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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 04:41 
zakmck ha scritto:
I Nord coreani sono utili agli USA cosi con quella scusa possono piazzare i loro missili in funzione anticinese.

Non mi stupirei se sotto sotto li finanziassero anche in modo occulto.


Concordo.


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Wolframio ha scritto:
Trump dovrà tagliare parecchie cose perchè i miliardi che investirà per rilanciare l'economia non basteranno.
Sarà costretto ad alzare la soglia del debito per non fallire.




Forse è per quello che voleva far pagare al Messico il muro Usa-Messico?
Ma il presidente Peña Nieto lo ha praticamente mandato a fangù.



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नमस्ते

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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 09:33 
Ma secondo te è normale che della gente si riversi così, senza documenti, senza permesso in un'altra nazione? Non lo so io ...... [:305]




ALTA TENSIONE
Usa-Messico, è scontro sul muro: Peña Nieto non vedrà Trump

27 Gennaio 2017



Poco prima dell'incontro tra Donald Trump e un leader straniero, la prima ministra britannica Theresa May, è tensione tra Stati Uniti e Messico. Al centro del dibattito il muro che il nuovo presidente degli Usa ha promesso di costruire alla frontiera con lo Stato vicino. Trump avrebbe dovuto vedere Enrique Peña Nieto a Washington il prossimo martedì, anche per discutere di trattati commerciali come il Nafta (Accordo nordamericano per il libero scambio), ma nel pomeriggio il capo di Stato messicano ha annunciato l'annullamento dell'incontro. Una decisione presa forse anche in seguito alle polemiche ricevute in patria per non aver contestato l'ordine esecutivo firmato ieri dal leader della Casa Bianca, primo passo per la costruzione del muro. "Abbiamo informato la Casa Bianca - ha scritto Peña Nieto su Twitter - che non parteciperò alla riunione di lavoro programmata per il prossimo martedì con il presidente degli Usa". Il Messico, ha aggiunto, "ribadisce la sua volontà di lavorare con gli Stati Uniti per trovare accordi favorevoli a entrambe le nazioni".

Parole che fanno seguito a quelle scritte, sempre su Twitter, dal leader statunitense, che aveva usato il pugno duro contro i vicini. "Se il Messico non è intenzionato a pagare per il muro che è proprio necessario - ha scritto Trump - allora sarebbe meglio cancellare l'incontro". Un attacco che in Messico molti hanno letto come una provocazione.

A cercare di ricucire è stato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, che ha sottolineato l'intenzione degli Usa di cercare "una data per organizzare qualcosa in futuro. Manterremo aperte le linee di comunicazione", visto che trump riconosce una "grande importanza" alle relazioni con il Messico. Sul discorso del muro, Spicer ha ricordato tuttavia che il presidente statunitense "è stato molto chiaro" nelle sue intenzioni di costruirlo e in serata lo stesso portavoce ha fatto sapere che per finanziarlo trump potrebbe imporre una nuova tassa del 20% su tutte le importazioni dal Messico. In un'intervista, ieri il presidente aveva ribadito che sarà il Paese vicino a pagare integralmente il progetto: nelle sue intenzioni, i dollari dei contribuenti statunitensi dovrebbero venire utilizzati per avviare la costruzione, per poi ottenere il rimborso dal Messico in seguito.

Come confermato dal leader repubblicano del Senato Mitch McConnell, il muro costerà tra 12 e 15 miliardi di dollari. A febbraio 2016, in piena campagna elettorale per le primarie, trump disse che costruire il muro sarebbe costato circa 8 miliardi di dollari. Sia questa cifra che la nuova indicata da McConnell sono inferiori a calcoli indipendenti, come quello del gruppo Bernstein, che parla di un costo totale compreso tra 15 e 25 miliardi di dollari.

Sull'annullamento dell'incontro con Peña Nieto è tornato anche lo stesso Trump, durante la conferenza dei membri repubblicani del Congresso, a Philadelphia. "A meno che il Messico non tratti gli Stati Uniti in modo equo, con rispetto", ha detto, l'incontro "sarebbe stato sterile e io voglio un percorrere una strada diversa". In patria molti leader politici messicani hanno parlato di "umiliazione" dopo gli attacchi di Trump. Tensioni di questo tipo tra i due Paesi non si vedevano da tempo. Come ricorda all'agenzia Efe l'analista Rossana Fuentes Berain, "gli ultimi 25 anni hanno mostrato equilibrio e una forma di convivenza reale", come dimostra la firma del Nafta, in vigore dal 1994 tra Messico, Usa e Canada, e che Trump ha già annunciato di voler rinegoziare. Tra i motivi di tensione degli ultimi decenni, il sequestro e l'omicidio in Messico dell'agente della Dea (Dipartimento dell'antidroga) Enrique Camarena, nel 1985, che causò, ricorda l'analista, "la chiusura della frontiera per oltre una settimana".

http://www.iltempo.it/esteri/2017/01/27 ... p-1025240/


Ultima modifica di Ufologo 555 il 27/01/2017, 09:59, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 09:55 
mik.300 ha scritto:
http://www.corriere.it/esteri/17_gennaio_26/trump-porta-faccia-messico-il-presidente-non-vuole-pagare-muro-allora-meglio-che-resti-casa-980835be-e3db-11e6-8b15-ce3a9e075779.shtml

Capitolo tortura

Nel frattempo il Presidente ha riaperto la discussione sulla tortura. In un'intervista alla tv Abc, trasmessa il 25 gennaio, Trump ha detto che «la tortura funziona». L'Associated Press ha pubblicato le indiscrezioni su un provvedimento allo studio che prevederebbe la riattivazione delle prigioni segrete della Cia, i cosiddetti «black sites». Qui i detenuti venivano sottoposti al «waterboarding«: rovesciati su una sedia, bendati e inondati dall'acqua quasi fino al soffocamento.
I portavoce di Trump hanno preso le distanze: non c'è alcun ordine esecutivo del genere in gestazione. Le parole di Trump, però, hanno innescato la polemica. Il senatore repubblicano John McCain è durissimo: il presidente può twittare quello che vuole, ma «il Senato non riporterà la pratica della tortura in questo Paese».
Preoccupazione anche in Gran Bretagna, alla vigilia dell'incontro tra il presidente americano e la premier Theresa May. «Il Regno Unito non giustifica la tortura in nessuna circostanza», dichiara David Davis, ministro per la Brexit, l'uscita del Paese dall'Unione europea.

cioè per ridere un pò..
obama ha fatto di peggio a guantanamo, ecc.
trump dice che a volte la tortura è necessaria,
apriti cielo..
è che gli altri sono sgamati,
dicono una cosa e ne fanno un altra,
così sono sempre puliti..

trump invece fa quello che dice,
dice quello che fa,,
su mccain siamo all'assurdo..
l'arruolatore di al baghdadi e compagnia,
parla di diritti umani..

non tengono vergogna..


x non parlare dell'utilizzo dei droni..
di cui obama ha fatto ampissimo uso..
che da km ammazzano gente non si sa chi..
buoni e cattivi..uno preme un tasto e muore un pò di gente..
uomini donne e bambini..
chi lo sa?
ma lui è per i diritti umani, la libertà,
bla bla, ecc. ecc.
cribbio!!



