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20/04/2014, 00:55

Visto che è Pasqua... [;)]

La cacciata dei mercanti dal tempio

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“Entrando nel tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e quelli che compravano, rovesciò i banchi dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe, nè permetteva che si attraversasse il tempio portando dei carichi. E insegnava dicendo loro: “Non è forse scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera da tutte le genti? Voi ne avete fatto una caverna di briganti!” Essendo venuto ciò a conoscenza dei grandi sacerdoti e degli scribi, essi cercavano come farlo morire; ma avevano paura di lui, perchè tutta la folla era ammirata dal suo insegnamento.” [Marco 11, 15]


I Vangeli ci narrano di un Gesù che vive e predica con grande serenità, sempre amichevole e ben disposto, anche di fronte ai peggiori peccatori. Gesù mantiene la sua calma fermezza anche nei momenti più difficili, persino di fronte al sinedrio, persino nell’episodio dell’ultima cena, quando si trova di fronte a quello che per ogni uomo rappresenta uno dei dolori più grandi: il tradimento di un amico.

Ma vi è un episodio, un unico episodio, in cui Gesù abbandona la sua proverbiale pacatezza e reagisce con estrema energia, ovvero quando entrato nel Tempio vi trova i mercanti. Ma la veemenza di Cristo non si abbatte genericamente sui “mercanti”, ma, come ci viene espressamente detto da Matteo e Marco, colpisce i cambiamonete e i venditori di colombe.

Un episodio che può offrire dei profondi spunti di riflessione, specialmente alla luce del periodo che stiamo attualmente vivendo. Che cosa facevano in realtà questi cambiavalute e questi venditori di colombe? Perchè meritavano un’ira così accesa, una reazione così esplosiva? Gesù non reagì così con i soldati che lo arrestarono nell’Orto dei Gezzemani, e nemmeno davanti al Sinedrio, che quanto a corruzione morale aveva pochi eguali. In fondo Gesù era un non violento. O no? E’ arrabbiato coi “mercanti” semplicemente perchè fanno del commercio in luogo sacro? E’ il commercio di per sè attività così empia?

Ebbene questi cambiavalute speculavano sul denaro, governandone la scarsità o l’abbondanza. La moneta circolante all’interno dell’Impero Romano a quei tempi non era uniforme. Circolavano, regolarmente accettati da commercianti ed artigiani, monete romane, greco-ellenistiche, mediorientali, locali giudaiche. Ed era ovviamente ancora usatissimo il baratto.

Il fisco imperiale però accettava in pagamento delle tasse (che fra l’altro erano molto più basse delle nostre attuali) solo monete romane in argento, con tanto di effige imperiale (“Date a cesare quel che è di Cesare”; o meglio parafrasando “Date a Cesare quello che ha l’effigie di Cesare”). Questi cambiavalute, ricchissimi, erano in grado di fare incetta sul mercato delle monete romane circolanti, e ne creavano la scarsità al momento del pagamento delle decime. A quel punto artigiani, commercianti e popolino erano costretti a pagare cifre esorbitanti, in altre valute, beni, proprietà, per poter “acquistare” la moneta che i romani avrebbero accettato in pagamento delle imposte.

In pratica questi speculatori, che controllavano il denaro, erano in grado di manipolare la pressione sanguigna sociale. Si nutrivano immoralmente della linfa vitale della popolazione, depredandola fraudolentemente della propria ricchezza. La povertà conseguente a questi atti di vampirismo può portare alla disperazione, alla pazzia, alla violenza, all’omicidio. In quest’ottica, i cambiavalute, oltre ad essere dei ladri, erano anche dei veri corruttori di uomini.



E’ inutile dire che i sacerdoti del tempio avevano le loro royalties su questo empio commercio: i “mercanti”, cambiavalute e “colombari”, pagavano una commissione per svolgere le loro attività speculative. Un vero sistema a delinquere costituito da speculatori, autorità politiche e autorità religiose a spese della povera gente.

Gesù va contro tutta questa associazione a delinquere.

E infatti il pezzo dell’evangelista Marco lascia intendere che è proprio questo gesto di violenta contestazione contro i “mercanti del tempio” che spinge sacerdoti e scribi a condannare Gesù a morte. Gesù ha sfidato il sistema e deve morire. Ma “il re è sempre nudo di fronte ai governati”, e Gesù gode del favore popolare. Sarà necessario ingannare il popolo, distoglierne l’attenzione per potersi sbarazzare del Messia… In duemila anni le cose non sono cambiate in meglio…

Davvero, in duemila anni poco è davvero mutato. I cambiavalute con i loro trucchi continuano ad appropriarsi della ricchezza dei poveri, fedeli servitori del loro dio, quel Mammona che Gesù scacciò dal tempio di suo padre. Gesù che sempre indulgente di fronte a tutti i peccatori, vide nei cambiavalute coloro che avrebbero trascinato i suoi fratelli nel peggiore dei baratri. Come effettivamente è successo. Un baratro in primo luogo morale, ed in seguito concreto.

http://www.ingannati.it/2011/04/29/la-c ... antaruina/
Ultima modifica di Atlanticus81 il 20/04/2014, 00:55, modificato 1 volta in totale.

20/04/2014, 13:07

Il problema monetario egualmente grosso su cui riflettere è che spesso ci dimentichiamo che siamo in un sistema svincolato dal gold standard o da qualsivoglia reale controvalore della moneta, un sistema in cui le banche creano moneta a leva e una gran parte del soldo circolante è privo di controvalore.
Ciò è pericoloso e si rischiano scenari catastrofici, in cui il potere d'acquisto non lo salvi in nessun modo, ne stampando ne facendo austerity.
Se adesso si dovesse riagganciare la moneta x esempio all'oro all'improvviso i soldi varrebbero tremendamente di meno e uno scenario in cui il costo del cibo raddoppi o triplichi in pochi anni non è fantascienza.

Sono dell'idea che (a chi ha qualcosina da parte) conviene comprarsi un qualcosa di Tangibile ora finchè i suoi risparmi gli permettono di comprare qualcosa di simile (un piccolo terreno alberi da frutto etc etc)...

Credo che la prossima crisi non perdonerà

08/05/2014, 20:42

Storia della Moneta a Prestito (Sistema Debito)

Gli scavi archeologici di Sir Leonard Wooley (1920) misero in luce l’esistenza di un antico sistema di transazioni e pagamenti tra mercanti basato sulle tavolette d’argilla. L’importanza di questo fenomeno tra l’altro e’ preannunciato dalla posizione di rilievo che ha nell’antico codice di leggi Hammurabi (3° sec. a.C) all’articolo 7, il divieto per i mercanti non autorizzati di creare ricevute di argilla che entrano nella massa monetaria circolante.

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Cerchiamo di capire cosa significa “mercanti non autorizzati”. In occasione delle grandi fiere tra i mercanti sumeri (1) fu creato un sistema interno di pagamenti che aveva l’obiettivo di generare un volume di commercio enorme con uno spostamento minimo di preziosi o monete. In particolare, si costituì un banco della fiera, che assegnava in prestito somme di valuta d’argilla ai mercanti che ne facevano richiesta.

Le tavolette in argilla erano promesse di pagamento che perdevano in larga parte la natura di riscossione dalla fonte di emissione e garantivano piuttosto il fluire di cifre di denaro da un acconto ad un altro. All’inizio e alla fine delle fiere dei mercanti, ognuno portava il suo ‘libro contabile’ su cui comparivano tutte le lettere di pagamento in entrata o in uscita.

L’obiettivo era quello di cancellare voci attive e passive di tutti per quanto possibile, spostando cifre tra i vari depositi dei partecipanti. Con questo metodo i mercanti erano al riparo da furti del mezzo monetario, perché il pezzo d’argilla era valido solo in questo contesto estremamente controllato. Come fa notare anche Mei Kohn (1999), alla fine di tutto il processo di appianamento, molto poco rimaneva da essere saldato in contanti, e comunque in un clima di fiducia verso il banco di fiera, l’appianamento con preziosi poteva essere rimandato nel tempo. L’importante era la partecipazione al “gioco”.

La massa monetaria in argilla era creabile solo dal banco di fiera. Per mantenere una tale massa monetaria in argilla i mercanti dovevano pagare un interesse nei confronti dell’ufficio di emissione. Nonostante ciò e nonostante il banco di fiera non garantisse in modo automatico la rimborsabilità in ‘preziosi’ di tali tavolette d’argilla, la tentazione ad accettare il sistema stava nel privilegio immenso di entrare a far parte del business. Per la prima volta nella storia dunque si verificava che chi riceveva una massa monetaria in uso, lo faceva riconoscendo a chi emetteva il diritto di creare massa monetaria nel momento del prestito e dunque di poterci fare sopra una cresta. La massa monetaria d’argilla del banco di fiera consentiva a persone che si consideravano privilegiate di svolgere la funzione di scambio senza dover movimentare (con grande rischio) i “preziosi”, che erano estremamente costosi da usare come mezzo di scambio. Pero’ si doveva accettare il diritto di quei qualcuno al di sopra dell’economia reale di creare e prestare la moneta virtuale ufficiale.

Più che un ‘aggio del signore’, ai tempi dei babilonesi era una cresta del banco di fiera.Non si volevano usare preziosi o monete per il flusso di scambi tra pezzi grossi della economia (i mercanti). Il banco di fiera si faceva carico di regolare gli appianamenti dei partecipanti nel breve e nel lungo termine.

L’arricchimento dei mercanti beneficiari di queste emissioni di moneta-prestito era garantita dal continuo svolgersi dei loro affari di grossisti e quindi dall’interfacciarsi dei mercanti con l’intera società e collettività. Dunque chi era proprietario di queste tavolette d’argilla era ben felice di tenerle senza convertirle in “preziosi”, che avevano sia il prezzo della custodia che quello del trasporto.

Il sistema basato sull’appianamento di acconti e di assegni è incredibilmente efficiente oggi nel minimizzare la necessità di transazioni ‘in contanti’, ma abbiamo prove che lo fosse già nel XV secolo: tra il 1456 e il 1459, una banca a Genova ricevette dall’estero 160.000 lire in ricevute (lettere di credito) e il 92.5% di tale quantità fu saldata con spostamenti sui conti correnti interni, e solo il restante 7.5% fu pagato in contanti (Spufford, 1986). All’epoca dei babilonesi le ricevute in argilla erano un sistema di appianamento equiparabile ad assegni bancari in cui uno non sente mai la necessita’ di spostare preziosi.

In breve i creatori del banco di fiera e i loro associati diventarono così potenti che al re-sacerdote non restava che assegnare loro un posto al proprio fianco in veste di custodi delle ricchezze del Tempio. Pensate al controllo a distanza che questa elite di mercanti aveva sulla produzione e distribuzione di armi, oppure sugli accordi tra grossisti di beni di prima necessità, e vedrete immediatamente che il loro potere era superiore a quello del regnante.

Questa confraternita di banchieri internazionali aveva un particolare interesse affinché i regni che cadevano sotto la sua influenza trasformassero il loro sistema monetario in uno basato su argento e oro.

