02/10/2016, 11:17
Briatore: 'Bisognerebbe privatizzare ospedali e scuole. Al referendum voto Sì'
Flavio Briatore a 'Matrix' spiega la sua visione economica, racconta delle sue aziende e rivela che al referendum costituzionale voterà Sì
Intervenuto come ospite alla trasmissione Tv Matrix su Canale 5, l'imprenditore Flavio Briatore è stato intervistato dal conduttore Gianluca Porro ed ha spiegato la sua visione riguardo a diverse questioni economiche.
"Dovremmo privatizzare gli ospedali e le scuole, così inizierebbero a funzionare"
"Su ricchezza e povertà è il mercato che decide chi ha e chi non ha. Dovrebbe essere lo Stato a provvedere a chi è in difficoltà, magari alzando le pensioni e aiutando chi ha lavorato più di trent'anni. Gli imprenditori spesso vengono disegnati come i nemici della gente, ma ricordiamo che quando uno è benestante potrebbe anche andare in giro a divertirsi, mentre invece spesso preferisce continuare a investire correndo rischi e lo facciamo perché abbiamo anche la possibilità di creare posti di #Lavoro. Iniziamo a privatizzare gli ospedali e le scuole e vedrete che gli ospedali e le scuole inizierebbero a funzionare. Chi se li potrebbe permettere? Tutti, perché adesso viviamo negli sprechi che in quel caso non ci sarebbero."
"Le mie aziende aiutano i bambini in Africa. Ho 2300 dipendenti nel mondo"
"Le mie aziende in Africa aiutano centinaia di bambini orfani, alcuni stati ci impongono di pagare l'8% alla popolazione per orfanotrofi, scuole e ospedali. A Dubai io do lavoro a 300 italiani su un totale di 450 lavoratori, sommandoli a quelli al Billionaire in Sardegna, quelli del Twiga a Forte dei Marmi e a quelli in Kenya ci sono alle mie dipendenze circa 2300 persone. Un cameriere di alto livello del Twiga guadagna 2500 euro al mese e può prendere mance per 4000 euro la settimana, anche se è un lavoro stagionale. Quando le aziende funzionano è giusto reinvestire, quando non vanno è bene è necessario reinvestire capitali al fine anche di non licenziare. Due anni fa il Billionaire ha perso 600 mila euro in una stagione, ma noi abbiamo fatto un aumento di capitale e abbiamo salvato la situazione e i posti di lavoro. Ho piene le scatole dei radical chic di sinistra buoni solo a criticare, che non sanno fare impresa e non sanno lavorare, e poi criticano invece chi fa davvero. L'Italia dovrebbe investire seriamente sul turismo."
"Al referendum costituzionale voterò Sì"
"Sul #referendum costituzionale voterò Sì perché c'è un programma sul turismo molto forte da parte del Premier Renzi e mi auguro che vinca anche le prossime elezioni. Se uno fa, non dobbiamo guardare se sta a destra o a sinistra. Non ho paura dei comunisti, ma comunque #Renzi non è certo il prototipo del comunista."
02/10/2016, 11:59
02/10/2016, 12:05
TheApologist ha scritto:Su una cosa ha ragione questo st****, "Renzi non é certo il prototipo del comunista".
02/10/2016, 12:20
02/10/2016, 14:22
mik.300 ha scritto:http://fattieavvenimenti.altervista.org/la-prova-inconfutabile-la-nuova-costituzione-stata-voluta-dalla-banca-jp-morgan/
Attenzione a questo passaggio: “Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”.
Quindi, per colpa delle idee socialiste inserite nelle nostre costituzioni, secondo Jp Morgan, non si riescono ad applicare le necessarie misure di austerity. “I sistemi politici e costituzionali presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche.
cioè fatemi capire
sotto il fascismo era meglio?
e tutta sta cosa sulla democrazia e i diritti umani,
ecc.??
quando si fanno le cose che dicono loro
si è democratici
altrimenti no..
scommettiamo?
