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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 02/08/2018, 10:16 
Cita:
LE FORZE ARMATE STATUNITENSI ACCUSANO LA RUSSIA DI BLOCCARE LE PROPRIE TRUPPE NELLA SIRIA SETTENTRIONALE

Le truppe americane in Siria sono presumibilmente colpite da dispositivi elettronici di disturbo russi che ne compromettono le operazioni sul terreno.

Il 25 luglio °, colonnello Brian Sullivan della US Army ha parlato ai giornalisti presso il Dipartimento della Difesa statunitense. Ha dichiarato che le sue truppe hanno incontrato un ambiente “congestionato …da guerra elettronica” mentre si combatteva nel nord-est della Siria, durante il loro dispiegamento di nove mesi, tra settembre 2017 e maggio 2018.

Le sue parole sono state: “Ci si sono presentato delle sfide che siamo riusciti a sostenere con successo e che ci hanno dato l’opportunità di operare in un ambiente che non può essere replicato ovunque nella postazioni di casa, compresi i nostri centri di addestramento al combattimento. È una grande opportunità per noi operare in particolare nell’ambiente siriano, dove i russi sono molto attivi “.

Sullivan non ha rivelato come i disturbi elettronici abbiano colpito la sua squadra. Tuttavia, la rivista  Foreign Policy cita esperti in guerra elettronica che affermano che un attacco di questo tipo può compromettere le apparecchiature di comunicazione, i sistemi di navigazione e di controllo e persino gli aerei.

Laurie Moe Buckhout, un colonnello dell’esercito in pensione specializzato in guerra elettronica, citato da Foreign Policy, ha affermato che improvvisamente le comunicazioni smetterebbero di funzionare o un soldato non sarebbe in grado di rispondere al fuoco o i radar non funzionerebbero, questo perché gli stessi sono bloccati da interferenze elettroniche.

Il giornale Foreign Policy ha citato ufficiali senza nome che hanno sperimentato la guerra elettronica, i quali affermano che questa non è meno pericolosa degli attacchi convenzionali. Tuttavia, si potrebbe anche adottare un rivestimento d’argento, che consentirebbe alle truppe statunitensi di avere una rara opportunità di sperimentare la tecnologia russa sul campo di battaglia e di pensare a come affrontarla.

La Siria è un campo di battaglia con forze provenienti da Stati Uniti, Francia, Russia, Iran e persino Israele, oltre che dall’esercito siriano. Un “miscommunication” o un incontro involontario può portare a una guerra in piena regola.

L’esperto di sicurezza nazionale e questioni militari presso il Lexington Institute, Daniel Goure afferma che i nuovi sistemi di guerra elettronica della Russia sono molto sofisticati e possono essere montati su grandi veicoli corazzati o su aerei e possono colpire obiettivi a centinaia di chilometri di distanza.

Russian Krasukha-Electronic Warfare System

All’inizio di quest’anno, il 10 aprile ° , è stato riferito che il blocco elettronico casato dai russi ha gravemente compromesso il volo dei droni americani. I droni mirati erano quelli di sorveglianza più piccoli, e non quelli più grandi con capacità di attacco come il predator MQ-1 o il mietitor MQ-9, come riportato da NBC News. I sistemi russi di guerra elettronica hanno intercettato e colpito i droni statunitensi, nonostante la crittografia che dovrebbe proteggere da tali attacchi.

Gli analisti, citati da Foreign Policy, sostengono che la Russia sta usando sempre più la Siria come terreno di prova per le sue nuove armi elettroniche. I sistemi di guerra elettronica sono stati sviluppati negli ultimi 10-15 anni in risposta al dominio della NATO nelle armi convenzionali. Le operazioni della Russia in Ucraina hanno offerto a Mosca un’analoga possibilità di testare le sue attrezzature. Inoltre, il conflitto in Siria permette alla Russia di scoprire quanto sia sofisticata la risposta americana agli attacchi elettronici.

Gen. Raymond Thomas, il capo della US Special Operations Command, in una conferenza in Florida, il 24 aprile , ha detto che la Siria è “il più aggressivo ambiente [di guerra elettronica] del pianeta.” Secondo lui la Russia sta mettendo alla prova gli Stati Uniti ogni giorno, interferendo nelle comunicazioni e persino disabilitando gli aerei costruiti appositamente per la guerra elettronica.
Gli specialisti del Pentagono sembra che siano molto preoccupati e stiano cercando di adottare contromisure per fronteggiare questa minaccia che sarebbe esiziale anche per lo schieramento della NATO nell’Est Europa, ai confini della Federazione Russa.