Come è possibile ciò, direte voi, visto che i grandi commerci dei mercanti si basavano proprio sul principio di minimizzare i pagamenti con monete metalliche?

Il dilemma è solo apparente. I mercanti dell’elite vollero tenere per se le conoscenze delle tecniche di appianamento bancarie e di emissione di lettere di credito. Infatti avendone capito le potenzialità e la potenza, pianificavano di trarre vantaggi personali da questo meccanismo.
D’altro canto vennero proposti come strumenti di scambio oro e argento, ben sapendo che l’uso di questo tipo di contanti non era né facile né economico. Il sistema dei metalli preziosi come base monetaria, dietro l’apparenza di logicità, costituiva invece uno strumento di instabilità economica.

L’adozione di questo sistema monetario basato su oro e argento costrinse i governanti di tutto il mondo ad una corsa affannosa all’approvvigionamento di metalli preziosi, che già nel VI secolo a.C. viene testimoniata dall’agitazione con la quale Xenofonte chiede al governo di Atene di acquistare 10.000 schiavi, da dare in affitto ai proprietari delle miniere di Laureion, dove però sembra che il filone di argento si fosse già da tempo avviato all’esaurimento.

Le numerose tavolette in argilla che sono state ritrovate in Atene pochi anni dopo mostrano che l’esportazione di argento ad Oriente stava man mano causando nella città-stato greca dei vuoti di contanti che venivano con successo riempiti dalle ricevute in argilla create dai banchieri e accreditate sui loro acconti e su quelli dei loro più utili agenti greci.

Il potere economico che si è attribuito a un’alleanza di potenti banchieri babilonesi iniziò appena possibile a costituire delle filiali sulla costa della Grecia e nelle piccole isole del Mediterraneo. Individui che “scrivevano in aramaico”, emissari dell’elite di mercanti internazionali, raggiunsero le coste e le isole della Grecia mescolandosi tra i mercanti o i rifugiati provenienti dalla Siria e da Aram dopo le sconfitte inflitte dagli Assiri. Questi emissari avevano straordinarie capacità di procurarsi qualsiasi oggetto o somma di denaro.

Dietro di essi compariva sempre il mercante di schiavi. Alcuni greci presto capirono che era nel loro interesse personale fare affari con essi, persino se ciò significava accettare il sistema di denaro dei mercanti orientali. La loro ricchezza era sostenuta dalla loro abilità di ottenere qualsiasi risorsa fosse richiesta, grazie alle loro connessioni internazionali. E in breve tempo questi uomini avevano iniziato a trattare anche nella terra ospitante mediante oro, argento e ricevute in tavolette di argilla create da loro stessi come mezzo di scambio.

L’isola di Delo, sebbene praticamente improduttiva e senza speciali vantaggi, divenne molto ricca; un potente centro di commercio e di attività bancaria, e soprattutto un centro d’intenso commercio di schiavi. Lo straordinario commercio all’ingrosso a Delo non avrebbe potuto essere originato da nient’altro se non l’accettazione dei prestiti del Tempio da parte di quei forestieri-banchieri. Tali persone erano competenti cambia-valute, nati e formati tra le braccia dei maestri di sofisticazione finanziaria delle città di Babilonia, Aram, Fenicia, etc.

Il Professor Rostovtsev riferisce di un acquisto di grano a Delo da parte di un certo Sinotes di Isticea (una città del regno che era in Macedonia) nel quale egli osserva chel’acquisto fu effettuato con denaro anticipato da un banchiere di Rodi. Ciò suggerisce che le operazioni bancarie di Rodi erano interconnesse con quelle di Delo e che le riserve di argento del tempio di Apollo a Delo funzionavano anche come riserve per gli emissari di Rodi. Delo, la cui santità era rispettatissima, avrebbe costituito un deposito di metalli preziosi molto più sicuro rispetto a Rodi. Oskar Seyffert nel Dictionary of Classical Antiquities scrive: ”Delfi, Delo, Efeso e Samo erano usate correntemente come banche per prestiti e depositi, sia da individui che da governi”.

Tale flusso di ‘credito’ e metalli preziosi a Delo permise alla piccola isola di rimpiazzare parzialmente Atene come nuovo centro da cui il “controllo monetario internazionale” e i suoi emissari arrivarono per controllare le finanze di quell’area di Mediterraneo.
I cambiavalute, che costituivano la base di questa piramide di profitto, erano chiamati nell’antica Grecia trapezitae, perché si servivano di un banchetto a quattro gambe dettotetra peza.

Seffert scrive:

“I trapezitae sedevano ai loro banchetti nelle piazze del mercato, il centro di tutte le transazioni di affari. Essi ricevevano denaro in deposito per custodirlo, facevano da cambia-valuta e prestavano anche il denaro. I banchieri tenevano un accurato resoconto delle ricchezze da loro gestite.Se una persona faceva un pagamento ad un’altra che anch’essa aveva un deposito alla stessa banca, il banchiere semplicemente trasferiva la somma in questione da un acconto ad un altro. Questo tipo di business era di solito in mano a forestieri che avevano acquisito la residenza”.


Il prof. Humphrey Michell (The Economics of Ancient Greece, p334) scrive che fu Fidone, il progressista Re di Argo, che per primo permise, nel 680 B.C., l’introduzione del sistema monetario del tipo babilonese, basato sulle valute in oro e in argento.

‘Progressista’ naturalmente significava un re pronto a dare ascolto alle lusinghe del “controllo monetario internazionale” e dei suoi emissari, e che desse loro carta bianca in cambio dell’appoggio ottenuto per la sua ascesa al trono.

Il prof. Ure, in Tyranny of Athens, mostra che l’ascesa alla tirannia di Pisistrato fu strettamente correlata con l’argento proveniente dalle miniere della Tracia ed egli sottolinea che può difficilmente essere considerata una coincidenza che la cacciata dei discendenti del tiranno Pisistrato (510 a.C.) avvenne quasi immediatamente dopo aver perso le miniere della regione della Tracia, rifornimento monetario molto importante. Il che equivale a dire che se si dissolveva la fonte di metalli preziosi sui quali si fondava il potere del locale banchiere, il regnante che egli aveva promosso diventava obsoleto e inutile e poteva essere buttato via come uno straccio vecchio. Lo stesso accadde per i tiranni Trasibulo a Mileto, Ortagora a Sicione, Cipselo a Corinto, Procle a Epidauro, Teagene a Megara, Panezio a Leontini, Cleandro a Gela, Falaride ad Agrigento, e così via.

Vediamo un altro esempio d’interazione tra potere politico e mercanti. Creso, figlio primogenito del re Aliatte di Lidia (610-561 a.C.). Sapendo delle ambizioni del padre di conquistare la Caria, Creso si accinse a chiedere un prestito per imbastire l’azione militare. Nicola di Damasco scrive:

“Con questo suo proposito in mente si recò da Sadiatte, il più ricco mercante della Lidia. Costui, ccupato nelle sue abluzioni mattutine, prima fece aspettare un Creso impaziente alla porta. Poi gli accordò di entrare, ma ciò fu solo per comunicargli che rifiutava di concedergli il denaro: ”Se devo prestare denaro a tutti i figli di Aliatte,” egli gridò, “non ce ne sarebbe abbastanza”. Respinto, Creso si recò ad Efeso. Lì un amico di origine Ionica, Pamfeas, dopo aver saputo della ragione della sua visita, ottenne una somma di mille stateri d’oro da suo padre, Teocaride, che era in possesso di una considerevole fortuna, che egli si affrettò a portare al principe che ne aveva bisogno. Grazie a questi aiuti finanziari, Creso, rifornitosi di truppe, fu il primo a unirsi all’esercito del padre, di cui riguadagnò il favore, e che lo ebbe come alleato nella spedizione che avrebbe conquistato la Caria. Creso più tardi si vendicò di Sadiatte, che lo aveva cacciato via, confiscandogli l’intero suo tesoro”.


L’episodio illustra un chiaro esempio dello sforzo dell’elite dei mercanti di controllare la successione politica. Infatti la vera ragione del rifiuto del prestito a Creso, era che il potente mercante Sadiatte si era già impegnato ad appoggiare Pantaleone, fratellastro di Creso, che era visto chiaramente come più adatto, condiscendente e “non tutto d’un pezzo” rispetto al determinato Creso.

Sebbene la condotta oltraggiosa di Sadiatte nei confronti di Creso suggerisca che il banchiere considerasse la sua posizione inviolabile, quest’ultimo preferiva scegliersi i regnanti che con meno probabilità avrebbero creato problemi. La sua rude arroganza nel far aspettare a lungo Creso alla porta, per poi riceverlo e rifiutargli senza mezzi termini il prestito di denaro richiesto, sicuramente costituì uno stimolo che portò Creso a voler capire di più sul raggiro del sistema del denaro basato sulle misure di metalli preziosi. Un imbroglio questo che permetteva alla gente della peggior specie (come Sadiatte) di beffarsi dell’autorità del re.

I risultati della sua indagine sicuramente lo portarono a capire che, affinché il suo status di regnante avesse davvero un senso, sopra ogni altra cosa era necessario che l’emissione di massa monetaria fosse rimossa dal controllo di persone private, e ciò lo indusse ad effettuare una riforma monetaria nel suo regno.

Allora, l’elite internazionale dei banchieri diede rifornimenti di soldati mercenari e il meglio delle armi a Ciro. Creso li aveva offesi, non solo sottraendo il loro tesoro tenuto dall’emissario Sadiatte, ma anche eliminando i conii dei mercanti e facendo tornare al regnante il suo potere essenziale, cioè il controllo dell’emissione monetaria. Bisognava fare di questa vicenda un esempio che potesse funzionare da deterrente di simili azioni da parte di altri principi, e per operare fu scelto l’ambizioso Ciro, che non era altro che un insignificante principe persiano. La ferocia dell’annientamento da parte di Ciro dello sventurato Creso, che fu scuoiato vivo, senza dubbio fu effettuata allo scopo di ricordare ad altri re che mentre il loro potere era nazionale, c’era un altro potere internazionale, al di sopra e oltre quello di un qualsiasi regnante locale.

Dopo la totale umiliazione di Creso, avendo Ciro dato prova della sua sollecitudine nel promuovere i piani dei suoi sostenitori finanziari, il passo successivo fu la conquista relativamente facile di Babilonia, che fu organizzata per lui 14 anni dopo. Ciro fu da allora in poi nominato Il Grande. Il giovane principe di Anzan nella Susiana divenne il regnante di un impero esteso dal Caucaso all’Oceano indiano, dal Mediterraneo all’Asia centrale. Egli restaurò e allargò i poteri dei Guardiani del Tempio di Babilonia, come testimoniano le inusuali circostanze dei sacerdoti del Tempio che osannano l’invasore e che ricevono privilegi e speciali concessioni da lui.

