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MessaggioInviato: 18/09/2012, 01:29 
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superza ha scritto:
Per quanto riguarda l'idea del creatore che esternamente lancia i dadi per vedere cosa succede, è interessante riportare il parere di Bruce Lipton biologo "alternativo":
In breve l'entità proiettante non ha strumenti ma solo coscienza, gli mancano occhi naso orecchie e magari altri sensi che nemmeno ci sovvengono e avremo in un futuro: quindi proietta la sua coscienza sulla materia con il desiderio innato di forme sempre più complicate, ognuna avente livelli di consapevolezza superiori: le particelle atomiche, gli atomi, le stelle primordiali, le supernove e quindi poi i composti chimici, i pianeti solidi e le biosfere con gli organismi biologici e i sensi: anche saltando uno solo dei passaggi precedenti la nostra vita non potrebbe esistere, sono organizzazioni sequenziali ognuna indispensabile per il salto quantico successivo! In pratica la nostra evoluzione, permette all'entità cosciente globale al di fuori dello spazio tempo di avere il feedback necessario, tramite il nostro apprendimento coscienziale, per capire se stesso. Che corrisponde in ultimo, anche ad ognuno di noi di arrivare a quello che le religioni chiamano "Dio" o in altre parole a comprendere in piena consapevolezza cosa sia la nostra coscienza.


Figo...... bisognerà approfondire le tesi di Bruce Lipton.



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MessaggioInviato: 18/09/2012, 11:56 
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MaxpoweR ha scritto:
Non capisco perchè si parli di consapevolezza e vantaggio?


Consapevolezza perchè altrimenti non evolvevi e nemmeno facevi pensieri.
Il discorso dell'evoluzione casuale è escluso per via matematica visto che si parla di una possibilità su dieci alla 500 per la singola specie esistente, quindi deve esserci un intelligenza che proietta "coscienza" sulla materia, ma se si proietta sulla materia lo deve fare indistintamente essa sia una particella elementare o una forma di vita complessa.
Il vantaggio invece va visto come ovvio, evolvere avvicina allo scopo (quello descritto quando riportavo le idee di Bruce Lipton ovvero partecipazione al processo di conoscenza)

Cita:
MaxpoweR ha scritto:
Da cosa la si deduce? Chi ci dice che questa è l'unica realtà e ciò che osserviamo\siamo sia l'unica via? La migliore la più efficiente e non una delle tante generatesi casualmente? X_X viene il mal di testa è difficile perfino spiegare quello che vorrei dire hhaahahah


La migliore e la più efficiente lo sarà alla fine, perchè anche se è un processo intelligente che avviene per permutazioni quantiche l'evoluzione, di certo non si arresta alla nostra "forma" migliorerà.

Passando al caso invece non c'è niente di evoluto che può essersi sviluppato casualmente, le possibilità matematiche lo escludono.

Il caso è solo ciò che non riusciamo (ancora) a spiegare!
Saluti!


Ultima modifica di superza il 18/09/2012, 12:02, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/10/2012, 10:26 
EVOLUZIONE OD INVOLUZIONE

Articolo di Giovanni Balducci
Fonte: http://www.centrostudilaruna.it/evoluzi ... zione.html

Secondo le dottrine esoteriche indù, jainiste e buddhiste, la presente umanità si troverebbe da più di seimila anni in un’“età oscura’’, il cosiddetto Kali Yuga. Secondo tali dottrine tradizionali, il cammino dell’uomo sarebbe involutivo ed avverrebbe attraverso un percorso di tipo circolare, a differenza di quanto presupposto dalle teorie darwiniane, che invece presentano un processo evolutivo lineare. Traccia di questa divisione del tempo in ere cicliche è possibile rinvenirla in Occidente nello schema proposto da Esiodo, relativo alla cosiddetta teoria delle Quattro Età: età dell’oro, età dell’argento, del bronzo e del ferro.
Il fatto è che lo sviluppo di ogni manifestazione implica necessariamente un allontanamento sempre maggiore dal principio da cui essa procede: partendo dal punto più alto, essa tende per forza di cose al basso. Questa caduta consisterebbe in una materializzazione progressiva della manifestazione cosmica, la quale si allontanerebbe sempre più dal suo principio puramente spirituale. Bisogna considerare a tal proposito due tendenze opposte, discendente l’una, e l’altra ascendente, o meglio, l’una centrifuga e l’altra centripeta; una fase di allontanamento dal principio ed un’altra di ritorno al principio. E’ facile riscontrare come un tale senso discendente, dal superiore verso l’inferiore, sia agli antipodi dell’idea di ‘’progresso’’ quale è intesa dai moderni. Del resto, l’idea di progresso come di ciò che è inscritto nella “natura delle cose”, come asseriva il filosofo tedesco Hans Jonas, nasce soltanto nell’epoca moderna e di preciso quando la tecnica si presenta quale causa necessaria e vincolante per permetter all’umanità di effettuare passi più grandi e importanti.
«L’evoluzionismo è il prodotto di superstizioni moderne» ebbe ad asserire quel grande filosofo ed esoterista che è stato René Guénon, a cui faceva eco in Italia la magistrale opera del barone Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno. In questo libro, l’autore siculo-romano ripercorre la storia dell’umanità sottolineandone la continua involuzione spirituale. Riprendendo la tradizionale concezione delle Quattro Età, comune a tutti i popoli indeuropei, delinea le vicende che hanno portato la razza umana da una esistenza divina ad una mera sopravvivenza materiale: «Il nostro punto di partenza non sarà la teoria moderna dell’evoluzione bensì la teoria tradizionale dell’involuzione» (1), avrà a dire, con il solito piglio aristocratico.
Tali Età, infatti, non coinciderebbero con le “magnifiche sorti e progressive’’, tanto decantate dai positivisti, ma sarebbero, altresì, tappe involutive e degenerescenti di un lungo cammino discensionale. Già il de Maistre si era fatto portavoce della tesi secondo cui lo stato primordiale dell’umanità non sarebbe stato quello di una brutalità semi-ferina, ma anzi, che l’uomo avrebbe goduto di una condizione numinosa, supernaturale, per cui il cosiddetto “uomo primitivo’’, sarebbe essenzialmente «il discendente di un uomo staccatosi dal grande albero della civiltà in seguito ad una prevaricazione che non si può ripetere» (2). Da una siffatta idea alla concezione cristiana del “peccato originale”, il passo è breve.
Similmente, la tradizione tibetana, ad esempio, indica nello yeti un uomo decaduto a causa di una non ben specificata prevaricazione; nel Venezuela è diffusa, altresì, una credenza che vuole che le scimmie siano la gente di un mondo precedente a questo. L’antichissima Popol Vuh, testo sacro dei Quiché‚ popolazione india di stirpe maya, oggi stanziata nel sud ovest del Guatemala, afferma che siano le scimmie a derivare da una razza remota di uomini e non il contrario. Non solo, anche il testo tibetano Le stanze di Dzyan, di cui l’originale, si narra, sarebbe custodito nella mitica città di Shambhala, fa riferimento a tale ascendenza. In sostanza, la scimmia viene presentata come un ramo imbastardito nell’evoluzione della razza umana.
In tempi recenti, il biologo Giuseppe Sermonti ha evidenziato come i fossili di ominidi, molto vicini all’uomo, risalgano a oltre cinque milioni di anni fa, mentre i fossili di scimmia risalgano ad appena alcune centinaia di migliaia di anni. Questo ci fa dedurre che le scimmie, appartenendo alla specie più recente, non possono aver dato origine ad una specie più antica. Ciò, tuttavia, andrebbe inserito nel più ampio contesto dalle tradizionali Quattro Ere cosmiche del Satya Yuga, del Treta Yuga, del Dwapara Yuga e del Kali Yuga, a loro volta comprese in quello che gli orientali definiscono Mahayuga, il Grande Anno, al termine del quale si verificherà la dissoluzione dell’universo cui succederà una nuova creazione di Brahma.

Note

(1) Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, 1934.

(2) cit. Julius Evola, Ricognizioni. Uomini e problemi, 1974.


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MessaggioInviato: 19/11/2012, 15:53 
SINTROPIA: UNA TERZA VIA NEL DIBATTITO DELL'EVOLUZIONE

Articolo di Ulisse Di Corpo e Antonella Vannini
Fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8188

Le varie teorie evoluzionistiche con cui, da Lamarck e Darwin in poi, si è cercato di spiegare l’origine delle specie offrono un esempio tipico delle difficoltà incontrate nel voler spiegare i sistemi viventi ricorrendo alla causalità classica (causalità efficiente o causalità meccanica). La teoria mendeliana era riuscita a provocare, cioè causare, la formazione di varietà diverse di organismi viventi e Darwin ritenne quindi naturale estendere questa possibilità all’origine delle specie eliminando in questo modo dalla spiegazione della vita ogni considerazione “metafisica” e, in particolare, ogni principio di finalità.

La spiegazione di Darwin si basa su tre ordini di fatti, la variabilità delle forme viventi, la lotta per l’esistenza tra i vari organismi e la lunga durata della vita sulla Terra.

Luigi Fantappiè, uno dei maggiori matematici del secolo scorso, fece però notare che:

- Darwin attribuiva la variabilità delle forme viventi al caso, intendendo per caso una quantità di «piccole cause» che sfuggono all’indagine diretta. Il calcolo delle probabilità applicato alla formazione spontanea della più piccola molecola di proteina, porta ad una probabilità inferiore a 1/10^60. La probabilità che si possa formare un organo complesso come l’occhio o un qualsiasi organo costituito da milioni di molecole è di gran lunga inferiore, per non parlare addirittura di un essere vivente completo.

