13/07/2016, 01:11
Germania, esplode rivolta civile contro la polizia
BERLINO (WSI) – A Berlino è esplosa una rivolta civile di dimensioni inaudite e inaspettate, la più violenta degli ultimi cinque anni. Lo scorso fine settimana la capitale della Germania è stata teatro di violente proteste contro le forze di polizia. Circa 1.800 forze dell’ordine sono dovute intervenire per sedare la ribellione e almeno 130 agenti sono rimasti feriti negli scontri della guerriglia urbana.
Almeno 3.500 persone tra i manifestanti hanno iniziato a lanciare bottiglie, pietre e petardi, distruggendo auto e assalendo poliziotti. In 86 sono stati arrestati e un centinaio di cause legali sono state avanzate, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. La Germania è sotto choc.
A scatenare gli scontri tra insorti e poliziotti, i quali hanno dovuto fare ricorso al lancio di gas lacrimogeni, sono state le contestate operazioni delle polizia nell’area di via Riga nel quartiere orientale di Friedrichshain. La tensione è salita dopo che a fine giugno sono state sgomberate tutta una serie di case occupate.
“Riga difende 94”, “Solidarietà immobiliare contro il terrore statale” , erano gli slogan più gettonati del corteo. Durante la manifestazione la folla ha cantato in coro: “Bullenschweine (poliziotti maiali) fuori da Riga!”.
Degli elicotteri hanno sorvolato la scena, dopo che le forze di sicurezza di Berlino hanno chiamato i rinforzi chiedendo aiuto alla polizia federale, alla regione della Baviera, di Brandenburgo, della Bassa Sassonia, della Sassonia, di Turingia e della Sassonia-Anhalt.
Dopo gli scontri il Senatore degli Interni Frank Henkel (del partito CDU della Cancelliera Angela Merkel) ha annunciato che la polizia sarebbe rimasta sul posto anche la notte per garantire la sicurezza e impedire ulteriori violenze.
15/07/2016, 23:37
17/07/2016, 21:42
Louisiana, spari contro la polizia a Baton Rouge
Spari contro la polizia a Baton Rouge, in Louisiana. La polizia di Baton Rouge riferisce che il bilancio della sparatoria è di 6 agenti colpiti, di cui 3 morti. Il bilancio è stato confermato anche dal sindaco di Baton Rouge. E' stata una vera e propria "imboscata contro la polizia", ha spiegato il primo cittadino. Baton Rouge è lo stesso luogo dove, il 6 luglio scorso, era stato ucciso Alton Sterling.
"Un sospetto è stato colpito ed è stato ucciso" dice il capo della polizia di Baton Rouge, spiegando che si sta verificando "con un robot" se sulla scena da cui sono stati esplosi colpi di fucile d'assalto contro i poliziotti "c'è esplosivo". Uno dei sospetti, ha riferito, ''è ancora all'interno" dell'edificio da cui è partita l'imboscata contro la polizia.Guarda su youtube.com
L'attacco alla polizia a Baton Rouge è "codardo e riprorevole". Cosi' il presidente Usa, Barack Obama. "Non c'è giustificazione per la violenza contro le forze dell'ordine", ha detto Obama assicurando che "sarà fatta giustizia".
"Siamo in lutto per gli agenti uccisi a Baton Rouge. Quanti ne dovranno morire per mancanza di leadership? Chiediamo ordine". E' quanto scrive Donald Trump su Twitter.
20/07/2016, 13:02
18/08/2016, 23:48
mik.300 ha scritto:eccoli gli esportatori di democrazia..
http://www.corriere.it/politica/16_lugl ... 27e8.shtml
Nasr: «Con Erdogan interessi vitali
Usa e Ue tollerano regimi più duri»
Il politologo americano: dopo il golpe fallito, il presidente della Turchia «all’interno sarà spietato con giudici, militari e giornali. Ma all’estero resterà collaborativo»
capito?
finchè si è collaborativi tutto ok,
sennò si diventa brutti, sporchi e cattivi..
e lo dicono candidamente..
