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 Oggetto del messaggio: Incubo radioattivo nei rubinetti di Brescia
MessaggioInviato: 08/11/2012, 09:14 
Incubo radioattivo nei rubinetti di Brescia. Siamo ad un passo dal disastro
Andrea Tornago il 05 Novembre 2012


2mila metri cubi di rifiuti nucleari nascosti e dimenticati nel cuore della Lombardia

Il Cesio 137 minaccia di inquinare per sempre la falda da cui attinge l'acqua una delle città più ricche del Paese. La stessa sostanza trovata anche ad Amantea, in Calabria Potrebbero già essere entrate in contatto con il sottosuolo le polveri di alluminio contaminato che un trafficante senza scrupoli ha abbandonato nell'ex cava Piccinelli ai tempi di Tangentopoli.

Un veleno silenzioso e immortale minaccia di inquinare per sempre la falda da cui attinge l'acqua una delle città più ricche del Paese. Sotto un sottile strato di terreno, nascosti e dimenticati in una cava dismessa alle porte di Brescia, riposano 2mila metri cubi di scorie nucleari che rischiano di entrare in contatto con le acque del sottosuolo. Sono polveri di fusione dell'alluminio contaminate dal Cesio 137, un sottoprodotto della fissione nucleare che continuerà a emettere radiazioni per i prossimi 300 anni.

Come siano arrivate nel cuore della Lombardia è una vecchia storia di cui la popolazione non sa nulla, ma che gli imprenditori dell'acciaio e i funzionari pubblici conoscono e custodiscono nel segreto. Succedeva spesso dopo il crollo del Muro, quando il gioco era accaparrarsi a tutti i costi i rottami convenienti dell'ex Unione Sovietica e nei consigli di amministrazione delle acciaierie bresciane cominciavano a sedere misteriosi intermediatori dell'Est Europa. Erano i primi anni '90, in piena Tangentopoli, e forse bisognava far sparire la scomoda eredità di un incidente radioattivo provocato da una partita di alluminio contaminato: qualche trafficante senza scrupoli ha scelto una cava dalla storia oscura, già colma di rifiuti speciali pericolosi e tossico-nocivi, l'ex cava Piccinelli.

Un buco di 4 anni

Gian Paolo Oneda, il geologo dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa), non nasconde la sua preoccupazione. Tra i tanti isotopi radioattivi, il Cesio 137 è quello più solubile. Come se non bastasse, il sottosuolo nei pressi dell'ex cava Piccinelli è «un acquifero unico», senza strati d'argilla a protezione della falda profonda, da cui pescano l'acqua i pozzi dell'acquedotto.

Se il Cesio 137 si sciogliesse nelle acque non vi sarebbero barriere tra l'acquedotto della città, gestito dalla multiutility A2A, e la massa delle polveri radioattive. «Le ultime analisi sulle acque di falda hanno confermato l'assenza di radioattività», assicura il direttore dell'Arpa di Brescia Giulio Sesana. Ma cosa possa essere accaduto negli anni scorsi non sa dirlo nessuno, perché mancano i dati. C'è un buco di 4 anni nei campionamenti, tra il 2007 e il 2011, proprio nel momento in cui la falda di Brescia è risalita di 4 metri. Tanto da costringere l'Agenzia per l'ambiente nel 2011 a lanciare un allarme agghiacciante: «Non si può escludere che la contaminazione radioattiva sia stata ormai sommersa dalle acque sotterranee».

Ora i calcoli, basati sui dati di una discarica vicina, dicono di no. Per pochi centimetri. Ma la minaccia più grave, più che dal sottosuolo, potrebbe venire dal cielo. I teli in Pvc posati sul piazzale dall'Enea nel 1999, che servivano a evitare che l'acqua piovana si infiltrasse nel terreno, a distanza di 15 anni sono diventati così fragili che «basta toccarli perché si frantumino». Erano pensati per durare al massimo due anni. E siccome l'acqua scorre ormai anche sotto i teli, sul terreno radioattivo sono cresciuti alberi ad alto fusto che hanno riempito di sedimenti l'unico pozzo di scolo delle acque: rami e foglie di piante che non sarebbero mai nemmeno dovute crescere. E che nessuno si è curato di togliere. Un pericolo «concreto e attuale» secondo i tecnici della Regione Lombardia, che potrebbe avverarsi in qualsiasi momento.

