La Nasa avrebbe abbandonato l'idea perché considerata inefficiente
Sarà la prima navicella spaziale a navigare nello spazio sfruttando esclusivamente l'energia solare. L'hanno chiamata Ikaros, come il personaggio della mitologia greca che con ali artificiali tentò inutilmente di avvicinarsi al sole (in realtà è anche l'acronimo di Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation of the Sun), ma i suoi ideatori sono certi che avrà maggiore successo del temerario predecessore. Progettata dagli scienziati della Jaxa, l'agenzia spaziale giapponese, sarà lanciata in orbita il prossimo 18 maggio dal centro spaziale nipponico che si trova sull’isola di Tanegashima.
PROGETTO – La navicella, costata circa 13 milioni di euro, sarà trasportata nello spazio da un razzo. Una volta superata l'orbita terrestre Ikaros, che ha la forma di una sottilissima vela quadrata (lo spessore è inferiore a quello di un capello umano), si sgancerà dal razzo e comincerà a incamerare energia grazie ai pannelli solari che ricoprono la sua superficie. Proprio come una barca sfrutta il vento per navigare sul mare, così Ikaros userà l'energia del sole per muoversi. Se tutto andrà come sperano gli scienziati, nei prossimi sei mesi, Ikaros porterà a termine il suo viaggio intorno al pianeta Venere e gli scienziati guideranno il tragitto della navicella direttamente dalla Terra regolando gli angoli delle vele per permettere di incamerare il massimo della luce solare.
VIAGGI INTERPLANETARI - A detta degli scienziati che hanno ideato il progetto, questa nuova missione potrebbe rivoluzionare i viaggi nello spazio: «Si tratta di una tecnologia ibrida che sfrutta energia elettrica e pressione», ha dichiarato Yuichi Tsuda dell'Agenzia spaziale giapponese. «Quella delle vele solari sarà la tecnologia che permetterà lunghi viaggi interplanetari senza carburante e sfruttando unicamente l'energia del Sole. La disponibilità di energia elettrica ci consentirà di navigare più lontano e più efficacemente nel sistema solare». Sebbene non manchino gli scettici (la Nasa avrebbe abbandonato questo tipo di tecnologia perché giudicata inefficiente) gli scienziati giapponesi restano ottimisti e guardano al futuro. Gli studiosi hanno già ideato una nuova navicella spaziale che potrebbe raggiungere Giove sfruttando vele solari che dovrebbero avere una superficie doppia di quelle presenti su Ikaros
RAGAZZI, SIAMO AL COLMO: TORNIAMO ALLE "VELE"! Non t'arrabbiare 2 di 7, me l'hai servita proprio "bene"! Ma sai, quando dicevo che noi "navigavamo ancora con la barca a vela" e non abbiamo ancora scoperto ...l'elica (i campi eletromagnetici)!
Progetto fantastico! Se gli scienziati nipponici hanno già in cantiere una sonda più potente per raggiungere giove significa che tale tecnologia potrebbe davvero rivoluzionare i viaggi spaziali...visto che per adesso del motore a ioni ancora non si vede traccia...
Sono d' accordo che l' utilizzo dei campi elettromagnetici è lo stadio finale nell' evoluzione dei sistemi di navigazione nello spazio.
Ma ci si evolve procedendo per gradi.
Noi adesso siamo ancora alla propulsione per mezzo di comburenti chimici - la tecnologia del razzo - ovvero in pratica bruciamo delle sostanze per emettere un getto di fuoco che ci spinge in avanti, quanto di più primitivo possibile, il primissimo gradino nell' esplorazione spaziale.
Rispetto a questo la vela solare è più evoluta e rappresenta il passo successivo.
In seguito passeremo ad altri tipi di motore sempre più evoluti e potenti, motori a ioni, nucleari et cetera, fino a giungere all' utilizzo dei campi elettromagnetici.
Ma come ho detto si impara per gradi, e il punto in cui siamo ora è quello in cui dobbiamo abbandonare i vecchi razzi e sviluppare mezzi che sfruttano l' energia del sole perchè questo è il livello cui possiamo giungere ora.
Il vero problema casomai è il fatto che la NASA abbia adottato da tempo una politica di boicottaggio di queste nuove tecnologie.
