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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 07/04/2018, 15:07 
La faccenda si fa sempre più seria...

Cita:
Atene concentra truppe al confine con la Turchia..
Maurizio Blondet 6 aprile 2018

Sono settemila soldati, dispiegati lungo il confine nord-orientale ma anche nelle isole. Sembra che sia stata un’idea autonoma del ministro della Difesa, Panos Kammenos – che è del minuscolo partito di estrema destra Anexartitis Ellines, ma alleato di governo con Syriza. Il primo ministro Alexis Tsipras ha invitato alla “calma e moderazione”. Kathimerini, il maggior quotidiano, chiede le dimissioni di Kommenos in un fondo firmato da un economista di primo piano, Babis Papadimitriou. Ricordando che “durante la visita di Erdogan, Kammeos si trasformato in una bomba a mano nelle mani del primo ministro, è questione di responsabilità nazionale che Tsipras liberi il governo da questo partner inaccettabile”.

A febbraio, va ricordato, Erdogan aveva minacciato Atene di attacco militare. I motivi di tensione non si limitano più alle antiche questioni di confine e di isole, ma vi si aggiungono i giacimenti di greggio e gas al largo di Cipro. Poi c’è stato l’arresto di due soldati greci che avevano sconfinato durante un pattugliamento al confine. Kammenos ha apostrofato le truppe durante un’esercitazione nell’isola di Ikaria: “Occorre la vigilanza dell’intero popolo ellenico verso un nemico che continua a provocarci…Non abbiamo paura di provocazioni, minacce e insulti. Ci rendono più forti”.
Fonte


Cita:
Turkish F-16 fighter jet flies low over the Greek island of Farmakonisi

April 3, 2018

An F-16 fighter jet of the Turkish Air Force flew at a height of just 3,200 feet – approximately 975 meters – over the Greek island of Farmakonisi in the Eastern Aegean Sea on Tuesday morning. The fighter jet violated the Flight Information Region Athens at 10:55 a.m. and had Greek fighter jets take off to intercept it.

A pair of Turkish F-16 entered FIR Athens at 10:55 a.m. and exited at 11:10 a.m., the Greek General staff said in a statement adding that one of them flew over Farmakonisi.

The Turkish jets had no flight plan.

A day earlier, it was seven Turkish aircraft that violated the FIR Athens. It was 4 F-16, 2 F-4 and one CN-235. Four of the six fighter jets were reportedly armed.

Violations of FIR Athens by Turkish fighter jets are a common phenomenon but it looks that they get bolder day by day, as Ankara has increased and keep up the tension towards neighbor Greece.
Fonte



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 15:52 
[:296]

Immagine

In 20 minuti, 20 F-18 sono decollati e atterrati sulla portaerei Uss Theodore Roosevelt, in una potente dimostrazione di precisione ed efficienza militare nel Pacifico. Inizia così il reportage dell’agenzia Reuters dalla nave statunitense che in questi giorni, insieme al suo gruppo di battaglia, sta conducendo esercitazioni militari di grande interesse nell’area del Mar cinese meridionale.

Un’area particolare, proprio dove pochi giorni fa, le imponenti esercitazioni della marina militare cinese avevano fatto preoccupare non solo il Pentagono ma anche tutti i partner asiatici degli Stati Uniti. “Abbiamo visto molte navi cinesi intorno a noi”, ha detto il contrammiraglio Steve Koehler, comandante del gruppo d’attacco, a un piccolo gruppo di giornalisti a bordo della portaerei.

Le navi da guerra di molti Stati che si affacciano sul Pacifico occidentale, tra cui la Cina, hanno lavorato su un codice che regoli gli incontri inaspettati (Cues) , in modo da evitare incidenti. Un canale diretto fra le marine militari di nove Paesi che aiuta a comprendere i rischi reali del sovraffollamento militare nelle rotte nevali che solcano le acque dell’oceano. Proprio a poche miglia dalle acque territoriali cinesi.

