Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 18
Nell’Ottobre 1941 la 7a Armata, sotto il comando di Kirill Mereckov, dopo tre mesi di battaglie e ritirate, fermò i Finlandesi, rinforzati da truppe tedesche sul Fiume Svir’, sul lato orientale del Lago Ladoga, non permettendogli di unirsi con le truppe tedesche e chiudere completamente l’accerchiamento di Leningrado. I piani del comando tedesco vennero mandati a monte. Ai Finlandesi e ai Tedeschi non fu permesso di arrivare a Vologda dalla riva del Lago Onega.
Le truppe tedesche non erano riuscite a distruggere l’Armata Rossa e conquistare Leningrado, ma i Tedeschi erano vicini. Così, la connessione via terra della città di Leningrado e del Fronte di Leningrado col paese venne interrotta. Il rifornimento attraverso il Lago Ladoga venne complicato dal fatto che un gruppo di truppe tedesche aveva attraversato il Fiume Volchov, tagliato la ferrovia Tichvin-Volchov, e l’8 Novembre 1941 aveva catturato Tichvin.
A Leningrado c’era la carestia. Le razioni di pane, che in media ammontavano a circa 800 grammi al giorno, stavano rapidamente calando. L’1 Ottobre le razioni di pane scesero per la terza volta: gli operai e gli ingegneri ricevevano 400 grammi di pane al giorno, gli impiegati civili, i dipendenti e i bambini – oltre 200 grammi. Il 20 Novembre (5a riduzione) agli operai vennero dati 250 grammi di pane al giorno. A tutti gli altri – 125 grammi. La gente malata e debole cominciò a morire di fame e di freddo dato che il cibo consegnato non soddisfaceva i bisogni dei residenti della città, nonostante un significativo numero di cittadini evacuati.
Solo da Leningrado venne evacuata più della metà della popolazione prebellica – che ammontava a 1,7 milioni di persone. Ma il rifornimento della città attraverso il Lago Ladoga venne relativamente interrotto per un po’ di tempo dalle truppe tedesche. Il 9 Dicembre le nostre truppe liberarono Tichvin e cacciarono i Tedeschi oltre il Fiume Volchov, inviando treni alla stazione della metropolitana Vojbokalo. Un flusso continuo di traffico affluì a Leningrado. Dal 25 Dicembre 1941 le quantità di prodotti cominciarono ad aumentare.
Alla fine di Dicembre, le truppe dell’Armata Rossa occupavano diverse teste di ponte sulla riva sinistra del fiume. Come risultato dell’operazione offensiva a Tichvin le truppe sovietiche avanzarono di 100-200 chilometri e liberarono un ampio territorio.

L’operazione militare condotta con successo permise ai ferrovieri alla fine di Gennaio del 1942 di costruire linee ferroviarie supplementari per il Lago Ladoga, e i carichi dei vagoni cominciarono ad essere scaricati direttamente nei cassoni dei camion che rimanevano in attesa sul lago ghiacciato. Più avanti, i beni venivano consegnati a Leningrado, il che permise di migliorare significativamente gli standard nutritivi dei residenti e dei soldati del Fronte di Leningrado, così come di migliorare i rifornimenti di armi e munizioni alle truppe.
Dal Febbraio 1942 cominciò il rifornimento alla città di cibo in quantità adeguata e durò fino alla rottura dell’accerchiamento.
Vasilevskij scrisse riguardo al flusso continuo giorno e notte verso Leningrado di auto cariche di cibo, medicine, carburante, equipaggiamento, munizioni e dei viaggi di ritorno che portavano via donne, bambini, anziani, malati e feriti.
Kirill Mereckov notò che anche prima del disgelo di primavera (primavera del 1942) sul Lago Ladoga a Leningrado vennero consegnate più di 300.000 tonnellate di vari carichi, e circa 500.000 persone bisognose di cure e terapie vennero evacuate.
La navigazione dei carichi continuò ad essere assicurata dai trasporti navali della Compagnia di Spedizioni del Fiume Nordoccidentale e dalle navi della Flottiglia Militare del Ladoga.
Secondo la mia opinione, il contributo fluviale al rifornimento della città e del Fronte di Leningrado è sottovalutato. Come gli autisti delle automobili d’inverno, durante il disgelo i marinai portarono giorno e notte beni a Leningrado ed evacuarono persone, e anche dopo il 1942.