Della stessa pasta erano i tiranni che erano saliti al trono nel 7° secolo a.C., come re Fidone di Argo, che abbiamo già detto e che appena insediatosi inventò la prima moneta di argento ad Egina, e ritirò dalla circolazione le precedenti sbarre di ferro che erano servite come denaro.
In questo modo, nel giro di poco tempo i banchieri internazionali si sarebbero insediati in tutte le città-stato greche e di lì sarebbero stati in grado di finanziare l’opposizione a qualunque potere, interno o esterno, che sperava di distruggere o anche ritirare le forme di finanziamento da quei poteri di cui organizzavano la distruzione.

Quei ‘banchieri riconosciuti’, avendo la facoltà di regolare i volumi di valuta e di emettere il denaro, potevano letteralmente ridere in faccia ai re e a qualsiasi altro potere politico. È stato un banchiere, il famoso Amschel Rothschild (primo della lunga dinastia dei banchieri Rothschild), a proferire la seguente famosa frase: “Lasciatemi emettere e controllare il denaro di una nazione, e mi sarà indifferente chi vada ad occupare la funzione di scrivere le leggi”.

La scoperta della pietra filosofale dell’economia (appianamento delle transizioni tramite un sistema pre-bancario) e il suo uso a vantaggio strettamente privato permise dunque ad un’elite di mercanti-banchieri di usurpare al regnante il potere essenziale del Tempio: cioè la creazione e la distribuzione dell’unità di scambio, il che originariamente era il potere del loro Dio di garantire il benessere e il buon vivere, nello stato, dei suoi abitanti.

Le sventurate masse dell’Antico Oriente non immaginavano neppure lontanamente che il regnante che essi vedevano era tutt’altro che un essere divino sulla Terra, e che si trattava invece di un burattino manipolato dalle forze segrete esercitate dall’elite dei banchieri che cospiravano per diventare i controllori privati della invisibile emissione di denaro.

Dei nuovi tiranni della Grecia, tra il 650 e il 500 a.C , il Professor Heichelheim scrisse: “Questi tiranni erano per lo più membri della nobiltà essi stessi, che avevano guadagnato tale titolo usando le nuove possibilità politiche ed economiche del loro tempo per rovesciare i loro stessi pari e soggiogare temporaneamente la città-stato”.

La possibilità di armare eserciti non veniva negata ai tiranni condiscendenti con l’elite che manipolava la vita finanziaria delle nazioni.
Alessandro Magno istituì molte nuove zecche, ognuna posta sotto il controllo di ricchi mercanti-banchieri, e questi sicuramente lo ricompensarono non facendogli mancare armi ed eserciti.

In corrispondenza di questo periodo storico, che aveva visto la transizione delle città-stato greche al sistema monetario basato sui metalli preziosi, con una resistenza più straordinaria del solito di Sparta con le leggi di Licurgo (che magari vedremo in un altro articolo), alcuni storici segnalano anche la “singolare iniziativa” nel V secolo a Clazomene (nel Golfo di Smirne): una piccola crisi era scoppiata perché il debito di 20 talenti di argento contratto per pagare delle truppe mercenarie aveva imposto per molti anni l’incombenza del pagamento di 4 talenti di interessi annui, senza che i clazomenei fossero riusciti ad ammortizzare tale debito.

I regnanti pensarono allora di emettere ‘denaro rappresentativo’ in ferro del valore nominale totale di 20 talenti, che i cittadini furono obbligati a prendere in cambio delle monete di argento. L’argento così ottenuto fu usato per estinguere immediatamente il debito, e ne avanzò per essi una rendita annua di 4 talenti, precedentemente assorbita dal pagamento degli interessi sul debito, che fu usata per risarcire in pochi anni il denaro rappresentativo emesso.

Il passaggio dal sistema monetario basato su argento e oro a quello delle ricevute-denaro create dai banchieri è stata una costante nella storia dell’umanità.

Un esempio per tutti, quello del Regno di Napoli nel XVI secolo, a dimostrazione dell’instabilità intrinseca del sistema monetario basato sull’argento; a dimostrazione del fatto che, dopo la sua introduzione, una crescente carenza di metalli preziosi fosse un pericolo continuo per uno stato, e del fatto che il passaggio alla legalizzazione delle ricevute dei banchieri è una tappa obbligata in seguito alle inevitabili crisi di liquidità.

Nel Regno di Napoli, all’epoca di Filippo II di Spagna (1543-1598), c’era un’enorme fuoriuscita di fondi, sia a beneficio del Regno Papale (grazie agli istituti religiosi operanti nel Regno di Napoli), sia a beneficio di Fiorentini e Genovesi (cioè i banchieri che operavano nel Regno e inviavano i profitti alle loro terre natìe). Un’altra causa di fuoriuscita di argento era che il Regno dipendeva dall’importazione della maggior parte delle materie prime e prodotti industriali (Serra, 1994). Per ultimo, ma certo non in importanza, la madre-patria spagnola operava un ulteriore prosciugamento sul budget del Regno di Napoli, soprattutto per le guerre che finanziava senza sosta (più di 2 milioni di ducati delle finanze del regno furono inviate all’estero tra il settembre 1564 e il febbraio 1569 come pagamenti per gli eserciti, in munizioni, vitti e stipendi) (De Rosa 1987).

Queste fuoriuscite impoverivano la circolazione monetaria del Regno, che era basata sul ducato d’argento e quindi essenzialmente denaro metallico.

Come rimedio per la carenza di moneta il governo era spesso obbligato ad importare argento per coniare monete. Riscontriamo comunicazioni con carattere di estrema urgenza, come nel 1556, quando il Fiduciario della Zecca, Gio. Batt. Ravaschiero, viene spronato dal viceré a procedere “quanto prima possibile, dato l’urgente bisogno di pagare i mercanti che avevano fatto dei prestiti alla Corte” (Archivio Generale de Simanca, Visitas de Italia, fascio 348, fasc.n.7). Per inciso, indovinate un po’ chi erano i Ravaschiero? Essi erano i potenti banchieri di Genova aventi una filiale in quel tempo anche a Napoli !! Cioè la zecca era sotto il controllo del banchiere privato.

Nuovi fondi erano necessari per sostenere le guerre spagnole contro olandesi e turchi e, poiché in una situazione di cattivi raccolti non era possibile incrementare il carico fiscale, terre demaniali e fortezze del Regno (come quelle di Montecorvino e Olevano nel Principato citra), dovevano essere vendute (Palermo 1846). Quando ciò non era possibile, il governo era una volta ancora obbligato a chiedere a mercanti e banchieri nuovi prestiti e, in vista dell’urgenza, ad accettare di pagare interessi fino al 15%.(Camera della Sommaria, 1576).

Nel luglio 1582, il viceré dovette riconoscere che il denaro circolante nel Regno era scarso e impose nuovamente il divieto di esportare denaro d’argento, sotto pena di severe sanzioni (Vario 1772). Eppure i provvedimenti ebbero scarso effetto, anche quando il viceré stabilì la pena di morte per coloro che effettuavano tale contrabbando. Due anni dopo, nel 1584, era chiaro che la scarsità di moneta stava compromettendo il commercio e l’economia.

Il viceré tentò un altro approccio per ottenere una certa quantità di denaro circolante. Il 27 ottobre 1594 fu stipulato un accordo con il banchiere Antonio Belmosto, che garantì il trasferimento entro 2 anni al regno di Napoli di 1 milione di scudi (in moneta sonante e in lingotti di argento), in cambio di certi benefici finanziari (De Rosa 1987).

A peggiorare e complicare il disastro economico ci furono gli errori commessi in materia monetaria: il rapporto tra valore intrinseco della moneta napoletana e valore nominale fu mantenuto alto, in un tempo in cui le altre nazioni vicine, tutti gli stati europei tra cui la Sicilia, avevano ridotto il contenuto di argento nelle loro monete (Turbolo 1626). I sovrani del Regno di Napoli, involontariamente e forse mal consigliati, avevano creato una situazione in cui era vantaggioso esportare metalli preziosi, sia in monete che in lingotti, perché il ducato aveva un valore maggiore delle valute straniere.

Assaliti dalla necessità di fornire denaro per il commercio e non potendo più continuare ad acquistare metalli preziosi da inviare alla zecca, intorno al 1570 il governo iniziò a permettere la circolazione dei certificati di credito, “fedi di credito”, emesse dai Monte di Pietà che erano stati istituiti a Napoli nel 1539, autorizzando le casse dello stato ad accettarli come pagamenti delle tasse e per altri pagamenti.

Poco tempo dopo, nel 1597, Girolamo Ramusio riferisce che “nel Regno di Napoli ci sono ora lettere di credito per il valore di mezzo milione di monete d’oro, che appartengono a gentlemen napoletani ed altre persone che cercano titoli nobiliari e cariche, offrendo molto denaro, alcuni di essi per acquistare tali riconoscimenti nobiliari, altri per non perderli. Questi desideri e ambizioni sono molto utili al Re, perché Sua Maestà vende il titolo di principe a 20.000 scudi, di duca a 15.000, di marchese a 10.000, e di conte a 5.000…”. (Relazioni, 1992).

Certificati di credito non erano nuovi nel Regno di Napoli. Ora però le fedi non solo erano prova di depositi (allo stesso modo dei depositi notarili), non solo esse venivano emesse come prestiti, ma soprattutto esse erano trasferibili per girata, così che esse diventavano il mezzo di scambio del popolo.

Concedendo ad un certo numero di istituzioni lo status di banche, il governo aveva raggiunto due scopi:

1) quello di rimpiazzare parte della moneta metallica del regno (che era diventata sempre più costosa a causa della necessità di importare argento) con denaro a prezzo zero per il re;

2) quello di assicurare per il regnante dei prestatori, poiché tali banche potevano dare prestiti al governo e alla città di Napoli a tassi di interesse inferiori a quelli di mercato.

Per dare a tali istituti di prestito un’autorevolezza maggiore, i regnanti gradualmente trasferirono nelle loro casse i fondi del Regno.
Un altro vantaggio era che le banche, per le transazioni tra i loro clienti, semplicemente registravano e trasferivano le cifre su acconti, cioè vigeva l’appianamento dei crediti per intermediazione bancaria (venne adottato il sistema bancario del registro a partita doppia).

Entro l’inizio del 17° secolo si era innestata una tendenza sempre maggiore contro i pagamenti in contanti, come sottolinea Marc’Antonio De Santis, “mentre in passato i banchieri consideravano un affronto il non pagare tutti quelli che si presentavano per monetizzare le ricevute”, le banche ora consideravano un grande affronto il fatto che qualcuno si presentasse da loro e domandasse di essere pagato in contanti, per lettere di credito fino a 200 scudi” (De Santis 1997).

Pietro Colletta descriverà, nel capitolo IX della Storia del Reame di Napoli (edita da G. Capponi, 1834), le vicende disastrose tra il 1791 e il 1799, quando i Napoletani scoprirono a loro spese che il volume di fedi di credito superava di gran lunga i depositi di tali istituti di credito (massa monetaria creata dunque moltiplicando riserve):

“I pubblici officii, i privati, la stessa casa del re, depositavano al banco il proprio danaro, là tenuto sicuro perché guardato o guarentito. Una carta detta fede di credito, accertava il deposito. Le fedi circolavano come danaro, nulla perdevano al cambio, guadagnavano ai tempi delle maggiori fiere del regno per il comodo e la sicurezza di portare in un foglio somme grandissime.

