
La Terra viene costantemente bombardata da particelle ad alta energia chiamati raggi cosmici. Queste sono generate dal Sole e da altre fonti esterne. (L'esatta fonte dei raggi cosmici con le energie più alte è ancora un mistero). Queste particelle sono generalmente protoni, elettroni e nuclei di elio, e quando entrano in collisione con l'atmosfera superiore della Terra possono produrre piogge di diverse particelle, figlie di queste collisioni. Queste piogge possono essere così lunghe da essere facilmente osservabili anche da Terra. Gli astronomi hanno, tempo fa, capito che queste collisioni sono in grado di produrre antiprotoni, cioè l'equivalente in antimateria dei protoni. In poche parole, in queste regioni, succede esattamente quello che i fisici fanno con i più grossi acceleratori di particelle qua sulla Terra.Ma questo fa sorgere una domanda interessante: cosa succede con gli antiprotoni creati?
Chiaramente, molte di queste particelle di antimateria devono finire poi annichiliti quando incontrano particelle di materia ordinaria. Ma alcuni astronomi sospettavano anche, che alcuni antiprotoni rimasti, dovevano rimanere intrappolati nel campo magnetico della Terra, creando così una vera e propria cintura radioattiva di antiprotoni.
Adesso, gli astrofisici affermano di aver finalmente scoperto questa, ormai mitologica, cintura di antiprotoni.
Nel 2006, questo gruppo di studiosi ha lanciato una piccola navicella chiamata PAMELA, nella bassa orbita terrestre, con l'obbiettivo di cercare antiprotoni creati dalle collisioni di raggi cosmici con altre particelle.
Ma, come la maggior parte delle navicelle in un'orbita così bassa, PAMELA deva passare giornalmente sopra l'Anomalia del Sud-Atlantico, una regione dove le cinture radioattive di Van Allen, si avvicinano di più alla superficie terrestre. E se per altre sonde potrebbe essere una sfortuna, per via dei disturbi, è proprio qui che le particelle energetiche rimangono maggiormente intrappolate. Quindi se ci fossero antiprotoni, PAMELA li troverebbe.
Adesso, dopo aver analizzato con attenzione 850 giorni di dati raccolti, il team di PAMELA, prendendo in considerazione solo i passaggi attraverso l'Anomalia del Sud-Atlantico (circa 1.7% del campione), hanno scoperto ben 28 antiprotoni. Questo è circa 3 volte di più rispetto a quando ci si aspetterebbe di trovare nel vento solare. Questo prova che questa cintura riesce davvero ad accumulare e intrappolare particelle.
Spettro degli antiprotoni rilevati, misurati da PAMELA (i cerchi in rosso). Le altre barre indicano le stime precedenti riguardo alla quantità di antiprotoni che avremmo potuto trovare. Credit: Adriani et al/PAMELAQuesta è la "più vicina e abbondante fonte di antiprotoni, che abbiamo dalla Terra" ha spiegato il team di PAMELA.
L'Anomalia del Sud Atlantico è ben conosciuta come una curiosità. Data la presenza delle particelle ad alta energia presenti qui, il Hubble Space Telescope deve essere spento quando passa attraverso questa regione, per diverse volte al giorno; allo stesso modo, la Stazione Spaziale Internazionale, ha diversi strati di protezione extra per tenere al sicuro gli astronauti dagli effetti di queste particelle.
La scoperta di un'ulteriore cintura di antiprotoni non avrà un così grande impatto sul pericolo che rappresenta, il numero di antiprotoni infatti è piccolissimo se paragonato agli elettroni e protoni intrappolati. Ma è molto interessante dal punto di vista teorico e potrà dirci moltissimo sulla presenza dell'antimateria nell'attuale universo.
http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/1107/1107.4882v1.pdfFonte: http://www.link2universe.net/2011-08-04 ... lla-terra/