Nei filmati dei documentari su Leningrado, in particolare nel film La Guerra Sconosciuta, le persone che partono per il fronte, lavorano nella fabbriche e puliscono nella primavera del 1942 le strade della città non sembrano così macilente come, per esempio, i prigionieri dei campi di concentramento tedeschi.
Alcune persone vogliono far apparire la Città Eroina di Leningrado come il campo di concentramento di Leningrado. La tendenza a trasformare gli eroi Sovietici in vittime si può vedere in tutti i documenti liberali, e il numero delle vittime del blocco di Leningrado, pubblicato dai media, cresce anno dopo anno. In realtà la città lavorò, combatté, i bambini andarono a scuola, i teatri e i cinema continuarono a funzionare.
Leningrado era difesa dai fronti del Volchov e di Leningrado. Il Fronte di Leningrado era circondato; il Fronte del Volchov era sull’anello esterno del blocco e si allungava per 250 chilometri lungo il Fiume Volchov. Il Fronte del Volchov stava facendo a pezzi le truppe di Hitler, che erano state lanciate su Leningrado e alle quali non era stata data la possibilità di unirsi alle forze finlandesi, che vennero fermate a nord del Fiume Svir’.
A questo proposito, l’assediata Leningrado non può essere considerata isolata dal Fronte di Leningrado; il Fronte poteva essere raggiunta via tram. Leningrado e il Fronte di Leningrado combatterono insieme e formarono un’unica fortezza.
Dopo l’evacuazione e sul fronte di Leningrado il numero dei residenti di Leningrado diminuì, ma questi non morirono di fame. Combattenti, comandanti e miliziani del Fronte di Leningrado sono seppelliti insieme ai residenti morti e deceduti nei cimiteri di Leningrado.
Considerare Leningrado isolata dal Fronte di Leningrado significa errare deliberatamente e arrivare ad una conclusione non vera.

Le nostre truppe eseguirono tre operazioni per rompere l’accerchiamento, ma solo l’ultima fu un successo. Nel periodo dal 7 Gennaio al 30 Aprile 1942 le forze del Fronte del Volchov e della 54a Armata del Fronte di Leningrado iniziarono l’offensiva di Ljuban’ con lo scopo di liberare Leningrado, ma non riuscirono a far sloggiare i Tedeschi dal Lago Ladoga.
Solo 25 chilometri separavano le truppe dei fronti di Leningrado e del Volchov. Per rompere l’assedio, queste truppe dovevano incontrarsi. E il 19 Agosto 1942 le truppe del Fronte di Leningrado, e il 27 Agosto le truppe del Fronte del Volchov, con l’assistenza delle forze della Flotta del Baltico e della flottiglia militare del Ladoga, partirono all’offensiva dirette le une verso le altre. Cominciò l’offensiva verso Sinjavino, anch’essa con lo scopo di liberare Leningrado. Le nostre truppe erano fiduciose della vittoria.
Mereckov scrisse: “I piani per attaccare le truppe nelle direzioni prescelte ci davano più del triplo della superiorità numerica sul nemico in termini di uomini, il quadruplo dei carri armati, il doppio di artiglieria e mortai. Questo è quello che pensavamo, essendo ignari dell’arrivo della divisione di von Manstein da sud”.
Dato che le divisioni di von Manstein avevano incontrato la vittoria nei pressi di Sebastopoli, arrivarono da lì per l’assalto a Leningrado. Ma non riuscirono a prendere Leningrado assalendola. L’offensiva delle nostre truppe distrusse il nuovo attacco tedesco preparato su Leningrado. Erich von Manstein scrisse: “E invece del pianificato assalto a Leningrado la battaglia si sviluppò a sud del Lago Ladoga”.
Delineando gli eventi dell’offensiva su Sinjavino, la maggior parte degli storici citano la descrizione di von Manstein. Ma fu Mereckov e non von Manstein che la descrisse in modo chiaro e onesto. Scrisse riguardo ai risultati di questa operazione: “La massa delle truppe concluse la loro partenza verso la riva orientale all’alba del 29 Settembre. Le unità rimanenti si ritirarono la notte del 30 Settembre. Il combattimento si era fermato. Le nostre truppe e quelle nemiche tornarono nei pressi delle vecchie posizioni. I duelli d’artiglieria e i raid reciproci dell’aviazione continuarono come per inerzia per alcuni giorni, ma non furono intraprese azioni offensive”.