Fonte: Foreign Policy

Traduzione e sintesi: Luciano Lago
Fonte



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 02/08/2018, 10:59 
Che ci fanno gli Occidentali in Siria dato che fra Siria e Russia hanno un patto di amicizia e collaborazione economica e militare?,a rompere sempre i @@ a tutto il mondo?. [:303]


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 02/08/2018, 11:06 
bleffort ha scritto:
Che ci fanno gli Occidentali in Siria dato che fra Siria e Russia hanno un patto di amicizia e collaborazione economica e militare?,a rompere sempre i @@ a tutto il mondo?. [:303]

Esportano democrazia! :)



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 02/08/2018, 11:22 
TheApologist ha scritto:
bleffort ha scritto:
Che ci fanno gli Occidentali in Siria dato che fra Siria e Russia hanno un patto di amicizia e collaborazione economica e militare?,a rompere sempre i @@ a tutto il mondo?. [:303]

Esportano democrazia! :)

Con tutta questa esportazione il PIL Militare delle armi sarà sempre in attivo credo. [:246]


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 02/08/2018, 12:44 
Combattono i comunisti.....si diceva così una volta....almeno erano più sinceri....Adesso con queste armi,queste provette,questi dittatori,questi stati canaglia.....


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 13:27 
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L’avanzata dell’esercito governativo nel sud del Paese e la riconquista del confine con Israele e Giordania segnano una svolta nella guerra in Siria. Non definitiva, perché in questo conflitto di “definitivo” c’è sempre pochissimo. Ma sicuramente siamo di fronte a una novità. E cioè che nella parte meridionale della Siria, la guerra sta scomparendo.

In questa fine del conflitto, lenta, graduale e non senza tragedie – come avvenuto a Sweida – c’è però non solo la vittoria di Bashar al Assad e del suo esercito. Ma c’è anche, se non soprattutto, la capacità di Vladimir Putin di fare da mediatore fra tutti i Paesi coinvolti nel fronte sud, e cioè Iran, Israele, Siria e Stati Uniti. Un ruolo complicato e che adesso, per le forze russe, si tradurrà in un lavoro estremamente delicato: controllare il confine che separa il territorio siriano da Israele.

La Russia come forza di interposizione

L’accordo è arrivato dopo gli incontri di Putin con Benjamin Netanyahu e Donald Trump, il primo avvenuto a Mosca, il secondo, invece, a Helsinki. In entrambi i vertici, la Siria è stata parte centrale dei colloqui. Le forze russe, per la loro alleanza con quelle siriane e per la partnership con quelle iraniane, sono le uniche in grado di poter mediare fra le diverse parti del conflitto. Ma adesso, per Putin, arriva una nuova responsabilità. E cioè che, fisicamente, le sue forze dovranno essere la forza di interposizione fra Israel defense forces e tutto ciò che è presente in Siria..

Come comunicato da Sergei Rudskoi, uno dei più alti funzionari del ministero della Difesa di Mosca, la polizia militare russa ha iniziato già da ieri a pattugliare le alture del Golan e ha pianificato di istituire otto punti di osservazione nella zona. Una presenza fondamentale che sarà di supporto a quella di interposizione delle Nazioni Unite, tornate nell’area dopo che la guerra aveva reso impossibile rimanere.

“Oggi, le forze di pace delle Nazioni Unite accompagnate dalla polizia militare russa hanno condotto i primi pattugliamenti in sei anni nella zona di separazione”, ha detto Rudskoi ai giornalisti. “Con l’obiettivo di prevenire possibili provocazioni contro le postazioni delle Nazioni Unite lungo la linea Bravo, è previsto lo spiegamento di otto posti di osservazione della polizia militare delle forze armate della Russia”.

Una presenza che, secondo la Difesa russa, sarà temporanea, in attesa che l’esercito governativo possa avere la piena capacità di stabilizzazione. Ma ci vorrà tempo. In questa guerra è difficile dare delle scadenze.

La Russia come garante della pace

Il dispiegamento della polizia militare russa mette in evidenza l’assoluta centralità del Cremlino in questa guerra. Nonostante l’assoluta vicinanza all’alleato di Damasco, Putin ha avuto la capacità di ritagliarsi un ruolo nono solo di partner di una parte in conflitto, ma di interlocutore imprescindibile. Ed è questa, in definitiva, la grande vittoria del presidente russo. Naturalmente successiva a quella della permanenza di Assad e della sconfitta del Califfato.

