08/09/2015, 19:58
MaxpoweR ha scritto:la turchia vuole bruciare via i curdi e quale miglior scusa per far credere che siano affiliati all'isis?
L'Isis è uno spauracchio utile per tutte le stagioni:)
08/09/2015, 20:40
LA TURCHIA SCENDE IN GUERRA. MA DA CHE PARTE ?
Postato il 08/09/2015 di cdcnet
Turchia DI GORDON DUFF
veteranstoday.com
Segnalare la verità sembra essere diventato un fatto involontario ... una questione di mera serendipità.
La Turchia ha annunciato che oggi, 4 Settembre, avrebbe dato inizio ad una campagna aerea contro il gruppo terroristico conosciuto come ISIS. Ecco l'annuncio, tratto dal Los Angeles Times:
”La Turchia è da tempo un partner riluttante nella campagna a guida statunitense contro i militanti dell’ISIS. Quando gli Stati Uniti lanciarono i primi attacchi aerei in Iraq, quasi un anno fa, i leaders di Ankara si rifiutarono di partecipare e, fino a questa settimana, hanno sempre impedito che aerei da guerra della coalizione utilizzassero delle basi aeree turche per portare attacchi di alto profilo nella vicina Siria. Poi, però, c’è stato l'annuncio di Venerdì [4 Settembre], tramite il quale la Turchia ha dato inizio agli attacchi aerei contro il gruppo estremista [ISIS], che sono solo l’inizio di quella che il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha definito ‘una serie di operazioni’ che proseguirà con decisione”.
Ma c'è un problema in tutta questa storia, ed è datato 24 Luglio 2015. Andiamo dritti sulla questione. La Turchia aveva annunciato che quel giorno avrebbe dato inizio ad una serie di attacchi aerei contro l’ISIS. Attacchi che, in realtà, sono cominciati il successivo 29 Agosto. Basta citare un brano dell’Associated Press, pubblicato il 29 Agosto 2015 dal ‘San Francisco Chronicle’:
””Ankara, Turchia (AP) – La Turchia, quale membro della coalizione guidata dagli Stati Uniti, ha annunciato che i suoi ‘caccia’ hanno appena portato i primi attacchi contro l’ISIS, in Siria””.
Bene, da dove vogliamo cominciare? Cominciamo dagli stessi media e dalla loro totale mancanza di curiosità e di vergogna.
Per 35 giorni [dal 24 Luglio al 29 Agosto] i media mainstream hanno riferito di attacchi aerei turchi portati non solo in Siria ed Iraq – nonostante le proteste dei legittimi governi di quei paesi – ma anche nella stessa Turchia [Kurdistan turco].
Gli attacchi hanno avuto inizio [24 Luglio], così ci è stato detto, con dei bombardamenti turchi contro il PKK, all'interno della regione curda dell'Iraq, che hanno distrutto alcuni villaggi che non potevano assolutamente essere considerati un obiettivo militare.
Il giorno dopo, quegli attacchi sono stati portati in Siria, dove la Turchia ha fornito supporto aereo ravvicinato agli jihadisti dell’ISIS nelle regioni di Hasaka e Kobane, per favorire gli attacchi contro i gruppi militari appoggiati dai curdi siriani dello YPG, supportati dagli Stati Uniti.
E’ appena il caso di ricordare che lo YPG non è in alcun modo coinvolto in attività politiche o addirittura terroristiche – un termine che Erdogan tira fuori molto in fretta per qualsiasi opposizione politica – né mai è stato accusato di farlo.
Allora, perché Erdogan li ha bombardati? Questo è il gruppo armato che ha ripreso Kobane [occupata dall’ISIS] dopo settimane di duri combattimenti, assistiti dal supporto aereo americano e dal lancio di armi!
