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MessaggioInviato: 16/07/2014, 01:46 
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MaxpoweR ha scritto:
L'onu e tutte queste organizzazioni umanitarie non dicono nulla?

Ma figurati......
Nessuno si permette di dire "a"......



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 03:25 
ora non correi essere tacciato di razzismo, che vedo sia in voga ma se le cose fossero al contrario molti direbbero A ed anzi partirebbero i bombardieri degli amici a supporto. Ma visto che i carnefici sono amici degli amici, a prescindere dalle motivazione che di religioso non hanno nulla, il tutto viene fatto passare come autodifesa. Come se io per scacciare una mosca facessi esplodere un ordigno nucleare...

I primi razzisti sono proprio le persone che consentono questo doppiopesismo sia mediatico che ideologico perchè a quanto pare la vita di centinaia di palestinesi vale meno di qualche calcinaccio caduto.

Quindi se questa gente gente scomparisse ne avremmo solo da guadagnarci siano essi israeliani, palestinesi, americani, islandesi o cosacchi.


Ultima modifica di MaxpoweR il 16/07/2014, 03:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/07/2014, 08:50 
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ArTisAll ha scritto:


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barionu ha scritto:


Ecco , la prima cosa da capire è che le RELIGIONI a Gaza sono una scusa .

I fattori scatenanti sono ben altri !



Meno male che c'è chi lo ha evidenziato.
Mi fa piacere che sia stato tu zio Barionu. [;)]


Pensavo che fosse chiaro che le religioni c'entrano in modo apparente, le motivazioni sono altre [:I] [8]..
Vi invito a visualizzare in merito alcuni film-documento di FULVIO GRIMALDI [:I]



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 08:52 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
MaxpoweR ha scritto:
L'onu e tutte queste organizzazioni umanitarie non dicono nulla?

Ma figurati......
Nessuno si permette di dire "a"......


L'ONU?? [}:)] "mmuahahahahahahahahahahahhahaha" (cit Angel [:D]) [;)]



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 09:51 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:



Quindi se questa gente gente scomparisse ne avremmo solo da guadagnarci siano essi israeliani, palestinesi, americani, islandesi o cosacchi.

Che cazz.....!! [:0],sai quanti popoli sulla Terra hanno sperato che sparissimo noi Italiani!!!. [}:)]


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MessaggioInviato: 16/07/2014, 10:43 
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bleffort ha scritto:

Cita:
MaxpoweR ha scritto:



Quindi se questa gente gente scomparisse ne avremmo solo da guadagnarci siano essi israeliani, palestinesi, americani, islandesi o cosacchi.

Che cazz.....!! [:0],sai quanti popoli sulla Terra hanno sperato che sparissimo noi Italiani!!!. [}:)]

Non riesco a comprendere il senso e l'utilità di questo genere di considerazioni.....

Mah.....

Il Topic parla di una TRAGEDIA che si sta consumando nella Striscia di Gaza.
Potremmo attenerci a questo argomento?

Grazie



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 11:15 
Se barionu permette ...

(Ognuno dice la sua; ed ognuno cita le sua fonti)




"Che dramma i bimbi nel nostro mirino"

Il Giornale, 15 luglio 2014

Israel "Relik" Shafir, Generale dell'Aviazione nelle Riserve è uno degli otto piloti scelti nel 1981 per distruggere il reattore nucleare di Saddam Hussein nella missione di Osirak. Il suo secondo era Ilan Ramon, l'astronauta che perse nel 2003 la vita nella missione spaziale dello shuttle Columbia. Shafir è un uomo di incredibili avventure con 31anni di esperienza nelle più audaci operazioni, e nessuno può rispondere meglio di lui alla domanda che tormenta tutto il mondo da quando, in questi sette giorni, l'aviazione ha bombardato dall'alto la Striscia di Gaza con la perdita di più di 150 vite umane.

Generale, Israele si pregia di avere l'esercito più morale del mondo. E allora perchè durante i vostri attacchi restano uccisi un numero di persone tale da suscitare proteste in tutto il mondo, 170 fino ad ora?

