03/09/2014, 01:21
Ebola: Msf, stiamo perdendo battaglia, inviare anche militari in Africa
I leader mondiali stanno fallendo nell'affrontare la peggiore epidemia di Ebola mai registrata. Gli Stati che hanno capacità di risposta ai disastri biologici, devono immediatamente inviare materiali e personale in Africa occidentale, inclusi apparati medici civili e militari. A chiederlo è Medici senza frontiere, il cui presidente, Joanne Liu, ha scattato una fotografia a tinte sempre più fosche dell'emergenza: operatori sanitari che muoiono, pazienti che vengono lasciati senza cura e cadaveri infetti per le strade.
Secondo Liu, intervenuta a un vertice a New York, sebbene i campanelli d'allarme stiano suonando da 6 mesi, la risposta finora è stata davvero scarsa e tardiva. Tanto che a oggi nessun nuovo vaccino o farmaco sarebbe in grado di impedire l'escalation del disastro umanitario, riporta il 'Guardian'. "In Africa occidentale, i casi e le morti continuano ad aumentare", ha detto. "Ci sono continue rivolte, i centri di isolamento sono sopraffatti. Gli operatori sanitari che combattono in prima linea si stanno infettando e stanno morendo in numeri scioccanti.
Altri sono fuggiti per la paura, lasciando le persone senza cura anche per le malattie più comuni. Interi sistemi sanitari sono crollati. E' impossibile tenere il passo con il numero di persone infette che si stanno riversando nelle poche strutture. In Sierra Leone, corpi infetti marciscono nelle strade. Quindi piuttosto che costruire nuovi centri di cura dell'Ebola in Liberia, siamo costretti a costruire forni crematori".
L'Organizzazione mondiale della sanità ha stimato la scorsa settimana che 20.000 persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone sono state contagiate dal virus mortale in tre mesi. Msf ha raddoppiato il suo staff di medici volontari nella regione, ma non è in grado di far fronte da sola all'emergenza. Secondo Liu, l'epidemia può essere fermato solo se i governi invieranno squadre a rischio biologico e attrezzature. "Molti degli Stati membri hanno investito massicciamente nella risposta alle minacce biologiche", ha detto rivolgendosi alle Nazioni Unite. "C'è una responsabilità politica e umanitaria di utilizzare immediatamente queste risorse nei Paesi colpiti da Ebola. Per arginare l'epidemia, è imperativo che gli Stati implementino attività civili e militari con esperienza nel contenimento del rischio biologico. Vi chiedo di inviare i vostri team specializzati nella risposta alle catastrofi in stretta collaborazione con i Paesi interessati. Senza questo, non terremo mai l'epidemia sotto controllo". "Dopo sei mesi della peggiore epidemia di Ebola nella storia, il mondo sta perdendo la battaglia per arginarla. I leader mondiali stanno fallendo nell'affrontare questa minaccia transnazionale.", ha continuato Liu.
"L'annuncio dell'Oms dell'8 agosto, che definiva l'epidemia 'un'emergenza di salute pubblica di interesse internazionale', non ha portato a un'azione decisiva: gli Stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell'inazione'', è la denuncia di Liu. E ancora: ''Dichiarare la disponibilità di fondi e inviare qualche esperto non basta. Gli Stati con le capacità adeguate hanno la responsabilità politica e umanitaria di farsi avanti e offrire una risposta concreta e disperatamente necessaria al disastro che si sta sviluppando sotto gli occhi di tutto il mondo. Invece di limitare la loro attenzione al potenziale arrivo di un paziente infetto nei loro paesi, dovrebbero cogliere l'opportunità unica di salvare vite umane dove è immediatamente necessario, ovvero in Africa occidentale". A Monrovia, in Liberia, per esempio, sono necessari e urgenti nuovi centri per il trattamento dell'Ebola con strutture di isolamento adeguate e staff qualificato. La fila di pazienti continua ad aumentare di fronte al centro Elwa 3 in continua espansione, che ora contiene 160 letti. Si stima che siano necessari altri 800 letti nella sola Monrovia. L'equipe di Msf è oberata di lavoro e non può offrire più che cure palliative.