Il Pentagono, in un suo ‘Libro Bianco’, ha definito lo YPG come il miglior partner dell'America all'interno della Siria, fin dal momento in cui furono catturati quei 54 combattenti addestrati dagli Stati Uniti presso alcune basi segrete in Turchia [che avrebbero dovuto agire sul territorio per segnalare gli obbiettivi degli attacchi aerei. Potrebbe essere utile, per poter ben comprendere gli eventi, consultare l’articolo pubblicato da CdC, ‘Siria, Le Chiacchiere e la Verità’, http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=15452].
Per comprendere più chiaramente la posizione della Turchia, andiamo ancora una volta sulle notizie mainstream, su una storia di Mitchel Prothero edita dalla McClatchy DC, datata 24 Agosto 2015:
””Gaziantep, Turchia – Molte ‘fonti’ facenti capo ai ribelli ci hanno riferito che il rapimento del gruppo di ‘siriani moderati’ addestrato dagli Stati Uniti, subito dopo essere entrato in Siria, lo scorso mese, per combattere lo Stato Islamico, è stato orchestrato dai ‘servizi segreti turchi’.
I ribelli sostengono che la soffiata al ‘Fronte al-Nusra’, facente capo ad al-Qaeda, ha permesso di far catturare molti di quei 54 combattenti lo stesso 29 Luglio, quando erano appena entrati in Siria, infliggendo un colpo umiliante al piano concepito dall'Amministrazione Obama per affrontare l’ISIS.
I ribelli a conoscenza degli eventi sostengono che i piani di quell’arrivo erano trapelati perché i funzionari turchi erano preoccupati del fatto che questi ‘siriani moderati’, nonostante il loro bersaglio fosse l’ISIS, avrebbero comunque costituito un'avanguardia potenzialmente utile per attaccare anche i combattenti islamici cui la Turchia è vicina, compresa al-Nusra ed un’altra grande forza islamista, Ahrar al Sham””.
Da questa lettura possiamo lecitamente concludere che al-Nusra è nient’altro che ‘al-Qaeda’, l’organizzazione che gli Stati Uniti reputano responsabile dei fatti del 9/11. Ma … l'America è alleata di al-Nusra, in questa guerra!
Questo gruppo armato non solo supporta al-Qaeda, ma ha anche letteralmente distrutto il tanto decantato ‘programma di addestramento americano ai ribelli-moderati’, disponendo il sequestro dei 54 combattenti sostenuti dagli Stati Uniti.
Paradossalmente, quindi, gli Stati Uniti si trovano ad essere alleati con un gruppo che li ha combattuti, al-Nusra, e tramite questo anche con al-Qaeda, che è un loro acerrimo nemico.
Per tutto il tempo [i 35 giorni di cui sopra] la Turchia ha continuato ad aiutare l’ISIS ed al-Qaeda bombardando i loro nemici, compreso lo YPG alleato degli americani che, secondo il Pentagono, è l'ultima speranza dell'America contro l’ISIS.
Anche le notizie mainstream, se qualcuno sta realmente attento, possono fornire delle rivelazioni sorprendenti, come ad esempio questo brano tratto dal Guardian del 26 Agosto 2015:
””Un funzionario della difesa, Mercoledì scorso, ha detto che l’’Ispettore Generale del Pentagono’ sta indagando sull'accusa rivolta al comando militare statunitense che sovrintende alla campagna militare contro l’ISIS per aver distorto o alterato le valutazioni dell’Intelligence, al fine di sopravvalutare i progressi contro quel gruppo militante””.
Tutto questo aiuta a spiegare perché gli Stati Uniti sono allineati con un paese [la Turchia] che è chiaramente dall'altra parte? Gli Stati Uniti, dopotutto, sono alleati sia di Israele che dell’Arabia Saudita … la Turchia si aggiunge solo in coda.
CONCLUSIONE
E' ingenuo, da parte degli Stati Uniti, credere che mettendo semplicemente la testa sotto la sabbia gli altri non vedano l'umiliazione che hanno subito.