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 10:02 
La grande sfida di Donald Trump

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27 gennaio 2017ECONOMIA

Meno male che il 45esimo presidente americano si chiama Donald Trump. Un presidente non allevato come i predecessori in un partito, è uno che nella vita ha lavorato, sa come funzionano le cose e, proprio perché non proviene dalla politica, non deve ricambiare favori a nessuno. È per questo motivo che l’establishment lo detesta. Trump ha capito una cosa fondamentale: la politica è una palude da ripulire a fondo e nel discorso inaugurale ha voluto sottolineare che la sua elezione non ha avuto nulla a che vedere con il rituale del trasferimento di potere tra partiti, i soli a prosperare nella palude mentre le fabbriche chiudono e i posti di lavoro evaporano. La sua elezione, ha affermato, è il trasferimento dei poteri al popolo. Parole da abile populista, si dirà, ma è un fatto che Trump oggi esiste per i danni enormi commessi dalla sinistra progressista, il più grave dei quali è aver ignorato la classe lavoratrice. La creazione di posti di lavoro o riportare il lavoro in America, come dice il neo presidente, è la vera, enorme sfida. Perché se fallirà in questo obiettivo difficilmente fra quattro anni sarà rieletto, con il rischio che il Partito Democratico riprenda il sopravvento magari guidato da una Michelle Obama. Nel qual caso, addio per sempre America.

Trump da anni ha compreso che la “narrativa” della crescita economica americana era una bufala e sa bene che il suo Paese si è deindustrializzato dopo decenni di politiche folli che hanno toccato il culmine con Barack Obama. Apple è un’azienda americana ma tutti i componenti della gamma dei suoi prodotti, dall’iPhone all’iPad, dall’iPod al MacBook provengono dall’Asia. Fornitori e subfornitori di aziende come Ford, Chrysler e Tesla Motors sono acquistati al di fuori degli Usa in 60 Paesi, tra cui e in maggior parte in Asia. Da Walmart il più grande retailer statunitense, tra migliaia di merceologie, non si trova un prodotto made in Usa. Lo stesso dicasi facendo lo shopping on-line su Amazon. Purtroppo, insieme ai prodotti, sono espatriate anche le professionalità che li creano, soprattutto quelle ad alta qualificazione.

Dunque Trump è ben consapevole che la supply chain industriale americana è stata trasferita all’estero e, insieme, una parte cospicua del prodotto interno lordo con la conseguenza, tra l’altro, del collasso della base imponibile a livello locale e federale. Nello stesso tempo la riforma sanitaria obamiana, mentre ha ingrassato le compagnie di assicurazione, ha dato un colpo mortale alle piccole e medie aziende. Oggi, quasi 50 milioni di americani vivono di sussidi. La situazione è tragica e Trump ha promesso un’inversione di rotta.

Purtroppo l’inversione di rotta rischia di far infrangere l’America contro un enorme scoglio: il protezionismo. Crede, il neo presidente, di riportare il lavoro a casa scatenando guerre commerciali con i partner e, in particolare, con la seconda potenza mondiale, la Cina, accusata anche di manipolare la sua valuta a danno dell’America? Ma chi nel mondo attuale non manipola la valuta? Non ricorda, “The Donald”, che sono stati proprio gli Stati Uniti a fare scuola in questo campo? Non ricorda che fu proprio un suo famoso predecessore, nel 1971, a violare gli accordi monetari e dare inizio alle guerre e instabilità valutarie? Non è stata la Cina o la cosiddetta globalizzazione ad aver rubato i posti di lavoro all'America. È l’America stessa ad averglieli ceduti in un lento quanto inesorabile e subdolo processo innescato clonando valuta a volontà invece di produrre. Lo scambio Usa-Cina non è stato prodotti americani contro prodotti cinesi, ma debito statunitense contro prodotti cinesi. Non è questa la causa del deficit commerciale permanente americano rispecchiato dai trilioni di riserve accumulate dalla Cina di cui ora questo Paese si sta liberando? Chi stampa denaro per importare invece di produrre per esportare, pagando in tal modo le importazioni, vive al di sopra della propria capacità produttiva e finisce per darla in appalto al partner finanziatore. E così è accaduto. Certo, i bassi salari della Cina e di altri Paesi emergenti hanno amplificato la crisi di destrutturazione, ma quando l’America era grande, cioè fino agli anni Sessanta, il salario e la produttività del lavoratore medio statunitense erano i più alti del pianeta e questo fu il motivo della leadership industriale degli Stati Uniti, oggi perduta.

Dio non voglia che Trump imbocchi la strada del protezionismo come il suo predecessore Herbert Hoover che, verso la metà del 1930, firmando la Smoot-Hawley, un provvedimento di tariffe doganali, aggravò la depressione, impastoiò il commercio internazionale, aumentò i costi di importazione, colpì il consumatore e ridusse le esportazioni. Le conseguenze del protezionismo sono sempre disastrose e portano a vere e proprie guerre, quelle che Trump con la sua politica di distensione vuole evitare. Nessuno ha mai vinto con le guerre commerciali e Trump non pensi di essere più scaltro e intelligente dei suoi predecessori.

Trump ha solo un modo di ricostituire la supply chain e far ritornare il lavoro in America: renderla fiscalmente più competitiva. Come? Eliminando le tasse sul reddito delle imprese e spostandole sui consumi. Non tassare chi impiega capitali e chi rischia significa aumentare la domanda di lavoro e quindi l’occupazione. Tassare le imprese, invece, significa diminuire la domanda di lavoro e penalizzare l’occupazione. Solo eliminando le tasse Trump può ricostituire il tessuto di piccole imprese distrutto dal fisco. Sono le piccole imprese a creare la maggior parte del lavoro in un Paese, non quelle grandi. Tagliare le tasse sui redditi significa permettere alle piccole imprese di diventare medie, e alle medie di diventare grandi, liberando tutte le energie creative nel sistema industriale. Parallelamente, Trump dovrebbe tassare le imprese che non producono valore aggiunto all'interno ma all'estero. La misura può apparire odiosa, ma è l’unico modo di evitare l’imposizione di dazi e non contravvenire alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio che supervisiona gli accordi commerciali.

