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MessaggioInviato: 13/07/2013, 12:31 
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Wolframio ha scritto:

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Affiliamoci le unghie [:p]



E non solo quelle.....



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Messaggio "felino"

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è lenta ed Inesorabile. "
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MessaggioInviato: 01/11/2013, 10:45 
Pecore e lupi - di Marco Cedolin

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Chiunque abbia avuto la sventura di vivere in Italia gli ultimi decenni è stato costretto a sperimentare sulla propria pelle il progressivo sgretolamento di un paese, smantellato pezzo per pezzo da una classe dirigente interessata unicamente al mantenimento del proprio status quo.

Anno dopo anno, prima lentamente, poi a ritmo sempre più incalzante, si è assistito all’annientamento dei diritti dei cittadini, all’eutanasia del sistema lavoro, allo smantellamento di un sistema sociale consolidato, alla precarizzazione di qualsiasi rapporto esistente fra l’essere umano e la realtà nella quale egli si trova ad interagire….

I risultati di questo lungo percorso a ritroso, imposto agli italiani attraverso l’uso del bastone e della carota, dovrebbero essere ormai chiari agli occhi di tutti.

I giovani si ritrovano oggi nell’impossibilità di costruire un futuro, sulla falsariga di quanto hanno fatto i loro nonni ed i loro genitori. Manca qualsiasi prospettiva occupazionale che consenta loro di aspirare alla creazione di una famiglia e alla realizzazione di una vita autonoma, e molto spesso una volta terminati gli studi inizia un calvario composto da occupazioni occasionali mal retribuite, frustrazione e senso d’impotenza, destinato a protrarsi indefinitamente nel tempo.

Larga parte degli adulti non vive sicuramente una situazione migliore, deprivata com’è di tutte quelle sicurezze che avevano contribuito alla stabilità delle generazioni precedenti. La mancanza della capacità di costruire un reddito sufficiente per fare fronte alle proprie responsabilità, il terrore di venire risucchiati insieme alla propria famiglia nel tunnel della povertà e dell’indigenza, la progressiva sparizione di qualsiasi punto di riferimento concreto al quale aggrapparsi, rendono sempre più la vita di troppe persone simile ad un calvario dal quale non esiste modo di affrancarsi.

Anche gli anziani, ormai giunti nella fase finale della propria esistenza, si ritrovano a vivere una situazione carica di angoscia. Determinata in molti casi non solamente dalla necessità di sopravvivere con una pensione spesso insufficiente a garantire un’esistenza dignitosa, ma anche dalla frustrazione derivante dal vedere arrancare i propri figli ed i propri nipoti, all’interno di esistenze precarie, deprivate di ogni prospettiva.
Alla luce di questa situazione contingente non si può evitare di domandarsi come sia stato possibile arrivare fino a qui, senza che gli italiani abbiano manifestato durante il percorso una qualche reazione, senza che abbiano sentito la necessità di ribellarsi a qualcosa che veniva impropriamente spacciato come ineluttabile pur non essendolo affatto, senza che diventasse un bisogno immanente la necessità di dire basta.

“Una nazione di pecore non può che avere un governo di lupi”, recita una celebre frase del giornalista americano Edward R Murrow.

Non esistono sicuramente dubbi sulla natura dei lupi che ci hanno condotto dove siamo adesso, così come è forte la consapevolezza che la scelta suicida di “farsi pecore” da parte degli italiani sia stata fra tutte quelle possibili in assoluto la più scellerata.

Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.it

http://guardforangels.altervista.org/blog/pecore-lupi/



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MessaggioInviato: 08/12/2013, 16:41 
Impariamo a distinguere i lupi e i cani dai gatti. E non facciamoci ingannare oltre!

Dovevamo arrenderci: lo decise la Cia già al G8 di Genova

Durante il G8 di Genova i poteri dell'alta finanza inviarono i black bloc per dare un'immagine negativa alla manifestazione che andava contro i loro interessi.