Come sempre in America ormai certi interessi prevalgono sulla necessità di sviluppare nuove tecnologie.
Sappiamo bene come la ricerca di nuove tecnologie spaziali sono il motore che permette di sviluppare tecnologie che trovano infinite applicazioni nel mondo moderno.
E' successo col programma Apollo in passato e succederebbe con questi programmi di sfruttamento dell' energia solare come propulsione spaziale.
Ma a cosa porterebbe questo? A sviluppare tecnologie per lo sfruttamento dell' energia solare quindi pulita più efficienti, cosa che contrasta con i forti interessi petroliferi di certi soggetti molto influenti politicamente.
Influenti al punto da indurre al boicottaggio di tutte queste nuove tecnologie "pulite".
Ecco perchè la NASA si è dichiarata scettica su queste tecnologie a energia solare.
Perchè le ricadute sarebbero fortemente scomode per certi interessi.
Ecco perchè temo che i risultati di questa missione, anche se fossero straordinari, passerebbero in sordina. Faranno di tutto per ignorarli e continuare come prima.
Comunque speriamo bene, continuiamo a seguire gli sviluppi della vicenda.
La JAXA ha comunicato che al Tanegashima Space Center, in Giappone, è nelle fasi finali di preparazione il lancio verso Venere della sonda interplanetaria Planet-C/Akatsuki, accompagnata della vela solare Ikaros e da alcuni minisatelliti tecnologici.
L'ogiva con i vari elementi del carico utile sono stati sistemati in cima al razzo vettore H2A-17, in configurazione 202, il quale verrà trasferito nei prossimi giorni al Pad-1 dello Yoshinobu Launch Complex.
Il decollo del vettore è fissato per le 23,44:14 di Lunedì 17 Maggio, con finestra di lancio istantanea.
Il carico primario è costituito dalla sonda Akatsuki, essa è dotata di sei strumenti di rilevazione scientifica per lo studio dell'atmosfera planetaria. Akatsuki raggiungerà le vicinanze di Venere nel Dicembre di quest'anno e vi si immetterà in orbita equatoriale. La vela solare Ikarus dsarà rilasciata sulla stessa traiettoria di Akatsuki, ma lo scopo è puramente tecnologico, per dimastrare la capacità propulsive del vento solare.
I minisatelliti che usufruiranno del passaggio offerto dal vettore sono Unitec-1, Waseda-Sat2, KSat e Negai, tutti progettati e costruiti da ricercatori di varie Università.
Si chiama Akatsuki la sonda giapponese che andrà a far compagnia alla sonda europea Venus Express, che orbita intorno al “gemello” della Terra già da quattro anni e ha fornito importanti informazioni sul secondo pianeta del Sistema Solare, per esempio sulla sua attività vulcanica. La missione dell’Agenzia spaziale nipponica JAXA (il lancio alle 23.44 ora italiana del 17 maggio dal centro spaziale di Tanegashima, nella prefettura meridionale di Kagoshima) ha come obiettivo quello di raccogliere informazioni sul clima del pianeta. Akatsuki avrà il compito di analizzare l’atmosfera di Venere con cinque strumenti diversi, tra cui uno in grado di misurare i raggi infrarossi ad onde corte e quelli ultravioletti.
La missione, della durata di due anni, dovrebbe riuscire a rispondere a uno dei più grandi interrogativi che circondano il pianeta: perché su Venere soffiano venti così forti. Le correnti possono viaggiare fino a 400 chilometri all’ora e sospingere le nubi più alte a vorticare intorno al pianeta in meno di quattro giorni. L’effetto è noto come super-rotazione perché, appunto, l’atmosfera ruota molto più rapidamente rispetto al pianeta. Che impiega 243 giorni terrestri per compiere una rotazione.
Akatsuki, il cui arrivo a destinazione è previsto per dicembre, quando si immetterà in orbita equatoriale, dovrà analizzare la composizione e i movimenti delle nuvole di acido solforico nell’atmosfera e raccogliere dati sulle cause della formazione delle tempeste. Inoltre, andrà a “spalleggiare” Venus Express nello studio dei venti che si muovono, più lentamente, dall’equatore e giocano un ruolo significativo nella rotazione dell’atmosfera.
