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MessaggioInviato: 22/01/2015, 11:59 
ma xke' non seguire il volere del presidente dell'ecuador rafael correa:

"Come accaduto in Islanda, anche in Ecuador il popolo, guidato dal presidente Rafael Correa, si è rifiutato di pagare il debito. Una commissione appositamente istituita l'ha dichiarato illegittimo in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare. Un'altra lezione di cui tenere conto."

http://www.ilcambiamento.it/lontano_rif ... ttimo.html


..magari manca il coraggio,.......................[:(!]


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MessaggioInviato: 22/01/2015, 21:00 
Non manca il coraggio semplicemente a chi ci governa conviene così per loro tornaconto :)



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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MessaggioInviato: 22/01/2015, 23:10 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Non manca il coraggio semplicemente a chi ci governa conviene così per loro tornaconto :)


...d'accordo,anke se una parte di colpa e' pure ns,in quanto la protesta si svolge solo via forum,mentre dovrebbe avere ben altro indirizzo.......................... [:(!] [:(!]


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MessaggioInviato: 24/01/2015, 12:24 
L'UNICA STRADA E L'UNICA VIA D'USCITA DA DAVOS
Postato il 23/01/2015 di cdcnet

Economia Renzi a Davos, per politica momento del 'carpe diem' © APDI RAUL ILARGI MEIJER
theautomaticearth.com

E' bene farsi concorrenza, quando si tratta di tecnologia o di moda, di gadget o di qualsiasi altro oggetto di lusso. Ma non è bene farsi concorrenza per il cibo e per l'acqua, generi di cui oggi e sempre si avrà bisogno per la sopravvivenza. Ma, a sentire quelli che si sono riuniti a Davos, questa è la strada per cui ci stiamo avviando. Questo significa che tutto quello che rappresenta gli interessi di quelli di Davos è esattamente all'opposto di quanto rappresenta il nostro interesse, quindi: qualsiasi cosa ci chiedano di fare queste persone - nel nostro interesse - facciamo esattamente il contrario.

Dopo più di SEI ANNI di povertà sempre più profonda e di mercati sempre più al rialzo, di finanza creativa, di QE e di tassi di interessi ultra-bassi, di una invasione delle menti perpetrata con una propaganda menzognera, che pretende di farci apprezzare tutti i risultati finora raggiunti ... ebbene tutto questo ci ha portato dove siamo oggi : in una situazione che deve ancora superare una serie di ostacoli che vengono, via via, creati da una crisi dagli aspetti molteplici. Semberebbe chiaro che questo modello, se non addirittura lo stampo di questo modello, si siano rotti. Ma per comprendere bene questo processo dobbiamo sapere esattamente che cos' è questo modello.


Ora, si potrebbe essere tentati, e sembrerebbe anche logico, di consultarsi con chi ha progettato e costruito questo modello. Con chi, dopo tutto, non solo ha la pretesa di essere in grado di aggiustare questo stampo rotto, ma che ha anche occupato tutte le posizioni di potere che oossono incidere su questo processo. Ma questo comportamento è meno scontatodi quanto si possa immaginare. Perché - ricordiamocelo - il modello è rotto. Hanno costruito un modello difettoso. O meglio, hanno costruito un modello che per loro funziona, o almeno per qualcuno funziona anche se non per gli altri, cioè NOI.

Ci sono stati incontri e feste a Davos, ma hanno invitato solo pochi: i ricchi, la loro buffoni di corte e i potenti. Insomma hanno invitato coloro che hanno avuto i maggiori vantaggi da questo modello rotto. Hanno invitato quelli che sono meno propensi a risolvere il problema, quelli che non riconoscono nemmeno che il modello sia rotto. (Anzi) per loro funziona molto bene. Quelli di Davos credono in un solo modello, quello della centralizzazione e della globalizzazione crescente, perché questo è il modello che li ha portati dove sono oggi.

Questo significa che tutto quello che rappresenta il loro interesse è esattamente all'opposto di quello che rappresenta il nostro interesse, quindi questo significa che qualsiasi cosa ci chiedano di fare queste persone, probabilmente - nel nostro interesse - dovremmo fare esattamente il contrario.

Quanto più le nostre attività economiche diventano parte di una sola economia globale, tanto più i ricchi hanno possibilità di scegliere. E' questo il principio che è riuscito a portarli fin dove sono arrivati. Tutti continuano a parlare della necessità di altre riforme, per rendere le economie più competitive tra di loro e, a sentirlo la prima volta, ci suona ragionevole, almeno finoa quando non ci abbiamo riflettuto sopra. Questa è pura propaganda.

Quando cominciamo a parlare di beni di prima necessità, del cibo, dell'acqua e di un tetto sulla testa, non dovremmo cercare di competere con le altre economie. Questi non sono beni né per noi, né per i nostri simili che vivono nelle economie di altri paesi ( con cui ci mettono in concorrenza); un comportamento del genere serve solo a chi sta in alto per poter scegliere in un campo più grande. Più grande diventa il campo globalizzato, più sarà facile scegliere dove è più conveniente investire. Tutte le 'riforme' sono orientate a rendere le nostre economie sempre più dipendenti dall'economia globale. E questo non è nel nostro interesse.