La presenza della Theodore Roosevelt non è casuale. Le missioni di pattugliamento americane in quella rotta sono molto frequenti, ma è chiaro che l’intento è di mandare un messaggio a Pechino. Quello show di forza, insolitamente ampio, ha mostrato a tutti chela Cina è pronta a tutelare i suoi interessi nell’area. Un evento da collegare alla questione della sovranità di Taiwan ma anche ai colloqui nordcoreani e alle dispute sulle isole del Mar Cinese meridionale e orientale.

Ieri mattina, la marina cinese ha lanciato un avvertimento a tutte le flotte della zona, mettendole in guardia su nuove esercitazioni fino a venerdì nella regione a sud della città di Sanya nell’estrema provincia sud-occidentale della Cina, Hainan. La marina dell’Esercito popolare non ha fornito ulteriori dettagli. Ma tanto è bastato per alimentare la preoccupazione circa il gioco finale di Pechino.

Gli Stati Uniti criticano costantemente la rapida e crescente militarizzazione del Pacifico da parte della Cina. La flotta Usa effettua pattugliamenti aerei e navali costanti per affermare il proprio diritto alla libertà di navigazione in tratti di mare che la Cina rivendica in gran parte come propria. Uno scontro molto duro, che vede Pechino e Washington su due fronti completamente opposti. Per la Cina, c’è una palese violazione della sua sovranità. Per gli Usa e gli alleasti, la questione è completamente diversa.

“Tutte le operazioni che facciamo dentro ed intorno al Mar cinese meridionale o in qualsiasi altro specchio d’acqua in cui operiamo, sono in funzione del diritto internazionale e questo è in definitiva ciò che vogliamo riconoscere”, ha affermato Koehler. Ma è chiaro che il discorso è molto più complesso. La Cina preoccupa. La sua espansione sta minando gli interessi statunitensi nel quadrante del Pacifico occidentale. E di recente, la guerra commerciale iniziata da Donald Trump unita alla tensione territoriale, sta mettendo a serio rischio la stabilità del mare.

Nel frattempo, la tensione aumenta anche intorno la penisola coreana. La marina militare britannica, alleata degli Stati Uniti, ha inviato una terza nave di fronte alle coste di Pyongyang. Come scrive l’Independent, la Hms Albion si unirà alla Hms Sutherlandper una missione che ha lo scopo di “far rispettare le sanzioni Onu contro la Corea del Nord, oltre a prendere parte a corsi di formazione congiunti ed esercitazioni con alleati regionali”. Prossimamente, è previsto inoltre l’arrivo della Hms Argyll per prendere parte a un esercitazione congiunta con Australia, Malesia, Nuova Zelanda e Singapore.

http://www.occhidellaguerra.it/usa-uk-pacifico/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 16:05 
Ufologo 555 ha scritto:
[:296]

Immagine


Cominciano a venirti i dubbi eh?
Gordon Duff è dal 2012 che ha detto che cosa c'è nel Pacifico...le schermaglie da terza guerra mondiale sono solo un teatro...

https://www.veteranstodayarchives.com/2 ... francisco/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 16:09 
Guarda che i dubbi li ho su tutto (perfino sugli UFO, come già scrissi .....)!



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 16:14 
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 16:54 
Ma voi ce lo vedete Trump abituato da sempre a una vita extralusso servito e riverito, ville, grattacieli, jet privati, maggiordomi, viaggi, feste, ristoranti etc. sempre al top in tutto, a passare il resto della sua vita chiuso in un bunker antiatomico mangiando cibi in scatola??
Cita:
Siria, Trump frena su attacco. Merkel si sfila. Macron: «Abbiamo le prove delle colpe di Assad»