Più volte annunciato e poi rimandato, il volo di Ikaros inizierà (salvo contrattempi) venerdì 21 maggio alle 23.58 ora italiana. La navicella spaziale Akatsuki, la prima mai realizzata con una vela che sfrutta l’energia solare (Ikaros) verrà lanciata con un razzo dalla Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency). Dopo aver attraversato l’orbita terrestre, un “tamburo” si aprirà e dispiegherà la vela quadrata Ikaros (a destra, lo schema) lunga 14 metri per lato e con uno spessore inferiore a un capello umano. Guidata nella giusta direzione dagli scienziati giapponesi della Jaxa, la vela della navicella sfrutterà il vento solare grazie a celle fotovoltaiche che forniranno energia agli strumenti di bordo e al motore a ioni (maggiori informazioni qui). Il Giappone progetta due missioni di questo genere, ma la prima ha preso il nome di Ikaros da Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation Of the Sun. Lo schema qui sotto spiega i livelli di possibile successo e insuccesso della missione spaziale Ikaros.
Il Giappone realizza così il vecchio sogno dello scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (l’autore di 2001 Odissea nello spazio) che nel 1963 pubblicò il racconto Vento solare. La prima destinazione di Ikaros è il pianeta Venere. Per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima…
Inizia la missione per le sonde spaziali giapponesi AKATSUKI ed IKAROS
Dopo un ritardo di tre giorni causato dalle cattive condizioni meteo è stato lanciato ieri 20 Maggio 2010 dal Centro Spaziale di Tanegashima nel sud del Giappone un razzo vettore H-IIa con a bordo le due sonde giapponesi AKATSUKI ed IKAROS.
Il lancio è avvenuto alle 23:58 ora italiana. A raggiungere l'orbita terrestre insieme alle due sonde vi erano anche un minisatellite UNITEC-1 (costruito da un'università) e tre altri piccoli satelliti.
Dopo aver lasciato questi ultimi in orbita terrestre il secondo stadio del razzo vettore ha preso la direzione di Venere.
AKATSUKI Il payload principale della missione è infatti la sonda giapponese AKATSUKI (che in giapponese significa 'Alba'). Il suo obiettivo è quello di studiare la densa atmosfera del pianeta Venere.
Sebbene sia simile in dimensione ed età alla Terra, Venere è un mondo estremamente ostile da un punto di vista climatico. La temperatura in superficie raggiunge i 460°C e la sua atmosfera è densa di CO2. Gli scienziati ritengono che una maggiore comprensione dell'atmosfera venusiana possa essere di grande aiuto per conoscere sempre meglio i processi naturali della formazione ed evoluzione dell'ambiente/atmosfera terrestre.
AKATSUKI (detta anche Venus Climate Orbiter o PLANET-C) è una "scatola" 1.04 x 1.45 x 1.4 metri dalla massa di 500 libbre (226,8 Kg). Essa si posizionerà in un'orbita equatoriale molto ellittica intorno a Venere, la cui distanza varierà tra i 300 e gli 80.000 Km (periodo orbitale di 30 ore) e da lì per 4,5 anni studierà l'atmosfera di Venere. Sono sei gli strumenti scientifici di bordo, cinque dei quali sono fotocamere che esploreranno il pianeta nelle lunghezze d'onda che vanno dagli ultravioletti ai medio-infrarossi. Eccoli:
* LAC (Lightning and airglow camera), alla ricerca di fulmini nelle lunghezze d'onda del visibile (da 552 a 777 nanometri) * LIR (Longwave infrared camera), studia la struttura delle nuvole d'alta quota ad una lunghezza d'onda che emette calore (10 micron) * UVI (Ultraviolet imager), studia la distribuzione di specifici gas atmosferici (es: biossido di zolfo) agli ultravioletti (da 293 a 365 nanometri) * IR1 (1-micron camera), scruta la torbida atmosfera per vedere la dispersione del calore emesso dalle rocce in superficie (da 0,9 a 1,01 micron). Potrebbe individuare vulcani attivi, se questi esistono * IR2 (2-micron camera), a differenza della precedente va alla ricerca delle emissioni di calore nelle parti basse dell'atmosfera (da 1,65 a 2,32 micron)
Il sesto strumento è la sua antenna radio, che verrà usato per sondare attivamente l'atmosfera.