La scorsa settimana, attirati da un’esposizione delle armi russe più avanzate, alcuni leaders del Medio Oriente, tra cui i Capi di Stato degli Emirati Arabi Uniti e della Giordania, sono volati a Mosca. E’ così diventato palese che la Russia sta affermando il suo interesse non solo verso la Siria e l’Iran, ma anche verso l’Iraq.
La Russia, in effetti, sta da tempo fornendo delle grandi quantità di equipaggiamenti militari all’Iraq. Ha cominciato un anno fa, con 25 aerei SU di ‘supporto alle operazioni di terra’, che sono stati molto efficaci contro i bersagli dell’ISIS.
Ma sia l'Iran che la Russia sono profondamente coinvolte con la Turchia nelle trattative per i gasdotti, ed è improbabile che facciano valere pienamente quegli interessi nazionali strategici che li porrebbero in contrasto con l’estrema avventatezza di Erdogan.
Quest’ultimo, tuttavia, muovendosi apertamente contro Damasco, potrebbe aver solo voluto testare fino a che punto la Russia e l'Iran sono disposte a spingersi.
C'è un qualcosa, comunque, che tutti noi dobbiamo affrontare. Questa guerra – ovvero la distruzione di Palmyra, i quasi 4 milioni di rifugiati siriani, i 100.000 morti … – non sarebbe tutt’ora in corso se non fosse considerata sia ‘contenuta’ che ‘redditizia’.
All'inizio del secolo scorso un Marines degli Stati Uniti, Smedley Butler, dichiarò che ‘la guerra è un racket’. Ed infatti basta guardare alla sola Siria, alle antichità e alle banche saccheggiate, alle fabbriche intere [palesemente i macchinari] trasportate con dei camions attraverso il vicinissimo confine turco.
Basta guardare ai miliardi di dollari di beni che sono stati rubati, alle centinaia di migliaia di persone vittime della tratta degli esseri umani. Ed oltre a questo sono stati rubati dalla Siria miliardi di dollari di petrolio, totalmente identificabile attraverso delle analisi chimiche, che è stato poi venduto alle raffinerie europee, in Francia, Italia, Austria e Grecia.
Il tutto attraverso la Turchia e con la palese complicità del Presidente Erdogan e della cabala di ricchi che si trova intorno a lui .
Per comprendere il ruolo della Turchia in questa guerra, basta accettare il fatto che questo paese sia gestito da una cabala di criminali organizzati – non è l'unico paese, del resto, che funziona in questo modo.
E poi accettare che anche i media occidentali tradizionali – forse non tutti, ma una quota significativa – facciano parte di questo sistema. In questo articolo ho solo riportato quello che gli stessi media hanno esposto, forse inavvertitamente. Da parte loro, esporre qualche verità è stato – nella migliore delle ipotesi – un atto involontario.
Gordon Duff - Veterans Today
Fonte: http://www.veteranstoday.com
Per comprendere il ruolo della Turchia in questa guerra, basta accettare il fatto che questo paese sia gestito da una cabala di criminali organizzati – non è l'unico paese, del resto, che funziona in questo modo.
08/09/2015, 20:44
Atlanticus81 ha scritto:L'equazione USA = ISIS partorita diversi mesi fa si riconferma continuamente al punto da poter essere annoverata come verità scientifica secondo il modello galileiano
09/09/2015, 00:51
Migranti, il governo danese pubblica annunci sui giornali libanesi: «Profughi, non venite da noi»
"Cari rifugiati siriani, non venite in Danimarca!". Di tweet in tweet. Di giornale in giornale. La notizia sta facendo il giro del mondo a partire dalla pubblicazione di un tweet della giornalista della France Press in Medio Oriente, Sara Hussein. Il governo danese ha pubblicato su quattro quotidiani libanesi un annuncio a pagamento che cerca di dissuadere i profughi siriani a viaggiare verso la Danimarca.
