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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 16:01 
Cosa succede se gli Stati Uniti si ritirano davvero dalla Siria



Negli ultimi giorni, l’avventura americana in Siria, prima per sconfiggere lo Stato islamico, poi per un (non ancora chiarito) ruolo di garanzia nel post-guerra, si è arricchito di un nuovo episodio. Donald Trump ha annunciato il ritiro “molto presto” delle forze Usa. Un annuncio arrivato a poche ore dalla notizia del congelamento di 200 milioni di dollari per la Siria.
La pressioni su Trump per evitare il ritiro

La notizia ha immediatamente fatto il giro del mondo. E ha destato perplessità non soltanto fra gli alleati, ma anche nei circoli politici e diplomatici americani. L’annuncio di Trump comporterebbe, se confermato, un rovesciamento epocale delle logiche siriane. E, come scritto su questa testata, le domande su chi possa riempire il vuoto lasciato dagli Usa, non trovano ancora risposte chiare (forse la Francia di Emmanuel Macron).

Fonti vicine al Pentagono hanno espresso dubbi, se non vere e proprie preoccupazioni. La scelta significherebbe l’abbandono degli alleati (i curdi) e dei progetti di incidere sul futuro della Siria. E al Pentagono, dare le chiavi della Siria alla Russia e all’Iran, non è qualcosa che interessi particolarmente. Tanto è vero che dopo l’annuncio di Trump, i vertici militari Usa hanno discusso sull’invio di più truppe. Una confusione totale.

Preoccupazioni sono state espresse anche dall’Arabia Saudita. Il principe Mohammed bin Salmanha chiesto all’amministrazione americana di non ritirarsi dalla Siria. Come scritto da Guido Olimpio per Il Corriere della Sera “Trump ha chiesto che Riad ‘investa’ quattro miliardi di dollari per la ricostruzione e la stabilizzazione della zona settentrionale”. Difficile credere che questo investimento sia realizzato senza garanzie della presenza Usa. E preoccupazioni sono state espresse anche da Israele, che spera che gli Usa non se ne vadano dalla Siria per evitare che l’Iran ottenga il controllo assoluto del corridoio che collega Teheran al Mediterraneo. E sperano in John Bolton.
Cosa possiamo aspettarci

Va fatta una doverosa premessa: Trump potrebbe anche non fare niente. Del resto è lo stesso presidente che parlava di ritiro e poi ha bombardato la base vicino Damasco. E, come detto sopra, le pressioni sono molte, sia esterne (Israele e Arabia Saudita) sia interne (quei generale a cui Trump dà ampia fiducia). Ma ammettiamo che vada avanti. A quel punto, gli scenari sarebbero molto interessanti e, allo stesso tempo, non per forza forieri di chiarezza.

Una prima conseguenza potrebbe essere il controllo immediato della Siria da parte delle forze del blocco rappresentato da Iran, Russia e Turchia. Scenario che vedrebbe la Siria garantita nella sua unità e nel mantenimento del governo di Bashar al Assad. Ma che comporterebbe anche un Paese nel mirino costante di Israele, preoccupato dall’Iran. Se la Russia decidesse, in futuro, di seguire gli Usa, Israele potrebbe avviare qualche iniziativa. Comunque, tendenzialmente, questo è lo scenario che darebbe più ossigeno al legittimo governo di Damasco.
Una seconda conseguenza sarebbe la fine di qualsiasi rapporto fra curdi e Stati Uniti. Il che comporterebbe due effetti: la resa dei conti tra turchi, alleati dei turchi e curdi nel nord della Siria; e la scelta per le milizie curdo- siriane di consegnarsi a Damasco o finire nelle mani dei ribelli filo-turchi, che potrebbero avere mano libera come già fatto con Ramoscello d’ulivo. Uno scenario che già si sta manifestando.
La terza conseguenza potrebbe essere un ravvivarsi del focolaio jihadista nella Siria orientale, per ora sedato dalla presenza Usa. Il terrorismo in Siria si è fermato quando tutte le forze coinvolte hanno deciso che Daesh andava sconfitto. Del resto la coalizione a guida Usa non poteva far vedere che l’Isis continuasse a proliferare nell’area da lei controllata. Ma senza truppe statunitensi e con l’Iraq che spinge per annientare le ultime sacche del Califfato, quest’ultimo potrebbe anche riprendere fiato e senza neanche il freno operato dalle forze americane e degli alleati. Che di fatto lascerebbero di nuovo libero lo jihadismo di imperversare nell’est della Siria.