- Per quanto riguarda la durata della vita sulla Terra il calcolo delle probabilità appena riportato prova che tale durata, per quanto lunga, è sempre insufficiente per spiegare la formazione non già di un essere vivente o di un suo apparato, ma anche di una sola molecola di proteina. Tenendo conto di tutto l’universo finora conosciuto e della sua massima verosimile durata, la probabilità di formazione della più piccola molecola di proteine, per effetto del caso, è praticamente nulla.

- Per quanto riguarda l’altro fattore essenziale, su cui si basa la teoria di Darwin, e cioè il principio della selezione naturale, non avrebbe mai potuto entrare in gioco, per mancanza della materia prima su cui agire, e cioè per mancanza di esseri viventi e di un loro numero sufficientemente diversificato in grado di dare forma alla lotta per l’esistenza.

Fantappiè ricorda, inoltre, che le teorie che cercano di spiegare la formazione delle specie viventi mediante la sola “causalità efficiente” si scontrano con la legge dell’entropia che tende a distruggere, livellare, qualsiasi forma di differenziazione e ordine, tendenza opposta all’aumento della differenziazione che si osserva nei sistemi viventi.

- La legge della sintropia

Nei giorni antecedenti il Natale 1941 Fantappiè, in seguito ad alcune discussioni con due colleghi, uno biologo e uno fisico, vide improvvisamente la possibilità di interpretare opportunamente una immensa categoria di soluzioni (i cosiddetti “potenziali anticipati”) delle equazioni (ondulatorie), che rappresentano le leggi fondamentali dell’Universo.

Le equazioni ondulatorie nascono dall’unione della funzione d’onda (#968;) di Schrödinger con l’equazione energia/momento/massa della relatività ristretta di Einstein:

Relatività ristretta

Funzione d’onda relativizzata

La funzione d’onda relativizzata dipende da una radice quadrata e ha perciò sempre una duplice soluzione: una positiva, che descrive onde che divergono dal passato verso il futuro (causalità), e una negativa, che descrive onde che divergono a ritroso nel tempo, dal futuro verso il passato (retrocausalità).

Nel luglio del 1942 Luigi Fantappiè presentò presso la Pontificia Accademia delle Scienze i “Principi di una teoria unitaria del mondo fisico e biologico fondata sulla meccanica ondulatoria e relativistica” in cui mostrava che le onde ritardate (onde divergenti), le cui cause sono poste nel passato, corrispondono ai fenomeni chimici e fisici soggetti al principio dell’entropia, mente le onde anticipate (onde convergenti), le cui cause sono poste nel futuro, corrispondono ad una nuova categoria di fenomeni soggetti ad un principio simmetrico a quello dell’entropia, principio che Fantappiè stesso denominò sintropia. Analizzando le proprietà matematiche delle onde anticipate Fantappiè giunse alla conclusione che queste coincidono con le qualità dei sistemi viventi: finalità, differenziazione, ordine e organizzazione.

- Le qualità distintive della legge dell’entropia e della legge della sintropia

Il secondo principio della termodinamica afferma che in ogni trasformazione di energia (ad esempio trasformando il calore in lavoro), una parte di energia si libera nell’ambiente. L’entropia è la grandezza con cui si misura la quantità di energia che si è liberata nell’ambiente. Quando l’energia liberata è distribuita in modo uniforme (ad esempio non vi sono più variazioni di calore), si raggiunge uno stato di equilibrio e non è più possibile trasformare l’energia in lavoro. L’entropia misura quanto un sistema sia vicino allo stato di equilibrio e quale sia quindi il grado di disordine del sistema stesso. I fenomeni entropici presentano quindi le seguenti caratteristiche principali:

1) causalità: le onde divergenti non potrebbero esistere in assenza della causa che le ha generate;

2) tendenza all’omogeneità o principio dell’entropia: i fenomeni entropici tendono ad un livellamento generale, nel senso che procedono dal differenziato verso l’omogeneo, dal complesso verso il semplice. Con il passare del tempo cresce sempre più l’omogeneità e l’uniformità del sistema, ossia l’entropia del sistema stesso. L’entropia, come espressa dal secondo principio della termodinamica è, quindi, una caratteristica tipica delle onde divergenti.

Le qualità distintive dei fenomeni sintropici sono invece:

1) l’entropia diminuisce;

2) i fenomeni sintropici sono di tipo antidispersivo e attrattivo, perché l’intensità delle onde convergenti, col passare del tempo, si concentra in spazi sempre più piccoli, con conseguente concentrazione di materia ed energia;

3) nei fenomeni sintropici abbiamo uno scambio materiale ed energetico. Infatti, in questi fenomeni si presenta un costante aumento di concentrazione materiale ed energetica. Tuttavia, siccome questa concentrazione non può aumentare indefinitamente, si osservano fenomeni entropici che compensano quelli sintropici e, di conseguenza, uno scambio di materia e di energia con l’ambiente esterno;

4) i fenomeni sintropici sono generati da “cause finali”, attrattori, che assorbono le onde convergenti. Queste “cause finali” sono strettamente connesse all’esistenza stessa del fenomeno: in questo modo è possibile introdurre il concetto di un “finalismo scientifico”, dove la parola finalismo è analoga a “causa finale”.

- La lotta della vita contro l’entropia

E’ importante ricordare che nel macrocosmo, come conseguenza del fatto che l’universo è in espansione, la legge dell’entropia prevale obbligando il tempo a fluire dal passato verso il futuro (Eddington, 1927) e le cause ad essere di tipo classico (causaèeffetto). Al contrario, nel microcosmo le forze espansive (entropia) e coesive (sintropia) sono in equilibrio; il tempo fluisce perciò in entrambi i versi (tempo unitario) e le cause sono simmetriche (causaèeffettoçcausa), la famosa Übercausalität di Einstein, o supercausalità, dando così origine a processi di tipo sintropico.

La legge dell’entropia implica che i sistemi possano evolvere solo verso il disordine e la disorganizzazione; per questo motivo numerosi biologi (Monod, 1974) sono giunti alla conclusione che le proprietà della vita non possono originare dalle leggi del macrocosmo in quanto queste, governate dall’entropia, prevedono l’evoluzione del sistema unicamente nella direzione della morte termica e dell’annullamento di ogni forma di organizzazione e ordine, negando in questo modo la possibilità stessa della vita. La supercausalità ed in modo particolare la sintropia, che governano il microcosmo, implicano invece le proprietà di ordine, organizzazione e crescita tipiche dei sistemi viventi.

Fantappiè ipotizza perciò che la vita origina al livello della meccanica quantistica, livello nel quale entropia e sintropia sono bilanciate e possono aver luogo processi sintropici. Ma, non appena cresce al di là del livello del microcosmo entra in conflitto con la legge dell’entropia, che domina nel macrocosmo e tende a distruggere ogni forma di organizzazione e di struttura. Inizia così il conflitto con la legge dell’entropia e la “lotta” per la sopravvivenza.

Il conflitto tra la vita e l’entropia è ben documentato ed è continuamente dibattuto da biologi e fisici. Schrödinger, rispondendo alla domanda su che cosa permetta alla vita di contrastare l’entropia, rispondeva che la vita si alimenta di entropia negativa (Schrödinger, 1988). Alla stessa conclusione giunse Albert Szent-Györgyi quando utilizzò il termine sintropia al fine di descrivere le qualità di entropia negativa come proprietà fondamentali dei sistemi viventi (Szent-Györgyi, 1977). Albert Szent-Gyorgyi affermava che “è impossibile spiegare le qualità di organizzazione e di ordine dei sistemi viventi partendo dalle leggi entropiche del macrocosmo”. Questo è uno dei paradossi della biologia moderna: le proprietà dei sistemi viventi si contrappongono alla legge dell’entropia che governa il macrocosmo.

L’ipotesi di un conflitto fondamentale tra vita (sintropia) e ambiente (entropia) porta alla conclusione che i sistemi viventi devono soddisfare alcune condizioni vitali come, ad esempio, acquisire sintropia dal microcosmo e combattere gli effetti dissipativi e distruttivi dell’entropia.

Al fine di combattere gli effetti dissipativi dell’entropia, i sistemi viventi devono, secondo questo modello, acquisire energia dal mondo esterno, proteggersi dagli effetti dissipativi dell’entropia ed eliminare i residui della distruzione delle strutture ad opera dell’entropia. Queste condizioni sono generalmente indicate come bisogni materiali o bisogni primari ed includono:

- contrastare gli effetti dissipativi dell’entropia, ad esempio: acquisire energia dal mondo esterno tramite il cibo; ridurre la dissipazione di energia con un rifugio (una casa) e il vestiario.

- contrastare la continua produzione di scarti, ad esempio: condizioni igieniche e sanitarie e l’eliminazione dei rifiuti.

Soddisfare i bisogni materiali non impedisce però all’entropia di distruggere le strutture del sistema vivente. Ad esempio, le cellule vengono distrutte e devono essere rimpiazzate. Per riparare i danni causati dall’entropia, il sistema vivente deve attingere alla sintropia che consente di creare ordine, strutture e organizzazione e di contrapporsi agli effetti distruttivi dell’entropia.

