Nessuno ha mai detto questo...diciamo che tutte le teorie mutano e si trasformano continuamente e molti fisici si aggiornano...
Segnalo un articoletto che spiega bene ai profani, ma TU certe cose dovresti saperle, SE SEI chi dici di essere...
Il successo della fisica newtoniana aprì la strada a una posizione filosofica che vedeva l'universo come un grande orologio, la macchina del mondo newtoniana. Secondo questa concezione, le leggi della meccanica determinano tutto ciò che accade nel mondo materiale. In particolare, non c'è posto per un dio che abbia un ruolo attivo nell'universo. Come mostrò il matematico, astronomo e fisico francese Pierre-Simon Laplace, le leggi di Newton erano di per sé sufficienti a spiegare il movimento dei pianeti nel corso della storia precedente. Questo lo portò a proporre un concetto radicale che Newton aveva rifiutato: per comprendere l'universo fisico non è necessario nulla al di là della fisica.
Benché l'universo-orologio sia stata invalidato dal principio di indeterminazione di Heisenberg della meccanica quantistica, la meccanica quantistica resta diabolicamente difficile da interpretare filosoficamente. Anziché dire che la fisica "capisce" l'universo, è più esatto dire che i modelli della fisica sono sufficienti a descrivere il mondo materiale come lo osserviamo con i nostri occhi e con gli strumenti.
Nella prima parte del XX secolo quasi tutti i famosi fisici dell'epoca - Albert Einstein, Niels Bohr, Erwin Schrödinger, Werner Heisenberg, Max Born, per citarne alcuni –
rifletterono sulle conseguenze filosofiche delle loro rivoluzionarie scoperte nel campo della relatività e della meccanica quantistica. Dopo la seconda guerra mondiale, però, la nuova generazione di protagonisti della fisica - Richard Feynman, Murray Gell-Mann, Steven Weinberg, Glashow Sheldon e altri - ha trovato improduttive queste riflessioni, e la maggior parte dei fisici (ci furono eccezioni in entrambe le epoche) li ha seguiti.
Ma la generazione ancora successiva ha adottato dottrine filosofiche, o almeno ha parlato in termini filosofici, senza ammetterlo a se stessa. Per esempio, quando Weinberg sostiene una interpretazione "realista" della meccanica quantistica, in cui "la funzione d'onda è ciò che rappresenta la realtà fisica", implica che gli artefatti che i teorici includono nei loro modelli, come i campi quantistici, sono gli ingredienti finali della realtà. In un articolo pubblicato su “Scientific American” nel 2012 [pubblicato nel 2013 su "Le Scienze"],
il fisico teorico David Tong è andato ancora oltre, sostenendo che le particelle che effettivamente osserviamo negli esperimenti sono illusioni e che i fisici che dicono che sono fondamentali sono in malafede: "I fisici insegnano di routine che i mattoni della natura sono particelle discrete come l'elettrone o i quark. Questa è una bugia. Gli elementi costitutivi delle nostre teorie non sono particelle ma campi: oggetti continui simili a fluidi sparsi in tutto lo spazio".Fonte