27/10/2014, 19:56
gippo ha scritto:rew63 ha scritto:
Il compito di uccidere il "guardiano" nell'iconografia spetta allo struzzo
quindi è qualcosa o qualcuno che viene in aiuto all'anima,perchè da sola non riesce
Allo struzzo viene data anche questa definizione:
Lo struzzo è l’ eretico o il filosofo, perché è come se avesse le penne della sapienza però non vola
Quindi per vincere il serpente dovremmo essere "eretici"
Definizione di eretico: Colui che sceglie
Ma la scelta implica conoscenza di sè (sapienza)
Quindi struzzo = gnostico?
01/11/2014, 03:56
Per papa Bergoglio il diavolo non è un mito, ma una persona reale. "Il principe di questo mondo".
01/11/2014, 09:00
gippo ha scritto:
Per papa Bergoglio il diavolo non è un mito,
ma una persona reale. "Il principe di questo mondo".
01/11/2014, 09:00
gippo ha scritto:
So di essere fuori tema ma non so dove parlare di questo:
Papa Bergoglio: il diavolo esiste ed è tra noi, ecco come difenderci
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/V ... 4586.shtml
In particolare questo:Per papa Bergoglio il diavolo non è un mito, ma una persona reale. "Il principe di questo mondo".
Significa che ci sono degli esseri umani che non sono quello che sembrano e che influenzano la vita quotidiana?
Roma, 27 Ottobre 2014 (Zenit.org) Luca Marcolivio | 213 hits
La parola “sviluppo” è la chiave per la comprensione della dottrina sociale della Chiesa e le “le difficoltà più profonde per uno sviluppo umano integrale si trovano in una visione deformata dell’uomo e dell’attività economica, che minaccia la dignità della persona umana”.
Lo ha detto sabato scorso, il Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, durante la conferenza Dignità umana e sullo sviluppo umano, contestuale all’inaugurazione del Global Gateway dell’Università di Notre Dame.
Il porporato ha assunto come punto di partenza l’Evangelii Gaudium di papa Francesco, citando in seguito Benedetto XVI ed anche Aristotele.
Fonte:http://www.zenit.org/it/articles/lo-sviluppo-umano-tra-bergoglio-ratzinger-e-aristotele
01/11/2014, 11:04
n ambito filosofico, si definisce persona un essere dotato, nella concezione moderna almeno potenzialmente[1], di coscienza di sé e in possesso di una propria identità[2]. L'esempio più evidente di persona - per alcuni l'unico - è la persona umana[3]. La nozione di "persona" è anche oggetto degli approfondimenti propri dell'antropologia filosofica.
01/11/2014, 15:09
Thethirdeye ha scritto:
Persona reale? Forse si riferisce a questo:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=272689
Se è con Lui che ce l'ha, allora vuol dire che ha finito di campare...
05/11/2014, 15:10
05/11/2014, 15:55
Pierluigi Scabini ha scritto:
ESISTONO I DIAVOLI O IL DIAVOLO? CERTO, E POSSONO ESSERE ENTITA SPIRITUALI CHE VIVONO PER IL POTERE O ANCHE ENTITA FISICHE CHE VIVONO PER IL POTERE,
TERRESTRI O EXTRATERRESTRI.........
Bisogna averne paura? possono controllare il nostro destino? E' proprio questa la grande illusione, pensare che qualcuno possa controllare il nostro destino,
un illusione sulla Terra densa di IDENTIFICAZIONE NEL TEMPO, NELLA NASCITA, NELLA MORTE, NEL DOLORE E NELLA SOPRAVVIVENZA..............
07/11/2014, 17:54
07/11/2014, 23:31
Il lavoro di Collodi non era meramente politico. I suoi scritti, in particolare per Le Avventure di Pinocchio contenevano una grande quantità di aspetti metafisici, che sono spesso trascurati dai lettori moderni. Un fatto importante, necessario per capire appieno la profondità del lavoro di Collodi è che era un massone attivo. In un saggio intitolato “Pinocchio, Mio Fratello” il massone italiano Giovanni Malevolti descrive il contesto massonico di Collodi:
“L’Iniziazione di Carlo Collodi nella massoneria, anche se non può essere trovata in nessuno dei documenti ufficiali, è universalmente riconosciuta e spesso definita. Aldo Mola, un non-muratore che è generalmente definito come storico ufficiale della Massoneria, ha espresso concertezza, la grade apertura dello scrittore alla famiglia massonica. Eventi della vita di Collodi sembrano confermare ulteriormente questa tesi: la creazione nel 1848 di un documento chiamato “Il Lampione” (The Beacon), che, come ha affermato Lorenzini, “Ha illuminato tutti coloro che erano in bilico nelle tenebre”, ha anche considerato se stesso un “appassionato discepolo di Mazzini” (un massone e rivoluzionario di primo piano in Italia). “
Collodi si trova citato anche in documenti pubblicati dalla Gran Loggia Inglese.