Ad esempio, il metabolismo si distingue in:

processi sintropici: anabolismo che comprende tutto l’insieme dei processi di sintesi o bioformazione (io direi biosintesi) delle molecole organiche (biomolecole) più complesse da quelle più semplici o dalle sostanze nutritive;

processi entropici: catabolismo che comprende i processi che hanno come prodotti sostanze strutturalmente più semplici e povere di energia, liberando quella in eccesso sotto forma di energia chimica (ATP) ed energia termica.

- Emozioni, attrattori ed evoluzione

Fantappiè ipotizza l’esistenza di strutture deputate ad alimentare di sintropia i processi vitali e rigenerativi dell’organismo. Negli esseri umani il sistema nervoso autonomo (SNA) svolgerebbe tale funzione e dovrebbe quindi mostrare comportamenti di anticipazione.

A conferma di questa ipotesi, nella letteratura scientifica, è possibile rinvenire una serie di studi che mostrano l’esistenza di reazioni anticipate pre-stimolo nei parametri psicofisiologici del SNA. Questi lavori utilizzano sequenze impredicibili di stimoli, cioè sequenze casuali pure, che nessun processo cognitivo può per definizione essere in grado di predire, nonostante ciò si osserva che la frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea reagiscono in anticipo alla presentazione di stimoli a contenuto emozionale. Questi risultati portano a concludere che le emozioni sembrerebbero veicolare informazioni a ritroso, dal futuro verso il passato.

In base a queste considerazioni Chris King afferma che le strutture biologiche sarebbero sempre sollecitate da informazioni provenienti dal futuro, nella forma di emozioni, e informazioni provenienti dal passato, nella forma di apprendimenti. In ogni momento il sistema vivente sarebbe perciò obbligato ad operare scelte e l’esito di tali scelte sarebbe imprevedibile. A causa di questi processi costanti di scelta, a livello macroscopico, i sistemi biologici presenterebbero costantemente caratteristiche caotiche.

Nel 1963 il meteorologo E. Lorenz scoprì l’esistenza di sistemi caotici sensibili, in ogni punto del loro moto, a piccole variazioni. Ad esempio, studiando al computer un semplice modello matematico dei fenomeni meteorologici, si accorse che con una piccola variazione delle condizioni iniziali si produceva uno “stato caotico” che si amplificava e che rendeva impossibile ogni previsione. Analizzando questo sistema che si comportava in modo così imprevedibile, Lorenz scoprì l’esistenza di un attrattore che venne poi chiamato “attrattore caotico di Lorenz”: questo attrattore porta le perturbazioni microscopiche ad essere enormemente amplificate e ad interferire con il comportamento macroscopico del sistema. Lorenz stesso descrisse questa situazione con la celebre frase: “il battito d’ali di una farfalla in Amazzonia può provocare un uragano negli Stati Uniti”.

I lavori di Lorenz segnarono la nascita della scienza del caos, dedicata allo studio degli attrattori (che hanno le loro cause collocate nel futuro). E’ da sottolineare che i sistemi entropici tendono sempre al disordine, in quanto sono per definizione disgregativi e dissipativi; al contrario, i fenomeni sintropici tendono all’ordine in quanto attratti da una causa posta nel futuro che li “attira” verso una crescente complessità e organizzazione: ciò, però, viene da noi percepito come caos in quanto non siamo in grado di osservare direttamente l’attrattore posto nel futuro che determina l’evoluzione di tali sistemi.

Inserendo nei sistemi “caotici” degli attrattori (sintropia) si generano, come mostrato da Mandelbrot, figure complesse e allo stesso tempo ordinate note come frattali. La geometria frattale sta affascinando molti ricercatori a causa della similarità che alcune di queste figure hanno con l’organizzazione dei sistemi viventi. Infatti, in natura moltissime strutture richiamano la geometria frattale: il profilo delle foglie, lo sviluppo dei coralli, la forma del cervello e le diramazioni dendritiche (Fig.1).

Fig. 1 – Immagini tratte dal sito: . E’ notevole la somiglianza di queste immagini frattali con le strutture cerebrali.

E’ straordinaria la quantità di strutture frattali osservabili all’interno del corpo umano, ad esempio:

le arterie e le vene coronariche presentano ramificazioni di tipo frattale. I vasi principali si ramificano in una serie di vasi più piccoli che, a loro volta, si ramificano in vasi di calibro ancora più ridotto. Sembra, inoltre, che queste strutture frattali abbiano un ruolo vitale nella meccanica della contrazione e nella conduzione dello stimolo elettrico eccitatorio: l’analisi spettrale della frequenza cardiaca mostra che il battito normale è caratterizzato da un ampio spettro che ricorda una situazione caotica;

anche i neuroni presentano strutture simili ai frattali: se si esaminano a basso ingrandimento si possono osservare ramificazioni asimmetriche (i dendriti) connesse con i corpi cellulari, a ingrandimento leggermente superiore si osservano ramificazioni più piccole a partire da quelle più grandi e così via;
le vie aeree polmonari ricordano i frattali. Bronchi e bronchioli formano un albero con ramificazioni multiple, la cui configurazione si presenta simile sia ad alto che a basso ingrandimento. Misurando i diametri dei diversi ordini di ramificazione, si è appurato che l’albero bronchiale può essere descritto con la geometria frattale. Queste osservazioni hanno portato ad ipotizzare che l’organizzazione e l’evoluzione dei sistemi viventi (tessuti, sistema nervoso, ecc.) possa essere guidata da una serie di attrattori, in modo analogo a quanto avviene nella geometria frattale.

- In conclusione

Studiando i pazienti neurologici colpiti da deficit nell’attività decisoria, il neurobiologo Antonio Damasio ha scoperto che in assenza di emozioni le persone sviluppano una sorta di miopia verso il futuro caratterizzata dall’incapacità di effettuare scelte vantaggiose e dall’assenza di preoccupazione per il proprio futuro, l’incapacità di pianificare il proprio futuro, l’incapacità di fare un programma efficace anche per le ore a venire, la confusione rispetto alle priorità, l’assenza di intuizione e l’assenza di alcun segno di preveggenza.

Secondo Fantappiè ciò che distingue la vita dalla non vita è la presenza, negli esseri viventi, di attrattori. Fantappiè sottolinea che l’attrazione verso un fine è sentita come «amore»: “Oggi vediamo stampate nel gran libro della natura – che, diceva Galilei, è scritto in caratteri matematici – le stesse leggi di amore che si ritrovano nei testi sacri delle principali religioni. […] la legge della vita non è dunque la legge delle cause meccaniche, questa è la legge dell’entropia, della non vita, è la legge della morte; la vera legge che domina la vita è la legge dei fini, e cioè la legge della collaborazione per fini sempre più elevati, e questo anche per gli esseri inferiori. Per l’uomo è poi la legge dell’amore, per l’uomo vivere è, in sostanza, amare, ed è da osservare che questi nuovi risultati scientifici possono avere grandi conseguenze su tutti i piani, in particolare anche sul piano sociale, oggi tanto travagliato e confuso. […] La legge della vita è dunque legge d’amore e di differenziazione, non va verso il livellamento, ma verso una diversificazione sempre più spinta. Ogni essere vivente, modesto o illustre, ha i suoi compiti e i suoi fini che, nell’economia generale dell’universo, sono sempre pregevoli, importanti, grandi.”

L’ipotesi che nasce dalla legge della sintropia è che la vita e la sua evoluzione siano guidate dalle emozioni. Le emozioni, oltre ad alimentare il sistema vivente di sintropia, opererebbero come ponte verso il futuro, collegando la vita ai suoi attrattori, dando così forma a strutture frattali, strutture complesse, progetti che vengono mantenuti se utili nella lotta contro l’entropia.

La legge della sintropia apre in questo modo una terza via nel dibattito sull’evoluzione in cui l’entropia (causalità e caso) interagisce con la sintropia (finalismo e necessità) producendo processi di organizzazione verso forme sempre più complesse, organizzate ed evolute.

Questa terza via può riconciliare scienza e religione, materialismo e spiritualità, mente e cuore, riconoscendo a tutte il loro ruolo e la loro importanza.


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http://www.informareonline.it/darwinavevatorto.html


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Consiglio a tutti di vedere questo documentario, definito come la prova che smonta definitivamente la teoria evoluzionista. [8]

Nonostante si possa obiettare che sia di chiaro stampo creazionista, ovviamente, come sempre, il consiglio e' quello di prendere tutto con le dovute cautele. [;)]

Ritengo comunque che le parti relative alla sedimentologia siano a dir poco strabilianti. Ne emerge infatti che tutta la datazione delle rocce sedimentarie e' completamente sbagliata. Per quanto mi riguarda, impressionante l'esempio dell'albero fossilizzato in verticale tra gli strati sedimentari. Non lo conoscevo e mi ha lasciato a bocca aperta. [:0] [:0]

Stesso discorso anche per la datazione con i radio isotopi e la loro idrosolubilita'. [:0] [:0]

Ne consegue che quanto riportato o e' clamorosamente falso e mistificato o altrimenti e' meglio cominciare a meditare seriamente sull'immane mole di baggianate che ci infilano in testa fin dalla piu' tenera eta'.



PS: Consiglierei anche di tralasciare le conclusioni sull'eta' della terra. Ovviamente il fatto che i metodi attuali di datazione non siano corretti automaticamente non consente di avvalorare altre speculazioni o ipotesi creazioniste.