E non stiamo parlando solo di soldi, stiamo parlando anche della nostra sicurezza e della nostra indipendenza. A tutti piace l'idea di essere indipendenti, ma allo stesso tempo solo pochi si rendono conto che la globalizzazione è esattamente l'opposto dell'indipendenza. Il commercio globale va bene, a patto che sia limitato alle cose che non servono per la sopravvivenza, ma non va bene se e quando toglie la capacità ad una comunità o ad una società di provvedere a se stessa e di dover diventare dipendente.

Il protezionismo si è fatto una pessima reputazione, come se fosse intrinsecamente malvagio cercare di proteggere la propria comunità dall'esproprio delle proprie idee e delle proprie risorse: con la globalizzazione i sistemi economici non hanno più nessuna difesa per potersi garantire la capacità di provvedere ai propri bisogni primari, a quei bisogni fondamentali per la sopravvivenza in qualsiasi momento. Ma anche questa è solo propaganda.

Se le nostre società non sono progettate e costruite per provvedere a se stesse, finiranno con non avere altra scelta che dichiararsi guerra tra di loro. Sulla stessa linea, se le nostre società non si doteranno di leggi severe per garantire che non si possa e non si voglia distruggere le risorse naturali della terra su cui viviamo, anche in questo caso non ci sarà altra scelta che cominciare a farci guerra l'un l'altro.

Non pensiamoci che si possa sciogliere il nodo gordiano dell'economia mondiale, con tutta l'arroganza e la propaganda che i massimi livelli della politica, dell'imprenditoria e del giornalismo hanno portato al tavolo di Davos e probabilmente è meglio se speriamo che non lo facciano. Il nostro cervello non è fatto per pensare e per svilupparsi su scala globale. Quei pagliacci, prima poi, salteranno tutti in aria. Dobbiamo concentrarci su quello che possiamo fare da soli - in attesa che crolli quel loro sistema - intorno a noi, nelle nostre immediate vicinanze.

Ed è abbastanza facile farlo, davvero. I problemi economici che stiamo vivendo sono dei problemi artificiali, dei problemi inventati. Sono stati provocati da quel modello economico rotto imposto da quelli di Davos, dai banchieri centrali e da tutti gli altri che vorrebbero farci credere che quel modello è l'unico e il solo modello, e che il fatto che stiano cercando di riaggiustarlo è solo per il nostro bene e per la gloria. Ma non ci dicono che si stanno preoccupando solo della loro propria gloria.

Ancora una volta il FMI ha abbassato le sue previsioni sul PIL mondiale. Ma chi se ne frega? Chi è che ha ancora un pò di fiducia nel FMI? Questi numeri sono stati prodotti ad uso delle masse, e sono stati debitamente riportati dai media in sei modi diversi domenica scorsa. La Cina dice che la sua economia è cresciuta del 7,4% nel 2014. Ma non c'è nessuna ragione per credere che alla Cina, come non ce ne sono per credere al FMI. Se l'economia cinese fosse realmente cresciuta del 7,4% nel 2014, il petrolio non sarebbe arrivato a costare meno di 50 dollari.

Se ci piacesse quest'idea dell'economia globale, quella che questi pagliacci ci stanno inculcando, o se addirittura ci sembrasse buona l'idea di un Nuovo Ordine Mondiale, andremmo incontro solo a una peggior miseria e al caos per miliardi di persone, solo per come è stato pensato questo sistema globale, e questa sarebbe la peggior cosa che potremmo fare in questo momento. Lo dobbiamo al nostro popolo, ed ai nostri figli, a cuo dobbiamo lasciare in eredità qualcosa di meglio.

E' bene farsi concorrenza, quando si tratta di tecnologia o di moda, di gadget o di qualsiasi altro oggetto di lusso che possiamo immaginarci. Ma non è bene farsi concorrenza per il cibo e per l'acqua di cui hanno e avranno sempre bisogno i nostri figli per sopravvivere. Ma ripeto, questa è la strada per cui ci stiamo avviando, questo è il percorso che,quelli di Davos, hanno previsto per noi.

Perché così loro diventeranno sempre più ricchi, se ci impongono di farci concorrenza per il cibo e per l'acqua. Divide et impera è un principio che ci arriva dall' epoca romana, se non prima. E "noi" - o meglio "loro" - lo abbiamo perfezionato. Almeno fino a quando resteremo così divisi tra di noi , permetteremo che una piccola minoranza possa vedere la sua ricchezza accrescersi ad una velocità sempre maggiore rispetto a quanto noi dovremo spendere

Quelli di Davos non sono uomini importanti, si tratta solo di una propaganda che ce li mostra sotto quella luce. Non c'è gloria nella ricchezza. Le persone veramente importanti sono i nostri vicini, le nostre famiglie ed essenzialmente i nostri bambini. E le risposte a tutti i loro insidiosissimi schemi sono veramente semplici: sono di una semplicità talmente evidente che non c'è ragione che non l'abbiamo ancora capito.