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... fresh_ce=1



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 17:41 
sottovento ha scritto:
Ma voi ce lo vedete Trump abituato da sempre a una vita extralusso servito e riverito, ville, grattacieli, jet privati, maggiordomi, viaggi, feste, ristoranti etc. sempre al top in tutto, a passare il resto della sua vita chiuso in un bunker antiatomico mangiando cibi in scatola??
Cita:
Siria, Trump frena su attacco. Merkel si sfila. Macron: «Abbiamo le prove delle colpe di Assad»

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... fresh_ce=1


Macron e la francia devono smetterla di rompere le palle. Ci vadano da soli in Siria se proprio ci tengono e vediamo quanto tempo durano.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 19:53 
Angel_ ha scritto:
Per visualizzare questo messaggio devi registrarti e eseguire l’accesso al forum.



Riguardo al Pacifico non mi è chiaro quello che intendi ... [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 19:58 
Gli ufi?



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 12/04/2018, 20:01 
[:296] ... già; ma che centrano? [:291]



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MessaggioInviato: 12/04/2018, 21:03 
C'ENTRANO, C'ENTRANO!! [;)]
ciao
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MessaggioInviato: 12/04/2018, 21:30 
Ufologo 555 ha scritto:
Riguardo al Pacifico non mi è chiaro quello che intendi ... [:291]

Ti avevo messo il link originale sopra...
Fonte tradotta da Google



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/04/2018, 11:04 
[:296] Non ne ero al corrente ... (grazie) [:)]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 13/04/2018, 15:50 
Bah ... Comunque ... [:291]


Immagine

All’inizio del 2016 gli Stati Uniti hanno creato la Smf (Space Mission Force), un reparto inquadrato nel 50esimo Space Wing di base a Schriver (Colorado) posto sotto il controllo diretto del Comando Spaziale (Afspc) con il compito di monitorare ed impiegare al meglio tutti i sistemi satellitari militari e di intraprendere azioni offensive e difensive volte a mantenere la supremazia americana in questo campo di battaglia.

Stiamo parlando della Space Warfare (Sw) ovvero del complesso di attività volte al controllo degli asset spaziali e dei sistemi atti a neutralizzarli, siano essi basati a terra o in orbita.

Uno studio condotto dal Secure World Foundation e pubblicato mercoledì scorso raccoglie tutte le informazioni note in merito alle capacità “counterspace” di quei Paesi che si pongono come concorrenti ed avversari degli Stati Uniti: dalla Cina alla Russia passando per Iran e Corea del Nord.

Secondo il report, un attacco verso il sistema satellitare americano avverrebbe con molta più probabilità utilizzando sistemi di guerra elettronica o ad energia diretta come jammer e laser piuttosto che con armi come missili antisatellite, che pur sono stati testati con successo dalla stessa Cina nel 2007, quando un missile SC-19 (un derivato del DF-21) ha colpito il satellite meteo FengYun 1C ad una altitudine di 865 km, come riportato nel documento.

Un attacco con un jammer potrebbe, ad esempio, disattivare un satellite o renderlo muto, un’arma ad energia diretta – anche basata a terra – potrebbe accecarlo bruciandone i sensori ottici e, cosa più plausibile, è possibile che un attacco di hacker venga diretto verso il terminale terrestre del sistema satellitare rendendolo inattivo.

Questa strategia “non cinetica”, ovvero non ricorrente ad armi ad impatto come i missili Asat – su cui torneremo a breve – è sicuramente meno dispendiosa e più difficile da controllare per gli analisti militari del Pentagono e sembra che Cina e Russia si stiano dando molto da fare sotto questo punto di vista.

Brian Weeden, uno degli autori del report, afferma che “la cattiva notizia è che stiamo assistendo a allo sviluppo e test di sistemi antisatelliti come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda, la buona notizia, se così possiamo chiamarla, è che per il momento l’impiego operativo di questi sistemi è limitato a quelli di tipo non cinetico. Si sta sviluppando un’ampia gamma di tecnologie, da quelle cinetiche all’hacking passando per i jammer ma in ultima analisi solo queste ultime sembrano operative”.

