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hahahaahah no infatti



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MessaggioInviato: 07/06/2014, 12:12 
"Il vero rischio non è la sua fine, ma che l'euro sopravviva altri cinque anni. Le conseguenze sarebbero drammatiche". A. Evans Pritchard

L'AntiDiplomatico intervista il Columnist economico del Telegraph
di Alessandro Bianchi

- La stampa italiana sta presentando l'UKIP come un partito di estrema destra, xenofobo, omofobo e antisemita. Il suo leader, Nigel Farage, più o meno come il successore di Hitler. Possibile che il 30% degli inglesi abbiano votato questo pericolo per la plurisecolare democrazia britannica?

Conosco personalmente Nigel Farage da oltre 15 anni. Quando l'Ukip aveva solo tre seggi al Parlamento europeo, cenavamo una volta al mese a Strasburgo e ho avuto modo di approfondire le sue idee e i suoi valori. Non è assolutamente un partito fascista, razzista o xenofobo. E' una follia affermarlo. Farage ha creato un meccanismo che impedisce l'accesso a tutti coloro che vogliono iscriversi al partito con un passato di questo tipo e che prevede l'espulsione immediata per chi dall'interno si macchia di episodi di razzismo.

La strategia e la politica dell'UKIP è di bloccare ogni forma di discriminazione. Non so dall'Italia dove prendano le informazioni a sostegno di queste tesi, ma basta pensare al fatto che Farage ha chiarito come un'alleanza con il Fronte Nazionale sarebbe per lui impensabile, perché all'interno di questo partito francese ci sono alcuni esponenti con un passato di antisemitismo. Per quel che riguarda la politica interna, l'Ukip costringerà il partito conservatore di Cameron - che è personalmente pro-Europa rispetto ad un'ala sempre più influente di Tory che la pensa come l'Ukip - a cambiare posizione perché il messaggio a Bruxelles nelle ultime elezioni è stato chiaro: il popolo britannico non tollera più una perdita di sovranità continua.


- Nonostante la propaganda della "luce fuori dal tunnel" o "anche la Grecia ha girato l'angolo", la situazione economica della zona euro resta particolarmente difficile. Qual è la sua opinione sul futuro prossimo dell'area e quali sono i fattori di destabilizzazione più pericolosi?

L'economia italiana si è contratta nel primo trimestre dell'anno e la ripresa, a differenza di quello che avevano annunciato, semplicemente non sta avvenendo. Lo stesso accade in Olanda, in Portogallo e in Spagna. La sola ragione per cui c'è un'apparente crescita in Spagna è il modo in cui viene ora calcolato il Pil. Un'analisi accurata mostra, tuttavia, come anche Madrid non sta crescendo e tutti i paesi del sud, in ultima analisi, si stanno contraendo, con la Francia che è in stagnazione. Si tratta di una situazione paradossale se si ragiona in un quadro di ripresa globale ormai consolidata: se a 5 anni dalla crisi Lehman Brothers e con un contesto internazionale migliorato, l'economia dell'area euro non è ancora al sicuro e ha ancora una situazione di disoccupazione di massa drammatica e duratura vuol dire che c'è qualcosa di profondo che non funziona.

In Italia, ad esempio, la disoccupazione giovanile è al 46% e questo in una fase di espansione globale. Riflettete su questo: a 5 anni dall'inizio della ripresa globale dopo la crisi Lehman Brothers, la disoccupazione giovanile in Italia è al 46%! E' il tragico risultato delle scelte perseguite all'interno dell'Unione Europea e nella zona euro. Detto in altri termini è l'inevitabile suicidio di scegliere contemporaneamente politiche fiscali e monetarie restrittive. Questo, perlopiù, in una fase in cui le banche hanno ristretto l'accesso al credito all'economia reale per rispettare i nuovi regolamenti e la contrazione dei prestiti ha portato al fallimento di un numero incredibile di piccole imprese in Italia e in tutta l'Europa del sud. Anche nel Regno Unito abbiamo utilizzato misure di austerità fiscale, ma accompagnate da una grande spinta monetaria e lo stesso è accaduto negli Usa. In Europa si è scelto il suicidio economico di intere nazioni.


- E in più c'è un contesto di inflazione molto bassa e deflazione per l'Europa del sud nello sfondo, che in pochi sottolineano a sufficienza. Cosa significa questo per l'Italia e quali scenari dobbiamo ipotizzare?

Per quel che riguarda l'Italia l'errore è proprio quello di considerare solo il Pil reale nelle valutazioni economiche che si compiono: quello che conta per Italia, Spagna, Portogallo è soprattutto il Pil nominale. Il problema è che in un mondo di bassa inflazione o deflazione, il Pil nominale cala drammaticamente e il peso debitorio esistente diventa semplicemente non sostenibile.

E' un problema drammatico per l'Italia che oggi ha il debito pubblico al 133% del Pil, mentre quello privato è più sostenibile rispetto a Portogallo e Spagna. La contrazione del Pil nominale italiano negli ultimi due anni e' un fallimento politico di proporzioni storiche e non sarebbe mai dovuto accadere.La riduzione del debito pubblico e privato per i paesi del sud è praticamente impossibile in una situazione di deflazione. Ho intervistato recentemente l'ufficiale del Fmi nelle operazioni della Troika in Irlanda e lui mi ha detto che Italia e Spagna per avere un debito sostenibile nel medio periodo hanno bisogno di un tasso d'inflazione della zona euro al 2% per oltre cinque anni consecutivi.

E questo è confermato in una serie di paper del FMI che hanno sottolineato come la traiettoria del debito sia fuori controllo in un contesto di bassissima inflazione. Del resto, sono dinamiche molto note nella scienza economica e sono quelle che Irving Fisher ha descritto nel 1933 in "Debt Deftation Theory of Great Depressions", quando sosteneva come era la deflazione ad aver causato la Grande Depressione. E' esattamente quello che sta accadendo oggi: il debito diventa sempre più insostenibile e le bancarotte sono inevitabili.


- Cosa sta facendo la Bce di fronte a questa situazione drammatica?

Abbiamo un'espressione in inglese che descrive molto bene la situazione economica paradossale attuale dei paesi del sud: "E' un danno se lo fai ed è un danno se non lo fai". Se la periferia della zona euro ha successo nell'adempiere a quanto prescritto da Bruxelles-Berlino-Francoforte crea una situazione di svalutazione interna e per riguadagnare competitività con la Germania si abbatte il Pil nominale, rendendo fuori controllo la traiettoria del debito. Se raggiungi quello che Bruxelles ti sta chiedendo, in poche parole, vai in bancarotta. E' la conseguenza del "successo".

