
COTTIGNOLI :A questo punto s’installa “il mistero della mano fantasma”: dietro la figura di Giuda, infatti, sbuca una mano che brandisce il coltello. Impossibile adattarla a Giovanni, l’apostolo alla destra di Gesù, la si è accollata, per convenienza di “restauro”, a Pietro.
Ma è possibile che sia Pietro, la pietra su cui si fonda la Chiesa, a brandire un coltello durante l’episodio eucaristico?
«Una soluzione demenziale e irragionevole», ci dice, bombarolo, Alberto Cottignoli, artista ravennate, esperto in conservazione di opere artistiche, che più di una volta ha svelato gli arcani della storia dell’arte (due anni fa denunciò gli Uffizi per il cattivo restauro dell’Annunciazione di Leonardo), «sa perché? perché io, a differenza della maggior parte degli storici dell’arte, sono un buon disegnatore». Perciò il Cottignoli capisce quasi subito «che quella mano è applicabile a Pietro soltanto tramite una torsione innaturale del polso, davvero assurda».
Al contrario, «si applica con naturalezza a Giuda Iscariota, l’apostolo traditore». Cottignoli, ovviamente, non si accontenta della sua intuizione: ha chiesto la collaborazione della dottoressa Gamberini (docente di Disegno anatomico all’Università di Bologna), «che ha compiuto uno studio, dicendomi che ho assolutamente ragione». Il prof. di informatica Claus Larsen, invece, «ha prodotto il disegno di come andrebbe attaccata la mano a Giuda».

Esito: il Cenacolo giunge a una lettura più compiuta. Il dramma, purtroppo, riguarda il restauro, che ha alterato l’autenticità scenica del capolavoro: restauratori incauti, infatti, «hanno provveduto, terrorizzati, a ridipingere ex novo un finto braccio diretto verso la mano solitaria», purché s’incardinasse al corpo Pietro; oppure fu opera dello stesso Leonardo che nascondendo il suo vero intento iconografico ai contemporanei (con una sorta di maldestro rappezzo poi diventato stabile per ora dei successivi restauratori), avrebbe permesso ai posteri di scoprire, una volta pulito l’affresco, la primigenia e ardita interpretazione, l’impianto umanistico che aveva dato al suo Cenacolo.
«Cosa vuole che le dica? Che nessuno dirà nulla. Altrimenti gli storici dell’arte di tutto il mondo dovrebbero modificare i propri studi sul Cenacolo, dandosi dei cretini».
In sottofondo, infatti, c’è pure una cattiva interpretazione esegetica dell’opera. «Perché i discepoli sono tutti arrabbiati mentre Cristo, mostrando il pane e il vino, istituisce l’Eucarestia? Si dice che il Cristo è ritratto mentre dice che qualcuno lo tradirà, ma non è così, questo contraddice l’iconografia».
Cottignoli è certo che «Leonardo riempie quel quadro religioso della sua visione umanistica: i discepoli sono radunati in quattro trinità umane, in contrapposizione al Cristo, solo e rattristato. Sono increduli, non capiscono più il mistero eucaristico». Una soluzione affascinante, che corrisponde al clima culturale del Rinascimento estremo.
Le considerazioni di Cottignoli, un Diogene con il pennello, si possono leggere diffusamente qui:albertocottignoli.over-blog.it. Quanto a lui, avvisa a caratteri cubitali, «astenersi deboli di fede».
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