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 Oggetto del messaggio: DISASTRI AMBIENTALI: i responsabili non pagano mai (?)
MessaggioInviato: 26/12/2014, 19:35 
Reati ambientali, la legge che fa saltare i processi.
E la grande industria ringrazia



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Porto Tolle, Tirreno Power, Ilva: per magistrati ed esperti di diritto il testo in discussione al Senato sembra scritto appositamente per limitare le indagini e mettere a rischio procedimenti in corso. Il Pd si divide. Realacci parla di "eccesso di critica dei magistrati", Casson bolla il testo come un "regalo alle lobby"

di Thomas Mackinson | 26 aprile 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... ia/962184/

Chi inquina paga, ma solo se ha violato disposizioni amministrative, se il danno è irreversibile e la sua riparazione è “particolarmente onerosa” per lo Stato. In altre parole, chi inquina rischia di non pagare affatto. E’ #8203;all’ultimo giro di boa il testo unificato che introduce nel codice penale i delitti contro l’ambiente. Nelle intenzioni dovrebbe rendere dura la vita a chi infierisce su natura, paesaggio e salute pubblica. Ma il testo, per come è scritto, rischia invece di diventare un lasciapassare anche per le violazioni più gravi e di mettere a rischio anche le indagini e i processi penali già in corso, a partire da quelli sui disastri da inquinamento ambientale provocati dalle centrali termoelettriche di Savona e Rovigo. E anche nell’eventuale processo contro i vertici Ilva, la nuova norma, grazie al parametro dell’irreversibilità, potrebbe trasformarsi in un regalo ai Riva. A lanciare l’allarme sono magistrati ed esperti di diritto dell’ambiente che sperano ancora di sensibilizzare Palazzo Madama dove, in vista dell’approvazione, si ripropone anche lo scontro ideologico tra la destra sensibile alle ragioni dell’industria e la sinistra ambientalista, nonché un ruvido confronto tra le diverse anime di quest’ultima.
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Licenziato alla Camera e ora all’esame delle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato, il disegno di legge 1345 introduce delitti in materia ambientale, prima puniti solo con contravvenzioni, ad eccezione del traffico illecito di rifiuti (2007) e della “combustione illecita” del decreto Terra dei Fuochi (2014). Viene inoltre introdotto all’articolo 452 ter il “disastro ambientale”, punito con pene da 5 a 15 anni. Mano pesante, dunque, se non fosse che la norma è scritta con tanti e tali paletti da renderne impossibile l’applicazione, almeno ai casi davvero rilevanti. E lo dicono gli stessi magistrati che devono utilizzarlo. Il nuovo testo qualifica infatti il “disastro” come “alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema” quando quasi mai, per fortuna, il danno ambientale si rivela tale. In alternativa come un evento dannoso il cui ripristino è “particolarmente oneroso” e conseguibile solo con “provvedimenti eccezionali”. Ma il degrado ambientale potrebbe verificarsi anche se ripristinabile con mezzi ordinari. L’estensione della compromissione e del numero delle persone offese cozzano poi con la possibilità che il disastro possa consumarsi in zone poco abitate e non per forza estese.

Il disegno di legge sposta poi in avanti la soglia di punibilità configurando il disastro come reato di evento e non più di pericolo concreto, come è invece il “disastro innominato” (l’art. 434 del codice penale, comma primo), la norma finora applicata dalla giurisprudenza al disastro ambientale. Sinora era stato possibile punire chi commetteva “fatti diretti a causare un disastro”, quando vi era stato il pericolo concreto per la pubblica incolumità, anche senza che il disastro avvenisse perché non sempre il disastro è una nave che perde petrolio, un incendio o un’esplosione che producono evidenza immediata del danno. A volte, come nel caso dell’inquinamento da combustibili fossili e delle microparticelle come l’amianto, il disastro può restare “invisibile” a lungo prima che emergano i segnali della compromissione dell’ambiente e della salute della collettività. Segnali che, a volte, solo le correlazioni della scienza medica e dei periti riescono a individuare tra una certa fonte inquinante e il pericolo concreto di aumento di patologie e degrado ambientale in una certa area. Sempre che i magistrati abbiano potuto disporre le indagini penali.

