14/08/2015, 16:35
mik.300 ha scritto:mi sembra che ai tempi di monti
i due marò in vacanza in italia
siano stati trattentuti qui,
c hanno provato insomma,
poi dopo le proteste indiane
sono stati rispediti là..
=> FIGURA DI M...A
comunque spero che si faccia sto processo
così si capirà chi accidenti ha ammazzato
i due pescatori indiani..
15/08/2015, 19:49
15/08/2015, 19:53
16/08/2015, 13:55
Aztlan ha scritto:Perchè la nostra magistratura politicizzata ebbe la brillante idea di immischiarsi... ci abbiamo perso i marò, l' affare e la faccia. Unici.
16/08/2015, 17:28
24/08/2015, 19:34
Marò, il tribunale di Amburgo: "Stop a disputa giudiziaria tra India e Italia"
Nessuna misura temporanea assunta dal tribunale del Mare, respinte le richieste di Roma. Salvatore Girone, quindi, non potrà lasciare Delhi
18:58 - Il tribunale del Mare di Amburgo non assumerà nessuna misura temporanea sui marò in attesa della conclusione dell'iter giudiziario. Lo ha deciso con una sentenza che ha diviso i giudici, 15 a sei. Salvatore Girone non potrà quindi lasciare l'India come richiesto dall'Italia, mentre Massimiliano Latorre potrà rimanervi solo fino allo scadere del suo "permesso" per curarsi.
"L'Italia e l'India - si legge nella sentenza - devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa". Visto che sarà compito dell'arbitrato internazionale all'Aja "giudicare nel merito del caso", il tribunale del Mare "non considera appropriato prescrivere misure provvisorie riguardo la situazione dei due marine italiani poiché questo toccherebbe questioni legate appunto al merito del caso". I giudici hanno deciso che Italia e India dovranno presentare "un rapporto di ottemperanza con le misure previste" dal verdetto entro il 24 settembre.
Roma: "Bene lo stop alla giurisdizione indiana" - Il governo italiano, nelle parole dall'agente ad Amburgo Francesco Azzarello, commenta con soddisfazione lo stop del tribunale del Mare alla giurisdizione indiana sul caso dei due marò. Roma esprime però delusione per la mancata adozione di misure per Girone e Latorre e l'intenzione di "rinnovare le richieste relative alla condizione dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale".
Gentiloni: "Lavoreremo per garantire la libertà ai marò" - "Il governo italiano resta impegnato sull'obiettivo nel corso della vicenda arbitrale per garantire la libertà ai due fucilieri", ribadisce il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. "Sappiamo che l'Enrica Lexie era in acque internazionali, che i due marò svolgevano il loro compito di militari in rappresentanza dello Stato. Continueremo a lavorare per questo obiettivo alla Corte arbitrale straordinaria che si riunirà nelle prossime settimane. La decisione di oggi è una premessa positiva: quando si stabilisce che non sarà la giustizia indiana ma l'arbitrato internazionale a decidere si stabilisce un principio che è alla base di sviluppi che credo positivi".
Delrio: "Speravamo in una sentenza diversa" - "L'Italia sperava diversamente. Avevamo chiesto altre cose, la sentenza non va nella direzione che avevamo richiesto", commenta invece il ministro Graziano Delrio. "Il governo non può fare altro che prenderne atto, poi si decideranno ulteriori passi da parte del presidente del Consiglio e dei ministri competenti".
India: "Bene lo stop alle richieste dell'Italia" - Soddisfazione dal governo di Delhi. "Stiamo ancora studiando la sentenza in dettaglio, ma è chiaro che il tribunale non ha preso in considerazione le due richieste presentate dall'Italia" sui marò, dichiara il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup.