Ed è proprio la parte orientale del Paese a dover preoccupare. Le forze americane, volenti o nolenti, sono un tappo. Da una parte, la Turchia non può avanzare troppo perché sa che si troverebbe di fronte la potenza per eccellenza della Nato. Dall’altra parte, i ribelli sono garantiti dall’ombrello di Washington, che fa sì che Russia, Iran e esercito siriano non possano spingersi oltre una certa linea. E sono un freno anche per l’esercito iracheno, che ribolle al confine. Tolto il tappo, il rischio è che si crei un bagno di sangue per controllare un’area fondamentale. Sembra un paradosso, ma nel regno dell’instabilità, una forza destabilizzatrice ora è una garanzia che non si scateni, di nuovo, l’inferno. E forse, qualcuno vuole avere un motivo in più per rimanere in Siria.

http://www.occhidellaguerra.it/stati-un ... iro-siria/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 16:09 
Certo che Erdogan sarà pure un cane rognoso, ma può permettersi di fare e disfare quello che vuole, uscendone sempre immacolato...



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 16:12 
.. è perché anche lui ce l'ha ... lungo! [:306]
(Sta imitando Kim Jong-un ...!) [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 17:54 
Serve all'Europa, serve alla Nato, agli USA, alla Russia... Insomma ha il deretano parato su più fronti.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 18:55 
TheApologist ha scritto:
Serve all'Europa, serve alla Nato, agli USA, alla Russia... Insomma ha il deretano parato su più fronti.

Il punto è che lo ha capito e ora se ne approfitta un po come faceva a suo tempo Gheddafi con in più la differenza che Erdogan oltre a stare nella Nato ha anche accordi con la Ue per fermare i migranti sulla rotta balcanica oltre al fare affari con i russi con gas, petrolio. Gode quindi delle simpatie dei paesi più influenti, in altre parole è intoccabile.

Ps: a quando la Turchia nella Ue??



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 19:28 
Al più presto,spero...Vorrei tanto conoscere il lato democratico di questa nazione.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2018, 19:48 
E' forte perché non è democratica! [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 05/04/2018, 19:29 
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Chiuso (o quasi) il fronte della Ghouta orientale, il governo di Bashar al Assad ora guarda al sud, più precisamente a Daraa, dove nel 2011 è scoppiata la rivolta che ha incendiato il Paese portandolo alla guerra.

Secondo quanto riporta Haaretz, il governo di Damasco, con l’appoggio della Russia e delle milizie sciite, starebbe preparando un attacco contro Daraa e Quneitra. Mentre la conquista della prima città rappresenta un colpo mortale alla ribellione, la seconda indica la volontà di Damasco di prendere nuovamente il controllo dei propri confini e di mandare un messaggio chiaro a Israele.

Mahmoud, che vive a Quneitra, ci racconta: “L’esercito arabo siriano è pronto a riprendersi i territori controllati dai terroristi e le alture del Golan. Al momento non è ancora iniziata alcuna operazione militare. La Russia sta trattando con i terroristi per la resa e portarli nel nord della Siria, evitando così un bagno di sangue”.

“A Quneitra la situazione è abbastanza tranquilla – ci racconta Mahmoud – I terroristi si stanno combattendo a vicenda, seguendo ognuno non solo le proprie strategie ma anche quelle degli Stati che li supportano”.

Nelle pressi delle alture del Golan, sono presenti diverse milizie ribelli, alcune sostenute dallo Stato ebraico per contrastare le forze sciite legate all’Iran, in particolare Hezbollah, e per creare una sorta di cuscinetto in grado di difendere Tel Aviv.