AKATSUKI arriverà in prossimità di Venere nel dicembre 2010.
Ecco un video dell'Agenzia Spaziale Giapponese JAXA molto interessante
IKAROS Il secondo importante payload a lanciato con AKATSUKI è la sonda IKAROS (Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation Of the Sun), anch'essa avente Venere come destinazione. La particolarità di questa sonda però risiede nel suo sistema propulsivo, interamente basato sull'energia solare.
Tra qualche settimana infatti IKAROS dispiegherà una vera e propria vela, una vela solare che sfrutta la pressione del vento (l'energia dei fotoni) solare come propulsione (per accelerare lentamente ma continuamente) e per generare energia elettrica.
Negli anni scorsi vi sono stati vari tentativi per dimostrare la fattibilità di questa nuova tecnologia propulsiva, ma fino ad ora nessuno di questi approcci ha fornito una completa dimostrazione positiva di fattibilità. Qualche anno fa il Giappone testò parzialmente questa modalità di propulsione in orbita terrestre. La Planetary Society finanziò la costruzione di Cosmos 1, anch'essa spinta da una vela solare, ma dopo il lancio avvenuto nel 2005 il vettore russo non riuscì a mettere correttamente in orbita il veicolo.
IKAROS arriverà in prossimità di Venere dopo circa sei mesi di viaggio seguendo la stessa traiettoria di AKATSUKI, con la differenza però che dall'orbita di Venere IKAROS continuerà a a viaggiare (in orbita solare) spinto solamente dalla sua vela.
La vela solare di IKAROS ha forma quadrata (14 x 14 metri) ed è ultrasottile, appena 0,0075 mm, circa un decimo dello spessore di un capello umano. Essa è anche parzialmente rivestita di un sottile film di celle solari in grado di generare energia elettrica.
Nuove immagini e dati dalle vele solari del IKAROS mostrano che il sottile film solare è stato aperto con successo e si è espanso generando adesso energia. Dal suo lancio, il 21 maggio 2010, vari team del JAXA(Japan Aerospace Exploration Agecy), hanno controllato per filo e per segno tutti i sistemi di IKAROS prima di lanciare le vele,e persino questo è stato un processo molto curato e lento. Gli scienziato della JAXA hanno iniziato ad aprirle il 3 giugno, analizzando ogni passo prima di procedere. Ieri, la JAXA ha rilasciato una foto di una vela parzialmente aperta, ma non aveva offerto molte informazioni riguardo allo stato. Adesso hanno confermato che la vela è stata espansa con successo e sta generando energia. IKAROS è adesso a circa 7.7 milioni di km dalla Terra.
Nell’immagine sopra, l’imbracatura(harness nella foto) è una connessione elettrica tra la membrana ed il corpo principale, mentre le legature(tether) sono le connessioni meccaniche tra la membrana ed il corpo principale.
E adesso si arriva al grande test: sarà in grado di far navigare la sonda ?
“Misureremmo e osserveremo lo stato della generazione di corrente da parte dei sottili film di celle solari, man mano che vengono accelerate dalla pressione dei fotoni, e verificheremmo l’orbita tramite questa accelerazione.” ha dichiarato la JAXA durante la conferenza stampa. “Tramite queste attività, alla fine acquisiremmo una tecnologia delle navigazioni tramite vele solari.”
La navicella è diretta per Venere, e la parte più eccitante sarà scoprire quanto veloce e precisa questa nuova tecnologia sarà.
Traduzione dal giapponese dal blog JAXA: “In primo luogo, dal tasso di rotazione abbiamo appreso che l’IKAROS è stato implementato con successo a partire dai dati atteggiamento. Poi, ho analizzato parte dei dati acquisiti con l’immagine del monitor della fotocamera che ha confermato che la vela è stata distribuita. Il 10 giugno è stata ampliata per pulire le vele “stato allungato” per ottenere l’immagine, ha confermato la corretta distribuzione della vela distribuzione. E cosi è finito anche il secondo controllo. Il controllo del potere generato dalle celle solari è stato realizzata insieme, abbiamo raggiunto il successo minimo!”