"Provi a immaginare che un noto assassino sia sia impadronito, portandosi dietro la famiglia, di un rifugio protetto da cui può sparare agli alunni di una scuola, e immagini che suo figlio sia uno di questi. L'assassino è dietro una finestra, e quindi la polizia aspetta sperando che si allontani dalla famiglia per fermarlo. Ma a un certo punto si avvicina alla finestra, impugna il fucile per sparare ai tutoi figli. La sua famiglia potrebbe essere accanto a lui, ma tu purtroppo non hai scelta: è tuo dovere fermarlo, anche se ti costa dispiacere e critica. Le armi di Hamas sono puntate sui nostri figli, intorno a uno delle loro rampe di lancio che sta per sparare si affollano anche degli estranei, vuoi aspettare, ma il missile è già sulla rampa, devi fermare i terroristi e superare l'obiezione che ti pone la vista degli estrane. Il tuo popolo è sotto tiro, devi usare il tuo proiettile".

Generale, l'UE, l'ONU vi critica, troppi morti, a volte si ha l'impressione che abbiate il grilletto facile.

"E' vero esattamente il contrario: il procedimento è enormemente lento, la guerra potrebbe essere finita il primo giorno.Pensi che cosa potrebbe fare la nostra aviazione se usasse solo parte della sua forza. Invece selezioniamo minuziosamente gli obiettivi, anche mentre la nostra gente soffre. La catena di decisione è molto complessa: si parte dai servizi segreti con le informazioni sulla dislocazione e l'importanza dell'obiettivo, poi ci sono 27 verifiche video che vengono mandati a un centro di verifica che le passa al comando che a sua volta investe il pilota del suo ordine operativo, se non ci sono pericoli per i civili".

E a quel punto il pilota parte e non lo può fermare nessuno?

"Tutto il contrario, di nuovo. Il comandante decide lui se l'obiettivo coinvolge individui estranei a Hamas, obiettivo dell' operazione, e decide se portare avanti l'operazione. Può sempre abortirla e cancellarla, o rimandarla. Inoltre, per 30 secondi, possiamo deviare il proiettile lanciato. E'un nostro dovere, non solo una nostra scelta, abortire l'operazione se porta a vittime estranee al conflitto".

Ma spesso l'operazione viene portata avanti lo stesso.

"Molto raramente, e se le lo si fa è perchè si è di fronte a un'occasione unica. In altre parole, perchè le armi, le rampe stanno per essere usate adesso, oppure quel personaggio di Hamas che devi colpire è una bomba ticchettante che non avremo altre occasioni di fermare. Come è noto, inoltre, se ci sono cittadini innocenti nelle vicinanze o dentro le strutture che devono essere colpite, ci facciamo cura di distribuire volantini e telefonate ripetute per invitare i cittadini a allontanarsi. Oltre a ciò prima di colpire l'obiettivo con il proiettile vero, lanciamo un proiettile destinato a fare solo rumore (lo chiamiamo "una bussata sul tetto") e quindi a far fuggire la popolazione dal luogo che verrà bombardato".

Lei si è trovato in queste situazioni?

"Quasi tutti ci si trovano".

E che cosa garantisce che facciate la scelta giusta?

"Una selezione accuratissima dei piloti, che devono innanzitutto rispondere non a scelte tecniche, ma morali. Un pilota ammesso al corso deve dimostrare di avere il giusto sistema di valori: ogni vita umana è sacra, un intero mondo per sè stessa.Devi essere sicuro che chi compie difficilissime operazioni non prenda la vita di persone che non c'entrano".

Ma la regola non sempre funziona. Quali sono i vostri sentimenti profondi quando questo avviene?

"I sentimenti... ognuno ha i suoi. Ma anche se hai una sensazione di sconfitta, devi subito tornare sul campo. Noi non abbiamo le pagine Gialle di Gaza, non sappiamo esattamente chi Hamas ha messo di guardia sulle armi a sua insaputa magari, solo loro lo sanno".

Lei sostiene che la prudenza ha causato poca perdita di vite umane. Non lo pensa l'opinione pubblica internazionale...

"Pensi che sono più di mille i missili sparati sulla popolazione israeliana, e i morti sono circa 150 dopo che abbiamo colpito 1535 obiettivi, fra cui 33 basi sotterranee, 8 siti di produzione di armi, 4 quartier generali di Hamas"

Eppure la guerra non finisce. Lei entrerebbe con l'esercito?