Il neo presidente dovrebbe ricordarsi che l’America divenne la più grande potenza mondiale proprio perché fino al 1913 non esistevano le tasse sui redditi, ma solo sui consumi. Dovrebbe inoltre ricordarsi che a partire da 1945 i politici giapponesi, per ricostruire velocemente l’economia distrutta dal conflitto mondiale, eliminarono le tasse su investimenti, guadagni in conto capitale, profitti, plusvalenze, interessi e rendite perché compresero chiaramente che tutto il capitale esentato dalle tasse sarebbe stato automaticamente reinvestito nell'economia. Ciò avvenne e il Giappone prosperò fino al 1970. La rivoluzione che Trump deve fare è di ritornare alle origini non solo tagliando le tasse ma anche quella spesa pubblica che rende prospera “la palude” e questo sarà il compito più difficile e impopolare perché gran parte dell’elettorato campa su sussidi ormai considerati diritti acquisiti ma che, non Trump, ma la crisi mondiale revocherà dovunque.

La transizione pertanto sarà molto dura, ma Trump ha fatto l'errore di non dirlo chiaramente a un elettorato che dopo decenni di politiche distruttive si aspetta miracoli. Il rischio pertanto è che, per salvare capra e cavoli, accontentare questi e quelli, perda di vista l’obiettivo fondamentale diventando il presidente di un nuovo establishment ammantato di anti-establishment.

http://www.opinione.it/economia/2017/01 ... 27-01.aspx



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 12:15 
Tutta la verità sul muro di Trump

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Dopo l’avvertimento del Papa sui rischi del populismo che in passato ha creato mostri come Hitler – che molti media mainstream hanno interpretato come rivolto a Donald J Trump – dopo milioni di donne occidentali, non saudite né pakistane, scese in piazza per protestare contro quell’assassino di diritti umani che è Donald J Trump (forse l’Isis, proliferato sotto Obama, sarebbe una soluzione ai loro problemi?), dopo caterve di accuse sulla stampa più attenta al politically correct che ai fatti sui milioni di latinos che verrebbero espulsi da The Donald (Obama ne ha mandati via 2,5 milioni nel silenzio tombale di CNN & co) non poteva che arrivare il killeraggio mediatico al tycoon dopo la sua firma, l’altro ieri, dell’ordine esecutivo per costruire il muro ai confini con il Messico.

In realtà Trump non ha fatto altro che mantenere un’altra promessa – dopo aver fatto uscire gli Stati Uniti dall’accordo transpacifico – visto che “Costruiremo il muro e lo faremo pagare al Messico” era stato – dopo il celebre “let’s make America great again” – il suo secondo mantra elettorale più sbandierato. Nonostante le tante speculazioni dei media su altezza, chilometraggio e costi, di sicuro esiste una legge approvata nel 2006 dal Parlamento Usa (il Secure Fence Act del 2006) con i voti decisivi di molti Democratici che oggi gridano alla scandalo grazie alla quale Trump non dovrà passare al vaglio del legislativo per ottenere il “via libera” ai lavori della più grande barriera di contenimento dell’immigrazione al mondo.


Inoltre è bene ricordare che sono oltre vent’anni – ovvero da quando nella campagna elettorale del 1995 Bill Clinton promise barriere per impedire il passaggio della frontiera agli illegali – che nessuno negli Stati Uniti arriva alla presidenza senza promettere la “mano dura” contro l’immigrazione clandestina proveniente dal Sud del Rio Bravo. Nessun “big media” impegnato nello sport giornalistico più praticato del momento, ovvero il “dagli al Trump” lo ricorda oggi, ma fu proprio Bill Clinton, avallando operazioni come la “Gatekeeper” in California, la “Hold the Line” ad El Paso (in Texas) e la “Safeguard” in Arizona, il primo presidente che, nell’ormai lontano e dimenticato 1994, introdusse barriere fisiche o, se preferite la terminologia inglese, “fences”, per difendere il confine Sud col Messico.
Anche per questo Trump ha vinto, inutile nasconderlo con editoriali politically correct ma privi di qualsiasi legame con la realtà.

VIDEO

E anche se alcune agenzie di stampa nostrane hanno tentato di nascondere l’evidenza con “fact checking” farlocchi (probabilmente per contrariare Alessandro Di Battista che aveva ricordato più o meno le cose che qui scrivo) basta andare sul sito del U.S. Department of Homelland Security – proprio dove Trump ha firmato l’ordine esecutivo in questione – per scoprire che, con malcelato orgoglio, il 9 ottobre 2014, l’allora segretario della Sicurezza Interna di Barack Obama, Jeh Johnson, mostrava a media assai poco critici (almeno rispetto a quelli di oggi) i risultati del boom nella costruzione alla frontiera messicana delle “fences”. O come le chiamerebbe Trump oggi, del “muro”.

“Erano appena 77 miglia (124 Km) nel 2000 mentre”, diceva fiero ed applaudito dai giornalisti presenti Johnson, quel 9 ottobre 2014 “grazie al lavoro congiunto delle amministrazioni Clinton, Bush Jr ed Obama per rafforzare la nostra sicurezza, oggi le barriere (e cioè il muro) al confine con il Messico occupano almeno 700 miglia”, ovvero 1.127 chilometri, non uno di meno.

La già citata legge pro-muro del 2006 che oggi consente a Trump di dare l’inizio ai lavori con un semplice ordine esecutivo non preoccupandosi di Camera e Senato, del resto, fu voluta dal presidente dell’epoca, il repubblicano George Bush Jr (che non a caso ha votato per la Clinton e con Obama ha fatto i peggio disastri in Iraq, contribuendo alla nascita dell’Isis non catturando il suo fondatore Abu Musab al-Zarqawi quando persino Bin Laden lo “schifava”), e fu votata con entusiasmo e discorsi di elogio tanto dall’allora senatrice per lo stato di New York, Hillary Clinton, come dall’allora senatore dell’Illinois, Barack Obama.
Certo, la “barriera” innalzata negli ultimi 20 anni dalle precedenti tre presidenze copre solo oltre un terzo degli oltre 3mila Km di confine, ma esiste eccome.