Milioni di ducati stavano in quelle casse. I pagamenti dei legati e molto danaro del regno si facevano per carte di banco. Il credito le sosteneva: ma il loro abuso fu svelato: le fedi già soperchiavano di decine e decine di milioni la moneta. (..) I depositari, traendo in folla ed a furia i loro crediti, fecero vóte le casse; e, trattenuti gli ultimi pagamenti, fu distrutto il prestigio della fedeltà. Essendo grande il danno perché infinite le relazioni coi banchi, divenne unanime nella popolazione il grido e lo spavento contro i reali. Il governo svergognò e punì molti uffiziali di banco per frodi vere o apposte. E non però migliorando le condizioni, e vedendo le polizze rifiutate nel commercio, comandò che valessero nelle private contrattazioni antiche o presenti: così, offendendo e nuocendo alle ragioni dell’universale.

Nacque allora nei fogli di cambio la indicazione di moneta fuori banco, la quale regge ancora, e forse, scordata la origine (perciò ne parlo) starà in eterno” (Colletta 1834).


Colletta intende dire che l’emissione di banconote da parte di privati aveva senso fin tanto che erano promesse di qualcosa, l’oro, ma oggi ci si dimentica di questa origine del denaro, di questa promessa del controvalore (eventualmente tenuta in deposito dall’emettitore), e si consente ai privati di creare masse monetarie senza contropartita o deposito alcuno, e con danno per la popolazione.

L’obiettivo era raggiunto.

Il passaggio da questi metalli preziosi al pagamento con ricevute non era né casuale né una novità. Era già avvenuto nell’antica Mesopotamia e avverrà inevitabilmente in ogni altra parte del mondo ed in ogni epoca come conseguenza delle distorsioni e stress enormi che venivano procurati naturalmente e artificialmente alle popolazioni che se ne servivano.

Era proprio per questo motivo che l’elite internazionale di mercanti-banchieri teneva tanto che fosse introdotto il sistema monetario basato sull’argento. Si contava di poter usare il suo potere destabilizzante a proprio vantaggio più e più volte nel corso della storia. Di lì il passo era breve a che i governi delle nazioni fossero costretti a far nascere la massa monetaria di interi popoli come debito verso una classe privilegiata di banchieri internazionali.

Storicamente si fa risalire il “baco” della creazione delle Banche centrali alla Bank of England. Essa inizierà a creare banconote, a dare prestiti, e in breve ad esercitare il solito vecchio abuso: la creazione del mezzo di pagamento, gravato di un interesse, a vantaggio di una banca privata che non aveva in deposito tutto il valore delle ricevute.

William III ed i suoi successori non s’interesseranno più della natura matematica o dell’origine dei prestiti fatti dai “banchieri riconosciuti”.
La storia della civiltà, da questo punto di vista, ha visto silenziosamente sconfitti quasi tutti i ‘grandi.’ Anche per Napoleone fu impossibile resistere alla pressione dei poteri addetti all’emissione di denaro.

Nell’aprile del 1800 il grande generale francese permise l’istituzione della National Bank of France, una banca privata che emetteva banconote dal nulla, o meglio dal privilegio concessogli di moltiplicare riserve.

Non avrebbe Napoleone potuto decidere di far emettere il denaro dallo Stato stesso invece che da banchieri privati? La risposta la troviamo nelle sue contingenti necessità militari. Essendo un gruppo interconnesso di potenti mercanti-banchieri di diversi stati divenuti fedeli tra di loro, essi avevano guadagnato una posizione tale da poter negare, a coloro che meno rendevano loro omaggio e privilegi, sia approvvigionamenti di monete che delle armi del tempo. Un generale di un esercito si muoveva in quello che era un terreno ideale per l’affermarsi dei banchieri, la necessità di diventare forte militarmente lo obbligava a dover chiedere il loro appoggio.

Lo sapeva Napoleone cosa stava facendo istituendo (nel 1800) tra i suoi sudditi un sistema economico dove l’emissione di denaro era impacchettata e regalata ai banchieri emissari dell’elite internazionale?

Si, lo sapeva. La questione dell’emissione del denaro da parte di questi tizi non era a lui ignota, come testimoniano alcuni passaggi nelle sue Memorie:

“Quando una nazione dipende dal denaro di banchieri privati, sono questi e non i leader di governo a controllare la situazione, poiché la mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha fazione, i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza; il loro unico scopo è il guadagno”.


Sta di fatto che egli permise ad “alcuni sostenitori del colpo di stato del 18 brumaio di fondare la National Banque of France, a cui venne concesso il monopolio privato dell’emissione di banconote francesi (Ferguson 2001).

Nel 1806 Napoleone dirà: “La Banque National non appartiene solo ai suoi azionisti; appartiene anche allo stato che le ha concesso il privilegio di creare denaro” (Crouzet 1999). Se l’elite dei banchieri avesse avuto la possibilità di rispondergli pubblicamente avrebbe gridato: “E noi ti abbiamo concesso il privilegio di diventare Napoleone I” (il 2 dicembre 1804 egli assume su proposta del senato la corona di Imperatore).
A questo punto l’imperatore, in questo dialogo semi-segreto con i banchieri, avrebbe concluso ribadendo con fermezza: “L’Etat c’est moi” (lo Stato sono io), cioè sono io come regnante a dover garantire al mio popolo la sorgente del mezzo di scambio, la moneta, e non voi!”.
Ma con i creatori del denaro dal nulla Napoleone dovette convivere. Non gli fu possibile resistere alle pressioni e dunque creare una realtà che non concedesse anche in Francia il monopolio privato dell’emissione di denaro ai banchieri internazionali.

Egli comunque pretese di acquisire delle quote della Banca Nazionale (Koerner 1995), e ciò gli fu consentito anche perché portava sempre nuove riserve d’oro alla Banca stessa. Infatti nel 1803, Napoleone vendette il territorio ad ovest del Mississippi al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, per 3 milioni di dollari in oro (“Louisiana Purchase”). Successivamente avrebbe cercato di svuotare le Banche degli stati conquistati (a volte senza successo, come testimonia il famoso l’episodio in cui scoprì che le camere di sicurezza della Bank of Amsterdam erano assolutamente vuote).

L’ombra dei banchieri internazionali fu su di lui durante tutto il periodo dell’impero(durante cui costruì e armò eserciti con somme ingenti di denaro), finanche nel 1815 quando, dopo il ritorno dall’isola d’Elba, fu un prestito della Eubard Banking House di Parigi che permise l’equipaggiamento dell’esercito napoleonico dei “100 giorni”.

Goethe scrive:

“La storia di Napoleone produce in me un’impressione come quella procuratami dalla lettura dell’Apocalisse nella Bibbia. Tutti noi abbiamo la sensazione che ci deve essere qualcosa di più in essa, ma non abbiamo idea di cosa sia.”


Quel qualcosa così mirabilmente intuito e descritto da Goethe, e che la gran parte delle popolazioni e degli storici non sono riusciti a vedere: l’esistenza di forze internazionali molto ricche che dietro le quinte possono dare poteri enormi a regnanti ambiziosi e a favore di guerre (da Ciro il Grande ad Alessandro il Grande, a Cesare, etc. etc., vedi capitolo II), e che in cambio chiedono solo di poter controllare l’emissione di denaro.

A quel tempo c’era la dinastia dei Rothschild, banchieri internazionali, di cui Carmack (1998) scrive: “Mayer Rothschild aveva cinque figli: il primo, Amschel, rimase nella città natale Francoforte, il secondo Salomon fu spedito a Vienna, il terzo Nathan fu mandato a Londra, il quarto, Karl, si recò a Napoli, il quinto, Jakob, andò a Parigi.” (v. correlati)

Le banche dei Rothschild, cooperando all’interno della famiglia e utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, diventano incredibilmente ricche, tanto che lo scrittore Ignatius Balla nel 1913 stimerà che la loro ricchezza personale ammonti ad oltre due miliardi di dollari (di allora). Già nel 1818 il segretario del principe austriaco Metternich, scrivendo dei Rothschild, affermava che “essi sono le persone più ricche d’Europa”, e in effetti già allora avevano quasi completamente assunto il controllo azionario della Banca centrale d’Inghilterra. Con essi erano indebitati la Prussia, l’Austria e la Russia, avendo accettato grosse somme per armare gli eserciti contro Napoleone. Fu il giovane Nathan Rothschild (il volto dell’elite dei banchieri a Londra) a far pervenire al Duca di Wellington l’oro necessario per organizzare l’attacco di Waterloo!

Aveva ragione Napoleone, scrivendo che di queste persone non ci si poteva fidare. L’imperatore aveva, è vero, messo alcuni suoi parenti nel Consiglio della Banca di Francia, ma non aveva potuto impedire che, contemporaneamente a lui, i Rothschild finanziassero anche i suoi nemici.

In generale, coloro tra i sovrani ai quali poteva sembrare che le loro azioni e piani più sordidi fossero finalizzati al semplice gioco dell’imperialismo o del dominio di uno contro l’altro, non si rendevano conto che per il vertice della piramide di potere tutto ciò fosse funzionale al progredire del controllo monetario internazionale.

David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan bank, ha spiegato nel 1991 al Congresso di Baden Baden:

“Siamo riconoscenti al Washington Post, al New York Times, al Time Magazine ed altre eccezionali riviste i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di mantenere la discrezione per quasi 40 anni (sul piano “neo-liberale” di bypassare la volontà delle singole nazioni, ideando e finanziando istituti quali FMI e WTO, N.d.A.). Non ci sarebbe stato possibile sviluppare tale piano per il mondo se fossimo stati esposti alle luci dei riflettori dei mass-media e della pubblicità durante questi anni” (Bilderberger Meeting, giugno 1991).


E aggiungeva:

“Il mondo è pronto a marciare verso un governo mondiale. La sovranità sovra-nazionale di un’elite di controllo di banchieri internazionali è sicuramente molto più auspicabile della auto-determinazione nazionale praticata nei secoli scorsi”.


Più volte nella storia della civiltà, erano fioriti (quasi istantaneamente e dal nulla) potenti mercanti-banchieri, nonostante un generale stato di assenza di contanti; a Londra, Amsterdam, Venezia, Firenze, persino nell’antica Atene e nelle città-stato dei Sumeri.

L’attività dei mercanti-banchieri di Londra nel XVIII secolo sarà così descritta da Jevons:”Una piccola stanza fa da ufficio, ricevute di prestiti e debiti ammontanti in media a 20 milioni di sterline al giorno sono liquidati dagli operatori senza l’uso di un sola moneta o banconota. E di ciò il pubblico non sa nulla, si usa questo meccanismo tenendolo in assoluta segretezza”. Ignoto alle masse era soprattutto il fatto che grazie a questo tipo di appianamento dei pagamenti e grazie alla confidenza del pubblico nel denaro-cambiale bancario, tali istituti venissero messi nella condizione di moltiplicare riserve.