Secondo Haaretz, Hezbollah avrebbe creato un centro di comando, guidato da un uomo chiamato Hajj Hashem, nelle alture del Golan. Mahmoud però precisa: “Gli uomini del Partito di Dio sono presenti solamente come osservatori o come semplici cittadini, ma non so dirti se hanno anche compiti tattici, strategici o militari”. E assicura: “A Quneitra non sono presenti”.

Per la Siria le alture del Golan sono ancora una ferita aperta. Conquistate da Israele nel 1967, sono state annesse solamente nel 1980. Questa annessione, però, non è mai stata riconosciuta né da Damasco né dalla comunità internazionale, come ricorda Giordano Stabile su La Stampa. Se Bashar al Assad dovesse riuscire a riconquistare queste città, le truppe siriane si troverebbero a pochi chilometri da quelle israeliane. Un rischio che Tel Aviv non vuole correre.

http://www.occhidellaguerra.it/siria-israele-golan/

(Il punto preferito dai siriani per lanciare razzi su Israele (dai tempi che furono )....



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 05/04/2018, 21:56 
Una nazione non democratica nella Nato?Ufologo,ti sbagli......diglielo Sottovento,gli Usa non possono essere alleati di stati non democratici!


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 06/04/2018, 13:54 
(.. ma chi voi piglia' pel culo ...?) [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/04/2018, 17:09 
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Sulla Siria è scontro totale fra Donald Trump e i vertici militari e della sua squadra di sicurezza che hanno chiesto al presidente di evitare assolutamente il ritiro immediato delle truppe americane dalla Siria.

A rivelarlo è stata la Cnn , che ha riportato non solo le reazioni del Pentagono e dello staff presidenziale ma anche l’irritazione di The Donald a questa levata di scudi sulla missione americana in Siria.

Tutto è nato dopo la dichiarazione della Casa Bianca con cui era stato annunciato che l’impegno militare Usa sarebbe arrivato rapidamente alla fine. Una frase che non ha piaciuta assolutamente ai vertici militari statunitensi sia per il contenuto sia per la tempistica. Dichiarare il ritiro dalla Siria in concomitanza con la riunione di Ankara fra Vladimir Putin, Hassan Rohani e Recep Tayyp Erdogan, significava mostrare ai tre leader del blocco di Astana di voler consegnare loro le chiavi del Paese.

Secondo il sito americano, nella riunione molto tesa con la sua squadra di sicurezza martedì scorso alla Casa Bianca, il presidente è stato sostanzialmente “rimproverato” da tutto lo staff. In primis da Mike Pompeo – direttore uscente della Cia e fresco di nomina come nuovo segretario di Stato – che ha spiegato al presidente l’errore nell’uscire dal conflitto siriano. Una pugnalata proprio da colui che era stato messo alla segreteria di Stato per sostituire quel Rex Tillerson che seguiva un’agenda del tutto diversa dal presidente.

Sulla stessa linea il generale Joseph Dunford, capo degli Stati Maggiori Riuniti. Il generale americano ha detto quello che per gli strateghi Usa è la priorità: non la pace (che non ha mai interessato realmente nessuno a Washington), ma evitare che la Siria diventi teatro degli interessi ti Russia, Iran e Turchia. Dalle ricostruzioni della Cnn, il generale avrebbe chiesto al presidente di dire esplicitamente ciò che vorrebbe vedere in Siria.
Trump irritato ma addomesticato?

Trump non era affatto contenti. Più volte, durante l’incontro, si è lamentato dei miliardi di dollari spesi in Medio Oriente senza alcun ritorno per gli Stati Uniti. E ha più volte detto che le monarchie del del Golfo non fanno abbastanza. E lo aveva spiegato anche a Mohammed bin Salman: per vedere gli americani in Siria, bisognava iniziare a pagare.