Non so se le autorità monetarie europee si siano mai poste questa domanda: perchè hanno imposto queste politiche ai paesi se il loro successo rende la situazione peggiore di quella precedente? La Bce non rispetta in modo continuativo e con una differenza enorme né il target del 2% di inflazione dell'area, né la quantità di moneta M3 che dovrebbe essere in circolazione. Perchè non rispetta i suoi obiettvi? Esiste una ragione credibile a livello economico sul perché la Bce non vuole raggiungere gli obiettivi di politica monetaria e per un periodo così lungo? No, non c'è.

Le persone non comprendono ancora bene i drammi che la deflazione produce per un paese come l'Italia. Meglio quindi fare un esempio numerico, è un calcolo matematico su cui convergono diversi studi, ad esempio uno molto accurato di Bruegel: l'1% di inflazione in meno per la zona euro significa che l'Italia deve avere un extra surplus di budget di un ulteriore 1,3% solo per ottenere gli stessi obiettivi. E' un calcolo matematico. Il target è del 2% e quindi un'inflazione prossima allo zero costa all'Italia il 2,6% del Pil per raggiungere lo stesso obiettivo che potrebbe essere raggiunto se solo la Bce rispettasse gli obiettivi imposti dai Trattati. Questa situazione di bassissima inflazione è disastrosa per il futuro economico dell'Italia.


- In questo scenario, l'euro è ancora a rischio?

Quando Mario Draghi ha lanciato il programma OMT – Outgriht Monetary Transactions - nell'agosto del 2012 è cambiato tutto. L'euro stava per fallire a luglio, con Italia e Spagna che erano in una grande crisi di finanziamento del proprio debito e la moneta unica era molto vicina al collasso. Angela Merkel stava pensando di espellere la Grecia dalla zona euro e solo quando ha accettato che ci sarebbero stati troppi pericoli per il contagio di Italia e Spagna, Berlino ha accettato il piano ideato dal ministero delle finanze tedesco, che si è trasformato poi nel programma OMT. Ho parlato a Londra con un alto dirigente di quel ministero a luglio di quell'anno e mi ha detto che "nulla vola nella zona euro al momento senza il nostro permesso". Chiaramente la Germania stava controllando la politica della zona euro in ogni singolo aspetto. In quella fase stavano preparando l'OMT e due settimane dopo Draghi ha fatto il famoso discorso del "whatever it takes".

Poche persone hano compreso bene questa fase storica: non è la Bce, ma la Germania che ha cambiato politica, trasformando l'istituto di Draghi in una prestatore di ultima istanza. Da allora la crisi della zona euro è completamente diversa e non c'è più il rischio che l'euro possa esplodere per un fallimento bancario. Ma bisogna stare attenti perché la Corte costituzionale tedesca ha stabilito che l'OMT di Draghi rappresenta una violazione dei trattati e potrebbe essere ultra vires. Quindi la domanda è: quel programma può essere davvero attivato in caso di necessità?

Il pericolo sistemico esiste ancora e si può arrivare ad una rottura per ragioni differenti: i paesi del sud vivranno una situazione di depressione economica permanente, che produrrà danni ai settori industriali nevralgici per la vita dei diversi paesi e una situazione politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le elezioni di partiti radicali potrebbero quindi forzare il cambiamento e modificare l'intero progetto. Quando in Francia a vincere è un partito che, una volta al potere, vuole - come mi ha confermato Marine Le Pen in un'intervista - ordinare al Tesoro francese di attivarsi per il ritorno immediato al franco, la questione rimane centrale nel dibattito. Come reagiranno ora i gollisti e i conservatori moderati a questo messaggio del popolo francese alle elezioni europee e alla distruzione dell'industria storica francese? Se il Fronte Nazionale dovesse vincere le elezioni, la Francia non rispetterà il Fiscal Comapct e questa ridicola legislazione decisa da Bruxelles. Gli altri partiti non possono più ignorarlo.


- Cosa accadrà secondo Lei nella zona euro nei prossimi cinque anni?

Ci sono due possibili vie: i paesi della periferia comprenderanno che la permanenza nella zona euro richiede un numero di sacrifici non più tollerabili e decideranno di uscirne; oppure, ad esempio insieme all'Olanda che è in una situazione similare, prenderanno possesso in modo coordinato delle istituzioni che controllano la politica economica dell'UE, imponendo il cambiamento in linea con le loro esigenze. Sarei molto sorpreso se si realizzasse quest'ultima alternativa, dato che questi paesi non hanno certo il coltello da parte del manico e già in passato Hollande ha fallito nel creare un consenso con i paesi mediterranei. Ma anche se dovessero riuscirci, il rischio della zona euro sarebbe poi l'opposto, vale a dire un'uscita della Germania, che non accetterebbe mai politiche inflazionistiche.

Il problema centrale all'origine di tutta la crisi della zona euro è il conflitto fondamentale d'interesse e di destino tra i paesi del sud e la Germania su come risolvere l'immenso gap di competitività. Questa questione rimane irrisolta e, secondo me, è semplicemente senza soluzione. I paesi del sud sono costretti ad una permanente svalutazione interna ed hanno bisogno di imporre politiche espansionistiche che rilancino la domanda, ma che costringerebbero la Germania ad uscire dall'euro per un tasso d'inflazione che Berlino non potrebbe accettare. E' un rebus senza soluzione. La situazione non può essere risolta e prima la zona euro finirà, meglio sarà per tutti.

L'alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall'attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e sociale di queste nazioni. Questa strategia assurda non aiuterà nessuno e la domanda che le leadership devono porsi è: quanto può durare questa situazione senza che ci sia una reazione politica? In Francia e in Italia sta prendendo sempre più piede l'idea che per salvare il resto del progetto europeo è necessario pensare ad uno smantellamento coordinato dell'euro. E' su questo punto che la politica deve iniziare a ragionare in modo costruttivo per evitare future reazioni a catena fuori controllo.

Al momento non è utile fare previsioni sul futuro della zona euro e proverei a ribaltare la questione in questo modo: non bisogna più parlare di rischio di rottura, ma il rischio reale e drammatico è che l'euro possa sopravvivere per altri cinque anni, producendo danni inimmaginabili ai paesi del sud dell'Europa. Il "decennio perso" dell'Europa si concluderebbe poi con uno scenario economico mondiale molto diverso da come era iniziato e l'intero continente vivrebbe totalmente ai margini. Il rischio vero è che l'euro sopravviva ancora. Ed è un rischio terribile per il futuro delle nazioni europee.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... =6&pg=8042


Ultima modifica di Atlanticus81 il 07/06/2014, 12:34, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 07/06/2014, 14:39 
[quote]L'alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall'attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e sociale di queste nazioni.[/b]

è questo il fine ultimo dei vertici, quindi si può idre che sta andando tutto secondo i loro piani



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Der Spiegel intervista Marine Le Pen (prima parte) - "Non voglio questa Unione Europea Sovietica"

Il giornale tedesco Der Spiegel intervista Marine Le Pen, la leader del Front National francese, su una serie di temi a cominciare dalle sue intenzioni sull'Europa. Si può non essere d'accordo su tutto con la Le Pen, ma bisogna riconoscerle una preparazione e una compostezza d'argomentazione - nonostante un intervistatore piuttosto provocatore - a cui i nostri politici non ci hanno abituati.



