Vilardi: “E’ necessaria chiarezza sulla ex cava Piccinelli”
Lo scorso 28 ottobre, su un quotidiano nazionale è stato pubblicato un articolo riguardante la ex Cava Piccinelli situata a Brescia in via Cerca. Le informazioni riportate nel testo impongono una rettifica sui suoi contenuti per la corretta informazione dei cittadini. Innanzi tutto trovo deontologicamente sbagliato attirare l’attenzione, con modalità così scorrette, su un problema che non si vuole, comunque, assolutamente minimizzare o sottovalutare e che da anni (1998) è all’attenzione. Si è, però, evidentemente, voluto procurare allarme (ricordo che il “procurato allarme” è un reato) nella popolazione insinuando il dubbio che l’acqua che esce dai rubinetti delle nostre case sia o possa essere contaminata da radiazioni.
L’intento è ulteriormente comprovato là dove l’articolista, senza mezzi termini, accusa l’Amministrazione comunale di non fare nulla, anzi… Il Giornalista, inoltre, afferma che “funzionari pubblici conoscono e custodiscono nel segreto” la storia della ex cava Piccinelli. A parte la gravità di una affermazione del genere che getta un ingiustificato discredito e ingiusti sospetti sull’operato degli uffici, cosa per la quale l’Amministrazione di riserva di agire nelle sedi competenti, faccio presente che egli stesso il 13 febbraio 2012 ha chiesto accesso a tutti gli atti della ex Cava Piccinelli e che in data 22 febbraio 2012 si è recato negli uffici del Comune di Brescia, Settore Ambiente ed Ecologia, e lì ha potuto consultare tutta la documentazione riguardante il sito. In tale occasione gli è stata rilasciata copia dei documenti che lui stesso ha richiesto. Non corrisponde quindi assolutamente a verità insinuare che si vogliano nascondere informazioni così come, al contrario, è stato affermato esplicitamente. Tutto è stato mostrato durante quella visita dopo la quale nessuna richiesta d’informazioni è più stata fatta agli uffici comunali.
Dopo ben otto mesi (!) dalla consultazione compare, invece, un articolo e l’estensore dello stesso, nonostante il suo intento di informare compiutamente la cittadinanza, non si è minimamente preoccupato di informarsi sull’operato dell’Amministrazione e degli altri Enti dal 22 febbraio al 28 ottobre 2012. E’ forse serietà questa? E’ ora doveroso, allora, che qualcun altro “completi”, rettifichi e precisi quanto scritto. Prima, però, vorrei puntualizzare un altro aspetto che concorre a dimostrare l’intento fazioso e fuorviante dell’articolo. All’inizio dello stesso si parla di 2.000 mc di scorie nucleari presenti nell’area. Ora, mi domando e domando: il lettore medio di fronte ad una notizia del genere che cosa può essere indotto a pensare? Sicuramente che intere camionate di rifiuti radioattivi, provenienti da qualche centrale nucleare di chissà dove, siano state riversate a Brescia. I dati in nostro possesso (ricordo accessibili da chiunque ne faccia richiesta) escludono tale eventualità e circostanziano in maniera molto diversa lo stato dei fatti. Si tratta, infatti, di rifiuti radioattivi presenti con concentrazioni diverse nel terreno che è stato oggetto di un’attenta caratterizzazione commissionata dal Comune nel 1998. Il dato riportato nell’articolo sulla concentrazione del materiale radioattivo è riferito a un punto di massima concentrazione, si è, però omesso di informare che in altri punti la concentrazione è molto inferiore. Riguardo agli interventi messi in atto dal Comune di Brescia ricordo che nel 1998, con ordinanza Sindacale, successivamente ad un controllo effettuato dall’ASL, venne ordinato alla proprietà di provvedere alla rimozione dei rifiuti radioattivi depositati. Vista l’inottemperanza degli obbligati, il Comune di Brescia a propria cura e spese intervenne, mediante una ditta specializzata, per mettere in sicurezza l’area disponendo, altresì, la sua caratterizzazione e recinzione al fine di impedire ogni abusivo ingresso.
L’Amministrazione comunale, inoltre, ha predisposto, a partire da gennaio 2006, sempre a proprie spese, 4 piezometri (piccoli pozzi del diametro di circa 10 cm), due a monte e due a valle al fine di poter effettuare controlli radiometrici e chimici sulle acque di falda prima e dopo la discarica. Controlli furono poi fatti nel luglio 2007 da parte di Arpa il cui esito venne comunicato al Comune il 29 febbraio 2008. Nell’ambito dell’attività di controllo periodica sul sito il Settore Ambiente ed Ecologia del Comune di Brescia ha richiesto il 16 agosto 2010 ad ARPA di effettuare nuovi campionamenti delle acque di falda per verificare se, come nelle precedenti indagini, la discarica non determinasse alcuna contaminazione da isotopi radioattivi delle acque sotterranee.