Il testo, sia in arabo sia in inglese, elenca alcuni motivi per cui, per i profughi siriani, la Danimarca non è più un paese ospitale come un tempo. Innanzitutto, si legge nel testo, la legge sull'asilo è stata recentemente modificata e i benefici sociali destinati ai profughi ridotti di oltre il 50%. Non meno importante, per ottenere la residenza nel paese è necessario saper parlare il danese, lingua sicuramente affascinante ma decisamente poco conosciuta e poco adatta a chi proviene dall'area mediterranea.
In realtà la Danimarca, come la Gran Bretagna, non è obbligata ad accettare i richiedenti asili non essendo inclusa nel regolamento dell'Unione europea. Inoltre il messaggio non è una novità assoluta. Già a luglio il ministro danese per l'integrazione - Inger Stojberg, rappresentante di un governo a prevalenza di centro-destra, insediatosi a giugno di quest'anno - aveva annunciato una "campagna di persuasione" nei confronti di tutti i potenziali migranti e profughi che avessero mostrato interesse nei confronti del paese di Amleto. Secondo il ministro è, infatti, necessario che tutti vengano a conoscenza dei cambiamenti legislativi (e della conseguente chiusura della Danimarca nei confronti degli stranieri, anche di quelli provenienti dai teatri di guerra) prima di partire dai loro paesi o dai campi profughi.
E in questa direzione va anche la scelta del Libano come primo paese di diffusione dell'annuncio. E' qui, infatti, che al momento si trova il maggior numero di profughi siriani e dove le condizioni di vita sono più difficili nei sovraffolati campi messi a disposizione dall'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite.
Naturalmente non sono mancate le reazioni di altri esponenti politici danesi, inclusi alcuni del Partito Liberale di cui fa parte anche il ministro Stojberg. Più duri di tutti gli esponenti della sinistra. Uffe Elbaek, leader della sinistra alternativa, ha immediatamente twittato: "Questa deve essere la peggiore scelta di tempo nella storia del mondo per la pubblicazione di un simile annuncio".
La scelta del governo danese, storicamente uno dei più accoglienti nei confronti di migranti e rifugiati, va decisamente in controtendenza con quelle di Svezia e Norvegia, in questi giorni ancor più impegnate sul fronte dell'accoglienza, e naturalmente della vicina Germania. Ancora una volta l'Europa non si mostra particolarmente unita di fronte alla crisi dei profughi siriani. Così come non sembra esserlo, nonostante tutte le dimostrazioni di solidarietà, l'opinione pubblica.
09/09/2015, 14:02
09/09/2015, 14:05
09/09/2015, 15:14
09/09/2015, 19:42
09/09/2015, 21:57
10/09/2015, 00:51
Migranti, Danimarca sospende treni, chiude strada con Germania
COPENHAGEN (Reuters) - Le ferrovie di Stato della Danimarca (DSB) hanno annunciato oggi il blocco dei treni da e per la Germania a causa di controlli eccezionali sui passaporti alla frontiera.
In precedenza, sempre oggi, la polizia danese aveva chiuso una strada che collega i due paesi dopo che 300 rifugiati, tra cui alcuni bambini, l'avevano percorsa a piedi.
Molti rifugiati si stanno muovendo verso la Danimarca dalla Germania per raggiungere la Svezia, uno dei paesi europei più aperti verso i richiedenti asilo.
10/09/2015, 03:24
CONTRACCOLPO SULLA SPIAGGIA NATO
Postato il 10/09/2015 di cdcnet
DI PEPE ESCOBAR
rt.com
L’avevamo previsto e quando arriverà potenzialmente tutto il pianeta reagirà con uno stupito silenzio. A volte basta solo una fotografia per mostrare la prospettiva di una versione dannatamente complessa dell’inferno.
Nilefur Demir, ventinovenne, la fotogiornalista del Turkish Dogan News sapeva che quando ha visto il piccolo Aylan Kurdi, di tre anni, sul bagnasciuga della spiaggia Ali Hoca Burnu vicino a Budrum, sapeva che avrebbe fatto la storia.