Né il comandante del Fronte del Volchov Kirill Mereckov, né il Capo dello Stato Maggiore Generale Aleksandr Vasilevskij menzionano truppe tedesche o alleate nel territorio dell’offensiva su Sinjavino. Il Gruppo Operativo Neva continuò a combattere fino al 6 Ottobre. Il comando Nazista fece molti sforzi per far oltrepassare alle truppe il Fiume Neva, ma i coraggiosi soldati del Fronte di Leningrado, grazie al coraggio dei militi che spararono al di là del fiume con l’artiglieria, riuscirono a resistere su due piccole teste di ponte. Quella fu la fine dell’offensiva su Sinjavino. I fronti del Volchov e di Leningrado non riuscirono a rompere l’assedio di Leningrado. Comunque, i calcoli del comando di Hitler per assaltare Leningrado furono un completo fallimento.
La canzone “Il Canto da Osteria del Fronte del Volchov” ha un verso che parla dell’offensiva su Sinjavino: “Sarete glorificati in eterno nelle leggende, sotto una grandine di fuoco di mitragliatrice, spingiamo le nostre baionette sulle alture di Sinjavino, i nostri reggimenti combatterono a Mga”.
Le perdite di truppe tedesche, uccise o prese prigioniere, ammontarono a circa 60.000 uomini, e in termini di macchinari – a 260 aerei, 200 carri armati, 600 cannoni e mortai. Secondo le testimonianze dei prigionieri, nella maggioranza delle divisioni erano rimasti nei ranghi solo 20 uomini. “È tre volte meglio visitare Sebastopoli che rimanere qui”, – dissero i prigionieri. Combattenti e comandanti dell’Armata Rossa contrattaccarono e le due importanti offensive protessero gli abitanti della città assediata. Leningrado continuò a vivere, combattere e lavorare.
I beni continuarono ad essere forniti a Leningrado per tutto il giorno attraverso un flusso continuo via treno e poi su strada o trasporto fluviale (a seconda del periodo dell’anno) 25 chilometri attraverso il Lago Ladoga.
I rifornimenti non raggiunsero solo la città ma anche l’intero Fronte di Leningrado con armi, proiettili, bombe, munizioni, pezzi di ricambio e cibo. Al viaggio di ritorno i vagoni ferrovieri e le barche trasportavano persone, e, dall’estate del 1942, prodotti fabbricati dalle imprese di Leningrado.
Bisogna notare che il livello di rischio sulla strada intorno al lago sia d’inverno che d’estate venne esagerato: il percorso non era più lungo di 25 chilometri ed era protetto dalle forze aeree e terrestri. Ovviamente ci furono perdite, ma comparata al numero di beni consegnati, sono insignificanti.
“D’estate Leningrado ricevette le prime tonnellate di carburante liquido con l’oleodotto lungo 25 Km, costruito sul fondo del Lago Ladoga per rifornire la città e il fronte. Poi su un cavo subacqueo cominciò a scorrere la corrente, ripristinando parzialmente la stazione idroelettrica del Volchov. Questo permise ad alcune imprese di riprendere la fabbricazione di prodotti militari”, – specifica Kirill Mereckov.
Così. nel 1941-1942, l’Esercito e il governo fecero tutto il possibile per rifornire la città e il Fronte di Leningrado, proteggere i residenti di Leningrado e rompere il blocco via terra.
Il 28 Dicembre, il Comando Supremo adottò il terzo piano d’operazioni per rompere il blocco e gli assegnò il nome “Iskra” [Scintilla in Russo, NdT]. “L’idea di questa operazione era assicurare i contrattacchi su due fronti -quelli di Leningrado e del Volchov- sconfiggere il gruppo nemico sul perimetro Šlissel’burg-Sinjavino, rompere il blocco e ripristinare i collegamenti terrestri di Leningrado con le parti centrali del paese.
Le nostre truppe nei pressi di Leningrado dovevano combattere in condizioni difficili: d’estate, un enorme numero di zanzare non dava riposo ai soldati giorno e notte, d’inverno c’erano cumuli di neve e gelo intenso. Tutto questo intorno a foreste e paludi, nelle quali era difficile muoversi, per non parlare dello spostamento di veicoli, pezzi d’artiglieria, carri armati e altro equipaggiamento.