A un passo dal disastro

La manutenzione e la bonifica del sito spettano al Comune di Brescia, ma la giunta di Adriano Paroli (PdlLega), che in quell'area sognava di costruire il nuovo stadio, ha lasciato che la situazione arrivasse a un passo dal disastro. Ormai basta una pioggia un po' più intensa perché le zone radioattive rischino di rimanere sommerse proprio nel punto in cui la contaminazione è maggiore: appena sotto i teli, dove le polveri raggiungono 1.055.000 Becquerel/kg (più di mille volte oltre il limite di legge per i terreni). Una situazione che ha spinto l'Asl a chiedere al sindaco di mettere subito in campo «ogni intervento d'urgenza a tutela della salute pubblica» dei suoi 200mila concittadini: ma il sindaco di Brescia, ex parlamentare del Pdl, ha affidato una consulenza da 9mila euro a uno studio legale milanese affinché trovi il modo di cavarlo dall'impaccio ed evitare una bonifica di «qualche milione di euro».

Agli ultimi incontri in Prefettura è stato chiesto l'intervento dei tecnici dell'Ispra, l'ente di ricerca del Ministero dell'Ambiente, che sull'argomento mantengono il massimo riserbo. Brescia, che già vive a contatto con l'inquinamento chimico da diossine e Pcb causato dall'industria «Caffaro», sembra non volerne sapere di questo ennesimo allarme ambientale. Ma anziché con un nuovo stadio, domani la città potrebbe risvegliarsi nel bel mezzo di un incubo radioattivo.

Fonte: http://www.bresciapoint.it/index.php?op ... Itemid=265



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MessaggioInviato: 08/11/2012, 14:03 
Bene, l'acqua che bevo io! [8)]


http://www.quibrescia.it/cms/2012/01/12 ... i-brescia/


Ultima modifica di Ufologo 555 il 08/11/2012, 14:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/11/2012, 14:13 
Cita:
Messaggio di Blissenobiarella

Incubo radioattivo nei rubinetti di Brescia.
Siamo ad un passo dal disastro

Andrea Tornago il 05 Novembre 2012


Come al solito fanno finta di accorgersi di questi problemi solo quando si è
al limite del disastro ambientale. Ricordo che un Prof dell'Università di Roma,
attivo in questo genere di monitoraggi sul territorio, mi parlava di questo
problema almeno una decina di anni fa... pensa come stiamo messi.... [V]



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MessaggioInviato: 08/11/2012, 17:13 
Vilardi: “E’ necessaria chiarezza sulla ex cava Piccinelli”