Aylan è solo, come sospeso nell’immensa solitudine della morte, come se il sogno della sua famiglia di dargli un’altra vita in un altro continente lontano dalla morte e dalla distruzione fosse lì lì per realizzarsi. È come se il suo corpo solitario e senza vita su di una spiaggia NATO stesse prefigurando la morte dell’Europa – o la morte di un sogno pan-europeo di solidarietà e compassione che esiste più.
Hannah Arendt aveva scritto parole commoventi circa la banalità del male, riferendosi al Fascismo e al Nazismo. Il corpo senza vita di Aylan mostra la banalità di un male da cui cercava di fuggire: l’ “arco di instabilità”, una profezia di autocompiacimento del Pentagono.
Quindi per mettere a fuoco questo inferno dobbiamo ripercorrere i passi di quest’arco.
Ritorniamo a Shock and Awe
L’avevamo previsto quando l’amministrazione Bush “noi siamo la nuova OPEC” aveva invaso, occupato e distrutto l’Iraq – creando le basi per l’intrusione di Al-Qaeda.
L’avevamo previsto quando la foga di Petraeus ha corrotto i Sunniti affinchè combattessero – a malincuore – Al-Qaeda in Iraq – alla quale c’è voluto un po’ per riorganizzarsi nel cuore del deserto, cambiare il suo nome in Stato Islamico e organizzare un contrattacco.
L’avevamo previsto quando la NATO, felicemente “guidata” da Londra e Parigi e alleata con jihadisti salafiti. Ha deciso di “liberare” la Libia riducendola ad uno stato fallito mandato avanti da gruppi di milizie.
L’avevamo previsto quando l’amministrazione Obama, alleata con i soliti lacchè del Golfo Persico, ha venduto il mito di una primavera araba al mondo, incoraggiando i ribelli “moderati” a “liberare” la Siria riducendola ad una landa desolata.
Lo avevamo previsto quando l’intelligence statunitense ha supportato o alla meglio “ha ignorato” il libero flusso di jihadisti tra Libia e Siria.
Lo avevamo previsto quando al più potente sistema di controllo satellitare di sempre sono semplicemente sfuggite alcune carovane di Toyota bianche fiammanti dell’ISIS/ISIL/Daesh che attraversavano il deserto siriano per andare in Iraq a conquistare Mosul.
L’avevamo previsto quando all’ISIS/ISIL/Daesh – seguendo una testarda decisione di Washington – è stato permesso di fare a pezzi Sykes-Picot, prendendo possesso di vaste zone sia della Siria sia dell’Iraq con tattiche astute e terroristiche.
L’avevamo previsto quando l’ISIS/ISIL/Daesh ha preso Kobane, nel Kurdistan siriano, fino ad essere scacciato dalle milizie curde del PKK/YPG, non certo dai raid dei bombardieri USA.
L’avevamo previsto quando l’ISIS/ISIL/Daesh si compiaceva della propria bravura non solo nell’approfittare del contrabbando di greggio e del teatrino degli orrori – decapitazioni videoregistrate, distruzione di siti archeologici – ma anche nel creare scompiglio tale da accrescere in maniera incontrollabile la crisi dei profughi.
Aylan era un Curdo Siriano che fuggiva dall’ISIS/ISIL/Daesh.
Aylan era anche uno dei milioni di profughi che fuggono dai bombardamenti di “liberazione” e dalle ramificazioni/conseguenze sgradite della Guerra Mondiale al Terrore (GWOT), nell’ “arco di instabilità”, dall’Afghanistan e dalle aree tribali del Pakistan allo Yemen, alla Somalia, all’Iraq, alla Siria, alla Libia, al Mali.
Questi profughi sono poveri, ma alcuni di loro fanno parte della classe media, come la famiglia di Aylan. Milioni di loro muoiono nel Mediterraneo, il Mare Nostrum dei tempi dei Romani trasformatosi in Cimitero Nostrum: 3.500 morti nel 2014, più di 2.000 dall’inizio del 2015.