Alla fine, comunque, Trump ha dovuto cedere. E sono arrivate le prime correzioni alle frasi sul ritiro. Il presidente Usa ha rinunciato al ritiro immediato, parlando della sconfitta dell’Isis come condizione necessaria. Poi avrebbe dato anche un termine di sei mesi, cui James Mattis, segretario alla Difesa, avrebbe risposto dicendo che si trattava di un termine assolutamente inconcepibile.

Assenza di lusso quella di John Bolton, anche se Trump ha detto che il suo nuovo consigliere per la Sicurezza lo sostiene su tutta la linea. Una frase che però non deve far dormire sonni tranquilli. Bolton ha sempre sostenuto una linea durissima, in Medio oriente, contro gli interessi iraniani. E non si capisce perché dovrebbe avallare l’ipotesi di un ritiro americano dalla Siria. A meno che non si prepari qualcosa di molto più incisivo nei confronti dell’Iran, magari coinvolgendo le forze degli alleati regionali e non solo. Come spiegato su questa testata, ritiro americano e fine della guerra non sono un’equazione. Purtroppo per il popolo siriano.
Un ritiro che sa di fallimento

Le dichiarazioni della Casa Bianca arrivate a pochissimi minuti dalla conclusione del vertice di Ankara, sono suonate a tutti come la resa incondizionata. È il fallimento della strategia Usa in Medio Oriente. E molti, al Pentagono e nello Stato profondo, non lo accetteranno. E non lo accetteranno neppure gli alleati regionali, Israele e Arabia Saudita soprattutto.

Il rischio, in sostanza, è che ci siano molte forze che remano contro la scelta del ritiro. E Trump, pur con tutte le buone intenzioni, non sembra avere la forza politica interna per imporsi su apparati che si stanno infiltrando ovunque nell’amministrazione americana. E a questa debolezza si aggiungono anche i rischi per la sicurezza. Ritirare le forze dalla Siria sarebbe veramente un punto di non ritorno della strategia americana in Medio Oriente. E non è detto che sia foriero di notizie positive. Ad ogni modo, sarebbe la certificazione finale di una strategia assolutamente fallimentare che vede non solo Russia e Iran perfettamente ancorate in Siria, ma anche la perdita di un alleato fondamentale come la Turchia. Gli strateghi Usa, comunque la si veda, hanno perso.

http://www.occhidellaguerra.it/trump-ri ... pentagono/

Comunque sia: "grazie" Obama ....



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/04/2018, 20:15 
[:291]


Il nuovo asse imperialista riunito per spartirsi la Siria

Il Giornale, 05 aprile 2018

E' davvero la nemesi di ogni processo di pace il fatto che le sciagure della Siria e la sua risoluzione siano finite ieri nelle mani del gatto, Tayyip Erdogan, la volpe, Hassan Rouhani e il padre nobile, Vladimir Putin. Che foto opportunity, il mondo del nuovo imperialismo in una sola foto.

Il loro incontro ad Ankara ieri ha disegnato una soluzione un coacervo di interessi acuti e contrastanti, e una volontà evidente di spartizione. Il tutto, segnato dalla bambinesca soddisfazione, peraltro autorizzata dal grande assente, che l'America di Trump sia fuori dal giuoco, errore che Trump ancora non ha capito quanto sia grande, poiché consente l'espansione dei suoi peggiori nemici in un'area volatile e pericolosissima. Trump ha annunciato il suo desiderio di salpare definitivamente le ancore, abbandonando Curdi, Yazidi, sunniti dissidenti, cristiani… Nelle mani del trio.

Dell'Europa non se ne parla nemmeno, in senso proprio. E la strage dei trecentomila continuerà. I tre protagonisti non si sono abbracciati intensivamente davanti alle telecamere, i loro scopi rimangono l'uno contro l'altro. l'Iran e la Russia sono i sostenitori di Assad, mentre Erdogan lo odia. Ma Erdogan, che assorda il mondo dando di assassino a destra e a manca, ora dimentica la ruggine con la Russia, sempre più spessa da quando nel 2015 gli buttò giù un aeroplano da guerra. Da allora, con grande preoccupazione degli alleati occidentali che siedono insieme alla Turchia nella NATO, Erdogan ha recuperato e allargato il suo rapporto, fino ad essere uno dei pochi Paesi che non hanno espulso i diplomatici Russi dopo l'attacco con gas nervino contro un'ex spia di Putin.

