24/09/2014, 12:56
Atlanticus81 ha scritto:Yara, i Ris: "Non è possibile una diagnosi certa sulle tracce di dna trovate sui vestiti della ragazza"
Sul caso Yara arriva un inaspettato colpo di scena. I Ris di Parma mettono in discussione la prova principe che tiene in carcere Massimo Bossetti: il Dna di "Ignoto 1". Secondo la perizia degli investigatori, citata anche dai legali di Bossetti nell'istanza di scarcerazione (poi rigettata) sarebbe "impossibile diagnosi certa sulle tracce Dna sui vestiti di Yara". Una perizia quella dei Ris che potrebbe avere delle ripercussioni sulla sorte di Massimo Bossetti, il principale indiziato per l'assassinio di Yara.
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... Ris--.html
Questo è stato tutto un altro bel film realizzato dalla regia del The Truman Show.
Che mondo di mer*a...
24/09/2014, 14:04
Wolframio ha scritto:Yara Gambirasio. Letizia Bossetti aggredita e picchiata da imbecilli armati e aizzati dai soliti media...
Ora sappiamo che da tempo Letizia Bossetti, gemella dell'uomo isolato in carcere perché accusato di aver ucciso la piccola Gambirasio, era sottoposta a ogni genere di intimidazione. Nessun media ne ha mai parlato, nessuno si è mai mobilitato in suo favore, ma ci sono denunce con relativi referti ospedalieri a confermare le vessazioni verbali subite da ignoti capaci di offendere ma privi del coraggio di qualificarsi per nome. E se fino al 17 settembre nessuno aveva superato i limiti estremi della violenza, anche se offendere e far trovare pagine di giornale in cui si dà dell'assassino al fratello significa comunque infierire ingiustamente su un essere umano e passare i limiti imposti dalla società civile e dalla legge, ora che qualcuno l'ha attesa nel garage dei genitori e approfittando del luogo isolato l'ha malmenata, tanto da farla svenire e ricorrere alle cure dei medici, i limiti si sono oltrepassati di tanto. Perché? Ciò che appare strano è che a fronte di referti che parlano di calci sulla pancia, che certamente non s'è data da sola, certi servizi giornalistici, mi riferisco in primis a quello di Enrico Fedocci mandato in onda dalle reti Mediaset, abbiano dato la notizia abusando di un improprio condizionale inserendo tanti, troppi, "sembrerebbe che", quasi a voler influenzare il suo affezionato pubblico ponendo dubbi sul fatto che l'aggressione sia realmente avvenuta. Pensare che davvero poco il condizionale è stato utilizzato quando si è trattato di dare in pasto al pubblico le tante indiscrezioni buone solo a far apparire colpevole Massimo Bossetti e la sua famiglia che, per come han scritto in tanti, sa del delitto commesso dal loro congiunto e ugualmente lo difende.
E far intendere che in famiglia tutti siano d'accordo è facile, basta scrivere, o dire nei servizi televisivi, che ci sono intercettazioni in cui la madre dice al figlio: Massimo i carabinieri hanno capito tutto. Cliccando su queste parole troverete tantissimi articoli provenienti da testate nazionali. Tutti sono riferibili all'indiscrezione portata al pubblico televisivo da Enrico Fedocci, lo stesso che ha infarcito di condizionali il servizio sull'aggressione subita da Letizia Bossetti. Ma si sa, è difficile fare informazione in maniera diversa da quella imparata. Però la notizia dell'agguato è vera, come lo sono le botte prese da Letizia Bossetti e le denunce da lei presentate. Quindi non si può parlare di un ipotesi di reato ma di un fatto certo, un fatto criminale accaduto anche a causa del tartassamento continuo operato chirurgicamente da chi lavora per i media (solo per i media?), ad iniziare dai suddetti giornalai che il sangue altrui ha fatto diventare famosi (giornalisti pare francamente un termine eccessivo) per passare agli opinionisti bisognosi di riflettori, ai direttori di certe trasmissioni e di certi settimanali scandalistici che necessitano di "morti ammazzati" e indiziati a cui fare "un'autopsia della vita privata" per vendere e mantenere la scrivania. La pubblicità, si sa, è l'anima del commercio. Perciò non è difficile pensare come i media, a forza di accusare senza alcuna logica, abbiano fatto da molla scatenante per gli imbecilli che si sono sentiti autorizzati a picchiare una donna senza alcun vero motivo. E ribadisco: hanno picchiato una donna. Non che serva il massimo del coraggio per compiere un gesto del genere! Quelle botte e quei calci dimostrano, se mai servisse una conferma, che il potere di chi impropriamente lavora per i miseri media attuali non ha limiti.