Prendiamo, per esempio, un dollaro che spendiamo sotto casa per comprare dei prodotti fatti vicino casa, questo dollaro circola in un modo molto più veloce dello stesso dollaro se lo spendiamo per comprare prodotti che ci vengono spediti da lontano. Quel dollaro circola almeno quattro volte più veloce, perché se ne compriamo i beni prodotti vicino casai, forniamo dei capitali per creare lavoro locale che, in cambio, sovvenziona la comunità, nella quale viviamo, con le tasse che si pagano sul reddito prodotto, e che servono per la nostra comunità e così via. Ergo: se un qualsiasi bene prodotto localmente dovesse costare il doppio dello stesso bene disponibile sul mercato (bene che arriva da migliaia di kilometri di distanza) sarebbe comunque conveniente (per tutta la nostra comunità) scegliere e comprare un prodotto locale. Ma sarebbe più conveniente anche se costasse tre volte di più, perché alla fine noi - come comunità - saremmo comunque più ricchi.
Ci sarebbe solo una controindicazione e cioè che dovremmo lavorare (noi stessi) per far girare questa macchina. Dovremmo convincere la gente intorno a noi che comprare beni prodotti dal nostro vicino, sul nostro territorio - anche se ad un prezzo doppio o triplo di quello che pagheremmo se ne comprassimo uno che arriva dalla Cina - questo ci farà diventare tutti più ricchi in denaro e migliori come persone.

Può suonare stupido e ingenuo e, in prima istanza, può sembrare una cosa irrealizzabile, lo so. Ma non mi importa, perchè in realtà non è niente di tutto ciò.

E, del resto, questa è l'unica via dalla quale si può tentare di uscire da Davos. Tutto quello che dobbiamo fare è staccarci dalla dipendenza di questi pagliacci che si sono riuniti a Davos. Lo so che non possiamo fare tutto da soli, ma alla fine, perché dobbiamo continuare a credere di essere soli?



Raúl Ilargi Meijer

Fonte: http://www.theautomaticearth.com

Link: http://www.theautomaticearth.com/the-on ... -of-davos/

20.01.2015

http://www.comedonchisciotte.net/module ... e&sid=3828


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MessaggioInviato: 24/01/2015, 13:21 
Se la Bce trasferisce alle banche nazionali il rischio della difesa dell’euro, infatti, significa che non considera l’euro come una moneta unica. O meglio: diciamo che l’euro è una moneta unica al massimo al 20 per cento. All’80 per cento, invece, è un mero accordo di cambi fissi mascherato da moneta unica.

E qualcuno allora ci può spiegare perché dobbiamo rinunciare al 100 per cento del controllo della nostra moneta per tenerci l’80 per cento dei rischi? Che senso ha? Solo per farci imporre le politiche economiche da Berlino (via Bruxelles)? Non è un caso se anche ieri è stato ribadito in stereofonia, da Francoforte (Draghi) a Davos (Merkel), che i soldi del bazooka saranno sparati in bocca solo a chi si comporterà bene, farà i compiti e non disturberà più di tanto i padroni del vapore europeo. Così si proseguirà sulla strada di sempre, cioè scaricando i costi della crisi sulla popolazione, e in particolar modo sulla popolazione degli Stati più deboli.

Per questi motivi, il trionfalismo con cui è stato accolto il Qe, che ieri a leggere certi commenti sembrava più desiderabile di Jennifer Lopez in tanga, appare francamente esagerato.

Qualche beneficio ci sarà, ci mancherebbe altro: abbiamo sparato la bomba atomica. Ma il fatto stesso di averla sparata ha portato alla luce i limiti clamorosi e evidenti di un’unione monetaria costruita in modo demenziale e criminale. I limiti di un euro che non funziona e non può funzionare. A questo punto, normalmente, ci rispondono: per forza l’euro non funziona, perché bisogna andare avanti verso l’unione economica.

E a me, oggi, viene da ridere ancor più del solito: davvero pensano che sia possibile andare avanti verso l’unione economica, se la Banca centrale europea, nel momento più importante della sua storia, torna indietro alle banche nazionali? Come si possono condividere i bilanci dell’intera economia se non si riescono a condividere i rischi sull’acquisto di un po’ di bond? Davvero pensano che la Germania che ha imposto il diktat sul Qe, non continuerà a mettere diktat su tutto il resto? E allora di che unione stiamo parlando? Di che solidarietà fra Stati stiamo parlando?



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MessaggioInviato: 24/01/2015, 13:40 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Se la Bce trasferisce alle banche nazionali il rischio della difesa dell’euro, infatti, significa che non considera l’euro come una moneta unica. O meglio: diciamo che l’euro è una moneta unica al massimo al 20 per cento. All’80 per cento, invece, è un mero accordo di cambi fissi mascherato da moneta unica.

E qualcuno allora ci può spiegare perché dobbiamo rinunciare al 100 per cento del controllo della nostra moneta per tenerci l’80 per cento dei rischi? Che senso ha? Solo per farci imporre le politiche economiche da Berlino (via Bruxelles)? Non è un caso se anche ieri è stato ribadito in stereofonia, da Francoforte (Draghi) a Davos (Merkel), che i soldi del bazooka saranno sparati in bocca solo a chi si comporterà bene, farà i compiti e non disturberà più di tanto i padroni del vapore europeo. Così si proseguirà sulla strada di sempre, cioè scaricando i costi della crisi sulla popolazione, e in particolar modo sulla popolazione degli Stati più deboli.