Manovre lacrime e sangue per tutti tranne che per la “casta” mondiale, sovranità limitata o revocata, bavaglio universale all’informazione. Sindacati neutralizzati, banchieri al governo e partiti-fantasma ormai agli ordini dei signori dell’economia. Quello che oggi chiamiamo crisi era stato largamente previsto, dagli stessi super-poteri che, già nel 2001, prima ancora dell’11 Settembre, si preoccuparono di disinnescare sul nascere una potenziale bomba democratica planetaria, quella del movimento no-global. Diritti contro soprusi, cittadinanza contro privatizzazione. In altre parole: anticorpi civili per difendersi dalla globalizzazione selvaggia. Profeticamente, li pretendeva il “popolo di Seattle”. Fu fermato appena in tempo e nel modo più brutale, con il bagno di sangue noto come G8 di Genova.

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E’ la tesi che fa da sfondo al drammatico libro-inchiesta “G8 Gate” firmato da Franco Fracassi per la giovane casa editrice Alpine Studio, nata come voce di qualità nel panorama italiano della narrativa specialistica d’alta quota ma poi, grazie al team guidato da Andrea Gaddi, sempre più disponibile a sondare il terreno minato della letteratura d’indagine: «Cresce la fame di verità, il bisogno di conoscere le vere ragioni di quello che ci sta succedendo», sostiene Gaddi, che nella collana “A voce alta” presenta titoli come quelli dedicati ai retroscena dell’attentato alle Torri Gemelle o al potere segreto dell’Opus Dei. In primissimo piano, grazie al lungo lavoro di Franco Fracassi, l’analisi sulle nuove forme della strategia della tensione: a cominciare dai black bloc, fantomatico gruppo di guastatori che nel 2011 ha «messo a ferro e fuoco Roma e incendiato i boschi della val di Susa», dopo aver devastato, una decina d’anni prima, Praga e Seattle. E soprattutto: Genova.

I black bloc «hanno un nome, ma non un volto». Sono note le loro azioni, ma non il perché le compiono: «I black bloc sono temuti, odiati, talvolta idolatrati, ma nessuno li conosce veramente», dice Fracassi, presentando il suo ultimo lavoro sui neri guastatori senza volto, sempre così puntuali quando si tratta di rovinare cortei importanti, molto temuti alla vigilia proprio perché pacifici. «Di loro si dice che sono anarchici, che sono poliziotti infiltrati, che sono pagati da chi vuole sabotare le manifestazioni e i movimenti di protesta, che sono fascisti camuffati, che sono semplici sbandati carichi d’odio e con la voglia di annichilire il mondo che li circonda». Il nome deriva da una sigla storica, quella degli antinuclearisti tedeschi. Ma è stato tristemente sdoganato soltanto a Genova, nella “macelleria messicana” scatenata dai reparti antisommossa nel 2001: «La polizia ha letteralmente massacrato dimostranti inermi, senza procedere all’arresto di un solo black bloc: ai “neri” è stato anzi permesso di devastare impunemente l’intera città».

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Il libro di Fracassi ripercorre le tappe fatali della carneficina: dall’antipasto di Napoli del 17 marzo, in cui furono caricati selvaggiamente i manifestanti pacifici, fino al carnaio di luglio a Genova, con epicentro piazza Alimonda e l’atroce fine di Carlo Giuliani, nonché il corollario della vergogna: il pestaggio indiscriminato della scuola Diaz e poi le torture nella caserma di Bolzaneto. Cuore di tenebra del “buco nero” passato alla storia sotto il nome di G8 di Genova, la crudele uccisione di Giuliani: la pietra con cui si è infierito sul cadavere, fracassandogli il cranio nella speranza di inscenare un incidente credibile (il giovane no-global “ucciso accidentalmente da un sasso lanciato dai dimostranti”) e poi la sparizione della prova regina: Carlo Giuliani fu frettolosamente cremato, racconta la madre, Heidi, perché ai genitori fu raccontato che al cimitero non c’era posto per la tomba. Così, il forno crematorio cancellò per sempre anche il proiettile che Carlo aveva ancora nel cranio: fu davvero sparato dal carabiniere ausiliario Mario Placanica, che oggi chiede la riapertura del processo perché sia finalmente accertata la verità?