Dimostrano, purtroppo, che a certe persone non importa nulla dell'essere umano che vive al di fuori dei loro piccoli confini, bancari amicali e familiari. La vita altrui, anche quella di chi ora li venera credendone il "Verbo" (che un domani potrebbero diventare un nuovo bersaglio buono per riempire maggiormente il loro conto bancario), è solo un fattore relativo da sviscerare fino al midollo ma non da tenere in considerazione in quanto tale. Per chi tiene la mente chiusa nel portafoglio, accanto ai bigliettoni che gli editori elargiscono a chi sfrutta il dolore altrui per fare un buon incasso, noi siamo solo numeri da ammassare uno sull'altro per alzare lo share e aumentare gli introiti personali. E nessuno se ne lamenta. Nessuna giustizia pone un limite ai guru dell'informazione. Forse perché avere l'appoggio dell'opinione pubblica aiuta e serve:
A) Ad aumentare la credibilità degli ormai soliti e noti professionisti pubblicizzati perché illuminati dai fari mediatici. Anche di quelli che vogliono si acquisti a scatola chiusa lo scoop del momento, così che la persona comune apra il borsellino per farli vivere agiatamente.
B) Per dar voce all'emotività del popolo, così che la logica venga sommersa da notizie gossip e si rinforzi l'aria nazional-colpevolista a fronte di una ricostruzione inaffidabile portata da chi accusa. E che anche i giudici siano parte dell'opinione pubblica e subiscano i media, si capisce facilmente quando condannano l'imputato stravolgendo a loro piacimento la ricostruzione e il movente portato dal pubblico ministero (vedi Parolisi in ben due occasioni).
Purtroppo la pubblicità che offrono la televisione e la stampa fa sentire tutti sicuri e invincibili, fa sentire padroni di una verità mediatica che in realtà non esiste. Quella verità che accusa e informazione cantano in coro arroccati sulla loro isola, quella delle sirene mediatiche che convincono a comprare un prodotto anziché un altro. Quella verità che si ascolta volentieri perché colpisce la parte poco utilizzata del cervello, la parte che ricerca il "piacere" che lo stress della vita quotidiana non manda in circolo. E' quella verità data per assodata e certa che inserita nel cervello di persone ignoranti ha armato le loro mani e i loro piedi convincendoli a colpire Letizia Bossetti, chi troppo spesso ha affermato che suo fratello è innocente. Che alcuni media siano i primi responsabili dell'aggressione è sicuro, e spiace ascoltare verbi al condizionale anziché parole di scusa. Ma in fondo si sa che non tutti hanno la giusta personalità, quella che serve per mostrarsi superiori e capaci di fare un "mea culpa". Forse fra qualche giorno ci sarà chi si vergognerà e farà autocritica, chi ammetterà che l'informazione ancora una volta ha esagerato e creando un mostro, che al momento mostro è solo nelle fantasie mediatiche, ha aizzato il popolo. Ma sarà, come sempre, il contentino del momento che non avrà seguito perché surclassato dal nuovo mostro che presto verrà. Nessuno di loro farà una vera propaganda antimediatica, nessuno vi chiederà di tapparvi le orecchie e mai vi rileggerà l'Odissea dicendovi di essere accorti come lo fu Ulisse...
[i][b]“Giungerai per prima cosa dalle Sirene che incantano tutti gli uomini che passano loro vicino. Chi senza saperlo si accosta e ode la voce delle Sirene non torna più a casa, i figli e la sposa non gli si stringono intorno festosi. Le Sirene lo stregano con il loro canto soave, sedute sul prato; intorno cumuli d’ossa di uomini imputriditi”.[/b][/i]
[align=right]Source: Volandocontrovento - il blog d... e aizzati dai soliti media... [/align]mik.300 ha scritto:
è semplicemente l'odio
verso il mostro..
o chi lo difende..
Odio alimentato dai media
24/09/2014, 15:40
mik.300 ha scritto:
aò
ma io non capisco
questa avversione all'autorità..
hanno trovato il responsabile?
invece di essere soddisfatti,
si rema contro..
bah..
24/09/2014, 20:12
24/09/2014, 20:46
Angel_ ha scritto:mik.300 ha scritto:
aò
ma io non capisco
questa avversione all'autorità..
hanno trovato il responsabile?
invece di essere soddisfatti,
si rema contro..
bah..