23/08/2016, 10:27
Thethirdeye ha scritto:“Per dirlo senza mezzi termini: anni fa era più semplice controllare un milione di persone rispetto ad ucciderne fisicamente un milione; oggi, è infinitamente più facile uccidere un milione di persone invece di controllarne un milione”. (Zbigniew Brzezinski, Ex Consulente della Sicurezza Nazionale US, Co-Fondatore della Commissione Trilaterale, Membro del Consiglio di Amministrazione del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali).
21/10/2016, 22:12
Francia: agenti fischiano capo polizia
Auto circondata da poliziotti infuriati, chieste le dimissioni
(ANSA) - PARIGI, 19 OTT - Nuova manifestazione nella notte di agenti di polizia, che restano mobilitati per protesta contro le loro condizioni di lavoro. Si ritengono esposti alla violenza delle banlieue e non protetti dalle autorità e dalla giustizia penale.
Centinaia di agenti si sono riuniti a Evry, appena fuori Parigi, dove li ha raggiunti il direttore generale della polizia, Jean-Marc Falcone. Il "patron" è stato prima fischiato, poi i cori di "dimissioni, dimissioni" degli agenti lo hanno accompagnato fino all'uscita dalla riunione. A decine hanno circondato, minacciosi, la sua auto che cercava di allontanarsi.
Mentre Falcone si allontanava, i poliziotti hanno intonato l'inno nazionale francese, la Marsigliese.
I manifestanti hanno proclamato la loro solidarietà con i circa 500 colleghi protagonisti della manifestazione a sorpresa di due notti fa sugli Champs-Elysees, ora minacciati di sanzioni. Falcone l'aveva definita "inaccettabile e contraria agli obblighi" degli agenti di polizia.
26/10/2016, 12:32
vimana131 ha scritto:Francia: agenti fischiano capo polizia
Auto circondata da poliziotti infuriati, chieste le dimissioni
(ANSA) - PARIGI, 19 OTT - Nuova manifestazione nella notte di agenti di polizia, che restano mobilitati per protesta contro le loro condizioni di lavoro. Si ritengono esposti alla violenza delle banlieue e non protetti dalle autorità e dalla giustizia penale.
Centinaia di agenti si sono riuniti a Evry, appena fuori Parigi, dove li ha raggiunti il direttore generale della polizia, Jean-Marc Falcone. Il "patron" è stato prima fischiato, poi i cori di "dimissioni, dimissioni" degli agenti lo hanno accompagnato fino all'uscita dalla riunione. A decine hanno circondato, minacciosi, la sua auto che cercava di allontanarsi.
Mentre Falcone si allontanava, i poliziotti hanno intonato l'inno nazionale francese, la Marsigliese.
I manifestanti hanno proclamato la loro solidarietà con i circa 500 colleghi protagonisti della manifestazione a sorpresa di due notti fa sugli Champs-Elysees, ora minacciati di sanzioni. Falcone l'aveva definita "inaccettabile e contraria agli obblighi" degli agenti di polizia.
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... cc7cc.html
26/10/2016, 14:32
Thethirdeye ha scritto:vimana131 ha scritto:Francia: agenti fischiano capo polizia
Auto circondata da poliziotti infuriati, chieste le dimissioni
(ANSA) - PARIGI, 19 OTT - Nuova ...cut.....
..... L’Europa occidentale sarà presto teatro di un sisma etnico. Inevitabile.
Fonte: http://www.gfaye.com[/wbf]
05/11/2016, 01:02
Venezuela, scoppiano proteste. Mancano cibo e medicine
CARACAS (WSI) – Si aggrava la crisi politica in Venezuela con la popolazione sempre più in difficoltà nel reperire cibo. Sale così la rabbia e la frustrazione del popolo venezuelano e la scorsa settimana migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere un referendum per cacciare il presidente Nicolas Maduro, dando così la possibilità al paese di eleggere un nuovo presidente.