Allora reporter d’assalto per l’agenzia ApBiscom, Fracassi si calò fino al collo nella strana guerra civile che devastò le strade del capoluogo ligure, vivendo da vicino l’intero campionario dell’aberrazione andata in scena in quei giorni: la polizia che osserva le devastazioni dei black senza muovere un dito e poi, appena i “neri” si allontanano, carica senza misericordia i dimostranti inermi. Fotogrammi sconcertanti, che Fracassi offre ai lettori con l’immutata emozione dello sguardo ravvicinatissimo, delle manganellate ricevute, delle scene di terrore, della caccia all’uomo scatenatasi persino al pronto soccorso, tra i feriti più gravi. Pagine incalzanti, sempre nel cuore della tensione, tra le fila degli stessi agenti antisommossa – divenuti irriconoscibili, in preda a un’aggressività inaudita – e poi la prima linea delle “tute bianche”, tra ossa rotte e teste “aperte” dalle botte, fino agli inermi manifestanti cattolici: le suore colpite al volto, le ragazzine sfigurate e torturate. Ma soprattutto loro, gli inafferrabili black bloc.

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Fracassi li ha seguiti da vicino, per ore: piccoli gruppi ben addestrati, pronti a devastare negozi, automobili e bancomat per poi sganciarsi rapidamente, sempre condotti al sicuro, nel dedalo dei vicoli, da misteriose “guide” perennemente al telefono: con chi? Con “qualcuno” che era perfettamente al corrente, in tempo reale, dei movimenti dei reparti antisommossa. Deduzione elementare, conclude amaramente il giornalista, che ha affrontato un estenuante lavoro di ricerca consultando anche fonti riservate, forze dell’ordine e servizi segreti. Proprio grazie alla sua tenacia, alla vigilia della mattanza riuscì a conquistare la fiducia di alcuni uomini della polizia: «Se vuoi vedere il macello, fatti trovare a mezzogiorno all’angolo tra corso Buenos Aires e piazza Paolo da Novi», gli anticipa un funzionario di polizia alla vigilia del fatale venerdì 20 luglio: «Arriveranno dei black bloc e distruggeranno la banca. Due-tre minuti al massimo. E’ quello il segnale dell’inizio». Fracassi si presenta nel luogo indicato, e i black black arrivano con puntualità cronometrica. Prima di intervenire, proprio come previsto, gli agenti attenderanno che si siano allontanati. Poi caricheranno, travolgendo soltanto innocenti.

Se a Genova, come è stato da più parti denunciato, «la democrazia è stata sospesa», non è mai stato chiarito, del tutto, da chi. Dal governo Berlusconi? Tesi debole: l’esecutivo è finito sulla graticola, esposto a critiche planetarie. L’allora vicepremier Fini dietro le quinte? La regia operativa probabilmente anomala, centralizzata nelle mani dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro che di fatto scavalcò le autorità genovesi, questura e prefettura? No, c’era ben altro: secondo Fracassi, chi a Genova “voleva il morto” non era necessariamente italiano. Anzi, quasi certamente era americano: «C’erano troppi interessi in gioco, e il movimento no-global allora era fortissimo e faceva davvero paura. A chi? Alle grandi banche, alla finanza mondiale, alle multinazionali». Genova doveva essere la consacrazione definitiva della protesta, la nascita ufficiale di un “sindacato mondiale” dei cittadini, pronto a mobilitarsi ovunque per difendersi dagli abusi della globalizzazione. Guai se a Genova il movimento avesse vinto: sarebbe diventato troppo ingombrante. Un brutto cliente, col quale i “padroni del mondo” avrebbero dovuto fare i conti. Meglio toglierlo di mezzo per tempo. Coi poliziotti? Ma no: coi black bloc.