02/10/2016, 18:35
mik.300 ha scritto:http://fattieavvenimenti.altervista.org/la-prova-inconfutabile-la-nuova-costituzione-stata-voluta-dalla-banca-jp-morgan/
Attenzione a questo passaggio: “Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”.
Quindi, per colpa delle idee socialiste inserite nelle nostre costituzioni, secondo Jp Morgan, non si riescono ad applicare le necessarie misure di austerity. “I sistemi politici e costituzionali presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche.
cioè fatemi capire
sotto il fascismo era meglio?
e tutta sta cosa sulla democrazia e i diritti umani,
ecc.??
quando si fanno le cose che dicono loro
si è democratici
altrimenti no..
scommettiamo?
02/10/2016, 20:44
03/10/2016, 08:52
03/10/2016, 11:43
Plutone77 ha scritto:Briatore: 'Bisognerebbe privatizzare ospedali e scuole. Al referendum voto Sì'
Flavio Briatore a 'Matrix' spiega la sua visione economica, racconta delle sue aziende e rivela che al referendum costituzionale voterà Sì
Intervenuto come ospite alla trasmissione Tv Matrix su Canale 5, l'imprenditore Flavio Briatore è stato intervistato dal conduttore Gianluca Porro ed ha spiegato la sua visione riguardo a diverse questioni economiche.
"Dovremmo privatizzare gli ospedali e le scuole, così inizierebbero a funzionare"
"Su ricchezza e povertà è il mercato che decide chi ha e chi non ha. Dovrebbe essere lo Stato a provvedere a chi è in difficoltà, magari alzando le pensioni e aiutando chi ha lavorato più di trent'anni. Gli imprenditori spesso vengono disegnati come i nemici della gente, ma ricordiamo che quando uno è benestante potrebbe anche andare in giro a divertirsi, mentre invece spesso preferisce continuare a investire correndo rischi e lo facciamo perché abbiamo anche la possibilità di creare posti di #Lavoro. Iniziamo a privatizzare gli ospedali e le scuole e vedrete che gli ospedali e le scuole inizierebbero a funzionare. Chi se li potrebbe permettere? Tutti, perché adesso viviamo negli sprechi che in quel caso non ci sarebbero."
"Le mie aziende aiutano i bambini in Africa. Ho 2300 dipendenti nel mondo"
"Le mie aziende in Africa aiutano centinaia di bambini orfani, alcuni stati ci impongono di pagare l'8% alla popolazione per orfanotrofi, scuole e ospedali. A Dubai io do lavoro a 300 italiani su un totale di 450 lavoratori, sommandoli a quelli al Billionaire in Sardegna, quelli del Twiga a Forte dei Marmi e a quelli in Kenya ci sono alle mie dipendenze circa 2300 persone. Un cameriere di alto livello del Twiga guadagna 2500 euro al mese e può prendere mance per 4000 euro la settimana, anche se è un lavoro stagionale. Quando le aziende funzionano è giusto reinvestire, quando non vanno è bene è necessario reinvestire capitali al fine anche di non licenziare. Due anni fa il Billionaire ha perso 600 mila euro in una stagione, ma noi abbiamo fatto un aumento di capitale e abbiamo salvato la situazione e i posti di lavoro. Ho piene le scatole dei radical chic di sinistra buoni solo a criticare, che non sanno fare impresa e non sanno lavorare, e poi criticano invece chi fa davvero. L'Italia dovrebbe investire seriamente sul turismo."
"Al referendum costituzionale voterò Sì"
"Sul #referendum costituzionale voterò Sì perché c'è un programma sul turismo molto forte da parte del Premier Renzi e mi auguro che vinca anche le prossime elezioni. Se uno fa, non dobbiamo guardare se sta a destra o a sinistra. Non ho paura dei comunisti, ma comunque #Renzi non è certo il prototipo del comunista."