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

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 Oggetto del messaggio: Re: Darwinismo e Creazionismo, una sana riflessione...
MessaggioInviato: 21/07/2015, 01:00 
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Quindici risposte al nonsenso creazionista

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Gli oppositori della teoria dell'evoluzione vogliono dare spazio al creazionismo smantellando la vera scienza. Ma le loro argomentazioni non hanno nulla di valido, e con un po' di pazienza è possibile smontarle una per una

Quando, 143 anni fa, Charles Darwin introdusse la teoria dell'evoluzione attraverso la selezione naturale, gli scienziati dell'epoca discussero ferocemente su di essa, ma le prove che si andavano accumulando da campi come la paleontologia, la genetica, la zoologia, la biologia molecolare, portarono gradualmente a stabilire la verità dell'evoluzione al di là di ogni ragionevole dubbio. Oggi quella battaglia è stata vinta ovunque, tranne che nell'immaginario collettivo.

E' imbarazzante, ma nel XXI secolo, nella nazione scientificamente più avanzata del mondo i creazionisti possono ancora convincere politici, giudici e cittadini comuni che l'evoluzione è una fantasia fallace e non dimostrata, battendosi perché idee creazioniste come quella del “disegno intelligente” siano insegnate nelle aule di scienze come alternative all'evoluzione. Proprio mentre scrivo, il Board of Education dell'Ohio sta discutendo ancora una volta se introdurre un simile cambiamento. Alcuni anti-evoluzionisti, come Philip E. Johnson, un professore di diritto dell'Università della California a Berkeley e autore di Darwin on Trial, ammettono di voler usare la teoria del disegno intelligente come un “cuneo” per riaprire la discussione su Dio nelle aule di scienze.

Assediati, gli insegnanti - e non solo loro - possono trovarsi sempre più spesso a difendere l'evoluzione e confutare il creazionismo. Gli argomenti che usano i creazionisti sono in genere speciosi e fondati su fraintendimenti (o addirittura bugie) sull'evoluzione, ma il numero e la diversità delle obiezioni possono mettere in difficoltà anche persone ben informate.

Per aiutare a rispondere, ecco una lista che confuta alcuni dei più comuni argomenti “scientifici” contro l'evoluzione. Può anche aiutare i lettori a trovare ulteriori fonti di informazionie e spiega perché la scienza creazionista non ha posto nelle aule.

1. L'evoluzione è solo una teoria. Non è un fatto o una legge scientifica.
Molte persone hanno imparato alle elementari che una teoria cade nel bel mezzo di una gerarchia di certezze: è al di sopra sopra di una mera ipotesi, ma al di sotto di una legge. Gli scienziati, però, non usano i termini in questo modo. Secondo la National Academy of Sciences (NAS), una teoria scientifica è “una spiegazione ben motivata di alcuni aspetti del mondo naturale che può incorporare fatti, leggi, inferenze e ipotesi testate”. Per quanto convalidata, nessuna teoria diventa una legge, che è una generalizzazione descrittiva della natura. Così, quando gli scienziati parlano di teoria dell'evoluzione - o di teoria atomica o di teoria della relatività - non stanno esprimendo delle riserve sulla sua verità.

Oltre che di teoria dell'evoluzione, cioè dell'idea di una discendenza modificata, si può anche parlare del fatto evoluzione. La NAS definisce un fatto come “un'osservazione che è stata più volte confermata ed è accettata come 'vera' a tutti gli effetti pratici”. I reperti fossili e molte altre prove testimoniano che gli organismi si sono evoluti nel tempo. Anche se nessuno ha osservato queste trasformazioni, la prova indiretta è chiara, univoca e convincente.

Tutte le scienze si basano spesso su prove indirette. I fisici, per esempio, non possono vedere direttamente le particelle subatomiche e ne verificano l'esistenza guardando le tracce rivelatrici che lasciano nelle camere a nebbia. L'assenza di osservazioni dirette non rende le conclusioni dei fisici meno certe.

2. La selezione naturale si basa su un ragionamento circolare: i più forti sono quelli che sopravvivono, e quelli che sopravvivono sono considerati più adatti.
"La sopravvivenza del più adatto" è un modo colloquiale per descrivere la selezione naturale, ma una descrizione più tecnica parla di percentuali differenziate di sopravvivenza e riproduzione. Invece di etichettare le specie come più o meno adatte, insomma, si può descrivere in che modo è più probabile lasciare molti figli in determinate circostanze. Mettete su un isola ricca di semi una coppia di fringuelli dal becco piccolo, che impiegano poco tempo ad allevare i pulcini, e una copia di fringuelli dal becco grosso, che li alleva più a lungo. Nel giro di poche generazioni i fringuelli “più veloci” possono controllare più risorse alimentari. Anche se quelli dai becchi grandi schiacciano più facilmente i semi, il vantaggio è annullato dall'allevamento più lento. In uno studio pionieristico sui fringuelli delle isole Galapagos, Peter R. Grant della Princeton University ha osservato questo tipo di cambiamenti nelle popolazioni naturali.

La chiave è che il fitness adattativo può essere definito senza fare riferimento alla sopravvivenza: i becchi grandi sono più adatti a frantumare semi, indipendentemente dal fatto che in determinate circostanze quel tratto abbia un valore di sopravvivenza.

3. L'evoluzione non è scientifica, perché non è verificabile o falsificabile. Fa affermazioni su eventi che non sono stati osservati e che non possono essere ricreati.
Questo rifiuto complessivo dell'evoluzione ignora importanti distinzioni che dividono il campo in almeno due grandi settori: la microevoluzione e la macroevoluzione. La microevoluzione guarda i cambiamenti all'interno delle specie nel corso del tempo, le modifiche che potrebbero preludere alla speciazione, l'origine di nuove specie. La macroevoluzione studia come cambiano i gruppi tassonomici al di sopra del livello della specie. I suoi dati provengono spesso dai confronti fra reperti fossili e DNA per ricostruire come possono essere correlati fra loro i vari organismi.

Oggi anche la maggior parte dei creazionisti riconosce che la microevoluzione è stata confermata da test di laboratorio (come negli studi su cellule, piante e moscerini della frutta) e sul campo (come negli studi di Grant sull'evoluzione delle forme del becco tra i fringuelli delle Galápagos). Nel corso del tempo la selezione naturale e altri meccanismi - come i cambiamenti cromosomici, la simbiosi e l'ibridazione - possono indurre profondi cambiamenti nelle popolazioni.

La natura storica degli studi macroevolutivi comporta l'uso di inferenze a partire da fossili e DNA, e non l'osservazione diretta. Eppure, nelle scienze storiche (che includono l'astronomia, la geologia e l'archeologia, oltre alla biologia evolutiva), è ancora possibile testare le ipotesi per verificare se si accordano con le prove fisiche e se conducono a previsioni verificabili sulle scoperte future. Per esempio, l'evoluzione implica che tra i primi antenati conosciuti degli esseri umani (circa cinque milioni di anni fa) e la comparsa degli esseri umani anatomicamente moderni (circa 100.000 anni fa), dovrebbe esserci una serie di ominidi con caratteristiche sempre meno simili a quelle delle grandi scimmie e sempre più moderne, che è proprio ciò che mostra la documentazione fossile. Inoltre non si dovrebbero trovare – e non si trovano – fossili di umani moderni incastonati negli strati del periodo Giurassico (144 milioni di anni fa). La biologia evoluzionistica fa abitualmente previsioni molto più raffinate e precise di queste, e i ricercatori le controllano in continuazione.

L'evoluzione potrebbe essere confutata anche in altri modi. Se potessimo documentare la generazione spontanea di una sola complessa forma di vita dalla materia inanimata, allora almeno alcune delle creature che vediamo nei reperti fossili potrebbero aver avuto origine in questo modo. Se apparissero degli alieni superintelligenti che si attribuissero il merito di aver creato la vita sulla terra (o anche di alcune particolari specie), la spiegazione puramente evolutiva sarebbe messa in dubbio. Ma nessuno ha ancora prodotto una simile prova.

Va notato che l'idea di falsificabilità come caratteristica definitoria della scienza è stata formulata dal filosofo Karl Popper negli anni trenta del secolo scorso. Elaborazioni più recenti del suo pensiero hanno addolcito l'interpretazione più rigida del suo principio proprio perché eliminerebbe troppi settori di ricerca chiaramente scientifica.

4. Sempre più spesso, gli scienziati dubitano della verità dell'evoluzione.
Non c'è alcuna prova che l'evoluzione stia perdendo sostenitori. Prendete qualsiasi numero di una rivista di biologia sottoposta a revisione fra pari, e troverete articoli che sostengono e ampliano gli studi evolutivi o che abbracciano l'evoluzione come concetto fondamentale.

Al contrario, non esistono pubblicazioni scientifiche che contestino l'evoluzione. A metà degli anni novanta, George W. Gilchrist della University of Washington consultò migliaia di riviste del settore cercando articoli sul disegno intelligente o sulla scienza della creazione.Tra centinaia di migliaia di articoli scientifici, non ne trovò nessuno. Negli ultimi due anni, le indagini effettuate in modo indipendente da Barbara Forrest della Southeastern Louisiana University e da Lawrence M. Krauss della Case Western Reserve University sono state anch'esse senza risultato.

