21/06/2014, 10:29
21/06/2014, 11:43
21/06/2014, 11:57
21/06/2014, 13:19
21/06/2014, 13:23
22/06/2014, 14:28
22/06/2014, 20:01
22/06/2014, 23:43
BOBBY ha scritto:
Non dimentichiamoci che questi segnali, se veramente di origine aliena, sono segnali inviati in un passato più o meno lontano. Su scala galattica potrebbero appartenere addirittura a civiltà già estinte, vissute forse milioni di anni fa!
Se ci rapportiamo alle dimensioni dell'universo la velocità delle onde elettromagnetiche diventa ridicola!
23/06/2014, 07:48
holocron ha scritto:BOBBY ha scritto:
Non dimentichiamoci che questi segnali, se veramente di origine aliena, sono segnali inviati in un passato più o meno lontano. Su scala galattica potrebbero appartenere addirittura a civiltà già estinte, vissute forse milioni di anni fa!
Se ci rapportiamo alle dimensioni dell'universo la velocità delle onde elettromagnetiche diventa ridicola!
Non ne sarei tanto sicuro.
Il concetto è che noi tendiamo a pensare che i segnali intelligenti debbano per forza arrivare da un pianeta abitato, quando però una civiltà in grado di viaggiare nello spazio può tranquillamente avere a disposizione delle piccole colonie su altri pianeti, o perfino delle stazioni orbitanti a un pianeta o addirittura stazioni orbitanti ad una stella (e incredibilmente difficili da individuare, visto le probabili, anche se mastodontiche, piccole dimensioni rispetto a un pianeta.).
Del resto una civiltà in espansione non solo cerca pianeti abitabili, ma anche risorse particolari in determinati mondi.
La casualità perciò di questi segnali non è da considerarsi, almeno su questa scala, un fattore discriminante.
23/06/2014, 14:34
23/06/2014, 14:39
20/01/2015, 17:25
23/01/2015, 19:36
Messaggio di marino
Io penso che invece, dato il numero molto elevato del burst, che siano relativi all'intenso traffico di navi aliene visto che i modelli ipotizzati inerenti alla propulsione elettrogravitazionale, prevedono l'emissione di onde radio in 'coda' o in pieno spettro di emissione.
29/02/2016, 20:27
Trovata per la prima volta l’origine di un lampo radio
Scoperto, per la prima volta, il luogo di nascita di un fast radio burst: intensi e brevi lampi radio. Un nuovo strumento per studiare l’Universo
Impulsi, lampi radio altamente energetici e brevissimi, tanto da durare generalmente appena qualche millisecondo. Sono i Fast radio burst (FRB), fenomeni astronomici per lo più misteriosi e poco conosciuti, tanto che meno di una ventina sono stati finora osservati. Eventi un po’ meno misteriosi da oggi dopo che un team di ricercatori internazionali è riuscito a identificare la localizzazione di uno di questi lampi. Il racconto della scoperta è stato pubblicato sulle pagine di Nature.
Gli FRB sono segnali apparentemente casuali, che possono avvenire ovunque nel cielo e la loro natura breve rende difficile studiarli e fermarli nello spazio, localizzarli. Anche perché vengono identificati spesso analizzando gli archivi dei radiotelescopi. Stavolta però le cose sono andate diversamente grazie a uno speciale sistema di allerta che si è messo in moto non appena un segnale è stato scovato. Il segnale in questione è stato avvistato per la prima volta il 18 aprile scorso (e non a caso il suo nome è diventato FRB 150418) da parte del radiotelescopio Parkes del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro), in Australia allarmando immediatamente la comunità di scienziati.
Così tanto che nel giro di poco tempo in molti hanno cercato di beccare i segnali lasciati dl flash iniziale, sia con radio telescopi che telescopi ottici. Uno studio cui ha preso parte anche il Sardinia Radio Telescope (SRT) dell’Inaf, riferisce il notiziario dell’istituto.
In questo modo – anche grazie alle osservazioni dell’Australian Telescope Compact Array (Atca) del Csiro e del telescopio Subaru del National Astronomical Observatory of Japan – i ricercatori sono stati in grado di identificare un bagliore residuo (afterglow) durato circa sei giorni prima di scomparire, permettendo così di identificare l’FRB mille volte più precisamente di quanto sia mai stato possibile per eventi precedenti. È così emerso che FRB150118 arriva da molto lontano, nello specifico da una galassia ellittica distante sei miliardi di anni luce, con un redshift di 0.492 (ovvero lo spostamento verso il rosso che stima la velocità con cui una galassia si sta allontanando da noi a causa dell’espansione accelerata dell’Universo).
Spiegando i segnali osservati, i ricercatori hanno quindi aggiunto che a originare questo lampo radio potrebbe essere state due stelle a neutroni in collisione. Ma ancora di più, aggiungono gli scienziati, l’analisi dell’FRB ha permesso loro di studiare la distribuzione di materia nell’Universo, trovando corrispondenza delle osservazioni con i modelli teorici e dando loro la possibilità di indagare e scovare la cosiddetta materia mancante.
“La conferma che almeno una frazione di FRB proviene da distanze lontanissime”, ha concluso quindi Andrea Possenti dell’Inaf, tra i firmatari del paper: “certifica l’apertura di una nuova era nella cosmologia osservativa, in cui gli FRB potranno giocare un ruolo complementare a quello di altri indicatori cosmologici, come le supernovae”.
01/03/2016, 12:46