http://it.blastingnews.com/economia/201 ... 51811.html
11/10/2016, 11:11
13/10/2016, 20:18
Abruzzo, appello della Regione: “Cercasi pensionati disposti a tornare a lavorare gratis”
Il limite massimo per inviare la propria candidatura è il 26 ottobre. Occorrerà far sapere, entro quel giorno, che tipo di attività si vorrà poi svolgere all'interno dell'Ufficio di presidenza del governatore D'Alfonso. Un appello analogo era già stato diramato nel 2014. Alcuni pensano che sia un modo per far rientrare dalla finestra della politica regionale personaggi ben noti
Affidamento di incarichi annuali di consulenza, a titolo gratuito, “per l’attività di supporto all’Ufficio di presidenza a personale in quiescenza del settore pubblico e privato che abbia maturato una significativa e qualificata esperienza professionale”. Anche per contribuire “in modo significativo” a migliorarne, “in termini di efficienza ed efficacia, la svolgimento dell’attività di indirizzo, impulso e controllo di competenza”. La Regione Abruzzo cerca pensionati disponibili a tornare al lavoro attivo, e per di più al diretto servizio del governatore Luciano D’Alfonso. Il tutto gratis, salvo eventuali rimborsi spesa. Per la causa della massima istituzione abruzzese, e della Cosa pubblica. Il lavoro, pure quello non retribuito, nobilita l’uomo. Anche dopo i sessant’anni di età.
L’avviso di ricerca del personale agée è comparso sul sito della Regione Abruzzo. Il limite massimo per inviare la propria candidatura è il 26 ottobre. Occorrerà far sapere, entro quel giorno, che tipo di attività si vorrà poi svolgere se cooptati nel robusto, multigenerazionale e pluricontrattuale (tra consulenze, assunti e colleghi non profit) Ufficio di presidenza di D’Alfonso.
Un avviso analogo era già stato diramato nell’ultimo scorcio del 2014. Anche allora fu caccia aperta a pensionati zelanti dal luminoso passato, propensi a rimettersi in gioco a zero euro e per pura passione; sine qua non, in quel caso, avere avuto precisi trascorsi nella pubblica amministrazione. Per non disperdere know-how accumulati nel corso di decenni? Sempre meglio comunque che andarsene ai giardinetti, o a guardare i cantieri. Tra i prescelti, ex direttori generali di Asl ed ex alti dirigenti pubblici. Parole chiave: ex, e gratis. Solo per le attività fuori sede i nominati hanno avuto diritto a vitto, trasporti e alloggio.
Ora i “pozzangheristi” (come li chiama il governatore abruzzese del Pd) sospettano: “E’ un modo per far rientrare dalla finestra della politica regionale personaggi ben noti, smaniosi di un posto al sole, anche se decisamente a buon mercato”. Altri elucubrano: “Come e dove nasce questo senso di D’Alfonso per i pensionati?”. Già rivisto all’opera di recente nella nomina di Giampiero Leombroni, classe 1946, a commissario straordinario dell’Arap, azienda regionale delle attività produttive. Di certo i pensionati non potrebbero essere assunti dall’Ente regionale, che così va a risparmiare. Resta da valutare la loro effettiva indispensabilità e produttività. Da noi contattato, il presidente Luciano D’Alfonso ha fatto sapere di non voler rilasciare commenti.
13/10/2016, 21:54
14/10/2016, 09:48
18/10/2016, 20:11
Dalle province a Equitalia, tutti gli zombie dell’abolizionismo all’italiana
Dall’Ici agli enti provinciali, dal Senato al Cnel: tutto quel che la politica ha provato ad abolire è rimasto vivo, in qualche modo. E costa quasi quanto prima
di Francesco Cancellato
Abolire, abolire, abolire. Ora è il turno di Equitalia, ma sono anni che l’ansia di far fuori quel che non va è diventato il mantra della politica nella penosa transizione tra seconda e terza repubblica. E ogni volta le speranze di semplificare lo Stato o di ridurre la pressione fiscale si infrangono contro la dura realtà. La magia riesce a metà: sparisce il contenitore, rimane il contenuto.
