BORSA TOKYO: NEL 2008 NIKKEY BRUCIA 42,12% Il 2008 è stato l'anno peggiore della storia della Borsa di Tokyo. La piazza asiatica ha chiuso stamattina l'ultima seduta dell'anno con l'indice Nikkei in ribasso del 42,12% (-6.448,22 punti) rispetto alla fine del 2007.Al termine dell'ultima seduta del 2008, ridotta a due ore, il Nikkei ha chiuso in rialzo dell'1,28%, guadagnando 112,39 punti a quota 8.859,56.
La chiusura d'anno a -42,12%
è il calo percentuale annuale maggiore dalla creazione dell'indice Nikkei nel 1949. Per numero di punti persi l'anno nero della Borsa di Tokyo resta però il 1990, quando il Nikkei ne lasciò sul terreno 15.067,16: -38,71% rispetto al 1989.
Un 2008 da dimenticare, dunque, per i mercati finanziari e che e' costato alla Borsa di Milano quasi un miliardo al giorno. Piazza Affari ha infatti bruciato oltre 352 miliardi di euro di capitalizzazione.Il Mibtel, dalla chiusura dell'ultima seduta del 2007 a questo momento, ha ceduto il 49,2% mentre lo S&P/Mib il 50,1%. Di fatto Piazza Affari ha dimezzato il suo valore. Attualmente la capitalizzazione di tutto il listino milanese ammonta a 378,8 miliardi. Alla chiusura del 2007 ne valeva 731.
NY IN NEGATIVO, PESA NO KUWAIT A DOW CHEMICAL E AUTO
NEW YORK, 29 DIC - Wall Street apre la settimana in negativo in una seduta di scambi ridotti. A condizionare la seduta è stato il ritiro del Kuwait dall'intesa con Dow Chemical, in base alla quale avrebbe acquistato il 50% della divisione di materiali plastici del colosso statunitense. Il Dow Jones cede lo 0,40% a 8.481,86 punti, il Nasdaq arretra dell'1,30% a 1.510,32 punti, mentre lo S&P 500 perde lo 0,43% a 869,03 punti. Il fallimento dell'affare Dow Chemical-Kuwait affonda anche Rohm & Haas e alimenta i timori per l'attività di fusioni e acquisizioni: l'abbandono delle trattative potrebbe infatti essere legato alla mancanza di finanziamenti e questo ha portato il pessimismo sull'attività di fusioni e acquisizioni, rilanciata negli ultimi mesi dal valore molto conveniente raggiunto da molte società statunitensi. Dow Chemical cede il 18,92% a 15,34 dollari. Cede anche DuPont, -2% a 24,49 dollari. Sotto pressione gli automobilistici, con General Motors che arretra dell'1,64% a 3,60 dollari e Ford che cede il 3,93% a 2,20 dollari. Su quest'ultima pesa la decisione del miliardario di origine armena Kirk Kerkorian di cedere l'intera partecipazione nella casa automobilistica.
BORSA MILANO: FIACCA; BENE UNICREDIT E PINIFARINA, MALE FIAT
MILANO -Scambi al lumicino, pari a circa 0,6 miliardi di euro di controvalore, per una seduta di Borsa ancora condizionata dalle festività natalizie e di fine anno. Gli indici Piazza Affari si portati lievemente sopra la parità in chiusura, nonostante l'andamento negativo degli scambi a Wall Street. Il Mibtel ha guadagnato lo 0,23% a 14.898 punti e lo S&P/Mib lo 0,13% a 19.167 punti. In assenza di particolari spunti il mercato ha selezionato pochi titoli su cui puntare, tra cui Unicredit e Fastweb insieme a Pininfarina, protagonista di un rally quasi solitario in attesa di un'imminente ratifica dell'accordo con le banche creditrici sul piano di salvataggio. In controtendenza gli altri bancari, Fiat e i cementieri. UNICREDIT POSITIVA CON CESSIONE IN AUSTRIA. Le indiscrezioni sulla cessione da parte di Bank Austria (Unicredit) alla fondazione austriaca B&C dei diritti sugli utili delle partecipate, che comporterà un incasso di 1,2 miliardi di euro, ha portato acquisti sul titolo di Piazza Cordusio (+1,5% a 1,68 euro). L'operazione si inserisce nelle misure già previste dal management per portare l'indice di patrimonializzazione Tier 1 al 6,7% entro la fine dell'anno. Più caute Intesa Sanpaolo (+0,l4% a 2,51 euro) con Bpm (+0,6% a 4,2 euro) e Mediobanca (+0,35% a 7,25 euro), mentre ha ceduto Mps (-0,9% a 1,54 euro) con Ubi (-0,95% a 10,41 euro). In campo assicurativo segno meno per Generali (-0,84% a 19 euro), Fonsai (-1,08% a 12,83 euro) e Unipol (-2,65% a 1,1 euro). RALLY DI PININFARINA. L'atteso via-libera delle banche all'accordo per il salvataggio e la ricapitalizzazione di Pininfarina (+9,09% a 3,6 euro) ha spinto le azioni della storica carrozzeria di Grugliasco (Torino), mentre il mercato ha ceduto i titoli del Lingotto (-1,04% a 4,51 euro) dopo un buon avvio di seduta. Il comparto legato al mondo dell'auto è apparso così contrastato in Borsa, con acquisti su Brembo (+1,98% a 3,76 euro) e vendite