Dopo un’attenta considerazione di tutte le opzioni venne deciso di sfondare attraverso le fortificazioni tedesche leggermente a nord del luogo dove tentammo di sfondare il blocco dal 19 Agosto al 10 Ottobre 1942 mentre conducevamo l’offensiva su Sinjavino. Quest’area era la più ostica a causa della presenza di fortificazioni nemiche estremamente potenti, ma anche la meno estesa. Dovevamo conquistare una striscia di 12 chilometri tra Šlissel’burg e Limes, oppure di nove chilometri per ognuno dei nostri due fronti”, – scrisse Kirill Mereckov.
Il fronte di Leningrado doveva effettuare un contrattacco solo nel luogo vicino alle truppe del Fronte del Volchov. Non c’erano forze sufficienti per un’operazione più profonda sul Fronte di Leningrado, dato che tutti i rifornimenti per il fronte e la città venivano trasportati sulla Strada della Vita, ovvero sul ghiaccio del Lago Ladoga.

I Tedeschi cercarono di interrompere la Strada della Vita, ma le Isole Secche erano divise. A causa della posizione del fronte di Leningrado e della difficoltà di muovere l’equipaggiamento in un’area paludosa, i Sovietici dovettero pianificare l’attacco all’area Šlissel’burg-Sinjavino fortificata dai Tedeschi. La densità di truppe tedesche in quest’area superava del doppio il numero teorizzato nei loro documenti.
Ma lo Stavka [Il comando supremo Sovietico, NdT] poteva mettere a disposizione per ogni chilometro di fronte, in media, 160 cannoni e mortai. Questo permise alle nostre truppe di creare una densità di fuoco estremamente alta, sufficiente per distruggere le fortificazioni tedesche. Tutta l’aviazione della 14a Armata Aerea del Maggior Generale Ivan Žuravlev sulla linea del fronte venne ridispiegata sul sito dell’avanzata. L’operazione coinvolse anche l’Aviazione a Lungo Raggio del Colonnello Generale Aleksandr Golovanov. La Flotta del Baltico e la Flottiglia Militare del Ladoga appoggiarono l’offensiva delle nostre truppe.
Il 12 Gennaio 1943 cominciò il bombardamento preparatorio di aviazione e artiglieria. La nostra artiglieria distrusse le linee tedesche per circa due ore. Decine di tonnellate di metallo lanciate contro il nemico distrussero le posizioni tedesche e ridussero al silenzio le loro svariate postazioni d’artiglieria. Le nostre truppe andarono all’offensiva.
La resistenza maggiore del nemico avvenne nell’area del Bosco Rotondo. Ci furono combattimenti per tutto il giorno, che si trasformavano ripetutamente in corpo a corpo. Alla sera venne preso il suddetto nodo di resistenza. La 327a Divisione, dopo questa impresa perfetta, divenne una divisione della Guardia. Il 13 e il 14 Gennaio Lipki e l’Insediamento Operaio No. 8 vennero isolati e conquistati. Tutti i tentativi delle nuove truppe tedesche di raggiungere Mga non ebbero successo.
Rimanevano solo da superare i due chilometri più fortificati sui fronti per poter rompere il blocco. E furono oltrepassati. Il 18 Gennaio 1943 le truppe dei fronti del Volchov e di Leningrado si incontrarono. L’assedio di Leningrado, che durò 500 giorni e notti (1 anno, 4 mesi e 10 giorni), venne spezzato; i collegamenti via terra della città col paese vennero ripristinati.
Sono i milioni di atti eroici del popolo Sovietico sul fronte e nelle retrovie che ci hanno dato la vittoria. La storia della Grande Guerra Patriottica [Così i Russi chiamano la Seconda Guerra Mondiale, NdT] è piena di grandi esempi di dimostrazioni di massa di eroismo. Nessun paese e nessun esercito del mondo hanno conosciuto un tale eroismo.
“Quando le unità dei fronti del Volchov e di Leningrado si diressero verso sud a fine Gennaio del 1943, occupando posizioni lungo il fronte di Sinjavino, le retrovie erano già in pieno movimento: nel corridoio a nord di Sinjavino stava venendo costruita una ferrovia per Leningrado. Le truppe in avanzata si mossero davanti alle squadre di ferrovieri. Arrivarono in aiuto alla popolazione locale, e alcune unità militari dai fronti vennero assegnate alla costruzione dei binari… Venne costruito sulla Neva un ponte temporaneo di tronchi ghiacciati, che connetteva un ramo dei binari dal Fiume Černaja al villaggio chiamato Morozov.