Per questi motivi, il trionfalismo con cui è stato accolto il Qe, che ieri a leggere certi commenti sembrava più desiderabile di Jennifer Lopez in tanga, appare francamente esagerato.

Qualche beneficio ci sarà, ci mancherebbe altro: abbiamo sparato la bomba atomica. Ma il fatto stesso di averla sparata ha portato alla luce i limiti clamorosi e evidenti di un’unione monetaria costruita in modo demenziale e criminale. I limiti di un euro che non funziona e non può funzionare. A questo punto, normalmente, ci rispondono: per forza l’euro non funziona, perché bisogna andare avanti verso l’unione economica.

E a me, oggi, viene da ridere ancor più del solito: davvero pensano che sia possibile andare avanti verso l’unione economica, se la Banca centrale europea, nel momento più importante della sua storia, torna indietro alle banche nazionali? Come si possono condividere i bilanci dell’intera economia se non si riescono a condividere i rischi sull’acquisto di un po’ di bond? Davvero pensano che la Germania che ha imposto il diktat sul Qe, non continuerà a mettere diktat su tutto il resto? E allora di che unione stiamo parlando? Di che solidarietà fra Stati stiamo parlando?



Questi banchieri sono come i burocrat in Unione Sovietica che quando tutto volgeva al termine cercavano di pararsi il sedere in ogni maniera.

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MessaggioInviato: 24/01/2015, 14:05 
La Merkel incontra Putin a Davos e chiede di realizzare una zona di libero scambio con la Russia... ma che caz...

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"dai, facciamo la pace"

Ogni dieci minuti esce fuori una notizia nuova, la Merkel , probabile vittima di ricatti da parte degli Usa per la sua supposta partecipazione alla Stasi ai tempi della Germania dell'est e per il suo molto meno supposto lesbismo, pare abbia incontrato il buon Putin, preoccupata dal calo delle esportazioni in Russia.

Dichiarazioni di fuoco contro la Russia improvvisamente dimenticate.

Avrebbe proposto un accordo di libero scambio tra Russia e Germania, in barba all'UE e alle sanzioni.

Con buona pace del cagnolino latrante degli Usa Cameron e per l'ameba pulsante Hollande, disposti a fare andare in vacca i loro paesi pur di fare dispetto ai russi.

Mi sa che qualcuno si è dimenticato di dire agli inglesi che entro dieci-dodici anni i giacimenti di petrolio e gas del mare del nord saranno esauriti, e ai francesi che, finora, la mancata consegna delle navi alla Russia ha messo in forse qualcosa come oltre cinquanta miliardi di dollari in commesse militari e civili francesi (enon è finita).

Malgrado questi disastri apocalittici in divenire le sanzioni continuano, sono gli Usa che ce le chiedono.

Invece la Merkel, pressata da un pool di industriali che frignano per "soli" sei miliardi di fatturato persi, cerca una via di uscita.

Solo per i crucchi.

Oddio, questo è qualcosa, un altro chiodo sulla bara dell'UE?

P.S. ovviamente i sottocoda della Merkel si sono affrettati a dire che si tratta di "una proposta europea", di un accordo "subordinato" alla conclusione della crisi ucraina, ma in realtà la Cancelliera si è mossa per conto suo, e poi chi volesse seguirla si accomodi.

[align=right]Source: Cronache dai tempi interessant...on la Russia... ma che caz...! [/align]



Pecunia non olet [:p]



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 04/02/2015, 20:11 
croatiapoor

DI LAUREN MCCAULEY

commondreams.org

Ecco una manovra senza precedenti mentre gli altri governi dell’Unione Europea continuano ad opprimere i cittadini meno abbienti con l’austerità.

Con una manovra senza precedenti fatta di molteplici speranze che riavviano a spinta un’economia devastata da anni di recessione, lunedì scorso la Croazia ha eliminato il debito di circa 60 mila dei suoi più poveri cittadini.

Il programma del governo, a cui è stato dato il nome di “Nuovo Inizio”, mira ad aiutare alcuni dei 137 mila croati il cui conto in banca è stato bloccato a causa di conti non pagati.


Secondo i termini della manovra, il debito di ogni singolo individuo dovrebbe essere minore di 35 mila kuna (USD 5.100), mentre l’introito mensile non dovrebbe essere più alto di 1.250 kuna (USD 138). I cittadini che richiedono la cancellazione del debito non dovranno possedere alcuna proprietà o avere depositi bancari.

Il deputato Primo Ministro Milanka Opacic ha dichiarato nel corso di un incontro di gabinetto, che si calcola che saranno circa 60 mila cittadini a chiedere l’intervento, dicendo che “Così gli verrà dato una possibilità per un nuovo inizio senza un fardello fatto di debiti”.

Secondo il Washington Post, il governo Croato ha convinto molteplici città, aziende pubbliche e private, i maggiori fornitori di telecomunicazioni del Paese, nonché nove banche, a supportare il loro piano per l’assorbimento del debito. Il governo non rimborserà tali aziende delle loro perdite.