I creazionisti replicano che una comunità scientifica dalla mentalità chiusa rifiuta la loro testimonianza. Eppure, secondo gli editori di “Nature”, “Science” e altre importanti riviste, sono ben pochi i manoscritti antievoluzionistici che sono stati sottoposti alle loro redazioni. Alcuni autori antievoluzionisti hanno pubblicato articoli su riviste serie. Quegli articoli, tuttavia, raramente attaccano direttamente l'evoluzione o avanzano argomenti creazionisti; nella migliore delle ipotesi, identificano alcuni problemi evolutivi come irrisolti e difficili (cosa che nessuno contesta). In breve, i creazionisti non stanno dando alla comunità scientifica alcuna buona ragione per essere presi sul serio.

5. I disaccordi tra i biologi evoluzionisti mostrano la scarsa solidità scientifica dell'evoluzione.
I biologi evoluzionisti discutono appassionatamente su diversi argomenti: come avviene la speciazione, i tassi del cambiamento evolutivo, i rapporti ancestrali fra uccelli e dinosauri, se i Neanderthal fossero una specie ben distinta dagli esseri umani moderni, e molto altro ancora. Queste dispute sono simili a quelle che si verificano in tutte le altre branche della scienza. Tuttavia, in biologia l'accettazione dell'evoluzione come un dato di fatto e come principio guida è universale.

Purtroppo, creazionisti disonesti hanno mostrato di astrarre dal contesto i discorsi degli scienziati per esagerare e distorcere le divergenze. Chiunque abbia familiarità con le opere del paleontologo Stephen Jay Gould sa che, oltre a essere coautore del modello degli equilibri punteggiati, Gould è stato uno dei difensori più eloquenti e puntuali dell'evoluzione. (L'ipotesi degli equilibri punteggiati spiega la distribuzione temporale della documentazione fossile, suggerendo che la maggior parte dei cambiamenti evolutivi si verifica nell'arco di periodi geologicamente brevi, che possono comunque corrispondere a centinaia di generazioni). Eppure ai creazionisti piace estrarre frasi dalla ponderosa opera di Gould per far sembrare che avesse dei dubbi sull'evoluzione, e presentano gli equilibri punteggiati come se permettessero la materializzazione di nuove specie durante la notte o la nascita degli uccelli da uova di rettile.

Di fronte a una citazione di un'autorità scientifica che sembra mettere in discussione l'evoluzione, insistete per vedere la dichiarazione nel suo contesto. Quasi sempre, l'attacco all'evoluzione si rivelerà illusorio.

6. Se gli esseri umani discendono dalle scimmie, perché ci sono ancora le scimmie?
Questo argomento sorprendentemente comune riflette diversi livelli di ignoranza sull'evoluzione. Il primo errore è che l'evoluzione non insegna che l'uomo discende dalla scimmia; afferma che entrambi hanno un antenato comune.

L'errore più profondo è che questa obiezione equivale a chiedere: “Se i bambini discendevano dagli adulti, perché ci sono ancora adulti?” Le nuove specie si evolvono per suddivisione da quelle già esistenti, quando popolazioni di organismi restano isolate dal ramo principale della loro famiglia e acquisiscono differenze sufficienti a rimanere distinte per sempre. Le specie parentali possono poi sopravvivere indefinitamente, o estinguersi.

7. L'evoluzione non può spiegare come è apparsa la vita sulla Terra.
L'origine della vita rimane un mistero, ma i biochimici hanno imparato molto su come si possono essere formati acidi nucleici, amminoacidi e altri elementi primigeni alla base della vita e come si sono organizzati in unità auto-replicanti e autosufficienti, gettando le basi della biochimica cellulare. Le analisi astrochimiche suggeriscono che un bel po' di questi composti potrebbe aver avuto origine nello spazio per poi cadere sulla Terra con le comete, uno scenario che può risolvere il problema di come questi componenti abbiano fatto la loro comparsa nelle condizioni che prevalevano quando il nostro pianeta era giovane.

A volte i creazionisti cercano di invalidare tutta l'evoluzione additando l'incapacità della scienza attuale di spiegare l'origine della vita. Ma anche se si scoprisse che la vita sulla Terra non ha avuto un'origine di tipo evoluzionistico (per esempio, se gli alieni avessero introdotto le prime cellule miliardi di anni fa), l'evoluzione da allora in poi sarebbe comunque robustamente confermata da innumerevoli studi microevolutivi e macroevolutivi.

8. Matematicamente, è inconcepibile che una cosa complessa come una proteina, per non parlare di una cellula vivente o di un essere umano, possa sorgere per caso.
Il caso ha un ruolo nell'evoluzione (per esempio, nelle mutazioni casuali che possono dare origine a nuovi tratti), ma l'evoluzione non dipende dal caso nel creare organismi, proteine o altre entità. Al contrario: la selezione naturale, il principale meccanismo noto dell'evoluzione, sfrutta il cambiamento non casuale conservando le caratteristiche "desiderabili" (adattative) e eliminare quelle “indesiderabili” (non adattative). Finché le forze di selezione rimangono costanti, la selezione naturale può spingere l'evoluzione in una direzione e produrre strutture sofisticate in tempi sorprendentemente brevi.

Come analogia, si consideri la sequenza di 13 lettere "TOBEORNOTTOBE." Un ipotetico milione di scimmie che sfornano ciascuna una frase al secondo, potrebbe impiegare fino a 78.800 anni per trovarla tra le 2613 sequenze di quella lunghezza. Ma negli anni ottanta Richard Hardison del Glendale College ha scritto un software per generato frasi a caso, che però preservava le posizioni delle singole lettere che si trovavano nella posizione corretta (selezionando di fatto frasi sempre più simili a quella di Amleto). In media, il programma di ricreava la frase con sole 336 iterazioni, in meno di 90 secondi. Cosa ancora più sorprendente, si potrebbe ricostruire tutta la tragedia di Shakespeare in soli quattro giorni e mezzo.

9. La seconda legge della termodinamica afferma che nel corso del tempo i sistemi devono diventare più disordinati. Le cellule viventi, pertanto, non potevano evolvere da sostanze chimiche inanimate, e la vita pluricellulare non poteva evolvere dai protozoi.

Questo argomento deriva da un fraintendimento della seconda legge della termodinamica. Se fosse valida in questi termini, sarebbero impossibili anche i cristalli di minerali e i fiocchi di neve, perché anch'essi sono strutture complesse che si formano spontaneamente da parti disordinate.

La seconda legge in realtà afferma che l'entropia totale di un sistema chiuso (un sistema in cui non entra né esce alcuna energia o materia) non può diminuire. L'entropia è un concetto fisico che spesso è informalmente descritto come disordine, ma differisce notevolmente dall'uso comune della parola.

Cosa più importante, la seconda legge consente che in alcune parti di un sistema l'entropia diminuisca purché in altre parti si abbia un aumento di compensazione. Così, il nostro pianeta nel suo insieme può diventare più complesso perché il Sole riversa calore e luce su di esso, e la maggior entropia associata alla fusione nucleare nel Sole riequilibra la bilancia. Gli organismi semplici possono alimentare la loro ascesa verso la complessità grazie al consumo di altre forme di vita e di materiali non viventi.

10. Le mutazioni sono essenziali per la teoria dell'evoluzione, ma le mutazioni possono solo eliminare i tratti. Non possono produrre nuove funzionalità.
Al contrario, la biologia ha catalogato molti tratti prodotti da mutazioni puntiformi (variazioni nelle posizioni precise nel DNA di un organismo), per esempio la resistenza batterica agli antibiotici.

Le mutazioni che insorgono nella famiglia dei geni homeobox (Hox) che regolano lo sviluppo negli animali possono anche avere effetti complessi. I geni Hox stabiliscono dove dovrebbero crescere gambe, ali, antenne e gli altri segmenti del corpo. Nei moscerini della frutta, per esempio, la mutazione chiamata Antennapedia fa spuntare le zampe dove dovrebbero crescere le antenne. Questi arti anormali non sono funzionali, ma la loro esistenza dimostra che gli errori genetici sono in grado di produrre strutture complesse, che la selezione naturale può poi vagliare per possibili usi.

Inoltre, la biologia molecolare ha scoperto meccanismi di cambiamento genetico che vanno al di là delle mutazioni puntiformi, e che espandono i modi in cui possono apparire nuovi tratti. I moduli funzionali all'interno di geni possono essere rimescolati tra loro in modi nuovi. Interi geni possono essere accidentalmente duplicati nel DNA di un organismo, e questi duplicati sono liberi di mutare in geni per nuove funzionalità complesse. Il confronto tra il DNA di una vasta gamma di organismi indica che questo è il modo in cui, nel corso di milioni di anni si sono evolute le globine, una famiglia di proteine del sangue.

11. La selezione naturale potrebbe spiegare la microevoluzione, ma non può spiegare l'origine di nuove specie e gli ordini superiori della vita.
I biologi evoluzionisti hanno scritto molto su come la selezione naturale potrebbe produrre nuove specie. Per esempio, nel modello della cosiddetta speciazione allopatrica, sviluppato da Ernst Mayr della Harvard University, se una popolazione di organismi è stata isolata dal resto della sua specie da delimitazioni geografiche, potrebbe essere sottoposta a pressioni selettive diverse. I cambiamenti potrebbero accumularsi nella popolazione isolata. Se questi cambiamenti diventano così significativi che il gruppo separato non può più incrociarsi con il ceppo originario, o quanto meno non lo fa più di routine, allora il gruppo separato sarebbe riproduttivamente isolato e sulla sua strada per diventare una nuova specie.