Il procuratore generale di Civitavecchia Gianfranco Amendola, storico “pretore verde”, sottolinea la terza grave lacuna. “Deriva dalla evidentissima volontà del nuovo testo di collegare i nuovi delitti alle violazioni precedenti”. Il reato può essere contestato solo nelle ipotesi in cui sia prevista una “violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale, o comunque abusivamente, cagiona un disastro ambientale”. Come se fosse lecito, altrimenti, provocare enormi danni all’ambiente. “Fare addirittura dipendere la punibilità di un fatto gravissimo dall’osservanza o meno delle pessime, carenti e complicate norme regolamentari ed amministrative esistenti significa subordinare la tutela di beni costituzionalmente garantiti a precetti amministrativi spesso solo formali o a norme tecniche che, spesso, sembrano formulate apposta per essere inapplicabili”.

I processi a rischio: da Rovigo alla Terra dei Fuochi
Il testo di legge sembra sdoganare allora la linea difensiva (finora sconfitta) in alcuni processi celebri, a partire da quello di Radio Vaticana dove, a fronte di prove indiscutibili sulla molestia e la nocività delle emissioni, la difesa si era incentrata sul fatto che la norma contestata (art. 674 c.p.) richiede che l’evento avvenga “nei casi non consentiti dalla legge”. Ma soprattutto apre grandi incognite su quelli ancora da celebrarsi. Allunga un’ombra, ad esempio, sull’appello del processo appena concluso a Rovigo che ha visto condannare gli amministratori di Enel Tatò e Scaroni per le emissioni in eccesso della centrale a olio di Porto Tolle. C’è il rischio concreto, se la norma sarà licenziata così dal Senato, che in sede d’Appello ci sarà una normativa più favorevole ai vertici del colosso energetico che depenalizza proprio il reato per cui sono stati condannati.

“Nel dibattimento la maggior difficoltà è stata proprio quella di individuare specifiche disposizioni violate nella gestione dell’impianto”, spiega il legale di parte civile Matteo Ceruti. Era poi quello il cavallo di battaglia della difesa degli imputati, la non illeicità delle emissioni della centrale che – grazie a deroghe e proroghe connesse per gli impianti industriali esistenti – avrebbe potuto “legittimamente” emettere in atmosfera fino al 2005 enormi quantità di inquinanti, ben oltre i limiti imposti dall’Europa sin dagli anni Ottanta del secolo scorso. Il Tribunale ha invece condannato gli amministratori per violazione dell’art. 434, 1° comma cp che punisce i delitti contro la pubblica incolumità, evidentemente ritenendo – sulla base delle consulenze tecniche disposte dalla Procura – che l’enorme inquinamento provocato ha comunque messo in pericolo la salute degli abitanti del Polesine e l’ambiente del Parco del Delta del Po”. La stessa fine, a ben vedere, potrebbe fare anche il procedimento penale di Savona che ha condotto al sequestro dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure. Il decreto di sequestro emesso dal gip si fonda, tra l’altro, proprio sulla circostanza che per integrare il reato di disastro innominato non è necessario dimostrare che l’impianto abbia funzionato in violazione di specifiche prescrizioni di legge o dell’autorizzazione.

