Rifiuti: un business da oltre 34 miliardi di euro
di Alberto Zolezzi, M5S, Componente Commissione Ambiente Camera - Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti
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Rifiuti: un business da oltre 34 miliardi di euro (10 per i rifiuti urbani e 24 per i rifiuti delle attività produttive, speciali), con una spesa procapite nazionale per la gestione RSU di 167,8 euro per abitante.
Il Movimento 5 Stelle ha compiuto il primo studio organico sul costo della gestione dei rifiuti nelle città mettendo a confronto le tariffe pagate da 22 milioni di cittadini e portando alla luce una filiera patologica che vede i rifiuti organici andarsene in giro per il Paese, dalla Campania al Veneto, dal Lazio alla Lombardia.
Eppure la soluzione meno costosa e più sostenibile ci sarebbe, e sarebbe a portata di mano, creando anche posti di lavoro: con piccoli impianti comunali elettromeccanici e con una forte spinta al compostaggio domestico e di comunità, si potrebbe ad esempio creare un quantitativo abbondante di compost prezioso per i campi. La filiera lunga invece deresponsabilizza tutti gli attori.
Secondo lo studio, quando c’è un inceneritore i costi per le utenze domestiche schizzano del del 15%, il 10% in più per l'utenza non domestica. Stiamo parlando di oltre 1 miliardo di euro! E gli incentivi all'incenerimento nel 2015 ci sono costati ben 585 milioni di euro (dati GSE).
Il piano del Governo di realizzare almeno 10 nuovi inceneritori potrebbe portare al collasso economico. Tra l’altro si moltiplicano i casi di outing in cui i gestori degli inceneritori stimano le perdite milionarie: Acerra 46 milioni in 20 anni, Ospitaletto 3 milioni annui.
Un business plan reale degli impianti di recupero energetico da rifiuti allontanerebbe queste pericolose avventure ambientali che non stanno in piedi neppure con incentivi.
Un capitolo a parte merita la gestione dei rifiuti da parte degli enti locali. Ebbene, quando il gestore è privato o misto, il costo per abitante si aggira intorno ai 185 euro in caso di utenza domestica, 1170 per quella non domestica.
Ma cosa succede quando il gestore è pubblico? Cioè quando la società è gestita dal Comune? Il costo per abitante si riduce a 165 euro, 175 per l’utenza domestica, 1090 per la non domestica.
In pratica la gestione pubblica fa risparmiare il 7% alle utenze non domestiche, il 6% per utenza domestica, il 9% per abitante.
Unendo vari fattori, come la gestione pubblica e un bacino adeguato, si arriva al virtuosismo di Contarina, con 111 euro procapite e a Treviso, con risparmi del 62% procapite sulla gestione privata media, dell'11% sull'utenza domestica, del 48% sull'utenza non domestica.
Prendiamo esempio dai nostri vicini: in Germania metà della popolazione si avvale di un sistema di raccolta pubblico, che garantisce un costo procapite di 50 euro a tonnellata. Grazie al "vuoto a rendere" per gli imballaggi in PET, i comuni guadagnano sulla raccolta della carta e non esistono incentivi all'incenerimento dei rifiuti. Invece in Italia le regioni con più inceneritori (Emilia Romagna 8 e Toscana 5) sono quelle con la più elevata produzione di rifiuti, l'Emilia ha solo l'1% di comuni ricicloni: questo vuol dire che la presenza di grandi impianti complessi è legata a doppio filo a una filiera patologica, con un evidente conflitto d'interessi.
Ricordiamo che se la filiera dei rifiuti mirasse al recupero di materia, potrebbe portare a 195mila nuovi posti di lavoro mentre in Italia oggi solo 68mila persone lavorano nel settore. Questa è la vera rivoluzione green… altro che i vuoti e ipotetici green act del governo. Il cambiamento è a portata di mano. E solo il M5S, libero dalle pressioni e dalle lobbies può portarlo a compimento.
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Dopo il salvabanchieri arriva il #PrelievoForzoso
di MoVimento 5 Stelle Parlamento
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Ecco un’altra amara sorpresa per i correntisti di alcune tra le maggiori banche italiane. Il decreto ‘salva-banchieri’ di novembre non lo stanno pagando soltanto i risparmiatori dei quattro istituti risoluti, ma anche i clienti degli intermediari che sono andati in soccorso del governo, scattando sull’attenti all’ordine di Bankitalia. Gli aumenti dei balzelli sui conti di Unicredit, Ubi o Banco popolare rappresentano un taglieggio inaccettabile e vergognoso: un prelievo forzoso sfacciato!
Gli istituti di credito sono sempre bravi a camuffare nuovi costi e a mettere le mani nelle tasche dei loro correntisti. Il M5S, assieme a meritorie associazioni dei consumatori come Adusbef, deve tenere gli occhi aperti e sorvegliare nell’interesse dei risparmiatori. Avevamo già previsto con grande anticipo che le banche avrebbero rincarato le tariffe di gestione dei conti. Sapevamo che sarebbe potuto accadere di fronte all’insostenibilità dell’operazione "salva-banchieri" che sta generando un buco di almeno un miliardo di euro nel neonato fondo di risoluzione di Bankitalia.
Ora vedremo cosa accadrà con Mps. Già si prepara un’altra fregatura. Di sicuro, con il decreto di novembre, siamo di fronte all’ennesimo caso in cui una scelta del governo in favore dei banchieri, tra cui il papà del ministro Boschi, finisce per colpire, immancabilmente, i comuni cittadini.
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L'Italia è degli italiani non di Napolitano
Foto: Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio dopo l incontro al Quirinale con Napolitanodi Beppe Grillo
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Napolitano sta trascinando l'Italia nel baratro. Non ha nessun mandato elettorale, nessuna legittimazione popolare, eppure il bis presidente detta legge su tutto. Il premier si limita ad eseguire. La riforma costituzionale è sua e decide lui la linea che il governo deve tenere e lo ribadisce ogni giorno con tutte le sue forze.
La legge elettorale deve essere cambiata perché lui ha deciso che così deve essere per impedire che il Movimento 5 Stelle vada al governo. L'economia del Paese è soffocata dai vincoli dell'Unione, dall'euro e dall'assenza di sovranità che lui ha garantito ai burocrati europei. I premier passano, Napolitano resta.
Lui ha messo Monti, Letta e Renzi per perseguire senza soluzione di continuità la politica di austerità che ha devastato l'Italia, togliendo al popolo la possibilità di scegliere e senza aver dato al MoVimento 5 Stelle la possibilità di governare dopo le elezioni del 2013 nonostante le avesse vinte con più di 9 milioni di voti. Ora vuol far passare la svolta autoritaria della schiforma costituzionale per spodestare definitivamente il popolo del suo potere.
Napolitano ha la responsabilità più grande dello sfacelo attuale. Quando lo incontrai con Gianroberto ci sembrò un vecchio normale, fu un abbaglio. Se avesse un briciolo di dignità dovrebbe dimettersi dalla carica di senatore a vita e andare a dar da mangiare ai piccioni al Pincio. L'Italia è degli italiani, non di Napolitano.
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