La selezione naturale è il meccanismo evolutivo più studiato, ma i biologi sono aperti anche ad altre possibilità. Continuano infatti a valutare la possibilità che meccanismi genetici inusuali abbiano causato la speciazione o prodotto funzioni complesse negli organismi. Lynn Margulis e altri hanno sostenuto in modo convincente che alcuni organelli cellulari, come i mitocondri che generano energia, si siano evoluti attraverso la fusione simbiotica di antichi organismi. Così, la scienza accoglie con favore la possibilità di una evoluzione derivante da forze che sfuggono alla selezione naturale. Ma quelle forze devono essere naturali; non possono essere attribuite all'azione di misteriose intelligenze creative, la cui esistenza, in termini scientifici, è indimostrata.

12. Nessuno ha mai visto evolvere una nuova specie.
La speciazione è probabilmente un fenomeno abbastanza raro e in molti casi potrebbe richiedere secoli. Inoltre, riconoscere una nuova specie durante una sua fase di formazione può essere difficile, perché i biologi a volte non sono d'accordo sul modo migliore per definire una specie. La definizione più diffusa, il concetto di specie biologica di Mayr, riconosce una specie come una comunità distinta di popolazioni riproduttivamente isolate, insiemi di organismi che normalmente non si riproducono o o che non possono riprodursi al di fuori della loro comunità. In pratica, questo standard può essere difficile da applicare agli organismi isolati dalla distanza o da barriere geografiche o alle piante (e, naturalmente, i fossili non si riproducono). I biologi quindi di solito usano i tratti fisici e comportamentali degli organismi come indizi per la loro appartenenza a una specie.

Tuttavia, la letteratura scientifica contiene segnalazioni di eventi di speciazione relativi a piante, insetti e vermi. Nella maggior parte di questi esperimenti, i ricercatori hanno sottoposto gli organismi a vari tipi di selezione - per differenze anatomiche, comportamenti di accoppiamento, preferenze di habitat e altri tratti - e scoperto di aver creato popolazioni di organismi che non si incrociano con gli estranei. Per esempio, William R. Rice dell'Università del New Mexico e George W. Sale dell'Università della California a Davis hanno dimostrato che, scegliendo in un gruppo di moscerini della frutta quelli che hanno una preferenza per determinati ambienti e allevandoli separatamente dagli altri per oltre 35 generazioni, la linea di moscerini che si ottiene si rifiuta di incrociarsi con quelli provenienti da un ambiente molto diverso.

13. Gli evoluzionisti non possono indicare alcun fossile di transizione, ossia di creature che sono, per esempio, metà rettile e metà uccello.
In realtà, i paleontologi conoscono tanti esempi specifici di fossili di forma intermedia tra i vari gruppi tassonomici. Uno dei più famosi fossili di tutti i tempi è l'Archaeopteryx, che combina le piume e le strutture scheletriche proprie di uccelli con caratteristiche dei dinosauri. E' stata trovata anche una moltitudine di altre specie fossili piumati, alcune più aviarie altre meno. E una sequenza di fossili ripercorre l'evoluzione dei cavalli moderni dal piccolo Eohippus. Le balene avevano antenati a quattro zampe che camminavano sulla terraferma, e le creature conosciute come Ambulocetus e Rodhocetus hanno contribuito a ricostruire questa transizione. Le conchiglie fossili tracciano l'evoluzione di diversi molluschi attraverso milioni di anni. E forse più di 20 ominidi (non tutti nostri antenati) colmano il divario tra l'australopiteca Lucy e gli esseri umani moderni.

I creazionisti, però, respingono questi studi fossili. Sostengono che l'Archaeopteryx non è un anello mancante tra rettili e uccelli, ma solo un uccello estinto con caratteristiche da rettile. Gli evoluzionisti vorrebbero creare uno strano mostro chimerico che non può essere classificato come appartenente ad alcun gruppo conosciuto. Ma anche se un creazionista accettasse un fossile di transizione tra due specie, poi insisterebbe per vedere altri fossili intermedi tra questo e gli altri due. Simili richieste frustranti possono continuare all'infinito e gravare in modo eccessivo sulle serie di reperti fossili, che sono sempre incomplete.

Tuttavia, gli evoluzionisti possono citare a loro sostegno ulteriori prove tratte dalla biologia molecolare. Tutti gli organismi condividono la maggior parte degli stessi geni ma, come predice l'evoluzione, le strutture di questi geni e dei loro prodotti divergono tra le specie in linea con le loro relazioni evolutive. I genetisti parlano di "orologio molecolare" che registra il passaggio del tempo. Questi dati molecolari mostrano anche come vari organismi sono di transizione nel quadro dell'evoluzione.

14. Gli esseri viventi hanno caratteristiche incredibilmente articolate – a livello sia anatomico sia cellulare e molecolare - che non potrebbero funzionare se fossero meno complesse o sofisticate. L'unica conclusione prudente è che siano i prodotti di un disegno intelligente, non dell'evoluzione.
Questo "argomento del disegno" è la spina dorsale della maggior parte degli attacchi recenti all'evoluzione, ma è anche uno dei più antichi. Nel 1802 il teologo William Paley scrisse che se si trova un orologio da tasca in un campo, la conclusione più ragionevole è che qualcuno lo ha lasciato cadere, non che le forze naturali lo abbiano creato lì. Per analogia - sosteneva Paley - le strutture complesse delle cose viventi devono essere l'opera di un intervento divino diretto. Darwin scrisse L'origine delle specie come risposta a Paley, spiegando come le forze naturali della selezione, agendo sulle caratteristiche ereditate, possano gradualmente modellare l'evoluzione di strutture organiche molto articolate.

Generazioni di creazionisti hanno cercato di contrastare Darwin citando l'esempio degli occhi come una struttura che non avrebbe potuto evolversi. La capacità dell'occhio di fornire una visione dipende dalla perfetta organizzazione delle sue parti, dicono questi critici. La selezione naturale non potrebbe quindi favorire le forme di transizione necessarie nel corso dell'evoluzione dell'occhio: a che serve un mezzo occhio? Anticipando queste critiche, Darwin suggerì che anche occhi "incompleti" possono conferire dei benefici (per esempio, aiutare le creature a orientarsi verso la luce) e quindi sopravvivono per un ulteriore affinamento evolutivo. La biologia ha dato ragione a Darwin: i ricercatori hanno identificato occhi primitivi e organi sensibili alla luce in tutto il regno animale e hanno anche rintracciato la storia evolutiva degli occhi grazie alla genetica comparativa. (Oggi sembra che in varie famiglie di organismi gli occhi si siano evoluti in modo indipendente.)

Gli odierni sostenitori del disegno intelligente sono più sofisticati dei loro predecessori, ma i loro argomenti e gli obiettivi non sono fondamentalmente diversi. Criticano l'evoluzione cercando di dimostrare che non poteva spiegare la vita come noi la conosciamo e poi insistono sul fatto che l'unica alternativa praticabile è che la vita sia stata progettata da un'intelligenza non identificata.

15. Recenti scoperte dimostrano che anche a livello microscopico, la vita ha una qualità di complessità che non avrebbe potuto realizzarsi attraverso l'evoluzione.
"Complessità irriducibile" è il grido di battaglia di Michael J. Behe della Lehigh University, autore di La scatola nera di Darwin. La sfida biochimica all'evoluzione. Come esempio della famiglia di complessità irriducibili, Behe sceglie la trappola per topi, una macchina che non potrebbe funzionare se mancasse uno dei suoi pezzi e le cui parti non hanno alcun valore se non come parti del tutto. Ciò che vale per la trappola per topi, dice, è ancora più vero per il flagello batterico, un organello cellulare a frusta usato per la propulsione che funziona come un motore fuoribordo. Le proteine che costituiscono un flagello sono stranamente disposte come i componenti del motore, un giunto universale e ad altre strutture simili a quelle che potrebbe indicare un ingegnere umano. La probabilità che questa intricata configurazione sorga attraverso una modificazione evolutiva - sostiene Behe - è praticamente nulla e rivela il disegno intelligente. E fa osservazioni analoghe per il meccanismo di coagulazione del sangue e altri sistemi molecolari.

Ma i biologi evoluzionisti hanno risposte per queste obiezioni. Innanzitutto, esistono flagelli con forme più semplici di quella citata da Behe, quindi non è necessario che siano presenti tutti i componenti perché un flagello possa funzionare. I sofisticati componenti di questo flagello hanno tutti precedenti altrove in natura, come è stato descritto da Kenneth R. Miller della Brown University e da altri. Infatti, l'intero complesso del flagello è estremamente simile a un organello che Yersinia pestis, il batterio peste bubbonica, usa per iniettare tossine nelle cellule.

Il punto chiave è che le strutture che compongono il flagello, che secondo Behe non hanno alcun valore a prescindere dal loro ruolo nella propulsione, possono avere molteplici funzioni che possono aver favorito la loro evoluzione. L'evoluzione finale del flagello potrebbe allora aver coinvolto solo una nuova ricombinazione di quelle sofisticate parti, che inizialmente si erano evolute per altri scopi. Allo stesso modo, secondo gli studi di Russell F. Doolittle dell'Università della California a San Diego, il sistema di coagulazione del sangue sembra coinvolgere il cambiamento e l'elaborazione di proteine che originariamente erano usate nella digestione. Così, alcune delle complessità che Behe considera la prova di un disegno intelligente, alla fine non sono irriducibili.