A livello del tutto personale, le dico di no. Abbiamo già portato il loro livello militare a 20 anni fa, l'Egitto gli ha chiuso ogni fonte di rifornimento. Hamas vuole molti morti per richiamare l'attenzione, ma è in crisi: dobbiamo lasciare che abbia luogo il loro cessate il fuoco, e noi seguiremo".

Perchè il mondo non vi capisce?

"Guardi, io porto il nome di mio nonno che è morto in un campo di concentramento, come gli altri 80mila ebrei di Vilna. Non c'è mai stata molta simpatia per la nostra causa, si preferiscono i perseguitati dall'imperialismo, fra cui i palestinesi. Noi dobbiamo cercare la pace, e salvare il nostro popolo".

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... =3&Id=3461



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 11:17 
Hamas resiste sotto le bombe: così vince la guerra mediatica

Il Giornale, 13 luglio 2014


(Gerusalemme) Soltanto circa 70 missili missili da Gaza fino alle 6 del pomeriggio.Soltanto. Di nuovo, certo, hanno coperto tutto il terreno nazionale, di nuovo la cronista ha dovuto correre nella stanza di cemento mentre scriveva il pezzo e i gerusalemitani hanno afferrato i bambini correndo al rifugio più vicino, e poi alle 9 un attacco preannunciato ha colpito Tel Aviv, il centro e il sud, per dimostrare che Hamas può arrivare dappertutto, e che gli israeliani corrono nei bunker ai suoi ordini.

Eppure 70 missili nel corso di una intera giornata sono pochi rispetto alle centinaia cadute nei primi cinque giorni, il loro numero è un messaggio, un avviso. Il messaggio è chiaro: Hamas prosegue, ma frena. Qualcosa succede. Le sue tv proclamano la vittoria, maledice l'aggressore sionista, loda l'eroismo dei suoi che affrontano gli F16 senza i rifugi. Quelli, li usa solo la leadership. Ma frenando un po' Hamas facilita, si dice, movimenti diplomatici sotterranei che coinvolgono, oltre a Israele, anche l'Egitto, tradizionale mediatore, anche se nemico della Fratellanza Musulmana di cui Hamas è parte, e il Qatar, l'amico più fidato. Anche Abu Mazen è mobilitato. Sembra che Tony Blair parli con tutti, e sia il jolly della situazione.

E' una guerra difficile da concludere, tuttavia, per ambedue le parti. Ognuno dei due vuole dichiarare vittoria. Per farlo, Israele vuole garantirsi, oltre al cessate il fuoco, un margine per cui Hamas debba cessare per un periodo ragionevole dagli attacchi terroristi e dal bombardamento a tappeto come nel 2009, nel 2012 e adesso.Per avere un gesto significativo Israele potrebbe puntare alla consegna dei missili a un terzo attore, o al passaggio del potere di Gaza a Abu Mazen. Sogni? Sì, anche se Hamas ha avuto già 127 morti e più di mille obiettivi militari sono stati colpiti dall'aviazione , 158 solo nelle ultime 24 ore, mentre Israele con "Kipat Barzel" e la rete di rifugi onnipresenti non ha avuto perdite. Eppure Hamas dichiara la vittoria, e anzi cerca un gesto clamoroso come l'attacco, sventato, dei suoi uomini rana al kibbutz Zikim, o il tentativo di compiere un grande attacco terrorista usando una delle gallerie di Gaza. E' una potente rete che rappresenta un forte deterrente all'ingresso di terra che Israele minaccia: un'autentica città sotterranea, ossigenata e munita di elettricità, profonda fino a trenta metri, dove sono accumulati missili forniti dall'Iran e dagli Hezbollah, protagonisti, con i loro ingegneri, della costruzione dei cunicoli, degli uffici, delle abitazioni, dei depositi sotterranei. Fu da uno di quei tunnel che uscì nel 2006 il commando che rapì Gilad Shalit, centinaia di attentati arrivano in Israele tramite le gallerie. In questi giorni Israele ne ha distrutte 100, ma siamo lontani da risultati strategici.