Parte dell’articolo è tratto dal saggio The Babylonian Woe, di David Astle

http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... ma-debito/
Ultima modifica di Atlanticus81 il 08/05/2014, 20:46, modificato 1 volta in totale.

08/05/2014, 23:34

I risultati della sua indagine sicuramente lo portarono a capire che, affinché il suo status di regnante avesse davvero un senso, sopra ogni altra cosa era necessario che l’emissione di massa monetaria fosse rimossa dal controllo di persone private, e ciò lo indusse ad effettuare una riforma monetaria nel suo regno.


facciamo sempre gli stessi errori è assurdo

Allora, l’elite internazionale dei banchieri diede rifornimenti di soldati mercenari e il meglio delle armi a Ciro. Creso li aveva offesi, non solo sottraendo il loro tesoro tenuto dall’emissario Sadiatte, ma anche eliminando i conii dei mercanti e facendo tornare al regnante il suo potere essenziale, cioè il controllo dell’emissione monetaria. Bisognava fare di questa vicenda un esempio che potesse funzionare da deterrente di simili azioni da parte di altri principi, e per operare fu scelto l’ambizioso Ciro, che non era altro che un insignificante principe persiano. La ferocia dell’annientamento da parte di Ciro dello sventurato Creso, che fu scuoiato vivo, senza dubbio fu effettuata allo scopo di ricordare ad altri re che mentre il loro potere era nazionale, c’era un altro potere internazionale, al di sopra e oltre quello di un qualsiasi regnante locale.


E questi usano gli stessi metodi ancora oggi hahahaha sembra di leggere la cronaca dei giorni nostri -_-

20/05/2014, 13:34

Banche ombra, i “magheggi” che fanno a pezzi l ‘Italia

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Che cosa sia lo shadow banking se lo chiedono in molti, ma la maggioranza pronuncia queste parole senza aver contezza delle reali dimensioni del fenomeno che sta divenendo un protagonista non più invisibile dei fenomeni del capitalismo contemporaneo. È una mia vecchia opinione scientifica comprovata da anni di analisi. I fenomeni sociali hanno rilevanza per il funzionamento di un sistema sociale altamente differenziato dhurkeniamente inteso quando da invisibili divengono visibili. Così accade per la corruzione sempre presente eppure assai poco visibile. Se lo diviene vuol dire che da fisiologica diviene patologica e che incontra le resistenze del sistema differenziato sconvolgendo l’autopoiesi e quindi la regolazione di routine di sistemi sociali che prima la usavano e ora la trovano o troppo costosa o addirittura pericolosa per la punizione che possono subire da una legge sempre assai distratta, di norma…

Così è ora per lo shadow banking: è sempre esistito, ma non se ne è mai parlato se non per eufemismi oppure tra pochissimi intimi inner circles che ne godevano i benefici o che ne temevano il ruolo e l’azione. Ora lo shadov banking viene indicato come strumento di salvezza di un capitalismo profondamente mutato negli ultimi venti anni e che non sappiamo ancora definire tanto diversi sono divenuti i sistemi del suo finanziamento.

In primo luogo il circolo denaro-merce-denaro (D-M-D) si è profondamente trasformato con l’enorme ampiezza di D che non incontra più necessariamente nella sua circolazione M, ossia non più incontra l’economia reale ma riproduce se stesso nella circolarità D-D moltiplicata all’infinito, con il cosiddetto effetto leva che ha provocato la distorsione dello strumento borsistico che da arena per la raccolta di capitali per mobilizzare D verso l’industria o i servizi mobilizza D verso D, ossia finanza per finanza con gli effetti e di esuberanza e di bolle che abbiamo conosciuto recentemente.

Vi è di più. Come è noto, la mia tesi – seguendo Minsky – è che l’eccesso di indebitamento da altissima leva altro non ha fatto che far prendere tempo per evitare l’esplodere della crisi ciclica di sovrapproduzione in cui da più di venti anni siamo sommersi dopo l’eccezionale aumento della produttività del lavoro per il ciclo Kondratieff dell’ITC che ha abbassato i costi di transazione, favorito la globalizzazione finanziaria con l’aumento delle povertà relative in presenza di rigidità monetaria e flessibilità degli altri fattori: è aumentato il tenore di vita in senso assoluto di popolazioni prima non investite dalla riproduzione allargata del capitale.

Ora il paradosso è che in presenza di una liquidità illimitata che viene trasferita dalle banche centrali di tutto il mondo – salvo in Europa, dove batte il ritmo di marcia guerriera il tallone della Bce – la liquidità bancaria scarseggia per diversi ma convergenti motivi: scarsità di credito interbancario per caduta di fiducia tra le banche dopo lo scandalo Lehman del 2008, eccesso di indebitamento delle banche medesime da eccesso di leva in presenza di scarsità dei depositi che non fanno fronte da soli alle mire regolatore messe in atto in tutto il mondo in misura più o meno accentuata per evitare il collasso delle banche per sottocapitalizzazione rispetto ai rischi. Basilea II e Basilea II sono un esempio preclaro di dove le banche sono oggi: sul crinale di ghiaccio della bancarotta e del fallimento tecnico, in primis quelle europee, per non aver separato banche d’affari da banche commerciali e aver provocato quindi il periclitante stato di crisi delle banche capitalistiche e l’erosione se non la scomparsa del credito alle piccole e medie imprese.

In questo scenario ecco apparire le shadow banks. In Italia il primo a evocarle è stato il peggior ministro del Tesoro che abbia mai solcato il transatlantico: quel Saccomanni che convocò nei suoi studi speculatori e gestori uomini dabbene e non dabbene per favorire, a fronte della crisi delle banche capitalistiche, l’avvento delle shadow banks, mentre con un bastone insieme a Vincenzo Visco colpiva in testa le banche popolari e cooperative, le uniche speranze per le piccole e medie imprese.

Ora tutti parlano di shadow banks. Per capire in che sistema nuovo del capitalismo siamo sprofondati ricordiamo cosa sono. Si tratta di tutti quegli intermediari finanziari che mobilizzano credito verso le attività produttive e di servizi senza avere depositi, ossia senza raccogliere risparmio come fanno le banche. Le banche sono regolate dalle autorità di vigilanza e queste nuove creature non lo sono perché non tutelano risparmio (ecco la prima differenza), ma pongono a rischio chi si serve di loro: ecco perche andrebbero regolate: Ma procediamo con ordine. Esse non comprendono i cosiddetti fondi di private equity, ecc., ma invece tutte quelle attività finanziarie che agiscono con la cosiddetta securization, che è il fenomeno preponderante dello shadow banking, ossia la cosiddetta cartolarizzazione, che è quella attività che consiste nell’emissione di obbligazioni da parte di entità economiche che diventano originators.

Si tratta di cedere a terzi – in sostanza – parte del proprio capitale fisico e monetario sperando che il recupero di tali beni consentirà non solo la restituzione del capitale così originato, ma anche un bel po’ di interessi a colui o a chi (special purpose entities) si è accollato il rischio di prestare in quel modo denaro all’originator a secco di credito bancario, che così continua a respirare, sì, ma a bocca a bocca. Se non riesce a veder tornare indietro ciò che ha ceduto, ossia non soddisfa il pagamento dei suoi creditori, perde il capitale. Il capitale e i beni. Chi compra i titoli così cartolarizzati subisce anch’egli una gran bella perdita commisurata al rischio che aveva voluto correre.

Sentite cosa si legge in uno di quel bei manualetti per studentini neri neri per l’abito delle business school: “Per lo più i beni ceduti sono costituiti da crediti, tuttavia possono essere immobili, strumenti derivati o altro. I beni vengono ceduti a società-veicolo (Spv, Special Purpose Vehicle;società cessionaria abilitata a emettere i titoli in cui sono incorporati i crediti ceduti) che ne versano al cedente il corrispettivo economico ottenuto attraverso l’emissione e il collocamento di titoli obbligazionari. Le obbligazioni emesse sono divise in classi a seconda del rating (AAA, AA, BBB, BB, ecc., fino alla partecipazione azionaria), con un merito creditizio che è minore quanto più è alto il livello di subordinazione nella restituzione del debito obbligazionario”.

Se riuscite a districarvi capite subito che ho ragione: si tratta di prendere tempo e di continuare a respirare diffondendo strumenti ad alto rischio che appaiono tuttavia a prima vista come la salvezza per popolazioni organizzative, come le piccole imprese, per esempio, o come società finanziarie ad alta leva di rischio periclitante. Quindi se ne fa un gran uso. Ora si scopre che a farne un gran uso sono i miracolosi paesi emergenti, primo fra tutti la Cina, dove anche la regolazione bancaria del resto fa acqua da tutte le parti.

Di qui tutta una serie di operazioni finanziarie che non devo illustrare qui perche non sprechiamo tempo in tecniche finanziarie inutili e dannose. Valga rimarcare le differenze. Le banche si sono inglobate in sé medesime tali differenze appoggiando e incrementando anche direttamente tali strumenti creando l’ombra al riparo della regolazione. Ma rimane la differenza di fondo: quale che sia l’eccesso di rischi la banca rimane fondata sui depositi o almeno deve dire di esserlo; le shadow banks sono solo e sempre market based, ossia originate da una serie di operazioni di traslazione del rischio, che non hanno più nulla a che fare con la difesa del risparmio.

Potrei continuare a lungo, ma mi pare che questo basti per il carattere non tecnico di questo nostro meraviglioso giornale on line. Vale ricordare il senso profondo. Il capitalismo liberista dispiegato è oggi non solo sorretto dal debito sovrano, ma anche dall’eccesso di debito market based. E i mercati sono più che mai imperfetti…

Se questo vi sembra un modo per rianimare l’economia reale accomodatevi pure, ma almeno vergognatevi un po’.

http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... -l-italia/

20/05/2014, 21:04

martedì 20 maggio 2014

Sono riusciti a far sentire in colpa coloro che vengono depredati

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Eppure il concetto è semplice:

il denaro viene creato dal nulla

al denaro creato viene applicato un interesse, ovvero il denaro porta con sè intrinsecamente un debito

da dove viene il denaro con cui pagare gli interessi sul denaro?

da nuovo indebitamento

in questo sistema è impossibile essere liberi dal debito, il processo è senza soluzione

c'è un continuo trasferimento di ricchezza e di potere dai cittadini ai padroni della moneta

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Vista cosi', è una truffa.

Un meccanismo infernale che crea un debito infinito.