The Post continua:

Complessivamente, il debito croato ammonta a USD 4.11 miliardi, ed la totalità di esso che si appresta ad essere eliminata è meno dell’1% della cifra globale. Ad ogni modo, per quelli che rientreranno nella manovra, l’accordo inciderà significativamente poiché li riabiliterà all’accesso al conto in banca di ognuno di loro. Riducendo il debito di poco meno dell’1%, la Crozia libererà dai loro obblighi quasi il 20% dei debitori nel Paese.

In una nazione che ha sofferto la recessione per sei anni di fila, il Primo Ministro Zoran Milanovic dice, “Questa è la prima volta che un governo (croato) tenta di risolvere questo problema gravoso, e noi ne siamo fieri”.

Questa rara manovra senza precedenti mentre gli altri governi dell’Unione Europea continuano ad opprimere i cittadini meno abbienti con una dilagante austerità.

L’economista Dean Baker, co-direttore del Center for Economic and Policy Research,

Ha espresso il suo accordo nell’affermare che questa manovra non ha precedenti, dichiarando al The Post: “Non riesco ad immaginare nulla di simile”. Ad ogni modo Baker ha espresso anche preoccupazione per l’eventualità che la manovra stessa possa manifestare un ritorno di fiamma se i creditori iniziassero a chiedere interessi maggiori ai debitori dal reddito minimo.

Lauren McCauley, staff writer

Fonte: www.commondreams.org

Link: http://www.commondreams.org/news/2015/0 ... 0-citizens

3.02.2015

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=14613


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 07/02/2015, 12:39 
Spagna marcha-del-cambioDI RENAUD LAMBERT
counterpunch.org

Il 15 Maggio del 2011 centinaia di migliaia di dimostranti – che la stampa mondiale chiamò gli “indignati” – manifestarono in Piazza Puerta del Sol a Madrid, per protestare contro la morsa delle banche sull’economia e contro una democrazia che non consideravano più rappresentativa degli interessi del popolo. Insultarono e bruciarono bandiere, simboli, documenti e discorsi di organizzazioni e partiti, con lo slogan: “Se il popolo è unito, non ha bisogno di partiti”.

Quella piazza oggi non è più occupata.
C’e’ ancora il desiderio di cambiamento, ma si è inaspettatamente concretizzato in un nuovo partito politico, il “Podemos” (Possiamo). Mentre altri partiti europei sono in disfatta, Podemos sta riscuotendo un successo senza precedenti.


“E’ difficile da credere”, mi disse tempo fa a Parigi l’europarlamentare di Podemos Pablo Echenique. “Il nostro partito è stato fondato nel Gennaio del 2014. Cinque mesi dopo, avevamo già l’8% dei voti alle elezioni europee. E oggi tutti i sondaggi mostrano che siamo la maggiore forza politica del paese”. I leader di Podemos sanno che tra i sondaggi di opinione e i risultati delle elezioni c’e’ una bella differenza; le previsioni di Gennaio li avevano piazzati addirittura davanti al Partito Socialista dei Lavoratori Spagnoli e al Partito del Popolo. Tuttavia, la possibilità che Podemos vinca alle elezioni generali (che si terranno nel Dicembre del 2015), resta una realtà.

La nascita di Podemos scaturì dalla presa di coscienza che il “15-M” (Movimento Quindici Maggio) si era cristallizzato in un concetto di politica basato su un movimento sociale” ha detto il sociologo Jorge Lago, un membro del consiglio dei cittadini di Podemos, uno dei componenti della sua ampia struttura dirigenziale. “L’idea che la progressiva aggregazione di forza tra i dimostranti prima o poi si sarebbe concretizzata in un risultato politico, si è dimostrata falsa.” Si sono create associazioni per fermare gli sfratti esecutivi e i tagli alla sanità pubblica, ma il movimento ha poi perso il controllo e si è smarrito.

Alle elezioni generali ci fu una grande delusione. Secondo Lago, “l’ 80% della gente disse di essere d’accordo con il movimento, ma preferiva continuare a votare come in passato”. Nel Novembre del 2011 i conservatori incassarono una valanga di voti: fu questo che indusse i fondatori di Podemos a chiedersi: “E se qualcuno dei simpatizzanti di “15-M” volesse ancora essere rappresentato in qualche modo? E se utilizzare la macchina dello Stato fosse l’unica condizione necessaria per realizzare il cambiamento?”

Lo spirito di Maggio

Nonostante non condivida l’urlo di Puerta del Sol che rivendica una democrazia diretta, Podemos vuole essere l’erede dello “spirito di Maggio”, soprattutto in termini di autofinanziamento popolare diffuso, trasparenza e processo decisionale condiviso. Allo stesso tempo, i suoi membri hanno identificato alcune delle “trappole” insite nel volersi disfare delle vecchie strutture politiche verticali. Durante il primo congresso del partito nello scorso Ottobre, Echenique propose una mozione per sviluppare la decentralizzazione e una struttura orizzontale e flessibile del partito. Pablo Iglesias, leader di Podemos, sostenne che il raggiungimento degli obbiettivi del movimento significava concentrarsi di meno sul dibattito sui meccanismi interni dell’organizzazione. E fu inondato di voti.