Lo scontro a suon di emendamenti. Il Pd diviso verso l’approvazione
Sul testo si annuncia ora, in previsione del rash finale, uno scontro durissimo nelle commissioni Giustizia e Ambiente. Salvo slittamenti, si potranno presentare emendamenti fino al 29 aprile. E mentre la destra sta a guardare, è la sinistra che si ritrova il problema di far passare il testo com’è o tentare di arginare le falle. Ne rivendica la bontà il proponente, Ermete Realacci (Pd) che non lesina stoccate ai critici che “rischiano di mandare la palla in tribuna, quando sono vent’anni che si lotta per avere reati ambientali nel codice penale”. “Non sono un giurista né un magistrato – dice – se ci sono margini per migliorarlo ben venga. Ma ricordo che alcune toghe avevano criticato anche l’introduzione del reato penale di smaltimento dei rifiuti pericolosi che è stato invece determinante per combattere le ecomafie. Senza quel reato le inchieste sulla Terra dei Fuochi non sarebbero state possibili”. Non è una legge su misura delle industrie? “A volte si cerca la perfezione mentre tocca cercare vie praticabili. Questo testo riesce a tenere insieme l’equilibrio delle pene, che devono essere proporzionali rispetto ad altri reati e la certezza del diritto rispetto al quadro normativo, perché non è che se sono un magistrato posso arrestare chi voglio”.

Parole molto diverse da quelle di un altro esponente di punta del Pd, Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia al Senato, per 25 anni toga di peso in fatto di reati e processi ambientali (a partire dal Petrolchimico di Porto Marghera, 1994). Casson ha colto subito nel testo il rischio di un favore ai gruppi industriali sotto assedio delle procure. E ha depositato a sua volta un disegno di legge in materia di reati ambientali. “L’avevo anche detto a quelli di Legambiente quando, a inizio legislatura, erano venuti in Senato a presentare il ddl: il testo, che resta un importante passo avanti, presenta però criticità di impostazione tecnica tecniche tali da impattare pesantemente su indagini e processi in corso. Allora proposi di modificarlo e rinviarlo alla Camera, piuttosto che farlo entrare in vigore così. A questo punto presenteremo emendamenti correttivi che integrino le disposizioni dei due testi, ma sarà dura. Perché c’è una pressione forte da parte del centrodestra per difendere il testo e farlo passare così com’è, ritenendolo perfetto proprio perché l’impostazione è tale da limitare le possibilità dell’azione penale della magistratura”.

Ilva e la norma sull’irreversibilità del danno
Anche a Taranto, nel procedimento contro la famiglia Riva e i vertici dell’Ilva per il disastro ambientale causato dalle emissioni nocive della fabbrica, il nuovo provvedimento legislativo potrebbe rappresentare un assist agli imputati. Già perché per dimostrare che il danno compiuto dalla fabbrica è “irreversibile” sarebbe necessario dimostrare di aver compiuto una serie di tentativi di bonifica che non hanno prodotto risultati. Nel capoluogo ionico, finora, le bonifiche sono state solo una promessa sulla carta: nonostante i mille proclami e la nomina di garanti, commissari e subcommissari, le operazioni di risanamento del quartiere Tamburi e delle zone colpite dalle emissioni dell’acciaieria, a oggi, nessuna operazione è concretamente partita. In un’aula di tribunale, quindi, al di là delle perizie, l’accusa non avrebbe strumenti per dimostrare che quelle operaizoni sono state inutili. Al collegio difensivo, in definitiva, basterebbe puntare sull’assenza di elementi certi per dimostrare che il danno arrecato non è, oltre ogni ragionevole dubbio, irreversibile. Un regalo che, tuttavia, non migliorerebbe di molto la situazione dei Riva che devono rispondere anche di un reato ben più grave come l’avvelenamento di sostanze alimentari per la contaminazione di oltre 2mila capi di bestiame nelle cui carni fu ritrovata diossina proveniente, secondo le perizie del tribunale, dagli impianti dell’Ilva. Un reato, che richiede la corte da’assise come per i casi di omicidio, punito con una reclusione che va da un minimo di 15 anni a un massimo, se l’avvelenamento ha causato la morte di qualcuno, anche con l’ergastolo.