Ma il governo ha bloccato il referendum scatenando le ire dell’opposizione, la MUD (Mesa de Unidad Democratica) che aveva chiamato a raccolta per il 3 novembre la popolazione contraria a Maduro per “riprendersi” la capitale, con una marcia verso il palazzo presidenziale Miraflores. Ma la manifestazione è stata annullata e questo grazie alla mediazione di Papa Francesco, apprezzato dal governo ma anche dall’opposizione. La MUD chiede al governo alcuni gesti di “buona volontà” primo fra tutti la liberazione piena e senza condizione di 108 prigionieri politici. L’11 novembre dovrebbe riprendere il dialogo sotto gli auspici del Vaticano, tra il leader chavista e l’opposizione.
Intanto il popolo è affamato e tutto il paese deve fare i conti con una massiccia carenza di beni di prima necessità come cibo e medicine. L’economia del Venezuela è dipendente dal petrolio e le cose hanno cominciato ad andare male con la caduta dei prezzi del greggio nel 2014 lasciando 31 milioni di persone senza mezzi di sostentamento. Il predecessore di Maduro, Hugo Chavez ha nazionalizzato le risorse energetiche nel momento in cui i prezzi del greggio erano alle stelle. Ora che invece sono crollati, il governo è ben al di sotto del suo fabbisogno reddituale e il settore privato è tropo debole per produrre entrate e garantire posti di lavoro. Il governo di Caracas per di più ha imposto i controlli dei prezzi, disincentivando gli importatori a portare cibo nel paese. Una situazione critica a cui si aggiungono le stime del Fondo Monetario Internazionale secondo cui l’economia venezuelana subirà una contrazione dell’8% quest’anno e l’inflazione crescerà vertiginosamente del 481,52% nel 2016 e del 1642% nel 2017.
A ciò si aggiungono le precarie condizioni di salute del popolo, con un picco dei casi di malaria che secondo il New York Times sono aumentati del 72%. Un insieme di eventi che ha spinto così il Vaticano a farsi da mediatore cercando di far trovare un accorso tra il partito di Maduro e l’opposizione per porre fine alla crisi.
06/11/2016, 15:43
L’Italia che vuole sparare: “Ho la licenza di caccia ma per proteggere casa”
Quasi trecentomila autorizzazioni in più in appena tre anni. “È difficile ottenere un fucile per difesa, fingo che sia per sport”
Questa inchiesta nasce da un’anomalia, uno di quegli scarti capaci di rompere la routine e che spesso sono il segnale di un cambiamento in atto. L’anomalia si chiama «licenza per armi». L’Italia non è l’America, dove chiunque può acquistare un fucile semiautomatico al supermercato sotto casa. L’uso delle armi è super controllato. Al di là di chi porta la divisa, sono pochissime le categorie che possono possedere, e ancora meno portarsi in giro, una pistola o un fucile.
Eppure negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il numero di licenze per armi è esploso. Nel 2015 ne sono state rilasciate 1.265.484. Un’enormità se si considera che solo tre anni prima erano poco più di un milione (1.094.487 per la precisione). Che cosa è successo?
Arriva la paura
È interessante osservare l’andamento delle licenze. Se nel 2012 e 2013 c’era stato un aumento, seppur contenuto, è nel 2014 e nel 2015 che l’anomalia si manifesta in modo più evidente. In Italia un cittadino comune può ottenere una licenza per tre motivi: difesa personale, uso venatorio e uso sportivo. Ed è proprio in queste due categorie che si è avuto il picco. Le licenze per andare a caccia sono cresciute del 12,4%. Quelle per uso sportivo addirittura del 18,5%. Al contrario la difesa personale è in continuo calo da anni. Siamo diventati di colpo tutti amanti delle beccacce o emuli di Campriani? Ovviamente no.