Soprattutto nella giornata della memoria che ricorda l’Olocausto la verità sarebbe opportuna raccontarla e allora – nell’attesa delle scontate polemiche che leggerete nelle prossime ore/giorni sui “grandi” media perché l’amministrazione Trump potrebbe imporre dazi del 20% sulle importazioni messicane per finanziare il muro (cosa che per la cronaca fanno 160 paesi al mondo, tra cui tutti quelli latinoamericani meno Cile, Perù, Paraguay e Panama- da anni il Brasile ha una tassazione media del 66,7% su gran parte dei beni importati senza che la CNN si sia mai scandalizzata) – finalmente Gli Occhi della Guerra ha scovato le prime, e sinora uniche, vere vittime delle politiche del losco figuro insediatosi da pochi giorni alla Casa Bianca: migliaia di polposi avocado messicani e centinaia di casse di succosi limoni argentini.

Già perché sono ben 120 le tonnellate di Persea americana (questo il nome scientifico dell’avocado) bloccate alla frontiera con il Rio Bravo da giorni, dopo che stessa sorte era toccata lunedì scorso a tutti i limoni argentini, banditi addirittura per 60 giorni dalla svolta trumpiana che intende – lo accenna Reuters dando la notizia – aiutare il settore dell’agricoltura statunitense.

Al di là delle politiche commerciali – staremo a vedere se tra due mesi i limoni argentini e gli avocado messicani potranno finalmente entrare negli States, sarebbe una vittoria senza precedenti per i difensori dei diritti della frutta – sui migranti clandestini, stando ai numeri reali, The Donald ne ha sinora rispediti al mittente molti di meno rispetto ad Obama il misericordioso. Quest’ultimo infatti, nella prima settimana del suo secondo mandato, ne aveva espulsi oltre mille, Trump poche decine. Per non dire dei 91 cubani rispediti all’Avana dal Messico a causa dell’abolizione da parte di Barack del decreto Clinton, che da 22 anni garantiva i diritti umani all’unico popolo oggi ancora costretto a vivere sotto il giogo di una dittatura. E che dire del muro al confine con il Guatemala sponsorizzato dal presidente messicano Enrique Peña Nieto, lo stesso che si lamenta dei muri che costruiscono gli altri, da oltre 20 anni? Questo per limitarci ai fatti che, al solito, sono sempre meno politically correct della realtà virtuale che vorrebbero imporci Soros e compagni.

http://www.occhidellaguerra.it/trump-al ... la-verita/



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 17:26 
Trump, delegata Usa all'Onu: "Annotiamo nomi oppositori"

L’amministrazione Trump compila la lista nera di chi si oppone al nuovo corso americano: "Mostreremo la nostra forza"

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"Mostreremo la nostra forza", ha detto l’ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu, Nikki Haley. "Quanto a coloro che non ci appoggiano - ha aggiunto - ne annoteremo i nomi". Una presa di posizione molto forte quella della diplomatica statunitense fresca di nomina. Proprio lo scorso 24 gennaio il Senato degli Stati Uniti ha confermato la nomina della Haley, repubblicana e governatrice della South Carolina come ambasciatore americano presso le Nazioni Unite.

L'approvazione della nomina è stata suggerita qualche giorno fa proprio dal neopresidente Donald Trump ed è stata approvata con una larghissima maggioranza con 96 voti a favore e con 4 contrari. Intanto Trump parlerà domani al telefono con il presidente russo Vladimir Putin, quello francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Lo ha annunciato su Twitter Sean Spicer, portavoce del nuovo presidente americano.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 56482.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 27/01/2017, 20:02 
Cita:
Fuocoatrump. Salviamo il clandestino Donald !

di Roberto PECCHIOLI

Chi scrive e chi pubblica queste righe non è un tifoso sfegatato di Donald Trump, né si attende dalla sua presidenza miracoli o rivoluzioni nell’assetto del mondo. Tuttavia, scriveva Joseph Conrad che un uomo si giudica anche dai suoi nemici, ed il neo presidente Usa, che di nemici ne ha davvero tanti, sembra meno peggiore di gran parte di loro, e comunque ha diritto ad essere messo alla prova. I sedicenti nemici dei “pregiudizi”, i sacrestani integerrimi della democrazia hanno emesso la sentenza contro di lui prima e senza processo, senza prove e diritto di replica. Alla larga da questi insopportabili talebani del Bene, del progresso, e dei “diritti”.

Bianco, maschio, eterosessuale. Per di più credente: ha giurato da presidente degli Stati Uniti su due Bibbie, una delle quali è quella che gli donò la madre più di sessant’anni fa. Mentitore, anche, Donald Trump, archetipo del Male: ha confidato che per un uomo ricco e potente è facile ricevere favori sessuali dalle donne, il che è una vergognosa, millenaria menzogna ! Nel discorso di insediamento ha osato affermare che il potere , suo tramite, ritorna al popolo americano, cui era stato espropriato e che, massimo degli orrori, egli si impegna a difendere i confini, il popolo ed il lavoro degli Usa.

Fortuna davvero che non sia italiano. Sarebbe intollerabile avere un capo politico che preferisce i connazionali agli stranieri, che non usa la Marina per favorire l’arrivo in massa dei rifugiati /profughi/migranti, e che, udite, udite, non è favorevole alla delocalizzazioni industriali là dove la manodopera costa meno, il che gli ha portato il voto di milioni di operai, proprietà privata per divina grazia dei partiti “de sinistra”. Per di più, sembra avere un altro difetto assolutamente vergognoso: passa dalle parole ai fatti con i primi “executive orders”, in cui dispone esattamente ciò che aveva promesso da candidato. Cancella dalle pagine Internet della Casa Bianca i riferimenti alla meglio gioventù, la mitica, commovente, calpestata comunità LGBT, ovvero gli invertiti organizzati. In un impeto di ulteriore furore reazionario, toglie l’ossigeno, ossia i quattrini, alle organizzazioni abortiste, come la famigerata Planned Parenthood.

Insomma, è un vero fascista, il camerata Trump, e bene fanno gli americani progressisti, democratici e benpensanti a manifestare compatti contro di lui, insieme con i Buoni Giusti e Riflessivi del mondo intero. Ancora meglio si comportano quegli organi di stampa benemeriti, come Huffington Post e Repubblica, autentiche Bibbie della democrazia e della correttezza politica, che mettono in rete fotografie false risalenti al 1995 spacciandole come prova delle moltitudinarie adunate del popolo anti Trump. Non va lasciato nulla di intentato nella lotta contro il Male. Un Male ovviamente Assoluto, per combattere il quale magari sarà reclutato anche Gianfranco Fini, il Gran Converso, quello che, novello Paolo di Tarso, scoprì la Verità della Storia sulla via di Gerusalemme, giusto al bivio per Montecarlo, dopo un ventennio abbondante di imperdonabili errori politici.