Questo, per molti ferventi sostenitori del Movimento 15 Maggio, suonava come un tradimento dell’autonomia: il nuovo partito non sarebbe stato altro che un servo del sistema. “Podemos è nato con l’intento di convogliare l’energia sociale e il processo di sperimentazione su vasta scala degli ultimi anni” ha detto Nuria Alabao, un attivista di Barcellona (1). Iglesias sostiene che Podemos non ha semplicemente preso il posto del movimento 15-M, ma ha apportato una nuova modalità di condurre le battaglie politiche. Ha detto Lago “I movimenti sociali sono perfettamente in grado di preservare la loro autonomia e allo stesso tempo appoggiare, se lo ritengono, un governo che si mostra più favorevole nei loro confronti di quanto lo abbiano fatto governi precedenti”.

Ma cosa accade quando un governo troppo cauto entra nel mirino dei conservatori? Dovrebbe forse stare al gioco del nemico e condividere le sue critiche, oppure restare in silenzio, tradendo la sua causa? La risposta non è facile.
Benchè non vi sia diretta continuità tra il Movimento 15-M e l’ascesa di Podemos, i leader del partito credono che il movimento abbia creato le premesse per la nascita del partito, suggerendogli un tema centrale su cui concentrarsi, cosa alquanto rara in Europa: il popolo. “Non è il popolo che fa la rivolta, ma è la rivolta che fa il popolo”: è in questi termini che si esprime il Comité Invisible nel suo ultimo libro (2). Mentre in altri paesi il termine “popolo” resta astratto, in Spagna, durante l’occupazione delle piazze, ha assunto un nuovo significato.

Corruzione strutturale

L’emergere di questo “noi” collettivo è una risposta alla condotta delle élite del paese, quelle che Podemos chiama “la casta”. Il livello di corruzione raggiunto in Spagna fa apparire la Francia come virtuosa. Si sta indagando su circa 2,000 casi di corruzione che coinvolgono per lo meno 500 alti funzionari pubblici, con un costo annuale stimato di 40 miliardi di euro (3).

I maggiori partiti – la destra al governo del Partito del Popolo (PP) e il PSOE- hanno risposto convenendo sulla necessità di limitare la responsabilità giuridica degli individui che hanno ricevuto donazioni illegali (4) e mantenere in vita quei partiti che finora hanno goduto di simili benefici. Persino la monarchia, da sempre considerata intoccabile, non è stata in grado di ripristinare la reputazione delle classi dirigenti Spagnole, considerando che negli scandali è stata coinvolta anche la sorella del nuovo re, l’Infanta Cristina de Borbón.

Secondo Iglesias, la corruzione a questo livello è "strutturale" (5). Diventa indistinguibile dalla più ampia concezione della politica illustrata nel 2012 da un parlamentare conservatore, Andrea Fabra: quando il primo ministro Mariano Rajoy annunciò ulteriori tagli ai sussidi di disoccupazione, Fabra disse dei disoccupati: "Che vadano a farsi fottere”.
Metà dei disoccupati non riceveranno i sussidi dal governo spagnolo, mentre 33 delle 35 più grandi aziende del paese continueranno ad evadere le tasse attraverso le loro filiali con sedi in paradisi fiscali (6). Nel 2009 sono stati rilevati mezzo milione di bambini in stato di povertà, ma la ricchezza dei “grandi ricchi” di Spagna è aumentata del 67% da quando Rajoy è salito al potere (7). Per evitare che esploda l’ira di una popolazione già molto irritata, la legge sulla “sicurezza dei cittadini", varata nel dicembre scorso, ha bandito tutto ciò che rese possibile la mobilitazione del 2011, comprese le riunioni in luoghi pubblici e il volantinaggio.

Podemos calcola che quando scoppiò la bolla immobiliare spagnola, si distrussero le basi di un consenso che durava dal 1978: un patto di transizione, la monarchia - ora così offuscata che Juan Carlos ha dovuto abdicare in favore del figlio l'anno scorso - e le aspirazioni di mobilitazione sociale. “La crisi economica," ha detto Lago, "ha provocato una crisi politica, quel tipo di situazione eccezionale che necessariamente precorre qualsiasi profondo cambiamento sociale." Dopo il processo di "liquidazione” del maggio 2011, oggi i tempi sono maturi per un processo di creazione: trasformare lo Stato attraverso i meccanismi dello Stato.

La situazione spagnola può essere rischiosa. Rende l'estrema destra, come ha sottolineato Iglesias, "felice come un pesce nell'acqua" (8). Eppure la sinistra spagnola ha un vantaggio rispetto alla sua omologa francese: un grosso elemento di nazionalista di estrema destra è formalmente integrato nel PP, cosa che rende difficile per il partito spingere per una piattaforma anti-sistema, a differenza del Fronte Nazionale Francese, che solo in pochissime occasioni ha coordinato comitati locali.

Tuttavia, la situazione in Spagna non basta a spiegare la recente ascesa di Podemos. Izquierda Unida (Sinistra Unita) da tempo propone un programma politico simile, senza però riuscire a cambiare l'ordine politico. Quindi è anche una questione di metodo.