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03 giugno 2014
Prima Parte

SPIEGEL: Signora Le Pen, avendo preso il 25 percento dei voti francesi il suo Front National si colloca tra i principali vincitori delle elezioni europee del 25 maggio. Com’è potuto succedere?

Le Pen: I francesi vogliono riprendere il controllo del proprio paese. Vogliono determinare il corso delle proprie politiche economiche e sull’immigrazione. Vogliono che le proprie leggi abbiano la precedenza rispetto a quelle dell’Unione Europea. I francesi hanno capito che l’UE non è all’altezza di quell’utopia che ci era stata venduta. Si è significativamente allontanata da una modalità di funzionamento democratica.

SPIEGEL: Tuttavia, prima delle elezioni, era stato detto che individuare dei candidati leader per i due gruppi principali – Jean-Claude Juncker per il centrodestra e Martin Schulz per il centrosinistra – avrebbe rafforzato la democrazia dell’UE.

Le Pen: È totalmente falso. Tutti sapevano che non sarebbe stato il Parlamento Europeo a prendere la decisione finale sul prossimo presidente della Commissione Europea.

SPIEGEL: Lei vuole distruggere l’Europa?

Le Pen: Io voglio distruggere l’UE, non l’Europa! Io credo in un’Europa di Stati-nazione. Io credo in Airbus e Ariane [gruppi europei multinazionali per l’aeronautica e la navigazione spaziale, ndt], credo in un’Europa fondata sulla cooperazione. Ma non voglio questa Unione Sovietica Europea.

SPIEGEL: L’UE è un grande progetto per la pace. Ha contribuito ad assicurare 70 anni senza guerre nel continente.

Le Pen: No. L’Europa è la guerra. Guerra economica. È l’aumento delle ostilità tra i paesi. I tedeschi vengono disprezzati come crudeli, i greci come truffatori, i francesi come pigri. La signora Merkel non può viaggiare in alcun paese europeo senza essere scortata da centinaia di agenti di polizia. Questa non è fratellanza.

SPIEGEL: Lei intende ora andare a Bruxelles solo per combattere il sistema.

Le Pen: E perché no? L’UE è profondamente dannosa, è un mostro anti-democratico. Voglio impedire che diventi ancora più grosso, che continui a respirare, che continui ad afferrare tutto tra le sue grinfie e che continui ad estendere i suoi tentacoli in tutte le aree della legislazione. Nella nostra storia gloriosa, milioni di persone sono morte per assicurare che il nostro paese rimanesse libero. Oggi stiamo semplicemente lasciando che il nostro diritto all’auto-determinazione ci venga rubato.

SPIEGEL: In realtà, però, lei non ha vinto le elezioni a causa dell’UE, ma a causa del fatto che i francesi sono furiosi per la situazione economica e sono contro il presidente François Hollande. Lo ha ringraziato?

Le Pen: No. Allora avrei dovuto ringraziare anche Nicolas Sarkozy. La Francia è in questa situazione perché l’Unione conservatrice per un Movimento Popolare (il partito di Sarkozy) e i Socialisti (il partito di Hollande) si sono sottomessi ai trattati europei. Questi trattati funzionano piuttosto bene nel favorire gli interessi tedeschi, e piuttosto male nel difendere gli interessi francesi.

SPIEGEL: Bisogna dare la colpa alla Germania per le sofferenze della Francia?

Le Pen: Ogni volta che sento qualcuno esprimere dei sentimenti anti-tedeschi dico: Non puoi prendertela con la Germania se questa difende i propri interessi. Io non posso dare la colpa alla signora Merkel se lei dice di volere un euro forte. Al contrario, dò la colpa ai nostri leader perché non stanno difendendo i nostri interessi. L’euro forte sta rovinando la nostra economia.

SPIEGEL: Perché dice che l’euro sta aiutando solo la Germania?

Le Pen: Per un motivo molto semplice: è stato creato dalla Germania, per la Germania.

SPIEGEL: Fu François Mitterand a volere l’euro per poter contenere la Germania. In realtà fu difficile per i tedeschi accettare di rinunciare al loro amato marco tedesco.

Le Pen: Questa è un’altra storia. Mitterand voleva spingere avanti l’integrazione attraverso l’euro. Ma da un punto di vista economico l’euro è tedesco. Se dovessimo tornare alle nostre valute nazionali, il D-Mark sarebbe l’unico a rivalutarsi, il che sarebbe uno svantaggio competitivo per la Germania. La nostra valuta, al contrario, si svaluterebbe, e questo ci darebbe spazio per respirare.

SPIEGEL: In altre parole, i voti agli euro-scettici sono voti contro la Germania?

Le Pen: Non c’è dubbio che il modello che stiamo sostenendo sia meno favorevole alla Germania rispetto al modello attuale. La Germania è diventata il cuore economico dell’Europa perché i nostri leader sono deboli. Ma la Germania non dovrebbe mai dimenticare che la Francia è il cuore politico dell’Europa. Ciò che sta succedendo qui oggi prefigura ciò che accadrà nel resto dell’Europa nei prossimi anni: il grande ritorno allo Stato-nazione, che stanno tentando di annientare.

SPIEGEL: Vede Angela Merkel come un nemico?

Le Pen: Io ho rispetto per i leader che difendono gli interessi dei propri paesi. Le sue politiche sono favorevoli alla Germania, ma sfortunatamente sono dannose per tutti gli altri paesi. Il mio avvertimento è: Stia attenta signora Merkel. Se non vedete le sofferenze che sono state imposte al resto degli europei, alla fine i tedeschi si faranno odiare. La Merkel crede che sia possibile perseguire delle politiche, negli altri paesi, anche quando sono contrarie alla volontà del popolo. Non lo farebbe mai in Germania, dove i risultati delle elezioni vengono rispettati. Ma vuole imporre le sue politiche agli altri. Questo porterà ad una esplosione dell’Unione Europea.

SPIEGEL: Vuole veramente che la Francia lasci l’euro?