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Incolpare il governo Berlusconi e la polizia italiana per il massacro di Genova «significa non aver capito nulla di come va il mondo», avverte David Graeber, antropologo della Yale University ed esperto di fenomeni anarchici: «Nei fatti di Genova, il governo americano è infinitamente più coinvolto di quello italiano». Secondo l’antropologo consultato da Fracassi, «Genova non è stata altro che il punto terminale di una strategia avviata a Seattle, sviluppata a Praga e terminata in Italia». Movente: «Nel luglio 2001, all’amministrazione Bush interessava molto di più combattere il movimento no-global che Al-Qaeda: era quella la priorità della Casa Bianca». Un altro americano, Wayne Madsen, reduce dagli scontri al Wto di Washington l’anno prevedente, rivela: «Ho raccolto documenti e testimonianze dall’interno del movimento anarchico Usa e dell’intelligence». Cia, Fbi e Dia organizzavano e guidavano gruppi di devastatori anche nelle manifestazioni no-global nel resto del mondo?
«E’ il loro modo di agire, ovunque ci siano interessi americani da difendere».

Per “G8 Gate”, Fracassi ha sondato centinaia di fonti. Tutte convergono drammaticamente verso un’unica ipotesi: a Genova si “doveva” spezzare le gambe, a tutti i costi, al nuovo movimento democratico mondiale. Obiettivo, veicolare il messaggio più esplicito: “Restate a casa, rinunciate a scendere in piazza perché può essere pericoloso”. Mandanti: le grandi multinazionali e persino le loro fondazioni, all’apparenza innocue e filantropiche, in realtà strettamente collegate con settori dell’intelligence. Disponibilità economica: illimitata. E poi la manovalanza principale della missione: i mercenari chiamati black bloc, ben addestrati in gran segreto e specializzati nelle tattiche della guerriglia urbana. «Le forze dell’ordine presenti a Genova – riassume Fracassi – sarebbero state in parte complici e in parte impotenti di fronte ai devastatori», i “neri” sbucati dal nulla e rimasti totalmente impuniti. «Grazie a una sapiente regia mediatica», tutto è avvenuto «di fronte ai giornalisti, ai fotografi e alle telecamere di tutto il mondo, che avrebbero creduto di raccontare le azioni di una formazione chiamata Black Bloc».

Ma tutto questo da chi sarebbe stato finanziato e poi coperto? Una domanda, ricorda Fracassi, che si era posto retoricamente anche il generale Fabio Mini, già comandante delle forze Nato in Kosovo: come avrebbero fatto, i “neri”, «a partire da Berlino e a venire a Genova potendo passare indisturbati tutte quelle frontiere?». E poi: chi ha pagato quel viaggio? «Lei ha una risposta?», domanda Fracassi. «Certo», risponde Mini: «Ci sono organizzazioni che sono fatte apposta per questo genere di cose: si occupano della logistica, della gestione delle risorse, della protezione di chi partecipa alle operazioni». Sia meno vago, lo incalza Fracassi. «Non posso», ammette malinconicamente il generale Mini.

Se è noto che in quei giorni a Genova c’erano non meno di 700 agenti dell’Fbi, Daniele Ganser, insegnante di storia a Basilea ed esperto di organizzazioni coperte come Gladio e Stay Behind, sostiene che la cooperazione tra servizi segreti americani e italiani sarebbe andata «ben oltre il semplice controllo dell’ordine pubblico». Il professore svizzero mette in relazione il Sismi con la Nsa, l’agenzia centrale di intelligence di Washington: «Secondo lei – dice a Fracassi – da chi provenivano le informazioni sulle “tute nere” dall’estero? E’ l’Nsa che ha il compito di intercettare le comunicazioni telefoniche, i fax, le e-mail. Poi le ha passate alla Cia, che a sua volta che ha date al Sismi», conclude Ganser. «A Genova erano presenti entrambi i servizi segreti, italiano e americano: le risulta abbiano fatto qualcosa per fermare i “neri”?».

Il libro: Franco Fracassi, “G8 Gate”, dieci anni d’inchiesta: i segreti del G8 di Genova, Alpine Studio editore, 229 pagine, euro 14,90. Info: Alpine Studio

http://www.libreidee.org/2011/12/doveva ... di-genova/



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MessaggioInviato: 09/12/2013, 16:58 
Foto di un gruppo di italiani medioborghesi [:I] [8]

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MessaggioInviato: 26/01/2014, 17:04 
Nel giorno della memoria vale la pena ricordare anche i crimini perpetrati da chi la storia definì eroi per il semplice motivo che risultarono i vincitori.