(ha collaborato Francesco Casula)



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 26/12/2014, 19:49 
Il terrore viene dal mare

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Due esemplari catturati al largo di Amantea


http://www.altrainformazione.it/wp/2014 ... -dal-mare/

Di Roberto De Santo

Alcuni pescatori hanno catturato a Campora San Giovanni 14 tonnetti malformati. Una vicenda che richiama quanto accaduto lo scorso anno al largo di Fiumefreddo.

AMANTEA Se non è ancora allarme, poco ci manca. Ma l’ipotesi che qualcosa nei fondali del Tirreno cosentino stia accadendo sembra sempre più prendere consistenza e forma. Nelle scorse settimane e per due pescate di seguito, al largo di Campora San Giovanni, alcuni pescatori locali hanno catturato quattordici esemplari di tonnetti “alletterati” (una delle specie di tonno più diffuse nel Mediterraneo, la peculiarità sta nella colorazione azzurro-bluastra sul dorso), tutti con una malformazione alla colonna vertebrale. A destare preoccupazione, soprattutto, la circostanza della ripetitività delle catture nella stessa zona. I pescatori amatoriali, infatti, allarmati dalla strana conformazione dei primi 12 tonnetti catturati, sono ritornati nei pressi dello specchio d’acqua – nei pressi del porto della popolosa frazione di Amantea – dove avevano abboccato i pesci e lì ne hanno raccolto altri due trovandoli anch’essi con la stessa anomalia.
Una vicenda che si tinge decisamente di nero alla luce di un’altra storia simile segnalata dal Corriere della Calabria lo scorso anno, quando a settembre del 2013 altri pescatori amatoriali catturarono – non lontano dalla costa di Fiumefreddo Bruzio e dunque a pochi chilometri di distanza da Campora – altri esemplari sempre della stessa specie e con l’identica malformazione scheletrica: la spina dorsale bifida. In quell’occasione un laboratorio privato, su incarico del biologo marino Silvio Greco, svolse delle approfondite analisi sui campioni di lisca di due dei quattro pesci catturati con questa anomalia (nel corso della battuta erano stati presi dieci esemplari) ed emerse un aspetto decisamente inquietante: i resti degli animali esaminati erano contaminati da metalli pesanti e da Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Proprio quest’ultima sostanza – ritenuta pericolosi per gli effetti sulla salute dell’uomo – presentava un valore più alto della norma. Non solo, sempre da quelle analisi – realizzate per conto di Greco – uscì fuori che nelle lische dei tonnetti erano presenti parametri al di sopra della norma di tre policlorobifenili (Pcb). Composti organici considerati altamente nocivi per gli esseri umani visto che alcuni studi scientifici ne delineano l’elevato nesso di causalità con la contrazione di malattie tumorali.Tutti aspetti che alla luce delle identiche anomalie anatomiche che presentano gli esemplari catturati a Campora fanno ritenere plausibile che anche questi siano tonnetti contaminati dalle stesse sostanze chimiche. Un’ipotesi che – se dovesse essere supportata da dettagliate analisi sui pesci catturati a largo delle coste amanteane – solleverebbe con maggiore insistenza l’allarme di una possibile contaminazione lungo il Tirreno cosentino. Soprattutto alla luce che i pesci pescati sia nel caso di Fiumefreddo sia di Campora San Giovanni sarebbero nati nella zona: la lunghezza non supererebbe, infatti, i trenta centimetri. Anche se c’è da sottolineare che i tonnetti catturati appartengono a una specie pelagica, capace cioè di percorrere centinaia di chilometri e che nella baia di Augusta, nel corso degli anni, sono stati segnalati diversi casi di pesci deformi. Un aspetto che potrebbe lasciare intendere che da lì possano essere arrivati almeno i progenitori dei pesci catturati al largo delle coste del Tirreno cosentino. Ciononostante restano alcuni elementi inquietanti: la concomitanza delle catture nella stessa zona, la ripetitività almeno negli ultimi due anni e la giovane età degli esemplari. Circostanze, queste, che lasciano completamente aperta l’ipotesi dell’esistenza di un focolaio di contaminazione proprio in territorio calabro.