Parliamoci chiaro e seriamente: non riusciamo a trovare alcuna altra chiave per commentare le settimane che stiamo vivendo, se non ricorrendo al solito George Orwell. Infatti, è in azione, con una potenza di fuoco mai vista prima, il Ministero (Globale) della Verità del romanzo “1984”, Miniver, secondo la neolingua ideata dai dirigenti del partito unico al potere, il Socing. Il Ministero della Verità pensato da Orwell si occupa dell’ informazione e della propaganda. Sulla facciata dell’immenso edificio che lo ospita si leggono i tre slogan fondamentali del partito , La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L’ignoranza è forza. Orwell aveva immaginato, in fondo, una certa onestà, all’interno della brutale, ma infine romanzata distopia di 1984. Gli slogan, ripetuti all’infinito e dunque creduti per sfinimento, coazione e assenza di alternative, erano chiari.

Nel fortunato anno 2017, il Miniver è stato sostituito dal Politicamente Corretto, che porta a compimento senza apparente violenza i principi del super governo di Oceania e del Socing, attraverso il bipensiero, ovvero il rovesciamento dei significati dei termini di uso comune. Una volta che la neolingua (il nostro politicamente corretto) sia radicata nella popolazione e la vecchia (archelingua) dimenticata, ogni pensiero eretico diventerà letteralmente impossibile per mancanza di logos, dei concetti e delle parole che li esprimono. La lezione è stata portata a compimento da allievi che hanno superato l’incauto maestro. Orwell, poi, non poteva ancora conoscere la potenza mistica della nuova religione obbligatoria, quella dei “diritti umani”.

Donald Trump, dunque, può tranquillamente essere catalogato tra i fascisti, in totale assenza di una definizione storica della categoria che esprime, fascista come pessimo, untermensch, sottouomo, Pandora rovesciata in tutti i difetti più odiosi. E’ del tutto normale dargli del sessista, altra ingiuria inventata dal Miniver politicamente corretto, alla quale non ci si può sottrarre per l’identico motivo: non si sa che significhi, e comunque è sufficiente costringere sulla difensiva il nemico, giacché le carte, nel grande gioco, vengono distribuite insindacabilmente dai padroni del Miniver. Lo stesso Trump può essere agevolmente accusato di razzismo – l’invettiva massima, la pena capitale prevista dal codice del politicamente corretto – pur se non vi è traccia, negli interventi pubblici del neopresidente, di odio etnico, anzi vi è l’ampio riconoscimento della natura plurale del patriottismo statunitense, complessa somma algebrica di infiniti apporti. Ma tant’è: i capi- spesso autonominati – di varie comunità etniche campano assai bene in America sopra la panca di vittimismi antichi e rivendicazioni sempre nuove, all’ombra della “discriminazione positiva”, l’ossimoro inventato negli anni Settanta del Novecento per attribuire per legge posti, posizioni, finanziamenti, privilegi su base razziale e non meritocratica.

Insomma, Trump è il Nemico Totale ed Assoluto, quello descritto da Carl Schmitt nella Teoria del Partigiano. E’ l’incarnazione del nemico ideologico, pertanto contro di lui è lecito ogni atto, anche la violenza, anche la guerra, probabilmente l’assassinio. La menzogna – ne sono state sparse migliaia – si giustifica con la nobiltà della causa, nientemeno che il Bene contro il Male, la manipolazione delle parole non è che una risposta ai ben più gravi imbrogli di cui si macchia quotidianamente il Male. E’ tutto qui il problema, anzi il dramma, o lo scandalo del caso Trump. Un uomo solo, di cui non conosciamo ancora i meriti o demeriti, diventa il bersaglio di un odio alimentato e rinfocolato ogni giorno, h.24, da immense centrali di consenso. Un rancore violento quanto irrazionale, ovviamente, al quale non si possono opporre argomenti o fatti.

Sarebbe come convincere un passeggero che ha la fobia del volo a salire su un aereo per un viaggio transcontinentale: a nulla varrà esibire statistiche o sfoderare argomenti sulla preparazione dei piloti o l’affidabilità degli aeromobili; quell’uomo non salirà la scaletta, rimarrà a terra compiangendo i passeggeri e non lo convincerà neppure il millesimo felice atterraggio . Nel nostro caso, la muraglia opposta a Donald Trump è insieme vergognosa e terrificante, poiché fa toccare con mano il potere immenso di un Ministero della Verità che si è impadronito del senso comune di centinaia di milioni di esseri umani, si considera un “ apriori” indiscutibile, pronuncia sentenze di condanna senza appello, senza difesa, privando il nemico di qualsiasi contraddittorio, sulla base di inesistenti tavole della legge, negandogli anzi ogni legittimità. E’ il nemico schmittiano, nei confronti del quale vale tutto, non ci sono regole, tanto meno quelle antiche, romanistiche dello “iustus hostis”. Ricordiamo i giacobini francesi, con il Saint Just che disse al Re Luigi XVI, divenuto il cittadino Luigi Capeto, “noi non siamo qui per giudicarvi, ma per condannarvi “, e si rivolgeva alla storia stessa del popolo francese.

Questo spaventa delle reazioni a Donald Trump, insieme al loro carattere eterodiretto. La violenza ideologica, il paraocchi travestito da risentito senso morale, la totale mancanza di legittimazione dell’avversario, che è dunque nemico, l’indifferenza per i suoi argomenti, svalutati, negati in blocco. Trump-Nemico, per definizione, non ha ragioni, né idee; è solo l’incarnazione del Malvagio, dell’Empio totale. Nulla di nuovo, la teoria del Capro Espiatorio, sacrificato il quale si restaura la comunità, è antica e René Girard lo ha mostrato ne “La Violenza ed il Sacro”. Ma la manipolazione della folla non è meno ignobile per il fatto di avere radici ancestrali. Nessuna spontaneità, poi, nelle urla e nei tumulti se non presso gruppi trascurabili che, almeno, oppongono una visione alternativa, ma manovre precise, coordinate e apertamente finanziate da centrali di potere che fanno davvero paura, insieme con la sfrontata manovra mediatica che moltiplica l’eco delle proteste presentandole come patrimonio comune di massa, e non come opinione di determinati settori della società statunitense ed occidentale.

Per questo abbiamo pensato ad un titolo provocatorio per la presente riflessione. Fuocoammare è il documentario immigrazionista di Gianfranco Rosi prodotto dalla Rai, dunque dal governo italiano con denari pubblici, allo scopo di far digerire al nostro popolo tra lacrime di commozione ed attraverso le immagini drammatiche dei barconi alla deriva nel Mediterraneo, la logica, anzi la necessità e obbligazione morale dell’”accoglienza“ degli stranieri. Non sfuggirà il ruolo della neolingua: accoglienza, migranti, rifugiati, la litania non solo clericale di gettare ponti.