Avessero perso sarebbero stati "criminali di guerra" alla stregua di chi finì a Norimberga... Questo solo per fare notare che non ci sono "lupi" buoni e "lupi" cattivi, ma solo "lupi"...

[:(]

«Il capitano Compton radunò gli italiani che si erano arresi. Saranno stati più di quaranta. Poi domandò: “Chi vuole partecipare all’esecuzione?”. Raccolse due dozzine di uomini e fecero fuoco tutti insieme sugli italiani». «Il sergente West portò la colonna di prigionieri italiani fuori dalla strada. Chiese un mitra e disse ai suoi: “E’ meglio che non guardiate, così la responsabilità sarà soltanto mia”. Poi li ammazzò tutti». E’ una piccola Cefalonia: le vittime sono soldati italiani che avevano combattuto con determinazione.

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I carnefici non sono né delle SS né della Wehrmacht: sono fanti americani. Quella avvenuta in Sicilia tra il 12 e il 14 luglio 1943 è la pagina più nera della storia militare statunitense ... chiaramente la storia nascosta ci ha dimostrato che ne seguiranno moltissime altre. Una pagina sulla quale gli storici negli Stati Uniti discutono da un lustro, mentre nel nostro Paese la vicenda è pressoché sconosciuta. Nelle università del Nord America ci sono corsi dedicati a questi eccidi, come quello tenuto a Montreal sul tema «Dal massacro di Biscari a Guantanamo». E negli Usa in queste settimane gli esperti di diritto militare valutano le responsabilità dei carcerieri di Abu Ghraib anche sulla base delle corti marziali che giudicarono i «fucilatori di italiani». Perché, come risulta dagli atti di quei processi, i soldati americani si difesero sostenendo di avere soltanto eseguito gli ordini di George Patton. «Ci era stato detto – dichiararono – che il generale non voleva prigionieri».

I FATTI: Nessuno conosce il numero esatto di uomini dell’Asse uccisi dopo la resa. Almeno cinque gli episodi principali, con circa duecento morti. Di due, quelli avvenuti nell’aeroporto di Biscari, nel Ragusano, si conosce ogni dettaglio. Nel massimo segreto, nell’autunno 43 la corte marziale Usacelebrò due processi: il sergente Horace T. West ammazzò 37 italiani, il plotone d esecuzione del capitano John C. Compton almeno 36.

Gli atti del tribunale recitano: «Tutti i prigionieri erano disarmati e collaborativi». Altri due eccidi sono stati descritti da un testimone oculare, il giornalista britannico Alexander Clifford, in colloqui e lettere ora divulgate.

Avvennero nell’aeroporto di Comiso, quello diventato famoso mezzo secolo dopo per gli euromissili della Nato. All’epoca era una base della Luftwaffe, contesa in una sanguinosa battaglia. Decine di soldati, graduati ed ufficiali testimoniarono al processo: «Ci era stato detto che Patton non voleva prenderli vivi. Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti ci è stato letto il discorso del generale. “Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! E finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali!».

Ricordare è giusto, ma ricordiamo tutto. La storia, perché sia corretta, va analizzata in tutti i suoi aspetti, anche quelli che risultano scomodi o difficili da digerire...

[8]

La storia la scrive il "lupo" che vince, mai una 'pecora' o un 'gatto'... anche perché: I cani hanno dei padroni. I gatti hanno del personale.

http://www.vho.org/aaargh/ital/alleati.html


Ultima modifica di Atlanticus81 il 26/01/2014, 17:13, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 26/01/2014, 22:51 
^_^

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MessaggioInviato: 11/07/2014, 23:24 
Aggiungo, sotto invito di Atlanticus, una riflessione nata dal confronto con lui e altre persone proprio sull'argomento "uomini-cane, gatto e pecora".