"Ogni giorno dobbiamo mandare via gente malata perché non abbiamo più posti letto - dice Stefan Liljegren, il coordinatore Msf del centro Elwa 3. "Ho dovuto dire agli autisti dell'ambulanza di chiamarmi prima di arrivare con i pazienti, non importa quanto siano gravi, perché spesso ci troviamo nella condizione di non poterli ricoverare". "Il tempo stringe e l'Ebola sta vincendo - conclude Joanne Liu - il tempo per le riunioni e la pianificazione è finito. È il momento di agire. Ogni giorno di inazione significa più morti e il collasso delle società colpite". Msf ha avviato il suo intervento contro l'Ebola in Africa occidentale nel marzo 2014 e al momento lavora in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. L'organizzazione gestisce 5 centri per l'Ebola con una capacità totale di 480 letti. Da marzo, Msf ha ricoverato 2.077 persone, di cui 1.038 sono risultate positive all'Ebola e 241 sono guarite. Msf ha impiegato nella regione 156 operatori internazionali oltre a 1700 operatori locali.
03/09/2014, 12:09
03/09/2014, 13:59
04/09/2014, 07:59
06/09/2014, 12:28
08/09/2014, 19:52
09/09/2014, 15:25
09/09/2014, 17:17
12/09/2014, 10:47
13/09/2014, 17:23
Ebola, paura per le mutazioni del virus
La storia dell’epidemia di ebola che si è abbattuta nell’Africa occidentale racconta già, nei numeri, quanto sia difficile combattere una malattia contro cui l’unica arma è la prevenzione, in attesa di una cura che possa dirsi tale. Non si arrestano infatti il contagio, ormai prossimo ai 5mila casi, né i morti, che sono arrivati a 2.400 nei paesi più colpiti (Guinea, Sierra Leone e Liberia). Ma le cose potrebbero addirittura andar peggio. Perché, senza creare allarmismi, ci sono almeno due fattori che potrebbero acuire l’epidemia, come racconta anche il New York Times.
Il primo ha a che fare con il rischio diffusione, in particolare col pericolo che il virus raggiunga non solo altri paesi, ma in modo particolare le grandi città dei paesi in via di sviluppo. Infatti un conto è cercare di arginare la malattia nei villaggi, altro farlo nelle città, come potrebbero essere Lagos, Nairobi, Kinshasa o Mogadiscio.
Il secondo fattore che potrebbe far peggiorare, e di molto, la situazione, è invece strettamente legato al virus, con la paura che possa trasformarsi in un patogeno trasmissibile per via aerea. Per ora infatti ebola si trasmette solo tramite contatto diretto con i fluidi biologici di persone infette, ma cosa accadrebbe se il virus acquisisse la capacità di trasmettersi anche per via aerea, anche considerato che alcune delle analisi genetiche condotte finora sembrano descriverlo come un virus che muta alquanto rapidamente?
Lo scenario non è poi così fantascientifico, anzi. Già nel 2012 infatti, uno studio canadese aveva mostrato come il virus di ebola fosse capace di trasmettersi per via aerea tra specie diverse, quali maiali e scimmie (sebbene un più recente studio sulle scimmie ne abbia escluso la possibilità di trasmissione aerea tra scimmie). Detto questo, la domanda che si pone Michael T. Osterholm, direttore del Center for Infectious Disease Research and Policy della Unviersity of Minnesota e autore del pezzo su Nyt, è questa: cosa dovremmo fare che già non stiamo facendo per combattere ebola?
Fondamentale per Osterholm sarebbe la presa in carico, come dirigente della operazioni, da parte di qualcuno, ora. Qualcuno che possa dirigere le autorità sanitarie, le organizzazioni umanitarie e mediche e che, in questo caso, egli sostiene, altri non potrebbe essere che le Nazioni Unite, finora fondamentali nel collaborare all’epidemia, ma senza nessuno a rendersi responsabile delle operazioni in tutto (sempre nel rispetto della sovranità dei paesi africani colpiti).
Tra le misure adottabili dall’Onu, per esempio, quella di garantire e assicurare i trasferimenti aerei da e per le regioni colpite. Interrompere i collegamenti con queste zone infatti non è una misura davvero efficacie contro l’epidemia, come spiegano anche gli esperti. O ancora, conclude Osterholm, dovrebbe coordinare a livello globale il reclutamento e la formazione del personale medico-infermieristico, e quindi indirizzarlo nelle regioni colpite.
