SCUSATE LA LUNGHEZZA dei 2 post
20Mag 2016
MISSIONE COMPIUTA
MISSION ACCOMPLISHED
Maurizio Blondet
Il coro ufficiale di compianti, all’unisono, senza nemmeno una voce discordante, ci dice che Marco Giacinto Pannella aveva ormai completato la sua missione.
Qui non gli restava da fare più niente. Divorzio, aborto, droga libera, nozze omosessuali, sono ormai solida parte del costume di tutti: tutti i partiti, di ‘destra’ e ‘sinistra’, tutti i media, Confindustria, Unione Europea, persino il Vaticano ormai le considera “battaglie liberali e di civiltà”.
Padre Lombardi, il capo della sala stampa vaticana, si è inchinato davanti alla “eredità umana e spirituale” (?)che Pannella lascia e al suo “impegno totale e disinteressato per nobili cause”.
In fondo, ormai, anche il Papa ha sposato il radicalismo: anche più di Pannella detesta i cattolici perché “fanno figli come conigli”, dichiara che “non esiste un Dio cattolico”, e nell’ultimo documento Amoris Laetitia ha lanciato un inno al libero amore: alla sezione “Amore Appassionato” ha scritto infatti: “Bisogna avere la libertà per accettare che il piacere trovi altre forme di espressione nei diversi momenti della vita, secondo le necessità del reciproco amore (…) non rimanere prigionieri di un’esperienza molto limitata che ci chiuderebbe le prospettive”. (?)
Cosa manca ormai? L’affitto degli uteri, l’eutanasia, l’eliminazione dei disabili?
Piccolezze. La società ormai matura, aperta dalle precedenti “battaglie civili e libertarie”, ormai del tutto “occidentale”, ossia emancipata senza scrupoli, senza più residui superstiziosi, si affretterà ad adottare anche quelle conquiste.
Ormai è la società liquida, dei nomadi del godimento immediato, della liberta totale dei costumi che è anche libertà dei consumi – “società senza classi, senza Stato, nazione, spiritualità religiosa tradizionale, senza frontiere e senza limiti” che ci hanno chiesto di essere la UE, la NATO, il WTO e l’FMI e la libertà di commercio – anche carnale.
Porn Culture, moda e pubblicità, ecco l’orizzonte ultimo del progresso.
Non c’era più bisogno di Pannella, ormai a continuare la battaglia sono più giovani leve: ***** Riots, Niki Vendola, Carfagna, Cirinnà ma anche Meloni, Berlusconi, Enzo Bianchi e monsignor Charamsa.
Mission Accomplished, Pannella.
Bene. Giusto per provocazione gratuita, per disturbare il coro ufficiale troppo monocorde con una nota stonata, mi limito a riportare qui una sentenza nemmeno mia, ma di Costanzo Preve, l’ultimo filosofo marxista:
“Quanto ai radicali, Pannella und Bonino, non li considero personalmente una forza politica, ma un elemento culturale di profonda corruzione civile e umana, avanguardia di un individualismo estremo e anomico. In parole semplici, ripugnanti”
-------------------------------------------------
IN MORTE DI MARCO PANNELLA
DI ALDO GIANNULI
aldogiannuli.it
Pannella è morto ed, ammonisce un vecchio adagio, dei defunti non si deve dir nulla se non bene, forse nel timore che i medesimi, offesi, vengano a tirarci i piedi di notte. Per cui la morte è il momento in cui ricordare solo i meriti (ed anche al di là della loro effettiva portata) dimenticando magnanimamente colpe ed errori.
Personalmente non ho mai creduto in questa ipocrisia funeraria, per la quale sono stati tutti uomini grandi ed incompresi dai loro contemporanei: la liturgia del “coccodrillo” mi ha sempre fatto un po’ schifo. Dico subito che, sul piano politico –e quindi storico- dò un giudizio prevalentemente negativo della sua opera e dell’eredità che lascia.