Una complessità di tipo diverso, la "complessità specificata", è la pietra angolare degli argomenti avanzati da William A. Dembski della Baylor University nei suoi libri The Design Inference e No Free Lunch. Essenzialmente il suo argomento è che gli esseri viventi sono complessi in un modo che processi casuali non orientati non potrebbero mai produrre. L'unica conclusione logica, afferma Dembski, riecheggiando gli argomenti di Paley di 200 anni fa, è che qualche intelligenza sovrumana abbia creato e plasmato la vita.

L'argomento di Dembski contiene diverse lacune. E' sbagliato insinuare che l'ambito delle possibili spiegazioni sia ristretto solo ai processi casuali o al disegno intelligente. I ricercatori che studiano i sistemi non lineari e gli automi cellulari al Santa Fe Institute e altrove hanno dimostrato che semplici processi non orientati possono produrre modelli straordinariamente complessi. Una parte della complessità osservata negli organismi può pertanto emergere attraverso fenomeni naturali che comprendiamo ancora a malapena. Ma questo è molto diverso dal dire che la complessità non sarebbe sorta naturalmente.

"Scienza della creazione" è una contraddizione in termini. Un elemento centrale della scienza moderna è il naturalismo metodologico, che cerca di spiegare l'universo puramente in termini di meccanismi naturali osservati o verificabili. Così, la fisica descrive il nucleo atomico con concetti specifici che disciplinano la materia e l'energia, e mette alla prova sperimentalmente quelle descrizioni. I fisici introducono nuove particelle, come il quark, per rimpolpare le loro teorie solo quando i dati mostrano che le descrizioni precedenti non possono spiegare adeguatamente i fenomeni osservati. Le nuove particelle, inoltre, non hanno proprietà arbitrarie: le loro definizioni sono strettamente limitate, in quanto le nuove particelle devono rientrare nell'ambito del quadro esistente della fisica.

Al contrario, i teorici del disegno intelligente invocano entità oscure che, molto comodamente, hanno qualsivoglia capacità necessaria per risolvere il mistero che si ha di fronte, senza alcun vincolo. Invece di ampliare l'indagine scientifica, risposte di questo tipo la eliminano. (Come si fa a confutare l'esistenza di intelligenze onnipotenti?)

Il disegno intelligente offre poche risposte. Per esempio, quando e come una simile intelligenza progettatrice intervenne nella storia della vita? Creando il primo DNA? La prima cellula? Il primo essere umano? Sono state progettate tutte le specie, o solo poche specie iniziali? I sostenitori della teoria del disegno intelligente spesso rifiutano di essere messi alle corde su questi punti. Non fanno nemmeno tentativi reali di conciliare le loro disparate idee sul disegno intelligente. Procedono in un argomento per esclusione: sminuiscono, cioè, le spiegazioni evolutive come inverosimili o incomplete e quindi ne concludono che le uniche alternative che rimangono si basano sul progetto intelligente.

Da un punto di vista logico, è un procedimento fuorviante: anche se una spiegazione naturalistica è viziata, non significa che lo siano tutte. Inoltre, ciò non rende più ragionevole la teoria del disegno intelligente. Chi ascolta è essenzialmente lasciato a riempire gli spazi vuoti da sé, e qualcuno senza dubbio lo fa sostituendo le proprie credenze religiose alle idee scientifiche.

Di volta in volta, la scienza ha dimostrato che il naturalismo metodologico può far arretrare l'ignoranza e trovare risposte sempre più dettagliate e informative su misteri che un tempo sembravano impenetrabili: la natura della luce, le cause delle malattie, come funziona il cervello. L'evoluzione sta facendo la stessa cosa con l'enigma del modo in cui il mondo vivente ha preso forma. Il creazionismo, di qualsiasi forma, non aggiunge nulla di intellettualmente valido a questo sforzo.


http://www.lescienze.it/news/2015/07/18 ... 94916/?rss


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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 16:31 
sottovento ha scritto:
A parte il fatto che con gli scimpanzé condividiamo il 94% dei geni e bastano pochissime differenze a favorire generi completamente diversi, minuto 48 di questo video: se consideriamo un tempo in cui non sono esistite ne formiche ne rane etc. ci porta al postulato che la prima formica sia nata da una non formica e così via......



Oltretutto se i nostri progenitori fossero delle scimmie a una coppia di scimpanzé non sarebbe stato sufficiente un solo figlio (maschio o femmina) per garantire la continuazione di una nuova specie, avrebbero dovuto mettere al mondo un maschio e una femmina o in alternativa la mutazione genetica avrebbe dovuto riguardare più individui della stessa famiglia in modo da generare un maschio e una femmina della nuova razza.

Questo è un video ce gira e rigira ormai da tempo.

Darwin non aveva torto, il principio di base è giusto, o quanto meno sufficientemente argomentato da essere plausibile pur restando solo una teoria.

Il problemino sorge se lo di applica all'uomo; è qui che si sballa tutto perchè l'evoluzione darwiniana prevede tempi lunghi, una lenta selezione naturale che mal si concilia, anzi per nulla, con la rapida evoluzione umana ma soprattutto mal si concilia con la deriva evolutiva dell'uomo che presenta soluzioni "contro evolutive" e cioè poco favorevoli alla sopravvivenza della specie in cattività.
La nostra specie è stata costruita in laboratorio partendo da ominidi già esistenti e poi addomesticata. Le prove genetiche propendono per questa spiegazione quindi una sorta di via di mezzo tra "creazionismo" ed evoluzionismo.


E' chiaro che l'uomo non si è evoluto naturalmente ma è stato aiutato, bisogna solo che i vecchi parrucconi ammettano ciò che la genetica e le scienze più moderne mettono in nostra. Tra l'altro lo stesso percorso evolutivo è condiviso da varie specie animali e vegetali che guarda caso hanno accompagnato l'uomo nel corso della propria storia. Il tutto è documentabile anche attraverso diversi articoli pubblicati su riviste scientifiche "ufficiali".



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 16:46 
MaxpoweR ha scritto:
Questo è un video ce gira e rigira ormai da tempo.

Darwin non aveva torto, il principio di base è giusto, o quanto meno sufficientemente argomentato da essere plausibile pur restando solo una teoria.

Il problemino sorge se lo di applica all'uomo; è qui che si sballa tutto perchè l'evoluzione darwiniana prevede tempi lunghi, una lenta selezione naturale che mal si concilia, anzi per nulla, con la rapida evoluzione umana ma soprattutto mal si concilia con la deriva evolutiva dell'uomo che presenta soluzioni "contro evolutive" e cioè poco favorevoli alla sopravvivenza della specie in cattività.
La nostra specie è stata costruita in laboratorio partendo da ominidi già esistenti e poi addomesticata. Le prove genetiche propendono per questa spiegazione quindi una sorta di via di mezzo tra "creazionismo" ed evoluzionismo.


E' chiaro che l'uomo non si è evoluto naturalmente ma è stato aiutato, bisogna solo che i vecchi parrucconi ammettano ciò che la genetica e le scienze più moderne mettono in nostra. Tra l'altro lo stesso percorso evolutivo è condiviso da varie specie animali e vegetali che guarda caso hanno accompagnato l'uomo nel corso della propria storia. Il tutto è documentabile anche attraverso diversi articoli pubblicati su riviste scientifiche "ufficiali".

.............. [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 16:51 
MaxpoweR ha scritto:
La nostra specie è stata costruita in laboratorio partendo da ominidi già esistenti e poi addomesticata.

Anch'io pur essendo un credente propendo per un'ipotesi del genere, forse ti sembrerà strano ma è così ma mi focalizzo maggiormente su questa frase tratta dal video sopra: "se consideriamo un tempo in cui non sono esistite ne formiche ne rane etc. ci porta al postulato che la prima formica sia nata da una non formica". A questo punto se si mettono in discussione le origini dell'uomo si dovrebbero mettere in discussione anche quelle del mondo animale (e vegetale), anzi col mondo vegetale ci sono alcune analogie http://labottegadelmistero.altervista.o ... a-alluomo/



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 16:58 
Già da ragazzino, non ero "benvisto", anche dai prof, quando esprimevo qualche dubbio circa Adamo ed Eva.
Soprattutto i miei dubbi di 12enne riguardavano la "rapidità" evolutiva dell'uomo, essere animale anche lui, confrontata sia con la "lentezza" evolutiva delle altre specie, sia col discorso della capacità della scatola cranica che era così importante.
E' chiaro, per me, che c'è stata una "spinta", ma difficile capire chi potrebbe averla data, essendo io molto ma molto scettico.
Mah, si vedrà, se ci sarà concesso.

p.s. Chiunque sia stato a "modellare" l'essere umano così come è, non è che ha fatto una gran bella cosa.



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 20:44 
sottovento ha scritto:
Anch'io pur essendo un credente propendo per un'ipotesi del genere, forse ti sembrerà strano ma è così


Guarda i primi a conoscere la vera storia dell'uomo sapiens dovrebbero essere proprio quelli che hanno la bibbia come libro sacro perchè lì dentro è descritto molto bene come è stato FATTO (non creato) l'uomo al punto che nel '96 quando clonarono Dolly un professore di etica ebreo disse: "Embè? la clonazione è anche nella bibbia, basti vedere come sono stati fatti adamo ed eva".