Le Pen: L’ho detto fin dalla campagna per le elezioni presidenziali. È una questione difficile e ho assunto un grosso rischio. So molto bene che la classe politica ha sparso il terrore nell’elettorato: Senza l’euro il sole smetterà di sorgere, i fiumi smetteranno di scorrere, entreremo nell’era glaciale...

SPIEGEL: La fine dell’euro condurrebbe sicuramente ad un disastro economico.

Le Pen: Non ci credo minimamente. Sarebbe invece un’incredibile opportunità. Se non ci lasceremo tutti quanti l’euro alle spalle, esso esploderà. Potrebbe essere per una rivolta del popolo che non vuole più farsi dissanguare. Oppure i tedeschi potrebbero dire: Stop, non pagheremo più per i poveri.

SPIEGEL: Ora lei andrà a Bruxelles portando con sé 24 rappresentanti ...

Le Pen: ... e siamo il quarto maggiore partito dopo i Cristiano-democratici tedeschi, il Partito Democratico italiano, e i Social-Democratici tedeschi.

SPIEGEL: Ma per costruire un gruppo parlamentare vi servono rappresentanti di almeno sette paesi diversi. Avete un accordo con il partito della destra populista olandese, Geert Wilders, il FPÖ austriaco, la Lega Nord italiana e il Vlaams Belang belga, ma non è abbastanza.

Le Pen: Sono ottimista sul fatto che riusciremo a costruire un gruppo parlamentare. Ho una serie di incontri in programma.

SPIEGEL: Il Partito Indipendentista del Regno Unito (UKIP), sebbene scettico sull’UE, ha rifiutato di cooperare con voi. Il leader Nigel Farage ha detto che il Front National è anti-semita.

Le Pen: E David Cameron dice che i membri dell’UKIP sono pazzi e razzisti. Penso sia una buona cosa che l’UKIP sia diventato così forte. Ma loro hanno già un gruppo parlamentare e ci vedono come la concorrenza, da qui queste accuse ingiuriose.

SPIEGEL: Lei vorrebbe lavorare assieme all’UKIP?

Le Pen: Potrebbe certamente essere una possibilità. Abbiamo fondamentalmente lo stesso approccio verso l'Europa.

SPIEGEL: Voi e i vostri potenziali alleati siete tutti contro l’Unione Europea. Ma, a parte questo, che cosa avete in comune, per esempio, con qualcuno come Geert Wilders?

Le Pen: Ma questo è sufficiente!

SPIEGEL: Lui è favorevole ai diritti dei gay, mentre voi vi opponete ai matrimoni gay.

Le Pen: Perché dovrebbe importarmi di questo? Per me la lotta per la sovranità delle nazioni è sufficiente. Ciascuno dovrebbe avere la possibilità di scegliere secondo i propri valori e la propria storia, all’interno di una civiltà europea a cui noi tutti apparteniamo.

SPIEGEL: Lei ha escluso la possibilità di cooperare con gli estremisti di destra come il partito greco di Alba Dorata e il partito neo-nazista tedesco NPD. Invece cosa dice a riguardo del partito tedesco euro-scettico Alternative für Deutschland?

Le Pen: Loro per ora non sono interessati ad una tale cooperazione. Condividiamo certi punti di vista con AfD, ma non sono un partito del popolo. Sono piuttosto un partito elitista con una struttura diversa dalla nostra.

SPIEGEL: La Francia sta davvero soffrendo una sorta di depressione?

Le Pen: C’è qualcosa del genere. Eravamo uno dei paesi più ricchi del mondo, ma ora siamo sulla strada del sottosviluppo. Questa austerità che è stata imposta alla gente non funziona. Le persone non accetteranno di essere strozzate senza ribellarsi.

SPIEGEL: Tuttavia il debito sovrano francese è enorme.

Le Pen: Il debito sovrano francese continuerà ad essere enorme. Più austerità si impone, più la crescita ne soffre, tanto minore sarà il gettito fiscale e tanto più alto il deficit di bilancio. Inoltre il governo ha cercato di risparmiare tagliando spese utili anzichè spese dannose. I risparmi dovrebbero farsi su un sistema sociale troppo generoso che offre agli immigrati clandestini le stesse protezioni che offre ai propri cittadini, e sulle truffe al welfare, e sui contributi all’UE, che crescono di anno in anno.


SPIEGEL: Il Front National vuole che la Francia ritorni agli inizi degli anni '60: Uno Stato protezionista che guida l'economia, un capo di Stato autoritario e meno immigrazione?

Le Pen:
È innegabile che la Francia fosse allora in una situazione migliore di quella in cui è oggi. Non guardo nello specchietto retrovisore. Ma non c'era alcun bisogno per noi di sperimentare la fine del progresso sociale ottenuto da allora. Non ha senso avere accolto 10 milioni di stranieri in un periodo di 30 anni.

SPIEGEL:
Pensa davvero che la Francia possa nascondersi dal mondo?

Le Pen:
Non sto parlando di autarchia. Non sono folle. Abbiamo bisogno di un protezionismo intelligente. Abbiamo ancora bisogno di barriere doganali - sebbene non verso i paesi che hanno gli stessi livelli di sicurezza sociale che abbiamo noi. È giusta competizione. Il problema è la totale apertura delle frontiere e aver permesso che la legge della giungla prevalesse: Più un'azienda oggi si spinge a cercare schiavi, che tratta come animali e paga una miseria, senza riguardo per le leggi ambientali, e più guadagna.

SPIEGEL:
Il libero commercio è davvero una cosa così orribile?

Le Pen:
Il commercio è sempre esistito, ma una volta difendevamo i nostri interessi strategici. Riuscireste a immaginare gli Stati Uniti che permettono al gigante francese dell'ingegneria Alstom di acquisire la General Electric? Non credo. E non voglio che la tedesca Siemens acquisisca Alstom. Voglio che Alstom rimanga francese. È strategicamente importante per l'indipendenza del mio paese.

SPIEGEL:
Ma Alstom ha dei grossi problemi.

Le Pen:
Uno può nazionalizzare l'azienda, anche temporaneamente, per stabilizzarne le condizioni.

SPIEGEL:
Quando lei ha preso le redini di Front National in condizioni desolanti, da suo padre, nel 2011, pensava davvero che sarebbe potuto diventare il partito francese più forte?

Le Pen:
Certamente, altrimenti non avrei fatto tutto questo. Se non avessi creduto che avessimo una possibilità di arrivare al potere, allora mi sarei occupata di badare i miei tre figli o al giardino.