QUI


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MessaggioInviato: 12/07/2014, 11:44 
...c'e' un detto,che e' sempre valido,la storia viene scritta dai .......vincitori..........[;)]


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ubatuba ha scritto:

...c'e' un detto,che e' sempre valido,la storia viene scritta dai .......vincitori..........[;)]

Però qualcuno di voi cita sempre le stragi di quelli che a noi Italiani non interessano,MAI gli eccidi Americani nei nostri confronti! CHE TRA L'ALTRO ARRIVANO FINO AI GIORNI NOSTRI.[:(]


Ultima modifica di bleffort il 12/07/2014, 13:11, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 12/07/2014, 13:16 
Cita:
bleffort ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

...c'e' un detto,che e' sempre valido,la storia viene scritta dai .......vincitori..........[;)]

Però qualcuno di voi cita sempre le stragi di quelli che a noi Italiani non interessano,MAI gli eccidi Americani nei nostri confronti! CHE TRA L'ALTRO ARRIVANO FINO AI GIORNI NOSTRI.[:(]



.......dicendo vincitori,ho fatto un elenco generale, che x potere scrivere tutto occorrerebbe la treccani.......................[;)]


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Restando nel tema della discussione, sicuramente il rockettaro che è in voi conoscerà il (grande)album del Pink Floyd, ANIMALS! [:D]
Da grande fan non potevo trattenermi...
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E adesso tocca a noi, ovvero: chi si fa pecora il lupo se lo mangia
di Gabriele Adinolfi - 17 Gennaio 2015

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Prepariamoci agli attentati sanguinosi in casa nostra, ora solo un vero miracolo potrà evitarli.

Il riscatto di dodici milioni per le due imbecilli che erano partite in Siria ad aiutare i terroristi della Jihad contro il governo legittimo di Assad e che proprio dai loro eroi erano state rapite, è un chiaro invito a replicare, a insistere in piena impunità. Tra Greta e Vanessa da una parte e i due Marò dall'altra, l'Italia ha dimostrato che la si può colpire come e quando lo si voglia.

Certo non c'è motivo di attaccare un Paese che ormai è prono a tutti, che non dà fastidio più a nessuno: né all'Inghilterra a cui si è svenduta, né alla Francia a cui ha consegnato le sue zone d'influenza, né a Israele verso cui è zelante, né agli Usa di cui si dichiara serva, né alla Germania con cui fa l'accomodante. Eppure solo un miracolo può impedire che ci colpiscano e questo per due motivi: perché a far male a noi non si paga pegno, quindi siamo un obiettivo facile facile e poi per ragioni complesse che potremmo definire simboliche.

Se ce lo dicono la Cia e il Mossad...

Iniziamo dall'Undici settembre europeo. La Francia ultra stupida di Je suis Charlie ha reagito esattamente come volevano i terroristi, invitandoli a colpire ancora: una folla di pecore che offrono la gola belando indignazione si avvia per forza al mattatoio: non finirà solo tosata ma a costolette. Quello spettacolo incredibile che ha offerto ha fatto impazzire di gioia tutti i protagonisti: sia i terroristi, sia il potere traballante, sia i players più sporchi. Non si sa sa abbia gongolato più Hollande, Nethanyau o al-Baghdadi.

La manifestazione suicida degli Champs-Elysées difficilmente non provocherà un'offensiva seriale, probabilmente in più Paesi al tempo stesso. Ancora la Francia, la Germania e chissà chi altri. L'Italia di sicuro è nel mirino.

Ce lo hanno detto la Cia e il Mossad dei quali possiamo dire, usando un eufemismo, che sono bene informati di quello che ha intenzione di fare la loro creatura jihadista ufficialmente sfuggita loro di mano, ma stranamente ancora in linea con gli scenari disegnati dal Pentagono più o meno quindici anni fa.

Quell'odio alimentato

Se colpire la Francia, la Germania, la Russia, magari l'Ungheria, ha però un senso anche razionale da parte di tutti (della Jihad, della Cia, del Mossad e delle oligarchie traballanti laddove traballano) non ci sono ragioni logiche per colpire qui.

No, cause razionali non ce ne sono, ma stiamo dimenticando alcuni elementi fondanti: l'odio, il fanatismo.