Malevolti continua:
“Ci sono due modi per leggere” Le avventure di Pinocchio “. La prima è quella che chiamerei “profana” in cui il lettore, molto probabilmente un bambino, impara a conoscere le disavventure del burattino di legno. Il secondo è una lettura da un punto di vista massonico, in cui il forte simbolismo sarà ben chiaro, senza mai sostituire, la narrazione semplice e lineare degli eventi “.
– Giovanni Malevolti, Pinocchio, Mio Fratello (traduzione libera)
Collodi ha scritto Pinocchio in seguito alla lunga tradizione di testi mistici: una storia con una narrazione semplice che può essere goduta da parte delle masse con un significato nascosto riservato solo a coloro “che sanno”.
Fonte:http://neovitruvian.wordpress.com/2010/06/05/illuminatipinocchio/
15/11/2014, 23:21
16/11/2014, 16:02
Thethirdeye ha scritto:
Citazione...."Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e
finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto
le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera,
che lo rende e lo tiene schiavo, l'uomo non ha limiti e quando
un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo
mondo". (Giordano Bruno)
Una sorta di profonda malinconia pervade tutto il pensiero gnostico, fino a prendere la forma della nostalgia che accompagna il pneumatico lungo il proprio viatico terreno
Se ogni aspetto di questo mondo è avvertito come estraneo ed alieno è perché lo gnostico nella visione che incarna, è figlio di un'altra terra, di un reame lontano,e si trova per caso, capriccio o colpa, proiettato in una nazione lontana
dagli usi incomprensibili. Attraverso i sensi l'anima è inebriata, portata a dimenticare una condizione di stato, precedente a questa in cui adesso si ritrova,ma che persiste a livello di rimembranza. Ecco che individuiamo nella nostalgia, la radice di ogni costruzione mitologica gnostica E' la nostalgia, intesa sia come profondo lamento per ciò che fu, sia come, perenne,richiamo verso quella che sarà definito il Ritorno al Pleroma.
16/11/2014, 18:23
rew63 ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
Citazione...."Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e
finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto
le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera,
che lo rende e lo tiene schiavo, l'uomo non ha limiti e quando
un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo
mondo". (Giordano Bruno)
Questo è il "lamento"dello gnostico,il non "essere"
Anche se la frase può riferirsi all'uomo stesso o al famoso demiurgo
Una sorta di profonda malinconia pervade tutto il pensiero gnostico, fino a prendere la forma della nostalgia che accompagna il pneumatico lungo il proprio viatico terreno
Se ogni aspetto di questo mondo è avvertito come estraneo ed alieno è perché lo gnostico nella visione che incarna, è figlio di un'altra terra, di un reame lontano,e si trova per caso, capriccio o colpa, proiettato in una nazione lontana
dagli usi incomprensibili. Attraverso i sensi l'anima è inebriata, portata a dimenticare una condizione di stato, precedente a questa in cui adesso si ritrova,ma che persiste a livello di rimembranza. Ecco che individuiamo nella nostalgia, la radice di ogni costruzione mitologica gnostica E' la nostalgia, intesa sia come profondo lamento per ciò che fu, sia come, perenne,richiamo verso quella che sarà definito il Ritorno al Pleroma.
Inno della Perla
Quando ero bambino e abitavo nel regno della casa di mio Padre e mi dilettavo della ricchezza e dello splendore di coloro che mi avevano allevato, i miei genitori mi mandarono dall'oriente, nostra patria, con le provviste per il viaggio. Delle ricchezze della nostra casa fecero un carico per me: esso era grande eppure leggero, in modo che potessi portarlo da solo….Mi tolsero il vestito di gloria che nel loro amore avevano fatto per me, e il manto di porpora che era stato tessuto in modo che si adattasse perfettamente alla mia persona, e fecero un patto con me e lo scrissero nel mio cuore perché non lo potessi scordare: " Quando andrai in Egitto e ne riporterai l'Unica Perla che giace in mezzo al mare, accerchiata dal serpente sibilante, indosserai di nuovo il tuo vestito di gloria e il manto sopra esso, e con tuo fratello, prossimo a noi in dignità, sii erede del nostro regno". Lasciai l'Oriente e mi avviai alla discesa, accompagnato da due messi reali, poiché il cammino era pericoloso e difficile ed io ero troppo giovane per un tale viaggio; oltrepassai i confini di Maishan, punto d'incontro dei mercati dell'Oriente, giunsi nella terra di Babel ed entrai nelle mura di Sarbùrg. Scesi in Egitto e i miei compagni mi lasciarono. Mi diressi deciso al serpente e mi stabilii vicino alla sua dimora in attesa che si riposasse e dormisse per potergli prendere la Perla. Poiché ero solo e me ne stavo in disparte, ero forestiero per gli abitanti