Il responsabile in Italia lo si trova dopo la condanna di secondo grado e la conferma di terzo...non dimenticare mai che potrebbe accadere pure a te di essere accusato con prove insufficienti...e stando alle dichiarazioni dei Ris il reperto del DNA non regge!
25/09/2014, 14:44
Di fatto la svolta nelle indagini ancora è da ritenersi lontana. Il corpo di Yara è stato soggetto ad intemperie, contatto con animali e quant’altro in quel maledetto campo di Chignolo d’Isola. Si deve cercare l’assassino e non costruirlo.
DNA: la prova scientifica nel processo penale
di Alessandra Kitsune Pilloni
Mai come negli ultimi tempi il DNA è stato al centro della cronaca. Sebbene si sia parlato nei primi giorni di prova regina, fuor di retorica, la questione della prova scientifica, ed in particolare del DNA, nel processo penale, è molto più complessa di quanto comunemente si creda.
Nell’indagine sull’omicidio della piccola Yara Gambirasio, la pista del DNA ha finito per essere l’unica direttrice seguita.
Dopo anni di ricerche si è giunti ad un nome, quello di Massimo Bossetti, il cui DNA coinciderebbe con quello di Ignoto1, fonte del materiale genetico rinvenuto sul corpo di Yara, in un’area “attigua ad uno dei margini recisi” dei leggings e degli slip.
Un nome giunto al culmine di un’indagine per molti aspetti irrituale, che potrebbe rivelare molti colpi di scena.
Se è vero, infatti, che il DNA costituisce un indizio forte, è altrettanto vero che ben difficilmente una singola traccia di DNA, per giunta di natura biologica incerta, potrà essere considerata una prova regina, soprattutto se avulsa da un corollario di indizi univoci che possano confortarne la valenza probatoria.
Un indizio forte, ma insufficiente, da solo, a fare di un uomo un assassino.
Non è certo un caso che dopo l’entusiasmo dei primi giorni, nei quali si ventilò perfino l’ipotesi di una richiesta di giudizio immediato, la realtà abbia rivelato spesso un’indagine che sembra arrancare ed arenarsi su elementi di dubbia rilevanza.
L’inappellabile condanna mediatica potrebbe, in buona sostanza, non rispecchiare una realtà fattuale.
Si è parlato tanto di DNA, ma ciò che in pochi si sono presi la briga di dire all’opinione pubblica è che il DNA, al netto di (pur possibili e concretamente verificatisi, specie in ambito statunitense in cui si fa un grande uso del DNA nei processi) errori di laboratorio, serve unicamente ad identificare un individuo.
Nel caso di Massimo Bossetti, è quasi certo che il test genetico non sarà ripetibile dalla difesa, in quanto è altamente probabile che non vi sia più materiale da estrarre dalla traccia originale, ma anche qualora procedure di estrazione, campionamento ed analisi si rivelassero impeccabili, la questione non sarebbe affatto risolta: una traccia di DNA indica appartenenza, non colpevolezza.
La confusione della probabilità statistica che una traccia di DNA appartenga ad un determinato soggetto con la probabilità che il soggetto sia colpevole è comunemente detta “fallacia dell’accusatore”, espressione che designa una fallacia logica che abbraccia tutti quei casi nei quali una probabilità statistica viene attribuita ad una classe di fatti diversa da quella alla quale si riferisce.
La domanda, dunque, qualora non vi fosse alcuna contestazione di ordine scientifico, sarebbe come il DNA è arrivato nel punto e sul corpo in cui è stato trovato.
Potrebbe sembrare una domanda retorica, ma non lo è: tra i due più evidenti limiti del DNA nell’accertamento processuale vi sono infatti non databilità e facile trasportabilità, due elementi che portano come inquietante corollario la possibilità che la fonte del materiale genetico rinvenuto sulla scena del crimine non sia implicato nel crimine stesso.
Un gran numero di studi scientifici dimostra che il trasferimento secondario di DNA, che si verifica quando il DNA depositato su un elemento o una persona viene trasferito su un altro oggetto o su un’altra persona senza che vi sia stato alcun contatto fisico tra il depositante originale e la superficie finale è ipotesi scientificamente possibile.
In assenza di certezza sull’origine biologica della traccia, si potrebbe perfino ipotizzare che possa avere un’origine tale da facilitare ulteriormente il trasferimento secondario.
Anche qualora la traccia fosse certamente ematica, inoltre, una possibilità di questo tipo non potrebbe essere esclusa.