Il timore è che dietro questo fenomeno si celi in realtà una trasformazione dell’Italia. Una trasformazione che il presidente dell’Unione nazionale del tiro a segno, Obrist Ernfried, sembra aver ben individuato: «Alcuni mutamenti nella società legati a un nuovo sentimento dei cittadini di dotarsi del porto delle armi hanno consentito un significativo aumento delle attività relative all’addestramento al maneggio delle armi», scriveva nella sua relazione dell’attività Uits del 2015. In soldoni: i cittadini si avvicinano alla disciplina del tiro perché saper maneggiare un’arma infonde sicurezza in un periodo in cui la percezione della propria insicurezza è alle stelle.
Le polemiche sorte a seguito dell’uccisione di ladri da parte di proprietari di case e il fioccare di iniziative legislative per allargare i confini della legittima difesa, parlano da sole. Ed è probabile che il presidente della Uits potrà dormire tra due guanciali, in futuro, dopo che l’anno scorso la sua federazione aveva avuto un aumento dei tesserati dell’11%.
Stiamo diventando un Paese che si arma perché i cittadini non si sentono difesi dalle forze dell’ordine? Ma allora perché ad aumentare sono le licenze per uso sportivo e caccia e non quelle per difesa personale?
L’escamotage
«Perché l’uso per difesa personale non lo rilasciano mai», spiega a La Stampa un piccolo imprenditore vicentino che ha chiesto l’anonimato per spiegarci il meccanismo. «Per richiedere una licenza a uso venatorio o sportivo bastano pochi documenti facili da reperire, ma per richiedere una licenza per difesa personale è necessario un documento ulteriore: bisogna motivare la necessità. E finché sei qualcuno che gira con pietre preziose o fa lavori particolari che ti mettono in pericolo di vita, passa, ma quando sei un piccolo imprenditore come me, stringono la vite. E allora meglio avere un fucile in casa per uso venatorio. Magari a caccia non ci vai mai, ma se qualcuno tenta di entrare con la forza e mette in pericolo i tuoi familiari almeno sei preparato».
Il ragionamento dell’imprenditore vicentino devono averlo fatto in tanti, a giudicare dai dati. E forse non è un caso se Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna risultano le regioni con il maggior numero di tesserati per il tiro a segno. Si tratta delle zone che negli ultimi anni sono state martoriate dalle rapine in casa e su cui c’è stata una certa pressione mediatica.
La legge più restrittiva
Le questure, però, negano che sia per questo motivo che c’è stato l’aumento. A spiegare l’esplosione di tiratori e cacciatori sarebbe in realtà la normativa più stringente entrata in vigore nel 2013 e che ha costretto chiunque abbia un’arma in casa presentare un certificato medico che ne giustifichi il possesso. Una stretta dopo gli ultimi episodi di uso di un’arma da parte di persone che magari erano in cura per disturbi mentali. All’epoca si era alzato un polverone mediatico. Invece di presentare un semplice certificato, però, dicono dalle questure, molti ne avrebbero approfittato per richiedere oppure rinnovare la propria licenza di armi. È verosimile? Sì, ma non ci sono dati per poter confermare questa tendenza e non si capisce perché, invece di un banale certificato, qualcuno dovrebbe intraprendere una pratica burocratica più complessa e costosa.
Cacciatori e sportivi
Proviamo ad approfondire. Abbiamo faticosamente rintracciato il numero di tesserini venatori rilasciati in Italia negli ultimi anni (una legge impone all’Ispra di monitorare la presenza dei cacciatori nelle varie regioni, ma l’unica relazione finora prodotta è stata un insuccesso: solo 8 regioni avevano risposto alla richiesta di informazioni). La Stampa, dopo aver collezionato i dati da tutte le Regioni, è in grado di dare cifre più attendibili: i cacciatori nel 2015 erano 579.252. Negli ultimi otto anni (l’ultimo dato ufficiale era quello Istat del 2007) sono calati di quasi un quarto. A fronte di questo tracollo, costante anno dopo anno, le licenze per uso caccia sono invece aumentate.