È una storia che inizia quando Silvio Berlusconi decide, con un colpo di teatro, di usare la cancellazione dell’Ici, la tassa sulle abitazioni, per rimontare lo svantaggio contro il suo sfidante Romano Prodi. Era il 2006. Berlusconi perde per un pugno di voti e per l’abolizione dell’Ici bisognerà aspettare il 2008. Peccato che nel corso dei successivi anni sei anni l’Ici riappare diventando Imu,Tari,Tasi, Tares, Taser, Trise, Tuc e Iuc. Risultato? Nel 2015 l’imposta abolita, quella che non doveva esserci più, è costata 49 miliardi di euro agli italiani. Non male, per un fantasma.
Nel 2011, però, ancora non lo sapeva nessuno che sarebbe andata così. E la fregola di abolire, abolire, abolire ancora ribolliva nelle vene dell’opinione pubblica e della classe politica, tecnica per l’occasione. Era il 6 dicembre 2011, il giorno della presentazione del decreto “Salva Italia” e Mario Monti gongolava (a modo suo, s’intende) al pensiero di essere il primo Presidente del Consiglio a eliminare - pardon, riordinare - le Province, accorpandole e rendendole enti di secondo livello. Missione fallita, perché due anni dopo la Consulta decide per l’incostituzionalità dell’abolizione. Ci riprova Matteo Renzi, due anni dopo, il 3 dicembre del 2014, con una riforma-svuotamento-abolizione sostanzialmente analoga, che se vincerà il sì al referendum sarà definitiva. Peccato che le province rimarranno, così come le loro competenze, i loro dipendenti e i loro costi. A saltare sono i politici, e basta. Così, da 10 miliardi che costavano da vive, le non-province che non esistono più oggi ne costano 9,5.
Sono anni che l’ansia di far fuori quel che non va è diventato il mantra della politica nella penosa transizione tra seconda e terza repubblica. E ogni volta le speranze di semplificare lo Stato o di ridurre la pressione fiscale si infrangono contro la dura realtà. La magia riesce a metà: sparisce il contenitore, rimane il contenuto
Nella boutique degli zombie istituzionali, tuttavia, il pezzo grosso è il Senato della Repubblica. Abolito, pure lui, se vincerà il Sì. O meglio, al pari delle province, rimodulato in un ente di secondo livello, nel quale sederanno sindaci e consiglieri regionali. Comunque la pensiate sulla fine del bicameralismo perfetto, non accapigliatevi sui costi, perché nonostante 230 senatori in meno, per di più pagati ciascuno dal loro ente di provenienza, i risparmi saranno risibili. Il nuovo Senato, infatti, costerà solo l’8,8% in meno rispetto a quello attuale. Da 540 milioni di euro all’anno, si passerà a 496. Un risparmio di 48 milioni, cui si sommerà quello del Cnel, che di milioni ne costa 19 e che da cadavere ne costerà poco meno di 9.
E arriviamo finalmente a Equitalia, battezzata Riscossione Spa da Berlusconi nel 2006, ribattezzata da Romano Prodi nel 2007, abolita da Renzi (entro l’anno) con la Legge di Bilancio del 2017. L’ente esattore partecipato da Agenzie delle Entrate e Inps, va in soffitta con un’utile netto di 21,5, nonostante percentuali di recupero di tasse e multe non pagate piuttosto basse, circa il 10% di quel che avrebbe dovuto portare a casa. Non si sa bene chi dovrà sostituirlo: l’ipotesi più accreditata è che l’ente, insieme ai suoi settemila dipendenti, finisca nell’Agenzia delle Entrate. Dove, cambiando organizzazione e metodo, si spera, continuerà a fare il suo mestiere, agli stessi costi o quasi. Il nome siamo riusciti ad abolirlo, il fantasma anche stavota resterà. Statene certi.
18/10/2016, 23:14
Plutone77 ha scritto:
Dalle province a Equitalia, tutti gli zombie dell’abolizionismo all’italiana
Dall’Ici agli enti provinciali, dal Senato al Cnel: tutto quel che la politica ha provato ad abolire è rimasto vivo, in qualche modo. E costa quasi quanto prima
di Francesco Cancellato
Abolire, abolire, abolire. Ora è il turno di Equitalia, ma sono anni che l’ansia di far fuori quel che non va è diventato il mantra della politica nella penosa transizione tra seconda e terza repubblica. E ogni volta le speranze di semplificare lo Stato o di ridurre la pressione fiscale si infrangono contro la dura realtà. La magia riesce a metà: sparisce il contenitore, rimane il contenuto.