La nota genetista forense Marina Baldi ha più volte spiegato che in presenza di un’unica traccia di DNA l’ipotesi di un trasferimento secondario verificatosi, ad esempio, attraverso un’arma del delitto precedentemente contaminata è scientificamente possibile.
Viepiù che astrattamente possibili, ipotesi analoghe risultano essere già incluse nella casistica giudiziaria: il criminologo Ezio Denti, ad esempio, ha illustrato un caso concretamente verificatosi in cui il DNA di un uomo fu trovato sul corpo della vittima, uccisa a colpi di cacciavite.
L’uomo al quale era riconducibile il DNA, tuttavia, non era l’assassino: era semplicemente stato ferito in una rissa due giorni prima dell’omicidio con lo stesso cacciavite poi usato come arma del delitto, ed il suo aggressore risultò essere il vero colpevole.
E come nel delitto di dostoevskijana memoria confessò la sua colpa.
In fondo gli antichi, sia pure senza le indagini all’insegna della genetica forense, lo avevano capito meglio di noi, eternandolo nell’annoso brocardo regina est confessio probationum.
La confessione è la regina delle prove.
Il DNA invece, per quanto utile, potrebbe essere spodestato.
Gli elementi indiziari: tracce, prove e smentite
di Sashinka Gorguinpour
Nonostante non si sappia granché dell'autopsia, perché anche i risultati di questa sono secretati e nemmeno i familiari hanno potuto accedervi, i pochi elementi a disposizione si possono reperire dall'ordinanza di custodia cautelare a carico di Massimo Bossetti, nella quale si evidenzia che il corpo ed alcuni indumenti di Yara Gambirasio, riportano polveri riconducibili a calce e che nelle scarpe e in alcune sedi dei vestiti sono state repertate delle piccole sfere di ferro-cromo-nichel, i cosiddetti “tondini”. La ragazzina, quindi, deve avere presumibilmente soggiornato in ambienti saturi di tali sostanze o deve essere entrata in contatto con qualcuno che aveva parti anatomiche e/o indumenti imbrattati dalle stesse. Per “parti anatomiche” si intendono con molta probabilità “le mani”. Se così fosse, il fatto di aver colpito la povera Yara con crudeltà, avrebbe necessariamente lasciato delle tracce, dato l’elemento delle parti del corpo e degli indumenti pregni delle sopracitate sostanze. Le polveri sembrerebbero simili ai materiali analizzati nel cantiere di Mapello (quello dove inizialmente si erano concentrate le indagini e dove risiede anche l'accusato), ma non perfettamente corrispondenti. Inoltre, la scarsa quantità del materiale sul corpo di Yara, non ha permesso di stabilirne dei dettagli precisi. E malgrado nel documento della Procura si dica che gli elementi rinvenuti sulla piccola tredicenne non si ritrovino nella stessa forma nei luoghi controllati (casa, palestra, piscina, sterrato vicino al Campo di Chignolo d'Isola), le indagini naturalistiche arrivano a concludere che, con alta probabilità, il corpo sia rimasto nel campo di Chignolo d'Isola dal momento della sua morte, poche ore dopo la sua scomparsa, fino al ritrovamento. A partire da tali elementi si genera il collegamento con Massimo Bossetti che di mestiere fa il carpentiere, quindi lavora nell'edilizia.
Nel periodo in cui Yara scompare, però, Bossetti è impegnato nel cantiere di un altro paese, Palazzago. Per quanto riguarda gli altri elementi indiziari relativi ai reperti, nel corso della vicenda si sono susseguite moltissime notizie discordanti, ma una delle più note riguarda i peli e i capelli ritrovati sul corpo.
Tra le tracce rinvenute, circa 200, vi sarebbero sia peli animali che umani. In data 27 giugno, il direttore del Dipartimento di Medicina Legale di Pavia sembra riferire ad alcuni organi di stampa che i peli e i capelli ritrovati appartengono a Massimo Bossetti. Poco dopo arriva la smentita di colui che realmente stava analizzando i reperti, perché incaricato dalla Procura, seguito più tardi anche dagli inquirenti, i quali fanno sapere che quei peli non sono di Bossetti. Stessa musica per le analisi sul furgone e sull’auto, setacciati con il luminol da cima a fondo: a fine luglio, stando alle fonti della difesa - i cui consulenti avevano svolto l'accertamento a fianco dei RIS -, le conclusioni sentenziano che non esiste alcuna traccia di Yara.
