Roma, 27 apr – E quindi sembra che la polizia postale stia indagando sugli insulti girati sui social in occasione del malore di Giorgio Napolitano. Bene, sembra di vederli, questi solerti agenti informatici, alle prese con milioni – letteralmente milioni – di status sul presidente emerito che per poco ci lascia la pelle. Dalle critiche articolate, allo humor nero, fino agli auguri di morte più sguaiati, praticamente tutta Italia ha accolto quell’evento con il medesimo spirito, a parte, ovviamente, il minuscolo manipolo degli europeisti responsabili e la poco più nutrita pattuglia dei custodi della memoria piccista. Tutti gli altri, invece, Napolitano lo odiano. Non sarà giusto, non sarà elegante, sarà indelicato e anche un po’ barbarico, ma tant’è e, come dire, forse io due domande al posto suo e di chi lo ama me le farei.
Sulla pietà per i morti e il rispetto per anziani e malati non accettiamo lezioni dalla Repubblica nata a piazzale Loreto. Uno scempio, quello del ’45, che sembra peraltro sempre più popolare e apertamente rivendicato ogni anno che passa, man mano che l’antifascismo passa dalla tragedia alla farsa. E così si passa da Ferruccio Parri che condanna la “macelleria messicana” alla pignatta antifascista di Macerata. L’ignobiltà di questi riferimenti contempla, ovviamente, anche la necessità di differenziarsi da quello stile e da quell’immaginario. Evitando, per esempio, di fare un baccanale sulla tomba in allestimento di un anziano protagonista della Repubblica. Giusto, sacrosanto.
Meno giusto e meno sacrosanto è criminalizzare la critica politica a personaggi come Napolitano, che è non solo doverosa, ma deve anche essere feroce e spietata, così come feroce e spietata è stata anche la decennale protervia antinazionale e antisovranista di quest’uomo, che in una nazione normale sarebbe stato processato per alto tradimento. Ancora nei giorni scorsi, nel pieno delle consultazioni, indiscrezioni giornalistiche lo davano tra i principali ispiratori della conversione grillina alla Nato e alla Ue, in netta opposizione con ogni ipotesi di governo Salvini, a causa delle posizioni filo russe di quest’ultimo (perché si sa, si può stare con la Russia solo quando invade l’Ungheria).
Questo non solo si può, ma lo si deve dire, anche di fronte alla malattia o alla morte. Perché le sofferenze di un uomo vanno rispettate, ma almeno quelle lasciano ferite solo nel ristretto gruppo dei parenti o degli amici. Le ferite lasciate sul corpo di una nazione già prostrata e immiserita, invece, rischiano di uccidere un popolo.
https://www.ilprimatonazionale.it/appro ... one-84352/Di certo non si leggerà sul ..."fattaccio"!