Non è ancora chiaro come il Pentagono voglia correre ai ripari in merito alla proliferazione di queste metodologie di guerra antisatellite: per il momento, come ricorda lo stesso Weeden, la filosofia sembra essere quella del “se lo fanno tutti dovremmo farlo anche noi” e questo trend generale sembra che sia la leva che ha smosso i vertici militari portandoli a parlare con più chiarezza in merito alla Space Warfare senza rischiare di sollevare timori di una corsa agli armamenti in orbita.

Corsa agli armamenti spaziali che ricorda molto la Sdi (Strategic Defense Initiative) degli anni ’80 quando appunto cominciarono i primi concreti studi sulle reali possibilità di porre in orbita armi antimissile anche ad energia diretta che hanno ispirato l’odierna tecnologia antisatellite basata a terra o nello spazio grazie agli enormi progressi nel campo della miniaturizzazione.

Le opzioni della guerra antisatellite vedono una serie di sistemi diversi: armi a radiofrequenza installate su satelliti, laser di grande potenza basati a terra, veicoli di manovra per operazioni spaziali (come satelliti mina) e lancio di missili antisatellite da terra e da velivoli come l’Asm-135. Questo era un missile a propellente solido lanciato da un F-15 “Eagle” appositamente modificato. Il lancio avveniva ad una quota di 11.600 metri con un preciso assetto del velivolo in modo da immettere il missile in una precisa traiettoria di collisione col satellite bersaglio. Era dotato di una testata non esplosiva formata da un oggetto cilindrido ci 30 cm di diametro e dal peso di 15 kg che incorporava un giroscopio e dei piccoli razzi. Nel 1988 il programma fu ufficialmente cancellato ma secondo alcune fonti sarebbe stato solo apparentemente ritirato dal servizio ed è proseguito il suo sviluppo in segretezza.

A quel tempo l’arma antisatellite sovietica per eccellenza era un sistema simile installato su di un Icbm tipo SS-9 “Scarp” che però era abbastanza sensibile alle contromisure elettroniche, all’inganno del sistema di guida radar e alle manovre evasive messe in atto dal bersaglio, dato che l’intercettazione richiedeva più di 3 ore.

I sistemi jammer possono essere montati sia su satellite sia su piattaforme aeree come Uav o velivoli pilotati, e anche per i laser si pensò ad un sistema aeroportato – l’Abl – monato su un Boeing 747 appositamente modificato, ma in seguito il programma venne cancellato. Per contrario lo sviluppo di laser di grande potenza basati a terra e di quelli montati su satellite sembra continuare di buona lena: gli Usa riferiscono che nel 2006 un loro satellite era stato illuminato (da un fascio a bassa potenza quindi senza provocare danni) da un laser terrestre. Un altro sistema antisatellite particolarmente efficace potrebbe essere il già citato ricorso alle “mine spaziali”, ovvero una costellazione di piccoli satelliti dotati di carica esplosiva in volo su orbite fisse per lunghissimi periodi e tenuti sempre a distanza ravvicinata dai loro obiettivi in modo da poter esplodere al momento opportuno con brevissimo preavviso. Questa però sarebbe “l’ultima ratio” della guerra antisatellite in quanto i detriti provocati da un’esplosione provocherebbero quasi sicuramente il danneggiamento anche dei propri sistemi satellitari o di quelli degli alleati. Una soluzione simile ma a scala più grande era stata pensata nel pieno della Guerra Fredda con l’esplosione di un missile nucleare nello spazio ma l’Emp generatosi avrebbe “bruciato” anche la propria rete satellitare.