I leader di Podemos credono che la sinistra sia stata a lungo colpevole di analisi campate in aria, di riferimenti oscuri e di un linguaggio non trasparente. Iglesias considera che : “La gente non vota per qualcuno perché si identifica con la sua ideologia, la sua cultura e i suoi valori, ma perché è d’accordo con lui”. E la gente diventa ancora più propensa ad esserlo se i candidati appaiono come persone normali, simpatiche e con il senso dell’humour.
Democrazia Economica

Il primo compito di Podemos è stato quello di tradurre il discorso tradizionale della sinistra in temi in grado di conquistare l’appoggio popolare: democrazia, sovranità è giustizia sociale. “Per essere più specifici” ha detto Lago “noi non parliamo di capitalismo. Noi difendiamo l’idea della democrazia economica”. E la questione non è la storica dicotomia destra/sinistra: “la divisione” – secondo Lago – ora è tra quelli come noi che vogliono difendere la democrazie…e quelli che appoggiano le elite, le banche e i mercati. Ci sono persone in basso e persone in alto…le elite e la maggioranza”.
I difensori dell’ortodossia marxista criticano questa visione sociale indifferenziata. Lo scorso Agosto, un attivista chiese provocatoriamente a Iglesias perchè non usava mai il termine “proletariato”. Iglesias disse: “Quando è iniziato il Movimento 15-M, gli studenti della mia facoltà – e parliamo di studenti impegnati politicamente che avevano letto sia Marx sia Lenin – partecipavano per la prima volta alle manifestazioni insieme alla gente comune. Si strappavano i capelli dalla disperazione: “Ma questi non capiscono niente!”. Urlavano: “Guarda che tu sei un lavoratore, anche se non te ne rendi conto!” La gente li guardava come se fossero dei marziani. I miei studenti se ne tornarono a casa sconsolati…Ecco cosa si aspetta il nemico da noi: che usiamo parole che nessuno comprende, rimanendo una minoranza, ricadendo nella vecchia simbologia tradizionale. E sanno bene che finchè facciamo questi errori, non saremo mai una minaccia per loro”.
Anche se alcuni dei suoi fondatori provengono dall’estrema sinistra, compresa Izquierda Anticapitalista (Sinistra Anticapitalista), Podemos è riuscita ad attrarre il 10% del suo consenso durante le elezioni europee del 2014, da gente che prima aveva sempre votato la destra. La base del partito si è sviluppata in tutta la Spagna, con la creazione di migliaia di “circoli”. Qui, universitari di varie città s’incontrano regolarmente con membri della classe operaria del posto.
La storia mostra che queste alleanze tra classi tendono ad esaurirsi quando si raggiungono degli obiettivi minori e per qualcuno è “meglio questo che niente”. Come può il Podemos evitare questo destino? “Non possiamo” ha detto Lagos, “ma è una domanda che ci porremo da una posizione di vincitori. Preferisco immaginare questo invece che restare sempre nelle tradizionali posizioni ai margini”.

Formati dal pensiero gramsciano, i leader di Podemos credono che la lotta politica non si debba limitare al rovesciamento delle strutture sociali ed economiche esistenti, ma dovrebbe anche combattere l'egemonia che legittima il dominio dei potenti agli occhi dei “dominati”. In questo spazio culturale, il nemico impone un suo codice, storia e linguaggio. E c’è uno strumento che si distingue per la sua capacità di plasmare il "senso comune" – la televisione.

Dal 2003, Iglesias e i suoi amici (compreso il professore universitario Juan Carlos Monedero, ora uno dei leader di Podemos) hanno realizzato dei loro programmi televisivi, tra cui La Tuerka, un dibattito politico trasmesso dalle emittenti locali e online. Questo programma è incentrato sulla “comprensione del mondo da una prospettiva leninista, in modo da essere pronti quando arriva il momento” ha detto Iglesias. Lui e i suoi amici, che a volte invitano al programma anche membri della destra, sono diventati molto popolari e spesso sono invitati a dibattiti politici delle maggiori emittenti televisive: il secondo elemento della strategia di Podemos è “non lasciare il campo al nemico”.

Ora che i rapporti sono ancora civili. Lo scorso Dicembre, Iglesias fu invitato come ospite a La noche en 24 horas, un importante programma politico trasmesso da TVE (la maggiore rete televisiva spagnola). Mise subito in chiaro che non considerava un favore quello di essere stato invitato: “Abbiamo dovuto lottare per la mia presenza qui” disse all’intimidito produttore, il giornalista Sergio Martín. “Permettetemi di ringraziare tutti quelli dell’organizzazione che ci hanno lavorato, perchè, come sapete bene, senza le loro pressioni, non mi avreste mai invitato”.