Stessa cosa si potrebbe dire per i tesserini sportivi. I tesserati Fitav (Federazione Tiro a volo) negli ultimi anni hanno avuto oscillazioni di 400 iscritti. Quelli Uits sono cresciuti (come abbiamo visto), ma alla fine di qualche migliaio. E sebbene non sia obbligatorio avere una tessera Fitav e il tesseramento sportivo sia valido per un anno mentre la licenza sei, bastano questi numeri per giustificare una crescita che in quattro anni è passata da 373mila a 470mila licenze? Quanto pesa la nuova legge?
Per dirimere la questione bisognerebbe essere in possesso di un altro dato: il numero di armi vendute in Italia. Si potrebbe così calcolare quanti nuovi possessori di armi ci sono nel Paese. Ma ancor più che per i cacciatori, rintracciare il numero di fucili e pistole venduti ogni anno agli italiani è impossibile.
Lo sa bene Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere: «In Italia si conosce tutto. Se voglio sapere quanti televisori sono stati venduti nell’ultimo mese, lo so. Se voglio capire quante lavatrici sono state rottamate, lo so. Ma se si vuole sapere quante armi sono state vendute, è impossibile saperlo - dice Biatta -. Ovviamente non è che non ci siano i modi e le tecnologie, ogni arma è immatricolata e tracciata: se è per volontà politica che non si vuole rendere pubblico il dato sarebbe gravissimo».
Produzione e vendita
L’unico dato ufficiale è quello della produzione di armi, fornito dal banco di prova di Brescia dove vengono immatricolate tutte le armi. Che fine faccia ogni singolo pezzo una volta ottenuta la matricola, però, è impossibile saperlo. «Il ministero dell’Interno non dichiara quante armi sono state vendute agli italiani e quello degli Esteri non dichiara quante ne vengono vendute ai Paesi stranieri», dice Biatta.
Questa opacità crea anche situazioni di imbarazzo internazionale. Per esempio nei depositi di Saddam Hussein, in Iraq, vennero ritrovate 30.000 pistole Beretta che erano state rifiutate dalla Guardia di Finanza italiana. La vicenda irachena era stata presto dimenticata grazie a una leggina retroattiva inserita nel mare magnum del decretone sulle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Fino al 2012, d’altra parte, non esisteva neppure un obbligo di monitoraggio delle armi semiautomatiche esportate all’estero.
Anche la relazione sulla produzione di armi che ogni anno viene fatta dalla Presidenza del Consiglio lascia ampie zone grigie. Per esempio indica il valore delle armi per cui una singola ditta produttrice è autorizzata all’export, ma non quantifica le armi e non indica a quali Paesi vengono vendute. Eppure sapere che pistole per un valore di 9 milioni euro sono state vendute all’Egitto mentre era vigente la decisione dell’Ue che vietava l’esportazione di qualunque materiale che poteva essere usato per la soppressione dei movimenti sociali interni poteva interessare l’opinione pubblica. Perché se è vero che una decisione della Commissione non è legalmente vincolate, è pur vero che lo è politicamente.
Più morti in Europa
La trasformazione che potrebbe essere in atto in Italia da Paese che vedeva il monopolio della forza negli uomini in divisa a Paese in cui i cittadini si armano per la propria sicurezza personale è molto delicata e non va presa sotto gamba. I dati pubblicati dal Guardian che ha analizzato le statistiche delle morti dovute alle armi da fuoco sono sconfortanti. L’Italia è a metà classifica in Europa per quel che riguarda la media di armi per cento abitanti (11,9), ma siamo maglia nera per quel che riguarda gli assassinii compiuti con armi da fuoco: 0,71 ogni 100.000 abitanti. Il nostro dato è di sicuro drogato dalla presenza massiccia delle organizzazioni criminali che usano armi spesso detenute illegalmente. Ma proprio questa peculiarità non fa altro che sottolineare il problema: che impatto avrebbe una liberalizzazione delle armi in un Paese come il nostro?