Lo scorso 28 ottobre, su un quotidiano nazionale è stato pubblicato un articolo riguardante la ex Cava Piccinelli situata a Brescia in via Cerca. Le informazioni riportate nel testo impongono una rettifica sui suoi contenuti per la corretta informazione dei cittadini. Innanzi tutto trovo deontologicamente sbagliato attirare l’attenzione, con modalità così scorrette, su un problema che non si vuole, comunque, assolutamente minimizzare o sottovalutare e che da anni (1998) è all’attenzione. Si è, però, evidentemente, voluto procurare allarme (ricordo che il “procurato allarme” è un reato) nella popolazione insinuando il dubbio che l’acqua che esce dai rubinetti delle nostre case sia o possa essere contaminata da radiazioni.
L’intento è ulteriormente comprovato là dove l’articolista, senza mezzi termini, accusa l’Amministrazione comunale di non fare nulla, anzi… Il Giornalista, inoltre, afferma che “funzionari pubblici conoscono e custodiscono nel segreto” la storia della ex cava Piccinelli. A parte la gravità di una affermazione del genere che getta un ingiustificato discredito e ingiusti sospetti sull’operato degli uffici, cosa per la quale l’Amministrazione di riserva di agire nelle sedi competenti, faccio presente che egli stesso il 13 febbraio 2012 ha chiesto accesso a tutti gli atti della ex Cava Piccinelli e che in data 22 febbraio 2012 si è recato negli uffici del Comune di Brescia, Settore Ambiente ed Ecologia, e lì ha potuto consultare tutta la documentazione riguardante il sito. In tale occasione gli è stata rilasciata copia dei documenti che lui stesso ha richiesto. Non corrisponde quindi assolutamente a verità insinuare che si vogliano nascondere informazioni così come, al contrario, è stato affermato esplicitamente. Tutto è stato mostrato durante quella visita dopo la quale nessuna richiesta d’informazioni è più stata fatta agli uffici comunali.
Dopo ben otto mesi (!) dalla consultazione compare, invece, un articolo e l’estensore dello stesso, nonostante il suo intento di informare compiutamente la cittadinanza, non si è minimamente preoccupato di informarsi sull’operato dell’Amministrazione e degli altri Enti dal 22 febbraio al 28 ottobre 2012. E’ forse serietà questa? E’ ora doveroso, allora, che qualcun altro “completi”, rettifichi e precisi quanto scritto. Prima, però, vorrei puntualizzare un altro aspetto che concorre a dimostrare l’intento fazioso e fuorviante dell’articolo. All’inizio dello stesso si parla di 2.000 mc di scorie nucleari presenti nell’area. Ora, mi domando e domando: il lettore medio di fronte ad una notizia del genere che cosa può essere indotto a pensare? Sicuramente che intere camionate di rifiuti radioattivi, provenienti da qualche centrale nucleare di chissà dove, siano state riversate a Brescia. I dati in nostro possesso (ricordo accessibili da chiunque ne faccia richiesta) escludono tale eventualità e circostanziano in maniera molto diversa lo stato dei fatti. Si tratta, infatti, di rifiuti radioattivi presenti con concentrazioni diverse nel terreno che è stato oggetto di un’attenta caratterizzazione commissionata dal Comune nel 1998. Il dato riportato nell’articolo sulla concentrazione del materiale radioattivo è riferito a un punto di massima concentrazione, si è, però omesso di informare che in altri punti la concentrazione è molto inferiore. Riguardo agli interventi messi in atto dal Comune di Brescia ricordo che nel 1998, con ordinanza Sindacale, successivamente ad un controllo effettuato dall’ASL, venne ordinato alla proprietà di provvedere alla rimozione dei rifiuti radioattivi depositati. Vista l’inottemperanza degli obbligati, il Comune di Brescia a propria cura e spese intervenne, mediante una ditta specializzata, per mettere in sicurezza l’area disponendo, altresì, la sua caratterizzazione e recinzione al fine di impedire ogni abusivo ingresso.
L’Amministrazione comunale, inoltre, ha predisposto, a partire da gennaio 2006, sempre a proprie spese, 4 piezometri (piccoli pozzi del diametro di circa 10 cm), due a monte e due a valle al fine di poter effettuare controlli radiometrici e chimici sulle acque di falda prima e dopo la discarica. Controlli furono poi fatti nel luglio 2007 da parte di Arpa il cui esito venne comunicato al Comune il 29 febbraio 2008. Nell’ambito dell’attività di controllo periodica sul sito il Settore Ambiente ed Ecologia del Comune di Brescia ha richiesto il 16 agosto 2010 ad ARPA di effettuare nuovi campionamenti delle acque di falda per verificare se, come nelle precedenti indagini, la discarica non determinasse alcuna contaminazione da isotopi radioattivi delle acque sotterranee.