Fuocoatrump vuol esprimere il disgusto dinanzi ad un fatto: c’è un uomo politico eletto alla carica di presidente degli Usa attraverso procedure da tutti accettate e definite “democratiche”, cui viene negato il diritto morale di governare, anzi di parlare, forse quello stesso di esistere in quanto le sue idee sono, intrinsecamente ed insindacabilmente, il male. Il Fuocoammare di Rosi vuole convincerci che accogliere gli stranieri è un dovere che scaturisce dalla nostra qualità di esseri umani che reagiscono a drammi e tragedie, ma il Fuocoatrump afferma qualcosa di uguale e contrario: c’è qualcuno che non è degno di svolgere funzioni politiche pubbliche in quanto le idee che gli attribuiamo sono un insulto al Bene ed all’Etica. Un capolavoro del Ministero della Verità, giacché il Politicamente Corretto se la canta e se la suona.

A nulla vale il richiamo ai fatti, l’evidenza dell’attitudine guerrafondaia ed aggressiva del presidente Obama, che, in quanto meticcio è simbolo positivo, esemplare dell’Umanità Nuova ( mescolanza, contaminazione, hip hip, hurrà!). A nulla serve dimostrare che Hillary Clinton, la femminista che si serve per opportunismo del cognome del marito, è la beniamina dei banchieri e dell’apparato militare ed industriale. E’ donna, è del partito autonominatosi democratico e tanto basti. Capirono ogni cosa i Romani oltre due millenni fa, affermando che il popolo vuole essere ingannato, dunque merita il trattamento. Andò oltre Goethe, riconoscendo che il migliore schiavo è chi si crede libero. In questo, i maestri del Politicamente Corretto, i realizzatori del Ministero Globale della Verità hanno agito in maniera esemplare.

Hanno fatto diventare patrimonio comune delle masse occidentali libere, emancipate e masterizzate, nel senso dei titoli accademici che vantano, i tre grandi slogan orwelliani; ribadiamoli, giacché repetita iuvant, La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L’ignoranza è forza. Soprattutto, hanno saputo abolire i fatti, la verità che Machiavelli chiamava effettuale, quella da cui non si può prescindere. E poiché il diavolo fa le pentole, ma pretende l’esclusiva anche sui coperchi, magari delocalizzando la fabbricazione in qualche periferia del mondo, ora strillano sulla “post verità”, ovvero sulle menzogne che sarebbero propalate dai cattivi di turno, i quali, al contrario, sono soltanto i non troppo numerosi che hanno il coraggio di ribellarsi al Ministero della (Loro) Verità. Hanno voci flebili per la difficoltà di accesso ai media, sono derisi ed anche infamati. Soprattutto, le loro idee non sono neppure considerate tali, e, nel felice regime democratico , il migliore di tutti i tempi, per unanime giudizio dei rappresentanti del Bene, questo atterrisce, questo va denunciato: il pensiero unico è totalitario, intollerante, dittatoriale.

Se ancora si può dissentire, è perché i ribelli sono deboli, divisi e non contano nulla. Ma se qualcuno sgarra davvero, è pronto il trattamento recentissimamente toccato a Udo Ufkotte, il giornalista investigativo tedesco morto misteriosamente a 57 anni e velocissimamente sepolto senza autopsia. Il sistema ammette qualsiasi tonalità nella musica, purché lo spartito sia gradito ai Superiori. In caso contrario, si nega anche che si tratti di musica: è spazzatura, post verità, incarnazione del Male. C’è un “fuocoatrump” globale che brucia la verità deformandola prima, rendendola cenere dopo, come i fatti e che scredita, squalifica, demonizza alcuni ancor prima che inizi la partita. Quanto all’arbitro, se esiste è a libro paga dei Buoni; davvero confortante.

Il caso Trump, al di là della figura del protagonista, che resta sfuggente ed ambigua, ne è la prova provata. Alcuni esempi: il più eclatante è forse la dichiarazione, rilanciata su Twitter, ma è tutt’altro che un cinguettio, dell’ex segretario di Stato John Kerry al Forum dei super potenti a Davos, secondo cui The Donald durerà “uno o due anni”. Poiché il mandato presidenziale è quadriennale, delle due l’una: o le parole del ministro che ha finanziato lo Stato Islamico sono un “wishful thinking”, una speranza in forma di pensiero, oppure, più sinistramente, Kerry “sa”. Forse che il presidente morirà di morte violenta, o magari che verrà costretto alle dimissioni da uno di quegli scandali in forma di dossier post-verità di cui gli apparati riservati degli Usa sono maestri, oppure chissà che altro.

Certo, non funziona così la democrazia, che è alternanza, ma, come ha capito per primo Jean Paul Michéa a proposito della sua Francia, non è più alternativa. Del resto, che, almeno a partire dall’elezione di Bill Clinton ( 1992) le democrazie occidentali siano il semplice ricambio di gruppi dirigenti d’accordo su tutto l’essenziale ormai dovrebbe essere chiaro a chiunque, e ne è simbolo il ruolo, per un verso spregevole, per un altro grottesco, del repubblicano senatore John Mc Cain, finto eroe della guerra del Vietnam, finto, ormai lo sappiamo, avversario elettorale di Obama alla presidenza, guerrafondaio, neo-conservatore, anti russo e filo saudita, acerrimo nemico di Trump a nome del complesso militare industriale statunitense e delle agenzie di intelligence.

Una parola sobria, equilibrata e di buon senso, come di consueto, proviene dal leader maximo della sinistra orfana del comunismo succeduto al compianto Fidel, l’argentino di Santa Marta Jorge Bergoglio. Dopo i consueti incitamenti all’ingegneria dei ponti e contro quella dei muri, dovere d’ufficio per un papa, e dopo un’intervista in cui si scagliò contro il candidato Trump, il rottamatore di Santa Romana Chiesa è tornato all’attacco. In un’intervista al quotidiano madrileno laicista e sinistrissimo El Pais, alludendo a Trump in modo obliquo ed assai clericale, qui lo dico e qui lo nego, si è unito al coro mondiale contro i populismi, ricordando che fu populismo quanto accaduto in Germania nel 1933. Un cauto paragone, o uno scherzo da prete, Trump paragonato ad Hitler. L’intervista è in lingua spagnola, il Sommo Pontefice peronista pentito non potrà, attraverso i suoi raffinati ermeneuti vaticanisti, invocare incomprensioni linguistiche, e comunque El Paìs è il corrispettivo iberico di Repubblica. Possibile che Oltretevere non ci si rivolga mai alla stampa cattolica, ma sempre ad organi che la Chiesa un tempo chiamava massonica ?