L’ANALISI DELL’ESPERTO
«È evidente che a questo punto c’è qualcosa di sospetto e che, per questo, meriti tutti gli approfondimenti del caso». Il biologo marino Silvio Greco alza il livello d’attenzione sulla vicenda degli esemplari malformati. Soprattutto dopo le nuove catture di tonnetti al largo di Campora San Giovanni che presentano la spina dorsale bifida. «La letteratura scientifica – spiega Greco – è concorde nell’affermare che questo genere di mutazione è dovuta alla contaminazione da metalli pesanti e da idrocarburi. Resta da comprendere dove sia collocata la fonte d’inquinamento e a cosa sia dovuta». Per questo il noto biologo marino invoca «la costituzione di un gruppo di esperti per capire con esattezza l’ampiezza e l’origine del fenomeno». Per fare questo senza dubbio dovranno per primi intervenire i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente calabrese. «Un primo step – sostiene Greco – per avviare un monitoraggio più ampio e più complesso con il coinvolgimento auspicabile di altri specialisti del settore».

r.desanto@corrierecal.it

(Articolo tratto dall’edizione n. 179 del Corriere della Calabria in edicola dal 5 al 11 dicembre del 2014)

LINK
http://www.corrieredellacalabria.it/ind ... e-dal-mare

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"Il Pd diviso verso l’approvazione"

Il titolo già dice tutto, il PD è sempre diviso ma poi chissà come arriva sempre a votare compatto l' approvazione di tutte le peggiori porcate... salvo poi piangere lacrime di coccodrillo.


Ci mancava solo questa, stanno sommergendo l' Italia di veleni e invece di condannarli fanno di tutto per aiutarli, arrivano a scrivere una legge fatta apposta per farli assolvere, è un Paese al contrario.

E siccome sappiamo benissimo come vanno le cose in questo Paese, possiamo metterci una croce sopra, il testo sarà approvato e i Riva, i signori dell' Eternit e tutti gli altri non pagheranno mai.

Viva l' Italia.



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Aztlan ha scritto:

"Il Pd diviso verso l’approvazione"

Il titolo già dice tutto, il PD è sempre diviso ma poi chissà come arriva sempre a votare compatto l' approvazione di tutte le peggiori porcate... salvo poi piangere lacrime di coccodrillo.


Ci mancava solo questa, stanno sommergendo l' Italia di veleni e invece di condannarli fanno di tutto per aiutarli, arrivano a scrivere una legge fatta apposta per farli assolvere, è un Paese al contrario.

E siccome sappiamo benissimo come vanno le cose in questo Paese, possiamo metterci una croce sopra, il testo sarà approvato e i Riva, i signori dell' Eternit e tutti gli altri non pagheranno mai.

Viva l' Italia.


..ma questa e' l'italia,chi commette reati gravi,la scampa sempre......certo che il testo sara' approvato i piddini contestatori rientrano nei ranghi contenti di avere fatto la loro parte del gioco [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 26/12/2014, 19:57, modificato 1 volta in totale.

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Aztlan ha scritto:

E siccome sappiamo benissimo come vanno le cose in questo Paese, possiamo metterci una croce sopra, il testo sarà approvato e i Riva, i signori dell' Eternit e tutti gli altri non pagheranno mai.

Viva l' Italia.

A proposito di Eternit.... mi sembra il caso di citarlo in questo topic.

PS: certe volte mi domando: cosa significa, in ItaGlia, essere "attivista"?
Ecco.... bisognerebbe darsi da fare affinchè queste ingiustizie, che
distruggono l'ambiente e la VITA delle persone per generazioni intere,
possano essere ANNIENTATE. Continuo a sostenere che un giorno,
non troveremo luogo dove andarci a nascondere quando i nostri nipoti ci
diranno....