E’ quindi evidente che non è assolutamente vero che questa Amministrazione sia stata totalmente inerte, anzi, si è fatta lei stessa parte attiva con la richiesta all’Ente competente di effettuare i controlli. Il 19 settembre 2011 ARPA ha trasmesso, a Prefettura, ASL, Provincia e Comune di Brescia, la relazione riferita agli esiti degli accertamenti richiesti dal Comune nella quale, tra gli altri aspetti, si faceva presente che “Al fine di consentire un monitoraggio completo dello stato quali-quantitativo delle acque sotterranee all’area di studio, si rende pertanto necessario ripristinare l’accesso ai piezometri esistenti (in particolare il Pz2 di monte) e realizzare dei nuovi piezometri di valle rispetto al piazzale in oggetto, oltre ad accedere al fondo cava”. Si deve precisare che sul tema dei rifiuti radioattivi sussiste anche la competenza della Prefettura presso la quale è costituita una apposita Commissione Tecnica (cui partecipano ARPA, ASL, Ispettorato del Lavoro e i Vigili del Fuoco).
Il giorno 16 dicembre 2011 detta Commissione si è riunita e, il Comune, convocato in proposito, ha dichiarato la propria disponibilità a mettere in opera entro la prima decade di febbraio 2012 i 2 piezometri non più funzionanti e ad effettuare con ARPA sopralluoghi e rilievi topografici per la definizione dell’altezza della falda rispetto al piano campagna della discarica. Il 30 gennaio 2012 il gestore dell’acquedotto comunale, A2A, ha comunicato che dalle verifiche effettuate sulle acque dei pozzi dell’acquedotto di Buffalora e Frao, non è emersa alcuna contaminazione da sostanze radioattive. Il 10 febbraio 2012 si sono concluse le operazioni di scavo dei due nuovi piezometri e il 28 febbraio 2012 l’ARPA ha effettuato i campionamenti delle acque dai 4 piezometri esistenti. I risultati delle analisi radiometriche condotte da ARPA su detti campioni sono state trasmesse al Comune di Brescia il 19 marzo 2012 e dalle stesse emerge che tali analisi non hanno evidenziato la presenza di Cesio 137 in concentrazioni superiori ai livelli minimi rilevabili, né la presenza di altri radionuclidi artificiali in concentrazioni rilevabili.
Nei mesi di marzo ed aprile 2012 il Comune di Brescia ha, inoltre, disposto un intervento di pulizia della vegetazione presente nell’area della ex Cava Piccinelli al fine di consentire un più agevole accesso per i sopralluoghi e controlli da parte del personale autorizzato. Il Comune di Brescia in accordo con ARPA ha, quindi, continuato l’attività di verifica della situazione ambientale relativa al sito e, nonostante non sia affatto chiaro a quale Ente spetti la competenza ad intervenire per la bonifica completa del sito, ha stanziato la somma di 345.000 euro per gli interventi di somma urgenza. Il 30 maggio 2012 ARPA Brescia ha trasmesso agli Enti competenti ulteriori approfondimenti sulle condizioni del sito.
A partire dallo scorso 3 luglio, data nella quale si è riunita nuovamente la Commissione Tecnica Prefettizia, il Comune ha messo in atto una serie di azioni finalizzate a fornire a detta Commissione tutti gli elementi per il via libera definitivo agli interventi di messa in sicurezza. In tale senso è proceduto a richiedere un preventivo di spesa accompagnato da una proposta tecnica di intervento riguardante le seguenti prestazioni: asportazione del materiale giacente nei fusti collocati nel fabbricato presso la ex cava; nuova messa in sicurezza dell’area; risistemazione delle modalità di ruscellamento e drenaggio delle acque superficiali; aggiornamento della caratterizzazione radiologica dell’area; predisposizione del progetto di bonifica. Ad oggi si è provveduto a confermare l’ordine ad una ditta specializzata per la rimozione dei fusti. L’avvio dei lavori di spostamento definitivo come pure la messa in sicurezza dell’area, saranno sottoposti, così come esplicitamente richiesto, alla preventiva autorizzazione della Commissione Prefettizia. Se il Giornalista si fosse documentato ed aggiornato avrebbe, dunque, potuto e dovuto riferire anche di queste azioni che contraddicono quanto affermato sulla inerzia del Comune. Così, invece non è stato…
Un ultimo accenno vorrei farlo sulla notizia riportata, con evidente intento ironico, che l’unico azione fatta dal Comune sia stata quella di provvedere, mediante apposito incarico, alla propria tutela legale su questo tema. Dovrebbe stare a cuore a tutti che i soldi di tutti vengano spesi in modo corretto. Ora, di fronte al fatto che non è posto in carico al Comune alcun obbligo riguardante le bonifiche di aree private contaminate da rifiuti radioattivi, non è forse corretto ed opportuno che il Comune abbia un supporto giuridico in modo da impostare correttamente le procedure amministrative per l’esecuzione degli interventi individuati dalla competente Commissione Tecnica Prefettizia?
Paola Vilardi, assessore al Settore Ambiente ed Ecologia del Comune di Brescia
Quibrescia.it
Tra l'arraffare soldi e coprire misfatti è tutto uno schifo!
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