Non va assolutamente bene sostenere che l'Islam non possa che odiarci, ma anche l'opposto è discutibile. Tutte le religioni monoteistiche hanno un'idea di dominio mondiale assoluto. Le cose atroci che dicono le scritture musulmane lo sono anche meno, ad esempio, di alcune affermazioni del Talmud e tutto il Vecchio Testamento fa rabbrividire. I Vangeli lo hanno rettificato ampiamente ma sappiamo per una lunga esperienza storica che ciò non ha impedito infiniti e ripetuti massacri in nome di Dio da parte cattolica. Si può insomma essere monoteisti civilizzati come monoteisti intolleranti e gli jihadisti sono dei fanatici che non ragionano. Non sono i soli, ci sono israeliti che si comportano così e anche cristiani, sia pure abbastanza isolati: si pensi a Breivik, il fondamentalista protestante massacratore in Norvegia, o ai Teocon.

Bisogna tenere bene a mente tutto questo perché lo scontro di religione è una gran fregnaccia, visto che finora a combattere gli jihadisti sono sempre e comunque dei musulmani (Assad come Saddam, Gheddafi, Arafat e Massoud).

Ma se lo scontro di religione è una fregnaccia il fondamentalismo religioso non lo è.

Il fanatismo degli jihadisti è fuori discussione così come il loro rancore verso l'Occidente. Che essi intendano conquistare Roma, come vuole il Corano (cosa non originale visto che accomuna i monoteismi) è pacifico. Che siano in guerra con i cristiani lo è altrettanto.

Ma vanno considerati anche i fanatismi di coloro che gli jihadisti li hanno costruiti in laboratorio, armati, foraggiati, sostenuti e che oggi fingono di combatterli. Fingono, si badi: da quando gli Usa hanno “dichiarato guerra” all'Isis non hanno fatto assolutamente nulla, tranne dei bombardamenti di sostegno ai soldati curdi che questi ultimi osservavano con sgomento andare sempre fuori bersaglio per distruggere edifici vuoti. Probabilmente alla fiction scenica ci hanno aggiunto il business della ricostruzione.

Anche i loro padrini ci odiano

Non dobbiamo mai dimenticarci che i padrini degli jihadisti odiano anch'essi Roma e la Civiltà e, malgrado i suoi comportamenti accomodanti, cooperanti e d'intesa, diversi di loro hanno anche in odio il papato. Colpire un simbolo cristiano contribuirebbe inoltre a fare impazzare le guerre nel Terzo Mondo. Dato che gli amministratori del pianeta debbono far fronte a un'esplosione demografica inquietante e, al tempo stesso, continuare a garantire tutte le risorse e le ricchezze in poche mani, far dilagare gli stermini nelle regioni non sviluppate non può che fare loro piacere e aiutarli nel loro lavoro.

Se poi ci si aggiungono l'odio per Roma e per la Forma nonché le pratiche magico-religiose di sacrifici umani che si tramandano nei secoli in alcune culture non nate in Europa, elementi di cui mai si tiene il dovuto conto abituati come siamo ormai a interpretare la vita con un libro contabile, allora avremo una vaga idea di quanto ci sia da temere.

Insomma siamo scoperti su tutti i fianchi dato che non si può combattere la Jihad senza opporsi al potere angloamericano e israeliano e viceversa, visto che sono, quantomeno, complementari, alleati oggettivi e mossi dal medesimo sentimento nei nostri confronti.

Solo se ci disprezzano troppo non ci colpiranno

L'Italia se sarà colpita non lo sarà per ragioni strettamente razionali. Se lo sarà vi avranno contribuito in maniera decisiva i comportamenti tenuti dalle autorità con i Marò e con le volontarie sciocche in Siria. Se verremo colpiti dobbiamo sapere che lo saremo soprattutto simbolicamente: oltre alle folle saranno nel mirino tracce di civiltà superiore, come Templi romani oppure, viste le facilitazioni logistiche, qualcosa del genere della Cappella degli Scrovegni. Se ci sarà offensiva, l'Italia non sarà un obiettivo in sé ma fungerà da detonatore per l'allargamento a macchia d'olio nel Terzo Mondo e per un'offensiva militare, quella sì strategica, nel cuore dell'Europa.