"ma voi, negli ultimi 20 anni, come caxxo passavate il tempo??"



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ubatuba ha scritto:

Cita:
Aztlan ha scritto:

"Il Pd diviso verso l’approvazione"

Il titolo già dice tutto, il PD è sempre diviso ma poi chissà come arriva sempre a votare compatto l' approvazione di tutte le peggiori porcate... salvo poi piangere lacrime di coccodrillo.


Ci mancava solo questa, stanno sommergendo l' Italia di veleni e invece di condannarli fanno di tutto per aiutarli, arrivano a scrivere una legge fatta apposta per farli assolvere, è un Paese al contrario.

E siccome sappiamo benissimo come vanno le cose in questo Paese, possiamo metterci una croce sopra, il testo sarà approvato e i Riva, i signori dell' Eternit e tutti gli altri non pagheranno mai.

Viva l' Italia.


..ma questa e' l'italia,chi commette reati gravi,la scampa sempre......certo che il testo sara' approvato i piddini contestatori rientrano nei ranghi contenti di avere fatto la loro parte del gioco [;)]


bisognerebbe mettere la taglia
su questa gente..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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fanno esclusivamente le leggi ad uso proprio,vivono in un altro pianeta,sarebbe opportuno farli ritornare con i piedi nella realta' attuale.............................[}:)]


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Eternit, tutti assolti per prescrizione

La Cassazione annulla la condanna in secondo grado a carico del
miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, proprietario dell'impianto di
Casale Monferrato che produceva la fibra killer. I familiari delle vittime:
«Ingiustizia è fatta»


Immagine

http://www.lanuovaecologia.it/view.php? ... to=Notizia

di Adriana Spera
Stabilimento Eternit di Casal Monferrato

Il reato di disastro ambientale non può definirsi permanente, questo il senso della sentenza della Cassazione e così alla fine non ci sono colpevoli nel processo dei record contro il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne (morto nel corso del procedimento) proprietari della multinazionale Eternit con sedi a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia), Bagnoli (Napoli).
L'indagine, avviata nel 2009 dal procuratore Raffaele Guariniello e conclusasi con l'imputazione per i due industriali di disastro colposo e di rimozione volontaria di cautele sui luoghi di lavoro che hanno provocato la morte o la malattia di circa 3000 persone di cui 2.619 ex dipendenti, approda in tribunale nell'aprile del 2009, con oltre 6.300 parti civili. Il 13 febbraio 2012 la sentenza di primo grado, condannò a 16 anni i due imputati per disastro colposo e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche e previde indennizzi per 80 milioni di euro. Perché i due imprenditori avrebbero continuato a mantenere operative le proprie fabbriche pur sapendo dell’alta tossicità dell’amianto e senza far usare agli operai alcuna precauzione come mascherine e guanti per evitare che si ammalassero di mesotelioma pleurico o absestosi. In appello, il 3 giugno 2013, la pena venne inasprita a 18 anni, e stabilì un indennizzo di 89 milioni di euro per i comuni coinvolti, i sindacati e la Regione Piemonte oltre alle 932 parti lese (molti nel tempo hanno accettato piccoli risarcimenti e si sono ritirati dalla causa). Il procuratore Guariniello definì la sentenza «un inno alla vita, un sogno che si avvera». Insomma, considerata la complessità dell'indagine e la numerosità delle parti in causa, tutto sommato, per una volta, la giustizia italiana era stata celere.

Ieri, la I sezione penale della Cassazione ha annullato tutto il processo per prescrizione del reato fin dalla fine del primo grado, senza rinvio alla corte d'appello per la revisione della sentenza di condanna. I familiari delle vittime e le comunità locali non avranno alcun risarcimento per una vicenda che ha provocato loro indicibili sofferenze morali e materiali. Senza contare i danni sociali ed economici per la collettività, le sole prestazioni Inail ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate 280 milioni di euro. E poi nei comuni coinvolti si continua a morire.