13/01/2017, 13:16
Caos Messico: proteste violente per aumento costo benzina
CITTA’ DEL MESSICO (WSI) – Chiuse le stazioni di servizio e molte strutture appartenenti alla compagnia petrolifera statale della Pemex. Il Messico vive una stagione di proteste contro l’aumento dei prezzi della benzina del 20% imposti dal Governo all’inizio di quest’anno. Per la maggior parte le proteste son state pacifiche ma in alcune zone è esplosa la rabbia e la violenza fino ai saccheggi.
A Città del Messico un poliziotto è stato ucciso mentre cercava di fermare alcuni saccheggiatori in un grande magazzino: un bilancio che è salito a 6 vittime e più di 1500 arresti. Proteste particolarmente accese nello Stato della Baja California e nella sua capitale, Tijuana.
Qui i dimostranti hanno occupato strutture del Pemex e bloccato tratti autostradali importanti per cinque giorni consecutivi, mettendo a secco ben 240 stazioni di rifornimento della città. Tra gli slogan usati dai manifestanti anche quelli contro il presidente messicano Enrique Peña Nieto. Uno studente di legge durante le proteste a Tijuana ha esclamato:
“Peña non è il mio presidente. Ha realizzato riforme stupide che hanno prodotto solo danni ai cittadini mentre ne hanno beneficiato politici e classi privilegiate. Quelli che nonostante i feriti hanno avuto solo una piccola parte di ciò che gli spetta”.
A Rosarito Beach, città costiera a sud di Tijuana per cinque giorni manifestanti hanno bloccato un importante impianto della Pemex mettendo a secco tutta l’area e dopo cinque giorni di agitazioni si è consumato uno scontro tra polizia e manifestanti fino a quando sabato scorso un camion si è riversato sugli agenti provocando 8 feriti di cui due in forma grande. La polizia è riuscita comunque a fermare la protesta e a far riprendere l’attività della Pemex.
Ma non è stato solo l’aumento dei prezzi della benzina ad aver indignato l’opinione pubblica, è stata piuttosto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Membri del partito del presidente sono coinvolti in vari scandali di corruzione: da qui la rabbia popolare a cui si aggiungono le difficoltà economiche che permangono con un livello di povertà che tra il 2008 e il 2014 è salito dal 44,3 al 467,2%. Da qui la decisione del governo di aumentare i prezzi del carburante ha portato all’esasperazione la politica arrivando così ad un punto di rottura indelebile con la classe politica dirigente.
07/02/2017, 22:09
Brasile: sciopero polizia a Espirito Santo, 62 omicidi
Sono già 62 gli omicidi compiuti negli ultimi tre giorni nello Stato brasiliano di Espirito Santo, dove è in corso uno sciopero della polizia. Lo rivela il sindacato della polizia civile Sindipol, precisando che solo oggi sono stati compiuti 37 omicidi.
"Prima dello sciopero, la media degli omicidi non raggiungeva i tre al giorno", ha detto Jorge Emilio Leal, presidente di Sindipol.
Il presidente brasiliano Michel Temer ha autorizzato oggi l'invio nello Stato dell'esercito "per garantire la legge e l'ordine".
Secondo il ministero della Giustizia, in serata arriveranno nella capitale Vitoria le prime 200 unità della Forza nazionale.