È una storia che inizia quando Silvio Berlusconi decide, con un colpo di teatro, di usare la cancellazione dell’Ici, la tassa sulle abitazioni, per rimontare lo svantaggio contro il suo sfidante Romano Prodi. Era il 2006. Berlusconi perde per un pugno di voti e per l’abolizione dell’Ici bisognerà aspettare il 2008. Peccato che nel corso dei successivi anni sei anni l’Ici riappare diventando Imu,Tari,Tasi, Tares, Taser, Trise, Tuc e Iuc. Risultato? Nel 2015 l’imposta abolita, quella che non doveva esserci più, è costata 49 miliardi di euro agli italiani. Non male, per un fantasma.
Nel 2011, però, ancora non lo sapeva nessuno che sarebbe andata così. E la fregola di abolire, abolire, abolire ancora ribolliva nelle vene dell’opinione pubblica e della classe politica, tecnica per l’occasione. Era il 6 dicembre 2011, il giorno della presentazione del decreto “Salva Italia” e Mario Monti gongolava (a modo suo, s’intende) al pensiero di essere il primo Presidente del Consiglio a eliminare - pardon, riordinare - le Province, accorpandole e rendendole enti di secondo livello. Missione fallita, perché due anni dopo la Consulta decide per l’incostituzionalità dell’abolizione. Ci riprova Matteo Renzi, due anni dopo, il 3 dicembre del 2014, con una riforma-svuotamento-abolizione sostanzialmente analoga, che se vincerà il sì al referendum sarà definitiva. Peccato che le province rimarranno, così come le loro competenze, i loro dipendenti e i loro costi. A saltare sono i politici, e basta. Così, da 10 miliardi che costavano da vive, le non-province che non esistono più oggi ne costano 9,5.
Sono anni che l’ansia di far fuori quel che non va è diventato il mantra della politica nella penosa transizione tra seconda e terza repubblica. E ogni volta le speranze di semplificare lo Stato o di ridurre la pressione fiscale si infrangono contro la dura realtà. La magia riesce a metà: sparisce il contenitore, rimane il contenuto
Nella boutique degli zombie istituzionali, tuttavia, il pezzo grosso è il Senato della Repubblica. Abolito, pure lui, se vincerà il Sì. O meglio, al pari delle province, rimodulato in un ente di secondo livello, nel quale sederanno sindaci e consiglieri regionali. Comunque la pensiate sulla fine del bicameralismo perfetto, non accapigliatevi sui costi, perché nonostante 230 senatori in meno, per di più pagati ciascuno dal loro ente di provenienza, i risparmi saranno risibili. Il nuovo Senato, infatti, costerà solo l’8,8% in meno rispetto a quello attuale. Da 540 milioni di euro all’anno, si passerà a 496. Un risparmio di 48 milioni, cui si sommerà quello del Cnel, che di milioni ne costa 19 e che da cadavere ne costerà poco meno di 9.
E arriviamo finalmente a Equitalia, battezzata Riscossione Spa da Berlusconi nel 2006, ribattezzata da Romano Prodi nel 2007, abolita da Renzi (entro l’anno) con la Legge di Bilancio del 2017. L’ente esattore partecipato da Agenzie delle Entrate e Inps, va in soffitta con un’utile netto di 21,5, nonostante percentuali di recupero di tasse e multe non pagate piuttosto basse, circa il 10% di quel che avrebbe dovuto portare a casa. Non si sa bene chi dovrà sostituirlo: l’ipotesi più accreditata è che l’ente, insieme ai suoi settemila dipendenti, finisca nell’Agenzia delle Entrate. Dove, cambiando organizzazione e metodo, si spera, continuerà a fare il suo mestiere, agli stessi costi o quasi. Il nome siamo riusciti ad abolirlo, il fantasma anche stavota resterà. Statene certi.
http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... ali/32110/