La Russia è riuscita in un intento difficilissimo. Sostenere il governo siriano, rimanere partner dell’Iran durante tutte le fase più calde del conflitto, e infine ritagliarsi il ruolo di garante della sicurezza di Israele. Un ruolo difficilissimo che per molti mesi è stato visto come una contraddizione, ma che invece si sta rivelando come l’unica strategia che il Cremlino poteva perseguire per salvare il conflitto e i risultati ottenuti.

Israele ha fatto pressioni enormi sul Cremlino perché usasse la sua influenza su Assad e su Teheran per ridimensionare la presenza militare iraniana in Siria. Queste pressioni hanno portato una situazione di crisi in cui, per molti mesi, si è rischiata la guerra. Ma un conflitto non è mai stato il vero obiettivo di nessuno. È stato tutto parte di un disegno molto più ampio dove l’unico obiettivo era quello di cercare di ottenere quanto possibile da questa guerra.

Per Israele, il massimo ottenibile, fino a questo momento, è l’allontanamento delle forze iraniane e legate all’Iran dal suo confine. Netanyahu vuole ilo totale ritiro dalla Siria, ma da Mosca hanno già fatto capire di non essere in grado di poter far scomparire le forze di Teheran dal Paese. Più facile, invece, che esse si ritirino dalla fascia di confine con Israele.

E infatti, secondo quanto comunicato dai vertici militari russi, le forze iraniane hanno già ritirato le loro armi pesanti ad una distanza di 85 km dalle alture del Golan occupate da Israele. Segnali importanti che vanno di pari passo con i raid israeliani contro lo Stato islamico nel sud del Paese. La guerra è cambiata. E così anche gli obiettivi. Lo ha fatto capire lo stesso ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman in queste ore: “Per quanto riguarda quello che succede dall’altro lato, in Siria, dal nostro punto di vista la situazione sta ritornando allo stato in cui era prima della guerra civile”.

http://www.occhidellaguerra.it/russia-golan-siria/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 18:03 
[:291]

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Con l’ormai progressiva e quasi piena ripresa del controllo del confine con Israele, le forze armate siriane stanno di fatto ripristinando almeno con lo Stato d’Israele lo status quo preesistente nel 2011 che, rispetto al Golan, si basava sul cessate il fuoco raggiunto dai due Paesi nel 1974. Una situazione apparentemente ideale che tuttavia dovrà fare i conti con la presenza russa nell’area, le milizie iraniane e gli Hezbollah libanesi che hanno di fatto obbligato a modificare la politica di contenimento di Israele nei loro confronti.

La progressiva “iranizzazione” della Siria – come viene definita da molti analisti e osservatori israeliani la presenza di milizie sciite e infrastrutture militari dell’Iran in territorio siriano – ha orientato la campagna di contenimento e i rischi a cui Israele è andata incontro per evitare che il confine del Golan si potesse trasformare in un’area controllata dagli iraniani e dagli Hezbollah dalla quale, questi, avrebbero potuto condurre attività ostili.

La campagna di contenimento, i cui due massimi picchi si sono registrati in occasione del sorvolo di un drone iraniano nello spazio aereo israeliano lo scorso 10 febbraio e nelle ore successive all’uscita da parte degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa), hanno avuto come obiettivo non soltanto quello di dissuasione nei confronti dell’Iran ma anche di convincere la Russia a tenere in considerazione le preoccupazioni israeliane nei futuri assetti della Siria, nei quali Mosca avrà più di una voce in capitolo.

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Non è un caso, che proprio sul ruolo della Russia sul Golan si concentrino le preoccupazioni di Israele, emerse in un editoriale pubblicato in questi giorni su Israel Hayom. Secondo l’analista Yoak Livor, la possibilità che le milizie iraniane possano raggiungere il confine con Israele potrebbe rappresentare un problema anche per lo stesso governo siriano e la Russia stessa, la cui presenza renderebbe tuttavia più complesso un intervento israeliano nell’area.

Lo scenario preferibile, per Israele, sarebbe quindi tornare al 2011 con il ritorno sul Golan, favorito in queste ore dalle forze di polizia militare russe, degli osservatori della missione Onu, United Nations Disengagement Observer Force (Undof) che dal 1974 ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Siria ed Israele e che, a causa della presenza delle milizie jihadiste in quell’area era stata costretta ad abbandonare le posizioni nel 2014.

