«Era spesso nella stanza di Chiara»Le giornate di Sempio a casa Poggi
I verbali del fratello e il nuovo indagato. La mamma di Stasi: verità in frettaNon è vero, come invece sostenuto di recente dalla mamma di Chiara Poggi e dal papà di Andrea Sempio, che quest’ultimo, pur grandissimo amico di Marco, il fratello della 26enne uccisa il 13 agosto 2007, si presentava sì nella villetta del delitto in via Pascoli a Garlasco, paese di diecimila abitanti in provincia di Pavia, ma senza mai entrare. Era stato lo stesso Marco, interrogato nell’ottobre di quell’anno dai carabinieri di Vigevano, a introdurre e a collocare Sempio, ora indagato dalla Procura di Pavia dopo le indagini difensive degli avvocati di Alberto Stasi (svelate a fine dicembre dal Corriere), che sulla base delle analisi del genetista Pasquale Linarello hanno associato, con elevati picchi di corrispondenza, il Dna di Sempio al profilo genetico isolato sulle unghie della vittima. Agli investigatori, Marco Poggi aveva detto che l’oggi 28enne, sempre residente a Garlasco e commesso in un negozio di telefonia all’interno di un centro commerciale, «si portava nella mia abitazione» sia nella primavera che nell’estate del 2007. In quelle circostanze Sempio girava per la casa «e rimanevamo nella saletta della televisione ubicata al piano terra oppure salivamo al primo piano all’interno della camera da letto di Chiara per utilizzare il suo computer».
L’indagine difensiva, che si è avvalsa dell’esperienza di una società di investigazioni di Milano, ha innescato la riapertura del caso dopo la condanna definitiva ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato della ragazza, detenuto nel carcere di Bollate dal dicembre 2015 con sedici anni di pena da scontare. Dell’omicidio di Garlasco adesso si occupa oltre alla Procura di Pavia anche quella di Brescia, che ha ricevuto dalla Procura generale di Milano (dove i legali di Stasi, Fabio Giarda e Giada Bocellari, hanno depositato la richiesta di revisione del processo) il via libera ad esaminare ed eventualmente procedere. Gli avvocati dei Poggi, guidati da Gian Luigi Tizzoni, insistono nel ripetere che un «colpevole già c’è, come sentenziato dalla Cassazione» e hanno manifestato il profondo dispiacere per il coinvolgimento di «una persona estranea ai fatti», ovvero Sempio. Il quale era già stato sentito due volte dai carabinieri, che avevano esaminato a lungo il suo alibi giudicandolo robusto. Eppure il comportamento e il racconto del 28enne, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni mandando avanti il padre con i giornalisti, presenterebbe delle anomalie. A cominciare dalla fermezza con cui aveva escluso di conoscere Chiara. Per continuare con le telefonate fatte sul fisso di casa Poggi il 7 e 8 agosto, nonostante sapesse (si erano incontrati apposta per salutarsi) dell’assenza dall’abitazione di Marco e dei genitori, partiti per le vacanze. Poi c’è lo scontrino, lo scontrino d’un parcheggio a Vigevano la mattina del 13 agosto 2007 (la ragazza fu uccisa tra le 9.12 e le 9.35) che Sempio aveva conservato, peraltro in ottime condizioni, e che spontaneamente, un anno e due mesi dopo il delitto, aveva consegnato agli investigatori per legittimare la sua lontananza da Garlasco, anche se l’attività tecnica sui telefonini e le celle agganciate lo posizionerebbero in paese. Elisabetta, la mamma di Alberto, chiede che i nuovi accertamenti delle Procure di Pavia e di Brescia vengano eseguiti il più in fretta possibile perché «mio figlio, innocente, continua a rimanere in cella». La difesa dei Poggi contesta l’analisi del genetista Linarello che però, nella sua relazione, a proposito dei profili ottenuti da tre dita di Chiara, ha riscontrato la «perfetta sovrapposizione» con il Dna di Sempio, ricavato da un cucchiaino e da una bottiglietta di plastica da lui abbandonati in un luogo pubblico. Rita, la madre di Chiara, ha parlato dell’ennesimo Natale vissuto nel dolore: «Per una volta potevamo passare una giornata tranquilla e non ci è stato consentito neanche quest’anno».
All’epoca Sempio era appena maggiorenne, come il resto della compagnia della quale faceva parte Marco Poggi: non erano soli, nella stanza di Chiara, davanti al pc, in quelle giornate di primavera ed estate 2007. C’era almeno un altro amico, e forse il fratello della vittima aveva condiviso una segreto. Come svelato ai carabinieri di Vigevano era venuto a conoscenza di un presunto video tra gli allora due fidanzati. Chi lo conosce e ha avuto modo di vederlo a più riprese negli ultimi nove anni, racconta di un Andrea Sempio sempre più sulle sue, senza interessi, con scarse frequentazioni, abitudinario e molto «diligente» nell’andare e tornare dall’abitazione al centro commerciale. Il 28enne ha l’identico numero di scarpe (tra il 42 e il 42,5) dell’impronta rinvenuta sul pavimento della villetta ed era abituato a raggiungere via Pascoli in bicicletta, il mezzo al centro dell’inchiesta e dei misteri perché due testimoni avevano ricordato, nelle ore della morte di Chiara e fuori dalla casa, la presenza proprio una bicicletta (da donna). Infatti i genitori e il fratello della vittima, il 4 ottobre 2008, ai carabinieri di Vigevano avevano elencato le poche persone che erano solite recarsi da loro in bicicletta. Quelle persone erano i cognati Ermanno Cappa e Maria Rosa Poggi, papà e mamma delle gemelle Stefania e Paola, e quattro amici di Marco: uno era Sempio.
http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 521a.shtml