dell'albergo. Pure vidi là uno della mia razza, un giovane leggiadro e bello, figlio di re ( lett.: di coloro che sono unti). Egli venne e si unì a me; io lo accolsi familiarmente e con fiducia e gli raccontai della mia missione. Io (egli?) lo (me?) avvertii di guardarsi dagli Egiziani e di evitare il contatto con gli impuri. Tuttavia mi vestii con i loro abiti, perché non sospettassero di me, che ero venuto da fuori per prendere la Perla, e non risvegliassero il serpente contro di me. Ma in qualche modo si accorsero che non ero uno di loro e cercarono di rendersi graditi a me; mi mescerono nella loro astuzia (una bevanda), e mi dettero da mangiare della loro carne; e io dimenticai la Perla per la quale i miei genitori mi avevano mandato. Per la pesantezza dei loro cibi caddi in un sonno profondo. I miei genitori avevano notato tutto quello che mi accadeva ed erano afflitti per me. Fu proclamato nel nostro regno che tutti dovevano presentarsi alle nostre porte. E i re e i grandi della Partia e tutti i nobili dell'Oriente formarono un piano perché io non fossi lasciato in Egitto. E mi scrissero una lettera firmata col nome di ciascuno dei grandi. " Da tuo padre, il re dei re, e da tua madre signora dell'Oriente e da tuo fratello, nostro prossimo di rango, a te nostro figlio in Egitto. Svegliati e sorgi dal tuo sonno e intendi le parole della nostra lettera. Ricordati che sei figlio di re: guarda chi hai servito in schiavitù. Poni mente alla Perla per la quale sei partito per l'Egitto. Ricordati del vestito di gloria, richiama il manto splendido, per indossarli e adornarti con essi, e il tuo nome possa essere letto nel libro degli eroi e tu divenga con tuo fratello, nostro delegato,erede nel nostro regno". Come un messaggero era la lettera che il Re aveva sigillato con la mano destra contro i malvagi, i figli di Babel e i demoni ribelli di Sarbùrg. Si levò in forma di aquila, il re di tutti gli alti, e volò finché discese vicino a me e divenne interamente parola. Al suono della sua voce mi svegliai e mi destai dal sonno; la presi, la baciai, ruppi il sigillo e lessi. Conformi a quanto era stato scritto nel mio cuore si potevano leggere le parole della mia lettera. Mi ricordai che ero figlio di re e che la mia anima, nata libera, aspirava ai suoi salimi. Mi ricordai della Perla per la quale ero stato mandato in Egitto e cominciai ad incantare il terribile serpente sibilante. Lo indussi al sonno invocando il nome di mio Padre, il nome del nostro prossimo in rango e quello di mia madre la regina d'Oriente. Presi la Perla e mi volsi per tornare a casa da mio Padre. Mi spogliai del loro vestito sordido e impuro e lo abbandonai nella loro terra; diressi il mio cammino onde giungere alla luce della nostra patria, l'Oriente. Trovai la lettera che mi aveva ridestato davanti a me sul mio cammino; e come mi aveva svegliato con la sua voce, ora mi guidava con la sua luce che brillava dinanzi a me; e con la voce incoraggiava il mio timore e col suo amore mi traeva. E andai avanti…I miei genitori… mandarono incontro a me a mezzo dei loro tesorieri, a cui erano stati affidati, il vestito di gloria che avevo tolto e il manto che doveva coprirlo. Avevo dimenticato il suo splendore, avendolo lasciato da bambino nella casa di mio Padre. Mentre ora osservavo il vestito, mi sembrò che diventasse improvvisamente uno specchio-immagine di me stesso: mi vidi tutto intero in esso ed esso tutto vidi in me, cosicché eravamo due separati eppure ancora uno per l'eguaglianza della forma…E l'immagine del Re dei Re era raffigurata dappertutto su di esso…E vidi anche vibrare dappertutto su di esso i movimenti della gnosi. Vidi che stava per parlare e percepii il suono delle canzoni che mormorava lungo la discesa:
" Sono io che ho agito nelle azioni di colui per il quale sono stato allevato nella casa di mio Padre, ed ho sentito in me stesso che la mia statura cresceva in corrispondenza delle sue fatiche". E con i suoi movimenti regali si offerse tutto a me e dalle mani di quelli che lo portavano si affrettò perché potessi prenderlo; e anch'io ero mosso dall'amore a correre verso di esse per riceverlo. E mi protesi verso di lui, lo presi, e mi avvolsi nella bellezza dei suoi colori. E gettai il manto regale intorno a tutta la mia persona. Così rivestito, salìì alla porta della salvezza e dell'adorazione. Inchinai la testa e adorai lo splendore di mio Padre che me lo aveva mandato, i cui comandi avevo adempiuto perché anch'egli aveva mantenuto ciò che aveva promesso…Mi accolse gioiosamente ed ero con lui nel suo regno, e tutti i suoi servitori lo lodarono con voce d'organo, cantando che egli aveva promesso che avrei raggiunto la corte del Re dei Re e avendo portato la mia Perla sarei apparso insieme a lui".
Fonte:http://www.fuocosacro.com/pagine/gnosticismo/innodellaperla.htm
16/11/2014, 20:00
16/11/2014, 20:54