Hamas vuole resistere quanto può per ripristinare la sua importanza e il suo "appeal" antisraeliano. Soprattutto, ha bisogno che dopo l'abbandono dell'Egitto, il Qatar ripristini le donazioni che le consentivano di arrivare al budget di 4miliardi e 600milioni che le permette di mantenere i suoi 70mila dipendenti e che oggi è sprofondato. La disoccupazione a Gaza è del 38,5 per cento: il denaro è uno dei nomi del gioco. Ma il punto vero per cui Hamas resiste e un altro: ogni minuto di più le fotografie provenienti da Gaza toccano le corde politiche della stampa internazionale: Hamas vince una guerra di opinione che la rende la star del momento nel mondo che ama odiare Israele.

Le dimostrazioni ormai punteggiano l'Europa, i titoli dei giornali dimenticano che la popolazione israeliana è nei bunker, e che i palestinesi nascondono le rampe, i missili, i terroristi, in mezzo alla popolazione. Guida la danza il New York Times, che assicura il suo pubblico che mentre Israele attacca con gli aerei, Hamas, innocente, si limita a rispondere a un atteggiamento crudele e incurante della vita umana. La BBC promuove la bugia che addirittura Israele prenda di mira i civili a Gaza, e ignora del tutto il fatto, unico al mondo, che mentre Israele copre di telefonate, volantini, messaggi email i palestinesi per invitarli a uscire da casa quando attacca un sito di importanza strategica o un comandante di Hamas, i cittadini ricevono da Khaled Mashaal o da altri l'ordine di restare a casa o addirittura di salire sui tetti.

Le organizzazioni internazionali, come il Consiglio dell'ONU per i Diritti Umani mettono in moto il consueto meccanismo di condanna contro Israele e cercano di fermarlo, ciò che procrastinerà la guerra all'infinito. Ogni giorno in più che Hamas lancerà i missili sui civili israeliani, sarà un giorno a suo favore e di condanna di Israele.

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... =3&Id=3458



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 11:43 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:


Quindi se questa gente gente scomparisse ne avremmo solo da guadagnarci siano essi israeliani, palestinesi, americani, islandesi o cosacchi.


Secondo me confondiamo senza riuscire a distinguere il popolo e i cittadini dai potenti che li governano.

Se proprio deve scomparire qualcuno quelli a doversi estinguere sarebbero proprio questi ultimi.

Non certo il popolo, che non ha colpe, se non quella di farsi ingannare troppo facilmente, e siano essi palestinesi, israeliani, europei, americani o coscacchi...

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Ufologo 555 ha scritto:

Hamas resiste sotto le bombe: così vince la guerra mediatica

Il Giornale, 13 luglio 2014


http://www.fiammanirenstein.com/articol ... =3&Id=3458

Ti ringrazio per la tua consueta, giornaliera, informazione "imparziale"...[:o)]

Cita:

Fiamma Nirenstein (Firenze, 18 dicembre 1945) è una giornalista, scrittrice e politica italiana.


Biografia

Nata in una famiglia di origini ebraiche. Laureata in storia moderna all'Università di Firenze, ha vissuto per anni tra l'Italia e Gerusalemme, dove ha ricoperto il ruolo di inviata dal Medio Oriente prima per il quotidiano La Stampa e poi, dal dicembre 2006, per il quotidiano Il Giornale e per il quotidiano telematico L'Occidentale. Su Panorama, Fiamma Nirenstein scrive regolarmente una colonna di politica internazionale. Ha scritto anche su Paese Sera, L'Europeo, L'Espresso, Epoca.

Dal 1993 al 1994 è stata direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Tel Aviv.
Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Fiamma_Nirenstein



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 14:03 
Bèh, ognuno ha la sua, no? Altrimenti postate solo la vostra ..[8D]



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 14:50 
Gaza, Israele colpisce i leader di Hamas

- 16/07/2014 - Tutto pronto per l'escalation. I generali della Tsahal sono prossimi all'azione di terra con tutto ciò che potrà comportare. Intanto i raid continuano

Gaza, Israele colpisce i leader di Hamas con azioni mirate ed è pronta all’escalation: i generali della Tsahal sono pronti all’azione di terra con tutto ciò che potrà comportare. Non sono mai cessati da ieri mattina i lanci dei missili dalla striscia di Gaza verso Israele e da ieri, dopo il fallimento della tregua proclamata unilateralmente dal governo israeliano, sono ripresi anche i bombardamenti da parte della Israeli Air Force.