La classe dirigente spagnola ha un sistema elettorale che favorisce i due partiti maggiori e i partiti con un ambito regionale limitato, come i nazionalisti. “L’aritmetica è semplice” disse nel 2011 il sociologo Laurent Bonelli. “I nazionalisti di Geroa Bai della Navarra hanno bisogno di 42,411 voti per un seggio, PP di 60,000, PSOE di 64,000 e IU di 155,000.” Podemos ha sbaragliato tutte le alleanze – un “crogiuolo di simboli” che potrebbe riportare il movimento indietro nel tempo alla vecchia dicotomia sinistra/destra - e di privare il partito di voti dai nazionalisti della sinistra e degli attivisti di IU, che hanno criticato l’ “irresponsabilità storica” di Podemos (9). Le élite spagnole sono preoccupate: in Dicembre scorso il leader dell’associazione dei datori di lavoro, Juan Rosell, ha fatto appello ad una grande coalizione stile “Germania” tra PP e PSOE per contrastare Podemos.

“Non c’e’ niente di estremista nel programma di Podemos (10)” ha detto Iglesias: assemblea costituente, riforme fiscali, ristrutturazione del debito, opposizione all’elevamento dell’età pensionabile a 67 anni, introduzione delle 35 ore lavorative settimanali (contro le attuali 40), referendum sulla monarchia, incentivi alle attività produttive, riappropriazione dei poteri ceduti a Bruxelles, autodeterminazione per le regioni spagnole. In previsione di un’alleanza con movimenti simili nell’area meridionale dell’Europa (Syriza in Grecia, che ha vinto le elezioni il 25 gennaio scorso), Podemos rischia di minacciare i poteri finanziari, ovvero quello che Iglesias chiama l’ “Europa Tedesca” e la “Casta”.
E questi poteri già mostrano i denti. Un articolo del dicembre scorso del giornalista Salvador Sostres di El Mundo, comparava Iglesias all’ex-leader rumeno Nicolae Ceauşescu, sostenendo che ha una sola idea : “Succhiare sangue, e della peggiore qualità, fino all’ultima goccia”. Un altro politico del PP è stato ancora più diretto: “Qualcuno gli dovrebbe piantare un proiettile nella testa”.



RENAUD LAMBERT

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2015/02/02/ ... -in-spain/

2.02.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERATA63

http://www.comedonchisciotte.net/module ... e&sid=3878

...e' sperabile che sia l'inizio di un nuovo modo di pensare in cui l'essere umano sia al centro di ogni iniziativa................. [:294] [:294] [:305]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 10/02/2015, 13:16 
Sarkozy ricattò Papandreou: così arrivò la Troika in Grecia
Nella lista Flaciani anche la madre dell'ex premier greco. Sarkozy lo sapeva e fece pressione in nome della Troika


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Nuove inquientanti rivelazioni sulla lista Falciani: la madre di Papandreou aveva alla Hsbc un conto con 500 milioni di euro. Sarkozy usò questa informazione per fare pressioni sulla Grecia: "Così riuscì a imporre le politiche di austerity della Troika"

http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens

Questo pezzente di personaggio, oltre ad aver rovinato il Medio Oriente, ha preteso anche di comandare in Europa (anche per gelosia nei riguardi dell'italia, ai tempi del berlusca, che fece trattati con la Libia e la Russia!); e vorrebe tornarte ancora! [:289]



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 11/02/2015, 00:32 
Mi sa che quando Tsipras parlava dei "ricatti" della troika non ne faceva un discorso generale ma mandava un segnale a questi signori facendo capire che SAPEVA e che loro non erano manovrabili come i predecessori...

Hanno parlato anche di collusioni tra banche e politici, penso che il riferimento fosse a questo caso specifico del loro primo ministro.

Se non viene fuori un macello con sta storia vuol dire che non c'è proprio speranza.



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 11/02/2015, 08:50 
Lo schifo e la cosa che mi fa veramente incavolare per non dire di peggio é che se parli alla gente dello scandalo dell'HSBC ti rispondono "ah sì, hai visto? Tutti quei personaggi famosi che hanno evaso il fisco..."

Perché scoppi il macello é necessario che la gente sappia... ma la nostra stampa fa schifo.

Grillo ha sbagliato. Doveva far tirare fuori i soldi a casaleggio e comprarsi testata giornalistica e tv.... troppa poca gente si informa attraverso la rete.

Ma poi... quanta gente si informa veramente?!



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 11/02/2015, 09:41 
Atlanticus81 ha scritto:
Ma poi... quanta gente si informa veramente?!


In realta' la domanda da porsi e' "quanta gente vuole essere veramente informata"?

Quanti hanno realmente il coraggio di affrontare la realta'?

Meglio una rassicurante bugia o una scomoda verita'?

Inoltre, aggiungi a questi anche quelli, e ce ne sono pure qui sul forum, che non sono disposti ad ammettere di essersi fatti ingannare cosi a lungo.



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 11/02/2015, 10:24 
zakmck ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:
Ma poi... quanta gente si informa veramente?!


In realta' la domanda da porsi e' "quanta gente vuole essere veramente informata"?



.....questo e' il problema reale,a tanti scoccia dover andare a cercare le informazioni,accontentandosi delle notizie delle fonti ufficiali,spesso e volentieri one way....................... [:287] [:287] [:293]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 11/02/2015, 10:43 
.. la gente è pigra; se non gli sbatti la notizia al Tg o in prima pagina non fa caso a niente.



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