Ancora più evidente è se si prendono in considerazione i miti dai quali I COSIDDETTI testi biblici sono stati copiati e cioè i "miti" (?????) sumeri. In questi miti si parla di diversi tentativi non andati a buon fine prima di produrre l'adam (il terrestre) giusto. M questo è evidente anche nella bibbia in maniera sottile; quando viene presentata Eva ad adamo egli dice: questa volta è quella giusta" lei è sangue del mio sangue bla bla bla. Quindi se questa è quella giusta vuol dire che... :) E questo volendo rimanere solo in tema biblico perchè altri miti sono molto più espliciti.

ORSOGRIGIO ha scritto:
Già da ragazzino, non ero "benvisto", anche dai prof, quando esprimevo qualche dubbio circa Adamo ed Eva.

p.s. Chiunque sia stato a "modellare" l'essere umano così come è, non è che ha fatto una gran bella cosa.


Io invece penso che il "mito" di adamo ed eva abbia un fondo di verità nel senso che è vero che siamo tutti figli di una EVA (mitocondriale) dalla quale discendiamo tutti. Il punto è che discendiamo tutti da una unica madre ma non che fosse l'unica, semplicemente solo la sua progenie ha continuato ad esistere :) La differenza è sottile ma sostanziale.

Ciò che hanno fatto in meido oriente probabilmente è stato fatto in altri luoghi della terra, come ad esempio il sud america in cui alcune specie animali e vegetali, la patata dolce ad esempio, condivide la stessa evoluzione IMPOSSIBILE (per la scienza in natura non si sarebbe mai potuta evolvere da com'era a com'è) del grano duro che si è sviluppano con le stesse modalità dell'uomo e della patata in america in medio oriente.

Insomma tutti gli studi di genetica ci stanno dicendo che i MITI dei nostri avi non sono miti ma cronache di un evento incredibile. Un tempo sulla terra una specie aliena (?) ha plasmato un animale affinché lo usasse per i propri scopi (NOI) addomesticandolo.

Se noi sembriamo imperfetti è perchè non ci siamo evoluti ma siamo stati prodotti così come molte razze "artificiali" di cani sembrano imperfette, in generale ma magri il loro aspetto è funzionale ad altro, come ad esempio le gare di belezza, la caccia, il salvataggio ecc. ecc.
Semplicemente noi siamo perfetti per quel che serviamo e non siamo stati fatti per sopravvivere in natura. anche perchè non ne abbiamo gli strumenti.

Tra l'altro c'è un evento curioso, non ricordo la fonte, in cui un illustre tuttologo, Girolamo Cardano, l'inventore del famoso giunto che porta il suo nome, ricevette la visita da parte di due uomini, uno alto ed uno basso che portavano degli strani calzari. Loro gli dissero che si sarebbero presi cura di lui perchè:

così come i più bassi nelle classi sociali dei vostri si prendono cura delle bestie migliori i più bassi di rango dei nostri si prendono cura dei migliori di voi.

Le curiosità sono tante. La cosa fantastica è che alcune cose le sta tirando fuori una fonte inaspettata e cioè LA SCIENZA. In un mondo dove la scienza è asservita alle necessità industriali e della propaganda direi che è quasi un rivoluzione.



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 21:20 
MaxpoweR ha scritto:

Guarda i primi a conoscere la vera storia dell'uomo sapiens dovrebbero essere proprio quelli che hanno la bibbia come libro sacro perchè lì dentro è descritto molto bene come è stato FATTO (non creato) l'uomo al punto che nel '96 quando clonarono Dolly un professore di etica ebreo disse: "Embè? la clonazione è anche nella bibbia, basti vedere come sono stati fatti adamo ed eva".

Ancora più evidente è se si prendono in considerazione i miti dai quali I COSIDDETTI testi biblici sono stati copiati e cioè i "miti" (?????) sumeri. In questi miti si parla di diversi tentativi non andati a buon fine prima di produrre l'adam (il terrestre) giusto. M questo è evidente anche nella bibbia in maniera sottile; quando viene presentata Eva ad adamo egli dice: questa volta è quella giusta" lei è sangue del mio sangue bla bla bla. Quindi se questa è quella giusta vuol dire che... :) E questo volendo rimanere solo in tema biblico perchè altri miti sono molto più espliciti.

ORSOGRIGIO ha scritto:
Già da ragazzino, non ero "benvisto", anche dai prof, quando esprimevo qualche dubbio circa Adamo ed Eva.

p.s. Chiunque sia stato a "modellare" l'essere umano così come è, non è che ha fatto una gran bella cosa.


Io invece penso che il "mito" di adamo ed eva abbia un fondo di verità nel senso che è vero che siamo tutti figli di una EVA (mitocondriale) dalla quale discendiamo tutti. Il punto è che discendiamo tutti da una unica madre ma non che fosse l'unica, semplicemente solo la sua progenie ha continuato ad esistere :) La differenza è sottile ma sostanziale.

Ciò che hanno fatto in meido oriente probabilmente è stato fatto in altri luoghi della terra, come ad esempio il sud america in cui alcune specie animali e vegetali, la patata dolce ad esempio, condivide la stessa evoluzione IMPOSSIBILE (per la scienza in natura non si sarebbe mai potuta evolvere da com'era a com'è) del grano duro che si è sviluppano con le stesse modalità dell'uomo e della patata in america in medio oriente.

Insomma tutti gli studi di genetica ci stanno dicendo che i MITI dei nostri avi non sono miti ma cronache di un evento incredibile. Un tempo sulla terra una specie aliena (?) ha plasmato un animale affinché lo usasse per i propri scopi (NOI) addomesticandolo.

Se noi sembriamo imperfetti è perchè non ci siamo evoluti ma siamo stati prodotti così come molte razze "artificiali" di cani sembrano imperfette, in generale ma magri il loro aspetto è funzionale ad altro, come ad esempio le gare di belezza, la caccia, il salvataggio ecc. ecc.
Semplicemente noi siamo perfetti per quel che serviamo e non siamo stati fatti per sopravvivere in natura. anche perchè non ne abbiamo gli strumenti.

Tra l'altro c'è un evento curioso, non ricordo la fonte, in cui un illustre tuttologo, Girolamo Cardano, l'inventore del famoso giunto che porta il suo nome, ricevette la visita da parte di due uomini, uno alto ed uno basso che portavano degli strani calzari. Loro gli dissero che si sarebbero presi cura di lui perchè:

così come i più bassi nelle classi sociali dei vostri si prendono cura delle bestie migliori i più bassi di rango dei nostri si prendono cura dei migliori di voi.

Le curiosità sono tante. La cosa fantastica è che alcune cose le sta tirando fuori una fonte inaspettata e cioè LA SCIENZA. In un mondo dove la scienza è asservita alle necessità industriali e della propaganda direi che è quasi un rivoluzione.

Grazie per l'interessante e approfondita risposta, mi permetto a tal proposito di segnalare questo breve articolo in riferimento all'esperienza di Girolamo Cardano di cui non sapevo nulla:
http://zret.blogspot.it/2012/04/i-visit ... SsiM-m1tjo



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 22:19 
Una, delle tante perplessità che ho nei confronti di Dio è che abbia permesso la nascita di certe persone.
Darwin è una di quelle, non l'unica, la meno dannosa.
Ma fra i miliardi di miliardi di galassie che ci sono....



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 Oggetto del messaggio: Re: Darwin aveva torto
MessaggioInviato: 28/05/2017, 22:30 
sottovento ha scritto:
Grazie per l'interessante e approfondita risposta, mi permetto a tal proposito di segnalare questo breve articolo in riferimento all'esperienza di Girolamo Cardano di cui non sapevo nulla:
http://zret.blogspot.it/2012/04/i-visit ... SsiM-m1tjo


Bello l'articolo non lo conoscevo! [:264]

Cita:
Interrogati sull'immortalità della nostra anima, affermarono che nulla sopravvive dell'individuo, che sia personale.


Perchè a sopravvivere è l'informazione non il suo contenitore :) sopravvivono i nostri pensieri i nostri atomi ma non la somma di tutto ciò. L'io torna al deposito, viene resettato e trasmesso ad un altro cervello, sia esso umano, animale, vegetale di questo pianeta o di un altro detto così in parola povere [:246]

C'è un video davvero interessantissimo che tengo salvato nelle quali vengono raccontati tutti gli avvistamenti, o presunti tali, presenti nella letteratura classica e medievale. E' da quel video che ho scoperto sta storia ma ce ne sono di assolutamente stupefacenti come lo studioso medievale che diceva che luce e materia sono la stessa cosa e ciò diverse manifestazioni dell'energia, in pratica anticipando Einstein di 500 anni.

Guarda su youtube.com


La prima ora :)

Pare proprio che per l'uomo l'evoluzione non sia lineare, ma alla meglio sinusoidale. La differenza tra le epoche è l'uso che si fa (o che viene permesso fare)delle nozioni che si posseggono ma sembra che queste in spregio ad ogni criterio evoluzionistico siano tanto più profonde quanto più antiche; noi non facciamo altro che riscoprirle di volta in volta.

Pensiamo a frasi quali: "dio è in ognuno di noi" oppure "siamo tutti fratelli" (tanto per citare 2 frasi caratteristiche della religione in antitesi con la scienza) che senso assumono quando le analizziamo con le conoscenze scientifiche odierne.
Diventano non più concetti mistici e religiosi ma vere e proprie pillole di verità super sintetiche.


Ultima modifica di MaxpoweR il 28/05/2017, 22:38, modificato 1 volta in totale.


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