Quanto all’Italia, esemplare è l’atteggiamento della corrispondente dalla Merica di Mamma Rai, donna Giovanna Botteri. La giornalista triestina fu sposata con un fiore di virtù civiche come Lanfranco Pace, in giovinezza esponente di quel Potere Operaio in cui maturò la strage di Primavalle, il rogo dei missini fratelli Mattei, di cui peraltro ammise le responsabilità morali. Le colpe degli ex mariti non devono ricadere sulle ex mogli, ma il tifo della Botteri per Hillary Clinton ed il disprezzo sempre ostentato per Trump offendono un popolo, il nostro, che le paga un lauto stipendio con i relativi benefit per distorcere la realtà dall’altro lato dell’Atlantico. La Botteri resta il paradigma perfetto di quegli esponenti della sinistra estrema sedicente intellettuale passati agevolmente dal Sole dell’Avvenire comunista al capitalismo sfrenato, ma tanto liberal dell’America di Clinton e Obama.

Più serio ed articolato, ed è un paradosso dei nostri tempi, il giudizio di Giulietto Chiesa. Il giornalista nativo di Acqui Terme fu in gioventù segretario della federazione genovese del PCI, lo chiamavano Stalin per quei baffoni spioventi e per l’evidente, studiata somiglianza con il dittatore georgiano. Passato al giornalismo, con una lunga permanenza a Mosca, Chiesa è diventato un ascoltato esperto di geopolitica, ed è molto importante il suo giudizio sugli apparati di sicurezza americani. Li ha chiamati, opportunamente, “gli Stati profondi”, un potere opaco e durevole, onnipotente e pervasivo. Sono la CIA, la NSA , i servizi segreti delle forze armate e dell’FBI, schierati contro Donald Trump. I loro interessi divergono da quelli del governo ed ancor più del popolo degli Stati Uniti, i legami con l’apparato industriale e tecnologico sono inestricabili, numerose società commerciali li vedono come azionisti e domines e non parliamo solo di entità assai prossime alla criminalità internazionale come gli imprenditori del ramo armi e mercenari per i lavori più sporchi del mondo, dove si programma e realizza l’indicibile.

Ormai, questi Stati profondi impregnano ed intossicano anche il potere visibile e soggetto a controlli, e non è certo improbabile che prendano iniziative senza il consenso dei direttori e del governo. Poteri ombra, deviati verrebbe da dire, ma non è così, poiché rispondono alla vecchia logica degli arcana imperii ed a quella nuova della privatizzazione del mondo. Ne intuì la persistenza Tocqueville ne L’Antico Regime e la Rivoluzione, allorché dimostrò dall’interno ( fu deputato e ministro) che la grande burocrazia già fedele ai Re, gli apparati di controllo e di indirizzo delle politiche reali erano riusciti ad attraversare la rivoluzione senza esserne travolti.

Nell’America di oggi, quel potere immenso ed opaco che ha il suo centro simbolico a Langley, sede della Cia, conta più di sempre, giacché è l’intersezione tra i padroni della Tecnica, i vertici industriali e finanziari e chi, nel mondo militare e paramilitare, ha il controllo concreto delle armi e dell’uso della forza, legittimo o meno. Costoro sono oggi schierati in maggioranza contro Donald Trump per ragioni assai diverse da quelle delle marciatrici con disegnato il simbolo della vagina che si agitano contro il maschilista & sessista & chissà che altro del numero 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C.

In questo quadro a tinte fosche, sopravvivrà Donald Trump il Pessimo per i quattro anni del suo mandato, o si avvereranno le previsioni, molto bene informate di John Kerry ? Vogliamo dargli un consiglio non richiesto: si faccia dichiarare immigrato clandestino. Tutto sommato, gli spetta: maschio, bianco, eterosessuale, populista, cristiano evangelico, proviene senz’altro da un pianeta sconosciuto. E’ sceso tra noi con un’astronave condotta a Cape Canaveral con l’assistenza di Angelino Alfano e dopo peripezie che ben avrebbero potuto essere oggetto di un documentario edificante di Gianfranco Rosi . Ha commesso l’imprudenza di non appoggiarsi a qualche ONG, tipo Save the Children o la Open Society del filantropo Soros, non è neppure tra gli amici della Comunità di Sant’Egidio o di qualche cooperativa dedita agli aiuti umanitari. Ma resta, senza dubbio, un passeggero clandestino nel mondo “attenzionato” dal Ministero della Verità e del Politicamente Corretto Riuniti per un mondo migliore.

Da clandestino, forse, otterrà diritto di vita ed un salvacondotto per portare a casa la pelle. Importante, essenziale, è che taccia. Sarà anche un miliardario, ma la sua è tutt’Altro che la Voce del Padrone. Se la smette, forse otterrà un posto in qualche Museo Archeologico, magari lo chiameranno Tyrannosaurus Praesidens e porteranno le scolaresche ad ammirare quello strano ciuffo biondastro. Diversamente, crediamo che il suo destino sia segnato: il Ministero della Verità del nuovo Socing, il Partito Unico Democratico Repubblicano Liberale Progressista privo di alternative è chiarissimo dal 1948: La guerra è pace, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza.

E naturalmente, dump Trump, abbattiamo Trump!


http://www.maurizioblondet.it/fuocoatru ... no-donald/


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2017, 14:37 
Trumb ha bloccato i flussi migratori da sette Paesi Arabi esclusi i Paesi Arabi come l'Arabia Saudita, il Qatar e il kuwait,proprio quelli che hanno finanziato l'ISIS assieme a loro.
Quando dico che più o meno tutti i Presidenti Americani sono tutti gli stessi non sbaglio. [:297]


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2017, 14:52 
A me pare stia facendo proprio il ... contrario!



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2017, 14:57 
Trump, una rivoluzione in 7 giorni

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Donald Trump è un ciclone: si candida, stende Hillary Clinton, si prende la Casa Bianca e comincia a picconare otto anni di amministrazione Obama, dalla sanità pubblica fino ai rapporti con la Russia. Il modo di fare del tycoon è totalmente diverso rispetto a quello dei suoi predecessori. È un imprenditore, uno che sa scendere a patti e arrivare ai compromessi a lui più favorevoli (questa è ovviamente la sua versione).

È passata una settimana dal giuramento di Donald Trump. E lui ha già stravolto tutto. Secondo quanto fa sapere l’Agi, “nessun presidente della storia moderna degli Stati Uniti ha cominciato il suo mandato con una tale quantità di iniziative sui temi più disparati e in così breve tempo”.