L’ente per i rifugiati dell’ONU (UNHCR) ha elencato 15 guerre in corso dal 2010: 8 in Africa (tra cui Libia, Mali, Nigeria del nord e Sudan del sud), tre in Medio Oriente (Siria, Iraq e Yemen), una in Europa (Ucraina – con i profughi assorbiti dalla Russia) e tre in Asia (Kyrgyzstan, Myanmar e Pakistan).
La maggior parte dei profughi è Siriana. All’inizio del 2015, l’UNHCR aveva già registrato non meno di un pazzesco numero di 11.7 milioni di profughi siriani – partendo da una popolazione iniziale di 23 milioni. La situazione di fronte alla quale l’opinione pubblica europea sembra risvegliarsi sembra così drammatica che l’UNHCR automaticamente definisce “profugo” ogni persona che lascia la Siria.
L’ “occidente” sembra inoltre essersene dimenticato, ma 4.1 milioni di profughi sono Iracheni e un milione e mezzo lo sono all’interno della loro stessa nazione.
La solidarietà europea oscilla clamorosamente. La Francia ha 46 rifugiati/richiedenti asilo ogni 100.000 persone. La Germania poco di più, 56 su 100.000. facciamo un paragone con a Svezia – 233 ogni 100.000 – o la Norvegia – 109 ogni 100.000.
Almeno la Germania, a suo credito, mostra volontà politica: Berlino prevede di accogliere almeno 800.000 rifugiati entro la fine del 2015.
Benvenuto al Re dei Bombardamenti
Ma per tutta l’Europa la situazione è pessima. LA Danimarca vuole pagare la Turchia per bloccare i profughi Siriani al confine. L’Olanda vuole tagliare cibo e rifugio alle persone che non si possono qualificare come rifugiati. La Gran Bretagna si oppone alle quote di rifugiati imposte dalla Commissione Europea. L’Ungheria sta costruendo un muro della vergogna di filo spinato al confine con la Serbia.
Già milioni di rifugiati siriani vivono in Turchia, Libano e Giordania. Nessuno di questi, specialmente i Siriani, gli Iracheni e i Libici, è intenzionato a chiedere asilo politico – o ne ha ricevuto la proposta – ai ricchissimi petro-oligarchi del Golfo Persico, la cui matrice ideologica è il jihadismo wahabita/salafita.
Oh no. Nessuno “sciame” (definizione di David Cameron) di profughi che possa disturbare Re Salman, il responsabile dei bombardamenti illegali – effettuati con armi statunitensi e il sostegno dei sistemi satellitari USA – dello Yemen, con annessa crisi umanitaria, il quale è stato accolto in pompa magna e con tutti i riguardi dal Presidente USA Barack “Trivella, baby, trivella!” Obama lo scorso venerdì.
Nessun rifugiato per il Qatar, che preferisce sponsorizzare il fenomeno sportivo Barcellona e comprare tutti gli edifici disponibili da MAdeleine all’Opera di Parigi, mentre è attivamente coinvolto nella totale distruzione della Siria.
La campagna “liberazione con le bombe” del Pentagono/NATO portata avanti per tutto l’ “arco di instabilità” non mostra segno di perdere verve, sostenuta dai ricchi wahabiti e da loschi figuri come il governatore di stanza ad Ankara. Quindi, per milioni di persone, cercare rifugio in un’Eurozona spaventata, intollerante, xenofoba e distrutta dall’austerità è comunque un’opzione migliore piuttosto che morte e distruzione.
Lo sapevamo fin dall’inizio. Ci saranno ulteriori contraccolpi. Tristissimi e solitari contraccolpi – sul bagnasciuga silenzioso di una spiaggia NATO.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://www.rt.com/
Link: http://www.rt.com/op-edge/314411-refugees-violence-syria-europe/
05.09.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO
Fonte: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=4360
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