SPIEGEL:
Da quando ha preso la leadership del partito, lei ha lavorato alla "de-demonizzazione" del Front National. Ha finalmente raggiunto questo obiettivo, con i risultati di queste elezioni?

Le Pen:
Certamente tra la gente. Ma l'élite, certo, continua a difendere i propri interessi. Siamo trattati come tutti gli altri partiti? No. Non dalla stampa e certamente non dalla classe politica.

SPIEGEL:
Cos'è veramente il Front National? Da una parte ha il suo giovane deputato Florian Philippot, uno che si definisce gollista. Dall'altra, c'è suo padre, che recentemente ha detto che il "Signor Ebola" potrebbe risolvere il problema dell'esplosione della popolazione globale in tre mesi.

Le Pen:
Non ha detto "potrebbe". E poi non era il suo desiderio, ha solamente espresso una preoccupazione. Sa, il gollismo viene descritto come "la folla nella metropolitana nell'ora di punta". È dove trovi Jean-Marie Le Pen e Florian Philippot, trovi gli artigiani, i direttori d'azienda e i funzionari pubblici. Noi vogliamo rappresentare tutto il popolo francese con idee che non sono né di destra né di sinistra: il patriottismo, la difesa dell'identità e la sovranità del popolo. Se una persona come me viene descritta allo stesso tempo come di estrema sinistra e di estrema destra, si è fuori strada.

SPIEGEL:
Il Front National è un partito anti-immigrazione. I sondaggi mostrano che l'immigrazione è il problema di maggiore preoccupazione per l'elettorato.

Le Pen:
Sì, noi vogliamo mettere un freno all'immigrazione.

SPIEGEL:
Perché questa xenofobia?

Le Pen:
La xenophobia è l'odio per gli stranieri. Io non odio nessuno.

SPIEGEL:
In Germania oggi c'è molta più immigrazione che in Francia. Nonostante questo, non ci sono partiti come il suo.

Le Pen:
Noi abbiamo milioni di disoccupati e non possiamo permetterci altra immigrazione. Dove dovrebbero vivere? Non è fattibile.

SPIEGEL:
Il vostro successo è forse il prodotto del fallimento delle élite? Il politico socialista Sami Ghali suggerisce che i francesi vogliano qualcuno che parli al loro cuore e che lei, sfortunatamente, sia l'unica che finora lo ha fatto.

Le Pen: La nostra classe politica non ha più alcuna convinzione. Si possono trasmettere solo le cose in cui si crede. Loro non credono più nella Francia - hanno una visione del mondo post-nazionale. Io li chiamo franco-scettici. Questo è il motivo per cui la democrazia sta collassando qui in Francia.

SPIEGEL:
Il Primo Ministro Manuel Valls ha ancora delle convinzioni. Solo che non sono le stesse che ha lei.

Le Pen:
Io non credo. È un uomo senza alcuna convinzione, proprio come Nicolas Sarkozy. Queste sono persone che vi diranno qualsiasi cosa solo per mandare avanti le loro piccole carriere.

SPIEGEL:
Forse lei sta dicendo questo solo perché Valls, che fu ministro dell'Interno prima di diventare premier, è l'unico membro del governo che attualmente è ancora popolare tra gli elettori.

Le Pen:
Lui è popolare perché gli altri nel governo sono impopolari. I ministri dell'Interno sono sempre popolari perché danno alla gente la sensazione che si stanno prendendo cura della loro sicurezza, anche quando sono solo persone dalle parole forti e dalle mani deboli.

SPIEGEL:
Pensa di potercela fare a vincere al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2017?

Le Pen:
Sì, penso sia un'ipotesi credibile. Oggi tutti lo ammettono. Se guarda ai sondaggi vede che abbiamo tra i non-elettori almeno tanti potenziali voti quanti ne abbiamo tra gli elettori. Come ho detto, e lo credo ancora, arriveremo al potere entro i prossimi 10 anni. Potrebbe accadere più rapidamente di quanto ci si immagini.

SPIEGEL:
Hollande è meno popolare di qualsiasi altro presidente lo abbia preceduto. Sta già focalizzando la sua campagna presidenziale interamente per opporsi a Nicolas Sarkozy?

Le Pen:
Non sparo sulle ambulanze. Sarkozy è già finito come candidato.

SPIEGEL:
Intende per via del suo coinvolgimento nello scandalo finanziari sull'UMP, che ha già costretto il capo del partito, Jean-François Copé, a dimettersi?

Le Pen:
Sì. Ora è finito. Ha imbrogliato. Ha violato la legge della Repubblica e ha speso più del doppio di quanto consentito dalla legge per la sua campagna elettorale. Facendo così si è totalmente squalificato. Tra l'altro mi dispiace, perché avrei voluto avere lui come oppositore.

SPIEGEL:
Perché?

Le Pen:
Perché lui è quello che è.

SPIEGEL:
Perché lei sta sostenendo il presidente russo Vladimir Putin nelle sue posizioni contro l'Europa nella crisi ucraina?

Le Pen:
Io non sostengo Putin contro l'Europa. Questa è una caricatura. Io sostengo un'Ucraina federalista. L'UE ha gettato benzina sul fuoco proponendo un accordo economico ad un paese che si sa essere diviso a metà tra Est ed Ovest.

SPIEGEL:
Lei ammira Putin?

Le Pen:
Ho una certa ammirazione per Vladimir Putin in quanto non permette che altri paesi gli impongano delle decisione. Penso che egli si preoccupi per prima cosa e soprattutto del bene della Russia e dei russi. In questo senso ho per Putin lo stesso rispetto che ho per la signora Merkel.

SPIEGEL:
Putin non è democratico.

Le Pen: Oh davvero? Non è democratico? Non ci sono le elezioni in Russia?

SPIEGEL:
Non c'è libertà di stampa, per esempio.

Le Pen:
Ma lei pensa che ci sia vera libertà di stampa in Francia? Il novanta percento dei giornalisti sono di sinistra!

SPIEGEL:
Questo lo crede lei. Ma i giornalisti non vengono uccisi e non vengono incarcerati.

Le Pen:
Ad essere onesti, ci sono molte cose da dire riguardo la Russia, perché è stata demonizzata per anni per volere degli USA. Fa parte della grandezza di un paese europeo riuscire a sviluppare una propria opinione e non vedere tutto attraverso le lenti degli USA. Non abbiamo nessuna lezione da insegnare alla Russia se poi allo stesso tempo srotoliamo il tappeto rosso al Qatar, all'Arabia Saudita o alla Cina.

SPIEGEL:
Quindi lei è avversa agli USA più che essere a favore della Russia?