Ma siccome alle persone non vengono dati gli strumenti per capire questo basilare concetto,

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dal punto di vista dell'uomo della strada la cosa appare cosi':

lo stato è indebitato

abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità

quindi

E' COLPA NOSTRA

quindi

la crisi ce la meritiamo

quindi

è giusto tagliare e privatizzare

E siccome è colpa nostra accetteremo il fiscal compact, la svendita dell'Italia e il Fondo Europeo di Redenzione

Redenzione dai peccati, amen

Morale della favola:

Sono riusciti a trasferire la colpa a coloro che vengono depredati, l'usura avviene col consenso delle vittime

[align=right]Source: Risveglio Globale: Sono riusci...a coloro che vengono depredati [/align]



Purtroppo mi trovo confrontato sempre con gente che ragiona cosi.
Se gli spiego il meccanismo della moneta a debito, cambiano discorso.... eh ma i politici....i magna magna...lo spread...gli evasori.... Niente da fare, quelli che conosco io sono tutti ebeti convinti.
Ultima modifica di Wolframio il 20/05/2014, 21:05, modificato 1 volta in totale.

20/05/2014, 23:22

io devo dirti la verità mi trovo a parlare con sempre più persone che sembrano aver capito il meccanismo però quando si tratta di fare 2+2 si perdono -_-

23/05/2014, 09:15

La FINE dell’Italia: entro 4 anni saremo 3° mondo, ecco le PROVE

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http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... -le-prove/

Con l’entrata in vigore del Fiscal Compact e dell’ERF, è in arrivo la batosta finale sul nostro paese; ci toglieranno anche le mutande, ci relegheranno a tutti gli effetti ad essere una COLONIA: le nostre principali aziende, le ‘eccellenze italiane’ in mano ai privati se le sono già acquistate e le stanno acquistando; ora tocca ai beni pubblici, ad iniziare dalle principali aziende, le più importanti…

Chi ci segue da tempo sa bene a cosa ci stiamo riferendo: ne abbiamo parlato a partire dal 2011.

Oggi parliamo di crisi, oggi ‘siamo’ in crisi, ma ahimè, la crisi vera, deve ancora arrivare! Questo è niente rispetto allo scenario che si prospetta in questo paese, al di la delle ‘confortanti’ parole pronunciate ogni anno dai nostri politici, che prima “non vedevano la crisi” e oggi vedono “la fine della crisi”, con la ripresa che puntualmente avrà inizio l’anno successivo… e poi quello successivo ancora, e ancora ancora e ancora! Un teatrino di infimo livello di cui sempre più italiani si stanno rendendo conto.

Questione di poco dovremo affrontare il CRACK dell’INPS: e saranno DOLORI. Nessuno ne parla, ma numeri alla mano, è INEVITABILE.

Le grandi aziende continuano a delocalizzare: l’inarrestabile processo di delocalizzazione non è ancora stato ultimato, e la “colpa” non dobbiamo darla alle imprese, ma a chi ha reso conveniente delocalizzare (anche se le multinazionali sono una estensione del sistema bancario) una vera e propria EUTANASIA per l’Italia: ci hanno lasciato morire, e la DISINFORMAZIONE ha coperto questa PRECISA STRATEGIA consapevole. Non può essere altrimenti: chi, potrebbe non capire, che rendere conveniente delocalizzare avrebbe distrutto l’economia italiana e di molte altre nazioni occidentali? (Germania a parte)

Mentre le piccole aziende CHIUDONO: perché non possono reggere la concorrenza di chi ha delocalizzato, e/o perchè la op-pressione fiscale è INSOSTENIBILE !!!

E ora arrivano gli annunciati ‘fiscal compact’ ed ERF, a fare man bassa delle nostre aziende rimaste, almeno in parte, pubbliche, e magari anche dei beni demaniali: in Grecia stanno (s)vendendo le isolette, chissà che non possiamo farlo anche noi… ah no: noi stiamo SVENDENDO l’Italia intera…!!!

Editoriale a cura di nocensura.com

Siamo “alle porte con i sassi” dell’entrata in vigore del fiscal compact: di cui su questo blog abbiamo iniziato a parlare fin prima dell’approvazione, così come nel caso del MES(meccanismo europeo di stabilità) di cui iniziammo a parlare dai primi di Novembre del 2011, fino all’approvazione in aula e tutt’oggi.

Circa i drammatici effetti che avrà il trattato sulle nostre vite, vi rimandiamo a questo nostro articolo del Luglio 2012, che lo spiega in modo chiaro e semplice.

Dopo averci condotto nella spirale di un debito cheprevedibilmente ed inevitabilmente sarebbe aumentato sempre di più, fino ai livelli attuali, ora il sistema bancario ci chiede un ulteriore conto: si, perché questo si somma agli oltre 3.100 MILIARDI che abbiamo pagato SOLO A TITOLO DI INTERESSI negli ultimi 30 anni: una cifra MOSTRUOSA, di ben 1.000 MILIARDI di euro superiore all’attuale debito pubblico: una cifra colossale, che vale quanto 30 manovre finanziarie “lacrime e sangue”, ma nei prossimi anni,oltre a pagare 80-90 miliardi all’anno di interesse, dovremo anche impegnarci nel diminuire il debito pubblico, in rate ventennali da 40-45 miliardi.

Renzi e gli altri politici pontificano in TV “che lo dobbiamo fare per i nostri figli“; parlano disprechi, di malagestione, e qualcuno anche della corruzione e delle ruberie, come se il debito fosse provocato da questo: ed è ciò che crede la MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI:

Nell’immaginario collettivo il debito è dovuto al fatto che lo Stato italiano ha chiesto prestiti: come fanno i privati con le banche, alle quali chiedono credito e lo rimborsano a rate; non è così!

Il debito pubblico NON è dovuto da richieste di credito dell’Italia nei confronti delle banche, centrali o non; NE dagli sprechi e dalle ruberie: che sono state sempre addebitate agli italiani mediante le tasse, che negli ultimi 30 anni sono aumentate vertiginosamente, certamente anche a casua della malagestione della cosa pubblica: ma anche e sopratutto per pagare gli interessi sul debito pubblico alle banche, che come dimostra la tabella sopra, (vedi l’articolo sui 3.100 mld pagati negli ultimi 30 anni) ha sempre ammontato a svariate decine di miliardi all’anno: una cifra che vale un paio di finanziarie “lacrime e sangue”.

IL DEBITO PUBBLICO è la “normale” conseguenza del fatto che il SISTEMA MONETARIO è basato sul DEBITO: i soldi vengono ADDEBITATI e non ACCREDITATI allo Stato.

Le nazioni NON emettono moneta: l’emissione monetaria è gestita dalle banche centrali, che a loro volta sono di proprietà privata (1)

(1) Su Wikipedia sono elencati i soci della Banca d’Italia: ovvero, le banche private italiane, Compagnie assicurative, e una piccola percentuale detenuta dall’INPS; la Banca d’Italia è quindi di proprietà dei banchieri privati.

La Bce a sua volta è di proprietà delle banche centrali dei paesi che hanno aderito all’eurozona: la Banca d’Italia detiene il 12% delle quote. Essendo Banca d’Italia di proprietà delle banche private, possiamo affermare che questi possiedono il 12% della BCE. Le banche centrali di quasi tutte le nazioni del mondo sono gestite da banchieri privati.

Le nazioni emettono “titoli di Stato” e li collocano sul mercato: le banche investono su di essi, e ricevono un interesse; lo stato ottiene liquidità in questo modo. TUTTO L’AMMONTARE CIRCOLANTE, è stato emesso in questo modo.

Sull’intero ammontare monetario circolante, le nazioni pagano interessi.

E si tratta di un debito inestinguibile: poiché per ogni 100€ emessi, le banche chiedono un interesse annuale – ad esempio – del 3%: quindi dovremmo rimborsare 103€ dopo un anno: 106 dopo 2 anni, etc.

Il debito è una voragine inestinguibile: che poi viene ripagato con i BENI REALI, ovvero i pignoramenti, le svendite dei beni demaniali, etc. E così la carta straccia stampata senza nessuna riserva aurea, ne altro, diventa case, edifici, terreni, beni di ogni tipo.

Se considerate che vengono richiesti interessi sull’intero ammontare circolante di soldi, capite bene che la somma che dovrebbe essere risarcita è superiore, e pertanto il debito è INESTINGUIBILE.

Edison e Ford già nel 1921 scrivevano sull’ASSURDITA’ TOTALE del fatto che anziché stampare moneta, lo stato se la facesse PRESTARE dai banchieri privati, corrispondendo loro un interesse. UNA TRUFFA IMMENSA!

Informatevi sul funzionamento del sistema monetario: sul signoraggio bancario, sulla vera origine del debito pubblico, e scoprirete la grande truffa, più difficile da credere, che da capire…


Fonte: http://www.nocensura.com

05/06/2014, 12:53

Banche, fondi comuni e fondi pensioni, italiani ed esteri. La convenienza di un'Italia che è schiava del suo debito.

MILANO (WSI) - Che l'Italia riduca il debito non conviene a nessuno. Pagare 85 miliardi di euro di interessi all'anno (con proiezioni in crescita) è un ottimo affare per chi ha soldi da investire, molti soldi.

E quindi l'Italia, per loro, è un ottimo business.

Chi sono loro? Sono le banche italiane che detengono poco meno di un quarto del flottante dei titoli di stato. Sono le banche d'oltre confine, i fondi pensione italiani e esteri, i fondi comuni.

Ai risparmiatori italiani, che detengono poco meno di 200 miliardi di euro, nella migliore delle ipotesi, vanno interessi marginali rispetto al totale della spesa sostenuta.

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Tutti urlano che occorrerebbe diminuire il debito pubblico al fine di abbattere la spesa per interessi. Ma il debito, più è ampio, più aumenta l'affare. Per prima cosa, più debito significa più interessi da incassare (e da pagare, per chi li paga).

In secondo luogo, quanto più grande è il debito, tanto più ampia è la forma di ricatto che possono esercitare gli investitori che, minacciando di mandare deserte le aste di collocamento, possono veicolare le scelte di politica economica dei governi.

C'è poi da considerare il fattore rischio. A quanto pare inesistente (almeno apparentemente), per chi compra il debito italiano. Altrimenti non si spiegherebbero le ragioni per le quali l'Italia riesca a collocare debito pubblico con i tassi ai minimi storici, nonostante l'evidente distruzione economica intervenuta in questi anni di crisi che, in condizioni di normalità, avrebbe dovuto incidere significativamente anche sulla capacità di collocare debito da parte dell'Italia, oggi assai più vulnerabile rispetto a quanto lo fosse qualche anno fa.

Il motivo è semplicissimo da comprendere: l'Italia è ricca. E il risparmio degli italiani è la migliore garanzia posta a tutela delle regioni dei creditori.

E' sufficiente disporre di governi "compiacenti", e il gioco é fatto. Che piaccia o meno, loro (i governi) grazie all'autorità conferitagli da quelle regole che loro stessi usano chiamare leggi, possono imporre tasse, confische, espropri di ogni genere e sorta e ripagare i creditori. In questo modo, il risparmiatore sarà stato derubato e il creditore soddisfatto.