«La Corte ha condiviso le argomentazioni della difesa, Stephan Schmidheiny non ha mai assunto un ruolo operativo nella gestione dell'azienda #8722; ha dichiarato il portavoce dell'imprenditore svizzero, e ha aggiunto #8722; il gruppo svizzero è stato il principale azionista di Eternit spa soltanto per un periodo di circa 10 anni, senza ricavare alcun profitto dalla sua partecipazione nella Eternit spa, anzi». Soddisfatti gli avvocati Coppi e Alleva, difensori degli imputati, la sentenza della Suprema Corte «segue le norme del diritto». Un punto di vista, ovviamente, condiviso dal sostituto procuratore generale di Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello, che aveva invocato la prescrizione dei reati perché «Non essendo stati contestati gli omicidi, non si può legare il disastro ambientale alle vittime - aveva spiegato il pg - il disastro è prescritto per la chiusura degli stabilimenti nell’86 e pertanto la condanna va annullata». Per spiegare le caratteristiche del reato di disastro ha fatto l’esempio del crollo di una casa che è immediatamente contestabile, mentre nel caso del disastro che causa morti a distanza di decenni (come nel caso del mesotelioma pleurico maligno e dell'asbestosi che si manifestano dopo parecchi anni) non si riesce a prevedere la permanenza del reato.

«Con queste premesse #8722; gli hanno risposto i familiari delle vittime #8722; non si potrà mai incriminare nessuno per disastro per le morti di amianto, perché le malattie si manifestano a distanza di molto tempo. Ed è questa latenza che protegge chi ha commesso questo crimine di cui qui noi rappresentiamo il segno più evidente della sofferenza». «Avrebbero dovuto vedere in quali condizioni i vertici Eternit hanno lasciato lo stabilimento di Casale - rincara Assunta Prato, una delle animatrici dell'Associazione dei familiari delle vittime - per capire che non finivano lì, le loro responsabilità». E poi «L’amianto continua ad uccidere #8722; ha rimarcato nel corso della sua arringa l’avvocato Sergio Bonetto che difende i familiari di 400 parti lese #8722; il picco delle morti è previsto per il 2025, quindi il reato di disastro ambientale doloso è ancora in corso e non si è affatto prescritto, occorre tener conto del fatto che tutti i cancerogeni hanno un tempo di latenza molto lungo, e quello dell’amianto varia dai 25 fino ai 40 anni». Indignato è pure il segretario di Fiom Cgil Giorgio Airaudo, che ha sempre seguito in prima persona la vicenda. «Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia è segno che c'è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future» è stato il commento del Presidente della Regione Chiamparino.

Gli avvocati di parte civile si sono detti intenzionati a proseguire la battaglia nell’imminente processo Eternit bis che dovrebbe vedere gli imputati accusati di omicidio volontario in relazione alla morte per mesotelioma di 213 persone. Sempre a Torino, vi sono poi altre due inchieste sull'Eternit, una riguarda i decessi degli italiani che lavoravano negli stabilimenti in Svizzera e Brasile, l'altra, riguarda la cava di amianto di Balangero, la più grande d'Europa sempre in provincia di Torino e in passato dell'Eternit. Per quanto concerne quest'ultima, uno studio epidemiologico commissionato da Guariniello, ha esaminato le storie sanitarie di 1966 ex dipendenti e ha provato che 214 decessi sono riferibili al contatto con il cosiddetto amianto bianco.

«Non bisogna demordere #8722; ha detto il pm di Torino Raffaele Guariniello e ha aggiunto #8722; Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi». Intanto, oggi a Casale Monferrato il sindaco Titti Palazzetti, ha indetto il lutto cittadino, tutte le attività si sono fermate e i cittadini sono scesi in strada perché vivono ogni giorno sulla propria pelle il disastro continuato dell'Eternit: 60 morti l'anno, uno o due nuovi ammalati a settimana che, nove volte su dieci, sono cittadini che non hanno mai lavorato ne sono mai entrati nello stabilimento. E il picco secondo gli esperti si toccherà nel 2020-25.