Le Pen:
Gli americani stanno cercando di espandere la propria influenza nel mondo, specialmente in Europa. Stanno difendendo i loro interessi, non i nostri. Io sono a favore di un mondo multi-polare in cui la Francia ancora una volta possa prendere la posizione di leader dei paesi non-allineati, non con gli USA, non con la Russia, e non con la Germania. Uno dovrebbe cercare di non essere né padrone né schiavo.

SPIEGEL:
Signora Le Pen, la ringraziamo per questa intervista.

[align=right]Source: Voci dall'estero: Der Spiegel ...tranieri. Io non odio nessuno" [/align]



Che dire................ fortunati i francesi che hanno la Marine Le Pen [:)] oserei dire, fortunati anche tutti gli altri paesi in difficoltà se ne seguono l'esempio.


Ultima modifica di Wolframio il 08/06/2014, 13:38, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/06/2014, 14:22 
sono d'accordo ma non concepisco il non accordo tra tutti gli anti euro -_-



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MessaggioInviato: 08/06/2014, 14:42 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

sono d'accordo ma non concepisco il non accordo tra tutti gli anti euro -_-


Infatti è inconcepibile anche per me, sarebbe un vero peccato perdere una occasione irripetibile per delle eventuali rivalità o antipatie. Molti punti essenziali li hanno in comune e dovrebbero unirsi almeno per quelli.
Credo che i media di regime faranno un gran lavoro sull'opinione di tutti a suon di coglionate per far si che rimangano divisi.



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MessaggioInviato: 10/06/2014, 20:08 
La Grecia sopravvive sui suoi pezzi. Mille pezzi e mille parti, ma in realtà milioni di persone "ricondizionate" che si ignorano tra di loro. Un fenomeno alquanto curioso nell'era della metasociologia... e che richiede tutto un insieme di condizioni psicologiche, le più evidenti tra le quali sono l'accecamento e la credulità generale. Ad esempio quando i padroni politici annunciano la condanna a morte ufficiale ed evidente del sistema delle pensioni.

A partire dal primo Gennaio 2015 sarà garantita dallo Stato solo la pensione cosiddetta "di base", che sarà di 360 euro al mese, sopra questa cifra tutto dipenderà dalla situazione finanziaria degli organismi coinvolti.

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=13485

risultato finale del progetto europa riguardante la grecia...........miseria totale [;)]


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MessaggioInviato: 18/06/2014, 20:22 
FONTE: MOVISOL.ORG

Mai nella storia, in nessun paese e in nessuna civiltà, il denaro è costato meno: giovedì 5 giugno Mario Draghi ha portato i tassi della BCE allo 0,15 per cento, praticamente zero; ha introdotto tassi negativi per i depositi bancari presso la BCE e ha annunciato nuovi prestiti a lungo termine per le banche, come pure acquisti di titoli e cartolarizzazioni. Inoltre, ha comunicato che la BCE non sterilizzerà più gli acquisti sul mercato secondario, il che significa aumento della liquidità nel sistema.

Draghi stesso ha ammesso che la BCE ha raggiunto il limite del costo del denaro. Il passo successivo è quello di gettare soldi dall'elicottero, come promise il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke in un famoso discorso


Il discorso della BCE, terra terra, è: dobbiamo agire contro il pericolo della deflazione – e quindi creare inflazione. È come muovere la coda del cane per agitarne il corpo. Draghi ha promesso che i prestiti alle banche (si parla di un primo colpo di 400 miliardi) saranno concessi solo a condizione che verranno impiegati per finanziare le imprese. Ma in realtà la liquidità sparata col "bazooka" serve a salvare le banche da crac dietro l'angolo, denunciato dalla stessa BCE nell'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria (vedi "Persino la BCE ammette che sta arrivando il crac"). Il modello indicato da Draghi, quello del "funds for lending" della Banca d'Inghilterra, è miseramente fallito. I prestiti alle imprese sono diminuiti invece che aumentare.

Draghi, che si è guadagnato il soprannome di "Hjalmario" dal suo predecessore Schacht, persegue un altro piano, di criminalità efferata: eliminando il costo del denaro, egli spinge i risparmiatori a investire in borsa, l'unico posto dove i soldi sono nominalmente remunerati, e dove verranno regolarmente "tosati" quando la borsa crollerà o quando i neoazionisti o obbligazionisti si accorgeranno di essere diventati parte del paniere globale del bail-in, o prelievo forzoso per salvare le banche.

Questo è l'allarme lanciato da Georg Fahrenschon, capo dell'Associazione delle Casse di Risparmio tedesche, in numerose interviste la scorsa settimana. Quando gli è stato chiesto se la politica della BCE costituisce un esproprio dei risparmi, Fahrenschon ha risposto: "Si, molto chiaramente! Con questa politica di bassi tassi d'interesse della BCE, le famiglie tedesche perderanno circa quindici miliardi all'anno di rendita. Questo fa… circa duecento euro a testa".

Di fronte alla prospettiva di perdere entrate sui depositi (attualmente remunerati allo 0,2%) e sulle polizze di assicurazione vita, le famiglie tedesche sposteranno i propri risparmi in borsa, dove i rialzi si susseguono quotidianamente, spinti dalla bolla. Il 5 giugno, dopo l'annuncio della BCE, il DAX ha oltrepassato la soglia dei diecimila punti, e ha chiuso la settimana a 9987,19, un record storico.

Mario Draghi è esperto negli espropri: quando era direttore generale del Tesoro e capo del Comitato privatizzazioni, egli fu tra i principali artefici della manovra che portò milioni di famiglie italiane a uscire dai Bot e investire in borsa, dove nel crac della new economy (2001-2002) persero 216 miliardi di euro.

Fonte: http://www.movisol.org

Link: http://www.movisol.org/14news124.htm

15.06.2014

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=13511


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MessaggioInviato: 20/06/2014, 17:31 
Fmi: in Eurozona una tenaglia mortale per la ripresa

A preoccupare sono la disoccupazione troppo alta e l'inflazione bassa. Che la Bce vari il QE all'europea.

Cristine Lagarde, direttore del Fondo Monetaruio Internazionale.
NEW YORK (WSI) - L'economia si sta riprendendo troppo lentamente dalla crisi del debito che ha provocato una pesante fase di recessione. A preoccupare sono la disoccupazione troppo alta e l'inflazione bassa, che rischiano di essere una tenaglia mortale per la ripresa.

Secondo l'ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale sull'Europa, "se l'inflazione nella zona euro resta bassa, la Bce dovrebbe considerare l'acquisto di asset su larga scala, prima di tutto di asset sovrani in base alle quote di capitale Bce". Ovvero via libera anche dal Fmi al QE all'europea.