su Pirelli (-0,57% a 0,26 euro). ENERGIA SU DI GIRI. Occhi puntati sul comparto petrolifero, da Saipem (+1,71% a 11,92 euro) a Eni (+3,36% a 3,54 euro), da Snam (+1,28% a 3,97 euro) a Prysmian (+7,81% a 10,7 euro), mentre hanno ceduto Enel (-0,45% a 4,41 euro) ed A2a (-0,4% a 1,24 euro). A parte Erg (-2,48% a 8,45 euro), i titoli del settore sono stati favoriti dal recupero delle quotazioni del greggio, attestato sopra quota 39 dollari a barile, a seguito anche dell'acuirsi della crisi israelo-palestinese. TELEFONICI A DUE VELOCITA'. Si sono mossi in ordine sparso i titoli telefonici. Debole Tiscali (-2,3% a 0,7 euro) a differenza di Fastweb (+1,81% a 20,8 euro), all'apice del paniere di riferimento, mentre è apparsa invariata Telecom (-0,09% a 1,14 euro). CHI SALE E CHI SCENDE. Positiva Luxottica (+0,63% a 12,75 euro), con Seat (+1,37% a 0,05 euro) e Geox (+1,76% a 4,32 euro). Sotto pressione Parmalat (-4,33% a 1,15 euro), Stm (-2,79% a 4,53 euro), Italcementi (-2,31% a 8,9 euro) e Buzzi (-1,79% a 11,51 euro).
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CONTRATTI: 2 MILIONI DI LAVORATORI ANCORA SENZA RINNOVO
ROMA - La fine del 2008 porta qualche rinnovo per alcune categorie di dipendenti pubblici ma lascia ancora senza novità oltre 2 milioni di lavoratori che hanno il loro contratto di lavoro scaduto. Né l'arrivo del nuovo anno porterà con sé la tanto auspicata riforma del modello contrattuale: nonostante l'intesa raggiunta da numerose associazioni imprenditoriali con Cisl e Uil, manca sempre il via libera della Cgil senza la quale l'importante accordo che dovrebbe riformare l'impianto della contrattazione nazionale nascerebbe con un accordo separato di difficile gestione. Proprio sulla scia della frattura sindacale maturata nel corso dell'anno, alcune delle intese tra le parti sui contratti sono state raggiunte nel 2008 in modo non unitario, con la Cgil, appunto, che si è tirata fuori dalle intese. E' successo per gli accordi sulla riforma contrattuale, anche se si attendeva per fine anno una possibile firma per l'accordo con le associazioni artigiane, ed è successo per gli accordi dei dipendenti pubblici. Già questa estate, inoltre, la Cgil non ha firmato il rinnovo del contratto per i commercio: il rinnovo raggiunto dopo 18 mesi di trattativa per i dipendenti del terziario, distribuzione e servizi è infatti stato sottoscritto da Confcommercio insieme alla Fisascat Cisl e alla Uiltucs Uil, mentre Filcams-CGIL ha abbandonato il tavolo della trattativa. L'ultimo dei rinnovi è invece arrivato in 'zona Cesarini', proprio a ridosso delle festività natalizie: è il contratto per i circa 60 mila dipendenti del cosiddetto parastato, i lavoratori degli enti pubblici non economici come Inps e Inail. Con questo accordo, anch'esso separato, sono stati siglati tutti i rinnovi di competenza dello Stato per il biennio 2008-2009: l'accordo, firmato solo con Cisl e Uil, arriva infatti dopo la firma dell'accoro per i ministeri, arrivata lo scorso 12 novembre, quello delle agenzie fiscali, siglato il 25 novembre, portando a circa 320 mila il numero dei lavoratori statali che inizieranno il 2009 con un rinnovo da poter calcolare in busta paga. A questi si aggiunge il rinnovo della scuola, raggiunto lo scorso 17 dicembre, ma non quello che riguarda i contratti che dipendono dalle amministrazioni locali. Restano infatti ancora da firmare, tra gli altri, i contratti per i 600 mila circa dipendenti degli enti locali, i 600 mila della Sanità e i 100 mila medici per un totale di almeno 1 milione e 300 mila lavoratori pubblici. Ad inizio dicembre risultavano ancora da rinnovare contratti per un totale di 3,5 milioni di dipendenti, quota dalla quale vanno quindi sottratti i soli rinnovi riguardanti parte dei dipendenti pubblici, tra cui però il rilevante comparto della scuola che conta poco meno di 1,2 milioni di addetti. Tra i contratti non rinnovati c'é anche quello del trasporto pubblico: dopo oltre un anno di incontri non si riesce infatti a sbloccare la trattativa per gli autoferrotramvieri, nonostante la mediazione del ministro dei Trasporti, che si scontra con il tentativo di costituire un contratto unico per la mobilità che riguardi gli addetti al trasporto locale e ferroviario e ai servizi. (ANSA).
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che dire gente, buon anno a tutti
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