più che una vera e propria ricerca di Dio la mia è curiosità derivata dal riconoscersi in pensieri e azioni "dettate" da determinate filosofie vicine al misticismo(e non)...poi se Dio si facesse trovare e dovesse scoppiare l'amore che ben venga!![]()
Personalmente non riesco a concepire la personificazione di un dio padre/padrone creatore di tutte le cose, per cui la concezione sufi, per quel poco che inizio a conoscere grazie a voi,, mi sembra molto più vicina al mio pensiero che non quella delle altre religioni abramitiche.
Grazie Meriddyn,
23/03/2014, 19:46
Angel_ ha scritto:Ibn Arabi
Vita e opere. Ibn Arabi (Murcia 1164 - Damasco 1240), mistico e filosofo di particolare originalità per il modo di integrare, in un quadro metafisico, istanze esoteriche ed esegesi coranica, teosofia sciita e teologia del Kalam, pensiero neoplatonico e arabo, misticismo sufi. Nella sua formazione giovanile riceve l’influenza della scuola andalusa e della scuola neoplatonica di Almería, e incontra personalmente Averroè, all’età di diciassette anni. Inizialmente prende parte all’attività politica come segretario del governo di Sevilla ma, in seguito, si dedica prevalentemente alla vita spirituale, viaggiando nell’Africa del Nord e in Oriente. Della sua ampia produzione ricordiamo: il Commento delle perle della sapienza, le Rivelazioni di Medina, le Illuminazioni di Mossul, il Libro delle rivelazioni meccane, L’epistola delle luci, il Libro della politica divina, il Libro del tesoro degli amanti, il Libro del regalo del viaggio mistico, il Libro della estinzione nella contemplazione.
La metafisica. In ambito metafisico, Ibn Arabi accoglie la distinzione tra essere possibile ed Essere Necessario operata dai filosofi ellenizzanti, a cominciare da al-Farabi, e la approfondisce ancor più in senso platonico, pur discostandosi da alcuni elementi dottrinali ed elaborando una teoria nuovamente articolata. L’Essere Necessario, Dio, è Verità e Luce ma, al contempo, abisso insondabile e inconoscibile. L’essere possibile è penombra, l’essere impossibile oscurità. La Luce è il centro del cosmo, da cui irradiano gli esseri possibili che, in tal modo, divengono esistenti. La creazione divina definisce i limiti del cosmo: al di là della circonferenza, data dal termine del Suo raggio di azione, vi è il nulla. Tuttavia, ciò non esclude la possibilità di una sua moltiplicazione infinita. Anche gli esseri possibili hanno una potenzialità creativa, che si esprime nella forma di una irradiazione che definisce, anch’essa, una circonferenza. L’insieme degli esseri possibili rappresenta l’espressione della Essenza Divina a differenti livelli. Nell’ambito della gerarchia metafisica, che vede il manifestarsi di Dio attraverso forme diverse, Ibn Arabi interpreta la dottrina islamica dei 99 Nomi Divini. Ogni aspetto dell’universo fenomenico è l’espressione di un particolare nome; i nomi di Dio, dunque, acquistano il loro senso pienamente attuale solo nel mondo creaturale. Da un punto di vista cosmologico, un grado importante della teofania è rappresentato dal Sublime Intermediario, in cui i possibili sono contenuti in modo semplice e indifferenziato: grazie al mandato esistenziale dato dall’Essere Necessario essi acquisiscono esistenza particolare e concreta. In tal modo, la diretta dipendenza della infinita molteplicità degli esseri possibili da Dio, conduce a negare il principio neoplatonico, accolto dagli arabi, secondo cui dall’Uno proviene una unità. Ugualmente il filosofo nega la necessità dell’azione divina.
L’antropologia. Tra le creature, l’uomo riveste un ruolo di importanza speciale in quanto sintesi completa dell’universo e immagine divina. Egli compendia, infatti, tutti i nomi divini e gli aspetti del cosmo. I quattro elementi e i quattro venti (dalle quattro principali direzioni) corrispondono in lui ai quattro umori e alle quattro facoltà fisiologiche (suzione, ritenzione, digestione, espulsione); i quattro tipi di acqua (salata, dolce, putrida e amara) al liquido degli occhi, della bocca, del naso e delle orecchie; i sette livelli della terra ai sette livelli del corpo (pelle, grasso, carne, vene, nervi, muscoli e ossa); le piante ai capelli e alle unghie; gli animali e i diavoli ai vizi; gli angeli alle virtù. Corrispondenze sono trovate anche con i mondi superiori. I rapporti tra anima e corpo non sono pensati in termini di opposizione ma, al contrario, di reciproco sostegno: l’esterno protegge l’interno e l’interno protegge l’esterno. L’immagine divina è la parte più interna dell’uomo. Con questa egli svolge il compito di reggente divino del mondo.