Intanto - scrive il Fondo - le autorità di governo nei vari paesi stanno cercando di trovare un modo per trovare un equilibrio tra la riduzione dei debiti pubblici senza impedire per questo di stimolare la crescita di cui tanti paesi - Italia inclusa - hanno disperato bisogno.

"Dopo diversi anni di consolidamento, la politica in materia fiscale è vicina a un equilibrio". Ora il FMI vede un giusto rapporto tra incremento della domanda e riduzione del debito. A questo punto bisognerà fare attenzione: "eventuali tassi di crescita negativi non dovrebbero far cadere le autorità politiche nell'errore di impiegari nuovi sforzi di consolidamento fiscale".

L'approccio in materia fiscale dell'Eurozona presenta insomma un buon equilibrio tra riduzione del debito e misure a sostegno della domanda. Tanto è vero che il deficit dei governi del blocco a 18 è sceso sotto il limite Ue del 3% del Pil. E pensare che nel 2010 - l'anno del primo piano di salvataggio della Grecia - era al 6,2%.

Detto questo, nel rapporto viene anche rilanciata la proposta annunciata qualche giorno fa da un alto dirigente del Fondo a un convegno della Commissione europea a Bruxelles: ossia semplificare il patto di stabilità indicando un solo obiettivo che, secondo il Fmi, puo' essere la riduzione del debito pubblico insieme con il bilancio in termini strutturali. Questo potrebbe essere l'unico obiettivo operativo.

Il documento reso pubblico oggi non approfondisce la proposta. Impossibile senza ulteriori dettagli valutare che tipo di impatto potrebbe avere in assenza di valori di riferimento.

Secondo il Fondo, in particolare, anche se "azioni forti di politica hanno rilanciato la fiducia degli investitori preparando le fondamenta per la ripresa" e "a livello nazionale i governi hanno fatto progressi nei risanamenti del debito pubblico e dei bilanci bancari", "l'attività e gli investimenti devono ancora recuperare i livelli pre-crisi" e "nel primo trimestre del 2014 la crescita è stata più debole del previsto e distribuita in modo ineguale fra gli Stati".

Inoltre, i livelli dei debiti bancari e di quelli pubblici restano alti, mentre "l'inflazione è preoccupantemente bassa" e il livello di disoccupazione, soprattutto fra i giovani, è "inaccettabile".

Christine Lagarde, direttrice generale dell'Fmi, ha criticato dunque il modo in cui la Commissione Ue e l'Eurogruppo applicano il Patto di Stabilità, concentrandosi troppo sul taglio dei deficit annuali dei paesi dell'Eurozona invece che puntare sull'obiettivo prioritario dela riduzione del loro debito pubblico, e ha citato come esempio il caso italiano, paventando che l'obiettivo del 60% non sia raggiunto prima dei prossimi 20 anni.

"Se affrontiamo la riduzione del debito pubblico solo con la riduzione del deficit, in un paese come l'Italia il rapporto debito/Pil scenderebbe di 3 - 4 punti percentuali all'anno, e si arriverebbe al 60% solo nel 2034.

La sola riduzione del defict - ha spiegato ieri sera Lagarde durante la conferenza stampa conclusiva dell'Eurogruppo - non è sufficiente; bisogna concentrarsi su un aumento del tasso di crescita per accelerare la diminuzione del rapporto debito/Pil e poi utilizzare la politica monetaria per combattere il protrarsi dell'inflazione debole", ha concluso la direttrice dell'Fmi, dopo aver ricordato che i due parametri di Maastricht, il 3% del deficit/Pil e il 60% Del Debito/Pil "sono stati definiti in un periodo di crescita, mentre ora molti paesi hanno un rapporto debito/Pil di gran lunga oltre il 60%".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... presa.aspx

...ma se ne accorgono solo ora?????????????............


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MessaggioInviato: 20/06/2014, 19:27 
Dopo la Grecia l’Italia, cavia europea rassegnata a Renzi

Il voto alle europee premia con un consenso da anni 50 un partito e un leader che fruiscono di un sistema di potere e sostegno senza precedenti nella storia repubblicana. Con il Pd di Renzi stanno sia Obama che Merkel e soprattutto Goldman Sachs e Bilderberg. Le agenzie di rating lo premiano e la finanza internazionale lo elogia. Da noi poi il sostegno dell’establishment è totale. In nessun momento della storia repubblicana, neppure nel breve periodo della unità nazionale alla fine degli anni 70, c’è stato un tal sostegno comune al governo da parte di banche, Confindustria, Cgil Cisl e Uil, Conferenza Episcopale, terzo settore, enti locali, mondo dello sport e dello spettacolo, giornali, televisioni, tutto. Renzi a sua volta è riuscito a mescolare la vecchia capacità comunicativa di Berlusconi, l’affidabilità finanziaria di Monti, la rivolta contro le caste di Grillo, e a fare di tutto questo un messaggio di speranza privo di agganci concreti, che ha fatto presa su un paese democraticamente stremato.

Qui non c’è davvero nulla che sembri una vittoria della sinistra, fondata sulla partecipazione e sulla crescita di lotte e movimenti. Il consenso a Renzi si Matteo Renzifonda sulla fine delle illusioni e sulla rassegnazione. La forza di Renzi sta nell’inerzia e nella passività diffusa tra le persone massacrate dalla crisi, che si aggravano con l’assenza di azione sociale e sindacale, mentre tutte le élites investono su di lui. Per fare che? Per costruire con il consenso una gestione neoliberale della crisi in Europa. Potremmo davvero esportare il Gattopardo in tutto il continente. Quando Van Rompuy afferma che finora la Ue ha difeso gli affaristi e ora si deve occupare delle persone parla come Renzi. E naturalmente agisce come lui, visto che continua a portare avanti i negoziati con Usa e Canada per quello sconvolgente via libera alle multinazionali che è il Ttip, e vuole rafforzare il fiscal compact con l’Erf.

La Grecia è stata una cavia in tutti i sensi, non solo per la sperimentazione delle più brutali politiche di austerità, ma anche per la comprensione dei limiti del puro esercizio brutale del potere di banche e finanza. Per questo la signora Merkel è una fan ricambiata di Matteo Renzi. Perché bisogna cambiare dosi e modalità di somministrazione di una medicina che però deve restare sempre la stessa. Gli 80 euro nella busta paga sono questo. Come ha detto Tsipras, sono una misura concordata con Merkel per rendere più accettabile la continuazione della politica di austerità. Che non a caso viene contemporaneamente ribadita nei suoi tre cardini: la flessibilità del lavoro, cioè la riduzione dei salari e dei diritti, le privatizzazioni, la riduzione della Giorgio Cremaschispesa pubblica sociale nel nome del pareggio di bilancio, che siamo il solo paese euro ad aver inserito nella Costituzione.