14/09/2014, 14:40
15/09/2014, 17:02
Quanto cresce l'epidemia di ebola?
La matematica dell’epidemia di ebola non può ridursi alla semplice conta delle persone infettate e dei morti (anche se con quasi 5.000 casi e 2.400 morti nei paesi più colpiti è già abbastanza chiaro il quadro della malattia). Indagare tra i numeri dell’epidemia significa per esempio capire anche a che tasso si è diffuso e si sta diffondendo il virus, cercando di estrapolare delle previsioni (come già fatto da alcuni esperti).
Stavolta a tracciare il quadro di ebola in termini numerici sono due ricercatori, che su Eurosurveillance presentano i dati relativi al calcolo del numero riproduttivo R, ovvero un numero che per gli epidemiologi rappresenta il numero di contagi causati da un persona infetta. In sostanza, come ricorda anche Wired.com, se questo numero è inferiore a 1 l’epidemia si arresterà, se maggiore tenderà ad espandersi.
I due ricercatori firmatari del paper hanno così calcolato per esempio, che per un dato istante di tempo il numero riproduttivo in Guinea, Liberia e Sierra Leone di ebola è stato oscillante: a volte è stato 1 altre prossimo a 2 (ma sempre maggiore di 1 fino alla fine di agosto). E in effetti da quando è scoppiata, l’epidemia è cresciuta, diventando la peggiore di ebola che la storia ricordi. E se il tasso, nello scenario peggiore immaginabile scrivono i ricercatori, dovesse rimanere invariato entro la fine del 2014 il numero di contagi potrebbe toccare cifre spaventose (da 77mila a 277 mila altre infezioni).
Previsioni apocalittiche, ma che secondo gli esperti servono non tanto ad allarmare quanto piuttosto a ricordare che contro ebola forse le misure messe in atto sono state finora inadeguate, e che se non si interverrà in maniera decisiva le cose potrebbero anche andar peggio (senza contare il rischio di mutazioni del virus).
Cosa fare, ancora? Richard E. Besser, chief health editor per ABC News, sul Washington Post è stato chiaro, dichiarando del tutto inadeguato il livello di risposta all’epidemia. Nella sua opinione, quello che servirebbe è l’intervento di alcune truppe statunitensi sul campo, convinto che un intervento militare durante epidemie eccezionali possa essere la chiave per fermare la trasmissione delle infezioni. Queste truppe, scrive Besser, potrebbero per esempio essere coinvolte nelle procedure di sepoltura delle vittime, allestire grandi ospedali di campo, essere impiegati nell’identificazione di nuovi focolai ed essere coinvolti nelle pratiche di controllo delle infezioni. Un aiuto – che potrebbe effettivamente arrivare come richiesto da parte degli Usa, come si vocifera nelle ultime ore – che non sarebbe solo umanitario, ma volto a garantire anche la sicurezza globale. Perché, ricorda Besser, le epidemie, oltre a uccidere le persone, destabilizzano anche i governi.
17/09/2014, 17:08
Il presidente Usa: "Serve una risposta globale"
Ebola, Obama: "La diffusione del virus è ormai fuori controllo"
Da Atlanta, dove ha presentato il piano di intervento per combattere l'epidemia del virus, l'inquilino della Casa Bianca aggiunge: "È una minaccia globale, la gente muore per strada"
Fuori controllo. Obama non usa mezzi termini per definire la diffusione del virus dell'Ebola, diventata ormai una minaccia potenziale alla sicurezza globale. "Le persone - dice il presidente Usa da Atlanta dove ha presentato il piano di intervento per combattere l'epidemia del virus - ormai muoiono in mezzo alla strada".
Il presidente ribadisce: è una minaccia globale e come tale richiede una risposta globale. "Il mondo ha la responsabilità di agire", ha proseguito Obama. "Quello che ci dà speranza è che il mondo sa come combattere questo virus. Non è un mistero. Conosciamo la scienza".
Secondo il presidente l'epidemia peggiorerà prima di migliorare". Obama annuncia poi la creazione di "un ponte aereo per far arrivare al più presto gli operatori sanitari e le forniture mediche in
Africa occidentale. Ci sarà - conclude - un comando militare in Liberia per sostenere gli sforzi civili in tutta la regione e gli ospedali da campo saranno situati lì".
20/09/2014, 15:40
20/09/2014, 16:49