Adesso che cosa vuole la Turchia dal leader Russo? Oh, poca roba, il permesso di neutralizzare i curdi, la conclusione positiva della vendita del sistema missilistico S400, fra i più potenti del mondo, e la realizzazione del Piano Rosatom per il primo impianto nucleare turco. E l'Iran? Oh niente, solo dominare il Medio Oriente, dall'Iran al Libano e da là, il cielo è il limite… E la Russia, tutto.

Più in generale, i tre Paesi ieri riuniti per chiudere sette anni di guerra mettono in primo piano grossi interessi. La Russia e l'Iran vogliono pieno accesso alla costa, dove si trova la base di Tartus per il dominio russo del Mediterraneo e la base aerea presso Latakia, e per Teheran è importante un chiaro canale di passaggio verso la capitale dell'Iraq, Bagdad, e fino ai confini con Israele: da là, si espande il dominio sciita, da qua può minacciare Israele anche attraverso gli Hezbollah. Ankara, dopo la pulizia etnica dei curdi ad Afrin, mentre Assad con i russi bombardavano Idlib (uno scambio fra gentleman), vuole seguitare a perseguitarli a Manjib, a occidente dell'Eufrate, un'altra zona curda. E' quindi illusorio pensare che le tre forze in campo possano bloccare lo scontro: esso nacque come rivolta sunnita contro lo strapotere sciita di Assad e i suoi amici e resterà. E i Curdi non si arrenderanno ai Turchi. La guerra continuerà. I sunniti stretti fra le rovine o divenuti profughi, seguiteranno a vedere crescere fra loro gli estremisti, Idlib, dove sono fuggiti i superstiti di Ghouta e di Aleppo, seguiterà ad essere bombardata, e i Turchi faranno di tutto per eliminare i Curdi. Il summit di Ankara è il secondo, dopo un incontro a Sochi, che cerca di contrabbandare l'idea che i tre, prima coinvolti in scontri gli uni contro gli altri, vogliano adesso discutere un accordo di pace. Alle telecamere parlano, legalisti come sono e democratici, di una "Costituzione" per il popolo siriano; ma nel segreto delle stanze del palazzo di Erdogan certo si è parlato di molto altro. Per esempio, Putin, che non è un appassionato della sopravvivenza di Assad, ha anche qualche conto aperto con l'Islam, come l'Islam l'ha con lui.

Ha fatto male Trump ad annunciare proprio ieri che se ne andrà dalla Siria: sembra una mossa di paura, che avalla l'abbandono dei curdi, i suoi migliori alleati nella guerra contro l'Isis; o un cedere alla Turchia per la preoccupazione che la NATO possa esplodere; sembra un lasciare campo libero a quell'Iran di cui così giustamente sa criticare le ambizioni atomiche e la violazione dei diritti umani. Insomma, sembra una risposta a un ricatto. E non è vero che sarà un risparmio economico: se i sauditi si ingaggiano in una guerra con l'Iran, il mercato del petrolio va in pezzi.

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... =3&Id=4224



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/04/2018, 21:42 
consegnare gli s-400 a un membro nato
mi sembra inconcepibile..

tenuto conto che poi possono essere utitlizzati
contro gli stessi caccia russi e siriani..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/04/2018, 21:49 
Chissà se Erdogan ha in mente di lasciarla, la Nato.
Sennò non avrebbe senso comprare le armi dalla Russia.

Per me da buon turco del c... aspetta solo il pretesto giusto.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 08/04/2018, 10:44 
Lasciare la Nato?E gli americani presenti con i loro mezzi?Credo che Incirlik abbia anche diverse testate atomiche:dove andrebbero riposizionate?Magari qui in Italia....c'è posto per tutti,in fondo...Ah no,scusate,ci penserà Salvini a rispedirli al mittente!


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