La Commissione Europea ci chiede nuovo rigore mentre i disoccupati veri sono 6 milioni e quelli ufficiali più della metà. Ma non c’è alcun reale cambiamento nella politica economica, anzi. Renzi non ha mai posto in discussione il vincolo europeo, anzi ha sempre più spesso affermato che i problemi sono da noi e che si cambia l’Europa cambiando l’Italia con le riforme, liberiste. Il vecchio slogan di Monti che dobbiamo fare i compiti a casa diventa l’obiettivo di essere i primi della classe. Siamo la seconda cavia d’Europa dopo la Grecia. Lì si è usato solo il bastone, qui si prova con Renzi. Il futuro della nostra democrazia dipenderà da se e come si costruirà una opposizione a tutto questo dal lato della sinistra. Occorre operare perché il disegno di Renzi e di chi lo sostiene fallisca, altrimenti perderemo altri venti anni scoprendo ora Blair e Clinton, quando ovunque la loro politica è oggi sotto accusa per essere stata una delle cause di fondo della crisi mondiale.

(Giorgio Cremaschi, estratti dell’intervento “28 giugno, in piazza contro Renzi e l’Europa del Fiscal Compact”, pubblicato da “Micromega” il 4 giugno 2014).

Fonte: libreidee.org

http://www.informarexresistere.fr/2014/ ... a-a-renzi/

ma e' mai possibile che i pddini possano criticare chi era i loro leader osannati....[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 20/06/2014, 19:30, modificato 1 volta in totale.

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...draghi:la ripresa c'e' ma non si vede.....................in effetti e' necessaria una grande fantasia................[;)]


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MessaggioInviato: 21/06/2014, 21:23 
FMI AMMETTE: L’EURO HA FATTO COLLASSARE LA PRODUTTIVITA’ DELL’INDUSTRIA ITALIANA (IMF says: Euro caused the fall of italian productivity)

In onore dei miei nuovi amici dell’UKIP, questo articolo sarà simultaneamente pubblicato in due lingue, primo timido tentativo di un approccio bilingue al problema EUROZONA.

To honor my new friends UKIP, this article will be published simultaneously in two languages#8203;#8203;, first timid attempt at a bilingual approach to the problem EUROZONE.

Mentre me ne stavo attentamente leggendo le pubblicazioni del Fondo Monetario Internazionale circa i conti pubblici Italiani al termine del monitoraggio di questi giorni, il mio occhio cade su un paper tecnico dal titolo accattivante:

While reading the publications of the International Monetary Fund about the Italian public finances, as a result of their visit in our country, my eye falls on a technical paper so called:

European Productivity, Innovation and
Competitiveness: The Case of Italy
(by Andrew Tiffin)

Nel documento, a pagina 8 viene descritto l’aspetto, se pur semplicistico, della competitività di prezzo basata sul costo del lavoro. La pagina dice esattamente questo:

“Gli Indicatori standard prezzo-competitività dell’Italia presentano un quadro misto. Sebbene la dispersione di diversi indici di competitività è una caratteristica in molti paesi europei, è particolarmente evidente in Italia, dove gli indicatori basati ULC suggeriscono regolarmente una perdita sostanzialmente maggiore di competitività rispetto ad altri indicatori basati-PPI CPI-o (Bayoumi e altri, 2011).

Utilizzando una misura basata ULC-totale-economia,

la competitività in Italia sembra essere peggiorata fino al 5 per cento dopo l’adozione dell’euro,

a fronte di un miglioramento in Germania di quasi il 20 per cento. Utilizzando una misura basata PPI-, d’altra parte, il divario tra i due paesi è molto più stretto.”



The document, on page 8, describes the loss of Italian “price competitiveness” based on the “labor cost method”. In this page we can read exactly:

“Italy’s standard price-competitiveness indicators present a mixed picture. Although the dispersion of different competitiveness indexes is a feature in many European countries, it is particularly evident in Italy, where ULC-based indicators routinely suggest a substantially larger loss in competitiveness compared to other CPI- or PPI-based indicators (Bayoumi and others, 2011).

Using a total-economy ULC-based measure, Italy’s competitiveness appears to have deteriorated by up to 5 percent since adoption of the euro,

compared to an improvement in Germany of nearly 20 percent. Using a PPI-based measure, on the other hand, the gap between the two countries is considerably narrower, and Italy is not materially less competitive than it was in 1999#8243;.



In seguito, l’autore tenta di spiegare che questo approccio è troppo semplice e suggerisce analisi più approfondite in funzione dell’attuale processo di globalizzazione in atto. Comunque, egli pubblica gli oramai noti grafici dai quali si evince che con l’Euro i tedeschi (barando) hanno fatto pagare la riunificazione germanica (e il loro attuale stato di benessere) ai paesi limitrofi in puro stile BEGGAR THY NEIGHBOUR POLICY!

IL PROF. ALBERTO BAGNAI, GRANDISSIMO ESPERTO DEGLI SQUILIBRI MACROECONOMICI, MERITA LE SCUSE DELLA PIU’ PARTE DEI GIORNALISTI ED ECONOMISTI MAINSTREAM ITALIANI ED EUROPEI!



The author, then tries to explain that this approach is too simple to describe the problem, he suggest more complex analisys. According to him, it become necessary because of the ongoing globalization. However, he publish the well-known graphs showing that the Germans have become more cost competitive, earning enough to support the reunification of the two Germanys by means of the well-known “BEGGAR THY NEIGHBOUR POLICY” (the economic policy that seeks to promote a country’s economy at the expense of another country).

PROFESSOR ALBERTO BAGNAI, expert of macroeconomic imbalances, the first one who revealed this thing, can enjoy his personal victory. Many journalists and mainstream economists have to apologize to this professor.



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http://scenarieconomici.it/fmi-ammette- ... ctivity-2/


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MessaggioInviato: 21/06/2014, 22:09 
...evidentemente prima di accorgersene.........erano nel mondo dei sogni [;)]


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MessaggioInviato: 23/06/2014, 15:00 
[wbf]Viva gli inglesi, unici ad opporsi alla vecchia Europa che ha fallito

Per Iain Duncan Smith, ministro del governo di David Cameron, il massiccio sostegno degli altri leader europei a Jean-Claude Juncker equivale a mostrare "due dita medie" all'elettorato in segno di spregio. "Volevate il cambiamento nella Ue? Vi sbagliate e non ve lo diamo".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... llito.aspx
[/wbf]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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..si spera che a loro qualkun altro possa avere l'intelligenza e capacita' di aggregarsi [;)]


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