Nel report viene data quindi una panoramica generale sulle capacità antisatellite ed in particolare l’attenzione è rivolta alla Cina ed alla Russia, che sembrano aver intrapreso una “corsa agli armamenti spaziali”. In particolare la capacità cinese di colpire satelliti in orbita bassa (Leo, 100 – 1500 km ) viene considerata “matura” e “entro pochi anni sarà basata anche su lanciatori mobili”, per contrario la possibilità di colpire bersagli ad orbita media (Meo, 5 mila 10 – mila km) ed in orbita geostazionaria (36 mila km) appare ancora in “fase sperimentale”. La Russia per il momento sembra non avere ancora capacità antisatellite “su una scala sufficiente o capaci di raggiungere un’altitudine tale da porre in essere una minaccia critica agli assetti spaziali Usa”, comunque, sebbene sembri che gli sviluppi in questo senso non siano rivolti verso sistemi che vanno oltre l’orbita bassa, attuare disturbi di comunicazioni satellitari (jamming) su una vasta area a partire da stazioni a terra, come può effettuare il sistema da guerra elettronica Krasukha-4 – attualmente presente in Siria – che, oltre a poter accecare i radar di terra, quelli di velivoli Awacs ed i dispositivi di ricezione del segnale satellitare di Uav e missili da crociera, può accecare anche i satelliti in orbita bassa.

http://www.occhidellaguerra.it/quella-g ... i-la-cina/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 15/04/2018, 19:46 
[:107]

La febbre del sabato Siria
Nel mondo quante guerre di cui nessuno parla. Ecco la mappa dell’ipocrisia
L'atlante dei conflitti più feroci e sanguinosi. Soltanto l’Oceania si salva. In tutto gli Stati coinvolti sono 70



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Non solo Siria. Nel pianeta Terra sono cira 70 gli Stati coinvolti nelle guerre. A combatterle sono un totale di 800 milizie -guerriglieri o gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti. Ma ecco nel dettaglio i numeri dei conflitti divisi per continenti:

EUROPA Nel vecchio continente sono 9 gli Stati teatri di eventi bellici e 81 tra milizie -guerriglieri, gruppi terroristi -separatisti -anarchici coinvolti. Il punto più caldo continua ad essere la parte più ad est, una zona storicamente tra le più colpite da «battaglie» spesso molto feroci. Guerra in Cecenia (contro i militanti islamici), il Daghestan (guerra contro i militanti islamici), l' Ucraina (secessione dell' autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell' autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk) e la zona Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Nagorno-Karabakh).

AFRICA Qui sono 29 gli Stati dove 241 tra milizie -guerrigliere, gruppi terroristi -separatisti -anarchici combattono. Particolarmente delicata la situazione in Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), in Libia (guerra civile in corso), in Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), in Mozambico (scontri con ribelli), in Nigeria (guerra contro i militanti islamici),nella Repubblica Centrafricana (con gli scontri armati tra musulmani e cristiani), nella Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), in Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), in Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur) e nel Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli).

ASIA 16 gli Stati e 173 tra milizie -guerriglieri, gruppi terroristi -separatisti -anarchici coinvolti in conflitti. Oltre ai conosciuti combattimenti in Afghanistan ci sono quelli in Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), nelle Filippine (guerra contro i militanti islamici), in Pakistan (guerra contro i militanti islamici) e quelli in Thailandia dopo il colpo di Stato dell' esercito nel maggio del 2014.

MEDIO ORIENTE Da sempre campo di battaglia con 7 Stati e 257 tra milizie -guerriglieri, gruppi terroristi -separatisti -anarchici protagonisti di sanguinose guerre. Non solo Siria dunque: non si smette di sparare in Iraq, in Israele (nella Striscia di Gaza), nello Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici)

AMERICHE 6 gli Stati e 27 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici che turbano la terra americana. Oltre alle poco «tranquille» Venezuela e Brasile, le situazioni più critiche sono in Colombia e in Messico per la guerra contro i gruppi ribelli e quelli contro i gruppi del narcotraffico.

http://www.iltempo.it/esteri/2018/04/15 ... a-1061120/

[:287]



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