Ue: "Sempre pronti a sostenere l'Italia" - "L'Unione europea è sempre stata pronta e disponibile a sostenere l'Italia in tutte le decisioni prese in questo caso". Così un portavoce dell'Ue per gli Affari esteri, ribadendo "l'appello per una soluzione in tempi brevi e nel rispetto delle persone coinvolte e del diritto internazionale". Intanto arriva anche la reazione della famiglia di Salvatore Girone, il militare da più di tre anni e mezzo trattenuto in India: "Siamo un po' arrabbiati", dice Michele, il padre del fuciliere.
24/08/2015, 20:12
24/08/2015, 20:35
11/09/2015, 19:55
Marò, l’India ci imbroglia per inchiodare Latorre e Girone. Ecco le prove
L’India ha truccato le carte per inchiodare i nostri marò? A svelare l’imbroglio è il Resto del Carlino che punta i riflettori sulle due testimonianze fotocopia (depositate da Nuova Delhi al tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo) dei sopravvissuti sull’incidente che portò all’arresto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dall’India di aver ucciso al largo della costa del Kerala il 15 febbraio 2012 due membri dell’equipaggio del Saint Antony. «I testimoni – si legge sull’inchiesta firmata da Lorenzo Bianchi – indicano senza la più pallida ombra di dubbio e senza storpiarli i nomi e i cognomi dei due militari italiani che avrebbero ucciso i loro compagni di lavoro. Li definiscono sailors, i marinai».
L’accusa tarocca ai marò
Sia il comandante del peschereccio, Freddy Bosco, 34 anni, il marinaio Kinserian, 47 anni, dichiarano «onestamente e con la massima integrità» che alle 16,30 del 15 febbraio 2012 il natante «finì sotto il fuoco non provocato improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi». Entrambi – sottolinea il giornalista del quotidiano – guarda caso, sbagliano nello stesso modo il nome della petroliera la Enrica Lexie, parlano di «tiri malvagi» che hanno provocato la «tragica morte dei cari amici e colleghi Valentine, alias Jelastin, e Ajesh Binke». La loro vita dopo la sparatoria è descritta nello stesso modo. Quasi identiche le parole usate dal terzo pescatore, Michael Adimai, sentito il 4 agosto 2015, che parla di spari «senza preavviso e provocazione» e, come gli altri due, denuncia l’incapacità di portare avanti «le attività quotidiane». Strane coincidenze che si aggiungono ai troppi punti oscuri della tragica vicenda, tra omissis, sospetti e ritardi della polizia. Per di più, le carte non avrebbero dovuto essere depositate al tribunale amburghese, visto che i giudici erano chiamati a decidere solo se il processo ai marò dovesse essere celebrato dall’India o dall’Italia. Insomma, le udienze ad Amburgo sono state sfruttate da Nuova Delhi per ribadire la colpevolezza dei marò italiani. Come è noto, la Corte di Amburgo il 24 agosto ha sospeso tutte le procedure giudiziarie indiane ma non si è pronunciata sulla richiesta di rientro in Italia di Salvatore Girone.
Il giallo dei proiettili
Il giallo dei proiettili. Sempre nelle carte indiane (che allegano il documento sull’autopsia dell’anatomo patologo Sasikala rimasto a lungo nei cassetti) arriva la conferma che i proiettili che hanno ucciso i due marinai indiani erano più lunghi di quelli in dotazione ai marò. Nella seconda pagina dell’allegato 4 – riporta il Resto del Carlino – viene descritto e misurato il proiettile estratto dal cervello di Jelastine. «È una pallottola molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò. Il medico ha misurato un’ogiva lunga 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga. Il proiettile italiano è lungo appena 23 millimetri. I colpi dei kalashnikov si fermano a 26,4 millimetri: il proiettile viene quindi da un’arma diversa dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 dei fucilieri di Marina italiani». Infine un dettaglio non trascurabile il Gps del Saint Antony non fu consegnato dal comandante del peschereccio alla polizia appena arrivò in porto, ma otto giorni dopo, il 23 febbraio, assieme a un computer malridotto.