Il personaggio ha meriti e non piccoli, come le battaglia per il divorzio, per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, e più in generale per i diritti civili, per la legalizzazione della cannabis, la denuncia della degenerazione partitocratica ecc. di cui gli va dato atto lealmente.
Ma ha avuto anche colpe somme come il sostegno all’ondata neo liberista, la banalizzazione della politica ridotta a celebrazione del leader (di cui fu il primo assertore) ed a virtuosismo comunicativo privo di reali contenuti, l’allineamento servile agli Usa, le disgustose giravolte fra centro sinistra e centro destra, sempre alla ricerca di spazi istituzionali, le ambiguità sul terreno della lotta alla mafia, dove spesso il garantismo sfociava in una sorta di para fiancheggiamento. Altra battaglia ambigua fu quella ecologista, che, se da un lato apriva la strada ad una più matura riflessione sul rapporto fra uomo ed ambiente naturale, dall’altro ebbe una infelice connotazione antindustrialista.
Pannella, ha espresso una visione della democrazia come competizione fra ristrette élites, sostenute da branchi di acritici attivisti, con un sostanziale rifiuto della dimensione strategica della politica, surrogata dalla totale delega all’estro momentaneo del leader (massima negazione del principio di democrazia, tanto diretta quanto rappresentativa) e dalla sua abilità nel manipolare le folle.
Soprattutto, Pannella ha colpe imperdonabili sul piano dell’involuzione costituzionale del paese: a lui (ed a Occhetto e Segni) dobbiamo il colpo di Stato del 1993, quando la fine del sistema elettorale proporzionale ha aperto la strada allo sventramento della Costituzione e, paradossalmente alla definitiva deriva oligarchica del regime: il Parlamento dei nominati ha la sua premessa logica nella battaglia pannelliana per il maggioritario uninominale.
E, con questo, è stato l’alfiere di un ceto politico senza qualità, l’élite senza merito.
Né si può tacere la sua grande disinvoltura sul tema della cd questione morale: fu un gran fustigatore dei costumi, durissimo accusatore delle greppie di regime, ma la sua battaglia contro i fondi neri dell’Eni, a metà anni sessanta ebbe come sbocco la costituzione della Radoil, titolare di due pompe di benzina generosamente concesse da Cefis e che a lungo provvidero alla sopravvivenza del Pr e sua personale.
Quale sia il giudizio che se ne voglia dare, Pannella ha attraversato gran parte del settantennio repubblicano, con una stagione di notevole fortuna fra gli ultimissimi anni sessanta ed i primi novanta.
Un ventennio in cui esercitò un ruolo politico il cui peso fu sempre superiore alle magre percentuali elettorali che raccoglieva (e che mai raggiunsero il 4%, con l’eccezione unica ed effimera delle europee 1999).
Molto di quel che è diventato questo paese oggi, nel bene, ma più ancora nella degenerazione e nella decadenza, è dovuto a Pannella: l’Italia è diventata, in parte per la sua opera, un paese più laico, più moderno, ma anche più cinico, più “americanizzato”, più oligarchico, meno industriale e più povero, diciamolo: più squallido.
Quanto alla sua eredità, quella di cui andare meno orgogliosi è stato il lascito di un ceto politico che ebbe nel Pr la sua culla originaria: i Rutelli, i Giachetti, i Della Vedova, gli Elio Vito, eccetera eccetera eccetera. Giudicate voi.
Un esame storico puntuale e documentato richiederebbe molte pagine che qui ed ora non sono possibili.
L’uomo è stato complesso e tanto celebrarlo con scontati encomi quanto liquidarlo con giudizi sprezzanti sarebbe fargli torto. Si impone un giudizio equilibrato che rimandiamo meno frettolosa occasione ed ambito più consono.
Qui ci basta un giudizio breve e sintetico che vede le ombre prevalere sulle luci, ma che comunque indica in Pannella uno dei grandi protagonisti del settantennio repubblicano.
Aldo Giannuli
Fonte:
http://www.aldogiannuli.itLink :
http://www.aldogiannuli.it/morte-marco-pannella/http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=16481