A destare però preoccupazioni non sarebbe quindi l’eventuale vicinanza con le milizie iraniane, quanto la presenza al confine dei miliziani degli Hezbollah, che si sarebbero di fatto uniti ad altre milizie locali se non addirittura camuffati con le uniformi dell’esercito siriano. Il rischio è quello di ritrovarsi, come fu nel 2006 con la guerra in Libano, a fronteggiare sul Golan il tradizionale dispositivo asimmetrico degli Hezbollah, fatto da missili anticarro, esplosivi e cecchini, che fu capace di infliggere notevoli perdite alle Idf nella guerra dei 34 giorni.
Il rischio di una guerra tra Israele e Hezbollah

Ecco perché gli ufficiali israeliani da mesi, come confermato recentemente da Haaretz, starebbero valutando una serie di scenari nell’eventualità di un conflitto nella regione settentrionale, espressione con la quale si riunisce in un unico teatro operativo comprensivo di Siria e Libano, con Hezbollah. La simulazione è stata realizzata su tre possibili scenari di guerra: il primo dalla durata di 10 giorni, il secondo dalla durata di tre settimane ed il terzo dalla durata di più di un mese.

Lo studio, da quanto si apprende dall’editoriale di Amos Harel, più che frutto dell’approssimarsi di un conflitto con Iran ed Hezbollah, le cui probabilità si ritengono basse, vuole rappresentare i rischi che un simile conflitto, e la sua possibile reazione a catena, potrebbe produrre. Nello specifico, nell’eventualità di una guerra sul fronte settentrionale, le autorità israeliane sarebbero costrette ad evacuare 78mila persone da 50 municipalità nella fascia a ridosso di almeno quattro chilometri dal confine.

Un capitolo a parte merita la protezione delle infrastrutture critiche a rischio – ne sono stati censite una cinquantina – di cui il 20% è stato dotato di sistemi e misure per impedire attacchi missilistici. Non si esclude tuttavia che l’impianto di perforazione per estrarre il gas naturale del Mediterraneo possa esser chiuso, onde evitare danni irreparabili, con il conseguente rischio di dover razionalizzare le forniture energetiche.
I missili di Hezbollah

Si stima inoltre che Hezbollah sarebbe dotato di circa 120mila razzi di cui, almeno il 90%, avrebbe una gittata di 45 Km, in grado quindi di colpire Haifa.
Se le prestazioni del sistema anti missile Iron Dome nelle ultime guerra a Gaza nel 2012 e 2014 hanno garantito la capacità di abbattere il 90% dei razzi, si stima che una guerra contro gli Hezbollah potrebbe avere effetti più disastrosi in cui, oltre alla capacità di intercettare un numero maggior di razzi, sarà necessario evacuare la popolazione e migliorare, come già si sta provvedendo, i sistemi di allarme nonché i software per prevenire sempre con maggior precisione il punto esatto dove andranno a cadere i razzi.

http://www.occhidellaguerra.it/israele- ... hezbollah/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 18:32 
120.000 razzi hezbollah(fonte israeliana,quindi non attendibile).....La solita balla preparatoria tipica Usa ed Israele.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 19:13 
... perché, sei andato tu a controllare? [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 19:24 
ma non s'è capito..
israele vuole invadere la siria?
un papiro di articolo
e non si capisce chi vuole fare cosa..

perchè mi pare che hezbollah e iraniani
non vogliano fare l'opposto..
invadere israele..

i russi al confine servono proprio a quello
a dissuadere i sionisti da colpi di testa unilaterali..

invece gli osservatori onu sono teste di legno innocue
che non danno alcun pensiero ai sionisti..

il fatto è che a loro serve una siria senza gli iraniani
perchè se attaccano l'iran,
e vogliono attaccare l'iran,
poi la reazione arriva subito..
tempo zero..
invece se i missili partono dall'iran
c'è tutto il tempo (si fa per dire)
per intercettarli..
o andare nei rifugi

è come con il libano..
hanno fatto sloggiare i siriani
con la morte di hariri
e poi lo hanno invaso..
ma pensa che timing ..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 20:00 
mik.300 ha scritto:
ma non s'è capito..
israele vuole invadere la siria?
un papiro di articolo
e non si capisce chi vuole fare cosa..

perchè mi pare che hezbollah e iraniani
non vogliano fare l'opposto..
invadere israele..

i russi al confine servono proprio a quello
a dissuadere i sionisti da colpi di testa unilaterali..

invece gli osservatori onu sono teste di legno innocue
che non danno alcun pensiero ai sionisti..

il fatto è che a loro serve una siria senza gli iraniani
perchè se attaccano l'iran,
e vogliono attaccare l'iran,
poi la reazione arriva subito..
tempo zero..
invece se i missili partono dall'iran
c'è tutto il tempo (si fa per dire)
per intercettarli..
o andare nei rifugi

è come con il libano..
hanno fatto sloggiare i siriani
con la morte di hariri
e poi lo hanno invaso..
ma pensa che timing ..