E’ quindi evidente che non è assolutamente vero che questa Amministrazione sia stata totalmente inerte, anzi, si è fatta lei stessa parte attiva con la richiesta all’Ente competente di effettuare i controlli. Il 19 settembre 2011 ARPA ha trasmesso, a Prefettura, ASL, Provincia e Comune di Brescia, la relazione riferita agli esiti degli accertamenti richiesti dal Comune nella quale, tra gli altri aspetti, si faceva presente che “Al fine di consentire un monitoraggio completo dello stato quali-quantitativo delle acque sotterranee all’area di studio, si rende pertanto necessario ripristinare l’accesso ai piezometri esistenti (in particolare il Pz2 di monte) e realizzare dei nuovi piezometri di valle rispetto al piazzale in oggetto, oltre ad accedere al fondo cava”. Si deve precisare che sul tema dei rifiuti radioattivi sussiste anche la competenza della Prefettura presso la quale è costituita una apposita Commissione Tecnica (cui partecipano ARPA, ASL, Ispettorato del Lavoro e i Vigili del Fuoco).
Il giorno 16 dicembre 2011 detta Commissione si è riunita e, il Comune, convocato in proposito, ha dichiarato la propria disponibilità a mettere in opera entro la prima decade di febbraio 2012 i 2 piezometri non più funzionanti e ad effettuare con ARPA sopralluoghi e rilievi topografici per la definizione dell’altezza della falda rispetto al piano campagna della discarica. Il 30 gennaio 2012 il gestore dell’acquedotto comunale, A2A, ha comunicato che dalle verifiche effettuate sulle acque dei pozzi dell’acquedotto di Buffalora e Frao, non è emersa alcuna contaminazione da sostanze radioattive. Il 10 febbraio 2012 si sono concluse le operazioni di scavo dei due nuovi piezometri e il 28 febbraio 2012 l’ARPA ha effettuato i campionamenti delle acque dai 4 piezometri esistenti. I risultati delle analisi radiometriche condotte da ARPA su detti campioni sono state trasmesse al Comune di Brescia il 19 marzo 2012 e dalle stesse emerge che tali analisi non hanno evidenziato la presenza di Cesio 137 in concentrazioni superiori ai livelli minimi rilevabili, né la presenza di altri radionuclidi artificiali in concentrazioni rilevabili.
Nei mesi di marzo ed aprile 2012 il Comune di Brescia ha, inoltre, disposto un intervento di pulizia della vegetazione presente nell’area della ex Cava Piccinelli al fine di consentire un più agevole accesso per i sopralluoghi e controlli da parte del personale autorizzato. Il Comune di Brescia in accordo con ARPA ha, quindi, continuato l’attività di verifica della situazione ambientale relativa al sito e, nonostante non sia affatto chiaro a quale Ente spetti la competenza ad intervenire per la bonifica completa del sito, ha stanziato la somma di 345.000 euro per gli interventi di somma urgenza. Il 30 maggio 2012 ARPA Brescia ha trasmesso agli Enti competenti ulteriori approfondimenti sulle condizioni del sito.
A partire dallo scorso 3 luglio, data nella quale si è riunita nuovamente la Commissione Tecnica Prefettizia, il Comune ha messo in atto una serie di azioni finalizzate a fornire a detta Commissione tutti gli elementi per il via libera definitivo agli interventi di messa in sicurezza. In tale senso è proceduto a richiedere un preventivo di spesa accompagnato da una proposta tecnica di intervento riguardante le seguenti prestazioni: asportazione del materiale giacente nei fusti collocati nel fabbricato presso la ex cava; nuova messa in sicurezza dell’area; risistemazione delle modalità di ruscellamento e drenaggio delle acque superficiali; aggiornamento della caratterizzazione radiologica dell’area; predisposizione del progetto di bonifica. Ad oggi si è provveduto a confermare l’ordine ad una ditta specializzata per la rimozione dei fusti. L’avvio dei lavori di spostamento definitivo come pure la messa in sicurezza dell’area, saranno sottoposti, così come esplicitamente richiesto, alla preventiva autorizzazione della Commissione Prefettizia. Se il Giornalista si fosse documentato ed aggiornato avrebbe, dunque, potuto e dovuto riferire anche di queste azioni che contraddicono quanto affermato sulla inerzia del Comune. Così, invece non è stato…
Un ultimo accenno vorrei farlo sulla notizia riportata, con evidente intento ironico, che l’unico azione fatta dal Comune sia stata quella di provvedere, mediante apposito incarico, alla propria tutela legale su questo tema. Dovrebbe stare a cuore a tutti che i soldi di tutti vengano spesi in modo corretto. Ora, di fronte al fatto che non è posto in carico al Comune alcun obbligo riguardante le bonifiche di aree private contaminate da rifiuti radioattivi, non è forse corretto ed opportuno che il Comune abbia un supporto giuridico in modo da impostare correttamente le procedure amministrative per l’esecuzione degli interventi individuati dalla competente Commissione Tecnica Prefettizia?

Paola Vilardi, assessore al Settore Ambiente ed Ecologia del Comune di Brescia

Quibrescia.it


Tra l'arraffare soldi e coprire misfatti è tutto uno schifo! [xx(]



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