12/09/2015, 09:47
Plutone77 ha scritto:Marò, l’India ci imbroglia per inchiodare Latorre e Girone. Ecco le prove
L’India ha truccato le carte per inchiodare i nostri marò? A svelare l’imbroglio è il Resto del Carlino che punta i riflettori sulle due testimonianze fotocopia (depositate da Nuova Delhi al tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo) dei sopravvissuti sull’incidente che portò all’arresto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dall’India di aver ucciso al largo della costa del Kerala il 15 febbraio 2012 due membri dell’equipaggio del Saint Antony. «I testimoni – si legge sull’inchiesta firmata da Lorenzo Bianchi – indicano senza la più pallida ombra di dubbio e senza storpiarli i nomi e i cognomi dei due militari italiani che avrebbero ucciso i loro compagni di lavoro. Li definiscono sailors, i marinai».
L’accusa tarocca ai marò
Sia il comandante del peschereccio, Freddy Bosco, 34 anni, il marinaio Kinserian, 47 anni, dichiarano «onestamente e con la massima integrità» che alle 16,30 del 15 febbraio 2012 il natante «finì sotto il fuoco non provocato improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi». Entrambi – sottolinea il giornalista del quotidiano – guarda caso, sbagliano nello stesso modo il nome della petroliera la Enrica Lexie, parlano di «tiri malvagi» che hanno provocato la «tragica morte dei cari amici e colleghi Valentine, alias Jelastin, e Ajesh Binke». La loro vita dopo la sparatoria è descritta nello stesso modo. Quasi identiche le parole usate dal terzo pescatore, Michael Adimai, sentito il 4 agosto 2015, che parla di spari «senza preavviso e provocazione» e, come gli altri due, denuncia l’incapacità di portare avanti «le attività quotidiane». Strane coincidenze che si aggiungono ai troppi punti oscuri della tragica vicenda, tra omissis, sospetti e ritardi della polizia. Per di più, le carte non avrebbero dovuto essere depositate al tribunale amburghese, visto che i giudici erano chiamati a decidere solo se il processo ai marò dovesse essere celebrato dall’India o dall’Italia. Insomma, le udienze ad Amburgo sono state sfruttate da Nuova Delhi per ribadire la colpevolezza dei marò italiani. Come è noto, la Corte di Amburgo il 24 agosto ha sospeso tutte le procedure giudiziarie indiane ma non si è pronunciata sulla richiesta di rientro in Italia di Salvatore Girone.
Il giallo dei proiettili
Il giallo dei proiettili. Sempre nelle carte indiane (che allegano il documento sull’autopsia dell’anatomo patologo Sasikala rimasto a lungo nei cassetti) arriva la conferma che i proiettili che hanno ucciso i due marinai indiani erano più lunghi di quelli in dotazione ai marò. Nella seconda pagina dell’allegato 4 – riporta il Resto del Carlino – viene descritto e misurato il proiettile estratto dal cervello di Jelastine. «È una pallottola molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò. Il medico ha misurato un’ogiva lunga 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga. Il proiettile italiano è lungo appena 23 millimetri. I colpi dei kalashnikov si fermano a 26,4 millimetri: il proiettile viene quindi da un’arma diversa dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 dei fucilieri di Marina italiani». Infine un dettaglio non trascurabile il Gps del Saint Antony non fu consegnato dal comandante del peschereccio alla polizia appena arrivò in porto, ma otto giorni dopo, il 23 febbraio, assieme a un computer malridotto.
http://www.secoloditalia.it/2015/09/mar ... witterfeed
A prescindere da tutto, dare la colpa all'India è solo un modo per scaricare responsabilità ed assolvere i nostri politicanti, veri responsabili di ennesima figura di merxa Made In Italy
12/09/2015, 12:51
12/09/2015, 19:47
ubatuba ha scritto:
e'chiaro che se il governo italico avesse avuto la medesima sollecitudine con cui tratta la questione immigrati,questi due servitori di uno stato inetto ora sarebbero gia' a casa........................![]()
12/09/2015, 22:31
13/09/2015, 01:54
13/09/2015, 10:21