Il 20 gennaio, giorno del suo insediamento, il tycoon ha firmato un ordine per cominciare a smantellare la riforma sanitaria del suo predecessore. Tre giorni dopo, il 23 gennaio, Trump ha ordinato di ritirare gli Usa dal Tpp, l’accordo di associazione transpacifico, che già in campagna elettorale aveva definito “un disastro potenziale” per gli Usa. Nello stesso giorno, il tycoon ha firmato un ordine per proibire l’utilizzo di fondi del governo per sovvenzionare le Ong che praticano o danno consigli sull’aborto. Lunedì ha firmato anche un terzo ordine esecutivo per bloccare nuove assunzioni nel governo federale, eccetto che per le Forze armate. Il 24 gennaio Trump ha dato il via libera a due grandi (e controversi) progetti di oleodotto che Obama aveva congelato a causa dell’impatto sull’ambiente.

È del 25 gennaio l’ordine esecutivo per avviare la costruzione nel giro di “mesi” del muro alla frontiera con il Messico, una delle sue principali promesse in campagna elettorale. Trump ha ordinato anche di creare altri centri di detenzione per clandestini, aumentare il numero degli agenti di controllo alle frontiere e interrompere i fondi federali a città come Chicago, New York e Los Angeles, che proteggono dall’espulsione gli immigrati irregolari. Chi pagherà questo benedetto muro? In campagna elettorale il tycoon ha più volte detto che il contribuente americano non avrebbe sborsato un dollaro e che sarebbe stato tutto accollato al Messico. Ma le cose non sono così definite e scoppia la polemica. Trump e il presidente Pena Nieto si parlano venerdì, senza appianare le divergenze, ma concordando sul fatto di non tornare a parlare in pubblico del muro, almeno per il momento.

Il 27 gennaio, il tycoon firma al Pentagono gli ordini esecutivi per concretizzare la promessa di proibire l’ingresso dei musulmani in Usa; e di fatto trasforma la politica di asilo in parte della sua strategia contro il terrorismo e di sicurezza. I decreti ordinano la sospensione dell’accoglienza ai rifugiati per 120 giorni in modo da poter esaminare i meccanismi di accettazione e assicurarsi che gli estremisti non mettano piede sul territorio statunitense; bloccano in maniera indefinita l’ingresso di rifugiati siriani e sospendono per 90 giorni la concessione di visti a cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana con una storia di terrorismo: Libia, Sudan, Somalia, Siria, Iraq, Yemen e Iran. E questo è solo l’inizio: perché – come ha detto in un tweet una dei consiglieri della Casa Bianca, Kellyanne Conway – Trump è un presidente “altamente energico” e “Washington deve ancora adeguarsi”. Insomma, siamo solo all’inizio dell’era Trump.

http://www.occhidellaguerra.it/trump-rivoluzione/

Lì mica fanno ARRIVARE TUTTI, come da noi, per guadagnarci sopra ......................! [;)] [8D] Di fatto non sono ..."BUONISTI"(leggi IPOCRITI) [:o)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2017, 15:03 
bleffort ha scritto:
Trumb ha bloccato i flussi migratori da sette Paesi Arabi esclusi i Paesi Arabi come l'Arabia Saudita, il Qatar e il kuwait,proprio quelli che hanno finanziato l'ISIS assieme a loro.
Quando dico che più o meno tutti i Presidenti Americani sono tutti gli stessi non sbaglio. [:297]



ma qui si parla di rifugiati,
immigrazione clandestina..
non mi pare che in arabia
gli sceicchi facciano a gara
x chiedere asilo politico negli states..

questa cosa di proteggere l'omogeneità di uno stato
rispetto all'imbastardimento generalizzato e incontrollato,
cioè alla confusione totale,
mi pare più che consivisibile..

sul resto vediamo..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2017, 20:22 
Trump chiude le porte: compagnie bloccano passeggeri

È già attivo nei fatti il divieto di ingresso negli stati Uniti deciso dal presidente Usa, Donald Trump: le compagnie bloccano i passeggeri
per quanti provengano da 7 paesi a maggioranza islamica: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

Immagine

A Il Cairo a una famiglia di iracheni è stato impedito di salire a bordo di un volo EgyptAir per New York. A marito moglie e due figli, già in possesso del visto, sono stati informati che le nuove regole non potevano consentire l’imbarco. Situazione analoga ai banchi delle compagnie internazionali a Teheran, dove la carta d’imbarco non viene rilasciata ai cittadini iraniani da compagnie come Etihad Airways, Emirates e Turkish Airlines.

Da parte sua la Iran Aviation Organisation ha affermato di non aver rilasciato nuove direttive in merito alle compagnie del paese, che comunque non hanno voli diretti con gli Usa. Negli Stati Uniti vivono almeno un milione di cittadini di origine iraniana, che rischiano di non potere rivedere presto i loro familiari. Una delle più note attrici iraniane, Taraneh Alidoosti, nominata per gli Oscar per il film "The Salesman", ha parlato di "bando razzista" da parte di Trump e sta valutando il boicottaggio della cerimonia degli Academy Awards a Los Angeles. Intanto vari rifugiati e migranti sono stati fermati al loro arrivo negli aeroporti degli Stati Uniti, in applicazione dell'ordine firmato dal presidente Donald Trump che impedisce l'ingresso negli Usa ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 56777.html

[^]

Da noi, il babbeo, parlava, parlava, parlava .... [:o)]

Grande Trump è l'esempio di libertà di civiltà e di difesa del suo popolo; in Italia non ci sono Trump ma traditori venduti e sterminatori del proprio popolo.Vigliacchi, parassiti, incapaci e distruttori della civiltà e storia italiani ... [8)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/01/2017, 00:34 
Qui ventum seminabunt et turbinem metent.



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

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"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/01/2017, 09:37 
... già ... [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 29/01/2017, 10:28 
mik.300 ha scritto:
bleffort ha scritto:
Trumb ha bloccato i flussi migratori da sette Paesi Arabi esclusi i Paesi Arabi come l'Arabia Saudita, il Qatar e il kuwait,proprio quelli che hanno finanziato l'ISIS assieme a loro.
Quando dico che più o meno tutti i Presidenti Americani sono tutti gli stessi non sbaglio. [:297]



ma qui si parla di rifugiati,
immigrazione clandestina..
non mi pare che in arabia
gli sceicchi facciano a gara
x chiedere asilo politico negli states..

questa cosa di proteggere l'omogeneità di uno stato
rispetto all'imbastardimento generalizzato e incontrollato,
cioè alla confusione totale,
mi pare più che consivisibile..

sul resto vediamo..

Trumb non è che non vorrebbe far entrare questa gente per il fatto che sono di un'altra Etnia e Musulmani per non imbastardire il popolo Americano!, loro sono già imbastarditi è solamente una questione politica dato che queste sette nazioni non sono più controllabili da loro. [:305]


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