Non è valso nemmeno il tentativo di indagare su un cambio di tappezzeria, perché non ne esiste prova. Il legame di queste “fughe di notizie” è che sono lanciate apparentemente senza criterio e smentite velocemente, facendo diventare così la “verità” un elemento avulso del suo significato. In questo intricarsi di false informazioni, suona difficile capire, analizzare gli elementi e costruire un’idea sul caso. Sia per le tracce pilifere che per gli esiti dei test sui veicoli viene rimarcato il fatto che, in ogni caso, le perizie saranno depositate dopo l’estate, quindi probabilmente siamo vicini all'esito ( settembre/ottobre) e non è una coincidenza che alla luce di tutte queste smentite, la difesa di Massimo Bossetti stia presentando in questi giorni l’Istanza di scarcerazione.
Fonte:http://www.osservatoreitalia.it/index.asp?art=1783
26/09/2014, 13:09
26/09/2014, 20:13
03/10/2014, 10:55
03/10/2014, 13:06
Wolframio ha scritto:Dopo il flop del Dna ora una fattura può incastrare Bossetti
Due settimane dopo il delitto, il muratore si recò nel campo dove fu ritrovato il cadavere di Yara
[align=right]Source: Dopo il flop del Dna ora una f...trare Bossetti - IlGiornale.it [/align]
Dopo che anche la presunta certezza sul Dna di Bossetti è stata smentita dai Ris ("Impossibile diagnosi certa"), i legali del carpentiere di Mapello sono pronti a presentare una nuova istanza di scarcerazione da depositare al Tribunale delle Libertà di Brescia. Gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni stanno limando la documentazione e nella quale, oltre al punto del Dna, sono contenute anche altre prove per smontare la tesi accusatoria: coma la mancata presenza di calce nei polmoni della vittima e l’analisi delle celle telefoniche che, a dire della difesa, non dimostrerebbe la compresenza di Bossetti e vittima nella stessa area di Brembate Sopra, dove il 26 novembre 2010 si persero le tracce di Yara Gambirasio.
Tuttavia, ci sarebbe un'altra prova che potrebbe rimettere in discussione la posizione di Massimo Giuseppe Bossetti. Infatti, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il muratore, due settimane dopo il delitto, si recò nel campo dove fu ritrovato il cadavere della ragazzina di Brembate Sopra. E la prova starebbe in una fattura rintracciata dai carabinieri del Ros durante l'analisi della contabilità del muratore. Insomma, quel 9 dicembre, Bossetti, non andò a lavorare in quanto nella bolla allegata alla fattura sarebbe indicato un quantitativo di un metro cubo di sabbia.
[align=right]Source: Dopo il flop del Dna ora una f...trare Bossetti - IlGiornale.it [/align]
Qualcuno per favore mi spieghi.......... una fattura del 9 dicembre dimostra che Bossetti è andato sul campo dove fu ritrovato il corpo di Yara?.
In quel preciso punto del campo c'è forse un venditore di sabbia che il 9 dicembre rilascia regolare fattura e non ha mai visto il corpo?.
Se poi Bossetti quel giorno ha acquistato 1 mq di sabbia e non si è recato in cantiere che cosa prova?. Chissà quanti muratori indipendenti non si recano in cantiere e vanno a farsi una mezza giornata in un altro posto a riattare o tirar su un muro per qualche euro in nero. Alzi la mano chi non lo ha mai fatto.
Forse non ho capito il contenuto dell'articolo, oppure si stanno sparando solo pistolinate.
03/10/2014, 13:08
xfabiox ha scritto:
Anche il terzo figlio di Ester Arzuffi, madre di Giuseppe Bossetti, l'uomo accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, sarebbe stato illegittimo. Secondo il quotidiano "La Stampa", a rivelare questo particolare è la trascrizione di un interrogatorio del 6 agosto scorso quando il pm ha chiesto a Bossetti: "Ma lei lo sa che neppure suo fratello è figlio di Giovanni Bossetti?". E la risposta del muratore di Mapello, anche lui figlio illeggittimo, era stata: "No, non so nulla e neppure ci credo. Non può essere vero". La prova arriverebbe dal test del Dna, anche se la donna continua a negare. Questo ulteriore elemento farebbe crollare l'affidabilità della Arzuffi e ora gli inquirenti mettono in dubbio le sue dichiarazioni in merito al non aver avvertito il muratore di Mapello dopo il test.
03/10/2014, 13:18
03/10/2014, 14:40
xfabiox ha scritto:
nulla ma fa sempre parte della storia.
03/10/2014, 16:40
Di essere figli della madre di Bossetti?barionu ha scritto:
Ragazzi , potrebbe capitare anche a uno di noi
zio ot
03/10/2014, 22:09