Proprio ieri, sulla stampa nazionale, si è letto di una proposta avanzata dal Fondo Monetario Internazionale, secondo la quale gli Stati fortemente indebitati (leggasi anche Italia) dovrebbero sospendere il pagamento degli interessi sui titoli di stato, in caso di aiuti da parte del FMI stesso. E' una proposta che fa letteralmente sorridere, solo per usare un eufemismo. E ciò per diverse ragioni.

In primo luogo, come dicevamo, andrebbe ricordato che il pagamento degli interessi, in un certo qual modo, costituisce anche una forma di sussidio statale alle banche, che trovano conviene investire in titoli di stato (apparentemente privi di rischio), anziché assumersi il rischio di dover finanziare imprese che operano in un contesto di crisi, che potrebbe portare ad aggravare le condizioni già precarie di un numero non del tutto indifferente di banche alle prese con elevatissimi volumi di sofferenze.

In questo senso, incassare cospicue cedole è una componente (quasi essenziale) dei ricavi delle banche, che consente di mitigare l'impatto delle perdite che emergono per via dell'esplosione delle sofferenze.

Quindi, sospendere il pagamento delle cedole, rischierebbe anche di produrre uno shock sul segmento più fragile del comparto bancario che, a quel punto, vedrebbe scomparire una componente di reddito essenziale per mitigare le perdite.

In secondo luogo andrebbe anche ricordato che l'Italia, nonostante un robusto avanzo primario, ogni anno si trova a dover rinnovare mediamente 350/370 miliardi di titoli di stato in scadenza, oltre che finanziare il deficit di bilancio.

Chi mai acquisterebbe i bond pubblici di uno stato che non onora il debito? Chi lo facesse, pretenderebbe interessi di gran lunga maggiori a quelli odierni, annullando quasi subito i benefici derivanti dalla sospensione del pagamento delle cedole e facendo nuovamente aumentare il costo del debito in pochi anni.

Senza poi trascurare il fatto che, per arrivare ad una soluzione del genere, andrebbero anche contrastate le resistenze di quei paesi che hanno (più o meno direttamente) un forte interesse a mantenere l'Italia schiava del suo debito.

Il debito italiano è un ottimo affare per tutti, insomma. Tranne che per gli italiani.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... fondi.aspx

18/06/2014, 10:25

Sistemi Monetari Oggi: la Truffa - M. Saba

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Oggetto di questa presentazione è l'esistenza di un sistema di appianamento di conti che movimenta ogni anno migliaia di miliardi di euro di fondi in nero provenienti dalle banche private europee.

L'attività annuale di creazione di denaro del settore bancario in Italia, esclusa la banca centrale, che è dell'ordine di mille miliardi di euro e che a seguito di una imposizione fiscale come l'attuale al 27,5% (IRES), porterebbe nelle casse dello stato 275 miliardi netti all'anno permettendo di eliminare gran parte delle imposte vessatorie oggi in essere.

Ho partecipato recentemente alle assemblee degli azionisti di tre istituti di credito (Unicredit, Intesa e Carige) dove ho fatto rilevare che i bilanci presentati per l'esercizio 2013 erano palesemente falsi per omissione e che non potevano essere in perdita una volta segnalato in bilancio l'aggregato monetario prodotto nell'esercizio in questione.

Questi fondi sono in nero e sono all'attivo delle banche di emissione perché esse, nel momento della creazione del denaro, contabilmente, hanno segnato per convenzione il valore emesso come un passivo.

Così viene trattato nei bilanci il valore creato, mentre dall'altra parte la massa monetaria creata da impiegati di questi enti privati scivola invisibilmente via, raggiungendo le centrali di appianamento internazionale che, come minimo, avrebbero il compito di aiutare le autorità a rintracciare questo enorme volume di evasione fiscale.

Chi ha avuto un prestito bancario, diciamo di 100.000 euro, a un certo punto ha finito di ripagarlo alla banca. Il dovuto del cliente va a zero, il conteggio bancario pure risulta a zero, ma i 100.000 euro rimangono nella cassa della banca in nero!

E questi 100.000 euro in nero, che chiameremo medium rientrato riciclabile, saranno a disposizione della banca non tassati, perché contabilmente non ne è stata denunciata la creazione, e vengono riciclati per attività non controllate.

Cioè questo denaro finisce sulle centrali di compensazione interbancaria (v. correlati) che ci sono in Europa: Euroclear, Clearstream e Swift. Infatti, se noi andiamo a vedere l'aggregato di attività di queste tre società di compensazione, troveremo che nell'anno 2000 erano almeno 80 trilioni di euro (80 mila miliardi di euro)!

Cioè proprio quei soldi creati con il beneplacito della BCE e senza essere stati messi all'attivo, che grazie a questo tipo di contabilità non vengono tassati e spariscono nel ventre delle banche.

Immaginate di chiedere un mutuo di 100.000 €. La banca crea la somma come denaro virtuale, ma contabilmente ne registra solo l'uscita, cioè non registra l'atto di creazione di questi soldi. Quindi che cosa succede? In pratica il prestito ha creato un -100.000 che è andato al cliente che se lo investe come vuole lui, anche se è negativo, e un +100.000 che resta alla banca e che però non viene ancora contabilizzato, sebbene esista. La contabilizzazione avviene quando passa sui conti nascosti, non visibili al pubblico, presso le centrali di compensazione interbancaria Euroclear, Clearstream e Swift.

Nel tempo il cliente dovrà restituire alla banca questi 100.000, spostamento che porta la contabilità sia del cliente che della banca a zero. Nella contabilità che magari è soggetta a tassazione rientrano solo gli interessi, che io per il momento ho omesso di discutere.

Tutta questa creazione in nero di denaro fa si che ogni anno il sistema bancario italiano porti via alla comunità più di metà del debito pubblico (ovvero 1.000 miliardi di euro). Ogni anno. Senza che nessuno se ne accorga, soprattutto i professori universitari.

Non se ne accorgono. Perché? Perché hanno studiato un modello e nessuno gli ha mai chiesto di occuparsi di contabilità. Si occupano di 'dinamiche economiche'. Hanno studiato un modello fittizio proposto dallo stesso sistema bancario, secondo il quale detta creazione di denaro non dovrebbe essere registrata se non come passivo. Cioè si accetta l'assurdità che una persona con un portafoglio vuoto possa dichiarare un passivo nel momento in cui crea un prestito. Inoltre ci si fa indurre nell'errore di confondere il mezzo monetario con quella che è la scrittura contabile pre-definita, e alla fine della fiera tutti questi soldi vengono trasferiti in queste centrali di compensazione.

La stessa cosa succede negli USA, la stessa cosa succede in Giappone, etc. in tutto il sistema occidentale.

Questo non lo dico solo a livello accademico. Sono andato all'assemblea della Banca Carige, sono andato all'assemblea della Banca Intesa e ho chiesto ragione di questa non scrittura contabile all'interno del bilancio. L'amministratore di Banca Carige, Montani, mi ha sfidato a fargli causa; l'amministratore delegato di Banca Intesa, dr. Messina, ha risposto che si tratterebbe di 'raccolta' e non rappresenterebbe un profitto per la Banca.

Ma non c'entra proprio niente qui la raccolta, stiamo parlando dell'atto di creazione ab inizio dello strumento monetario. Ho parlato di mille miliardi l'anno, quindi vuol dire che ogni giorno il sistema bancario sottrae 3 miliardi alla comunità senza che nessuno se ne accorga.

Questi soldi che vanno a finire nelle centrali di compensazione internazionali poi vanno a finire in conti presso le British Virgin Islands, le Cayman, o possono andare a finire, non so, alla elite Ucraina per convincerla ad entrare nell'Unione Europea, oppure possono servire a pagare dei mercenari che fanno dei colpi di stato in Africa, per esempio!

In definitiva, tale massa di denaro-ombra creata continuamente dal sistema bancario, in nero, senza denuncia nei registri contabili e ufficiali, crea un potere immenso oscuro che poi ci ritroviamo nelle dinamiche a danno dei popoli e del pianeta.

Dunque quando udite di un prestito dei mille miliardi fatti alle banche, significa che la Banca Centrale ha creato dal nulla mille miliardi, e che non li ha messi a bilancio; li ha messi solo in perdita quando li ha usati per comprare titoli di stato o per fare altre spese sue. Ora quando gli ritornano indietro ci vuole far credere che va in pareggio!? Piuttosto invece si ritrova mille miliardi in nero, non dichiarati nel bilancio!

Soldi che la gente non vede e di cui non conosce neanche l'esistenza. E nemmeno i professori universitari sanno che esistono, dal momento che non ne parlano. Perché credono davvero che possa esistere una moneta negativa, quella così contabilizzata: l'antimateria!

Non è così! Ogni volta che una banca crea uno strumento monetario esso ha un valore esclusivamente positivo per chi lo detiene. E la contabilità bancaria deve sottostare alle regole dettate per tutte le altre società, tant'è che proprio nella circolare 2.6.2. sulla redazione del bilancio della Banca d'Italia sta scritto che se in casi eccezionali le regole internazionali che vengono seguite per redarre la contabilità non danno un quadro finanziario, economico e patrimoniale corretto dell'azienda, queste regole non vanno seguite.

Quando l'amministratore di Banca Intesa mi ha risposto che lui per la contabilità ha seguito le regole pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale europea, ha detto una cosa che non lo giustifica per niente.

Da notare che tutte quelle famose riserve della Lira che non sono state restituite al ministero del Tesoro, con la privatizzazione della Banca d'Italia che è diventata ufficiale con il decreto di gennaio 2014 Imu-bankitalia, vengono rubate direttamente da tutti i soci proprietari della Banca d'Italia, che sono dei privati. Quindi non sono tanto quei 7.5 miliardi di euro, contabili, di cui si è molto discusso, ma sono i depositi che la Banca d'Italia ha su un conto nascosto alla centrale di compensazione interbancaria presso la Clearstream, più altri valori come: 2700 tonnellate d'oro, 800 immobili pregiati, migliaia di miliardi di linee di credito in valute estere, tutte cose che con la privatizzazione sarebbero dovute essere immediatamente restituite al Ministero dell'economia, ovvero allo Stato, se non fosse che siamo arrivati ad un tal punto di degrado e corruzione per cui nello Stato entrano gli stessi uomini delle banche.

Praticamente tutto il denaro, tranne le monetine, è creato in questo modo dal sistema bancario. Ma se tutto il denaro il sistema lo crea pretendendo sopra un interesse, cioè una somma maggiore di quella che è stata creata, in fin dei conti, questo vuol dire che ci ritroviamo in una situazione in cui c'è un esproprio continuo e forzato da parte del sistema bancario nei confronti di tutti gli usufruitori finali della massa monetaria. È una truffa! È un sistema che non è solvibile, per definizione, “ab initio”.

Dal punto di vista giuridico ogni contratto di questo tipo dovrebbe essere nullo in quanto matematicamente impossibile da soddisfare. I contratti impossibili non hanno valore legale. Questo non è un problema che riguarda solo gli economisti, ma anche il diritto!