Mi sembra un'idea bellissima quella di sfruttare l'energia dei raggi solari. Quello che mi domando, da ignorante, per andare verso il sole tutto ok, ma andare invece verso marte e via dicendo? Li i raggi solari non arrivano con la stessa potenza, quindi affievolirebbe l'efficienza di propulsione.
(Faccio prima a copiare ...). Comunque, per le astronavi ... No comment
Il vento solare è un plasma tenuissimo, la cui componente di ioni positivi è formata, normalmente, per il 95% da protoni ed elettroni (in proporzione circa uguale) e per il 5 % da particelle alfa (nuclei di elio) con tracce di nuclei di elementi più pesanti. Vicino alla Terra, la velocità del vento solare varia da 200 km/s a 900 km/s, mentre la sua densità varia da alcune unità a decine di particelle per cm cubo. Il Sole perde circa 800 kg di materiale al secondo eiettandolo sotto forma di vento solare (rispetto alla massa del Sole questa perdita è del tutto insignificante).
Il plasma del vento solare porta con sé il campo magnetico del Sole in tutto lo spazio interplanetario fino ad una distanza di circa 160 unità astronomiche (una unità astronomica rappresenta la distanza media tra la Terra ed il Sole). Poiché le linee di forza del campo magnetico del vento solare rimangono collegate alla loro origine nella fotosfera, l'espansione radiale del vento solare dal Sole e la rotazione di questo (periodo 28 giorni) fanno sì che le linee del campo magnetico si curvino in modo da formare una spirale. Il vento solare interagisce con il campo magnetico terrestre e lo confina in una regione di spazio detta magnetosfera. Le variazioni nel tempo della pressione dinamica del vento solare e dell'intensità e orientazione del suo campo magnetico perturbano in modo a volte drammatico la magnetosfera terrestre. Tali perturbazioni, insieme con gli effetti di altri disturbi provenienti dal Sole, sono oggetto di studio da parte di una disciplina emergente, la cosiddetta "meteorologia spaziale". Tra tali effetti vi sono, ad esempio, il danneggiamento delle sonde spaziali e dei satelliti artificiali e la ben nota aurora boreale e quella australe. Altri pianeti con campi magnetici simili a quelli della Terra hanno anch'essi le loro aurore.
Il vento solare crea una "bolla" nel mezzo interstellare (che è composto dal gas rarefatto di idrogeno ed elio che riempie la galassia), che prende il nome di eliosfera. Il bordo più esterno di questa bolla è dove la forza del vento solare non è più sufficiente a spingere indietro il mezzo interstellare. Questo bordo è conosciuto come eliopausa, ed è spesso considerato come il confine esterno del sistema solare. La distanza dell'eliopausa non è conosciuta con precisione. Probabilmente è molto più piccola sul lato del sistema solare che si trova "davanti" rispetto al moto orbitale del sistema solare nella galassia. Potrebbe anche variare a seconda della velocità del vento solare al momento, e a seconda della densità locale del mezzo interstellare. Si sa che è ben oltre l'orbita di Plutone.
Le incredibili fotografie della vela solare della sonda Giapponese IKAROS
Testimoniamo un nuovo grande successo del Giappone spaziale. Continuiamo a parlare della sonda IKAROS e godiamoci queste incredibili fotografie della sua vela solare completamente - e perfettamente - dispiegata.
Un "autoritratto" molto hi-tech, sì perché queste favolose immagini sono state riprese da due mini fotocamere DCAM1 e DCAM2, facenti parte della sonda stessa.
Le immagini che vedete sono state riprese dalle due fotocamere e testimoniano la perfetta apertura della vela solare.
Sei centimetri di diametro per sei centimetri di altezza sono le dimensioni di questi piccoli gioielli, i quali si sono separati da IKAROS (dopo il dispiegamento della vela solare) ed hanno ripreso le foto dell'intera navicella, trasmesse poi al satellite in wireless.
Le due fotocamere sono state espulse dalla sonda per mezzo di una molla e sono destinate a non tornare indietro alla navicella, come vedete nella figura sottostante.
Meraviglioso.... va proprio a "gonfie vele" secondo me questa è un ottima tecnologia per i viaggi nel sistema solare.... e credo che dovrebbe essere adottata in future missioni