20 novembre 2014



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Dalla padella alla brace.....

Eternit: tutto prescritto prima del processo, prescrizione annulla risarcimenti
Motivazioni della Cassazione sull'annullamento della condanna di Schmideiny


http://www.ansa.it/piemonte/notizie/201 ... b110e.html

Il processo torinese per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero Schmideiny: lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, del verdetto di prescrizione che lo scorso 19 novembre ha, tra l'altro, annullato i risarcimenti alle vittime.

"Il Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all'evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio".

Ad avviso della Cassazione l'imputazione di disastro a carico dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. Lo scrivono i supremi giudici nel verdetto Eternit. In pratica "colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage" verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è "insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso", aggiunge la Suprema Corte.

Secondo la Cassazione "a far data dall'agosto dell'anno 1993" era ormai acclarato l'effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell'anno, era stata "definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti". "E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti" per "la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005".

"Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado", cadono "tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni". Lo scrive la Cassazione.


Paese di corrotti e superficiali........... da vomito..... [xx(]



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 26/03/2015, 23:32 
Wow! Da non credere....... [:)]

ITALIA – Finalmente gli ecoreati saranno puniti penalmente
Posted on marzo 19, 2015 by pjmanc

Ecoreati.jpg


FINALMENTE LA MAGISTRATURA E LE FORZE DELL’ORDINE HANNO STRUMENTI EFFICACI PER TUTELARE L’AMBIENTE IN MODO LEGALE E GIURIDICO. Pochi giorni fa il Senato ha approvato l’introduzione nel codice penale dei nuovi delitti di “Disastro ambientale“, “Inquinamento ambientale“, “Delitti colposi contro l’ambiente” e “Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività“. Questo porta l’Italia sulla buona strada per dotarsi finalmente di una normativa penale adeguata per l’effettiva tutela dell’ambiente: finora infatti la Magistratura era dovuta ricorre a figure di reato totalmente inadeguate, come “Getto pericoloso di cose” o “Deturpamento e danneggiamento di cose altrui”. Tali modifiche consentiranno inoltre di poter contare su un termine di prescrizione più alto – a memoria del caso ETERNIT dove gli imputati furono assolti – e di poter comminare sanzioni penali anche a carico delle persone giuridiche, come società e imprese – spesso reali responsabili di condotte nocive per l’ambiente. Si tratta di un passo importante ma non sufficiente ad assicurare la completa tutela legale dell’ambiente. A tal proposito vi segnaliamo l’iniziativa promossa da WWF che per contribuire attivamente all’adeguamento del nostro Codice Penale, ha elaborato una proposta di legge per la salvaguardia della fauna selvatica: “Crimini di natura” è una campagna che ad oggi ha raccolto oltre 55.000 firme per chiedere sanzioni più severe nei confronti di chi uccide animali selvatici e per ottenere precise garanzie circa il rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato.



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 16/05/2015, 11:10 
ecoreati_pronta.jpg



http://www.beppegrillo.it/2015/05/legge ... l_m5s.html



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 Oggetto del messaggio: Re: DISASTRI AMBIENTALI: i responsabili non pagano mai (?)
MessaggioInviato: 16/05/2015, 11:57 
Dedicato a tutti quelli che dicono "il M5S non ha fatto niente"...



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

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Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: DISASTRI AMBIENTALI: i responsabili non pagano mai (?)
MessaggioInviato: 16/05/2015, 12:10 
Aztlan ha scritto:
Dedicato a tutti quelli che dicono "il M5S non ha fatto niente"...


Per i quali purtroppo continuerà a non aver fatto nulla...

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