Nota Finale - L. Acerra

Nell'iniziativa che Auriti ebbe negli ultimi anni della sua vita, fu Marco Saba a convincere il professore che bisognava portare in tribunale quella famosa causa sul signoraggio terminata con la Cassazione che giudicò i giudici inadatti a giudicare. Andò proprio così: sulla causa del Signoraggio al popolo la Cassazione sancì che i giudici non possano giudicare!

Ma oggi abbiamo capito che si tratta di una evasione fiscale colossale da parte di chi crea massa monetaria, (soggetto che non è più lo stato) e ciò fa subire ai cittadini una iper-tassazione ingiusta.

Siamo stati inseriti in un sistema ove vige l'insolvenza permanente, matematicamente irrisolvibile, che garantisce che le banche abbiano la scusa legale per sottrarre beni ai cittadini più esposti. Sottraggono beni e tempo ai cittadini e patrimonio delle nazioni.

Ma voi vi rendete conto? I banchieri rubano tutto, lasciano quattro briciole sul tavolo e poi dicono (alla classe politica) ora vedete come gli elettori vogliono distribuire queste briciole!!

E la Soluzione ?

Ci sono tanti possibili sistemi tecnici per riappropriarci del signoraggio.

Un sistema tecnico molto semplice è esigere che le banche che vogliono operare in Italia si dotino di moneta “statale”, emessa da noi Italia, come riserve al 100% per poter prestare e quant'altro. Moneta “statale” significa che noi emettiamo titoli di stato in una nuova valuta che vale solo in Italia, solo a livello nazionale.

Questa è solo una possibilità. Ci sono varie gradazioni. La cosa più importante è capire dove sta l'imbroglio.

L'Italia può andare ad esaminare il debito pubblico caso per caso. Può decidere di restituirlo solo ai cittadini privati e utilizzarlo per farsi restituire ciò che ancora gli devono indietro le banche.

In conclusione, le centrali di compensazione Clearstream, Euroclear, Swift e le altre americane, costituiscono una potente leva e strumento di manipolazione attraverso cui hanno creato simboli monetari per 100 volte il PIL mondiale. Cioè tutta la popolazione del mondo deve lavorare per un secolo prima di produrre il controvalore sulla massa monetaria in nero, non tassata, che affrancata dal passaggio attraverso le centrali di compensazione interbancaria è una risorsa costante utile a manipolare la politica, le persone, le scelte, a finanziare le guerre.

Nel 2000 ci fu un processo in Francia per cui si riusci a scoprire che su 32.000 conti esistenti di queste centrali di compensazione internazionali europee, 16.- 17.000 conti erano segreti, invisibili al pubblico. E il Lussemburgo non ha mai dato l'autorizzazione ai magistrati di metterci il naso.

E su questi conti che viene girata questa moneta fantasma che vale cento volte il PIL di tutto il mondo, e che è semplicemente il provento del signoraggio fatto dagli istituti bancari privati.

http://www.anticorpi.info/2014/05/siste ... -saba.html

18/06/2014, 14:42

Questi fondi sono in nero e sono all'attivo delle banche di emissione perché esse, nel momento della creazione del denaro, contabilmente, hanno segnato per convenzione il valore emesso come un passivo.


Ma non dovrebbero essere segnati come passivi gli interessi pagati su quella somma? Io non sono un esperto di economia ma se CREO MONETA sto di fatto creando nuova ricchezza istantaneamente che poi va ad erodersi ed ad elidersi col tempo per il tramite del pagamento degli interessi. Se questi soldi sono già segnati come un passivo le spese per la gestione di quei soldi sono un ulteriore passivo?

MA questa gente come cavolo ragiona? MA più che altro chi è che avalla queste pratiche contabili?

Non è così! Ogni volta che una banca crea uno strumento monetario esso ha un valore esclusivamente positivo per chi lo detiene.


Giusto! MA è banale anche direi... Ma come cavolo si fa a stare in un sistema tanto sbagliato e stupido bah
Ultima modifica di MaxpoweR il 18/06/2014, 14:48, modificato 1 volta in totale.

06/07/2014, 19:05

Il popolo vuol esser ingannato. Dunque che ingannato sia!

"Vulgus vult decipi, ergo, decipiatur"

Se uno ti dicesse: "senti, io ti presto 100 kilometri, To poi, tra un anno mi restituirai 105 kilometri". Tu risponderesti: "Ma che cavolo ti viene in mente disgraziato?". Avrebbe senso infatti se uno dicesse "ti presto 100 kilogrammi di pomodori. Tu poi tra un anno mi restituisci 105 kg di pomodori". Il raccontino serve a spiegare che cos'è realmente la moneta (qualunque mezzo di pagamento: banconote, assegni, carte di credito, denaro elettronico virtuale, cambiali, ecc): La moneta, in sè, è la misura di un valore. Ma non è di per sè un valore, e perciò se non è garantita da un bene reale non si può pretenderne la restituzione con addizione di una percentuale chiamata interesse.

In altri tempi il dollaro era "convertibile" in oro. Ti presentavi in banca con una moneta di 100 dollari ed avevi diritto di riceverne il corrispettivo: circa 35 grammi (una oncia) di oro.

È nel doppio significato della parola "moneta" che il sistema delle banche centrali inganna e depreda le nazioni. Infatti quelli ti prestano delle scritture contabili: soltanto annotazionii, ma non ti prestano alcun valore reale.

Ma esigono da te la "restituzione" del "debito" in beni REALI.dato che per te e per tutti noi la moneta equivale ad un mese di lavoro, o alla vendita di una bicicletta, di un motore elettrico, di un bene rfeale.

Carini i banchieri, non è vero? Ti danno un pezzo di carta scritto e pretendono che tu dia loro la tua casa. E per giunta il tribunale, complice, dà loro ragione.

I banchieri, dentili signori devono essere allineati prima davanti ad un tribunale d'assise speciale, devono restituire ciò che hanno depredato mediante truffa alla popolazione italiana e devono essere condannati all'egastolo...

Eliseo Malorgio

[align=right]Source: PerChiunqueHaCompreso: IL POPO...ATO. DUNQUE CHE INGANNATO SIA! [/align]
Ultima modifica di Wolframio il 06/07/2014, 19:12, modificato 1 volta in totale.

06/07/2014, 20:22

Per i banchieri, ci vorrebbe un nuovo processo di Norimberga..[:D]

09/07/2014, 17:19

A volte mi chiedo se davvero ci rendiamo conto dell'eterna presa in giro che siamo costretti a sopportare...

A volte capisco realmente cosa significa il detto "ci pisciano in testa e ci dicono che piove"...

Il problema è che beviamo pure...

Trasformare la casa in denaro contante, il “prestito vitalizio” sta per diventare realtà
Il disegno di legge, in via di approvazione, si rivolge agli over 65 e offre la possibilità di riscatto da parte dei figli

ROMA - Trasformare la propria abitazione in denaro contante, mantenendone la proprietà e lasciare ai figli l'opzione di vendere definitivamente l'immobile o riscattarlo al momento della eredità. É questa la tecnica del "prestito ipotecario vitalizio ", riservato agli over-65, che viene lanciato dal disegno di legge di iniziativa Parlamentare che domani sarà esaminato dall'aula della Camera per poi passare per l'approvazione definitiva al Senato.

L'obiettivo del provvedimento, presentato da Marco Causi (Pd), è quello di rendere liquide ed utilizzabili le risorse immobilizzate nella case di proprietà degli anziani. La vita si allunga, le pensioni sono sempre meno pesanti mentre le esigenze aumentano: dalle necessità di assistenza familiare, all'aiuto ai figli per iniziare un'attività o per le più disparate evenienze. Molto spesso le case dove si trovano ad abitare coppie di anziani sono troppo grandi per le loro esigenze, ma vendere, comprare una casa più piccola e magari cambiare quartiere, sarebbe la scelta più traumatica. L'altra alternativa, piuttosto triste, è quella di cedere la "nuda proprietà": si vende e si resta ad abitare nella "propria" casa fino alla dipartita, gli eredi non prendono nulla e si dà l'impressione ai vicini di fare un'operazione con l'acqua alla gola.

Il prestito ipotecario vitalizio, assai diffuso nel mondo anglosassone, potrebbe interessare in Italia - secondo alcune valutazioni - circa
200 mila over-65 proprietari di casa che in questo modo potrebbero trasformare il mattone in liquidità: si calcola che circa 20 miliardi potrebbero essere reimmessi nel circuito finanziario.

Come funzionerà il vitalizio? Si tratta di un prodotto finanziario che sarà erogato dalle banche che fino ad oggi, a causa di una normativa complessa e poco garantista, hanno condotto solo alcuni sporadici esperimenti. La coppia over-65 andrà in banca, l'istituto farà stimare il valore di mercato dell'appartamento, accenderà una ipoteca, ed erogherà una somma il cui tetto massimo dal 18 al 40 per cento del valore dell'immobile dipenderà dal sesso (con relative aspettative di vita) e dall'età dei proprietari. A questo punto l'operazione è finita: gli interessi cominceranno a cumularsi alla somma erogata ma saranno scomputati dal valore della casa solo alla chiusura del contratto, cioè al momento della morte dei proprietari e della successione.

A quel punto i figli avranno due opzioni da percorrere: potranno vendere la casa, liquidare prestito e interessi e chiudere l'operazione, oppure potranno reintegrare prestito e interessi alla banca e tenersi l'appartamento.

A quanto può ammontare il vitalizio? Secondo alcune stime con una casa del valore di 300 mila euro un sessantacinquenne potrà avere 54 mila euro di denaro contante. Una coppia intorno agli 80 anni, con un appartamento che vale 1,5 milioni di euro potrà rendere liquido circa il 30 per cento del valore, pari a 470 mila euro.

Punto cruciale della proposta di legge all'approvazione della Camera, dopo l'approvazione in Commissione Finanze, è il costo delle imposte ipotecarie calcolate sulla somma erogata che, rappresentavano un ostacolo al decollo dei prestiti vitalizi, e che il testo trasforma in una imposta sostitutiva dello 0,25 per cento. Altre norme garantiscono le banche: chi stipula un prestito vitalizio non può vendere l'immobile, cedere a terzi l'usufrutto o affittarlo. Ma una norma cruciale mette in sicurezza il futuro degli eredi di fronte alla precedente scelta dei genitori di trasformare la casa in soldi contanti: se il valore dell'abitazione diminuisce nel tempo e il debito (cioè il prestito vitalizio più gli intessi) diventi superiore al valore della casa la banca non può pretendere più di quanto verrà ricavato dalla vendita dell'appartamento.

http://www.repubblica.it/economia/2014/ ... ef=HRER2-1


In buona sostanza si sta dicendo che siccome non ci sono i soldi per le pensioni ci si dovrà impegnare la casa lasciando gli interessi e l'onere del debito agli eredi...

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09/07/2014, 21:09

vediamo se ho capito bene come funziona questa presa per il culo:

io ho una casa, vado in banca e chiedo questo pseudo prestito, la banca crea un TOT di soldi me li da e di fatto controllerà la mia casa per sempre finché io avrò la possibilità di garantire questo prestito...
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