Non ci difenderà proprio nessuno perché per costume la nostra intelligence viene poi stoppata dal potere politico e dalle autorità atlantiche.

Possiamo sperare in una sola cosa: che il disprezzo che ci siamo ultimamente meritati in tutto il mondo sia tale che gli stessi jihadisti non ci considerino neppure e puntino solo a obiettivi più succosi.

Non saprei davvero dire quale dei due scenari sia il peggiore, di sicuro mala tempora currunt e bisogna dire che ce li siamo meritati tutti.

http://informare.over-blog.it/2015/01/e ... angia.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Lupi, Cani, Pecore e Gatti
MessaggioInviato: 14/04/2015, 17:30 
Non sono del tutto d'accordo con la posizione espressa dall'articolo seguente pubblicato su uno dei blog che seguo con grande attenzione... Voi che ne pensate?!

“Servire” il Signore è cosa buona e giusta, ma questo non vuol dire essere “schiavi”.

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Gesù si è messo fra gli ultimi e ha sciacquato parecchi piedi, ma volontariamente e con dignità, per "guidarci" e "liberarci" dalla schiavitù della nostra cecità e durezza di cuore, per aprirci la via del ritorno al Padre.

Nel Nuovo Testamento il Signore si trasforma da mero padrone sterminatore di nemici a buon padre e pastore, che perdona i figlioli prodighi e che guida le pecorelle al sicuro. L’amore verso i figli e il rispetto e l’amore verso i Padre si fanno una cosa sola nella figura del Cristo. Amore e solo Amore, nessuna volontà di dominio su popoli inermi o infedeli.

Il servizio si fa azione volontaria di aiuto e di accoglimento dei propri fratelli, non schiavitù. Se continuiamo a ricordare la nostra indegnità e i nostri peccati, ci autocondanniamo ad un'impossibiltà permanente di redenzione. Può un Padre e un Creatore, dare vita a Creature condannate senza via si scampo? Il concetto di servizio non va accostato e quello di servitù, di lavoro forzato indotto dai nostri peccati come unica possibilità di riscatto per i nostri peccati. Per i nostri debiti.

Il linguaggio aulico si fa oscuramente attuale: ognuno di noi è condannato a riconoscere i propri debiti economici e a sentirsi impotente e indegno di fronte ai grandi potentati, che, di fatto ci dominano. In questo modo l’Amore filiale e naturale per il Padre e l’amore fraterno fra tutti i viventi, viene continuamente schiacciato da un cieco “timor di Dio”. Oppure dall’ipocrisia dettata dalla convenienza.

I figli crescono e non possono amare a lungo e con sincerità un padre padrone terribile. La società deve crescere e liberarsi dal giogo dei merca(n)ti (del tempio) e dall’incubo di una società basata sul debito e sulla manipolazione delle idee.

Il Signore è buon pastore: siamo pecore, non schiavi. Le pecore sono miti e ricche di valore. Con il loro vello naturale riescono a sopravvivere libere e all’addiaccio anche nei mesi più freddi.

Gesù stesso, oltre che “buon pastore”, si paragona ad un agnello sacrificale, animale davvero prodigioso, straordinariamente tenero e inerme, ma coraggioso, al punto da non emettere lamenti quando viene ucciso dall’uomo.

Siamo pecore coraggiose in mezzo ai lupi, dunque, non schiavi. Dio ci guida e ci riconosce come libere sementi e preziosa messe di testimoni d’amore, non come servi ignavi, rassegnati e chini.

http://ilmerlodelcastello.blogspot.de/2 ... hiavi.html


Quale è il player protagonista di questa descrizione? Secondo me il Player A, ovvero chi ci considera pecore da dover guidare, non necessariamente al macello come vuole (e come sta facendo) il Player C.

Io, da buon Player B, preferisco essere gatto...

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 Oggetto del messaggio: Re: Lupi, Cani, Pecore e Gatti
MessaggioInviato: 14/04/2015, 17:55 
Discussione stupenda! [:264]



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