GAZA, CONTINUANO I RAID - Questa mattina la forza armata israeliana ha confermato che “gli aerei israeliani hanno colpito le case di uno dei leader di Hamas, Mahmoud Al-Zahar. In aggiunta, ha detto il portavoce della Idf, la Iaf ha portato a termine dei raid su altri 24 obiettivi nella striscia, fra cui otto lanciamissili e due siti di fabbricazione missilistica”. Il conto dei morti nella striscia di Gaza arriva a 205 vittime mentre le ultime notizie parlano di un’ulteriore escalation nei bombardamenti: Israele ha avvertito qualcosa come 100mila residenti nella striscia di Gaza e l’Unrwa sta per evacuare 22 scuole nella striscia. La situazione, dunque, non accenna a migliorare.

ISRAELE PRONTA ALLO SCONTRO - Ieri il ministro degli Esteri israeliano, il falco Avigdor Lieberman, ha affermato che l’operazione militare dovrebbe concludersi “con l’invasione della striscia di Gaza”. E la Tsahal è pronta ad una tale ipotesi: “Se riceveranno l’ordine di entrare a Gaza”, ha detto una fonte interna all’esercito al Jerusalem Post, “le forze di terra della Idf si aspettano di trovarsi davanti cellule di Hamas armate con missili anticarro, di trovarsi in combattimenti urbani piuttosto pesanti, combattimenti sotterranei e sfide di altro genere”. D’altronde “questo è il tipo di scontri che caratterizzano un’organizzazione terroristica”, continua la fonte interrogata dal giornale; e la Tsahal fa sapere che se arriverà l’ordine di entrare a Gaza, l’esercito israeliano avrà “un ampio grado di autonomia”.

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... -di-hamas/



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Atlanticus81 ha scritto:

Cita:
MaxpoweR ha scritto:


Quindi se questa gente gente scomparisse ne avremmo solo da guadagnarci siano essi israeliani, palestinesi, americani, islandesi o cosacchi.


Secondo me confondiamo senza riuscire a distinguere il popolo e i cittadini dai potenti che li governano.

Se proprio deve scomparire qualcuno quelli a doversi estinguere sarebbero proprio questi ultimi.

Non certo il popolo, che non ha colpe, se non quella di farsi ingannare troppo facilmente, e siano essi palestinesi, israeliani, europei, americani o coscacchi...

Non trovate anche voi?


Si la penso anche io così infatti ho parlato di "gente" non di popolo :P



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L'informazione italiana non distingue tra chi aggredisce e chi si difende: la denuncia della Comunità ebraica
Cronaca di Gian Guido Vecchi

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 luglio 2014
Pagina: 11
Autore: Gian Guido Vecchi
Titolo: «Il disagio che cresce nella comunità ebraica. 'Informazione distorta'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/07/2015, a pag. 11, l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo "Il disagio che cresce nella comunità ebraica. 'Informazione distorta' ".