GIA', [:264] I VERI MOTIVI. [^]


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 03/08/2018, 20:58 
La fonte israeliana non è attendibile in quanto usano termini militari per inquadrare armi palestinesi(che non hanno).


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/08/2018, 09:32 
come non hanno armi? scorte di fischioni, magnum e si vocifera addirittura una bomba di maradona in mano palestinese.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/08/2018, 11:00 
... Un pezzetto di Storia, così, pour parler [:)]


La lunga lotta di Roma contro Israele

Lo scontro con il popolo ebraico coinvolse gran parte dell'Impero

Quanto fossero ingestibili gli ebrei l'Impero Romano lo sapeva. Bastava che uno di loro si atteggiasse a «messia» e ai romani toccava intervenire con grande dispendio.

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Dopo che Vespasiano e Tito ebbero domato la rivolta del 66-70 d.C. distruggendo addirittura il Tempio, gli ebrei sopravvissuti e non venduti schiavi si rifugiarono presso i correligionari della diaspora. Ma il loro esclusivismo non mancava, neanche «all'estero», di creare problemi con gli autoctoni. Si conosce la «soluzione finale» con cui Adriano nel 135 d.C. la fece finita radendo al suolo Gerusalemme e cambiandogli pure nome.

Dopo l'insurrezione del «messia» Bar Kokhba, Gerusalemme divenne colonia romana, Aelia Capitolina, piena di templi pagani e col divieto assoluto per ogni ebreo di rimettervi piede, pena la morte. Ma non tutti sanno che tra il 70 e il 135 d.C. ci fu un'altra, grande rivolta, questa volta nella diaspora. La racconta per la prima volta Lidia Capponi ne Il mistero del Tempio. La rivolta ebraica sotto Traiano (Salerno Editrice, pagg. 140, euro 14,50). Dopo la mano pesante degli imperatori Flavi, Nerva aveva abolito il fiscus iudaicus, cioè la tassa che colpiva gli ebrei in quanto tali. Ciò aveva provocato malumori in quei «greci», cioè i pagani, che con gli ebrei vivevano a contatto.

Il successore di Nerva, Traiano, dopo la conquista della Dacia mosse contro l'impero dei Parti, nel quale stavano importanti comunità giudaiche. Per garantirsene se non l'appoggio almeno la neutralità, Traiano ventilò agli ebrei due golosissime opportunità: il ritorno in patria degli esuli (anche quelli di seconda e terza generazione vivevano con questo sogno) e la ricostruzione del Tempio a spese dello stato romano.

Incaricò all'uopo due personaggi altolocati scelti appositamente perché discendenti dei due più importanti profanatori del Tempio: Tiberio Giulio Alessandro Giuliano e Gaio Giulio Antioco Epifane Filopappo. Il primo era figlio di Tiberio Giulio Alessandro, che aveva abbandonato la religione ebraica per far carriera nell'impero ed era stato luogotenente di Tito nell'assedio di Gerusalemme culminato nel disastroso incendio del Tempio. Il secondo discendeva da quell'Antioco IV Epifane che aveva scatenato la rivolta dei Maccabei portando l'«abominio della desolazione» profetizzato da Daniele nel Tempio. Traiano conquistò l'Armenia e la Partia, occupando nel 116 la capitale dei parti, Ctesifonte. Il Senato gli diede il titolo di Parthicus e ne decretò la divinizzazione. Primo errore.

Secondo errore: Traiano fece erigere sue statue, ormai «divine», in Gerusalemme. Ma ormai le speranze messianiche le aveva sollevate e fu catastrofe: gli ebrei si ribellarono ad Alessandria, Cirene, Cipro e in tutto l'ex impero partico, costringendo Traiano a mandare legioni su legioni. Fu un bagno di sangue. La sinagoga di Alessandria, orgoglio dei giudei, fu rasa al suolo e la repressione costò centinaia di migliaia di morti. Traiano morì nel 117 e l'evento fu festeggiato per sempre dai rabbini.

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 61848.html



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/08/2018, 11:11 
"Quanto fossero ingestibili gli ebrei l'Impero Romano lo sapeva. Bastava che uno di loro si atteggiasse a «messia» e ai romani toccava intervenire con grande dispendio."

I Saviano dell'epoca! [:302]



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