Già il 2 Febbraio, appena i vagoni riparati vennero posizionati e messi in sicurezza sull’ultima rotaia, venne superato un test strutturale, e dopo quattro giorni i treni merci si affrettarono in successione sulla linea di 36 chilometri. La Strada per la Vittoria [Il percorso ferroviario che sostituì la Strada della Vita sul Lago Ladoga, NdT] fu il risultato di due settimane di lavoro eroico che diede ottimi risultati”, – scrisse il comandante del Fronte del Volchov Kirill Mereckov. Parallele alle linee ferroviarie c’erano le strade rotabili.
I Tedeschi cominciarono a bombardare le ferrovie costruite, ma venne costruita un’altra diramazione verso un’altra linea ferroviaria in un posto più sicuro, e con l’artiglieria pesante di entrambi i fronti e cannoni portati a terra dalle navi della Flotta del Baltico, i Sovietici distrussero una batteria tedesca, e i cannoni nemici vennero ridotti al silenzio.
Per quasi 12 mesi il coinvolgimento delle truppe del fronte nel combattimento divenne più o meno intenso, in direzione della stazione di Mga, nel tentativo di espandere la fascia di territorio liberato e non permettere ai Tedeschi di riprendersi il terreno già conquistato. Ma le nostre armate non avevano le forze sufficienti per sfondare le difese tedesche. E lo Stavka non poteva assegnare truppe aggiuntive perché le riserve principali erano rimaste a Stalingrado e Kursk, che decisero il destino della guerra.
Dopo aver rotto l’assedio con la battaglia del 18 Gennaio 1943, l’artiglieria e gli aerei Sovietici tormentarono i Tedeschi. Aleksandr Golovanov scrisse che le truppe tedesche nell’area di Sinjavino vennero bombardate da grandi gruppi di aerei ammassati, cosa che diede risultati più visibili. Perciò, in undici raid sull’area solo 1299 bombardieri a lungo raggio parteciparono. L’aviazione del fronte bombardò massicciamente le truppe tedesche.
Si sa che durante l’attacco a Leningrado, l’assedio della città e la ritirata, non solo le nostre, ma anche le unità militari tedesche subirono enormi perdite. Ma i nostri storici e politici rimangono silenziosi su questo, descrivendo invece come ingiustificate le perdite nei pressi di Leningrado.
Alcuni scrivono perfino che non c’era bisogno di proteggere la città, e che era necessario cederla al nemico, così i residenti di Leningrado avrebbero evitato la fame e i soldati – sanguinosi combattimenti. La gente scrive e parla di questo, sapendo che Hitler promise di distruggere tutti gli abitanti di Leningrado.
Penso che capiscano che la caduta di Leningrado avrebbe significato la distruzione di un gran numero della popolazione della parte nordoccidentale dell’URSS e la perdita di enormi quantità di beni materiali e culturali.
Inoltre, le truppe tedesche e finlandesi che in seguito si sarebbero rese disponibili avrebbero potuto essere schierate verso Mosca e in altre parti del fronte Tedesco-Sovietico, e a loro volta avrebbero potuto portare alla vittoria della Germania e alla distruzione dell’intera popolazione della parte europea dell’Unione Sovietica.
Solo quelli che odiano la Russia si rammaricano del fatto che Leningrado non sia stata ceduta al nemico. Hitler stava per prendere Leningrado in quattro settimane, il 21 Luglio 1941, e liberare truppe da inviare all’assalto di Mosca, ma nel Gennaio 1944 non era ancora riuscito a prendere la città.
Hitler ordinò di offrire la resa della città affinché le truppe tedesche non conquistassero e cancellassero la città dalla faccia della terra, ma in realtà, nel Gennaio 1944, le divisioni tedesche stazionate nei pressi di Leningrado vennero cancellate dalla faccia della terra dalle truppe dei fronti del Volchov e di Leningrado.
Hitler affermò che Leningrado sarebbe stata la prima città importante catturata dai Tedeschi in Unione Sovietica, e non risparmiò sforzi per la sua cattura, ma non considerò il fatto che non stava combattendo in Europa ma nella Russia Sovietica. Non mise in conto il coraggio di Lenigrado e la forza delle nostre armi.
FonteFonte inglese