ROMA — «Vede, quella che riteniamo vada chiarita, anzitutto, è la distinzione tra cui aggredisce e chi si difende: questa esplosione di violenza è nata da una pioggia di missili inviata con un crescendo impressionante sulle città israeliane...». Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, tira un lungo sospiro, non sono giorni facili neanche per gli ebrei della diaspora e l’aggressione alla sinagoga di Parigi non aiuta, «in Francia c’è una situazione di tensione più alta ma sappiamo che fatti incresciosi potrebbero accadere anche qui, da parte nostra si cercano di prendere tutte le precauzioni possibili...».
Domenica il consiglio dell’Ucei si è riunito e ha discusso a lungo. Il mondo ebraico è variegato e complesso, il confronto di opinioni è la norma e non mancano talvolta scontri anche aspri. Così è significativo che sia stato approvato all’unanimità, in un’assemblea di 52 persone, un testo che «condanna con forza qualsiasi narrazione dei fatti che non riconosca a Israele il diritto alla difesa dei propri cittadini minacciati da nemici come Hamas, che propugnano nei loro atti ufficiali la sua distruzione». E condanna pure «chi, nel mondo dell’informazione, mistifica i diversi rapporti di causalità del conflitto, per offrire al pubblico un’immagine distorta di Israele».
Ne hanno discusso con tre esponenti di primo piano della «comunità degli italkim», gli italiani di Israele. Collegati in video, c’erano il demografo Sergio Della Pergola, consigliere di Sharon quando nel 2004 decise il ritiro dalla Striscia di Gaza, il diplomatico Vittorio Dan Segre e Sergio Minerbi, già ambasciatore di Israele a Bruxelles, che faceva notare la «consecutio temporum» degli ultimi giorni, «una escalation di violenza iniziata dal lancio di razzi da Gaza», come riporta Pagine ebraiche : «Israele è rimasta tre giorni senza reagire e poi ha deciso di intervenire, quindi non dice il vero chi racconta che questo conflitto è iniziato per volontà israeliana». Considera il direttore del mensile, Guido Vitale: «La realtà è che gli avvenimenti di questi giorni, nel mondo ebraico, hanno creato un consenso generale sul fatto che il mondo occidentale sia troppo poco sensibile al logoramento di una popolazione civile bersagliata ogni giorno da razzi».
A questo si aggiunge la consapevolezza di quanto sia ormai decisivo il «piano politico-mediatico» notava Dan Segre, fino a osservare: «Israele ha capito che le azioni terrestri sono inutili e politicamente perdenti». C’è una guerra che si combatte sui social network e basta un’occhiata all’hashtag #GazaUnderAttack , su Twitter, per vedere la strategia di «disinformazione in immagini» dimostrata dalla Bbc e dal francese Libération , quotidiano della sinistra francese mai tenero con Israele: foto di archivio dei massacri in Siria e Iraq, da Aleppo a Bagdad, spacciate come immagini di Gaza. «A questo punto i mezzi di comunicazione sono fondamentali in tutti questi conflitti» dice ancora Vitale: «Anche la vendetta repellente contro il ragazzo palestinese viene da mondi alimentati dalla “demenza digitale”, persone che si lasciano strumentalizzare da social network pilotati: i deboli di mente sono facilmente manipolati». E poi c’è la «narrazione» del conflitto, riflette Renzo Gattegna: «Siamo rimasti sorpresi e impressionati dal fatto che su alcuni media italiani si tenda a parlare delle sofferenze della gente di Gaza senza spiegare che sono causate anzitutto da chi ha aggredito e usa la popolazione civile come scudo degli arsenali e delle rampe di missili, mentre i militanti stanno nei bunker». Durante il consiglio si è parlato delle telefonate dell’esercito israeliano ai civili palestinesi, «non si è mai vista al mondo una guerra condotta in questo modo, per tutelare gli innocenti», degli avvisi di evacuazione «mentre Hamas pubblica avvisi contrari perché il numero delle vittime cresca», l’opposto di quanto ha fatto Israele con Iron Dome .
Resta la tragedia di due popoli e un disagio che nella comunità ebraica fa sfumare la distinzione tra conservatori e progressisti. «Parlare solo dei bombardamenti su Gaza e non delle centinaia di missili che piovono su Israele, da parte dei militanti di Gaza, vuol dire fomentare l’odio contro Israele e nascondere la verità» ha scritto all’inizio del conflitto Emanuele Fiano, già presidente della comunità ebraica milanese (il padre Nedo fu deportato con l’intera famiglia a Birkenau, di undici persone tornò solo lui) e oggi deputato del Pd: «Io sono un ebreo che ha sempre lavorato per la pace, conosco e ho criticato i limiti e gli errori dei governi di Israele, conosco e difendo i diritti dei palestinesi ad avere un loro Stato e di Israele a vivere in sicurezza, ma non tacerò mai quando la storia di quelle terre viene raccontata come se il male fosse tutto da una parte e il bene dall’altra. E quando il male viene identificato sempre e solo con Israele».

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=54251



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MessaggioInviato: 16/07/2014, 14:58 
«Nessuno vuole la pace, ecco la tragedia di Gaza»

(di Andrea Avveduto16-07-2014)


«Sono giorni drammatici e la situazione è tragica. Il pericolo c’è e si sente». Monsignor Giacinto Marcuzzo, vescovo e vicario patriarcale per Israele, non usa giri di parole per descrivere ciò che sta accadendo a Gaza. «Le notizie che sentite e le immagini che vedete alla televisione sono purtroppo vere».