07/02/2017, 22:13
Parigi, giovane pestato e violentato dalla polizia: le immagini choc
Non si placano le proteste ad Aulnay-sous-Bois, nella periferia Parigi, a pochi passi dall'aeroporto Roissy Charles De Gaulle, dove in centinaia sono scesi in strada da giorni per protestare contro l'aggressione di cui è stato vittima Théo, un ragazzo di 22 anni, pestato e violentato dalla polizia la settimana scorsa. Secondo quando ricostruito dalla vittima in un documento audio consegnato dal suo avvocato a 'BfmTv', Théo si sarebbe ritrovato coinvolto per caso in un'operazione della polizia nel quartiere 'Rose des Vents'.
Secondo la ricostruzione del ragazzo, dopo la richiesta dei documenti d'identità, la polizia l'avrebbe scaraventato a terra e riempito di manganellate. A immortalare la scena sono state delle telecamere di sorveglianza installate di fronte al luogo dell'aggressione. Una volta diffuso dai media, il video ha provocato un'ondata di proteste nella periferia parigina.
Nella testimonianza fatta dal letto d'ospedale, Théo ha rievocato i colpi, gli insulti e le vessazioni che ha subito da parte della polizia, raccontando in particolare di un agente che l'avrebbe violentato con il manganello, procurandogli una profonda ferita nel retto. "Non ho cercato di fuggire, mi hanno aggredito - ha spiegato Théo - Agli agenti ho chiesto 'perché mi state facendo questo?', ma loro non hanno risposto, mi hanno ricoperto di ingiurie".
Il giovane si è quindi soffermato sull'agente che l'ha ferito "volontariamente" nell'ano con il manganello. Una ferita profonda, che l'ha costretto a una operazione d'urgenza. "Mi hanno messo dei gas lacrimogeni in testa, nella bocca, mi hanno preso la testa a manganellate - ha continuato il 22enne - Ma avevo talmente male alle natiche che quel dolore, in confronto, mi sembrava effimero (...) non riuscivo a camminare, credevo che sarei morto". Il giovane ha avuto una prognosi di 60 giorni.
Il presidente francese François Hollande è andato a trovare il ragazzo in ospedale. "La giustizia andrà fino in fondo", ha detto Hollande, esprimendo solidarietà al giovane che "ha reagito con dignità e responsabilità", ha twittato il presidente dopo la visita, durata circa mezz'ora, alla presenza dei familiari del giovane.
Sotto accusa, per la vicenda, quattro poliziotti, che sono stati incriminati e sospesi dal servizio. Uno di loro è anche accusato di stupro.
Intanto diverse centinaia di persone hanno manifestato questa sera in un clima di tensione nel sobborgo di Seine-Saint-Denis, a nord di Parigi, in segno di solidarietà a Théo. Con uno schieramento di decine di poliziotti in tenuta anti-sommossa, manifestanti di tutte le età, alcuni di loro a volto coperto, hanno cantato: "Théo, Adama: non c'è giustizia, non c'è pace", facendo riferimento anche ad Adama Traoré, giovane nero morto durante un arresto quest'estate a Beaumont-sur-Oise, nella Val-d'Oise. Tra i cori anche quello di "Polizia, stupratori, assassini". "Tutti odiano gli stupratori", ha cantato la folla battendo le mani. Alcuni hanno esposto cartelli con la scritta "Polizia uguale stupratore".
Dal suo letto di ospedale Théo ha esortato i giovani che stanno manifestando in suo sostegno a "non fare la guerra" e rimanere "uniti" senza provocare ulteriori scontri. Nell'incontro avuto oggi con Hollande, secondo un registrazione trasmessa dall'Eliseo, Théo ha ringraziato molto il presidente per il suo gesto e ha voluto lanciare "un messaggio da far passare alla mia città. Ho sentito quello che sta succedendo in questo momento", ha detto riferendosi alle manifestazioni, "io amo molto la mia città, e vorrei ritrovarla come l'ho lasciata, per favore. Quindi ragazzi, non fate la guerra, siate uniti e abbiate fiducia nella giustizia, che sarà fatta".
07/02/2017, 22:21