La gnoseologia. Al pari del tema metafisico, anche il problema della conoscenza si presenta in Ibn Arabi in maniera complessa, e si articola principalmente nel rapporto tra conoscenza umana e divina, e nelle differenti possibilità di attingere la verità date all’uomo. La conoscenza umana ha nella percezione del mondo sensibile un punto di partenza fondamentale, capace di condurre ai segreti divini. Occhi, orecchie, naso, lingua e mani lavorano per i cinque sensi esterni del corpo e conducono le informazioni al senso comune; da qui sono trasmesse alla memoria, dunque al pensiero, infine all’intelletto. Attraverso un processo induttivo, sceverando le caratteristiche non comuni da un insieme di individui percepiti singolarmente, l’uomo raggiunge dunque gli intelligibili universali, che hanno lo statuto di realtà. L’universale, a questo livello di conoscenza, conserva comunque una forte caratteristica di differenziazione. Ad un ulteriore grado di conoscenza, invece, si comprendono i generi sommi, realtà delle realtà, universali degli universali, che costituiscono una conoscenza più indifferenziata, più unitaria, più profonda e più vera. Queste sono le caratteristiche della conoscenza divina, che anche l’uomo raggiunge a partire dalla percezione dei particolari, mentre Dio, al contrario, conosce i particolari tramite un sapere universale e indifferenziato. Attraverso l’analogia con ciò che è percepito sensibilmente, l’uomo può acquisire notizia anche di ciò che non esiste sensibilmente. Vi è poi, per lui, un’ulteriore possibilità gnoseologica, rappresentata dal processo di autoconoscenza. Poiché Dio gli ha donato tutti gli aspetti del cosmo e di se stesso, è possibile che egli raggiunga questi aspetti mediante la riflessione su di sé. Tuttavia, anche questo sapere si differenzia, cioè acquista determinazione, attraverso la conoscenza delle esistenze particolari dell’universo fenomenico. Al di là degli aspetti legati al mondo della corruzione, si colloca per l’uomo-immagine di Dio la possibilità di vedere la realtà essenziale attraverso l’occhio che è il centro profondo del suo essere, l’occhio del cuore. Si tratta qui della conoscenza mistica, che si risolve nell’abbandono di tutte le caratteristiche proprie e distintive dell’essere conoscente e dell’essere conosciuto, per far posto all’unica Verità che attraversa tutto il cosmo e che è Dio. Ibn Arabi critica coloro che interpretano questo processo come unificazione (ittihad) o unione, perché ciò implicherebbe l’ammissione di due essenze distinte. Mantenendosi fedele all’ortodossia islamica, che professa il Tawhid (l’unità di Dio), egli ritiene che Egli solo è essenza; pertanto questo tipo di conoscenza è dato da un riconoscersi in questa essenza, eliminando tutte le caratteristiche di differenziazione. Qualunque tipo di conoscenza essenziale, cioè non legata al sensibile, si risolve dunque nell’autoconoscersi di Dio attraverso ciò che è altro da sé, attraverso la sua creatura. Questo rapporto di conoscenza ha lo statuto di una relazione amorosa.(PT)
Fonte:http://www3.unisi.it/ricerca/prog/fil-med-online/autori/htm/ibn_arabi.htmQuando realizzerai il mistero dell‘Unione con il Divino,
saprai che non sei altro che Dio
e che sei sempre stato e sempre sarai
oltre ogni tempo e luogo.
E allora comprenderai che tutte le tue azioni
sono le Sue azioni, e la tua essenza è la Sua essenza,
e tutti i tuoi attributi appartengono a Lui.
L‘anima che comprende ciò, non vede
Dio attraverso se stesso, ma attraverso Dio,
così che non è l‘anima che ama Dio,
ma Dio che ama se stesso.
L‘anima vede Dio in tutti gli esseri,
ma solo perché è Dio che sta guardando.
E l‘Innamorato è l‘Amato, Colui che cerca
è Colui che è cercato.
- Ibn‘ Arabi
23/03/2014, 21:27
mauro ha scritto:
cara Shighella,
grazie anche a te per il link, purtroppo dovrei iscrivermi al sito per scaricare il libro
assolutamente no!
dal link che ho segnalato a destra nella pagina del pdf dove vedi grigio, scendi con la freccia del mouse finchè compaiono delle icone, clicca su quella che rappresenta un floppydisc e..fatto.
fammi sapere
ciao
mauro
23/03/2014, 22:14
23/03/2014, 23:50
Meryddin ha scritto:
Ibn Arabi è IMMENSO! Quasi il Sufi per eccellenza. I suoi scritti hanno una profondità impressionante. Spazia dalla Filosofia alla Mistica alla Poesia, alla Logica. Un uomo incredibile.
Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni forma: per le gazzelle è un pascolo, ed è convento ai monaci cristiani; Si fa tempio per gli idoli, e Ka'ba ai pellegrini; tavola di Torà, e libro del Corano. Seguo la religione dell'amore: in qualunque regione mi conducano i cammelli d'amore, là si trovano la mia credenza e la mia religione. (XI, ss. 13-15; 2008)
Ibn Arabi
Non legarti esclusivamente a un solo credo, così da non avere fede in nient'altro, altrimenti perderai un gran bene, e peggio, mancherai di riconoscere la verità. Dio, l'onnipresente e onnipotente, non può essere limitato a nessun credo, poiché dice: «Dovunque tu guardi, c'è il volto di al-Lah» (Corano, 2, 109).
Ognuno loda ciò in cui crede; il suo Dio è la sua creatura, e nel lodarlo egli loda se stesso. Di conseguenza, egli biasima le credenze degli altri, cosa che non farebbe se fosse giusto; ma questa sua antipatia è basata sull'ignoranza.
Ibn Arabi
24/03/2014, 13:02
24/03/2014, 13:06
25/03/2014, 00:20
Meryddin ha scritto:
Un sentimento simile lo esprime anche Jalal Ud-Din Rumi (che tra l'altro è il fondatore dei Dervisci Roteanti e della scuola Mewlevi) in una delle sue meravigliose poesie:
27/03/2014, 17:43