Eccellenza, qual è la situazione in cui versa oggi la Terra Santa?

La situazione più grave riguarda soprattutto il Sud del Paese, qui al Nord (monsignor Marcuzzo sta parlando da Nazareth- ndr) la vita è quasi normale. Il problema glie lo dico subito: non c’è l’intenzione di arrivare alla pace. Non ci vengano a dire che adesso vogliono fare la pace. Ne abbiamo abbastanza di discorsi e belle parole, abbiamo fatto riunioni, congressi, fiumi e fiumi di parole dal 1948 in poi, e il quadro che abbiamo davanti – desolante - non è solo il risultato di quanto è avvenuto qualche settimana fa. Quel che succede non è solo la conseguenza dell’uccisione di quei tre ragazzi israeliani morti in circostanze ancora da chiarire, ma dell’interruzione dei negoziati di pace. E’ stata una grande delusione. Noi speravamo, come i discepoli di Emmaus, speravano nel Vangelo, e invece tutto si è concluso con un nulla di fatto.

E questo perché secondo lei?

Perché siamo tutti vittime di alcuni gruppi ideologici che non accettano la condivisione della Terra d’Israele con altri, anche se il problema è molto più complesso. I Palestinesi avevano finalmente trovato un accordo, perché non si può parlare di pace senza l’unità. Ma anche questo accordo è stato interrotto. E il risultato è davanti agli occhi di tutti.

Ha parlato in questi giorni con qualcuno della piccola comunità cristiana della Striscia?

Ho parlato con il parroco. Sono sotto assedio, vivono momenti di tensione altissimi. Fortunatamente la chiesa parrocchiale non ha subito bombardamenti, ma il quartiere sì. Giorno e notte i cristiani vivono sul “chi va là”, la vita quotidiana è impossibile, con la mancanza di elettricità, acqua e forniture indispensabili che sono state interrotte. La nostra comunità è stata ridotta a metà da quando Hamas è al potere e i cristiani sono in tutto 1500.

Gaza sembra quasi abituata a questo circolo vizioso di violenza. Periodicamente la tensione sale e le due parti ritornano in lotta. A che serve allora, anche ammesso sia possibile, una tregua?

Noi abbiamo bisogno della pace vera, è ovvio. Da un momento all’altro può scoppiare una guerra, e questo accade perché siamo in un equilibrio talmente precario che qualunque gesto può scatenare la violenza. Anche in questo caso, non parliamo di un rapporto di causa/effetto, perché non esiste. Gli scontri sono iniziati perché la situazione è sempre tesa e infiammata. Dobbiamo puntare sulla giustizia, su condizioni condivise e accettate dai due popoli, perché nasca una soluzione giusta al conflitto. L’alternativa è aspettare, periodicamente, nuove ondate di violenza.

Ha una via di uscita da proporre?

Le due parti, da sole, non troveranno mai un accordo. Abbiamo bisogno di un arbitro, un mediatore credibile che possa intervenire seriamente. E’ questo che ci manca. L’Europa non viene accettata e le Nazioni Unite sono molto deboli. L’America sta chiaramente con una parte sola, e anche se mostra un’apparente neutralità nei fatti sappiamo benissimo che non è neutrale per niente. Le due parti sono lasciate a loro stesse, nella loro incapacità di dialogare. Questo è un dramma, mi creda.

Papa Francesco ha parlato di una pace artigianale, e dell’importanza della preghiera. Non è sufficiente secondo lei?

L’iniziativa del Papa è stata bellissima, e molto proficua. Si è posta però a un livello morale e umano, perché ha ridato fiducia nella pace. Ha detto che la pace è possibile, appena finiti i negoziati di pace. All’inizio di una nuova fase di violenza ci ha detto: non disperate! Ha rotto il fatalismo, e ci ha fatto respirare una boccata d’aria. E’ chiaro però che la soluzione deve essere politica, e anche l’intervento del Santo Padre non può farne a meno.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-nes ... a-9745.htm



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